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Il granito
II nome stesso molto probabilmente fa riferimento all'aspetto granulare di questa
roccia. In effetti è composta da grani di grossezza variabile (da 0,25 a 1 cm), eterogenei,
di diversi colori. ^^
Tutti i graniti sono duri e compatti: la loro densità è compresa tra 2,55 e 2,75. Da un
punto di vista scientifico, i graniti possono essere definiti come masse rocciose di
origine ignea, interamente cristallina, non stratificate, granulari e composte principal
mente di quarzo (SiO2) e di feldspato. Maggiore è il contenuto di quarzo, maggiore è la
durezza del granito. A seconda della sua composizione, il granito può essere di colore
bianco, grigio, rosa o rosso. La colorazione generale dei graniti è chiara, ma una
distribuzione regolare di grani fini di biotite (mica nera) può dare una colorazione
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scura. Gli altri componenti scuri del granito sono: l'olivina, l'anfibolo ed il piroxene.
Il granito porfiroide contiene grossi cristalli di feldspato.
Il granito è stato ampliamente impiegato come materiale per sculture da esterno e per
sculture monumentali, essendo dotato di una grande resistenza meccanica e di una
resistenza all'usura di agenti chimici.
Si possono trovare buoni graniti in Scozia (Aberdeen), in Manda, in Svezia, in
Finlandia, in Bretagna e nei Vosgi. Il granito è un materiale molto duro da scolpire.
Alcune varietà hanno la tendenza a sgretolarsi sotto i colpi dello scalpello.
La pietra deve essere attaccata con utensili speciali (vedere capitolo dedicato agli
utensili ed all'intaglio).
Quando lo scultore intaglia il granito deve evitare di realizzare sporgenze delicate o
fessure profonde, perché la natura di questo materiale r ichiede forme arrotondate e
grandi volumi.
Il granito può dare degli ottimi risultati quando viene lucidato. Gli scultori Egiziani
devono servirci da esempio su ciò che deve essere l'uso del granito.
La diorite
Roccia di origine intnisiva, a grani medi, molto dura e compatta. Il quarzo è un suo
componente raro, i suoi minerali dominanti sono i feldspati triclini. La mica bruna e
l'orneblenda sono i componenti scuri di questa roccia difficile sia all'intaglio sia alla
lucidatura.
La sienite
Roccia a grani grossi, pressappoco tutti della stessa misura. Di densità compresa tra 2,7
e 2,9. La sienite è di colore più scuro del granito e non contiene quarzo. È costituita
principalmente da feldspato potassico. Di colore rosa, rossastro, verdastro o grigio, si
scolpisce relativamente bene.
L'ossidiana
H basalto
Roccia ignea, di origine vulcanica, dura, omogenea e a grana fine. La sua densità è
compresa tra 2,9 e 3,1. Alcune varietà sono quasi vetrose. Di color scuro (nero, grigio,
verdastro o rosso) è più facile ad essere intagliata rispetto al granito. Ottima resa alla
lucidatura. Gli utensili adatti alla sua lavorazione sono gli stessi utilizzati per il granito.
Lo spessore degli scalpelli e il grado di tempra sono simili.
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Mar
ino Marini
MIRACOLO (1970-1971)
Pietra africana
alt. 228 cm, base 137 x 90 cm
Foto Mar
ina Mar
ini
II diabase
È una roccia vulcanica molto dura e compatta. È composta quasi interamente di
feldspato tricline ed è priva di quarzo. La composizione è simile a quella del basalto ma i
grani sono più larghi.
La colorazione varia da verde scuro a grigio scuro, quasi nero. La sua densità è di 3,1.
È molto faticoso intagliarla ed è difficile da lucidare.
H porfido
Roccia vulcanica composta da cristalli larghi dispersi in una massa vetrosa di colorazio
ne granato o verde. Questa pietra è raramente utilizzata per le sculture contemporanee.
