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Questi composti (spesso sodici) reagiscono con un acido (es. acido citrico), ioni H+,
formando acido carbonico che si dissocia in acqua e CO2, responsabile
dell’effervescenza.
⁃ Più uniforme distribuzione del PA nella miscela, non garantita in una polvere anche
solo per effetto di sollecitazioni meccaniche o per il fenomeno di segregazione. In
una polvere con componenti di diverse dimensioni, le sollecitazioni meccaniche
portano il materiale a spostarsi con le particelle che si distribuiranno equamente
dall’alto verso il basso per dimensioni decrescenti. Per evitare questo fenomeno è
conveniente la granulazione, “fissando” nei singoli granuli, al netto della variabilità,
l’omogeneità della polvere.
⁃ Fusione parziale di uno dei componenti, se tutti i componenti sono termostabili, che
fondendo andrà a bagnare tutti gli altri. Risolidificazione e formazione ponti solidi.
La configurazione ottimale risulta essere quella CAPILLARE, in cui non c’è più aria tra le
particelle che sono tenute saldamente insieme per effetto della tensione superficiale:
dopo l’essiccamento, i granuli ottenuti presenteranno ottime caratteristiche di resistenza
meccanica, forma e umidità superficiale. (vedi slide)
⁃ La fase di impasto prevede che la miscela venga bagnata con il liquido di bagnatura
che può essere classificato o come agglomerante o come solvente. Si definisce
solvente quando l’aggiunta scioglie uno dei componenti della miscela e il liquido
NON contiene soluti. Si definisce agglomerante, in genere soluzioni o agenti leganti,
un liquido contenente soluti che in seguito ad evaporazione del solvente
determinano la formazione di ponti solidi.
⁃ Fase di vagliatura, controllo finale in cui si selezionano per setacciatura i granuli nel
range dimensionale desiderato.
Il letto fluido e lo spray drying sono diversi poiché il primo è utilizzato per l’essiccamento
di un materiale solido (polveri, granulati), il secondo per i liquidi. Lo Spray Drying ha una
camera di essiccamento, in cui è presente una corrente d’aria calda, al cui interno viene
nebulizzato un liquido (soluzione o sospensione). Il nebulizzato incontra l’aria calda con
conseguente evaporazione del solvente: il residuo, se di dimensioni adeguate può essere
anche un granulo, viene aspirato nel “ciclone di abbattimento”, che separa l’aria dal
solido sottraendo energia cinetica alle singole particelle per effetto di urti contro le pareti
del dispositivo. L’aria viene aspirata per mezzo di un cilindro. Nello Spray Drying NON è
possibile ricoprire solidi (compresse, granulati) poiché non è possibile neppure inserirli!
Esistono anche tecniche per preparare granuli chiamati pellets usati come FF tal quali e
NON adatti alla compressione. Preparato l’impasto (polvere + liquido di granulazione),
viene posto in un estrusero in cui viene esercitata una pressione sull’impasto che viene
spinto a passare attraverso dei fori e a formare cilindri compatti. Questi cilindretti vengono
fatti cadere su un disco dentellato (sferonizzatore) che ruotando fa in modo di formare, a
partire dai cilindretti, delle strutture ad angoli smussati sempre più vicine alla forma
sferica.
⁃ Superficie liscia
⁃ Elevata scorrevolezza
⁃ Elevata resistenza
Anche nella formazione dei pellet esistono delle varianti, come la rotogranulazione, che
prevede di avere dei granuli ricoperti direttamente a partire dalla polvere. La massa di
polvere viene posta su un piatto rotante che spinge per forza centrifuga la polvere sulle
pareti, dove viene bagnata da più ugelli ed essiccata da aria calda entrante dal basso del
rotogranulatore.