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Parte prima – I LIFESTYLE DAGLI STILI DI VITA

Stile di vita  fa riferimento allo stile : qualcosa di condiviso da un insieme di referenti che mostra una
similarità tra loro.
Al tempo stesso però esso mostra anche le differenze:
 Tra referenti che condividono la similarità, che altrimenti sarebbe uguaglianza
 Dagli esterni

Stile di vita  si riferisce ad un insieme di similarità e differenze che accomunano e distinguono diversi
soggetti a cui ci si riferisce

Cap. 1 – STILI DI VITA E POSIZIONE SOCIALE

Radici storiche del concetto  sociologia

Circa dal 1890  si inizia a parlare di teoria e ricerca sugli stili di vita
Questo primo approccio considerava gli stili di vita come un’espressione della stratificazione sociale : della
posizione sociale (standing) di un soggetto.

Stile di vita = variabile dipendente dello standing di un soggetto

Indicatori = occupazione, istruzione, reddito, disponibilità di beni

Le principali teorie sviluppate in questa prospettiva sono quelle di : Veblen, Weber, Simmel e Bourdieu.

1) VEBLEN
Parte da una critica all’economia classica in quanto non tiene sufficientemente conto del contesto sociale e
della variabile storica e culturale dei modelli economici. Infatti gli individui non sono semplici calcolatori di
costi e benefici, anzi sono influenzati dalle loro esperienze acquisite e dal contesto socio-culturale in cui
agiscono.
Gli “schemi di pensiero” riflettono gli “schemi di vita”  si elaborano abiti mentali diversificati in base a:
- il modello produttivo preponderante all’interno della società
- ai ruoli occupazionali ricoperti dagli individui

sono variabili storicamente e contestualmente

La competizione connota le vicende umane : gli individui valutano se stessi attraverso il confronto con gli
altri  sono costretti a tentare costantemente di mostrarsi superiori agli altri  la stima altrui è desiderata
da tutti  è oggetto di competizione perché non tutti possono raggiungere una status elevato

Società occidentale contemporanea : l’organizzazione è definita dalla proprietà privata, alla base della
quale c’è l’istinto di emulazione e l’esigenza di distinzione antagonistica (non la necessità di procurarsi i
mezzi di sussistenza, che può valere solo nelle fasi iniziali).
Soprattutto nei contesti sociali in cui le separazioni di classe sono permeabili e le appartenenze mobili, i
membri di ogni strato sociale, allo scopo di apparire economicamente potente, è spinto ad una emulazione
competitiva  prende come proprio ideale lo schema di vita dello stato immediatamente superiore.
Al vertice della struttura sociale si trova la classe agiata : i suoi modi di vivere e i suoi criteri di valutazione
vengono adottati come canone dalle classi inferiori.

Ma come mettere in evidenza la propria ricchezza e la propria potenza allo scopo di guadagnare la stima
altrui e quindi una buona reputazione? Attraverso:
- CONSUMO VISTOSO = l’ostentazione di quanto dimostra un alto livello di vita e una potenza finanziaria
- attenzione non solo la quantità di beni ma anche la qualità
- gusti raffinati, buone maniere e buona educazione, in quanto richiedono tempo e spesa per essere
acquisita e dunque può essere raggiunta solo da chi non ha bisogno di lavorare per vivere.

2) WEBER
È il primo a utilizzare il concetto di “stile di vita” come forma sociale attraverso cui si esprime il prestigio di
un ceto sociale.
Lo stile di vita è condizionato sia dalla classe sociale, che dall’agire dell’individuo  stratifica i ceti al loro
interno.
I ceti si formano all’interno delle classi sociali.

CETI/CLASSI
(p. 28)

 CLASSI: si suddividono in base alla relazione con la produzione e il possesso di beni (ordinamento
economico: connesse all’interesse economico)
 CETI: si suddividono secondo i consumi e le condotte di vita, sviluppano specifici stili di vita
(ordinamento sociale: connessi alla valutazione sociale)

In questa visione:

 Stile di vita  manifestazione della differenziazione sociale anche all’interno della stessa classe
sociale
 Classi  gruppi di status con alta mobilità individuale

STATUS = corrisponde a uno stile di vita assunto e condiviso entro un gruppo sociale
GRUPPO DI STATUS = socialmente riconosciuto poiché il proprio stile di vita ne definisce i confini e il valore
(onore) verso l’esterno

Le società organizzate in ceti seguono regole di condotta più individuali. I ceti sono gruppi delimitati e
differenziati verso l’esterno che richiedono a chi ne fa parte una particolare “condotta di vita” che renda
visibile l’appartenenza a tale cerchia ristretta.
La situazione di ceto si fonda su 2 parametri:

1. Lo stile di vita
si basa sull’educazione formale e sul possesso delle forme di vita corrispondenti
2. Il prestigio
deriva dalla nascita o dalla professione svolta

 Società tradizionali: lo status degli individui era rilevato dalle interazioni dirette tra membri di uno
stesso status che godevano o meno di privilegi ascritti
 Società complesse: lo status e i ceti si riconoscono attraverso i consumi e gli stili di vita (abitazione,
abbigliamento, consumi, uso del tempo libero, cura del corpo, modo di parlare).

Status e stili di vita possono cambiare indipendentemente dalla classe di appartenenza in quanto per Weber
l’importante non è la quantità di beni consumata, ma il modo in cui essi vengono consumati. Gli stili di vita
possono costituirsi anche sulla base di fattori che tagliano trasversalmente le differenze di classe, come le
affiliazioni culturali, estetiche, religiose, politiche e così via (si evince che l’elemento culturale gioca un ruolo
fondamentale nella analisi di Weber).
Quindi, le divisioni nella società emergono non solo dalle classi, ma anche dagli status (i quali possono
rappresentare due sistemi indipendenti di classificazione). I gruppi di status, infatti, sono definiti al loro
esterno da un conflitto costante per i mezzi di produzione simbolica attraverso i quali costruiscono la loro
realtà. Al conflitto di classe quindi si sviluppa parallelamente il conflitto dei gruppi di status che cercano di
mantenere il proprio stile di vita.

3) SIMMEL
Il suo studio sullo stile di vita si basa su questo principio: l’esistenza pratica dell’umanità si consuma nella
lotta tra l’individualità e l’universalità = individuale / sociale

Lo stile di vita risponde a 2 esigenze:

 Egoistica: mette in evidenza l’individuo, aumentando il suo sé a spese di altri (essere-per-sé);


 Altruistica: la soddisfazione che procura è destinata agli altri (essere-per-altri).
Es: ornamento = un gesto che serve esclusivamente a mettere in evidenza il suo portatore,
raggiunge tale obiettivo esclusivamente offrendo uno spettacolo agli occhi degli altri.

La differenziazione e l’individualizzazione sono processi sociali attraverso i quali le parti di una collettività
acquistano identità distinte (in quanto a cultura, funzioni, attività, potere e aspettative).
Questi processi sono ben rilevabili nelle trasformazioni dei gruppi definiti “cerchie sociali”.

Analisi del rapporto tra:


- estensione delle cerchie sociali
- sviluppo dell’individualità

> cerchia sociale > sviluppo individualità


(> ristrettezza cerchia < libertà individuale)
(> differenziazione esterna cerchia < differenziazione interna membri)

Lo stile di vita ha quindi 2 funzioni:

 Caratterizza l’unitarietà di una cerchia ab intra,


 Differenzia una cerchia dalle altre ad extra.

Es: quaccheri = molto liberi e individuali in ciò che è comune, poco liberi e individuali in ciò che è
individuale.

Società contemporanee: è disponibile una grande quantità di stili di vita che fanno parte di un mercato degli
stili di vita  ognuno di essi diventa oggettivo cioè indipendente da una sua propria e specifica dimensione
cognitivo-valoriale, poiché chi lo adotta ne vuole fare un uso proprio, autonomo e identitario, attribuendogli
significati e valori personali.

L’oggettivazione dello stile di vita avviene attraverso il denaro: mezzo per acquisire stili di vita. Con il
denaro si avvia un processo di “estremizzazione dell’oggettivazione” derivante dalla riduzione di ogni cosa a
mera quantità. Il concetto di oggettivizzazione richiama il “feticismo delle merci” di Marx: i beni materiali
assumono una rilevanza simbolica e sono segno di rapporti sociali, trasformando anche i comportamenti e
le mode (all’interno dei quali Simmel individua il dissidio tra uniformità sociale e differenziazione
individuale).

Questi problemi possono essere superati solo con processi di differenziazione negli stili di vita (che
segnano differenze tra individui e gruppi). Lo stile di vita di una comunità, infatti, dipende dal rapporto tra la
cultura oggettiva e la cultura dei soggetti.

 Cultura oggettiva: quella ormai fissata e incorporata nelle opere dell’uomo  esiste
indipendentemente dalla vita di chi l’ha prodotta;
 Cultura soggettiva: quella prodotta dagli individui nelle loro esperienze e nel lavoro quotidiano.

Le due sono strettamente interdipendenti:

 non vi può essere cultura soggettiva senza cultura oggettiva (un individuo colto fa sua la cultura
oggettiva)

MA

 la cultura oggettiva può essere parzialmente indipendente da quella soggettiva (alcuni individui
possono non fare propria la cultura oggettiva, soprattutto in periodo di complessità sociale e di
forte divisione del lavoro)

In particolare, essendo enorme l’incremento della cultura oggettiva, la cultura soggettiva è impossibilitata a
crescere allo stesso modo  separazione crescente tra produzione culturale oggettiva e livello culturale
degli individui. In questa separazione risiede la condizione peculiare di disagio dell’individuo
contemporaneo, il quale si trova circondato sempre di più da cose che non riesce a dominare
autonomamente.

Ciò scaturisce nella frammentazione degli stili di vita = l’individuo si allontana da se stesso, dalla propria
individualità, per accumulare contenuti culturali oggettivi.
La prevalenza di cultura oggettiva e la conseguente mancanza di stile, è compensata dalla stilizzazione
dell’interiorità con cui gli individui tendono ad esprimere la loro soggettività.
Es: l’individuo blasé = individuo alla ricerca della costruzione della propria identità sociale che si muove
all’interno della metropoli; fragile perché sottoposto ad una pluralità di stimoli; rincorre lo stile di vita e
conosce la sovreccitazione disorientante delle mode e dei consumi; subisce l’imposizione della venalità
delle cose e di rapporti spersonalizzati.