È un materiale difficile da scolpire e da lucidare. In passato è stato utilizzato
soprattutto dai Romani.
Le rocce sedimentar
ie
Sono il risultato dell'azione combinata di molti fattori di erosione (pioggia, vento, gelo,
ecc.) sulle rocce che affiorano alla superficie della crosta terrestre. Queste sono
ugualmente attaccate da agenti chimici dissolti in acqua (acido carbonico, per esempio)
che dissolvono gli elementi solubili delle rocce e lasciano un residuo insolubile (grani di
quarzo, mica, ecc). Le piccole particelle rocciose che sono state strappate dalle rocce
madri per azione di queste forze vengono trasportate molto lontano dall'acqua corren
te; si depositano sul fondo del fiume oppure in fondo ai mari o ai laghi. I sedimenti
detritici finiscono per consolidarsi tra loro attraverso la cementazione dei loro grani. I
cumuli di ghiaia si trasformano in puddinga, le sabbie formano il gres e le argille e le
marne restano mobili. Nel caso dei sedimenti di precipitazione, gli elementi disciolti
nell'acqua (carbonati) precipitano sotto l'influenza di fattori fisico-chimici e vengono
mescolati agli scheletri calcarei o silicei dei diversi organismi marini. Questa è l'origine
delle rocce calcaree. Così, i sali disciolti nell'acqua di un lago, per esempio, possono
precipitare in seguito a una evaporazione di grosse dimensioni. I depositi di gesso si sono
costituiti in questo modo.
Questi processi di erosione, sedimentazione e cementazione si svolgono nei millenni,
dando luogo a rocce a struttura stratificata, generalmente orizzontale. Sono molto
porose e raramente omogenee. Per questa ragione è preferibile esporle al riparo dalle
intemperie.
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Le pietre calcaree
Sono principalmente composte da carbonato di calcio. Riconoscibili dal fatto che sono
effervescenti a freddo con gli acidi e vengono scalfite con l'acciaio. La loro densità può
raggiungere 2,7. Generalmente hanno un aspetto granulare. Certe volte la finezza della
loro grana e la cementazione completa conferiscono l'aspetto del marmo, rendendone
difficile anche il confronto. La loro colorazione è chiara e varia da bianco a grigio o
crema. Quando contengono impurità possono assumere colorazioni più scure: rosse,
brune o verdi. Il gesso, pietra calcarea a grana fine, poroso, composto da scheletri di
organismi microscopici è troppo tenero per essere usato in scultura. Le pietre calcaree di
origine organica contengono fossili a scheletro calcareo di grandezza variabile.
Queste pietre sono quasi esclusivamente usate per l'intaglio di armature. Tra queste si
citano il calcare cristallino, il calcare a fiammifero ed il calcare a lumachella. Le pietre
calcaree di origine chimica, come il travertino, sono state usate molto, soprattutto in
Italia, durante il periodo del Rinascimento, malgrado il loro aspetto spugnoso.
I calcar
i oolitici: formati da grana arrotondata, di origine chimica, si prestano all'esecu
zione di particolari fini ma non a una buona lucidatura.
Le pietre litografiche: sono rocce calcaree a grana molto fine, dense e di struttura
cristallina omogenea. Contengono il 5% di argilla.
Le pietre calcaree marmifore: sono le varietà più richieste. Possono essere lucidate e sono
molto più tenere del marmo. Hanno una struttura cristallina e sono completamente
cementate.
Le pietre calcaree si lavorano molto facilmente salvo quando contengono spicole di
silicio. Le varietà più tenere possono essere intagliate con un temperino. Gli Egizi le
utilizzarono molto per scolpire rilievi o realizzate ritratti e busti.
Gli alabastri
Esistono due tipi di alabastro: calcareo (onice calcarea) e gessoso (o alabastrite).
