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Stile di vita fa riferimento allo stile : qualcosa di condiviso da un insieme di referenti che mostra una
similarità tra loro.
Al tempo stesso però esso mostra anche le differenze:
Tra referenti che condividono la similarità, che altrimenti sarebbe uguaglianza
Dagli esterni
↓
Stile di vita si riferisce ad un insieme di similarità e differenze che accomunano e distinguono diversi
soggetti a cui ci si riferisce
Circa dal 1890 si inizia a parlare di teoria e ricerca sugli stili di vita
Questo primo approccio considerava gli stili di vita come un’espressione della stratificazione sociale : della
posizione sociale (standing) di un soggetto.
Le principali teorie sviluppate in questa prospettiva sono quelle di : Veblen, Weber, Simmel e Bourdieu.
1) VEBLEN
Parte da una critica all’economia classica in quanto non tiene sufficientemente conto del contesto sociale e
della variabile storica e culturale dei modelli economici. Infatti gli individui non sono semplici calcolatori di
costi e benefici, anzi sono influenzati dalle loro esperienze acquisite e dal contesto socio-culturale in cui
agiscono.
Gli “schemi di pensiero” riflettono gli “schemi di vita” si elaborano abiti mentali diversificati in base a:
- il modello produttivo preponderante all’interno della società
- ai ruoli occupazionali ricoperti dagli individui
↓
sono variabili storicamente e contestualmente
La competizione connota le vicende umane : gli individui valutano se stessi attraverso il confronto con gli
altri sono costretti a tentare costantemente di mostrarsi superiori agli altri la stima altrui è desiderata
da tutti è oggetto di competizione perché non tutti possono raggiungere una status elevato
Società occidentale contemporanea : l’organizzazione è definita dalla proprietà privata, alla base della quale
c’è l’istinto di emulazione e l’esigenza di distinzione antagonistica (non la necessità di procurarsi i mezzi di
sussistenza, che può valere solo nelle fasi iniziali).
Soprattutto nei contesti sociali in cui le separazioni di classe sono permeabili e le appartenenze mobili, i
membri di ogni strato sociale, allo scopo di apparire economicamente potente, è spinto ad una emulazione
competitiva prende come proprio ideale lo schema di vita dello stato immediatamente superiore.
Al vertice della struttura sociale si trova la classe agiata : i suoi modi di vivere e i suoi criteri di valutazione
vengono adottati come canone dalle classi inferiori.
Ma come mettere in evidenza la propria ricchezza e la propria potenza allo scopo di guadagnare la stima
altrui e quindi una buona reputazione? Attraverso:
- CONSUMO VISTOSO = l’ostentazione di quanto dimostra un alto livello di vita e una potenza finanziaria
- attenzione non solo la quantità di beni ma anche la qualità
- gusti raffinati, buone maniere e buona educazione, in quanto richiedono tempo e spesa per essere acquisita
e dunque può essere raggiunta solo da chi non ha bisogno di lavorare per vivere.
2) WEBER
È il primo a utilizzare il concetto di “stile di vita” come forma sociale attraverso cui si esprime il prestigio di
un ceto sociale.
Lo stile di vita è condizionato sia dalla classe sociale, che dall’agire dell’individuo stratifica i ceti al loro
interno.
I ceti si formano all’interno delle classi sociali.
CETI/CLASSI
(p. 28)
CLASSI: si suddividono in base alla relazione con la produzione e il possesso di beni (ordinamento
economico: connesse all’interesse economico)
CETI: si suddividono secondo i consumi e le condotte di vita, sviluppano specifici stili di vita
(ordinamento sociale: connessi alla valutazione sociale)
In questa visione:
Stile di vita manifestazione della differenziazione sociale anche all’interno della stessa classe
sociale
Classi gruppi di status con alta mobilità individuale
STATUS = corrisponde a uno stile di vita assunto e condiviso entro un gruppo sociale
GRUPPO DI STATUS = socialmente riconosciuto poiché il proprio stile di vita ne definisce i confini e il valore
(onore) verso l’esterno
Le società organizzate in ceti seguono regole di condotta più individuali. I ceti sono gruppi delimitati e
differenziati verso l’esterno che richiedono a chi ne fa parte una particolare “condotta di vita” che renda
visibile l’appartenenza a tale cerchia ristretta.
La situazione di ceto si fonda su 2 parametri:
1. Lo stile di vita
si basa sull’educazione formale e sul possesso delle forme di vita corrispondenti
2. Il prestigio
deriva dalla nascita o dalla professione svolta
Società tradizionali: lo status degli individui era rilevato dalle interazioni dirette tra membri di uno
stesso status che godevano o meno di privilegi ascritti
Società complesse: lo status e i ceti si riconoscono attraverso i consumi e gli stili di vita (abitazione,
abbigliamento, consumi, uso del tempo libero, cura del corpo, modo di parlare).
Status e stili di vita possono cambiare indipendentemente dalla classe di appartenenza in quanto per Weber
l’importante non è la quantità di beni consumata, ma il modo in cui essi vengono consumati. Gli stili di vita
possono costituirsi anche sulla base di fattori che tagliano trasversalmente le differenze di classe, come le
affiliazioni culturali, estetiche, religiose, politiche e così via (si evince che l’elemento culturale gioca un ruolo
fondamentale nella analisi di Weber).
Quindi, le divisioni nella società emergono non solo dalle classi, ma anche dagli status (i quali possono
rappresentare due sistemi indipendenti di classificazione). I gruppi di status, infatti, sono definiti al loro
esterno da un conflitto costante per i mezzi di produzione simbolica attraverso i quali costruiscono la loro
realtà. Al conflitto di classe quindi si sviluppa parallelamente il conflitto dei gruppi di status che cercano di
mantenere il proprio stile di vita.
3) SIMMEL
Il suo studio sullo stile di vita si basa su questo principio: l’esistenza pratica dell’umanità si consuma nella
lotta tra l’individualità e l’universalità = individuale / sociale
La differenziazione e l’individualizzazione sono processi sociali attraverso i quali le parti di una collettività
acquistano identità distinte (in quanto a cultura, funzioni, attività, potere e aspettative).
Questi processi sono ben rilevabili nelle trasformazioni dei gruppi definiti “cerchie sociali”.
Es: quaccheri = molto liberi e individuali in ciò che è comune, poco liberi e individuali in ciò che è individuale.
Società contemporanee: è disponibile una grande quantità di stili di vita che fanno parte di un mercato degli
stili di vita ognuno di essi diventa oggettivo cioè indipendente da una sua propria e specifica dimensione
cognitivo-valoriale, poiché chi lo adotta ne vuole fare un uso proprio, autonomo e identitario, attribuendogli
significati e valori personali.
L’oggettivazione dello stile di vita avviene attraverso il denaro: mezzo per acquisire stili di vita. Con il denaro
si avvia un processo di “estremizzazione dell’oggettivazione” derivante dalla riduzione di ogni cosa a mera
quantità. Il concetto di oggettivizzazione richiama il “feticismo delle merci” di Marx: i beni materiali assumono
una rilevanza simbolica e sono segno di rapporti sociali, trasformando anche i comportamenti e le mode
(all’interno dei quali Simmel individua il dissidio tra uniformità sociale e differenziazione individuale).
Questi problemi possono essere superati solo con processi di differenziazione negli stili di vita (che segnano
differenze tra individui e gruppi). Lo stile di vita di una comunità, infatti, dipende dal rapporto tra la cultura
oggettiva e la cultura dei soggetti.
Cultura oggettiva: quella ormai fissata e incorporata nelle opere dell’uomo esiste
indipendentemente dalla vita di chi l’ha prodotta;
Cultura soggettiva: quella prodotta dagli individui nelle loro esperienze e nel lavoro quotidiano.
non vi può essere cultura soggettiva senza cultura oggettiva (un individuo colto fa sua la cultura
oggettiva)
MA
la cultura oggettiva può essere parzialmente indipendente da quella soggettiva (alcuni individui
possono non fare propria la cultura oggettiva, soprattutto in periodo di complessità sociale e di forte
divisione del lavoro)
In particolare, essendo enorme l’incremento della cultura oggettiva, la cultura soggettiva è impossibilitata a
crescere allo stesso modo separazione crescente tra produzione culturale oggettiva e livello culturale degli
individui. In questa separazione risiede la condizione peculiare di disagio dell’individuo contemporaneo, il
quale si trova circondato sempre di più da cose che non riesce a dominare autonomamente.
Ciò scaturisce nella frammentazione degli stili di vita = l’individuo si allontana da se stesso, dalla propria
individualità, per accumulare contenuti culturali oggettivi.
La prevalenza di cultura oggettiva e la conseguente mancanza di stile, è compensata dalla stilizzazione
dell’interiorità con cui gli individui tendono ad esprimere la loro soggettività.
Es: l’individuo blasé = individuo alla ricerca della costruzione della propria identità sociale che si muove
all’interno della metropoli; fragile perché sottoposto ad una pluralità di stimoli; rincorre lo stile di vita e
conosce la sovreccitazione disorientante delle mode e dei consumi; subisce l’imposizione della venalità delle
cose e di rapporti spersonalizzati.
