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Classificazione commerciale delle rocce ornamentali:

 Marmi
 Graniti
 Travertini
 Pietre

Marmo: Màrmaros, in greco antico significa “pietra splendente” e


il marmo è infatti una pietra metamorfica capace di riflettere la luce in
diversi modi, risultando limpido e traslucido. è una roccia metamorfica
composta prevalentemente di carbonato di calcio (CaCO3) e si forma
attraverso un processo metamorfico che avviene tra rocce sedimentarie, il
calcare e la Dolomia, che provoca a sua volta una completa
ricristallizzazione del carbonato di calcio e dà origine ad un’infinità di
cristalli di calcite o di dolomite.

Le diverse colorazioni che caratterizzano il marmo sono invece il risultato


della presenza di impurità minerali nella roccia (argilla, limo, sabbia,
ossidi di ferro). Durante i processi metamorfici queste impurità subiscono
a loro volta un processo di ricristallizzazione, conferendo tutte
quelle venature caratteristiche del marmo e trame colorate sui toni del
rosso, del verde, del giallo, del grigio e del viola.

In origine, il marmo colorato non veniva tanto apprezzato poiché ritenuto


impuro. L’unica tipologia di marmo utilizzata era quello bianco,
considerato l’unico puro e perfetto. Questa è la principale ragione per cui
tantissimi monumenti, quali il Pantheon di Roma e il Partenone di Atene,
sono interamente realizzati in marmo bianco.

Le diverse tipologie di marmo derivano da un complesso processo di


metamorfosi e ricristallizzazione delle rocce che lo compongono ed è
possibile classificare i principali tipi di marmo sulla base della loro
composizione:

 Marmi calcarei cristallini: si tratta di marmi caratterizzati dalla


presenza di cristalli di grandi dimensioni e dall’assenza di impurità.
Hanno un aspetto che ricorda lo zucchero cristallizzato e presentano
cristalli dovuti a precipitazione per sovrasaturazione delle soluzioni.
 Marmi calcarei criptocristallini: sono marmi caratterizzati da una
struttura cristallina meno definita rispetto ai marmi calcari cristallini
e dalla presenza di fossili variopinti responsabili delle diverse
colorazioni.
 Marmi clastici: si presentano sotto forma di piccoli accumuli nelle
rocce, nei fossili cementati e in materiali calcarei o silicei.
 Marmi serpentinosi: sono conosciuti anche come “marmi verdi di
Prato” devono la loro denominazione alla rocca da cui hanno origine,
il serpentino. Oltre al verde, possono assumere tonalità più scure,
tendenti al blu e il giallo.

Classificazione in base ai colori

Monocromi La gamma del colore oscilla dal grigio cenere, al bluastro fino
al nero; essi si suddividono per il colore in:
 Bianchi, comprendono il bianco chiaro, tendente al grigio
azzurrognolo e lo statuario, bianchissimo a grana molto fine.
 Bianchicci
 Bardigli
 Colorati

Policromi Si possono classificare in base alla distribuzione del colore:

 Arabescati, con venature (il nome poi deriva dal colore delle
venature stesse)
 Brecciati, con colore estremamente disomogeneo
 Macchiato, con chiazze chiare e scure (es. rosso di Verona)
 Mandorlato, con frammenti di calcare più chiaro e cementati
 Fioriti, con macchie tono su tono (chiaro e scuro)

Per il colore di base:

 Cipollino, con fondo grigiolino-azzurrognolo con venature verdastre


 Paonazzi, con fondo giallo chiaro e con venature viola e verde
 Fior di pesco, con fondo bianco con venature rosso-violacee o rosa
 Brecce, presenta frammenti calcarei con elemento anfibolico
Marmi antichi

I marmi, in origine, erano soprattutto quelli della Grecia, poiché molto più
raffinati dei Romani, e avevano anche molto più accesso a marmi che
venivano dalla conformazione del territorio e al fatto che in Grecia ci
fossero una sacco di giacimenti, inoltre avevano anche accesso a vari
materiali che venivano dall’africa, spagna ecc. grazie ai traffici
commerciali.