MODA = istituzione sociale


La moda è rappresentata da consumi che rendono oggettivo lo stile di vita: abbigliamento, oggetti d’uso,
abitazione.

Stili di vita e moda sono equivalenti funzionali  svolgono entrambi 2 funzioni:

 Coesione sociale: tendenza all’imitazione che rassicura l’individuo di non essere solo

 Separazione individuale: distinzione individuale dalla generalità

La moda segna inclusione/distinzione a livello individuale (come strumento di identità) non di ceto (come
sosteneva Weber).

La moda agisce a livello:


 Verticale (tra soggetti appartenenti a livelli sociali diversi) : EMULAZIONE, da parte delle classi
inferiori, dello stile di vita di coloro che appartengono ad una classe sociale più elevata  moda
come codice di distinzione
 Orizzontale (tra pari) : IMITAZIONE E CONFORMAZIONE come strumento di accettazione e
inclusione tra individui collocati a livelli sociali omogenei  moda come codice di appartenenza

Inoltre, quanto più due classi sociali sono vicine, tanto più la classe inferiore sarà portata all’emulazione e
quella superiore alla ricerca di una nuova moda.

Il rapporto tra individui e stile di vita si dissolve a causa della forte differenziazione degli stili di vita:
 Società tradizionale  uno stile : si costruivano attorno ad una cultura comune
 Società moderna  più stili : frammentazione che porta alla relativizzazione degli stili di vita

Per Simmel la forte dipendenza delle donne dalla moda e dal costume, dipende dalla debolezza della loro
posizione sociale, a causa della quale sono spinte verso ciò che è generalmente validato e approvato  il
debole evita l’individualizzazione, il basarsi solo su se stessi.
Di conseguenza, più una società è debole, più numerose si susseguiranno le mode, dettate da un bisogno si
accettazione.
Secondo Simmel si crea un circolo: la moda cambia rapidamente, quindi gli oggetti devono diventare
economici, ma più diventano economici e più i consumatori costringono i produttori a un rapido
cambiamento della moda.

4) BOURDIEU
È il padre del costruttivismo strutturalista.
Propone un modello teorico generale basato sull’osservazione di 2 elementi:

 La vita oggettiva  le strutture


 La vita soggettiva  gli individui

Il suo modello teorico vuole distaccarsi da:

 Oggettivismo  strutture sociali come entità autonome che si impongono sugli individui senza
tenere conto della loro esperienza
 Soggettivismo  individui come entità autonome che non tengono conto dei condizionamenti
materiali che limitano il loro agire.

Infatti, secondo Bourdieu, le azioni degli individui dipendono da:

 Determinanti esterne : rapporti di forza, costrizioni della vita  CAMPO = strutture sociali
 Costruzioni soggettive: credenze, aspettative, emozioni, interessi  HABITUS = schemi di
percezione, pensiero e azione

Di conseguenza, supera la dialettica individuo/struttura e micro/macro  il mondo mi comprende ma io lo


comprendo poiché esso mi comprende (Pascal)

I fatti sociali sono costituiti da 2 livelli:


1. Oggettività di primo ordine : formata dalla distribuzione di risorse materiali  STRUTTURALISTA
2. Oggettività di secondo ordine : formata da schemi mentali che funzionano come matrice simbolica
delle attività, dei pensieri, dei giudizi degli individui sociali  COSTRUTTIVISTA

Da qui deriva il suo “COSTRUTTIVISMO STRUTTURALISTA” :


 STRUTTURALISMO : nel mondo sociale ci sono delle strutture oggettive indipendenti dalla coscienza
e dalla volontà degli individui sociali, capaci di orientare le loro pratiche e rappresentazioni.
 COSTRUTTIVISMO : la società è costantemente costruita dagli individui attraverso le loro pratiche
della vita quotidiana, mediante habitus (schemi di percezione) e campi (strutture sociali).

HABITUS
Insieme di attitudini che differenziano i gruppi sociali : gusti, pratiche sociali e stili di vita.
Comprende disposizioni inconsce che influenzano i gusti e le pratiche culturali (arte, cibo, vacanze, hobby) e
anche il corpo (atteggiamenti, modi di porsi).
Si tratta dunque di un meccanismo strutturante che agisce dal di dentro degli individui MA che però non è
strettamente individuale:

 Risponde alle sollecitazioni del campo  è prodotto dall’interiorizzazione delle strutture esterne
 Concorre a determinare il campo  determina ciò che lo determina

Essendo 1) prodotto da effetti sociali // 2) produttore di pratiche  GRAMMATICA GENERATIVA DELLE


PRATICHE = agisce secondo una serie di sensi (pratico, comune, del gioco, dei limiti, del posto,
dell’investimento)

Bourdieu introduce la distinzione tra:

 Opus operatum = insieme dei comportamenti e delle pratiche degli individui


 Modus operandi = logica che li genera

 Gli stili di vita sono prodotti sistematici degli habitus = funzionano come sistemi di segni forniti di una
qualifica sociale.

“La distinzione. Critica sociale del gusto”

GUSTO = giudizio : capacità di giudicare valori estetici secondo dei criteri (regole condivise che definiscono
la qualità di qualcosa, che non vengono dalla nostra interiorità ma vengono assimilati dall’esterno)

Il gusto genera gli stili di vita (i quali a loro volta dipendono da criteri condivisi esterni indotti dalla società)

La distinzione tra gusti estetici è elemento costitutivo dalla distinzione di classe

I gusti sono legati a 2 ordini di fattori:

 Status economico : reddito per soddisfare i bisogni di ordine primario


 Status socio-culturale : condizione sociale, capitale culturale trasmesso dai genitori e capitale
scolastico

Quindi, non essendo derivati solo dal reddito, i gusti non sono dei semplici demarcatori di classe MA sono
dei rilevatori degli stili di vita.

Bourdieu individua 3 universi del gusto (che corrispondono a 3 livelli scolastici e 3 classi sociali):

1. Gusto legittimo*  alta scolarizzazione : per le opere che vengono considerate come le più alte
espressioni dell’arte

*legittimo = stabiliscono ciò che è o non è legittimo per essere parte della classe

2. Gusto medio  classi medie / intellettuali delle classi dominanti : per le espressioni minori delle arti
maggiori e per le espressioni maggiori delle arti minori
3. Gusto popolare  bassa scolarizzazione : per tutto ciò che non ha la pretesa artistica (ma solo
utilità)

La teoria sul gusto di Bourdieu richiama la concezione della diffusione verticale di Veblen: i gusti della classe
dominante si impongono come un codice a tutto il resto della società.
Il gusto è una cultura di classe trasformatasi in natura, cioè incorporata.

Bourdieu analizza 3 forme di capitale: sociale, economico e culturale.


CAPITALE CULTURALE  è composto da studi, conoscenze artistico-letterarie, buone maniere. Si trasmette
nell’ambito della famiglia fin dalla nascita e per tutto il periodo di socializzazione e formazione. Si tratta di
un insieme di competenze e gusti culturali che determina la distinzione sociale (ancor più che i fattori
economici). La rilevanza del capitale culturale, inoltre, è favorita dalla categoria degli “esperti dei bisogni”
(personal trainers, pubblicitari, stilisti), i quali, offrendo beni e servizi destinati al consumo, contribuiscono a
creare nuovi gusti culturali e stili di vita.
Gli individui di conseguenza, non essendo più imbrigliati nelle loro appartenenze di classe, seguono le
pulsioni del confronto con gli altri.

Sociologia delle “pratiche sociali”


Bourdieu parte da 2 posizioni:

 Individuo che riflette razionalmente sulle sue azioni;


 Individuo che agisce per immediatezza, seguendo una logica “che non è quella della logica”, ma è
una logica pratica.

Questo “senso pratico” fa parte dell’habitus e si esercita solo a fronte di problemi pratici, permettendo di
economizzare riflessioni ed energie.
Si colloca nel rapporto tra campo e habitus: la pratica consegue all’habitus perché è questo ad orientare le
pratiche (anche se a livello inconscio) MA a sua volta contribuisce a costruire l’habitus, sviluppandolo e
trasformandolo.
L’habitus quindi non è solo composto da strutture inconsce MA comprende elementi di conoscenza del
mondo. L’originalità del costruttivismo strutturalista di Bourdieu sta nel fatto che gli individui non seguono
passivamente regole invarianti MA utilizzano le regole dell’habitus come principi di orientamento delle loro
pratiche sociali.
Le pratiche sociali sono il prodotto di un incontro di 3 elementi in rapporto tra di loro:

1) Campo
2) Capitale
3) Habitus

Ogni pratica è il trasferimento degli stessi schemi di azione da un campo all’altro  l’habitus è il fattore che
le riproduce.

All’interno di questo rapporto tra strutture sociali, habitus e pratiche sociali si pone il concetto di
“riproduzione sociale” con riferimento all’ordine sociale e al cambiamento sociale. Il pensiero di Bourdieu in
merito a ciò si può dividere in 2 periodi:

 Influenza dello strutturalismo : gli individui e le loro pratiche sono riflessi delle strutture
 Messa in discussione dello strutturalismo : introduce il concetto di habitus e la dimensione del
tempo.

Modello:
strutture sociali  habitus  pratiche sociali riproduzione delle strutture sociali

In questo modello le strutture sociali non si riproducono automaticamente e deterministicamente MA si


riproducono attraverso l’habitus, il quale essendo prodotto dalle strutture, mette in grado gli individui
sociali di compiere pratiche sociali adatte alle strutture MA non dipendenti direttamente da queste. Per
quanto riguarda la dimensione del tempo, avendo le società una loro storia, l’habitus può essere adatto o
meno alle circostanze storiche, le quali a loro volta influenzano le pratiche sociali.

ISTERESI  le pratiche sociali si riproducono per effetto di isteresi:

 Quando continuano a riprodursi anche in situazioni differenti da quelle che le hanno prodotte
 Quando l’habitus influenza le pratiche sociali anche quando le condizioni che hanno prodotto
l’habitus non ci sono più.

Cap. 2 – STILI DI VITA E PENSIERO

Circa dal 1920  diffusione in CAMPO PSICOLOGICO del concetto di stile di vita

La prospettiva psicologica prevede una segmentazione della popolazione di riferimento attraverso la quale
identificare un quadro diversificato di profili di pensiero.
Le componenti dello stile di vita alle quali viene assegnata maggiore rilevanza sono: personalità, valori,
atteggiamenti, interessi ed opinioni.