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Nado Canuti
MUTEVOLE FORMA COME RICORDO (1983)
Marmo nero belga
30 x 35 x 62 cm
La steatite
Chiamata anche pietra di lardo a causa del suo aspetto grasso. Si tratta di un silicato
idratato di magnesio dal peso specifico molto alto (2,8). Di aspetto vagamente simile al
marmo, il suo colore varia dal bianco al grigio chiaro e dal giallo al verde. La steatite può
essere facilmente scolpita (durezza 1) anche se è molto fragile. Possono essere usati sia
scalpelli sia coltelli.
La steatite può essere molto liscia e porosa. Il talco è una varietà polverosa di steatite.
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Gli utensili dell'uomo preistorico erano fatti principalmente di selci modellate per
sfregamento con altre pietre oppure togliendo piccole schegge. A partire dal terzo
millennio gli utensili per l'intaglio furono colati in bronzo.
Sono stati ritrovati scalpelli e trapani dell'antico Egitto: erano fatti di bronzo duro
composto circa da 88 parti di rame e 12 di stagno. Questi utensili venivano utilizzati
solo per scolpire rocce di media durezza e non certamente rocce ignee.
Si pensa che questi utensili fossero resi particolarmente duri con una tecnica che
consisteva nel martellare a freddo i pezzi, oppure aggiungendo del fosforo nella lega.
L'abbozzo dell'oggetto veniva fatto con una mazza di pietra, mentre la rifinitura era
fatta pazientemente con l'aiuto di abrasivi come la sabbia e la polvere da smeriglio.
Gli utensili degli antichi Greci erano già più simili a quelli attuali almeno per quel che
riguarda la forma.
La piccozza: è un martello molto grosso munito di una punta alle estremità. Utilizzato
per lo sbozzo di pietre dure, viene battuto con forza perpendicolarmente alla superficie
della pietra, al fine di togliere grossi frammenti.
La punta o subbia: questo utensile è usato al primo stadio dell'intaglio per eliminare il
materiale eccedente e in seguito per approssimare la forma. La punta è costituita da
un'asta di acciaio di forma ottagonale, con una delle due estremità terminante con una
punta piramidale. Le punte aventi un diametro maggiore, verranno usate durante la
prima fase, per togliere una maggiore quantità di pietra. Mano a mano che il lavoro
progredisce, si utilizzeranno punte sempre più piccole. Le punte devono essere tenute
piuttosto ferme anche se deve esistere un po' di gioco in modo che il colpo scarichi
totalmente sulla punta dell'utensile e quindi sulla pietra. All'inizio del lavoro, la punta è
tenuta con un'angolazione quasi dritta in rapporto alla superficie della pietra e, via via
che il lavoro prosegue, inclinata sempre di più. Generalmente l'angolo di attacco è
vicino a 45 . I colpi che vibreranno dovranno essere dosati come intensità di forza, in
funzione della fase di lavoro. (Più forte all'inizio e più moderati in seguito).
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Mazza e mazzuolo: i mazzuoli in legno vengono utilizzati per scolpire le pietre più
tenere. Generalmente si usano mazzuoli pesanti di ferro non temprato, provvisti di due
teste a sezione quadrata e montati su manici di legno molto corti. Queste mazze
servono a percuotere le estremità appiattite delle punte, delle gradine e degli scalpelli.
Il peso dei mazzuoli varia da 1 kg a 2 kg I più pesanti vengono utilizzati in fase di sbozzo
e per le pietre più dure, i più leggeri per le rifiniture.
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"Vi*"
Marino Marini
POMONA (1972)
alt. 175 cm, base 94 x 75 cm
Foto Mar
ina Mar
ini
Lo scultore lavora con un attrezzo pneumati
co.
Le lime e le raspe: sono in acciaio. Le parti taglienti delle lime sono costituite da strisce
parallele scavate nel metallo, mentre le raspe sono munite di denti regolarmente
spaziati. Questi strumenti risultano utili al momento della rifinitura e nella lavorazione
delle pietre tenere.