Le varietà più pregiate di marmi antichi erano:

 Marmor parium o greco duro dell’isola di Paros (bianchissimo)


 Marmor porinum o grechetto duro da Olimpia (leggero grana minuta)
 Marmor pentelicum o greco del Monte Pentelico -Atene
 (a struttura porfiroblastica)
 Marmor hymetium o cipolla dal Monte Imetto - Atene
 (colore verdognolo)
 Marmor tyrium o sidonium dal Monte Libano in Fenicia (bianco
turchino)
Altre varietà di marmi pregiati antichi:

 Marmor lesbium dell’isola di Lesbo (giallo chiaro)


 Marmor tasium o greco livido dell’isola di Tasso (giallo)
 Marmor coraliticum o palombino del fiume Coralio in Frigia (bianco
o giallognolo)
 Marmor numidicum o giallo antico proveniente dalla Libia (a grana
finissima)
 Marmo rosso antico da Capo Tenerario e Peloponneso
Tutti questi marmi antichi prendono il nome dal luogo di provenienza;
talvolta c’erano molti nomi per indicare un solo tipo di marmo colorato e
questo perché si dava il nome in epoche diverse o il nome di chi lo aveva
importato e trovato, oppure perché non si voleva far sapere il luogo di
provenienza (doveva restare segreto).
Il termine cava è impiegato principalmente per i materiali destinati
dall’edilizia, mentre il termine miniera è riferito al materiale destinato
all’industria siderurgica (materiali metallici).
I materiali che vengono estratti dalle cave però hanno delle difficoltà per
l’ambiente perché si tratta di ambienti non facilmente riparabili poiché
subiscono un impatto ambientale molto grande (soprattutto oggi), ma
grazie a ciò si è potuto ricostruire quali erano le cave attive all’epoca.

Il marmo è cresciuto insieme alla popolazione, a partire dalla preistoria,


nel Neolitico, in Turchia i cui marmi, porfido verde antico e porfido rosso
antico erano molto pregiati e apprezzati e a sua volta molto diffusi anche a
Roma (non c’era la presenza di rocce rosse e verdi).
Anche in Egitto erano molto usati, soprattutto i graniti, dioriti, basalti e
alabastri, tutti materiali utilizzati e riutilizzati per la creazione di oggetti.
Stessa cosa vale per la maggior parte dei materiali usati dai Romani,
soprattutto nella città di Roma in cui i monumenti antichi venivano
riutilizzati per altri scopi.
Nell’antica Grecia i materiale più diffuso e famoso era il Pentelico
(materiali che ha formato il Partenone), è un litotipo a grana finissima e
tessitura scagliosa che fu usato nella Grecia classica per la statuaria e per
l’architettura, nonché largamente esportato. Caratterizzato dal fondo
bianco candido con rade e sottili vene di color verdastro brillante.

Le cave più famose per l’estrazione del marmo furono quelle della Grecia,
della Turchia e dell’Egitto ma non si parla solo di marmo ma anche dei
vari Porfidi e della Sienite.

Il trasporto era molto difficile poiché il trasporto via terra era condizionato
dalle difficoltà dei terreni, mentre quelli via mare, per i trasporti pesanti
erano necessarie imbarcazioni speciali denominate naùs lithagogoì dai
greci e naves lapidariae dai romani. L’archeologia subacquea ha permesso
di individuare numerosi relitti affondati, con carichi di marmo del peso di
100-200 tonnellate per questo si prestava molta attenzione al
bilanciamento del carico in modo che il marmo non si spostasse. Per il
trasporto di grandi blocchi di marmo o di obelischi venivano costruite
delle speciali navi chiamate Lapidari, che potevano trasportare dalle 100
alle 200 tonnellate di carico.
In pianura il trasporto dei blocchi necessitava invece di sistemi di traino;
nell’antico Egitto, essi erano effettuati tramite slitte trascinate dalla forza
di centinaia di uomini, mentre nell’antichità classica e nelle epoche
successive veniva generalmente impiegata energia animale, principalmente
buoi.
In Egitto, la regione di Assuan che era ricca di cave di marmo e di altro
materiale, effettuava il trasporto solo lungo il Nilo per raggiungere i porti
sul mediterraneo, e si poteva effettuare solo in alcuni mesi specifici per via
delle condizioni del mare.