PERSONALITÀ
Stile di vita = stile di personalità  una categoria di carattere e di personalità fondamentale e durevole,
tralasciando comportamenti, condizioni di vita, atteggiamenti e opinioni

Oggetto di studio : individuo nella sua personalità originale.

 ADLER inaugura l’approccio psicologico


Stile di vita = obiettivi che si pone l’individuo + metodi per conseguirli  quadro unitario di comportamenti
e abitudini attraverso il quale l’individuo affronta i propri problemi e lotta per la superiorità.
Ciascun individuo sviluppa una propria visione del mondo nei primi 4/5 anni di vita  stile di vita = set di
valori e principi guida che contribuiscono a formare questa visione.
Individuo : attore (più che reattore) che compie azioni soggettivamente determinate  stile di vita =
l’impronta inimitabile di ognuno.

 KELLY si fa risalire anche a lui il concetto di stile di vita


Teoria dei costrutti personali : gli individui sviluppano un sistema di costrutti, cioè di criteri, rispetto al quale
tutte le azioni sono giudicate e valutate  questo processo contribuisce allo sviluppo individuale di un
coerente stile di vita.
Stile di vita = sistema risultante dall’unione di più sotto-sistemi elaborati a partire da costruzioni personali.

 ANSBACHER

Lo stile di vita può essere utilizzato secondo 3 modalità:


1. Riferendosi ad un individuo

2. Riferendosi ad un gruppo di individui in relazione reciproca stabile

3. Riferendosi ad una classe/categoria di individui che condividono la proprietà in comune che li


definisce

Prospettiva individuale  lo stile di vita è autonomo e rappresenta il più avanzato livello di organizzazione
di una personalità: è un quadro di assunti che va a sviluppare un proprio caratteristico modus operandi (stile
di vita) che lo distingue da tutti gli altri e che caratterizza ogni sua azione e pensiero.
Prospettiva collettiva  lo stile di vita si riferisce agli aspetti cognitivi e comportamentali di un gruppo
relativamente duraturo in cui i membri sono in interazione reciproca.

VALORI
Valori = principi guida nelle esistenze individuali
Individuo : introietta una norma ideale proveniente dall’esterno  stile di vita non è più espressione della
personalità individuale MA un processo di socializzazione in base al quale l’individuo aderisce ad un sistema
di norme e valori collettivi e quindi si integra nel gruppo di riferimento  meccanismo adattivo

 ROKEACH : primo ad adottare questo approccio

3 modi di intendere il valore:

1) Ciò che si preferisce

2) Ciò che deve essere preferito

3) Ciò che al tempo stesso è desiderato e desiderabile

In un sistema gerarchico di importanza troviamo:

 Atteggiamenti: molteplici

 Valori: il nucleo solido e resistente al mutamento

Tipi di valori:

 Strumentali : quando si riferiscono a modi di agire

 Terminali : quando si riferiscono a uno scopo dell’esistenza (individuale o collettivo)



La loro combinazione cambia a seconda delle condizioni economiche e sociali dei soggetti  determina i
sistemi di valore individuali.

Rokeach basa il suo studio su 5 postulati:

1) Il numero totale di valori di ciascun individuo è circoscritto

2) Ogni individuo possiede gli stessi valori in gradi differenti

3) I valori sono organizzati in sistemi


4) Gli antecedenti dei valori provengono dalla cultura, dalla società, dalle istituzioni, dalla personalità

5) Le conseguenze dei valori si manifestano in tutti i fenomeni studiati dalle scienze sociali.

 VALS (Values and Lifestyles)


Mitchell porta avanti la ricerca VALS prendendo spunto dalle analisi di Maslow.
L’assunto di queste analisi è che tra le molteplici motivazioni che guidano le azioni degli individui, ce n’è
sempre una che prevale sulle altre.
Le molteplici motivazioni sono raccolte in 7 tipi di bisogni (dal + al - importante):
1) Fisiologici
2) Sicurezza
3) Amore-appartenenza
4) Stima
5) Conoscenza
6) Soddisfazione estetica
7) Auto-realizzazione
La prevalenza della motivazione si manifesta dall’alto al basso: soddisfatto un livello di bisogni, è il
successivo a guidare l’azione dell’individuo.

Mitchell  dopo aver soddisfatto i primi 2 livelli di bisogni (fisiologici e di sicurezza), gli individui possono
scegliere tra 2 percorsi (arrivando comunque all’ultimo livello comune dell’autorealizzazione):

 Uno più eterodiretto

 Uno più autodiretto

A seconda del percorso scelto e del livello di avanzamento è possibile individuare diversi stili di vita, distinti
sul piano dei valori.

VALS 2  la segmentazione della popolazione deriva dall’incrocio tra:

 La quantità di risorse disponibili all’individuo su diversi livelli (educazione, reddito, intelligenza,


salute)

 La disponibilità degli individui a essere guidati dai principi, dallo status sociale o dall’azione

ATTEGGIAMENTI / INTERESSI / OPINIONI (AIO)


L’approccio AIO trascura la personalità individuale subcosciente e si concentra sugli elementi psicologici
coscienti e razionali: un insieme di prese di posizione che definiscono le tendenze mentali di un individuo.
L’AIO introduce il concetto di corrente socio-culturale, ovvero un fascio di opinioni e atteggiamenti
convergenti nella stessa direzione, di cui viene studiata l’evoluzione nel tempo. In tale approccio dinamico di
studio degli stili di vita, il sociale predomina sulle variabili individuali.

 YANKELOVICH apre tale percorso


Si concentra sull’analisi dei processi di cambiamento: cerca di ricostruire il contesto socio-culturale che
influenza il comportamento di consumo e la sua evoluzione nel tempo.
Egli osserva le “tendenze di cambiamento” (social trends): l’evoluzione dei valori, degli atteggiamenti e delle
opinioni e ricerca il fattore che li influenzano. Indentifica, dunque, un quadro di valori socio-culturali
maggiormente condivisi che, organizzati in macro-categorie, vengono presentati come indicatori chiave per
la comprensione dei mutamenti culturali. Considera congiuntamente pensieri (valori, atteggiamenti e
opinioni) e azioni, in un quadro generale che tiene conto dei mutamenti economici, sociali e tecnologici.
Yankelovich conclude che è impossibile individuare una tipologia di stili di vita generale e stabile del tempo.
È possibile solo individuare tipologie di potenziali consumatori definite in uno specifico momento e per uno
specifico prodotto.

Gli studi psicografici sono percorsi di analisi degli stili di vita orientati sulle variabili di personalità 
obiettivo: esame dei tratti di personalità associati a differenti tipi di comportamento di acquisto, nell’ipotesi
di un’influenza del primo livello sul secondo.

 DE VULPIAN sviluppa la sua ricerca in questa direzione


Analizza il cambiamento socio-culturale a partire dalle “correnti socio-culturali”.
Considera una serie di variabili relative a valori, opinioni e atteggiamenti, dalle quali emergono queste
“correnti”  attraverso queste si possono rilevare le diverse sensibilità individuali sulla base delle quali
segmentare la popolazione.

 CATHELAT

Considera 3 tipi di variabili:

1) Socio-demografiche

2) Stili sociali (comportamenti)

3) Flussi culturali bipolari (sintesi di atteggiamenti e valori)

 Gli stili di vita risultano dalla combinazione di queste 3 variabili.


L’analisi del cambiamento socio-culturale è condotta osservando l’evoluzione degli atteggiamenti della
popolazione nei confronti di un set di valori segmentati in “mentalità” (categorie socio-culturali +
comportamenti): i segmenti sono i “socio-stili”.
Stili di vita = processo dinamico attraverso il quale gli individui socializzano e si sottomettono agli stereotipi
e ai valori sociali MA soprattutto sono un elemento di interpretazione della dialettica dell’uomo tra
individuo e soggetto sociale e delle sue motivazioni e condotte  questo studio cerca di tenere insieme
l’aspetto individuale e l’aspetto sociale dell’attore.

Si sviluppa attraverso 5 strumenti:

1) Topografia di zone climatiche per identificare le popolazioni: strumento di segmentazione socio-


culturale che classifica gli individui in base a “mentalità” e “socio-stili”.

Mentalità = corrispondono a settori della popolazione definiti da comuni condizioni di vita e sistema
di norme e valori (famiglie di socio-stili)
Socio-stili = concreti modi di vita e di pensiero che associa condizioni di vita, modelli di
comportamento, valori, abitudini e motivazioni e che manifestano la differenziazione individuale
2) Rosa dei venti socio-culturali per individuare i flussi culturali: strumento di misurazione
dell’evoluzione di valori e idee e delle dinamiche sociali.
Flusso culturale = corrente che influenza la società per un determinato periodo di tempo andando a
modificare il sistema dei valori della cultura complessiva e contrastano con i desideri individuali.
3) Carta di geografia sociale: strumento di mappatura dei rapporti reciproci tra famiglie di stili di vita
secondo i flussi culturali che le muovono: mostra la dispersione dei socio-stili sotto l’influenza dei
flussi culturali.
4) Bussola culturale: strumento di identificazione i punti cardinali della società, cioè i valori e i modelli
di vita più diffusi.

5) Prospettive di scenario: strumento di analisi delle dinamiche attuali, a partire dalla quale tracciare
ipotesi sulle evoluzioni future.

Obiettivo  all’interno di una società, rilevare:

 Un numero finito di profili di mentalità e comportamenti attraverso i quali sviluppare una tipologia
della popolazione organizzata su una carta

 Le principali correnti socio-culturali esistenti

Il sistema dei socio-stili offre un sistema di classificazione che tiene conto di variabili:

 Psicologiche (motivazioni)

 Socio-oggettive (condizioni di vita)

 Psico-sociali opinioni e comportamenti)

Socio-stile = modo in cui la personalità si adatta all’ambiente sociale  obiettivo = non è l’analisi della
personalità MA è l’analisi delle modalità di socializzazione degli individui all’interno dei gruppi.

Cap. 3 – STILI DI VITA E AGIRE

Anni ’60  il PIANO DELL’AGIRE è posto al centro dell’analisi sugli stili di vita

3 filoni di analisi:

 Consumi: indicatori e risultati di profili culturali, cioè stili di vita

 Vita quotidiana

 Azioni
CONSUMI
I consumi sono considerati come una delle variabili principali sin dai primi studi sui lifestyles: possono
rappresentare un dato fondamentale a partire dal quale definire gli stili di vita. La loro importanza ha
progressivamente dato luce ad un filone di studi interamente dedicati ai consumi.

