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di Tindaro Gatani*

Napoli: l’Eden del Sud


Gli Svizzeri a Napoli: storia di una presenza di oltre due secoli

Negli ultimi decenni del XVIII secolo, furo n o vie di comunicazione, la mancanza di org a n i z-
per primi i mercenari svizzeri, di ritorno dal zazioni commerciali e di industrie.
servizio sotto i Borboni, a far conoscere ai loro A capo delle truppe mercenarie c’erano per-
compatrioti le bellezze naturali dell’Italia meri- sonaggi della borghesia che, oltre alla pratica
dionale e della Sicilia. Nei loro diari, nelle loro delle armi, conoscevano anche quella del com-
l e t t e re, spesso anche nei loro disegni e nei loro mercio. Si trattava spesso di gente che aveva
dipinti, vengono fuori scene pittoresche, qua- f requentato le migliori scuole del paese. Alcu-
dri di campagne ubertose, visioni di spiagge ni di loro, una volta terminato il servizio, deci-
romantiche, panorami ridenti, ma anche la devano di stabilirsi per sempre a Napoli o in
p o v e rtà della popolazione, l’arretratezza delle a l t re città del regno, per godersi la pensione o

*studioso dei rapporti italo-svizzeri

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A sinistra, una carta
ottocentesca del golfo
di Napoli.
Nella pagina accanto,
una veduta di Napoli
in un acquarello del
letterato bernese Carlo
Vittorio von Bonstetten
(1745-1832), che dedicò
ai suoi viaggi in Italia
due opere importanti.

dedicarsi a qualche commercio con la madre- ta poi dall’intervento armato di austriaci e


patria. I mercenari furono seguiti da schiere di russi.
viaggiatori, artisti, intellettuali, negozianti, Tra il 1799 e il 1802 la Svizzera fu in prati-
banchieri. ca in balia dell’anarchia, fino all’arrivo di
Il Regno delle due Sicilie, divenuto nella fan- Napoleone. La Svizzera, passata da XIII a XIX
tasia popolare l’eden del Sud, attirò dunque Cantoni, fu in pratica posta sotto il giogo fran-
anche alcuni emigrati elvetici in cerca di fort u- cese con l’obbligo di forn i re, tra l’altro, quat-
na. Non furono casi isolati, ma un rivolo con- t ro contingenti militari, per un totale di 16.000
tinuo, che portò operai ed artigiani, ma anche uomini.
i m p renditori - soprattutto dai Cantoni di lin- Napoleone, come Mediatore della Confede-
gua tedesca - a stabilirsi nel regno dei Borboni. razione elvetica, si era riservato il diritto di
Ci fu anche la partenza di gruppi organizzati i n t e rv e n i reanche negli affari interni della Con-
come quello che, in pieno inverno 1812-1813, federazione in ogni momento. E non tralasciò,
portò un centinaio di lavoratori a seguire l’im- in più occasioni, di minacciarne l’annessione
prenditore Giovan Giacomo Egg di Ellikon alla Francia come, del resto, fece con il Va l l e-
(Zurigo) che, per primo, aveva creato un se. Gli eventi politici ebbero gravi riperc u s s i o-
impianto completo di filatura e di tessitura a ni anche sull’economia della Confederazione,
Piedimonte d’Alife, in Provincia di Casert a . soprattutto sulle regioni industriali. Napoleo-
Anche questo non fu un caso isolato. ne aveva intrapreso, infatti, anche un’ostinata
Gli sconvolgimenti che, a part i re dal luglio g u e rra alle esportazioni inglesi verso l’Euro p a .
1789, sovvert i rono la Francia, ebbero impor- Agli inizi “la crescita dell’industria tessile -
tanti conseguenze anche in Svizzera. Il Paese, come sottolinea Georg Kreis, in Cento anni
diventato rifugio ideale per tanti nemici della della nostra storia. La Svizzera nell’Ottocento-
Rivoluzione, era in fermento. Era già in atto era stata favorita dal blocco continentale
quello scontro tra i fautori e i detrattori delle napoleonico, che aveva provvisoriamente eli -
nuove idee, che sfocerà in tante rivolte locali e minato la concorrenza britannica. All’epoca si
quindi nell’invasione francese del 1798, segui- trattava tuttavia ancora di un art i g i a n a t o

