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edizione 2017/2018
Yankee dryer
o monolucido
di Tarabori Francesco
Scuola Interregionale
di tecnologia per tecnici Cartari
Istituto Salesiano «San Zeno» - Via Don Minzoni, 50 - 37138 Verona
www.sanzeno.org - scuolacartaria@sanzeno.org
INDICE
1 - INTRODUZIONE
Nelle macchine continue per la produzione di carta a uso domestico, lo Yankee, per dare
risultati ottimali, deve possedere le seguenti caratteristiche:
Quando un monolucido rimane usurato per azione delle raschie o altri motivi, esso può essere
tornito o rettificato sulla macchina continua stessa e può essere soggetto al riporto di uno
strato di materiale metallico che ne ottimizza la resistenza.
Nel realizzare un monolucido si deve tenere presente che è importante la scelta del materiale.
In particolar modo per avere alta conduttività termica e buona resistenza si ha bisogno di un
contenuto relativamente alto di carbonio ma anche di elementi come rame, nichel, molibdeno
in lega che aumentano la resistenza. Tutti questi elementi devono essere dosati nella giusta
quantità altrimenti rischiano di danneggiare il monolucido.
Per una buona fusione sono richieste:
‐ una cassaforma rigida;
‐ un sistema di calcolo progettuale appropriato;
‐ raffreddamento uniforme nelle differenti parti.
Detto ciò per avere un pieno controllo sulla produzione di uno Yankee bisognerà tenere sotto
controllo i seguenti parametri:
1) temperatura di colata;
2) materie prime;
3) costanti controlli sul materiale e la costruzione della forma;
4) tempo di colata e sua coordinazione;
5) velocità di raffreddamento;
6) controllo di ogni essiccatore con raggi X;
7) misura della conducibilità termica per ogni mantello.
Una volta terminata la fusione del monolucido i pezzi verranno assemblati e resi adatti alle
richieste del suo utilizzo.
Lo Yankee è pertanto una struttura meccanica molto complessa che deve corrispondere a
esigenze molto elevate riguardanti sicurezza e affidabilità operativa. Per motivi di sicurezza,
come già accennato, sono necessari studi molto dettagliati correlati al sistema
vapore/condensa sia per minimizzare perdite di energia e avere tensioni meno elevate sia per
permettere un buon contatto delle superfici tra testate e mantello durante la sua marcia.
2.2 MANTELLO
È dal mantello che dipendono le funzioni più importanti come ad esempio asciugare la carta
per conduzione. Se uno Yankee deve avere un trasferimento termico molto elevato l’interno
dovrà essere scanalato con profondità delle fresature dai 25 ai 32 mm. Quando lo spessore
diminuisce a causa dell’usura, la pressione interna del vapore deve essere abbassata.
Normalmente la deformazione del monolucido dipende da 3 fattori:
a) Pressione lineare proveniente dalle presse;
b) Pressione interna;
c) Temperatura.
Alcune cause accidentali possono essere ad esempio una cattiva evacuazione delle condense
o zone del mantello di diverso trasferimento di calore.
Quando il monolucido è operativo, se il profilo di umidità è buono significa che la curva di
rettifica è esatta. In caso contrario, si deve procedere con l’aggiustamento di tale curva traendo
informazioni dal profilo di umidità del foglio che rappresenta la reale deformazione durante
l’operatività del monolucido.
Q= H * S * ΔT
S = superficie di scambio.
Essa può essere aumentata aumentando il diametro del cilindro. Seguendo questa linea sono
stati costruiti cilindri con diametri sempre più grandi.
Come già detto in precedenza la carta quando viene a contatto con il monolucido è
sufficientemente plastica da deformarsi sotto l’azione della pressione delle presse ed acquista
una superficie come quella del cilindro con cui viene a contatto. Tale effetto è detto lucidatura
della carta e mentre in alcune carte (Es. sacchetti, manifesti, cartoni speciali …) può essere
molto gradito in altre può essere indifferente (tissue, crespate) o addirittura dannoso (carta per
scrivere, carta da giornale). Affinché la lucidatura avvenga nel migliore dei modi è necessario
che la superficie del monolucido sia sufficientemente pulita e che l’umidità superficiale del
foglio sia ancora sufficiente per ottenere la desiderata plasticità. Ciò si rivela abbastanza
semplice per carte di bassa grammatura dove il profilo di umidità è abbastanza costante
mentre si rivela essere più complicato con carte che superano i 100 grammi/m². Ci sono altre
due variabili da tenere presenti per la lucidatura della carta e sono: la pressione della pressa e
le condizioni delle fibre (le fibre magre prendono meglio il lucido). Il monolucido, come si
può intuire dal nome, compie questa operazione di lucidatura solo su una faccia del foglio
ovvero quella con cui viene a contatto.