Una delle prime costruzioni con marmo a Roma è Il tempio di Ercole,


circolare, è stato fra i primi ad essere edificato nel 146 a.C. con le colonne
in marmo bianco Pentelico (elegante e costoso).

Alcuni marmi utilizzati non erano solo i marmi bianchi, pario e pentelico,
ma anche altri marmi colorati, molto diffusi, come il Giallo antico
esportato dalla Tunisia, il Cipollino esportato dalla Grecia, il marmo
Africano e Pavonazzetto provenienti dalla Turchia.
Nel momento in cui si cominciò ad usare marmi colorati, si cominciò ad
usare marmi provenienti da Carrara che sostituivano i marmi bianchi Greci
per qualità e costi.
Questo perché il traffico commerciale era molto costoso, tant’è che Giulio
Cesare, nel 50 a.C., cercò di porre un limite alla grande importazione di
marmi pregiati che però non ebbe alcun risultato poiché i marmi stranieri,
belli e variegati, erano molto importati per i ricchi del tempo.
Solamente nel 301 d.C. Diocleziano, con un suo editto, regolò il
commercio con i prezzi e con la tassazione ed elencando solo 45-50 marmi
presenti nel mercato a Roma che potevano utilizzare, poiché quasi tutte le
cave erano proprietà dell’imperatore.
I marmi furono importati fino alla caduta dell’Impero Romano perché
nessuno se li poteva più permettere e perché i rapporti tra oriente e
occidente erano difficili, però si utilizzavano i marmi di recupero, marmi
già decorati, che vennero riutilizzati fino all’800, nel periodo Barocco.

Marmi di origine magmatica più utilizzati nei monumenti di Roma

 Granito rosso di Assuan (Egitto): scavato per la prima volta nel terzo
millennio a.C., estratto in varie località tra Assuan e il distretto di
Shellal nella Valle del Nilo. Era usato per rivestimenti e
pavimentazioni, sì per interni che per esterni, solo negli edifici più
importanti. Se ne cavarono enormi blocchi destinati a diventare
obelischi, il più delle volte durante la lavorazione si rompevano e
quindi veniva lasciato lì, colonne o sarcofagi.
Dopo gli egizi, il granito venne lavorato dai greci e quando i Romani
annetterono l’Egitto al loro impero, continuarono a scavare il granito
per ricavarne colonne (centinaia a Roma, In Medio Oriente e in
Turchia), bagni e vasche di fontane, apprezzato per il suo colore
intenso.
Il granito rosso antico è una grana da grossa a fine con cristalli di
feldspato potassico rosa o rossi, quarzo grigio e biotite nera.
Il Pantheon presenta colonne di materiali differenti, tra cui graniti e
granito di Assuan, inoltre anche le pavimentazioni presentano il
granito di Assuan scuro, il giallo di Siena (marmo con clasti gialli e
matrice rossiccia) e il pavonazzetto (con venature violacee).

 Granito dell’Egitto Orientale (granodiorite): a Roma, nella Basilica


di San Lorenzo fuori le mura presenta sei colonne lavorate di granito
dell’Egitto orientale.

 Granito del Foro (Egitto): è uno Gneiss tonalitico, ma in base a come


è tagliata può essere classificato come granodiorite o diorite
quarzitica, e la più nota presenza del granito del foro si ha nelle
fontane, in piazza di Quirinale a Roma.

 Granito bianco e nero: è una diorite quarzitica con grandi cristalli


neri di orneblenda in una massa di feldspato plagioclasico e minore
quarzo. Usato principalmente in piccole colonne e pavimentazioni e
riutilizzato poi, all’esaurimento della pietra, per pannelli decorativi.

 Granito della Colonna: si tratta di una gabbrodiorite di origine


magmatica. Presenta grandi cristalli neri allungati, prevalenti sul
fondo bianco, a volte con sfumature rosate. Prende il nome da un
trapezoforo (sostegno per tavolo) conservato nella cappella di San
Zenone della chiesa di Santa Prassede a Roma, dove era ritenuto
essere la colonna alla quale era stato legato Gesù Cristo nella
flagellazione

 Granito verde Fiorito (Egitto orientale): è un gabbro


petrograficamente, la parte chiara e principalmente plagioclasio.