Gli abrasivi: possono servire a tagliare le pietre dure ed impossibili da scolpire con i
metodi comuni. In questo caso facciamo riferimento allo smer iglio e al corindone,
abrasivi naturali. Esistono attualmente degli abrasivi sintetici, molto più efficaci dei
naturali, tra i quali rammentiamo il carborundum (carburo di silicio). Gli abrasivi
vengono anche usati per la rifinitura del pezzo: carta a smeriglio, carta a vetro, carta a
sabbia e polvere di stagno (biossido di stagno) e, infine, il tripoli.
226
Gli strumenti usati per tagliare ilgranito e lepietre dure sono generalmente i più grossi ed i
più pesanti. L'estremità delle loro punte è meno affilata e l'ugnatura della lama è più
spessa. Devono inoltre ricevere una speciale tempra. Le gradine sono inutilizzabili,
mentre sono di uso comune il piccone, la bocciarda e il rustico, specie di ascia a lama
dritta e dentata.
228
' -
La tecnica dell'intaglio
Esistono due tecniche fondamentali per lavorare la pietra: sia il metodo diretto (il più
usato attualmente) sia il metodo indiretto, usato molto in passato.
Metodo diretto
Questo metodo è essenzialmente creativo e merita la qualifica di artistico. È il metodo
di intaglio utilizzato fin dai tempi della preistoria, in un approccio diretto con la
materia da scolpire, al contrario di quello indiretto che consiste nella riproduzione, con
mezzi meccanici, di un modello in gesso.
Lo scultore che sceglie questa disciplina dimostra un profondo rispetto per i suoi
materiali. Egli sente infatti di dover eliminare la minor parte possibile di materia e di
tenere conto della forma originale del blocco. Lo scultore può iniziare il lavoro partendo
da un blocco irregolare: lo osserva attentamente, al fine di percepire le forme che si
liberano naturalmente. Dopo questa analisi può iniziare a scolpire. Può darsi che,
durante la lavorazione, lo scultore possa cambiare leggermente il concetto di partenza:
l'importante è che l'artista sia personalmente responsabile del suo lavoro, dall'inizio
alla fine. La tecnica è semplice e non richiede un'attrezzatura complicata. Inizialmente
vengono liberate le forme generali. Quando sono state tolte le grandi masse, non è più
possibile introdurre grosse modifiche all'opera in corso.
La pietra sarà tolta a strati, sino a ottenere la forma desiderata. Il metodo è lento e
piuttosto faticoso dal lato fisico, specialmente se la pietra è dura, ma è una delle
esperienze che più arricchisce un artista. Lo scultore ha la sensazione di portare alla
luce, di liberare, forme già ben definite in seno al blocco di pietra ma imprigionate dalla
materia rozza e liberate dall'arte. L'artista è dunque in questa fase che crea un unico
organico con la sua opera.
La tecnica varia in funzione del materiale utilizzato. Questi sono i princìpi generali:
prima di scegliere una pietra si devono prendere in considerazione le sue qualità fisiche;
la durezza, il colore, la resistenza alle intemperie, per poter dare un giusto impiego del
materiale per lo scopo perseguito. In generale, la pietra di colore uniforme è la più
indicata per la scultura. Le rocce venate sono piuttosto usate per le decorazioni.
Se si vogliono ottenere superfici ben lucide, si devono eliminare dal nostro lavoro le
pietre porose, che hanno una superficie ruvida, anche perché queste varietà sopportano
male le intemperie.
Il vantaggio di queste pietre è il farsi scolpire con facilità. E dunque raccomandato ai
principianti di esercitarsi su questo tipo di pietra.
Si deve diffidare dalle rocce a struttura eterogenea, formate da strati sovrapposti.
La durezza della roccia può variare da uno strato all'altro, rendendo il lavoro piuttosto
difficile. Si tratterà infatti, in questo caso, di riuscire a dosare bene la forza da
imprimere al mazzuolo.