Tale approccio si fonda su tale principio  lo stile di vita di un consumatore si misura:

 Nei prodotti e nei servizi che acquista


 Nel modo in cui li utilizza e li consuma

Stile di vita = risultato interazione tra 1) modelli culturali e caratteristiche individuali // 2) potere simbolico
dei prodotti  l’insieme degli acquisti e delle modalità di acquisto rifletterebbero così lo stile di vita di una
società.
In questa prospettiva, è cresciuta l’attenzione alle funzioni del consumo, considerando anche l’attenzione al
rapporto tra lavoro e consumo  alle modalità di allocazione del tempo.
Stile di consumo = insieme dei prodotti, delle attività e degli interessi che descrivono un individuo o un
gruppo, tenendo conto delle specifiche condizioni di vita e di contesto.

 GALLINO – livello di vita + stile di vita


Distingue tra:

 Livello di vita = quantità di beni effettivamente consumati o mediamente disponibili per un


individuo/una famiglia, valutata in base a uno standard di riferimento essenziale per la riproduzione
sociale dell’individuo al di sopra della soglia di povertà  condizione di vita che si può vivere in
base alla disponibilità economica

 Stile di vita = a parità o meno dei livelli di vita, modo in cui i beni sono consumati e preferenze die
soggetti per i beni non essenziali.

È espressione della stratificazione sociale non solo tra classi MA soprattutto all’interno di una stessa
classe sociale: in esso si esprime il prestigio che l’individuo percepisce di godere o vorrebbe vedersi
riconosciuto.

Gli stili di vita servono in tal senso come indicatori manifesti di identità sociale: il consumo relativo agli stili
di vita è visibile  inevitabilmente agisce come segno di distinzione sociale.

L’importanza della scelta dell’individuo


Viene posta attenzione sul ruolo delle scelte individuali: i tratti che ciascun individuo esprime attraverso i
consumi (l’estetica, i vestiti, il linguaggio, il tempo libero, il cibo, la casa e così via) sono tutti indicatori
dell’individualità del gusto e del senso dello stile da parte del consumatore.
La società si sta evolvendo verso un’organizzazione senza gruppi con status fisso che forzano all’adozione di
uno stile di vita suggerito dalla tradizione o dall’abitudine  trasformazione del concetto di stile di vita:

 Insieme fisso di disposizioni che differenziano i gruppi gli uni dagli altri

 Stilizzazione attiva della propria vita, nella quale viene meno il ruolo del gruppo e del contesto
sociale

Alla base di questa trasformazione vi è l’individuo  chiamato a costruire il proprio stile di vita mosso
dall’esigenza personale di esprimere la propria individualità.

Funzione comunicativa del consumo


In quest’ottica, assume rilevanza la funzione comunicativa del consumo  stile di vita = comportamento
comunicativo di mediazione simbolica in grado di veicolare significati socialmente condivisi.
Lo stile di vita è considerato una modalità di espressione non-verbale che si concretizza nei beni e negli
atteggiamenti di consumo e nei significati che essi veicolano  funzione = auto-identificazione e
comunicazione del proprio status al contesto sociale esterno.
Gli stili di vita quindi creano un doppio riferimento:

 Piano individuale = modi di fare le cose capaci di fornire senso alle azioni del singolo

 Piano collettivo = modelli di azione che accomunano/differenziano le persone

VITA QUOTIDIANA
Anni ‘90  focus sullo studio della vita quotidiana e sulla sua organizzazione

 DUMAZEDIER
Stile di vita = modo secondo cui ciascuno organizza e vive la propria vita quotidiana, attraverso azioni e
abitudini  adozione di una scala di priorità.
Introduce 2 concetti:

 Loisir = tempo libero

 Loisirs = ambito dei comportamenti assunti durante il tempo libero: l’ambito degli stili di vita nel
quale gli individui ricercano la propria identità e indicano un loro sistema di valori

Nel contesto attuale, formato da gruppi senza status fissi, il loisir è frutto di scelte sempre più personali 
allentamento del rapporto stili di vita/classi sociali.

La dinamica produttrice del loisir e dei loisirs va individuata:

 Nella progressiva regressione del controllo imposto all’individuo dalle istituzioni sociali di base

 In una nova aspirazione storica della persona all’auto espressione

Importanza del contesto


Lo stile di vita deve comunque essere considerato in relazione al suo specifico contesto di riferimento, dal
momento in cui esso esprime sia l’identità individuale che quella sociale  gli individui esprimono la loro
personale identità ma sempre in relazione alla loro posizione nei confronti della cultura dominante.

Lo stile di vita riflette la struttura di conformismo/distinzione sociale: la vita quotidiana è posta in relazione
con il potere e la struttura di differenziazione sociale (basata sul prestigio e sulla stima).
Gli stili di vita sono scelti da parte degli individui in riferimento a quelli altrui  obiettivo = mostrare la
propria similarità rispetto ad alcuni e le proprie differenze rispetto ad altri.

 GIDDENS
Stile di vita = set di pratiche integrate che un individuo adotta per 2 ragioni:

 Soddisfare bisogni utilitaristici – come agire

 Formare materialmente un’identità personale – chi essere

Gli stili di vita sono progetti significanti (non sono semplici attività del tempo libero).
La teoria di Giddens considera due elementi degli stili di vita:

 Elemento attivo: proveniente dall’esperienza degli individui;

 Elemento di routinizzazione: costituito da pratiche di routine


Il bagaglio delle regole culturali (appartenenze, conoscenze, educazione ecc.) viene quindi considerato una
risorsa alla quale gli individui attingono 1) nel loro vivere routinario / 2) per rispondere in maniera creativa a
eventi imprevisti.
La costituzione degli stili di vita deriva da 4 fattori principali:

1. Vita nella società port-tradizionale: condizione di vita contraddistinta da incertezza strutturale,


mobilità, reversibilità e scambiabilità di tutti i riferimenti. In tale contesto l’individuo è nella
condizione costante di dover scegliere sempre tra molteplici alternative o di inventarne altre
(essendo venute meno quelle tradizionali)  scelta tra molteplici stili di vita

2. Pluralizzazione dei mondi della vita: dal momento in cui ogni ambito della vita è segmentato e
differenziato, un individuo è costretto a scegliere diversi stili di vita a seconda dei contesti in cui si
trova  stili di vita come espressione di diversi ambienti

3. Riflessività del dubbio metodico: tale dubbio è proprio delle società contemporanee ed assegna a
tutti gli individui una fiducia limitata “fino a nuovo avviso”, di conseguenza l’individuo si considera
ed è considerato come un progetto in costruzione.

Disembedding = disancoraggio: processo secondo il quale le relazioni sociali si sradicano dalle loro
circostanze locali e si ricostruiscono in dimensioni spazio-temporali indefinite, causato dai sistemi
astratti di realizzazione e competenza tecnica e professionale, i quali anzi che offrire linee guida
fisse, offrono possibilità multiple  moltiplicazione degli stili di vita in contesti di incertezza

4. Prevalenza delle esperienze mass-mediatiche: il sistema dei mass-media accentua la doppia natura
degli stili di vita: 1) diversificazione mediante la fruizione di esperienze lontane e inaccessibili / 2)
omogeneità mediante l’avvicinamento, l’accesso ad ambienti con i quali l’individuo potrebbe non
venire mai in contatto  stili di vita come differenziazione e avvicinamento

Per Giddens nell’analisi degli stili di vita questi elementi rappresentano:

 Identità: dimensione statica


 Stili di vita: dimensione dinamica
 Calendari di pianificazione della vita: tappe per organizzare il proprio percorso di vita

AZIONI
Stile di vita = way of life: tipico modo individuale di agire secondo le proprie attitudini.
È importante in questo approccio considerare ogni attività (anche il sonno).

 VEAL
Elabora un modello analitico esplicitamente orientato all’analisi delle azioni.
Stili di vita = composti dall’intero complesso delle attività giornaliere  relazioni personali, consumi,
tempo libero, pratiche, lavoro. Si tratta quindi di configurazioni distintive di comportamenti personali o
sociali, caratteristiche di individui/gruppi.
Possono implicare diversi gradi di
 Interazione sociale: l’interazione di gruppo non è una caratteristica necessaria dello stile di vita (lo è
solo per le “subculture”): gli stili di vita possono emergere 1) da processi di gruppo / 2) da un
singolo individuo che, nonostante faccia parte di un gruppo in base a caratteristiche comuni, sceglie
di differenziarsi.
 Coerenza interna: gli stili di vita possono consistere in insiemi di attività che 1) si adattano
reciprocamente in base a principi coerenti / 2) si adattano solo in base alle circostanze / 3) non si
adattano reciprocamente.
 Riconoscibilità: non è una caratteristica necessaria dello stile di vita: uno stile può esistere anche se
nessuno lo riconosce come tale.

Cap. 4 – OLTRE GLI STILI DI VITA

 GENERE DI VITA
L’insieme di relazioni che intercorrono tra l’individuo e il proprio contesto naturale di vita, che
comprendono:

 L’azione dell’individuo sull’ambiente naturale

 L’influenza dell’ambiente naturale sull’individuo

Si tratta di un approccio determinista  generi di vita = forme di adattamento dei gruppi ai contesti di vita.
Risulta necessario, inoltre, inserire nel concetto i costumi, le credenze e le rappresentazioni che si sono
sviluppate all’interno di un contesto.
Successivamente il genere di vita è stato considerato come l’insieme degli attributi relativi a condizioni di
vita omogenee. Si tratta di attività sociali routinarie che hanno un ruolo 1) di socializzazione / 2) di azione
sulla posizione sociale del soggetto.

 MODO DI VITA
Il concetto racchiude 3 aspetti:

 Le relazioni con lo spazio della vita quotidiana

 Le relazioni con il sistema economico

 Le attività relative alla persona


Lo studio dei modi di vita si sviluppa a partire dalla relazione tra le condizioni materiali e non materiali, le
relazioni sociali e i bisogni e le attività degli individui.
I modi di vita sono all’incrocio tra:

 Stili di vita  prodotto di scelte personali

 Condizioni di vita  delineano i limiti a partire dalle caratteristiche del contesto e degli individui

Parte seconda – I LIFESTYLES DALLE SUBCULTURE

Subcultura  sub = qualcosa di inferiore:

 Posto al di sotto  culture inferiori, sottoposte, caratteristiche di chi ha meno possibilità e potere di
esprimere e diffondere i propri modelli
 Dotato di minor estensione  culture parziali e settoriali, caratteristiche di una parte e non del tutto

Il concetto di inferiorità è un concetto relativo che evoca in riferimento ad un altro con il quale confrontarsi.