 Granito verde antico: è un gabbro screziato verde e bianco


proveniente dall’Egitto, tra questi vi è il Granito della Sedia di San
Paolo perché forma pannelli decorativi nel piedistallo della statua
bronzea di San Pietro nella basilica Vaticana. Presenta Grumi di
cristalli a grana grossa in una massa generalmente a grana media.

 Granito Verde Plasmato (Egitto): si tratta di un gabbro di origine


magmatica.

 Granito Rosa di Bevano: estratto fin da epoca Romana, ma che non


ebbe molta diffusione, veniva trasportato a chiatte attraverso il lago
maggiore in tutte le città Europe. Principalmente usato per colonne
come, ad esempio, la basilica di San Paolo fuori le mura a Roma.
È composto principalmente da quarzo grigio, ortoclasio rosa,
feldspati plagioclasici bianchi e biotite scura.

 Granito Sardo: furono gli antichi Romani i primi a portare questa


pietra sulla terraferma ma fu poco usato nella Roma Imperiale,
mentre, il suo più ampio uso è stato nell’800 dopo l’Unità di Italia; è
composto da grandi cristalli rosa di ortoclasio in una massa di fondo
di feldspato plagioclasico bianco, quarzo grigio e cristalli scuri di
biotite. Attualmente è impiegato nei monumenti e nei palazzi.

I porfidi

 Porfido verde antico o Lacedemonio (grecia): furono i romani i primi


a utilizzare questa pietra e lo definivano lapis Lacedeamonius, da
Laconia, da dove veniva estratto. La massa di fondo varia dal viola al
grigio fin quasi al nero. I cristalli rettangolari di feldspato
plagioclasico sono bianco crema o verdi, spesso incrociati o
raggruppati in forme stellate.
Venne utilizzato principalmente per le pavimentazioni in epoca
medievale, in parte per mobili e intarsi e molto raramente per
ottenere colonne.
Ad esempio, la pavimentazione di piazza San Pietro in Vaticano è
decorata con porfido verde antico presente nelle sue molte varietà.
Gli esempi che si trovano oggi sono gli ultimi che esistono poiché
provengono da cave che sono completamente esaurite e non vi è più
reperibilità.

 Porfido rosso antico o porfido Imperiale: ampiamente utilizzato in


tutte le epoche, è una roccia da rosso a porpora a nera punteggiata da
piccoli cristalli bianchi di feldspato. Fonti spiegano che centinaia di
schiavi e operai erano forzati impegnati nella lavorazione della
pietra. Le cave erano di proprietà imperiale e anche la pietra stessa,
per le sue caratteristiche, divenne di sua esclusiva proprietà.
Chiaramente non vi è solo la colorazione porpora ma ci sono anche
varietà verdastre, nere ecc.
Il porfido imperiale veniva massicciamente riciclato dai romani
ricavandone lastre sottili che servivano per le pavimentazioni, e usato
per sarcofagi egizi e monumenti. Veniva usato anche per le statue.

 Porfido nero fi Francia

 Porfido grigio di Francia

 Porfido Paonazzo (Francia Meridionale)