Coesione sociale: tendenza all’imitazione che rassicura l’individuo di non essere solo
Separazione individuale: distinzione individuale dalla generalità
La moda segna inclusione/distinzione a livello individuale (come strumento di identità) non di ceto (come
sosteneva Weber).
Verticale (tra soggetti appartenenti a livelli sociali diversi) : EMULAZIONE, da parte delle classi
inferiori, dello stile di vita di coloro che appartengono ad una classe sociale più elevata moda come
codice di distinzione
Orizzontale (tra pari) : IMITAZIONE E CONFORMAZIONE come strumento di accettazione e inclusione
tra individui collocati a livelli sociali omogenei moda come codice di appartenenza
Inoltre, quanto più due classi sociali sono vicine, tanto più la classe inferiore sarà portata all’emulazione e
quella superiore alla ricerca di una nuova moda.
Il rapporto tra individui e stile di vita si dissolve a causa della forte differenziazione degli stili di vita:
Società tradizionale uno stile : si costruivano attorno ad una cultura comune
Società moderna più stili : frammentazione che porta alla relativizzazione degli stili di vita
Per Simmel la forte dipendenza delle donne dalla moda e dal costume, dipende dalla debolezza della loro
posizione sociale, a causa della quale sono spinte verso ciò che è generalmente validato e approvato il
debole evita l’individualizzazione, il basarsi solo su se stessi.
Di conseguenza, più una società è debole, più numerose si susseguiranno le mode, dettate da un bisogno si
accettazione.
Secondo Simmel si crea un circolo: la moda cambia rapidamente, quindi gli oggetti devono diventare
economici, ma più diventano economici e più i consumatori costringono i produttori a un rapido
cambiamento della moda.
4) BOURDIEU
È il padre del costruttivismo strutturalista.
Propone un modello teorico generale basato sull’osservazione di 2 elementi:
Oggettivismo strutture sociali come entità autonome che si impongono sugli individui senza
tenere conto della loro esperienza
Soggettivismo individui come entità autonome che non tengono conto dei condizionamenti
materiali che limitano il loro agire.
Determinanti esterne : rapporti di forza, costrizioni della vita CAMPO = strutture sociali
Costruzioni soggettive: credenze, aspettative, emozioni, interessi HABITUS = schemi di
percezione, pensiero e azione
STRUTTURALISMO : nel mondo sociale ci sono delle strutture oggettive indipendenti dalla coscienza
e dalla volontà degli individui sociali, capaci di orientare le loro pratiche e rappresentazioni.
COSTRUTTIVISMO : la società è costantemente costruita dagli individui attraverso le loro pratiche
della vita quotidiana, mediante habitus (schemi di percezione) e campi (strutture sociali).
HABITUS
Insieme di attitudini che differenziano i gruppi sociali : gusti, pratiche sociali e stili di vita.
Comprende disposizioni inconsce che influenzano i gusti e le pratiche culturali (arte, cibo, vacanze, hobby) e
anche il corpo (atteggiamenti, modi di porsi).
Si tratta dunque di un meccanismo strutturante che agisce dal di dentro degli individui MA che però non è
strettamente individuale:
Risponde alle sollecitazioni del campo è prodotto dall’interiorizzazione delle strutture esterne
Concorre a determinare il campo determina ciò che lo determina
Gli stili di vita sono prodotti sistematici degli habitus = funzionano come sistemi di segni forniti di una
qualifica sociale.
Il gusto genera gli stili di vita (i quali a loro volta dipendono da criteri condivisi esterni indotti dalla società)
Quindi, non essendo derivati solo dal reddito, i gusti non sono dei semplici demarcatori di classe MA sono
dei rilevatori degli stili di vita.
Bourdieu individua 3 universi del gusto (che corrispondono a 3 livelli scolastici e 3 classi sociali):
1. Gusto legittimo* alta scolarizzazione : per le opere che vengono considerate come le più alte
espressioni dell’arte
*legittimo = stabiliscono ciò che è o non è legittimo per essere parte della classe
2. Gusto medio classi medie / intellettuali delle classi dominanti : per le espressioni minori delle arti
maggiori e per le espressioni maggiori delle arti minori
3. Gusto popolare bassa scolarizzazione : per tutto ciò che non ha la pretesa artistica (ma solo utilità)
La teoria sul gusto di Bourdieu richiama la concezione della diffusione verticale di Veblen: i gusti della classe
dominante si impongono come un codice a tutto il resto della società.
Il gusto è una cultura di classe trasformatasi in natura, cioè incorporata.
Questo “senso pratico” fa parte dell’habitus e si esercita solo a fronte di problemi pratici, permettendo di
economizzare riflessioni ed energie.
Si colloca nel rapporto tra campo e habitus: la pratica consegue all’habitus perché è questo ad orientare le
pratiche (anche se a livello inconscio) MA a sua volta contribuisce a costruire l’habitus, sviluppandolo e
trasformandolo.
L’habitus quindi non è solo composto da strutture inconsce MA comprende elementi di conoscenza del
mondo. L’originalità del costruttivismo strutturalista di Bourdieu sta nel fatto che gli individui non seguono
passivamente regole invarianti MA utilizzano le regole dell’habitus come principi di orientamento delle loro
pratiche sociali.
Le pratiche sociali sono il prodotto di un incontro di 3 elementi in rapporto tra di loro:
1) Campo
2) Capitale
3) Habitus
Ogni pratica è il trasferimento degli stessi schemi di azione da un campo all’altro l’habitus è il fattore che
le riproduce.
All’interno di questo rapporto tra strutture sociali, habitus e pratiche sociali si pone il concetto di
“riproduzione sociale” con riferimento all’ordine sociale e al cambiamento sociale. Il pensiero di Bourdieu in
merito a ciò si può dividere in 2 periodi:
Influenza dello strutturalismo : gli individui e le loro pratiche sono riflessi delle strutture
Messa in discussione dello strutturalismo : introduce il concetto di habitus e la dimensione del tempo.
Modello:
Quando continuano a riprodursi anche in situazioni differenti da quelle che le hanno prodotte
Quando l’habitus influenza le pratiche sociali anche quando le condizioni che hanno prodotto
l’habitus non ci sono più.
Circa dal 1920 diffusione in CAMPO PSICOLOGICO del concetto di stile di vita
La prospettiva psicologica prevede una segmentazione della popolazione di riferimento attraverso la quale
identificare un quadro diversificato di profili di pensiero.
Le componenti dello stile di vita alle quali viene assegnata maggiore rilevanza sono: personalità, valori,
atteggiamenti, interessi ed opinioni.
PERSONALITÀ
Stile di vita = stile di personalità una categoria di carattere e di personalità fondamentale e durevole,
tralasciando comportamenti, condizioni di vita, atteggiamenti e opinioni
ANSBACHER
1. Riferendosi ad un individuo
2. Riferendosi ad un gruppo di individui in relazione reciproca stabile
3. Riferendosi ad una classe/categoria di individui che condividono la proprietà in comune che li
definisce
Prospettiva individuale lo stile di vita è autonomo e rappresenta il più avanzato livello di organizzazione di
una personalità: è un quadro di assunti che va a sviluppare un proprio caratteristico modus operandi (stile di
vita) che lo distingue da tutti gli altri e che caratterizza ogni sua azione e pensiero.
Prospettiva collettiva lo stile di vita si riferisce agli aspetti cognitivi e comportamentali di un gruppo
relativamente duraturo in cui i membri sono in interazione reciproca.
VALORI
Valori = principi guida nelle esistenze individuali
Individuo : introietta una norma ideale proveniente dall’esterno stile di vita non è più espressione della
personalità individuale MA un processo di socializzazione in base al quale l’individuo aderisce ad un sistema
di norme e valori collettivi e quindi si integra nel gruppo di riferimento meccanismo adattivo
Atteggiamenti: molteplici
Valori: il nucleo solido e resistente al mutamento
Tipi di valori:
Mitchell dopo aver soddisfatto i primi 2 livelli di bisogni (fisiologici e di sicurezza), gli individui possono
scegliere tra 2 percorsi (arrivando comunque all’ultimo livello comune dell’autorealizzazione):
A seconda del percorso scelto e del livello di avanzamento è possibile individuare diversi stili di vita, distinti
sul piano dei valori.
Gli studi psicografici sono percorsi di analisi degli stili di vita orientati sulle variabili di personalità obiettivo:
esame dei tratti di personalità associati a differenti tipi di comportamento di acquisto, nell’ipotesi di
un’influenza del primo livello sul secondo.
CATHELAT
1) Socio-demografiche
2) Stili sociali (comportamenti)
3) Flussi culturali bipolari (sintesi di atteggiamenti e valori)
Un numero finito di profili di mentalità e comportamenti attraverso i quali sviluppare una tipologia
della popolazione organizzata su una carta
Le principali correnti socio-culturali esistenti
Il sistema dei socio-stili offre un sistema di classificazione che tiene conto di variabili:
Psicologiche (motivazioni)
Socio-oggettive (condizioni di vita)
Psico-sociali opinioni e comportamenti)
Socio-stile = modo in cui la personalità si adatta all’ambiente sociale obiettivo = non è l’analisi della
personalità MA è l’analisi delle modalità di socializzazione degli individui all’interno dei gruppi.