Cap. 5 – SUBCULTURE = DEVIANZA

La scuola di Chicago
Tra il 1890 e il 1960  si è sviluppata la prima tradizione di ricerche empiriche e riflessioni teoriche sulle
subculture

Subculture = forme di:

 Devianza: trasgressione delle norme sociali

 Delinquenza: trasgressione delle norme legali

Le subculture si sviluppano in 2 modi:

 Mancata o limitata socializzazione ai modelli culturali dominanti

 Ricerca di modelli alternativi e compatibili con le proprie risorse

Disorganizzazione e delinquenza
Subculture = gruppi portatori di valori e norme divergenti rispetto a quelli dominanti, i cui comportamento
delinquenti/devianti li portano a collocarsi al di fuori della società mainstream. L’attenzione è focalizzata sui
modelli e le pratiche caratteristici di tali gruppi (abitudini quotidiane, linguaggio, modelli di comportamento,
sistemi di credenze e valori) che permettono di identificare i punti di allontanamento dal modello
mainstream della società.
Scopo  spiegare le ragioni che sono alla base dello svilupparsi di settori sociali devianti in specifiche aree
territoriali.
Social Disorganisation Theory  spiega lo sviluppo delle subculture devianti come il fallimento da parte
delle istituzioni nel socializzare alcuni settori di popolazione ai valori e alle norme condivisi.
Questa mancata socializzazione però non significa assenza totale di un quadro di riferimento  anche nei
settori sociali con maggiori difficoltà di integrazione, si sviluppano modelli valoriali e normativi alternativi a
quelli dominanti, con una propria organizzazione naturale. In alcuni casi, questo processo porta alla
creazione di sistemi di organizzazione, istituzioni sociali, norme e strutture di controllo  subcultura =
mondo sociale distinto, con i propri modi di agire, parlare e pensare.

La subcultura può rappresentare una suddivisione culturale composta da una combinazione di situazioni
sociali: lo status di classe, il background etnico, la residenza regionale, l’affiliazione religiosa e così via,
andando a formare sotto-gruppi ciascuno con i propri modi di pensare e agire.

Approccio ecologico – Park e Burgess


Area naturale*  aree di spazio urbano all’interno delle quali si riscontra una omogeneità culturale e di
organizzazione sociale (dai ghetti, ai quartieri di lusso).
*naturale = nasce e si sviluppa in modo non pianificato, poi con l’andare del tempo acquisisce le
caratteristiche della popolazione che la abita.
Al suo interno si possono individuare distinti gruppi culturali  modalità di individuazione differenziazione
di gruppi sociali.
È in particolare nell’espansione della città che si verifica spesso un processo di distribuzione che setaccia,
classifica e ricolloca gli individui e i gruppi secondo: 1) residenza / 2) occupazione  questa separazione
tende ad accentuare le caratteristiche dei diversi gruppi e quindi differenziarsi ulteriormente, andando ad
escludere alcuni settori sociali.

Regione morale = non necessariamente un luogo di residenza MA un luogo di incontro, intesa perlopiù
come regione in cui prevale un codice morale deviante, a causa della profondità e del radicamento degli
interessi condivisi dai suoi abitanti. Questa tendenza degli individui di associarsi/separarsi sulla base di
interessi simili/dissimili è causata dal bisogno di trovare protezione dagli ostili e sostegno dagli affini.
Le subculture che si sviluppano in tali aree sono la conseguenza della:

 Vicinanza di individui con tratti socio-culturali omogenei

 Segregazione dal resto della società

Ogni area agisce come una forza selettiva e magnetica che attrae gli elementi della popolazione a essa
appropriati e respinge quelli incongrui  conseguente accentuazione della differenziazione sociale tra le
diverse aree.
Gli individui che vivono nello stesso tipo di area naturale e sono soggetti alle stesse condizioni sociali
mostreranno caratteristiche culturali simili rispetto a tradizioni, costumi, convinzioni, regole  esiste una
sovrapposizione tra livello culturale, sociale ed ecologico.

Radici dell’alterità
Analisi del rapporto tra:

 Valori e modelli condivisi all’interno della subcultura

 Valori e modelli più diffusi all’interno della società

Obiettivo  comprendere il significato dell’alterità delle subculture, segnata prevalentemente dalla


devianza e dall’illegalità.

 MERTON
Comportamento deviante = rifiuto degli obiettivi dominanti o dei mezzi legittimi per raggiungerli, a causa
dell’impossibilità conseguire tali obiettivi attraverso tali mezzi
Società = sistema all’interno del quale valori, obiettivi e mezzi sono condivisi, ma nel quale sono presenti
alcuni settori di popolazione che non hanno risorse per conseguirli  tali settori sviluppano:

 Strategie per raggiungere gli obiettivi alternative

 Modelli valoriali di riferimento alternativi.

Ma come si configura nelle subculture il rapporto tra i propri valori e quelli della società?
Polarizzazione tra 2 prospettive differenti, secondo le quali i valori delle subculture sono :

 Rifiuto e inversione dei valori dominanti  all’interno della subcultura si pongono obiettivi definiti
per differenziazione rispetto a quelli dominanti

 Tentativo di adattamento ai valori dominanti  le subculture sono forme di soluzione e


reinterpretazione
Si tratta di 2 poli estremi, all’interno dei quali emergono molte proposte intermedie.
Gli elementi che possono incidere sulla segmentazione sono molteplici (caratteristiche dei luoghi, tratti
culturali, economici, sociali, di nazionalità, personali) ma ad attivare l’influenza di tali fattori sono
soprattutto i processi di interazione sociale, cioè il contatto con individui che condividono diversi modelli
subculturali. L’esposizione a differenti modelli valoriali, normativi e di comportamento, crea conflitti culturali
che favoriscono comportamenti devianti e inoltre i vari contesti con i quali si vive a contatto (famiglia,
vicinato) anziché diventare contesti di controllo sociale, possono diventare contesti di riproduzione di
pratiche devianti.
In ogni contesto sociale convivono il modello convenzionale ed il modello delinquenziale.
Situazioni di disorganizzazione sociale (conflitto culturale, instabilità familiare) = caratterizzate dalla
mancanza di consenso sugli obiettivi e sui mezzi  l’individuo è esposto a modelli alternativi  emergono
più facilmente condotte delinquenti, che nel tempo possono sfociare in comportamenti criminali e
segregazione sociale.
Quindi le subculture delinquenti potrebbero essere interpretate non tanto come corpi estranei all’interno
della società MA come riflessi della stessa società all’interno della quale coesistono molteplici modelli
valoriali.
Inoltre, le subculture delle classi inferiori non devono necessariamente essere interpretate come forme di
reazione ai valori delle classi superiori MA come tentativi di acquisire status all’interno del proprio gruppo,
allo scopo di acquisire autonomia e sicurezza in sé stessi  processo di identificazione e riconoscimento
sociale.
Subculture giovanili  all’interno di esse si può osservare l’interazione tra la frattura di classe e la frattura
generazionale. Essi adottano valori appartenenti anche alle classi sociali superiori, ma li adottano al di fuori
delle regole imposte per il loro perseguimento  i giovani delle subculture delinquenti non negano le
norme delle classi superiori / della generazione dei propri genitori MA le adattano alle proprie esigenze . La
subcultura diventa per il giovane il gruppo di riferimento all’interno del quale si costruiscono e si
apprendono valori, credenze e obiettivi e si acquisiscono identità, autostima e senso di appartenenza.

Definizione
Nell’analisi del rapporto tra subculture e contesto sociale, un aspetto fondamentale è il processo di
etichettamento  l’identificazione di un settore sociale come subcultura emerge dall'interazione tra:

 Immagine che gli individui sviluppano di sé stessi


 Immagine che sviluppano gli altri di essi.

L'acquisizione di status all'interno della subcultura implica la progressiva esclusione dal resto della società =
> legami interni tra membri  < legami esterni con il contesto sociale

 BECKER
Ogni gruppo crea delle norme e cerca di farle rispettare  outsider = individuo che non obbedisce ad una
norma, è deviante rispetto alle norme del gruppo.

Emergono delle ambiguità nel definire i criteri di giudizio per la devianza  in ogni società vi sono molti
gruppi diversi che giudicano diverse cose devianti, questo ha 2 conseguenze:

 Devianza = creata dalla società, perché è la società a istituire le norme, le rispettive sanzioni e
l'etichetta della devianza  non è solo una qualità di un comportamento MA una relazione a tale
comportamento.

 Devianza = sempre relativa  la possibilità di imporre le proprie regole ad altri o di subire


l'imposizione di quelle altrui è una questione di potere.
Stile e prospettive
Nella costruzione delle identità subculturali, un elemento centrale è rappresentato dallo stile.

Stile di vita  consiste in 3 elementi:

1. Immagine: abiti, pettinatura e accessori

2. Contegno: espressione, andatura e postura

3. Linguaggio: vocabolario e modo in cui è utilizzato.

Attraverso l’uso simbolico dello stile, gli individui esprimono la propria appartenenza ad una subcultura e il
proprio grado di coinvolgimento al suo interno.
Subcultura  l’adozione di norme in contrasto con quelle della società esterna e di “stili differenti di vita”
per suoi membri /// Varie subculture  diversificate nei loro tratti caratteristici sulla base dei modelli
condivisi al loro interno (conformità al gruppo di riferimento, ricerca di status e reputazione, ricerca di
differenziazione e opposizione alla società).
La subcultura delinquente è integrata con l’ordine convenzionale  ingloba modi di agire bilanciati tra
criminali e convenzionali e chi è coinvolto nella subcultura può adottare con diversi gradi i modelli di azione
illegale.
Questa analisi è orientata a considerare le diverse subculture delinquenti  non del tutto mutualmente
esclusive MA possono esistere l’una a fianco dell’altra e compenetrarsi reciprocamente.

 Esistono “differenziati stili di vita” delinquenziali a seconda delle attività e degli orientamenti sviluppati.

Cap. 6 – SUBCULTURE E RESISTENZA

Prima metà anni ’60  attenzione sul conflitto di classe.