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pace di Amiens, e quindi
col decreto di Berlino del
21 novembre 1806. Con
quei provvedimenti, da
una parte, veniva proibita
l ’ i m p o rtazione nella Con-
federazione di prodotti
inglesi e quindi del cotone
tanto necessario alle indu-
strie tessili e, dall’altra, si
applicavano tariffe pro i b i-
tive ai prodotti dell’indu-
stria svizzera esportati in
Francia.
La situazione divenne
particolarmente critica per
le industrie tessili, soprat-
tutto quando il blocco
continentale venne appli-
cato con la massima seve-
rità. Scrive a tal proposito
William Martin, in Storia
della Svizzera: “La restri -
zione del blocco continen -
tale, col decreto del Tria -
non del 5 agosto 1810, che
estendeva i divieti a una
nuova serie di merci, ebbe
In alto, la manifattura di Pedimonte per la Svizzera conseguenze ancora più gravi, e
d’Alife in un dipinto eseguito da non soltanto economiche ma anche politiche.
Giovan Giacomo Egg nel 1835. La Svizzera non poteva ricevere alcuna merc e
Sotto, medaglia assegnata alle Manifattu- inglese che non avesse precedentemente attra -
re Vonwiller in occasione dell’Esposizione versato di contrabbando il territorio della
nazionale di Napoli nel 1838. Francia o dei suoi alleati; tuttavia, in virtù di
A destra, litografia di Francesco Wenzel una contraddizione spiegabile soltanto col
rappresentante l’entrata in Napoli diritto del più forte, Napoleone non si stancò
di Garibaldi e delle sue truppe il di accusare la Svizzera di essere il centro del
7 settembre 1860. c o m m e rcio britannico sul continente... Fu il
pretesto che Napoleone scelse per strappare
domestico; filatura e tessitura erano eseguite a alla Confederazione, nel 1810, nuovi terr i t o -
mano”. La Svizzera “tenuto conto della sua ri”.
popolazione, era uno dei paesi più industrializ - E con il Martin concorda anche Charles Gil-
zati del mondo”. l i a rd, che scrive: «Se le regioni agricole benefi -
C o m p rensibile quindi la pretesa avanzata da c i a rono largamente dei dieci anni di pace di cui
Napoleone, sin dal 1798, di incorporarla nel la Svizzera fu sola a godere in Europa, la stes -
campo doganale francese, con lo scopo di con- sa cosa non avvenne per le regioni industriali.
trollarne l’economia. Una pretesa imposta con La lavorazione delle cotonate faceva vivere
maggior forza nel 1803, dopo la rottura della una gran parte della Svizzera orientale. Il bloc -

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co ostacolò l’approvvigionamento di materie il miglioramento delle tecniche agricole, per
prime creando grave disoccupazione nel setto - l’introduzione di una nuova redditizia indu-
re ” . stria, quella del turismo. Ed in quegli stessi
Silvio de Majo, in L’industria protetta, Lani - anni si assiste alla ramificazione dell’investi-
fici e cotonifici in Campania nell’Ottocento mento di capitali e all’impianto di industrie
sottolinea il fatto che “in particolare il blocco elvetiche all’estero .
continentale, come tutta la politica economica A richiamare dunque Giovan Giacomo
dell’imperatore, non tendeva a favorire lo svi - (Giangiacomo) Egg in Campania fu anche la
luppo dei paesi sottomessi, ma piuttosto a mancanza di cotone in patria, isolata, come il
s f ru t t a rne le risorse ed a condizionarne lo svi - resto dell’Europa, per effetto del blocco conti-
luppo”. nentale. L’unico posto del vasto impero france-
Quelli tra il 1798 e il 1816 furono dunque se dove il cotone attecchiva rigoglioso era sulle
per la Svizzera anni tremendi per le condizioni falde vesuviane, nel Regno di Napoli, allora
p recarie della popolazione costretta a far fro n- retto dal cognato di Napoleone, quel Gioachi-
te alle ricorrenti carestie, agli eventi bellici che no Murat che si adoperò non solo per contra-
interessavano i paesi limitrofi, a diverse cata- s t a regli effetti negativi del blocco continentale
s t rofi naturali accompagnate da inondazioni s u l l ’ e s p o rtazione dei prodotti agrari del suo
ed epidemie. Ma, nello stesso tempo, furo n o Regno, ma si era spinto addirittura ad appro-
anni stimolanti per lo sviluppo della meccaniz- v a re una tariffa che prevedeva dazi per i pro-
zazione, per la diversificazione industriale, per dotti importati dalla stessa Francia.