Le ragioni che portano all’utilizzo del monolucido e cappe ad alta intensità per carte leggere
e da crespare sono molteplici. In particolar modo:
a) La possibilità di asciugare totalmente il foglio;
b) La possibilità di avere un’aderenza tra carta e cilindro da permettere l’azione di
crespatura.
c) La possibilità di raggiungere velocità elevate che nelle tissue può arrivare anche ai
2000 mt/min.
Come detto nel punto b) è fondamentale l’importanza che ha l’adesività della carta al
monolucido e i sistemi di regolazione per migliorare la crespatura. Nel caso che l’adesione
sia troppo elevata infatti si possono avere spelamenti e forte spolvero o addirittura arrivare
alla rottura del foglio quando passa sotto la raschia. Se invece, al contrario, è troppo bassa lo
stacco del foglio può avvenire troppo facilmente quindi si ha difficoltà ad avere la giusta
crespatura e c’è il rischio che il foglio si stacchi prima del coltello crespature.
6.3 T.A.D.
Macchina formata da una serie di pre-essiccatori che soffiano aria calda attraverso il foglio
prima di trasferirsi sul monolucido.
Superfici in CAST-IRON(ferro/ghisa)
Esse presentano superfici molto porose con problemi di usura (solitamente erosione e
corrosione) ma accettano la patina organica e sono appunto relativamente semplici da
patinare.
Superfici MOLY/NICKEL
Queste superfici presentano una buona conduttività termica ma sono altamente suscettibili
alla corrosione, specialmente in presenza di cloro. Sono moderatamente facili da patinare ma
la superficie diventa ruvida nel tempo, a causa della corrosione.
Con un’altezza maggiore si avrà una maggiore flessione della lama e un conseguente Shelf
Angle maggiormente negativo. Al contrario, con un’altezza minore avremo un Shelf Angle
maggiormente positivo. Altre possono essere SMUSSATURA DELLA LAMA (più alto è
l’angolo più questo risulta negativo), SPESSORE LAMA (con minore spessore la lama si
flette di più e si ha un più alto Shelf Angle) e PRESSIONE DELLA LAMA.
6.6 CRESPATURA
La crespatura della carta è il compattamento del foglio nella direzione di macchina allo scopo
di creare una struttura a micropieghe. Crespare la carta porta 3 vantaggi principali:
Allungamenti
Bulk/Assorbimento;
Sofficità.
LIVELLAMENTO PATINA
È necessario controllare il pH se si vuole ottenere una patina stabile. Se esso è troppo basso,
può distruggere il film adesivo. Se, al contrario, è troppo alto può creare una patina spessa e
l’adesione risulta non uniforme.
Quando il foglio umido viene a contatto con la superficie del monolucido si genera un campo
elettrochimico. Il valore di tale campo dipende dalla composizione dello strato superficiale
(ossido di ferro). Tale strato è debolmente legato alla superficie del cilindro e può facilmente
rompersi distruggendo lo strato adesivo. Si può però applicare chimicamente un formulato a
base di fosfati che genera un fine strato cristallino di fosfato ferroso. Questo coating inibirà
la corrosione da ossidazione eliminando ogni polarità elettrica presente sulla superficie.
Questa tecnica porta diversi vantaggi tra cui:
‐ Prevenire la corrosione sulla superficie del monolucido;
‐ Provvedere ad una uniforme distribuzione delle cariche elettriche sulla superficie del
monolucido;
‐ Migliorare l’uniformità del coating;
‐ Aumentare la durata delle lame crespatrici;
‐ Ridurre la dipendenza al distaccante.
Con una patina sintetica questi vantaggi aumentano ulteriormente in quanto aumenta
l’uniformità della crespatura e una conseguente sofficità del tissue nonché i suoi valori di
allungamento.
Per essere certi che la patinatura del cilindro monolucido è avvenuta in maniera ottimale si
deve osservare:
‐ nessun consumo inusuale di lame (bruciature);
‐ buona vita delle lame (1 cambio ogni 4-6 ore);
‐ nessun accumulo di patina;
‐ patina aderente e maneggevole;
‐ picking al minimo grazie al buon rilascio del foglio;
‐ carta soffice.
Se si vogliono eliminare i fenomeni di corrosione del monolucido è necessario un dosaggio
minimo di protettivo (0,4-0,8 mg/mq). Se vogliamo invece proteggere lo Yankee e le lame
dall’usura meccanica sarà necessario un dosaggio minimo di patina (1-1,5mg/mq). Si dovrà
inoltre variare il dosaggio del distaccante fino a raggiungere un buon rilascio del foglio.