Fondazione del Centre for Contemporary Cultural Studies (Birmingham)  subculture = forme di resistenza
nei confronti nei modelli culturali dominanti, sulla base di una trasposizione sul piano simbolico del conflitto
sociale.

Legame: stratificazione sociale + stratificazione culturale


Cultura = quel livello in cui i gruppi sociali sviluppano distinti modelli di vita, dando forma espressiva alle
loro esperienze di vita sociale e materiale.
Cultura di un gruppo  rappresentata dal suo modo di vivere: composto da valori, idee, relazioni, credenze,
istituzioni, usi e costumi.
All’interno di una società esistono differenti gruppi sociali con differenti modelli culturali che esprimono la
peculiarità della propria specifica posizione sociale  esiste una stratificazione sociale tra questi gruppi (in
termini di ricchezza, potere)  le rispettive culture sono stratificate in termini di dominio/subordinazione
(i modelli culturali dei gruppi più potenti hanno maggiore peso rispetto agli altri)  sono sempre in
potenziale conflitto tra loro.
Conflitto sociale tra classi = conflitto per la distribuzione del “potere culturale”
Di conseguenza, diventa centrale la questione dell’identificazione dei criteri di distinzione tra le principali
“classi sociali” e le rispettive “culture di classe”.
All’interno della società ci sono inoltre delle tendenze culturali che si pongono in alternativa o in
opposizione ai modelli culturali preponderanti: le subculture = rappresentano settori più circoscritti, che si
rifanno a una “cultura madre”  sono distinte dalla “cultura madre” MA sono comunque parte di quella
cultura.

Le subculture vanno analizzate in relazione a 2 culture:

 La “cultura di classe” di riferimento dalla quale derivano

 La cultura dominante che possiede maggior potere all’interno della società

Oggetto principale delle ricerche degli studiosi di Birmingham  subculture giovanili spettacolari =
caratterizzate da una alterità culturale immediatamente visibile rispetto ai codici culturali condivisi,
passando attraverso l’elemento estetico.

Interpretazione

Lo svilupparsi delle subculture giovanili rappresenta un compromesso tra:

 Il bisogno dei giovani di esprimere la propria autonomia e diversità dagli adulti e dalla cultura
madre

 Il bisogno di mantenere una forma di identificazione collettiva, come elemento di sicurezza e di


conferma di sé.

Le subculture giovanili vengono quindi interpretate come reazioni a trasformazioni strutturali avvenute
nella società.
Questi si sviluppano prevalentemente all’interno della working class  i giovani della working class, esclusi
dalla possibilità di ottenere gli stessi risultati dei giovani della middle class, sviluppano le subculture come
soluzione a questa situazione: una strategia delle classi inferiori per avvicinarsi a quelle superiori.
Considerando le subculture giovanili della working class come gruppi subordinati, i teorici di Birmingham
riconoscono in loro un potenziale di resistenza: sebbene non possano realmente risolvere il problema della
loro condizione di subordinazione, sviluppano forme di resistenza culturale nei confronti delle proprie
condizioni socio-economiche di esistenza. Questo processo risolutivo avviene però a livello solo simbolico
 non potendo realmente agire sulle proprie condizioni di vita, si costruiscono una propria identità e una
nuova forma di coesione sociale.

2 elementi fondamentali:

 Resistenza al modello sociale dominante  la working class in parte riflette i valori che
compongono il modello sociale dominante MA cerca spazio al suo interno per lo sviluppo dei propri
valori e del proprio modello culturale.

Concetto gramsciano di egemonia = il mantenimento del dominio necessita del consenso delle
classi sottomesse e quindi deve essere trasformato in egemonia.

Il mantenimento del dominio tuttavia non elimina il conflitto latente tra le due classi  attività
trasgressive = forme di resistenza contro il modello dominante.
Subculture  infrangendo le aspettative culturali, resistono all’ideologia dominante, lanciandole
una critica rappresentata indirettamente nello stile.

 Ricostruzione di un senso di comunità e identità  le subculture giovanili della working class


vivono un conflitto generazionale con la loro “cultura madre di classe”: sono sempre più legate alla
nuova società di consumo e assistono alla disintegrazione progressiva della propria classe di
riferimento.

L’appartenenza subculturale (come dominio sul tempo libero) compensa la posizione sociale
(legata al tempo del lavoro)  il senso di essere al centro di un quadro di forze oppressive e di
sfruttamento produce un bisogno di solidarietà.

Identità subculturale = risponde a questo bisogno offrendo nuove forme di solidarietà che vanno a
rispondere alla crisi della coesione della working class.

Controculture della middle class  sviluppano forme esplicite di critica sociale nei confronti della crisi del
modello della classe dominante. I giovani della middle classe tendono a costruirsi degli spazi autonomi negli
interstizi della cultura dominante e alle loro controculture viene riconosciuta una esplicita valenza politica
(mentre le subculture della working class vengono considerate essenzialmente come fenomeni di devianza).

Stile
Subculture giovanili  1) forme di resistenza alla cultura dominante / 2) forme di costruzione di una
identità collettiva: come risposte a problemi collettivamente percepiti che si sviluppano su un piano
prettamente simbolico, primariamente attraverso lo sviluppo di uno stile condiviso.
 Cosa si intende per stile?
Stile = appropriazione, da parte di un gruppo, di diversi elementi culturali (oggetti e simboli) presi dal loro
normale contesto sociale e il loro riutilizzo in un nuovo e coerente insieme investito di propri significati :
attraverso lo stile il gruppo comunica sia con i propri membri, sia con il contesto sociale circostante  stile =
rappresentazione dell’identità collettiva.
Per costruire uno stile è necessaria la STILIZZAZIONE = l’organizzazione attiva degli elementi culturali nella
forma di un coerente e distintivo “modo di essere nel mondo”  essere un membro di una subcultura non
vuol dire soltanto adottare uno stile estetico MA anche essere coinvolti in uno specifico approccio alla vita.
 Come viene costruito lo stile?
Ciascuno elemento culturale possiede molteplici significati e nonostante ne esista uno dominante (poiché
assegnato dalla cultura dominante) non può eliminare il loro potenziale di ri-significazione  non è
accettabile un’immagine del consumatore culturale come soggetto passivo.
Subculture  mettono in crisi i significati convenzionali attribuiti agli oggetti, sfidano i codici culturali
condivisi e quindi l’egemonia sociale  attraverso lo stile = strumento attraverso il quale le merci possono
essere ridefinite e utilizzate per esprimere uno spazio di libertà.
Non si tratta quindi di creare oggetti culturali ex novo  ricontestualizzare tali oggetti, disporli in un nuovo
sistema interpretativo.
Le subculture si sviluppano 1) decontestualizzando oggetti e simboli dal loro contesto culturale di
riferimento // 2) rielaborandoli in un nuovo insieme unitario  processi di ri-appropriazione e ri-
significazione.
Analisi delle “relazioni costitutive” delle subculture = modo in cui si relazionano con oggetti, istituzioni e
pratiche degli “altri”. Queste “relazioni costitutive” devono essere analizzate su 3 livelli:
1. Indessicale: grado in cui elementi esterni sono relazionati al gruppo sociale in senso
quantitativo (durata e frequenza dei contatti con un certo elemento)

2. Omologico: differenziazione delle relazioni (di cui sopra) considerando il grado di


corrispondenza con la struttura, lo stile, gli interessi tipici del gruppo sociale

3. Integrale: indaga il grado in cui due elementi in relazione culturale influiscono e modificano
l’uno all’altro
Omologia = mostra come gli elementi dello stile adottato da una subcultura rimandino direttamente a tratti
della sua identità  gli individui coinvolti nella subcultura abbiano l’esigenza di riconoscersi nei significati
espressi dagli oggetti che compongono il proprio stile, i quali devono riflettere i loro valori fondamentali.
Stile  oggettivizza simbolicamente l’immagine che la subcultura ha di sé e serve : 1) a riconoscersi al
proprio interno / 2) distinguersi dal proprio esterno.

I tratti attraverso i quali le subculture si distinguono forniscono dei segnali, comunicano, ma


l’interpretazione del messaggio dipende anche da coloro i quali ricevono tale segnale  stile = testo da
interpretare  necessaria un’operazione di decodifica che permetta di individuare i significati interni allo
stile.

Cultura dominante tra distinzioni e legami


Le subculture emergono come entità socio-culturali essenzialmente distinte dal contesto sociale circostante
MA in realtà le subculture presentano comunque importanti legami con la cultura dominante  in
particolare con l’industria culturale (loro referente principale di distinzione). L’adozione di uno stile
subculturale rappresenta una forma di resistenza all’oppressione.
L’industria culturale, da parte sua, a fronte dell’emergere di subculture, cerca di riassorbirne le componenti
distintive per trasformarle in merci  mercificazione dello stile subculturale (privato dei suoi contenuti di
resistenza).
Conflitto culturale perenne  tra 1) la costruzione dello stile da parte delle subculture / 2) il suo
riassorbimento da parte dell’industria culturale.
Tale procedimento da parte dell’industria culturale può avvenire in 2 modi:

 La trasformazione delle componenti dello stile subculturale in oggetti di produzione di massa

 L’etichettamento dello stile subculturale come comportamento deviante da parte dei gruppi
dominanti.

Concretamente risulta difficile mantenere una distinzione netta tra creatività/originalità subculturale e
sfruttamento commerciale  gli stili subculturali giovanili iniziano ad opporre resistenza ma poi si
troveranno comunque a dover costituire un nuovo stile, in un continuo ciclo di sottrazione e riassorbimento.

All’interno di questo processo va tenuta conto anche l’influenza dei mass media
Mass media  sono attratti da quegli elementi della subcultura più “spettacolari”, che attraggono
l’attenzione mediatica e solo dopo ne spiegano il significato culturale sovversivo.
Nei confronti delle subculture i mass media giocano influenze differenziate:

 Partecipano alla costruzione delle subculture  presentandole come fenomeni unitari (anche
laddove tale unitarietà è assente nella realtà) + diffondendone l’immagine ad un pubblico ampio
 Causano la distruzione delle subculture  partecipano al processo che porta al loro riassorbimento
nei modelli culturali dominanti.
Cap. 7 – SUBCULTURE E DISTINZIONE

Metà anni ’80  rielaborazione da parte di diversi studiosi avviano una riflessione critica sugli studi della
scuola di Birmingham, che culmina con la rielaborazione del concetto di subcultura.
Ipotesi = si può parlare di subculture senza che questo implichi:

 Il riferimento a modelli culturali devianti/resistenti nei confronti della cultura dominante

 L’esistenza di una cultura dominante

Idea = collettività che condividono sensibilità culturali omogenee al proprio interno e eterogenee rispetto
all’esterno da renderle identificabili come entità unitarie e distinguibili.