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D a l l ’ E u ropa assediata si cominciò a guard a- tempo in Irlanda interessandosi di filatura
re con sempre accresciuto interesse alle pianta- meccanica. Poi fece ritorno nell’Italia meridio-
gioni napoletane. Così, quando in Svizzera il nale stabilendosi a Sarno dove, nel 1873, insie-
cotone cominciò a scarseggiare e poi a manca- me all’irlandese Strangman, rilevò la piccola
re del tutto, fu più semplice per Giovan Giaco- fabbrica di organdis fondata dallo svizzero
mo Egg convincere alcuni operai a seguirlo Rodolfo Glarn e r.
nella nuova avventura. Lo stabilimento Buchy-Strangman divenne
Giovan Giacomo Egg, nel giro di qualche in poco tempo una rinomata fabbrica non solo
decennio, divenne il più grande industriale del di filati di cotone e di lino, ma anche di spago
Regno delle Due Sicilie. Le sue manifatture per calzolai, producendo addirittura i tre mar-
arrivarono ad occupare oltre 1300 operai, di chi ‘Cavallo’, ‘Stella’ e ‘Mano’, che conquista-
cui più di trecento ragazze del Real Alberg o rono i mercati internazionali. I prodotti Buchy
dei Poveri. erano esportati in Canada, in Australia e in
I principali fattori che determ i n a rono il suc- molti paesi orientali.
cesso dell’industria tessile degli Svizzeri in La sua manifattura arrivò ad occupare fino
Campania furo n o : a 1.500 operai e Giacomo Filippo, dopo esse-
- l’incondizionato appoggio del govern o re stato insignito della commenda del Regno
borbonico; d’Italia, fu anche sindaco di Sarno dal 1895 al
- il sostegno del sistema bancario svizzero , 1897, avviando a soluzione i problemi dell’ac-
che aiutava quelle imprese anche con l’e- qua potabile, della viabilità e dell’illuminazio-
missione di azioni in patria; ne elettrica e lasciando poi alla città il palazzo
- l’abbondanza di manodopera locale adde- Buchy, principesca dimora della famiglia e raf-
strata da parte di istruttori appositamente finata testimonianza della cultura industriale
fatti venire dalla Svizzera; del tempo, opera dell’architetto Antonio
- la forte richiesta del vasto mercato intern o Curri.
del Regno delle due Sicilie; Le fabbriche elvetiche rappresentano quindi
- la grande possibilità di esportazione verso i il primo serio tentativo di industrializzazione
paesi del bacino del Mediterr a n e o . del Meridione d’Italia. Al seguito dei merc e n a-
Dopo le aff e rmazioni delle manifatture Egg si ri, i cui comandanti appartenevano alle più
spiegano così anche quelle dei cotonifici di r a g g u a rdevoli famiglie della Confederazione,
Giovan Giacomo Meyer o meglio la Meyer & arr i v a rono dunque nel Regno delle due Sicilie
Zollinger a Scafati, fondati nel 1825, che arr i- prima banchieri e negozianti e poi anche gli
v a rono ad occupare quasi 1200 operai; della industriali: tutti interessati all’investimento dei
Filanda Vonwiller a Salerno sorta nel 1831; l o ro capitali. In quei momenti di forte crisi
della manifattura Schlaepfer, della Wenner & economica e politica, gli Svizzeri preferivano
Co. a Fratte e ad Angri (1835); della Filanda infatti investire i loro ingenti capitali nel com-
Escher-Züblin, poi Fumagalli-Escher & C., mercio e nei prestiti ai paesi stranieri. Il Regno
pure a Salerno (1837), e di tante altre impre s e delle Due Sicilie, per i suoi vasti investimenti in
minori. titoli di Stato, rappresentava per loro un vero
L’impegno degli industriali tessili svizzeri in e proprio ‘paradiso’. Negozianti e banchieri
Campania continuerà anche con la loro secon- elvetici controllavano, sin dagli ultimi decenni
da generazione, della quale faceva parte Gia- del XVIII secolo, quasi tutti i settori commer-
como Filippo Buchy, nato il 18 novembre ciali e finanziari del Regno.
1836 a Piedimonte d’Alife dove il padre, in Il primo grande banchiere svizzero a stabilir-
rapporti di affari con la manifattura Egg, si era si a Napoli era stato, nel 1762, Federico
stabilito con tutta la famiglia tra la fine degli Roberto Meuricoff re, originario di Frauenfeld,
anni venti e gli inizi di quelli tre n t a . che aveva fondato una grande casa di commer-
Giacomo Filippo Buchy fu per qualche cio e l’omonima banca. Negozianti e finanzie-