Quanto alle pietre compatte, a struttura cristallina, saranno più dure da scolpire ma
potranno essere lucidate. Queste hanno anche una notevole resistenza. La qualità di
una pietra cristallina viene valutata facendola suonare , picchiando con il mazzuolo.
Se il suono è cristallino e chiaro, la pietra è di buona qualità; se invece è sordo, la pietra
presenta qualche difetto. Generalmente più la pietra è dura, più la forma che ne
risulterà sarà rotondeggiante e sintetica. Al contrario, le pietre di media durezza ci
permetteranno di affrontare forme più realistiche.
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^a Cottone al lavoro nel suo atelier.
Prima di iniziare a sgrassare, è meglio disegnare sul blocco la forma della futura scultura;
per far questo si utilizzerà un lapis o un carboncino. Per f ofase di sbozzo vengono usati il
piccone e le grosse punte, le quali vengono vibrate con un'angolazione diritta rispetto
alla superficie. Per la sgrossatura, le punte più fini sono utilizzate con un angolo di circa
45 . La forma finale può essere avvicinata fino a 0,5 cm con le gradine e le punte; la
bocciarda verrà utilizzata ogni qualvolta la superficie dovrà essere appiattita o per
realizzare il passaggio da un piano a un altro. Gli scalpelli saranno usati per r if
inire il
pezzo, tenendo una posizione molto inclinata. Si usano poi gli abrasivi per la levigatura.
Le incavature saranno fatte con le sgorbie se si tratta di pietre tenere, altrimenti si userà
un trapano elettrico. Questo permette di staccare anche parti fragili (molti fori
ravvicinati diminuiscono la resistenza de. materiale) che possono essere tolte con lo
scalpello.
233
Uso della punta fine. Osservate il modo in cui viene impu
gnato lo scalpello: esso deve 'scorrere' tra le dita quando
subisce i colpi della mazza. Va tenuto inclinato r ispetto al
piano di 30-40 . Ad ogni colpo di mazza occorre ruotare
leggermente lo scalpello sulsuo asse, in modo da evitare che
si conficchi in profondità nella pietra, con il r
ischio di
spaccarla o di non poter più togliere l'attrezzo.
Alcuni scultori utilizzano solo la punta per tutta la durata del lavoro.
Le rocce tenere sono lavorate con la gradina fin dalla fase dello sbozzo.
Alcune parti di pietra possono essere lasciate ruvide mantenendo la traccia dell'utensile
usato (gradina, bocciarda, punta, ecc).
L'intaglio del granito, in particolare, è molto duro. La maggior parte dei minerali che lo
costituiscono ha una durezza uguale o superiore agli acciai ordinari. Gli utensili
utilizzati devono essere fatti in una lega speciale (per esempio l'acciaio al carburo di
tungsteno) ed essere temprati molto. Saranno più massicci di quelli utilizzati per le altre
pietre. La difficoltà sta anche nel fatto che la roccia è costituita da grani molto serrati,
sigillati a vicenda. E dunque necessario polverizzare la superficie per mezzo di picconi,
punte o bocciarde. La forma viene approssimata per mezzo di grossi scalpelli dritti.
La rifinitura viene fatta con pietre abrasive al carborundum. Alcune rocce ignee come
l'ossidiana sono interamente lavorate con gli abrasivi.
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*j *j
II metodo indiretto
Implica la realizzazione preliminare di un modello in tutto-tondo, sia direttamente in
gesso sia in argilla. Il modello in gesso viene, per la maggior parte delle volte, affidato a
un professionista che, con l'aiuto di una macchina per mettere i punti, lo sbozzerà in
pietra (generalmente nella stessa scala di grandezza).
Nel corso del XIX ed all'inizio del XX secolo, numerose sculture in pietra venivano
riprodotte in serie con questa tecnica, per essere poi commercializzate, con una chiara
diminuzione del valore artistico. Oggi, per fortuna, quasi ogni scultore pratica il
metodo diretto od opera sullo sbozzo ricavato da un modello personalmente creato.