Anni ’60 il PIANO DELL’AGIRE è posto al centro dell’analisi sugli stili di vita
3 filoni di analisi:
Stile di vita = risultato interazione tra 1) modelli culturali e caratteristiche individuali // 2) potere simbolico
dei prodotti l’insieme degli acquisti e delle modalità di acquisto rifletterebbero così lo stile di vita di una
società.
In questa prospettiva, è cresciuta l’attenzione alle funzioni del consumo, considerando anche l’attenzione al
rapporto tra lavoro e consumo alle modalità di allocazione del tempo.
Stile di consumo = insieme dei prodotti, delle attività e degli interessi che descrivono un individuo o un
gruppo, tenendo conto delle specifiche condizioni di vita e di contesto.
Gli stili di vita servono in tal senso come indicatori manifesti di identità sociale: il consumo relativo agli stili
di vita è visibile inevitabilmente agisce come segno di distinzione sociale.
Insieme fisso di disposizioni che differenziano i gruppi gli uni dagli altri
↓
Stilizzazione attiva della propria vita, nella quale viene meno il ruolo del gruppo e del contesto sociale
Alla base di questa trasformazione vi è l’individuo chiamato a costruire il proprio stile di vita mosso
dall’esigenza personale di esprimere la propria individualità.
Piano individuale = modi di fare le cose capaci di fornire senso alle azioni del singolo
Piano collettivo = modelli di azione che accomunano/differenziano le persone
VITA QUOTIDIANA
Anni ‘90 focus sullo studio della vita quotidiana e sulla sua organizzazione
DUMAZEDIER
Stile di vita = modo secondo cui ciascuno organizza e vive la propria vita quotidiana, attraverso azioni e
abitudini adozione di una scala di priorità.
Introduce 2 concetti:
Nel contesto attuale, formato da gruppi senza status fissi, il loisir è frutto di scelte sempre più personali
allentamento del rapporto stili di vita/classi sociali.
Lo stile di vita riflette la struttura di conformismo/distinzione sociale: la vita quotidiana è posta in relazione
con il potere e la struttura di differenziazione sociale (basata sul prestigio e sulla stima).
Gli stili di vita sono scelti da parte degli individui in riferimento a quelli altrui obiettivo = mostrare la propria
similarità rispetto ad alcuni e le proprie differenze rispetto ad altri.
GIDDENS
Stile di vita = set di pratiche integrate che un individuo adotta per 2 ragioni:
Gli stili di vita sono progetti significanti (non sono semplici attività del tempo libero).
La teoria di Giddens considera due elementi degli stili di vita:
Il bagaglio delle regole culturali (appartenenze, conoscenze, educazione ecc.) viene quindi considerato una
risorsa alla quale gli individui attingono 1) nel loro vivere routinario / 2) per rispondere in maniera creativa a
eventi imprevisti.
La costituzione degli stili di vita deriva da 4 fattori principali:
AZIONI
Stile di vita = way of life: tipico modo individuale di agire secondo le proprie attitudini.
È importante in questo approccio considerare ogni attività (anche il sonno).
VEAL
Elabora un modello analitico esplicitamente orientato all’analisi delle azioni.
Stili di vita = composti dall’intero complesso delle attività giornaliere relazioni personali, consumi, tempo
libero, pratiche, lavoro. Si tratta quindi di configurazioni distintive di comportamenti personali o sociali,
caratteristiche di individui/gruppi.
Possono implicare diversi gradi di
Interazione sociale: l’interazione di gruppo non è una caratteristica necessaria dello stile di vita (lo è
solo per le “subculture”): gli stili di vita possono emergere 1) da processi di gruppo / 2) da un singolo
individuo che, nonostante faccia parte di un gruppo in base a caratteristiche comuni, sceglie di
differenziarsi.
Coerenza interna: gli stili di vita possono consistere in insiemi di attività che 1) si adattano
reciprocamente in base a principi coerenti / 2) si adattano solo in base alle circostanze / 3) non si
adattano reciprocamente.
Riconoscibilità: non è una caratteristica necessaria dello stile di vita: uno stile può esistere anche se
nessuno lo riconosce come tale.
GENERE DI VITA
L’insieme di relazioni che intercorrono tra l’individuo e il proprio contesto naturale di vita, che comprendono:
Si tratta di un approccio determinista generi di vita = forme di adattamento dei gruppi ai contesti di vita.
Risulta necessario, inoltre, inserire nel concetto i costumi, le credenze e le rappresentazioni che si sono
sviluppate all’interno di un contesto.
Successivamente il genere di vita è stato considerato come l’insieme degli attributi relativi a condizioni di vita
omogenee. Si tratta di attività sociali routinarie che hanno un ruolo 1) di socializzazione / 2) di azione sulla
posizione sociale del soggetto.
MODO DI VITA
Il concetto racchiude 3 aspetti:
Posto al di sotto culture inferiori, sottoposte, caratteristiche di chi ha meno possibilità e potere di
esprimere e diffondere i propri modelli
Dotato di minor estensione culture parziali e settoriali, caratteristiche di una parte e non del tutto
Il concetto di inferiorità è un concetto relativo che evoca in riferimento ad un altro con il quale confrontarsi.
La scuola di Chicago
Tra il 1890 e il 1960 si è sviluppata la prima tradizione di ricerche empiriche e riflessioni teoriche sulle
subculture
Disorganizzazione e delinquenza
Subculture = gruppi portatori di valori e norme divergenti rispetto a quelli dominanti, i cui comportamento
delinquenti/devianti li portano a collocarsi al di fuori della società mainstream. L’attenzione è focalizzata sui
modelli e le pratiche caratteristici di tali gruppi (abitudini quotidiane, linguaggio, modelli di comportamento,
sistemi di credenze e valori) che permettono di identificare i punti di allontanamento dal modello mainstream
della società.
Scopo spiegare le ragioni che sono alla base dello svilupparsi di settori sociali devianti in specifiche aree
territoriali.
Social Disorganisation Theory spiega lo sviluppo delle subculture devianti come il fallimento da parte delle
istituzioni nel socializzare alcuni settori di popolazione ai valori e alle norme condivisi.
Questa mancata socializzazione però non significa assenza totale di un quadro di riferimento anche nei
settori sociali con maggiori difficoltà di integrazione, si sviluppano modelli valoriali e normativi alternativi a
quelli dominanti, con una propria organizzazione naturale. In alcuni casi, questo processo porta alla creazione
di sistemi di organizzazione, istituzioni sociali, norme e strutture di controllo subcultura = mondo sociale
distinto, con i propri modi di agire, parlare e pensare.
La subcultura può rappresentare una suddivisione culturale composta da una combinazione di situazioni
sociali: lo status di classe, il background etnico, la residenza regionale, l’affiliazione religiosa e così via,
andando a formare sotto-gruppi ciascuno con i propri modi di pensare e agire.
Regione morale = non necessariamente un luogo di residenza MA un luogo di incontro, intesa perlopiù come
regione in cui prevale un codice morale deviante, a causa della profondità e del radicamento degli interessi
condivisi dai suoi abitanti. Questa tendenza degli individui di associarsi/separarsi sulla base di interessi
simili/dissimili è causata dal bisogno di trovare protezione dagli ostili e sostegno dagli affini.
Le subculture che si sviluppano in tali aree sono la conseguenza della:
Ogni area agisce come una forza selettiva e magnetica che attrae gli elementi della popolazione a essa
appropriati e respinge quelli incongrui conseguente accentuazione della differenziazione sociale tra le
diverse aree.
Gli individui che vivono nello stesso tipo di area naturale e sono soggetti alle stesse condizioni sociali
mostreranno caratteristiche culturali simili rispetto a tradizioni, costumi, convinzioni, regole esiste una
sovrapposizione tra livello culturale, sociale ed ecologico.
Radici dell’alterità
Analisi del rapporto tra:
Obiettivo comprendere il significato dell’alterità delle subculture, segnata prevalentemente dalla devianza
e dall’illegalità.
MERTON
Comportamento deviante = rifiuto degli obiettivi dominanti o dei mezzi legittimi per raggiungerli, a causa
dell’impossibilità conseguire tali obiettivi attraverso tali mezzi
Società = sistema all’interno del quale valori, obiettivi e mezzi sono condivisi, ma nel quale sono presenti
alcuni settori di popolazione che non hanno risorse per conseguirli tali settori sviluppano:
Strategie per raggiungere gli obiettivi alternative
Modelli valoriali di riferimento alternativi.
Ma come si configura nelle subculture il rapporto tra i propri valori e quelli della società?
Polarizzazione tra 2 prospettive differenti, secondo le quali i valori delle subculture sono :
Rifiuto e inversione dei valori dominanti all’interno della subcultura si pongono obiettivi definiti
per differenziazione rispetto a quelli dominanti
Tentativo di adattamento ai valori dominanti le subculture sono forme di soluzione e
reinterpretazione
Si tratta di 2 poli estremi, all’interno dei quali emergono molte proposte intermedie.