A fare da sfondo a questo processo di rielaborazione del concetto di subcultura ci sono 2 concetti:

 Distinzione = non è possibile pensare alle subculture come isolate dal contesto di appartenenza 
società sempre più dinamica: le identità sono in costante transizione e le affiliazioni collettive sono
sempre parziali e temporanee  sembra venire a mancare una cultura dominante coerente nei
confronti della quale una subcultura possa esprimere la sua resistenza.
 Resistenza = è difficile pensare alle subculture come forme di resistenza nei confronti del modello
culturale dominante  le subculture sono sempre meno legata a variabili quali l’età, la classe
sociale di appartenenza o l’etnia, che rappresentavano le principali forme di separazione destinata
alla resistenza.

Nuove definizioni in questa nuova prospettiva


Subcultura = “cultura dei gruppi”  gruppi di persone che hanno qualcosa in comune che li distingue in
modo significativo dagli altri gruppi sociali.
Obiettivo  individuare dei profili culturali ben precisi, con le rispettive caratteristiche sociali che li
distinguono dal resto della popolazione  si potrà parlare di subculture.

 BRAKE
Subcultura = soluzione a specifici problemi esistenziali (percepiti come problemi sia individuali che collettivi)
emersi dalla posizione individuale nella struttura socio-economica, grazie ad una ridefinizione delle identità
personali che copre il divario tra la posizione sociale reale e quella desiderata.

 HODKINSON
Individua 4 indicatori di consistenza subculturale  subcultura = fenomeno socio-culturale che presenta
queste 4 caratteristiche:
1. Distinzione coerente: è necessario un quadro di gusti e valori condivisi che distingua il
gruppo dagli altri (partendo dalla consapevolezza dell’esistenza di una differenziazione
interna)
2. Identità: i membri devono avere la percezione di essere coinvolti in uno specifico gruppo
culturale e di condividere un sentimento di identità collettiva e di distinzione dagli outsider
3. Coinvolgimento: le subculture influenzano in modo estensivo la vita quotidiana dei loro
partecipanti
4. Autonomia: nei confronti del contesto del quale fanno parte (aldilà degli innegabili legami
con esso)
La subcultura non è un’identità statica e immutabile MA è la forma temporanea di continui processi di
trasformazione culturale.

Subculture = “culture di gusto” (Thornton)  ci si aggrega anzitutto sulla base di preferenze, sensibilità,
affinità condivise, le quali permettono di superare le pur esistenti differenze  non è necessaria la
definizione sulla base dell’appartenenza di classe.

Cornice di riferimento (Cohen)  quadro di norme, valori e credenze di riferimento che deriva dalle
esperienze soggettive e dalle interazioni sociali dei suoi membri, ma che nel tempo può apparire come
autonoma da esse. Una volta strutturata, la cornice può essere trasmessa e influire sui comportamenti e
atteggiamenti dei nuovi membri, senza però determinare completamente l’identità subculturale.

Rapporti con l’esterno


 Con la società in cui si sviluppano
Nonostante le subculture si definiscano per distinzione dai modelli culturali di riferimento di uno specifico
contesto sociale, non possono essere isolate da esso  sono influenzate dal mondo circostante e sono
influenti sul mondo circostante.
È sempre più lontana l’idea di una “società di massa” e una conseguente “cultura dominante coerente”
poiché entrambe appaiono sempre più differenziale al loro interno  risulta sempre più difficile lo
svilupparsi di subculture che si definiscano per distinzione da tale modello. Società = si è abituata ad
assorbire le trasgressioni subculturali, che diventano quindi accettate e accettabili.
I membri delle subculture però considerano le subculture superiori alla cultura mainstream poiché
permetterebbero di sviluppare la diversità, la creatività, l’espressività  la propria autenticità contrapposta
all’omogeneizzazione. In base a ciò, le subculture possono sviluppare un atteggiamento di
autosegregazione  i componenti possono trovare comfort nella loro marginalizzazione, nel loro
isolamento.

 Con l’industria culturale


Anni ’80  l’idea di subculture autentiche autonome dall’industria culturale (solo successivamente
riassorbite da questa e trasformate in merci) non è più accettabile  subculture = strettamente connesse
all’industria culturale sin dal loro emergere perché:

 Attingono proprio dai prodotti dell’industria culturale per dare forma al proprio stile

 Possono dare vita a propri circuiti commerciali: ad un’industria subculturale che genera capitale.

L’industria culturale è in grado di trasformare in merce qualsiasi subcultura  è fortemente influenzata


dalle subculture quali fonte di innovazione. Se si considerano le subculture come forma di resistenza (come
faceva la scuola di Birmingham), tale riassorbimento è considerato come loro annichilimento. In questa
nuove prospettiva invece, emerge ila fatto che esse possano svilupparsi proprio attraverso questa loro
commercializzazione su larga scala, attraverso 2 i processi:

 Defusione: processo attraverso il quale il potenziale sovversivo dello stile subculturale è depurato e
commercializzato attraverso la mercificazione delle forme subculturali  smorza l’alterità della
subcultura

 Diffusione: dispersione geografica e sociale dello stile subculturale dal nucleo originale di
innovatori, fino al pubblico di massa  rafforza l’alterità della subcultura, amplificandone la
portata.
 Con i mass media
Prima  i mass media erano considerati come un elemento esterno allo sviluppo della subcultura, che
entrava in gioco solo successivamente al suo emergere.
Ora  le subculture cominciavano a esistere proprio nel momento in cui si ne sviluppava una
rappresentazione mediatica  i media sono profondamente implicati nella significazione,
nell’organizzazione e nello sviluppo delle subculture.
I mass media promuovono le subculture allo stesso modo in cui le distorcono: rappresentano un’immagine
falsificata delle subculture MA hanno un ruolo centrale nella costruzione e nel mantenimento della
subcultura.

 Con le altre subculture


Prima  distinzione e opposizione reciproca tra le varie subculture, caratterizzata da confini ideologici e
stilistici forti
Ora  sfumano i confini di demarcazione e il bisogno di distinzione tra le varie subculture.

Conseguenze:
 Allentamento dei legami tra gli individui e le proprie subculture di riferimento  rivendicazione di
libertà personale nei confronti del gruppo
 Nascita di “subculture crossover” derivanti dall’intersezione tra subculture precedentemente
distinte  “subculture liminali” = al loro interno non si trova necessariamente un definito senso di
solidarietà di gruppo MA può comunque essere consistente la percezione degli elementi di
comunanza, continuità e integrazione.

Forme del coinvolgimento


A fronte di adesioni sempre più fluide e di divisioni sempre meno nette  analizzare le rinnovate modalità
di coinvolgimento degli individui nei confronti delle subculture.
All’interno della propria subcultura di riferimento  individuo conteso tra:

 Volontà di mostrare la propria appartenenza al gruppo

 Volontà di mostrare la propria individualità  privilegiata dal sub-culturalista postmoderno.

Post-modernità = passaggio identità di gruppo  identità frammentata (nel quale anche le identificazioni
subculturali appaiono in crisi).
“Individualità distintiva” = propria degli appartenenti alle subculture che difendono la loro individualità
attraverso una distinzione dalla società, dalle altre subculture e dalla propria subcultura di riferimento 
centrale è il “senso di autenticità” (soprattutto di fronte alla disponibilità di stili subculturali “pronti” forniti
dall’industria culturale).
Di conseguenza, il possesso di beni personalmente selezionati e la loro rarità ed esclusività rinforzano lo
status riconosciuto all’individuo. Inoltre gli stessi membri di una subcultura identificano al loro interno
cerchie differenti di appartenenze nelle quali l’elemento discriminante è il rapporto con lo stile distintivo.
Tipologie di distinzione:

 Separazione tra colui che ha creato un proprio stile ex novo e colui che ha acquisito uno stile già
disponibile

 Separazione tra chi ha adottato uno stile nel momento della sua maggiore visibilità e chi lo ha
adottato quando era sconosciuto.
Discriminante fondamentale  la conoscenza del senso sottostante allo stile.
Ci sono 2 modi di apprezzamento di un determinato stile (Gregson):

 Cosciente: caratterizzato da serietà e coinvolgimento

 Carnevalesco: caratterizzato da temporaneità e leggerezza.

Capitale subculturale (Thornton)  beni e conoscenze sulla base dei quali la subcultura raggiunge 2
obiettivi:

 Esterno  si distingue dall’esterno

 Interno  definisce i vari livelli di status tra gli individui

Come esibiscono i membri di una subcultura il proprio capitale subculturale? Attraverso l’adozione degli
elementi costituenti uno stile e attraverso la conoscenza dei loro significati.

Nuovo stile
Stile = strumento essenziale attraverso il quale le subculture si distinguono dal contesto circostante e
attraverso il quale gli individui si riconoscono nelle subculture.

 Da che cosa è composto lo stile?


Gli elementi che lo compongono possono essere molteplici (immagini, oggetti, linguaggio, comportamenti,
gusti, opinioni e interessi):

 Elementi sensibili e concreti

 Elementi astratti: si riferiscono ai quadri cognitivi degli individui.

Alla base resta l’dea dell’ appropriazione e della ri-significazione  il nuovo stile subculturale è creato
appropriandosi di oggetti da un mercato di beni esistente e caricandoli di nuovi significati che vanno a
creare l’identità di gruppo e a promuovere un riconoscimento dei membri.
Subcultura  acquisisce elementi della cultura di massa e li riutilizza trasformandone il significato (che non
è necessariamente antagonista nei confronti dei modelli culturali più diffusi, ma può essere combinato).
All’interno delle subculture possono svilupparsi circuiti di produzione di beni e merci subculturali (che
permettono di evitare il ricorso a merci dell’industria culturale)  ruolo attivo da parte dei membri delle
subculture nell’elaborazione di materiali che consentono il mantenimento di uno stile condiviso.
N.B. = evitare l’idea che le subculture si esprimano necessariamente attraverso stili unitari, omogenei e
stabili, perché:

 Moltiplicazione di offerte stilistiche differenziate  frammentazione (crisi dell’unitarietà della


cultura dominante)

 Sviluppo di legami sempre più superficiali e transitori con qualsiasi stile (subculturalisti part-time)
 attraversamento dei confini tra subculturale/convenzionale e tra la propria subcultura/le altre
(style surfing).