Non staremo ad elencarle tutte, poiché sono molto numerose e, in molti casi, antiche e
non più utilizzate. L'uso risale infatti al periodo ellenistico dal quale i Romani hanno
copiato la maggior parte delle opere greche.
È durante il Rinascimento che è nato l'uso di formare a questa disciplina gli artigiani
specializzati. Noi ci accontenteremo dunque di spiegare i princìpi generali della
macchina per mettere i punti attualmente in uso.
Questa macchina permette di riprodurre in pietra un modello creato in altro materiale
duro. E stata inventata nel XIX secolo ed ha subito varie modifiche e miglioramenti,
fino a giungere a vere e proprie macchine per scolpire, basate sul principio del
pantografo e che fanno uso di utensili manuali, pneumatici o elettrici, disponibili
attualmente. La macchina per mettere i punti è uno strumento trasferibile, consistente
in un'asta centrale sulla quale sono attaccati tubi aggiustabili che scorrono su perni
mobili. Sul piano dove è situato il modello, vengono scelti tre punti (uno sulla sommità
della scultura, gli altri due alla base) che vengono riportati sul blocco da scolpire e
serviranno da riferimento per gli ulteriori adattamenti della macchina. I punti secon
dari sono presi nelle parti più sporgenti del modello. I tubi adattabili sono piazzati in
modo che la loro estremità tocchi questi punti. La macchina è costantemente trasferita
dal modello alla pietra, sulla quale sono stati fissati i tre punti di base. Il tubo adattabile
adagiato alla pietra indica le quantità (di pietra) da togliere, per raggiungere il punto
secondario che corrisponde a quello del modello.
Si opera così per vari punti vicini, togliendo la pietra in più. La prima messa a punto
viene fatta a grandi linee, per sbozzare il pezzo, mentre se ne farà una più dettagliata al
momento della rifinitura.
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^ t. '*
I
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Posizionamento dei blocchi di pietra
Per spostare orizzontalmente un grosso blocco di pietra, lo si solleva da uno dei lati per
mezzo di un piede di porco. Cilindri di legno vengono fatti scivolare sotto la pietra. Le
estremità (della pietra) che appoggiano sul suolo, vengono a loro volta alzate e altri
cilindri di legno sono piazzati sotto. Il blocco a questo punto può essere spostato,
facendolo scivolare sui tondini di legno che metteremo, mano a mano, davanti al
blocco. Per lo spostamento verticale si utilizzano carrucole e paranchi solidamente
ancorati a strutture in acciaio.
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La lucidatura delle pietre
E possibile su pietre di media e grande durezza e poco porose (marmo e rocce ignee).
L'operazione consiste nel frizionare la superficie con abrasivi, al fine di renderla liscia e
brillante. La lucidatura ha anche come effetto l'esaltazione del colore ed evidenzia la
grana della pietra. Permette di dare alla scultura accenti luminosi o effetti di riflessi
interessanti. La lucidatura a mano è molto lenta e noiosa ma il procedimento è sicuro e
permette un migliore controllo della lucidatura a macchina. Il procedimento consiste
nello strofinare la pietra con abrasivi di durezza via via decrescente o con grana sempre
più fine. La scultura è costantemente bagnata durante l'operazione. Inizialmente si
useranno pietre al carborundum e, per il marmo, pietre a sabbia. In seguito è consigliata
la polvere a smer
ìglio, applicata con l'aiuto di uno straccio umido e la polvere di stagno o
di allumìnio per la lucidatura finale. Poi si laverà la pietra con acqua corrente.
Attualmente si può disporre di lucidatori elettrici, ma occorre essere prudenti poiché,
usandoli troppo vigorosamente, si possono livellare i particolari più fini. È anche
possibile non lucidare tutta la superficie e lasciare alcune parti ruvide, per creare
contrasti in seno all'opera. Dopo la lucidatura si può strofinare la superficie con cera, al
fine di esaltare il colore della pietra. Si scelga di preferenza una cera non colorata,
soprattutto se la pietra è chiara. Lo strato di cera può proteggere, anche se minimamen
te, dalle intemperie, nel caso che la scultura sia esposta all'esterno.