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p a t o, “erano scesi al Sud, per
prestare servizio presso un re
che governava in una terra
baciata dal Sole, nel centro del
Mediterraneo. Paese indipen -
dente, né colonizzato, né colo -
n i z z a t o re, che offriva il vantag -
gio di avere un suo sovrano, ma
anche di essere privo di una
f o rza tale da poter e voler prati -
c a re una politica espansionistica
ed egemonica... Altri Svizzeri
s c e s e ro in quegli stati dove le
possibilità di fare fortuna
aumentavano: altri merc e n a r i ,
m e rcanti, negozianti, banchieri,
tessitori, avventurieri, usurai,
funzionari, impiegati, domestici
si aggiunsero a quelli che vi
erano già. La colonia elvetica in
quel paese divenne la più nume -
rosa. E la più gradita”.
L’immigrazione elvetica a
Napoli era gradita non solo per
l ’ i n t r a p rendenza degli operatori
economici, ma soprattutto per-
ché proveniva da un paese neu-
trale, che non aveva mire espan-
sionistiche o contenziosi dinasti-
Colonnello in gran tenuta del primo ci e territoriali da rivendicare nel regno borbo-
reggimento svizzero in un acquarello nico. “Gli Svizzeri”, come sottolinea ancora
di Antonio Zezon del 1855. Zichichi, “non appartenevano a potenze che
volevano porre un giogo politico su quegli
stati, né erano catalogabili”. Essi, infatti, “non
ri elvetici erano anche interessati ad import a re erano come i Francesi, dei rivoluzionari; non
nel Regno i prodotti svizzeri e per questo guar- erano come gli Austriaci, dei reazionari. Qual -
davano con sospetto le iniziative degli indu- siasi scossone politico non li poteva distogliere
striali tessili loro compatrioti, che pro d u c e v a- dalla loro febbrile attività”. Non per questo, il
no in loco gli stessi articoli importati dalla ruolo politico ed economico delle folte schiere
Confederazione. Ecco perché commercianti e elvetiche era minore di quello esercitato da
banchieri svizzeri furono tra coloro che pro t e- Inglesi, Francesi o Austriaci. Anzi, sul piano
starono contro l’introduzione delle tariffe pro- m i l i t a ree su quello economico, l’azione svolta
tezionistiche varate con reiterati decreti dalla dagli Svizzeri fu superiore a quella delle poten-
c o rte borbonica. Tra questi decreti ricord i a m o ze europee, che si contesero la supremazia su
quelli del 15 dicembre 1823 e del 20 novembre quei territori tanto importanti per posizione
1824. strategica e per ricchezza del suolo. Nelle forz e
“Molti Svizzeri nel XVIII secolo”, come armate borboniche servivano, anche negli alti
nota Lorenzo Zichichi ne Il colonialismo fel - gradi, soldati elvetici, e banchieri e industriali