Gli elementi che possono incidere sulla segmentazione sono molteplici (caratteristiche dei luoghi, tratti
culturali, economici, sociali, di nazionalità, personali) ma ad attivare l’influenza di tali fattori sono soprattutto
i processi di interazione sociale, cioè il contatto con individui che condividono diversi modelli subculturali.
L’esposizione a differenti modelli valoriali, normativi e di comportamento, crea conflitti culturali che
favoriscono comportamenti devianti e inoltre i vari contesti con i quali si vive a contatto (famiglia, vicinato)
anziché diventare contesti di controllo sociale, possono diventare contesti di riproduzione di pratiche
devianti.
In ogni contesto sociale convivono il modello convenzionale ed il modello delinquenziale.
Situazioni di disorganizzazione sociale (conflitto culturale, instabilità familiare) = caratterizzate dalla
mancanza di consenso sugli obiettivi e sui mezzi l’individuo è esposto a modelli alternativi emergono
più facilmente condotte delinquenti, che nel tempo possono sfociare in comportamenti criminali e
segregazione sociale.
Quindi le subculture delinquenti potrebbero essere interpretate non tanto come corpi estranei all’interno
della società MA come riflessi della stessa società all’interno della quale coesistono molteplici modelli
valoriali.
Inoltre, le subculture delle classi inferiori non devono necessariamente essere interpretate come forme di
reazione ai valori delle classi superiori MA come tentativi di acquisire status all’interno del proprio gruppo,
allo scopo di acquisire autonomia e sicurezza in sé stessi processo di identificazione e riconoscimento
sociale.
Subculture giovanili all’interno di esse si può osservare l’interazione tra la frattura di classe e la frattura
generazionale. Essi adottano valori appartenenti anche alle classi sociali superiori, ma li adottano al di fuori
delle regole imposte per il loro perseguimento i giovani delle subculture delinquenti non negano le norme
delle classi superiori / della generazione dei propri genitori MA le adattano alle proprie esigenze. La
subcultura diventa per il giovane il gruppo di riferimento all’interno del quale si costruiscono e si apprendono
valori, credenze e obiettivi e si acquisiscono identità, autostima e senso di appartenenza.
Definizione
Nell’analisi del rapporto tra subculture e contesto sociale, un aspetto fondamentale è il processo di
etichettamento l’identificazione di un settore sociale come subcultura emerge dall'interazione tra:
L'acquisizione di status all'interno della subcultura implica la progressiva esclusione dal resto della società =
> legami interni tra membri < legami esterni con il contesto sociale
BECKER
Ogni gruppo crea delle norme e cerca di farle rispettare outsider = individuo che non obbedisce ad una
norma, è deviante rispetto alle norme del gruppo.
Emergono delle ambiguità nel definire i criteri di giudizio per la devianza in ogni società vi sono molti
gruppi diversi che giudicano diverse cose devianti, questo ha 2 conseguenze:
Devianza = creata dalla società, perché è la società a istituire le norme, le rispettive sanzioni e
l'etichetta della devianza non è solo una qualità di un comportamento MA una relazione a tale
comportamento.
Devianza = sempre relativa la possibilità di imporre le proprie regole ad altri o di subire
l'imposizione di quelle altrui è una questione di potere.
Stile e prospettive
Nella costruzione delle identità subculturali, un elemento centrale è rappresentato dallo stile.
Attraverso l’uso simbolico dello stile, gli individui esprimono la propria appartenenza ad una subcultura e il
proprio grado di coinvolgimento al suo interno.
Subcultura l’adozione di norme in contrasto con quelle della società esterna e di “stili differenti di vita”
per suoi membri /// Varie subculture diversificate nei loro tratti caratteristici sulla base dei modelli
condivisi al loro interno (conformità al gruppo di riferimento, ricerca di status e reputazione, ricerca di
differenziazione e opposizione alla società).
La subcultura delinquente è integrata con l’ordine convenzionale ingloba modi di agire bilanciati tra
criminali e convenzionali e chi è coinvolto nella subcultura può adottare con diversi gradi i modelli di azione
illegale.
Questa analisi è orientata a considerare le diverse subculture delinquenti non del tutto mutualmente
esclusive MA possono esistere l’una a fianco dell’altra e compenetrarsi reciprocamente.
Esistono “differenziati stili di vita” delinquenziali a seconda delle attività e degli orientamenti sviluppati.
Oggetto principale delle ricerche degli studiosi di Birmingham subculture giovanili spettacolari =
caratterizzate da una alterità culturale immediatamente visibile rispetto ai codici culturali condivisi, passando
attraverso l’elemento estetico.
Interpretazione
Il bisogno dei giovani di esprimere la propria autonomia e diversità dagli adulti e dalla cultura
madre
Il bisogno di mantenere una forma di identificazione collettiva, come elemento di sicurezza e di
conferma di sé.
Le subculture giovanili vengono quindi interpretate come reazioni a trasformazioni strutturali avvenute
nella società.
Questi si sviluppano prevalentemente all’interno della working class i giovani della working class, esclusi
dalla possibilità di ottenere gli stessi risultati dei giovani della middle class, sviluppano le subculture come
soluzione a questa situazione: una strategia delle classi inferiori per avvicinarsi a quelle superiori.
Considerando le subculture giovanili della working class come gruppi subordinati, i teorici di Birmingham
riconoscono in loro un potenziale di resistenza: sebbene non possano realmente risolvere il problema della
loro condizione di subordinazione, sviluppano forme di resistenza culturale nei confronti delle proprie
condizioni socio-economiche di esistenza. Questo processo risolutivo avviene però a livello solo simbolico
non potendo realmente agire sulle proprie condizioni di vita, si costruiscono una propria identità e una
nuova forma di coesione sociale.
2 elementi fondamentali:
Resistenza al modello sociale dominante la working class in parte riflette i valori che
compongono il modello sociale dominante MA cerca spazio al suo interno per lo sviluppo dei propri
valori e del proprio modello culturale.
Concetto gramsciano di egemonia = il mantenimento del dominio necessita del consenso delle classi
sottomesse e quindi deve essere trasformato in egemonia.
Il mantenimento del dominio tuttavia non elimina il conflitto latente tra le due classi attività
trasgressive = forme di resistenza contro il modello dominante.
Subculture infrangendo le aspettative culturali, resistono all’ideologia dominante, lanciandole
una critica rappresentata indirettamente nello stile.
Ricostruzione di un senso di comunità e identità le subculture giovanili della working class vivono
un conflitto generazionale con la loro “cultura madre di classe”: sono sempre più legate alla nuova
società di consumo e assistono alla disintegrazione progressiva della propria classe di riferimento.
L’appartenenza subculturale (come dominio sul tempo libero) compensa la posizione sociale (legata
al tempo del lavoro) il senso di essere al centro di un quadro di forze oppressive e di sfruttamento
produce un bisogno di solidarietà.
Identità subculturale = risponde a questo bisogno offrendo nuove forme di solidarietà che vanno a
rispondere alla crisi della coesione della working class.
Controculture della middle class sviluppano forme esplicite di critica sociale nei confronti della crisi del
modello della classe dominante. I giovani della middle classe tendono a costruirsi degli spazi autonomi negli
interstizi della cultura dominante e alle loro controculture viene riconosciuta una esplicita valenza politica
(mentre le subculture della working class vengono considerate essenzialmente come fenomeni di devianza).
Stile
Subculture giovanili 1) forme di resistenza alla cultura dominante / 2) forme di costruzione di una identità
collettiva: come risposte a problemi collettivamente percepiti che si sviluppano su un piano prettamente
simbolico, primariamente attraverso lo sviluppo di uno stile condiviso.
Cosa si intende per stile?
Stile = appropriazione, da parte di un gruppo, di diversi elementi culturali (oggetti e simboli) presi dal loro
normale contesto sociale e il loro riutilizzo in un nuovo e coerente insieme investito di propri significati :
attraverso lo stile il gruppo comunica sia con i propri membri, sia con il contesto sociale circostante stile =
rappresentazione dell’identità collettiva.
Per costruire uno stile è necessaria la STILIZZAZIONE = l’organizzazione attiva degli elementi culturali nella
forma di un coerente e distintivo “modo di essere nel mondo” essere un membro di una subcultura non
vuol dire soltanto adottare uno stile estetico MA anche essere coinvolti in uno specifico approccio alla vita.
Come viene costruito lo stile?
Ciascuno elemento culturale possiede molteplici significati e nonostante ne esista uno dominante (poiché
assegnato dalla cultura dominante) non può eliminare il loro potenziale di ri-significazione non è
accettabile un’immagine del consumatore culturale come soggetto passivo.
Subculture mettono in crisi i significati convenzionali attribuiti agli oggetti, sfidano i codici culturali
condivisi e quindi l’egemonia sociale attraverso lo stile = strumento attraverso il quale le merci possono
essere ridefinite e utilizzate per esprimere uno spazio di libertà.
Non si tratta quindi di creare oggetti culturali ex novo ricontestualizzare tali oggetti, disporli in un nuovo
sistema interpretativo.
Le subculture si sviluppano 1) decontestualizzando oggetti e simboli dal loro contesto culturale di
riferimento // 2) rielaborandoli in un nuovo insieme unitario processi di ri-appropriazione e ri-
significazione.