Marmi di origine Sedimentaria

 Alabastro Egiziano: proviene da un’antica cittadina chiama


Alabastron in Egitto nella quale si sfruttava un deposito di calcite
zonato di colore bianco panna fino al 4000 a.C.
I Romani applicarono questo termine a una varietà di roccia simile
nell’aspetto, trovata in Italia, principalmente in Toscana nelle
vicinanze di Volterra. A differenza dell’Alabastro Egiziano, questa
roccia è formata da gesso, un solfato di calcio biidrato, il quale è
significativamente più tenero e più facilmente lavorabile rispetto alla
più dura varietà Egiziana, chimicamente carbonato di calcio.
Così la designazione di alabastro venne trasferita durante l’età
imperiale Romana alla roccia gessosa in Italia, e il termine continuò
a essere applicato a questa varietà nella nomenclatura internazionale
petrografica.
La varietà calcarea ricevette molti nomi differenti nel tempo, in età
Romana veniva denominata “lapis alabastrites”, e nel primo
Rinascimento dagli scalpellini romani prende il nome di “alabastro
cotognino” in quanto vi vedono una somiglianza con la mela
cotogna.
La colorazione varia dal bianco panna a tenue giallo miele con
occasionali e sottili strisce arancio. Tagliato parallelamente alla sua
stratificazione, mostra segni di cerchi concentrici che diventano
zonature più o meno traslucide se il taglio avviene
perpendicolarmente.
La presenza di elementi in traccia rende anche possibile
l’attribuzione dell’alabastro calcareo a uno specifico deposito. Le
varietà di alabastro sono numerose: le varietà meno ricche di
inclusioni sono bianche più o meno trasparenti, la presenza di ossidi
metallici e altre inclusioni portano ad altre colorazioni più rossastre.
Dapprima veniva utilizzata per ricavarne vasetti, ciotole e scodelle;
era tagliata in lastre per edilizia e decorazione, e all’epoca dei faraoni
era usato per sarcofagi, vasi canopi e piatti votivi, mentre i Romani la
utilizzarono per creare colonne, anfore e per molti altri scopi.

 Alabastro ciliegino: una tipo di alabastro particolare estratto presso


Palombara Sabina (Lazio); presenta piccole concrezioni circondate
da un alone rosso (tipo la ciliegia). La colorazione dipende se il
materiale sia stato lavorato o meno, in questo caso se è lavorato
risulta essere più lucido e colorato mentre quello non colorato è
bianco.
È un marmo rarissimo che veniva usato a Roma per colonne di
piccola dimensione (S. Maria Maggiore).

 Marmo Africano: è una breccia tettonica (formata grazie allo


sgretolamento di una roccia a composizione carbonatica, in una zona
di faglia, ricementata poi da fluidi circolanti, sempre a composizione
calcarea) o un conglomerato calcareo con varie colorazioni che
vanno dal rosso al grigio, dal verde al bianco e anche nero.
Presenta clasti per lo più variegati, zonati o bordati da colori
differenti e variano da grossi ciottoli a granuli grani; la matrice
solitamente è nera ma anche marrone o grigioverde.
È stato presentato a Roma da Lucio Licinio Lucullo, dal quale prese
il nome, e si diffuse rapidamente i fogli di rivestimento di pavimenti
e rivestimenti, vasche e colonne. Un grande blocco costituisce la
soglia del Pantheon. Vi sono anche rare sculture e busti in marmo e
teste in marmo bianco inserito nella parte.
 Marmo Portasanta: il nome deriva dalla Porta Santa che introduce
nella basilica di San Pietro in Vaticano (i montanti). Pietra
attivamente estratta dai Romani e lavorato già molto prima dai Greci.
Esistono diverse qualità di Portasanta, ma alcune caratteristiche
restano tipiche. Sono pietre a grana fine e compatta, generalmente
brecciati, prevalentemente rosso spento, rosa salmone e grigio.
Avvolte il colore è arancio, bruno o giallo. Presenta numerose
fratture riempite di calcite bianca e alcune varietà sono caratterizzate
da una particolare retinatura.

 Breccia corallina ombrata (Egitto): è di origine detritica (derivano


da sedimenti i cui elementi costituenti a loro volta derivano
principalmente dall'accumulo di frammenti litici di altre
rocce alterate trasportati in genere da agenti esogeni diversi).
È una breccia calcarea molto simile al marmo e presenta più varietà e
si riconoscono un tipo di breccia dall’altra in base ai clasti che
possono essere di tipo differente, di dimensione differente, clasti
eterogenei in dimensione o composizione e abbondanza o meno di
cemento; anche la colorazione del cemento.
La breccia corallina può essere simile al Portasanta e un modo per
distinguerli è dai clasti, perciò dalla loro colorazione (portasanta=
colorati, breccia=completamente bianchi) e se si potesse campionare
si potrebbe andare a vedere la natura di questi frammenti, oppure
tramite lente molto potente per vedere se c’è presenza di fossili
all’interno di clasti o della dimensione ecc.