• Gli agenti fisici (calore, freddo, gelo, erosione dal vento o dall'acqua, fuoco, ecc).
Questi diversi fattori agiscono spesso contemporaneamente.
• Gli agenti chimici (sotto forma di acidi disciolti in acqua).
La resistenza delle pietre agli elementi è variabile. Alcuni tipi di pietra, più di altri, sono
sensibili ai fattori climatici e agli agenti di erosione: il loro grado di fragilità dipende
essenzialmente dalla loro composizione chimica e dalla loro porosità.
L'alternanza del calore e delfreddo, il gelo: questi sono i principali agenti di usura della
pietra. Infatti tutte le pietre si dilatano con il calore e si contraggono con il freddo.
L'accrescimento di volume di una roccia provoca tensioni tra le particelle che la
compongono. Un raffreddamento consecutivo produce movimenti inversi. La superfi
cie della pietra, ancora più della sua anima, reagisce a questi sbalzi di temperatura,
favorendo la formazione di fessure nelle quali si infiltrerà l'acqua piovana, contenente
acidi, che, attaccandosi alla roccia, produrranno sali aventi volume superiore alla
sostanza originale, creando così nuove tensioni e fessure più profonde. Nel caso del
gelo, l'acqua, che occupa le fessure, si dilata provocando fenditure nella pietra. In
generale, le pietre molto porose non dovranno essere esposte all'esterno, soprattutto in
situazioni climatiche mutevoli od umide. Più fini sono i pori e più aumentano i rischi di
fessurazione quando si sottopone una pietra al gelo.
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L'azione chimica degli acidi present
ì nell'acqua piovana è da tenere in considerazione
soprattutto nelle regioni industriali. U CO2 (diossido di carbonio) e il SO2 (diossido di
zolfo) reagiscono con l'umidità dell'aria e formano soluzioni diluite di acido carbonico e
acido solforico che attaccano le pietre. Il carbonato di calcio e di magnesio, che
compongono per la maggior parte i marmi e le pietre calcaree, sono danneggiati
dall'acido carbonico. Le arenarie, il cui materiale di cementaggio è la calcite, vengono
ugualmente danneggiate da questi acidi. Anche l'alabastro e il cemento vengono
attaccati dagli acidi. La disgregazione di queste pietre, derivante dagli acidi, è molto
lenta in superficie, ma l'infiltrazione di queste soluzioni in profondità può avere effetti
fatali, come abbiamo visto precedentemente.
Deboli soluzioni di acido solforico attaccano ugualmente il marmo e le pietre calcaree,
le arenarie e, in parte minore, il granito. La superficie è insolubile e molto resistente.
Per quel che concerne le varietà ignee di composizione silicea, il più grande pericolo
proviene dall'azione di agenti chimici e dalTalternarsi del caldo e del freddo.
In definitiva, i marmi sono i più compatti e le rocce ignee sono quelle che meglio si
prestano per un'esposizione all'esterno.
Misure preventive
Lo scopo principale sarà quello di impedire all'acqua e agli agenti chimici che trasporta
di penetrare all'interno della pietra, attraverso pori o eventuali fessure. Si chiuderanno
questi passaggi con una soluzione impermeabilizzante disciolta in un solvente volatile.
Dopo che questo è evaporato, il prodotto idrofugo rimane perennemente nei pori.
La paraffina è il materiale più affidabile per questa operazione. Le pietre con i pori fini
sono le più difficili da trattare, perché il prodotto impermeabilizzante penetra con più
difficoltà. Si potrà usare, in questi casi, una miscela di paraffina e creosoto, disciolt
i nella
trementina applicata a caldo.
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