Analisi delle “relazioni costitutive” delle subculture = modo in cui si relazionano con oggetti, istituzioni e
pratiche degli “altri”. Queste “relazioni costitutive” devono essere analizzate su 3 livelli:
1. Indessicale: grado in cui elementi esterni sono relazionati al gruppo sociale in senso
quantitativo (durata e frequenza dei contatti con un certo elemento)
2. Omologico: differenziazione delle relazioni (di cui sopra) considerando il grado di
corrispondenza con la struttura, lo stile, gli interessi tipici del gruppo sociale
3. Integrale: indaga il grado in cui due elementi in relazione culturale influiscono e modificano
l’uno all’altro
Omologia = mostra come gli elementi dello stile adottato da una subcultura rimandino direttamente a tratti
della sua identità gli individui coinvolti nella subcultura abbiano l’esigenza di riconoscersi nei significati
espressi dagli oggetti che compongono il proprio stile, i quali devono riflettere i loro valori fondamentali.
Stile oggettivizza simbolicamente l’immagine che la subcultura ha di sé e serve : 1) a riconoscersi al
proprio interno / 2) distinguersi dal proprio esterno.
I tratti attraverso i quali le subculture si distinguono forniscono dei segnali, comunicano, ma l’interpretazione
del messaggio dipende anche da coloro i quali ricevono tale segnale stile = testo da interpretare
necessaria un’operazione di decodifica che permetta di individuare i significati interni allo stile.
Concretamente risulta difficile mantenere una distinzione netta tra creatività/originalità subculturale e
sfruttamento commerciale gli stili subculturali giovanili iniziano ad opporre resistenza ma poi si troveranno
comunque a dover costituire un nuovo stile, in un continuo ciclo di sottrazione e riassorbimento.
All’interno di questo processo va tenuta conto anche l’influenza dei mass media
Mass media sono attratti da quegli elementi della subcultura più “spettacolari”, che attraggono
l’attenzione mediatica e solo dopo ne spiegano il significato culturale sovversivo.
Nei confronti delle subculture i mass media giocano influenze differenziate:
Partecipano alla costruzione delle subculture presentandole come fenomeni unitari (anche
laddove tale unitarietà è assente nella realtà) + diffondendone l’immagine ad un pubblico ampio
Causano la distruzione delle subculture partecipano al processo che porta al loro riassorbimento
nei modelli culturali dominanti.
Cap. 7 – SUBCULTURE E DISTINZIONE
Metà anni ’80 rielaborazione da parte di diversi studiosi avviano una riflessione critica sugli studi della
scuola di Birmingham, che culmina con la rielaborazione del concetto di subcultura.
Ipotesi = si può parlare di subculture senza che questo implichi:
Idea = collettività che condividono sensibilità culturali omogenee al proprio interno e eterogenee rispetto
all’esterno da renderle identificabili come entità unitarie e distinguibili.
A fare da sfondo a questo processo di rielaborazione del concetto di subcultura ci sono 2 concetti:
Distinzione = non è possibile pensare alle subculture come isolate dal contesto di appartenenza
società sempre più dinamica: le identità sono in costante transizione e le affiliazioni collettive sono
sempre parziali e temporanee sembra venire a mancare una cultura dominante coerente nei
confronti della quale una subcultura possa esprimere la sua resistenza.
Resistenza = è difficile pensare alle subculture come forme di resistenza nei confronti del modello
culturale dominante le subculture sono sempre meno legata a variabili quali l’età, la classe sociale
di appartenenza o l’etnia, che rappresentavano le principali forme di separazione destinata alla
resistenza.
BRAKE
Subcultura = soluzione a specifici problemi esistenziali (percepiti come problemi sia individuali che collettivi)
emersi dalla posizione individuale nella struttura socio-economica, grazie ad una ridefinizione delle identità
personali che copre il divario tra la posizione sociale reale e quella desiderata.
HODKINSON
Individua 4 indicatori di consistenza subculturale subcultura = fenomeno socio-culturale che presenta
queste 4 caratteristiche:
1. Distinzione coerente: è necessario un quadro di gusti e valori condivisi che distingua il gruppo
dagli altri (partendo dalla consapevolezza dell’esistenza di una differenziazione interna)
2. Identità: i membri devono avere la percezione di essere coinvolti in uno specifico gruppo
culturale e di condividere un sentimento di identità collettiva e di distinzione dagli outsider
3. Coinvolgimento: le subculture influenzano in modo estensivo la vita quotidiana dei loro
partecipanti
4. Autonomia: nei confronti del contesto del quale fanno parte (aldilà degli innegabili legami
con esso)
Cornice di riferimento (Cohen) quadro di norme, valori e credenze di riferimento che deriva dalle
esperienze soggettive e dalle interazioni sociali dei suoi membri, ma che nel tempo può apparire come
autonoma da esse. Una volta strutturata, la cornice può essere trasmessa e influire sui comportamenti e
atteggiamenti dei nuovi membri, senza però determinare completamente l’identità subculturale.
Attingono proprio dai prodotti dell’industria culturale per dare forma al proprio stile
Possono dare vita a propri circuiti commerciali: ad un’industria subculturale che genera capitale.
L’industria culturale è in grado di trasformare in merce qualsiasi subcultura è fortemente influenzata dalle
subculture quali fonte di innovazione. Se si considerano le subculture come forma di resistenza (come faceva
la scuola di Birmingham), tale riassorbimento è considerato come loro annichilimento. In questa nuove
prospettiva invece, emerge ila fatto che esse possano svilupparsi proprio attraverso questa loro
commercializzazione su larga scala, attraverso 2 i processi:
Defusione: processo attraverso il quale il potenziale sovversivo dello stile subculturale è depurato e
commercializzato attraverso la mercificazione delle forme subculturali smorza l’alterità della
subcultura
Diffusione: dispersione geografica e sociale dello stile subculturale dal nucleo originale di innovatori,
fino al pubblico di massa rafforza l’alterità della subcultura, amplificandone la portata.
Conseguenze:
Allentamento dei legami tra gli individui e le proprie subculture di riferimento rivendicazione di
libertà personale nei confronti del gruppo
Nascita di “subculture crossover” derivanti dall’intersezione tra subculture precedentemente
distinte “subculture liminali” = al loro interno non si trova necessariamente un definito senso di
solidarietà di gruppo MA può comunque essere consistente la percezione degli elementi di
comunanza, continuità e integrazione.
Post-modernità = passaggio identità di gruppo identità frammentata (nel quale anche le identificazioni
subculturali appaiono in crisi).
“Individualità distintiva” = propria degli appartenenti alle subculture che difendono la loro individualità
attraverso una distinzione dalla società, dalle altre subculture e dalla propria subcultura di riferimento
centrale è il “senso di autenticità” (soprattutto di fronte alla disponibilità di stili subculturali “pronti” forniti
dall’industria culturale).
Di conseguenza, il possesso di beni personalmente selezionati e la loro rarità ed esclusività rinforzano lo
status riconosciuto all’individuo. Inoltre gli stessi membri di una subcultura identificano al loro interno
cerchie differenti di appartenenze nelle quali l’elemento discriminante è il rapporto con lo stile distintivo.
Tipologie di distinzione:
Separazione tra colui che ha creato un proprio stile ex novo e colui che ha acquisito uno stile già
disponibile
Separazione tra chi ha adottato uno stile nel momento della sua maggiore visibilità e chi lo ha
adottato quando era sconosciuto.
Capitale subculturale (Thornton) beni e conoscenze sulla base dei quali la subcultura raggiunge 2 obiettivi:
Come esibiscono i membri di una subcultura il proprio capitale subculturale? Attraverso l’adozione degli
elementi costituenti uno stile e attraverso la conoscenza dei loro significati.
Nuovo stile
Stile = strumento essenziale attraverso il quale le subculture si distinguono dal contesto circostante e
attraverso il quale gli individui si riconoscono nelle subculture.
Alla base resta l’dea dell’appropriazione e della ri-significazione il nuovo stile subculturale è creato
appropriandosi di oggetti da un mercato di beni esistente e caricandoli di nuovi significati che vanno a creare
l’identità di gruppo e a promuovere un riconoscimento dei membri.
Subcultura acquisisce elementi della cultura di massa e li riutilizza trasformandone il significato (che non
è necessariamente antagonista nei confronti dei modelli culturali più diffusi, ma può essere combinato).
All’interno delle subculture possono svilupparsi circuiti di produzione di beni e merci subculturali (che
permettono di evitare il ricorso a merci dell’industria culturale) ruolo attivo da parte dei membri delle
subculture nell’elaborazione di materiali che consentono il mantenimento di uno stile condiviso.
N.B. = evitare l’idea che le subculture si esprimano necessariamente attraverso stili unitari, omogenei e
stabili, perché:
Gli individui tendono a sviluppare profili culturali personali trasversali stile personale = frammentato,
individualistico, trasversale e in continua evoluzione.
Elemento chiave scelta = apre 1) alla personalizzazione / 2) all’inautenticità.
Cos’è lo stile?
Post-modernità mette in crisi la stabilità di questo concetto.