 Marmo pavonazzetto o Frigio: è una breccia di frammenti grandi e


piccoli di colore bianco puro e dalla particolare tessitura saccaroide e
presenta una matrice rossa o viola scuro tendente al nero, ricca di
ematite; i clasti di calcite bianca a grana media e la matrice
circostante sono molto confusi a differenza della Breccia di
Seravezza o della breccia Carrara Bianca. Il nome Pavonazzetto
deriva da “pavone” per la sua coda colorata.
Fu uno dei marmi più apprezzati e diffusi nella Roma antica, usato
per i pavimenti, colonne, ornamenti e anche per statue. Un esempio è
il “busto femminile” a Roma, a Palazzo dei conservatori, nella sala
dei capitani, interamente in Pavonazzetto.
 Marmo di Cottanello: noto già al tempo dei Romani ebbe un maggior
successo alla metà del ‘600 poiché fu impiegato da numerosi artisti
come Bramante, Michelangelo e Bernini, quest’ultimi si servì di
questo marmo per realizzare i 44 pilastri che ornano la Basilica di
San Pietro.
La cosa importante sono le alternanze di venature rosse, in parte
delle stilolite (Le stiloliti sono un tipo particolare di venatura e si
sviluppano in rocce calcaree. Si formano per aumento della pressione
che favorisce la dissoluzione della matrice costituita da carbonato di
calcio. L’aumento della pressione può essere legato a fenomeni
tettonici oppure anche al carico sedimentario (stiloliti diagenetiche):
in questo caso però le stiloliti sono parallele alla stratificazione.
La stilolite nella roccia costituisce una “cicatrice” che ha forma
articolata, con picchi ed avvallamenti. Le stiloliti si formano
ortogonali alla direzione di massima compressione e dimostrano una
caratteristica forma dentata. I picchi delle stiloliti sono paralleli alla
direzione di massima compressione. Spesso asssociate alle stilolite si
formano vene di estensione, parallele alla direzione di massimo
raccorciamento e perpendicolari alla direzione di massima
estensione) e bianche più grandi, ricche in calcite.
Un esempio sono le colonne interne di San Pietro fatte in marmo di
Cottanello; nei resti delle cave
sono presenti dei resti di materiale rotto, non utilizzabili.

Altri materiali caratteristici sono gli Organogeni, facilmente riconoscibili


per la presenza di fossili; resti di conchiglie marine, spugne, i coralli e
scheletri di altre creature vissute in laghi e oceani milioni di anni fa che
trasformano un semplice calcare in una pietra ornamentale. I calcari
stracolmi di conchiglie marini vengono chiamate Lumachelle.

 Lumachella Nera: un insieme di resti fossili in un calcare carbonaceo


nero; la presenza di brachipodi con conchiglie sottili danno alla
pietra un aspetto particolarmente delicato.

 Lumachella della Tunisia

 Lumachella del Tasso


 Marmo rosso Verona: marmo molto noto ed esportato in tutto il
mondo; ha una colorazione rosa salmone con una grumosa struttura
nodulare e la presenza di ammoniti e altri fossili, molto spesso però
gli ammoniti non si vedono e si ha un materiale fatto a macchie
chiare e scure.
Gli antichi romani lo usarono per edificare la città di Verona e
quando l’Arena fu danneggiata gran parte delle sue pietre furono
riciclate in altri edifici della città.

 Il Botticino: usato fin dal tempo dei romani ed è presente in molti


edifici pubblici di Brescia eretti nel Medioevo in poi. SI tratta di un
calcare compatto a grana fine che contiene foraminiferi (organismi di
dimensione piccolissime), alghe, coralli, echinodermi e spugno,
inoltre, presenta abbondanti stiloliti di colore più scuro.
Un esempio è l’altare della Patria a Roma, alla fine dell’800, fatto
con il Botticino.
 Giallo antico classico: marmo molto importante di cui se ne fece un
ampio uso, fu estratto a partire dal II sec a.C. fino al III d.C. presso la
città Chemtou, in Tunisia.
Con il giallo antico si costruirono grandi colonne e alcuni dei
migliori esempi sono visibili nel Pantheon di Roma, oppure,
nell’Arco di Costatino che presenta almeno sette colonne con questa
pietra; veniva usato anche per pavimentazioni, pareti e sculture.
Alcuni gialli antichi sono monocromi, variabili dal quasi bianco al
giallo chiaro e al marrone-arancio scuro, altri ancora sono brecciati
con grandi e piccoli frammenti angolari cementati da una matrice
marrone-arancio o rossa.