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elvetici operavano in molti settori in condizio- nazionale di Giuseppe Palmieri (1721-1794);
ni di monopolio. - il Saggio sull’economia campestre per la
Solo l’Inghilterra, che tuttavia dovette impe- Calabria Ultra (1770) e il Piano di riforma per
g n a re le sue forze per salvare la Sicilia dall’in- la pubblica economia del Regno di Napoli di
vasione francese, riuscirà a fare concorrenza e Domenico Grimaldi (1735-1805), che intro-
a tenere testa alla frenetica attività commerc i a- dusse per primo la coltura delle patate in Cala-
le degli Svizzeri. Agli operai, ai soldati, ai com- bria.
m e rcianti e agli imprenditori elvetici dei diver- Quasi tutti gli Svizzeri di Napoli -militari,
si Cantoni era riuscito di compiere in modo c o m m e rcianti, banchieri, industriali-, per non
d u r a t u roe pacifico quella capillare ‘invasione’ perdere i privilegi acquisiti, si tro v a rono salda-
alla quale le grandi potenze, nonostante i loro mente legati alla sorte della corte borbonica.
interventi militari e le loro sottili trame diplo- Così, nei rivolgimenti risorgimentali, mentre
matiche, avevano dovuto rinunciare. Un suc- a l t rove -a Milano, a Bergamo, a Brescia, a
cesso, quello degli Svizzeri, che acquista mag- Venezia, a Roma- ci saranno numerosi Svizze-
gior valenza se si pensa che provenivano da ri che combatteranno per la libertà e l’unità
una Confederazione che, mancando allora di d’Italia, gli Svizzeri del Regno delle due Sicilie
una forte coesione federale e di un forte pote- resteranno, invece, fedeli servitori della causa
re centrale, non poteva garantire ai suoi citta- borbonica. Nel 1848 gli imprenditori e i ban-
dini all’estero un sicuro appoggio. Anzi, fu chieri svizzeri di Napoli appoggiarono infatti,
p roprio la mancanza di un forte appoggio da senza riserva, il ‘loro’ re, permettendo a Ferd i-
p a rte della madrepatria a facilitare l’attività nando II di re s t a re saldo sul suo trono. La
degli Svizzeri, senza sollevare dubbi e gelosie re p ressione attuata dalle truppe svizzere a
p resso una corte e un sovrano tanto guard i n- Napoli il 15 maggio del 1848 provocherà una
ghi e sospettosi di ogni intervento e influsso forte protesta anche in patria e sarà una delle
esterni. cause determinanti che porteranno, di lì a
Di fronte a un fenomeno di tale portata, qualche anno, all’abolizione del Söldnertum,
Lorenzo Zichichi, tra l’altro, si chiede: “Inva - ciò del servizio mercenario all’estero .
so da soldati, operai, mercanti, imprenditori La battaglia per sedare quella rivolta durò
svizzeri, quel paese venne colonizzato?”. Per più di sette ore. Tante ce ne vollero ai dodici-
c o n s t a t a re subito dopo: “Non fu la Svizzera a mila soldati, in maggioranza svizzeri, per
colonizzare quel regno, ma forse furono gli a b b a t t e recon la loro artiglieria le ottanta bar-
Svizzeri. Quegli Svizzeri che, raggiunto il pote - ricate e ridurre all’impotenza un migliaio di
re militare, economico e sociale videro nelle i n s o rti male armati. Alla fine si contaro n o
due Sicilie il loro eden. Se lo colonizzarono, ciò c i rca cento morti e cinquecento feriti tra i civi-
avvenne nell’unica maniera per loro possibile: li e quarantasei morti e ducento feriti tra i mili-
con l’accordo del suo re, con l’appoggio dei tari.
suoi ministri, in modo discreto, silenzioso, La stessa ‘Berner Zeitung’, in data 26 mag-
come un passo felpato”. gio, formulava un severo giudizio sul compor-
Quando i primi banchieri e negozianti sviz- tamento degli Svizzeri: “Ha avuto luogo qui -
zeri giunsero a Napoli, nella capitale del scriveva il giornale in una sua corr i s p o n d e n z a
Regno borbonico era tutto un intenso ferv o re da Napoli- un terribile eccidio. L’assolutismo
di studi economici. Basta ricord a re quanto si erge trionfante sopra i cadaveri del popolo.
segue: Il re si è rifiutato di giurare la Costituzione del
- Il trattato Della Moneta di Ferdinando 3 aprile, ordinando alle truppe svizzere e alla
Galiani ( 1728-1787), tradotto e conosciuto in sua guardia di ristabilire la calma tra la popo -
molti Paesi euro p e i ; lazione... La guardia nazionale si radunò, ven -
- le Riflessioni sulla pubblica felicità (1787), n e ro innalzate barricate e per alcune ore si tirò
i Pensieri economici (1789) e Della ricchezza a mitraglia e con artiglieria pesante. Il re riuscì

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1° Reggimento Svizzero, gua-
statori in tenuta di marcia e
in gran tenuta, acquarello di
Antonio Zezon, 1853.