Utilizzo dello stile = non necessariamente una forma di resistenza MA una forma di consumo cosciente.
Senso
Le subculture offrono materiale cognitivo a partire dal quale sviluppare una “carriera alternativa” (al di fuori
dei tratti ascritti) ridefinizione della propria identità e della propria situazione esistenziale (in un senso
differente da quello che è ascritto dalla scuola, dal lavoro, dalla classe) forniscono l’opportunità di fare
esperienza di una realtà sociale differente.
Obiettivo non la resistenza o lo sconto MA lo sganciamento dalla realtà quotidiana: una fuga temporanea
alla base della quale non vi è necessariamente una presa di distanza critica.
Seconda metà degli anni ’90 un quadro di autori comincia a sviluppare proposte concettuali alternative
rispetto alla categoria di subcultura.
IDIOCULTURA (Fine)
Un’idiocultura è un insieme di conoscenze, credenze, comportamenti e abitudini condivisi dei membri di un
gruppo a cui questi ultimi possono fare riferimento e di cui possono servirsi come fondamento per
l’interazione futura.
Nel momento in cui si costituisce un gruppo non esiste già un’idiocultura, e tuttavia il suo emergere può
cominciare proprio aa partire dalle prime interazioni all’interno del gruppo. Progressivamente questa diventa
autonoma da tale processo e si sviluppa semplicemente attraverso la condivisione di informazioni, opinioni,
regole ed esperienze.
TRIBÙ (Bennett)
Le tribù esprimono la propria identità di gruppo attraverso rituali condivisi e attraverso elementi di
distinzione dagli altri gruppi; conseguentemente l’appartenenza alla tribù rappresenterebbe anche uno
strumento di indipendenza e di difesa dall’omogeneizzazione crescente nella società. E tuttavia proprio
perché fondate sulle emozioni, le tribù restano anche collettività dai confini fluidi e sfumati. Ciò che di questo
modello è valorizzato è l’idea della tribù come forma sociale fluida, dispersa, priva di rigide forme
organizzative, che fa riferimento a uno stato mentale e che si esprime anzitutto attraverso l’apparire.
Nelle tribù l’elemento emotivo sostituisce quello strutturale come fattore di coesione collettiva: i legami sono
fragili ma anche oggetto di forte coinvolgimento emotivo.
SCENA (Irwing)
La scena è un contesto sociale in cui gli individui coinvolti possiedono una prospettiva condivisa senza però
richiamare gli elementi di subalternità e devianza evocati dal concetto di subcultura: nella società c’è un
pluralismo di scene, tanto da poter parlare di un vero e proprio pluralismo e relativismo culturale.
Per Irwin una scena si sviluppa attraverso le azioni sviluppate dagli individui dotati di coscienza di sé e della
propria situazione.
Proposta intermedia (tra le 2 della prima e della seconda parte) un quadro crescente di fenomeni possiede
caratteristiche intermedie a quelle che sono state identificate come peculiari di:
Fenomeni di massa: gli stili di vita
Fenomeni di nicchia: le subculture
*Il termine “lifestyle” (utilizzato dagli studiosi anglosassoni) si riferisce 1) ai profili di atteggiamenti e comportamenti
emergenti attraverso una segmentazione di popolazione / 2) ai profili condivisi da settori di popolazione più circoscritti
e individuati per distinzione da un profilo maggioritario o da profili alternativi. La scelta di adottare tale termine, anziché
la sua traduzione italiana, è per sottolineare la compresenza dei due approcci all’interno del modello.
Insieme di pratiche
Pratica = attività sociale considerata nel modo in cui viene abitualmente esercitata da una persona o da un
gruppo.
Elemento che la contraddistingue dalla semplice azione abitudine = modelli ricorrenti di azione,
socialmente appresi, messi in atto con minimo affidamento su risorse o impegni consapevoli azioni
caratterizzate da una certa ripetitività (che richiamano l’idea della routine, dell’abitudine, della tradizione)
dando per scontato modalità e significato dell’azione.
N.B. = il fatto che il lifestyle sia composto di pratiche non significa però che al suo interno non possano
emergere valori, atteggiamenti e sensibilità si tratta di elementi ausiliari e non necessari né sufficienti.
Lifestyle analisi:
Il significato assegnato alle singole pratiche = relazionale influenzato dal suo rapporto con le altre
pratiche che compongono il lifestyle
Il senso assegnato al complesso delle pratiche (lifestyle) = unitario l’individuo non si rapporta a
esso come ad un aggregato di pratiche distinte MA come a una forma di azione organica in cui le
singole pratiche acquistano senso proprio perché interpretate unitariamente
Si presenta come modello
Modello = profilo personale elaborato a partire dalla selezione di alcune tra le molteplici pratiche condivise
che compongono il lifestyle l’insieme delle pratiche condivise non è necessariamente sempre identico per
tutti gli individui che fanno riferimento al lifestyle.
N.B. = la condivisione delle pratiche è fondamentale l’individuo percepirà la propria appartenenza ad un
modello cui fanno riferimento anche altri (che lo riconosceranno).
Ipotesi sembra mancare un “nucleo” centrale di pratiche effettivamente condivise da tutti coloro i quali
fanno riferimento a un particolare lifestyle MA la condivisione di pratiche sembra essere sempre parziale.
Distintivo
Distintivo = processo attraverso il quale un individuo/una collettività affermano una differenza, un confine
tra sé e gli altri.
Lifestyle le pratiche che lo compongono vengono considerate da parte di coloro che le adottano:
A partire da Simmel e poi con Veblen e Bordieu processo di distinzione viene principalmente concepito in
senso verticale: all’interno di una rappresentazione stratificata delle differenze 1) le classi superiori sono
protagoniste nei processi di distinzione, in quanto costantemente alla ricerca di strumenti attraverso i quali
mostrare la propria superiorità / 2) le classi inferiori appaiono come inseguitori, nel tentativo di conquistare
la possibilità di assumere quelle pratiche distintive segno di superiorità. MA quando le classi inferiori
conseguiranno questo obiettivo il potere distintivo di tali pratiche svanirà e il processo ricomincerà
nuovamente.
Inoltre, il processo di distinzione può essere anche concepito in senso orizzontale: tra membri che occupano
posizioni simili nella stratificazione.
Noi necessaria condivisione delle pratiche che costituiscono il lifestyle da parte di una
collettività, intesa semplicemente come un insieme di individui (non come gruppo, associazione ed
organizzazione).
Non è detto che ci sia perfetta sovrapposizione tra la collettività che condivide tali pratiche e i confini
del “noi” che ciascun individuo percepisce.
Altri identificazione dei referenti dei processi di individuazione, identificazione e distinzione.
Gruppo di riferimento (Merton) per l’io coinvolto nel lifestyle in senso:
o Positivo (noi): collettività, che condivide le proprie pratiche, nei confronti delle quali
riconoscerci come simili identificarsi
o Negativo (altri): collettività, che adotta pratiche contrapposte alle proprie, da cui prendere
le distanze distinguersi
Elementi generativi
Elemento generativo = fattori e processi che possono costituire antecedenti (logici e temporali) necessari allo
sviluppo delle pratiche alla base dei lifestyles.
I seguenti 2 fattori NON possono essere considerati elementi generativi dei lifestyle:
↓
tali fattori possono però influire sul coinvolgimento di un individuo all’interno di un lifestyle
Lifestyle strumento analitico = chiave di lettura attraverso la quale delineare, descrivere e interpretare il
fenomeno “lifestyle”.
Necessario delineare:
Modello analitico = significato dell’analisi del lifestyle e passaggi attraverso i quali sviluppare tale
analisi
Processo metodologico = metodo attraverso il quale sviluppare tale analisi e tecniche di rilevazione
ed elaborazione delle informazioni.
COMPOSIZIONE
MODELLO ANALITICO
Se il lifestyle viene inteso come forma sociale, si tratta anzitutto di definire s quale livello analitico collocarne
le componenti. Le proposte sono state molteplici: tratti di personalità, valori, atteggiamenti, interessi,
opinioni, credenze, rappresentazioni, comportamenti, considerati all’interno di un solo “campo di vita”
(consumi, tempo libero, vita quotidiana ecc.). La prospettiva qui presentata definisce il lifestyle a partire dalla
condivisione di un particolare tipo di azioni sociali, le pratiche appunto. La questione iniziale da affrontare
nell’analisi di un lifestyle diventa allora l’individuazione delle pratiche fondamentali che lo compongono. Tale
processo risulta tuttavia problematico. Infatti, non è possibile pensare di prendere in considerazione
integralmente la molteplicità di pratiche messe in atto dagli individui. Inoltre, non è neanche possibile
pensare di considerare solo quelle pratiche che in modo più evidente si delineano come distintive o
significative. Infine, non sembra percorribile l’ipotesi di chiedere esplicitamente agli individui coinvolti quali
siano le pratiche fondamentali che compongono il proprio lifestyle di riferimento. Di fronte a tali difficoltà
sembra più proficuo un approccio di triangolazione tra profili differenziati: uno costituito dall’intersezione
tra le singole rappresentazioni che delle pratiche condivise forniscono gli individui ritenuti coinvolti nel
lifestyle; uno costituito dalle pratiche che il ricercatore ha identificato come distintive per quel lifestyle; uno
o più provenienti dalla rappresentazione che di tale insieme di pratiche distintive forniscono individui facenti
riferimento a forme sociali. Ma più in particolare al centro di tale approccio c’è l’individuazione di quel quadro
di pratiche essenziali in assenza delle quali il lifestyle stesso verrebbe meno: il quadro, cioè, di componenti
reciprocamente significanti più ristretto possibile e maggiormente condiviso tra gli individui presi in esame.