Marmi Greci Antichi

 Marmo Pentelico: è un marmo calcitico a grana fine, l’esposizione


agli agenti atmosferici dei minerali di ferro in tracce conferisce una
colorazione leggermente giallastra; le sostante organiche
metamorfosate in grafite tingono la pietra di grigio. Il nome deriva
dal Monte Pentelico, dove si trovavano le cave a nord-est di Atene. È
stato usato per la costruzione del Partenone e dei Propilei; tutt’oggi
viene estratto e diffuso per il suo pregio, in tutto il mediterraneo.
 Marmo Pario: marmo statuario per eccellenza, è una variante di
marmo bianco a grana fine particolarmente pregiato, proveniente
dalle cave nel mar Egeo.
È stato utilizzato per opere di scultura in Grecia e successivamente
anche presso i Romani e fu quello più apprezzato e usato fino
all’arrivo del marmo Lunense, I sec. a.C.
Marmi Italiani

 Bianco di Carrara: è stato ed è in tutte le sue varietà il marmo più


importante della penisola. Le caratteristica tipica del marmo di
Carrara bianco è la grana sottile, omogenea e compatta, che presenta
un’elevata quantità di carbonato di calcio e un basso indice di
rifrazione. Si è formato per azione della pressione e temperatura su
calcari sedimentari; fu coltivato fino al I sec. a.C.
Un esempio di uso del marmo di carrara è la “colonna Traiana” e la
“colonna Antonina”, oppure, “la pietà” e “il Mosè” sono stati scolpiti
da un blocco di marmo di Carrara scelto da Michelangelo.

 Breccia di Sciro o Settebasi: venne importata a Roma per la prima


volta all’epoca dell’Imperatore Augusto e venne estratto fino
all’epoca tardo-antica. Questo rappresenta uno dei marmi brecciati di
origine metamorfica più utilizzata nei monumenti di Roma. Questo
tipo di marmo è formato da elementi di forma allungata a spigoli
vivi, di dimensione varia e prevalentemente di colore bianco uniti fra
loro da un cemento che varia dal rosso-violaceo a giallo.

 Cipollino: marmo molto famoso, ubicato in una zona ben precisa


della Grecia, ovvero Kilindri, utilizzato per le sue venature molto
belle e l’alternanza di venature bianche e verdi (per questo cipollino)
sottoposte a dei sistemi di pieghe molto importanti.

 Breccia dell’Alpi Apuane

 Breccia della Grecia: presenta clasti tutti della stessa dimensione.


 Marmo cipollino brecciato (Francia) e variante Verde

 Serpentinite (Alto Egitto):  è una roccia ultrafemica metamorfosata


appartenente alla famiglia delle peridotiti, rocce nelle quali quasi tutti
i minerali componenti (olivina, pirosseno e a volte gli anfiboli) si
sono trasformati in serpentino. Molte rocce serpentiniche si prestano
ad una facile lucidatura e sono perciò utilizzate, per il loro bel colore
verde, a volte variegato, in edilizia, dove prendono il nome di marmo
verde. 

Strumentazione
Usavano principalmente martelli, scalpelli, squadre ecc. I blocchi si
staccavano utilizzando il “caldo-freddo” ma quando si doveva fare gli
stacchi più precisi e più grandi, venivano usati i cunei che si espandevano
e che provocavano la rottura.
I blocchi estratti venivano trasportati e poi vengono tagliate in lastre sul
posto, tramite l’uso di corde immerse in una sabbia silicea e bagnate con
acqua per diminuire la temperature.

Lucidatura
La lucidatura delle lastre di marmo, ma anche di tutte le statue e capitelli
poteva essere eseguita solo a mano con l’impiego di pomice e di sabbie
silicee.
Le cave di pomice più importanti del mediterraneo sono quelle dell’isola
di Lipari mentre delle sabbie silicee sono quelle del Grossetano.

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