zeri residenti a Bergamo. Un’al-


tra petizione venne pubblicata,
il 17 giugno 1848, dalla ‘Neue
Z ü rcher Zeitung’, nella quale
veniva proclamato “il sacrosan -
to principio che ogni nazione è
sovrana nei propri confini ed ha
il diritto di decidere da sé dei
p ropri destini”, r i c o rdando che
“già da molti anni, il nucleo più
schietto, più intelligente, più
onesto e più degno di libert à
della Confederazione Elvetica
leva la voce contro l’infame traf -
fico di cui taluni principi assolu -
tisti fanno oggetto gli Svizzeri
per form a re quei corpi di guar -
dia che, al pari dei pretoriani a
Roma, diventano sbirri dei
tiranni e calpestatori della
libertà”. Il battagliero ‘Repub-
blicano della Svizzera Italiana’
non si limitava a pre n d e re posi-
zione contro il Söldnertum, ma
a fanatizzare i lazzaroni, ossia la feccia della lanciava un monito a quanti, come Mazzini,
plebe napoletana, contro i borghesi, e quelli facendo di ogni erba un fascio, accusavano
allora diedero manforte agli Svizzeri ed alle un’intera nazione per colpa di pochi, pro p r i o
g u a rdie reali nel far strage e saccheggiare. Per m e n t re tanti Svizzeri erano impegnati a lottare
due ore la città fu abbandonata al saccheggio. e a combattere per l’indipendenza d’Italia. “La
Pare che il medio ceto napoletano sia decima - rivoluzione italiana -scriveva il giornale ticine-
to; orribili atti di strage e di rapina sono stati se - è stata salutata con entusiasmo in Svizze -
eseguiti per ordine del re sanguinario...”. Lo ra. Era la gioia di una sorella che vede l’altra
stesso foglio pubblicava quindi, a parte, il rap- sorella sciogliere i ceppi, impugnare la spada
porto ufficiale del comando delle truppe mer- vendicatrice e perseguire l’oppre s s o re. Da ogni
cenarie, firmato da F. von Muralt, per il quale p a rte accorsero in aiuto uomini pronti a com -
“il 15 maggio 1848 è stato per i reggimenti b a t t e re... Svizzeri d’ogni regione hanno com -
svizzeri, e specialmente per quello di Bern a , battuto e sparso il proprio sangue sulle barr i -
g i o rno di gloria, in cui gli Svizzeri hanno cate di Milano [Cinque giornate]. Noi non ce
dimostrato di non essere indegni dei pro p r i ne gloriamo, perché abbiamo compiuto un
padri”. sacro dovere da nazione a nazione... Non
Tra i primi a chiedere il ritiro delle tru p p e appena ricevemmo notizia degli avvenimenti
m e rcenarie da Napoli, con una petizione alla di Napoli, fummo presi dallo sdegno, e rosso -
loro Assemblea Nazionale, ci furono gli Sviz- re di vergogna ci salì al volto. Abbiamo pro t e -