METODOLOGIA E TECNICHE
Il punto di partenza per l’analisi di un lifestyle può essere in molti casi la semplice individuazione di una pratica
cui si ipotizza questo sia collegato. Il primo passaggio del percorso di ricerca può essere quello
dell’individuazione di quella che si potrebbe definire “pratica di accesso”: una pratica che il ricercatore
ipotizza costituisca per una collettività una componente di un più ampio lifestyle. Identificata tale pratica, il
secondo passaggio consiste nella ricostruzione della rete di pratiche compresenti e interconnesse nell’agire
degli individui che si ipotizza siano coinvolti nel lifestyle. La ricostruzione di questa rete di pratiche potrà
avvenire attraverso tecniche di ricerca differenziate, tra le quali sembra che due possano rappresentare
quelle fondamentali: osservazione partecipante e intervista qualitativa. Nell’utilizzo di questi due strumenti
bisogna però tenere conto di una differenza fondamentale. Il quadro di pratiche emergente dall’osservazione
partecipante rappresenterà il risultato di un’operazione interpretativa del ricercatore sulla base di quanto
questi avrà potuto osservare dell’agire degli individui presi in considerazione. Il quadro di pratiche emergente
invece dalle interviste rappresenterà il risultato di un’operazione interpretativa operata dagli individui
intervistati, esposto per parte sua a un duplice rischio: che questi nascondano volontariamente alcuni
elementi invece rilevanti, e che più semplicemente non abbiano consapevolezza di altri elementi o della loro
rilevanza per la ricerca, e quindi trascurino di parlarne.
METODOLOGIA E TECNICHE
Il terzo passaggi del percorso di ricerca sarà relativo alla ricostruzione dei processi di generazione,
riproduzione e diffusione del lifestyle. La questione fondamentale sarà relativa all’intersezione tra percorsi
biografici personali ed evoluzione storica della forma sociale: ricostruendo i primi sarà possibile identificare
le principali modalità attraverso le quali il lifestyle viene adottato; ricostruendo la seconda sarà possibile
tracciare i confini del percorso attraverso il quale un quadro di pratiche individuali si è progressivamente
trasformato in una vera e propria forma sociale. Sul primo versante una tecnica di ricerca efficace sembra
essere l’intervista biografica, portando attenzione sull’identificazione di individui ed eventi che hanno influito
sull’avvicinamento degli intervistati alle pratiche che compongono il lifestyle. Sul secondo versante non sarà
sempre possibile arrivare a una ricostruzione vera e propria di come il lifestyle si è sviluppato. Tuttavia, nel
complesso le interviste qualitative a testimoni privilegiati potranno fornire importanti elementi da questo
punto di vista. Il quarto passaggio sarà relativo alla verifica della presenza del lifestyle, della sua diffusione,
all’interno di una particolare popolazione. Lo strumento fondamentale sarà in questo caso costituito dal
questionario a risposta chiusa.
SIGNIFICATO E SENSO
MODELLO ANALITICO
Affrontata la questione della composizione del lifestyle, si tratta di considerare i modelli interpretativi da
adottare nella sua analisi, sia per i significati delle pratiche sia per il suo senso unitario. Le prospettive emerse
dagli studi sembrano poter essere sintetizzate in due chiavi di lettura fondamentali. L’interpretazione di un
lifestyle può avvenire per un verso in riferimento alle specifiche sensibilità che possono esservi alla base, per
altro verso in riferimento ai processi di distinzione, identificazione e individuazione che sono a esso connessi.
Il senso del lifestyle, ma anche il significato delle pratiche che lo compongono, non si riduce comunque ai
processi di distinzione-identificazione-riconoscimento, mentre costituisce uno degli aspetti fondamentali
dell’analisi stessa. Ciò che non bisogna mai trascurare è la questione della distanza tra l’interpretazione
fornita dagli individui coinvolti nel lifestyle e l’interpretazione sviluppata dall’osservatore esterno.
METODOLOGIA E TECNICHE
Il quinto passaggio sarà costituito dalla ricostruzione dei significati assegnati da ciascun individuo coinvolto
nel lifestyle alle singole pratiche identificate dal ricercatore come sue componenti. E il sesto passaggio
riguarderà successivamente la ricostruzione del senso unitario assegnato da questi stessi individui al lifestyle
nel suo complesso. Per quanto riguarda gli strumenti da utilizzare, osservazione partecipante, interviste
qualitative e focus group sembrano essere i più adatti. L’osservazione partecipante permette al ricercatore
di sviluppare un proprio quadro di ipotesi in merito all’interpretazione delle singole pratiche così come del
lifestyle nel suo complesso. Le interviste qualitative con gli individui coinvolti nel lifestyle permettono di
raccogliere le interpretazioni che essi stessi danno di tali elementi, mentre le interviste con osservatori
privilegiati esterni saranno utili nella ricostruzione di senso e significato che gli altri vi assegnano.
I focus group consentono invece di sviluppare un confronto sia tra i quadri interpretativi dei diversi individui
coinvolti nel lifestyle sia tra questi e quelli invece degli osservatori esterni.
METODOLOGIA E TECNICHE
Il settimo passaggio del percorso di ricerca sarà costituito dalla ricostruzione del quadro cognitivo-valoriale e
della condizione socio-strutturale di ciascun individuo considerato. Si tratterà di ricostruire da un lato le
rappresentazioni e dall’altro lato i valori cui gli individui fanno riferimento. Dal punto di vista delle tecniche
utilizzate, invece, sembrano essere soprattutto l’intervista qualitativa e l’analisi documentale gli strumenti
più efficaci. Bisognerà però porre attenzione a distinguere tra i materiali derivanti da una produzione
spontanea degli attori e quelli invece prodotti in seguito agli stimoli forniti dal ricercatore, e parallelamente
tra i materiali prodotti per essere rivolti a un pubblico generico e quelli invece maggiormente orientati
all’interno delle proprie cerchie di riferimento. Per quanto concerne invece l’aspetto relativo alla condizione
socio-strutturale, ci sono tre principali piani di analisi da considerare: percorsi biografici, status individuale e
profilo delle reti sociali. Si tratterà di ricostruire la sequenza degli eventi che hanno favorito l’avvicinamento
dell’individuo al proprio lifestyle di riferimento, il quadro di risorse, di capitali e di modelli culturali che
possono aver influito su tale avvicinamento e infine le peculiarità che su questi stessi piani connotano le reti
sociali di questo individuo. L’analisi dovrà essere condotta prendendo in considerazione da un lato la
compresenza di un quadro di ricorrente di componenti tra i diversi individui considerati nella ricerca,
dall’altro l’antecedenza temporale di tale presenza rispetto all’adozione delle pratiche e alla loro
significazione. Da questo punto di vista l’intervista qualitativa, in particolare con approccio biografico, sembra
costituire lo strumento fondamentale.
METODOLOGIA E TECNICHE
L’ottavo passaggio del percorso di ricerca consisterà nell’identificazione delle diverse modalità di
coinvolgimento individuale all’interno del lifestyle e nella ricostruzione delle progressive cerchie di
partecipazione. Per l’analisi delle modalità e dei gradi di coinvolgimento, si tratterà di valutare la diffusione
di ciascuna pratica all’interno della collettività presa in considerazione e di rilevare il numero di pratiche
adottate da ciascun individuo. Però, non si tratta solo di considerare l’adozione delle pratiche, ma anche di
valutare le procedure di significazione. Parallelamente quindi si valuterà la capacità di ciascun individuo di
indicare il significato assegnato a ogni pratica e i legami attraverso i quali questa viene collegata con le altre.
L’osservazione partecipante e l’intervista qualitativa sembrano costituire i due strumenti fondamentali. In
merito invece al capitale di lifestyle posseduto dai singoli individui, e allo status che a essi viene riconosciuto
da parte degli altri individui coinvolti, saranno soprattutto interviste qualitative, rivolte a testimoni privilegiati
interni, e focus group a costituire fonti privilegiate di informazione. In riferimento alle due diverse modalità
di avvicinamento al lifestyle, sarà ancora l’intervista biografica lo strumento fondamentale.
METODOLOGIA E TECNICHE
Il nono e ultimo passaggio del percorso di ricerca riguarda l’analisi del contesto.
La questione fondamentale sarà costituita dalla selezione dei soggetti di riferimento, individuali e collettivi,
all’interno dell’insieme complessivo di quelli potenziali. Su un primo versante si tratterà di ricostruire il
quadro di tali soggetti, attraverso strumenti differenziati, che a fianco delle interviste qualitative potranno
vedere anzitutto analisi documentale e osservazione partecipante. Sul secondo versante si procederà nella
prospettiva di ricostruire l’immagine, la rappresentazione, che ciascun individuo ha sviluppato dei diversi
soggetti considerati, e del rapporto che ha instaurato nei loro confronti ciascuno individualmente e la
collettività riferentesi al lifestyle nel suo complesso. L’oggetto fondamentale al centro di questa parte di
ricerca sarà quindi la rappresentazione e, di conseguenza, lo strumento fondamentale saranno le interviste
di tipo qualitativo. Potrà inoltre essere utile la costruzione di focus group all’interno dei quali inserire individui
facenti riferimento alle differenti cerchie considerate. Attraverso l’intersezione dei differenti materiali
raccolti si dovrebbe così arrivare a ottenere un quadro sintetico delle rappresentazioni che gli individui
coinvolti nel lifestyle hanno sviluppato della scena in cui si muovono, degli altri individui, gruppi e lifestyles
di riferimento, del contesto socio-culturale e dell’immagine che i mass media forniscono di loro. Sarà inoltre
utile indagare le eventuali forme di interazione diretta tra gli individui coinvolti nel lifestyle e gli altri soggetti
di riferimento, sia nel caso tali forme si costituiscano come vere pratiche componenti il lifestyle, sia laddove
si configurino come differenti modalità di agire sociale.
Nella prospettiva di ampliare il modello analitico dei lifestyles, in questo capitolo si è ritenuto utile
approfondire elementi costitutivi e sviluppi potenziali richiamando un quadro di concetti e proposte che si
ritiene costituiscano spunti importanti per le future elaborazioni di tale modello, sebbene esterni allo studio
di stili di vita e subculture.
Gruppi di riferimento
Un primo elemento concettuale utile da approfondire è quello di “gruppo di riferimento”. Merton spiega il
meccanismo di identificazione/immessi e distinzione nei comportamenti individuali. Per un individuo, riferirsi
a un gruppo, anche se è distante dalla propria vita quotidiana, significa imitarne comportamenti, gusti,
atteggiamenti, nonché valori, o agire per distinzione da esso. Ovvero significa imitare o distinguersi da uno
stile di vita. Tutto ciò permette all’individuo sia di essere riconosciuto dal gruppo al quale si riferisce, sia di
indicare agli altri qual è il gruppo a cui si vuole appartenere. I gruppi di riferimento risultano tra i principali
agenti socio-culturali di influenza sui lifestyles. L’attenzione agli aspetti performativi tende a considerare i
meccanismi di scelta, sia pure condizionata, degli stili di vita. L’analisi dei gruppi di riferimento aiuta a capire
come avviene l’identificazione con determinati gruppi ai quali non si appartiene nella realtà e i conseguenti
lifestyles. L’interesse è rilevare che la situazione più generale dei gruppi di riferimento è quella in cui si agisce
in relazione all’azione degli altri. Tale interesse si basa sulla constatazione secondo cui gli individui agiscono
dentro un quadro sociale di riferimento fornito sia dai gruppi cui fanno parte sia da altri gruppi diverso dai
loro. Così il consumatore farà acquisti in funzione sia del gruppo di appartenenza sia di quello di riferimento;
e raramente i suoi acquisti e atteggiamenti saranno in contrasto con quelli dei suoi gruppi. Dei vari gruppi di
riferimento interessano qui i gruppi di riferimento di interazione. Sono i gruppi che rappresentano solo delle
condizioni per il comportamento dell’individuo e dei quali, seppure sprovvisti di alcun significato normativo,
l’individuo deve comunque tenere conto per il raggiungimento dei propri fini.
Città e metropoli
Wirth (1938) indica nell’urbanesimo uno stile di vita, sociale e psicologico, tipico della modernità. Nella sua
lettura, la città è “la più grande invenzione dell’uomo: un centro di forze intellettuali, un magazzino di cultura
e delle più diverse energie. Città e civiltà sono sinonimi”. Le indicazioni più significative per lo studio della
metropoli sono però quelle di Simmel. Egli afferma che è soprattutto la metropoli che produce oggetti,
comportamenti e costruzioni distintive più per funzioni estetiche e culturali che per funzioni economiche. È
il luogo privilegiato per la conservazione di tesori di arte, di cultura e di memoria. Perciò è naturale attendersi
che in essa i modi di comportamento si sviluppino secondo modalità più attive e mobili che altrove e che gli
stili di vita basati sul borgo o sulla classe sociale cedano il passo agli effetti più seducenti delle sperimentazioni
continue, favorite dal tempo libero. Le città si trasformano in centri di spettacolo e gioco, di immagini e di
segni, in cui ogni cosa viene trasformata in prodotto culturale per la vista. In alcuni casi la città intera diventa
uno “spazio stupefacente” per lo spettacolo e l’esplorazione turistica. La stilizzazione della vita quotidiana fa
si che anche gli oggetti di consumo, il kitsch e i comportamenti più quotidiani possano essere incorporati nel
mondo culturale dell’opera d’arte. Il tutto però avviene nell’eclettismo senza profondità e in quel “paradigma
estetico” che oggi molti indicano come peculiarità del postmoderno. Questi impulsi indeboliscono le forti
identificazioni con il proprio luogo di vita e le proprie tradizioni, poiché ognuno è in grado di attingere a
repertori più vasti di prodotti simbolici. Per questo è sempre più difficile dare un giudizio di classe basandosi
solo sul gusto e sullo stile di vita. In generale, nelle metropoli la stilizzazione della vita quotidiana si presenta
con tendenze peculiari. La prima tendenza si riferisce a quei gruppi che intendono cancellare i confini tra arte
e vita quotidiana. L’arte si può ritrovare ovunque e in qualsiasi cosa. L’uomo moderno si rende conto che,
nella cultura dei consumi, egli si presenta e parla di sé nel vestire, nella casa e nell’arredamento, nelle scelte
del tempo libero. In secondo luogo la stilizzazione della vita quotidiana continua la lunga tradizione di
intellettuali e artisti di far diventare la vita intera un’opera d’arte.
Riflessività
Nella società tradizionale gli stili di vita tendevano a persistere più a lungo delle loro finalità perseguite,
poiché la loro struttura era quella di strategie di azione per la vita dell’individuo e di repertori di risorse da
cui selezionare elementi diversi per la vita. Oggi tutto ci indica che i lifestyles si configurano come routine
personali per far fronte in forme creative alle diverse fasi della propria biografia, sia riproducendo in modo
non intenzionale modelli sociali codificati, sia reagendo e trasformandoli in relazione al contesto socio-
culturale. Essi si presentano, cioè, come forme sociali riflessive. La riflessività dei lifestyles è parte della più
generale riflessività, quale tratto tipico della modernità. È l’attuale mondo globale a essere un mondo di
individui e di interlocutori riflessivi, cioè capaci di guardare e capire la logica del loro comportamento e di
penetrare nel loro vissuto e intenzionalità. Riflessività sociale e vita personale sono termini sovrapponibili.
Erlebnis
Da Dilthey ricolleghiamo i concetti di “Erlebnis” e di “Erfahrung”. Nel filosofo si ritrova una delle prime
costruzioni tipologiche differenzianti di ciò che Weber chiama società tradizionale e società moderna.
Erfahrung è l’accumulazione delle esperienze, cioè l’esperienza oggettivata. È ciò che permane nel
movimento, “è un passato presente, i cui eventi sono stati conglobati e possono essere ricordati”. È un
processo in cui la memoria è attiva come facoltà di connettere i diversi vissuti in una continuità dotata di
senso. L’Erfahrung è possibile solo quando esiste un’esperienza accumulata, che aiuta l’individuo nel corso
della vita. Essa è una dote che si sedimenta lentamente e i cui portatori in passato erano per eccellenza gli
anziani. Quando questa esperienza viene schiacciata nel presente, perché il passato non insegna più nulla,
allora essa si rivolge all’Erlebnis, al senso singolare, alla consumazione dell’esperienza immediata. Erlebnis è
l’esperienza vissuta e immediata; è il contenuto puntuale della coscienza; è “essere in vita mentre una cosa
succede”. L’Erlebnis è sempre un fatto soggettivo; in esso non c’è alcuna memoria collettiva a cui l’individuo
si ricongiunga. È tipica delle generazioni dei giovani che si trovano a vivere in situazioni in cui i contenuti della
cultura disponibile sono costantemente resi privi di significato dal mutamento. Questa contemporanea è la
società dell’Erlebnis. Ne è conferma, come scrive Simmel, anche la nostalgia che essa ha del suo opposto:
l’Erfahrung. L’inclinazione dell’uomo moderno a circondarsi di oggetti e simboli antichi è interpretata da
Simmel quale profondo bisogno di dare alla vita esasperatamente individuale un completamento e una
conformità a una legge. Le biografie dell’Erlebnis sono biografie che non seguono meccanicamente tradizioni
e abitudini, ma adottano di volta in volta comportamenti che si compongono in un lifestyle che, per chi lo
adotta, è unitario e individualizzato, anche se all’apparenza risulta solo un assemblaggio di merci, vestiti,
pratiche, esperienze, simboli e attitudini fisiche. Il lifestyle quale Erlebnis è la ricerca di farsi su misura un
proprio modo di vivere.