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stato, abbiamo imprecato contro quei degene - p a r l a re degli sbagli dei suoi comandanti, dei
ri figli della patria svizzera... Nei 22 Cantoni si commissari elvetici, dello stesso pre s i d e n t e
levò un grido solo: il servizio militare in terr a della Confederazione, dei ministri borbonici,
straniera è un’infamia!... In Italia hanno avuto ma difende sempre a spada tratta il re al quale
luogo dimostrazioni di odio e di vendetta non aveva prestato giuramento.
solo contro questi degeneri figli della Svizzera, Ed al ‘suo’ re, egli dedica una delle pagine
bensì contro tutta quanta la nazione. Noi ci più belle del suo diario, tra l’altro, scrivendo:
appelliamo alle nazioni, agli Italiani medesimi. “Re Ferdinando, bestemmiato e aspramente
Se a Napoli soldati svizzeri combattono per il calunniato col nome di ‘Re Bomba’ dai radica -
re, altri soldati svizzeri combattono a Vicenza li di ogni paese, dai francesi, dagli inglesi e
per la libertà, altri ancora hanno combattuto a soprattutto dagli svizzeri, era invece benvoluto
Milano, nel Ti rolo, dinanzi a Peschiera per il da tutta l’armata... In ogni concentrazione di
nome d’Italia e l’indipendenza italiana. Nel - t ruppe più importante, dove egli stesso teneva
l’anno 1848, la Svizzera rinnovata [nuova il comando supremo, c’era ordine; non una
Costituzione federale] revocherà, potendolo, le vana confusione, quale regnava spesso quando
capitolazioni sottoscritte dalla vecchia Svizze - un qualsiasi generale teneva il comando. Tal -
ra; però, l’atto di pochi mercenari e le conse - volta capitava che il re ordinasse un alt alle
guenze di trattati che nella stessa Svizzera sono t ruppe in marcia per farle riposare in apert a
d i s p rezzati più che altrove, non debbono esse - campagna, allora, sceso dal suo cavallo, si
re imputati in colpa all’intera nazione”. faceva dare da un soldato qualsiasi uno zaino
La posizione degli Svizzeri rimasti fedeli alla per sedersi sopra e riposare anche lui. Al
causa borbonica è riassunta dal merc e n a r i o colonnello de Steiger, che fu educato assieme al
b e rnese Johann zum Stein, in Neapel - Sizilien re nell’istituto del Fellenberg a Hofwil [presso
1846/1850 Erlebnisse eines bernischen Rei - Berna]”, e che a Napoli faceva parte del suo
s l ä u f e r s, pubblicato postumo nel 1907: “I capi stato maggiore, Ferdinando II dava del ‘tu’,
di questo partito cosiddetto liberale, che con “secondo la loro abitudine degli anni giovani -
gran chiasso si erano fatti largo, non intende - li trascorsi a Bern a ” . Grazie a quel suo sog-
vano per niente pro m u o v e re il bene del popo - g i o rno ad Hofwil “il re parlava uno schietto
lo; l’unico loro scopo era quello di imposses - b e rnese e più di una volta, durante le manovre ,
sarsi del governo per potere poi sbafare loro gli sentimmo dire al de Steiger sul Campo
alle greppie delle entrate statali... Questi cosid - M a rzio: «Steiger, gang lueg amal, was doert u n -
detti campioni della libertà del popolo sapeva - de by dee Batterie nid in Ornig isch» («Steiger,
no però che le truppe di stanza erano fedel - va’ a vedere un po’ cosa non va laggiù presso
mente devote al re; perché proprio nessun re g - le batterie»)”.
gimento si lasciava indurre a fare causa comu - O l t re ai banchieri, ai mercenari e agli indu-
ne con questa banda di avventurieri... Essi esi - striali tessili, dalla Svizzera arr i v a rono a Napo-
gevano perciò l’istituzione di una guard i a li studiosi di ogni ramo delle scienze dei quali
nazionale per poterla opporre a tempo oppor - ci limitiamo a ricord a re il grigionese Carlo
tuno all’armata devota al re, ed il sovrano e i Ulisse von Salis-Marschlins e il ginevrino Marc
suoi ministri furono tanto imprudenti da darn e Monnier.
l’autorizzazione... Se il re si fosse lasciato Carlo Ulisse von Salis-Marchlins (1760-
i n f l u e n z a re meno dall’alto clero e dai nobili al 1818), che nel 1788, partendo da Napoli fece
g o v e rno e si fosse mostrato più autonomo, e se un lungo giro del regno, ci ha lasciato, nei suoi
avesse scelto come consiglieri degli uomini con Beiträge, usciti nel 1790 a Zurigo, la più com-
le idee più popolari, gli avvenimenti si sarebbe - pleta descrizione scientifica sui tremendi terre-
ro potuti risolvere a favore della monarchia, moti che avevano colpito la Calabria e la Sici-
pacificamente...”. lia qualche anno prima e le iniziative per l’im-
Lo zum Stein non tralascia tuttavia mai di mediata ricostruzione delle città distrutte, che

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oggi sono veramente quasi tutte rifatte nuova- ben presto, a causa del continuo ripetersi degli
mente, ordinate e comode (“... welche heut zu eventi, in impegno duraturo nel tempo.
Tage wirklich fast alle wieder neu, regelmässig P rofondo naturalista e osserv a t o re sagace,
und bequem hergestellt sind”) . Carlo Ulisse von Salis-Marschlins trovò nel
Si mostra meravigliato soprattutto per la suolo, negli usi, nei costumi, nei metodi agrico-
celerità dei soccorsi, per come “nel più bre v e li dell’Italia meridionale e della Sicilia molti
tempo possibile furono costruite baracche di argomenti di indagini e di ricerche scientifiche,
legno per dare un tetto a così tanta gente” e o s s e rvando con interesse e riferendo con un
per come “quasi in ogni località fu impro v v i - linguaggio semplice e con obiettività, impo-
sato un ospedale per gli ammalati ed i feriti”. nendosi di dire “solo quello che risponde asso -
Apprende dalla viva voce della gente che si lutamente a verità” e naturalmente dopo “aver
p rovvide subito a riparare i mulini per pro c e- o s s e rvate bene” quelle cose delle quali poi
d e re alla macinatura dei grani, e che, mentre i vuole inform a re i suoi lettori.
medici arrivati da Napoli portavano soccorso Ed egli fu tra i primi a denunciare la dura
ai superstiti, gli ingegneri provvedevano a far condizione dei contadini meridionali sottopo-
a p r i re le strade, a riparare i ponti, a dirigere sti allo sfruttamento e alla ‘crudeltà’ (Grau-
l’opera di ricostruzione. Quella che doveva samkeit, nel testo) dei possidenti terrieri. “In
e s s e re una missione temporanea si trasform ò breve - nota - il rapporto del padrone verso il
contadino, invece di essere, come in altri
tempi, quello di un padre dal quale egli veniva
onorato e temuto, è quello di un tiranno, poi -
ché egli non è più amato per il semplice fatto
che cerca con ogni mezzo di ottenere dal lavo -
r a t o re quanto sia più possibile”.
M a rc Monnier (1829-1885) fu, invece, il
primo ad aff ro n t a re con metodo scientifico lo
studio dell’organizzazione criminale napoleta-
• K. Ehrensberger, Die schweizerischer Baumwollindu -
na. A lui va dunque soprattutto il merito di
strie in Süditalien, Zurigo, 1924; aver intuito l’influenza negativa che quel tipo
• Georges Bonnant, Svizzeri in Italia 1848-1972, Milano, di criminalità organizzata avrebbe esercitato
1972;
• Charles Gilliard, Storia della Svizzera, Bellinzona,
non solo sullo sviluppo sociale ed economico
1975; del territorio, ma anche sul carattere generale
• Georg Kreis, Cento anni della nostra storia. La Svizze - delle popolazioni interessate a quel fenomeno.
ra nell’Ottocento, Locarno, 1986;
In La Camorra - Mystères de Naples -, Parigi,
• Silvio de Majo, L'industria protetta, Lanifici e cotonifi -
ci in Campania nell'Ottocento, Napoli, 1989; 1863, uscito nello stesso anno in italiano a
• Lorenzo Zichichi, Il colonialismo felpato, Palermo, F i renze con il sottotitolo di ‘Notizie storiche e
1988;
documentate’, egli descrive con dovizia di par-
• Gualtiero Büchi, Dalla Turgovia all'Italia Cotonieri
svizzeri in Piemonte e nel Regno delle Due Sicilie nel ticolari i caratteri salienti di questa diffusa
secolo XIX, 1991; associazione malavitosa, testimoniando la sua
• Angelo Pesce, G. Wenner, Meyer, Freitag, Wenner, capillare onnipresenza in tutte le attività eco-
L'Industria tessile di Scafati e l'origine delle Manifattu -
re Cotoniere Meridionali, Scafati, 1992; nomiche, anche le più piccole.
• Tindaro Gatani, Gli svizzeri a Napoli, Zurigo, 1996; Già nelle prime righe della prefazione, il
• Elio Varriale, Svizzeri nella storia di Napoli, Napoli, Monnier dà l’esatta definizione del fenomeno,
1998;
• Elio Varriale, Balli, tamburi e lacrime, Le Maree, 2005; scrivendo: “La camorra, che si potrebbe defi -
• Glauco Angeletti, I reggimenti svizzeri a Napoli, L u g a- n i re in due parole l’estorsione organizzata, è
no, 1990; una specie di frammassoneria popolare costi -
• Daniela Luigia Cagliotti, Elites in movimento: l’emigra -
zione svizzera tedesca a Napoli nell’800, Roma, 2006. tuita nell’interesse del male”; c o rreva, come
detto, l’anno 1863.

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