Gli individui tendono a sviluppare profili culturali personali trasversali  stile personale = frammentato,
individualistico, trasversale e in continua evoluzione.
Elemento chiave  scelta = apre 1) alla personalizzazione / 2) all’inautenticità.

 Cos’è lo stile?
Post-modernità  mette in crisi la stabilità di questo concetto.

 La frammentazione ha raggiunto proporzioni tali da dissolvere i confini tra le collettività culturali

 Lo stile sta perdendo il suo potenziale di resistenza

 L’appartenenza stilistica diventa solo l’ennesima moda.

Utilizzo dello stile = non necessariamente una forma di resistenza MA una forma di consumo cosciente.

Senso
Le subculture offrono materiale cognitivo a partire dal quale sviluppare una “carriera alternativa” (al di fuori
dei tratti ascritti)  ridefinizione della propria identità e della propria situazione esistenziale (in un senso
differente da quello che è ascritto dalla scuola, dal lavoro, dalla classe)  forniscono l’opportunità di fare
esperienza di una realtà sociale differente.
Obiettivo  non la resistenza o lo sconto MA lo sganciamento dalla realtà quotidiana: una fuga temporanea
alla base della quale non vi è necessariamente una presa di distanza critica.

Cap. 8 – OLTRE LE SUBCULTURE

Seconda metà degli anni ’90  un quadro di autori comincia a sviluppare proposte concettuali alternative
rispetto alla categoria di subcultura.

 IDIOCULTURA (Fine)
Un’idiocultura è un insieme di conoscenze, credenze, comportamenti e abitudini condivisi dei membri di un
gruppo a cui questi ultimi possono fare riferimento e di cui possono servirsi come fondamento per
l’interazione futura.
Nel momento in cui si costituisce un gruppo non esiste già un’idiocultura, e tuttavia il suo emergere può
cominciare proprio aa partire dalle prime interazioni all’interno del gruppo. Progressivamente questa
diventa autonoma da tale processo e si sviluppa semplicemente attraverso la condivisione di informazioni,
opinioni, regole ed esperienze.

 TRIBÙ (Bennett)
Le tribù esprimono la propria identità di gruppo attraverso rituali condivisi e attraverso elementi di
distinzione dagli altri gruppi; conseguentemente l’appartenenza alla tribù rappresenterebbe anche uno
strumento di indipendenza e di difesa dall’omogeneizzazione crescente nella società. E tuttavia proprio
perché fondate sulle emozioni, le tribù restano anche collettività dai confini fluidi e sfumati. Ciò che di
questo modello è valorizzato è l’idea della tribù come forma sociale fluida, dispersa, priva di rigide forme
organizzative, che fa riferimento a uno stato mentale e che si esprime anzitutto attraverso l’apparire.
Nelle tribù l’elemento emotivo sostituisce quello strutturale come fattore di coesione collettiva: i legami
sono fragili ma anche oggetto di forte coinvolgimento emotivo.

 SCENA (Irwing)
La scena è un contesto sociale in cui gli individui coinvolti possiedono una prospettiva condivisa senza però
richiamare gli elementi di subalternità e devianza evocati dal concetto di subcultura: nella società c’è un
pluralismo di scene, tanto da poter parlare di un vero e proprio pluralismo e relativismo culturale.
Per Irwin una scena si sviluppa attraverso le azioni sviluppate dagli individui dotati di coscienza di sé e della
propria situazione.

Parte terza - PER UNA SOCIOLOGIA DEI LIFESTYLE

Proposta intermedia (tra le 2 della prima e della seconda parte)  un quadro crescente di fenomeni
possiede caratteristiche intermedie a quelle che sono state identificate come peculiari di:

 Fenomeni di massa: gli stili di vita

 Fenomeni di nicchia: le subculture

Si tratta dei  LIFESTYLE*

*Il termine “lifestyle” (utilizzato dagli studiosi anglosassoni) si riferisce 1) ai profili di atteggiamenti e comportamenti
emergenti attraverso una segmentazione di popolazione / 2) ai profili condivisi da settori di popolazione più circoscritti
e individuati per distinzione da un profilo maggioritario o da profili alternativi. La scelta di adottare tale termine,
anziché la sua traduzione italiana, è per sottolineare la compresenza dei due approcci all’interno del modello.

Cap. 9 - CONCETTO DI LIFESTYLE


DEFINIZIONE
Lifestyle  inteso come forma sociale, è un insieme di pratiche dotate di senso unitario e significato
relazionale e si presentano come un modello distintivo condiviso all’interno di una collettività.
Non genera da un quadro cognitivo-valoriale preesistente o da una condizione socio-strutturale
predeterminata  MA ne può essere influenzato.

 Forma sociale (Simmel)


Forma sociale = “forma di associazione”  modo formale di atteggiamento reciproco tra individui, per
vivere gli uni a fianco degli altri.
Lifestyle  configurazione di azioni reciproche condivisa da più individui (non necessariamente di processi
di interazione diretta tra individui che implichino una loro compresenza fisica spazio-temporale).

 Insieme di pratiche
Pratica = attività sociale considerata nel modo in cui viene abitualmente esercitata da una persona o da un
gruppo.
Elemento che la contraddistingue dalla semplice azione  abitudine = modelli ricorrenti di azione,
socialmente appresi, messi in atto con minimo affidamento su risorse o impegni consapevoli  azioni
caratterizzate da una certa ripetitività (che richiamano l’idea della routine, dell’abitudine, della tradizione)
dando per scontato modalità e significato dell’azione.
N.B. = il fatto che il lifestyle sia composto di pratiche non significa però che al suo interno non possano
emergere valori, atteggiamenti e sensibilità  si tratta di elementi ausiliari e non necessari né sufficienti.

 Senso unitario e significato relazionale


Distinzione tra:

 Significato = contenuto espressivo comunicato da ciascuna pratica  interpretazione dell’individuo


di ogni singola pratica del lifestyle

 Senso = contenuto espressivo del lifestyle considerato nella sua integralità  interpretazione
dell’individuo dell’insieme delle pratiche che compongono il lifestyle

Lifestyle  analisi:

 Il significato assegnato alle singole pratiche = relazionale  influenzato dal suo rapporto con le
altre pratiche che compongono il lifestyle

 Il senso assegnato al complesso delle pratiche (lifestyle) = unitario  l’individuo non si rapporta a
esso come ad un aggregato di pratiche distinte MA come a una forma di azione organica in cui le
singole pratiche acquistano senso proprio perché interpretate unitariamente

 Si presenta come modello


Modello = profilo personale elaborato a partire dalla selezione di alcune tra le molteplici pratiche
condivise che compongono il lifestyle  l’insieme delle pratiche condivise non è necessariamente sempre
identico per tutti gli individui che fanno riferimento al lifestyle.
N.B. = la condivisione delle pratiche è fondamentale  l’individuo percepirà la propria appartenenza ad un
modello cui fanno riferimento anche altri (che lo riconosceranno).
Ipotesi  sembra mancare un “nucleo” centrale di pratiche effettivamente condivise da tutti coloro i quali
fanno riferimento a un particolare lifestyle MA la condivisione di pratiche sembra essere sempre parziale.

 Distintivo
Distintivo = processo attraverso il quale un individuo/una collettività affermano una differenza, un confine
tra sé e gli altri.
Lifestyle  le pratiche che lo compongono vengono considerate da parte di coloro che le adottano:

 Fattori di unione: tra loro che le adottano

 Fattori di separazione: da chi non le adotta.

A partire da Simmel e poi con Veblen e Bordieu  processo di distinzione viene principalmente concepito in
senso verticale: all’interno di una rappresentazione stratificata delle differenze  1) le classi superiori sono
protagoniste nei processi di distinzione, in quanto costantemente alla ricerca di strumenti attraverso i quali
mostrare la propria superiorità / 2) le classi inferiori appaiono come inseguitori, nel tentativo di conquistare
la possibilità di assumere quelle pratiche distintive segno di superiorità. MA quando le classi inferiori
conseguiranno questo obiettivo  il potere distintivo di tali pratiche svanirà e il processo ricomincerà
nuovamente.
Inoltre, il processo di distinzione può essere anche concepito in senso orizzontale: tra membri che
occupano posizioni simili nella stratificazione.

 Condiviso all’interno di una collettività


Condivisione collettiva = il processo di distinzione proprio dei lifestyle prevede sempre un “noi” e degli
“altri” a cui riferirsi.
 Noi  necessaria condivisione delle pratiche che costituiscono il lifestyle da parte di una
collettività, intesa semplicemente come un insieme di individui (non come gruppo, associazione ed
organizzazione).

Non è detto che ci sia perfetta sovrapposizione tra la collettività che condivide tali pratiche e i
confini del “noi” che ciascun individuo percepisce.

 Altri  identificazione dei referenti dei processi di individuazione, identificazione e distinzione.

Gruppo di riferimento (Merton) per l’io coinvolto nel lifestyle in senso:

o Positivo (noi): collettività, che condivide le proprie pratiche, nei confronti delle quali
riconoscerci come simili  identificarsi
o Negativo (altri): collettività, che adotta pratiche contrapposte alle proprie, da cui prendere
le distanze  distinguersi

 Elementi generativi
Elemento generativo = fattori e processi che possono costituire antecedenti (logici e temporali) necessari
allo sviluppo delle pratiche alla base dei lifestyles.

I seguenti 2 fattori NON possono essere considerati elementi generativi dei lifestyle:

 Cognitivo-valoriali = adesione a valori e rappresentazioni  lifestyle = non è il punto di incontro tra


1) la rappresentazione elaborata dall’individuo del contesto sociale in cui si trova ad agire // 2) i
punti di riferimento in base ai quali l’individuo orienta il suo agire all’interno di tale contesto

 Socio-strutturali = trasmissione di risorse e modelli sociali e culturali in base alla propria posizione
nella struttura sociale  lifestyle = non è la conseguenza dello status sociale degli individui.


tali fattori possono però influire sul coinvolgimento di un individuo all’interno di un lifestyle

Cap. 10 – MODELLO ANALITICO DEI LIFESTYLE E SUA METODOLOGIA

Lifestyle  strumento analitico = chiave di lettura attraverso la quale delineare, descrivere e interpretare il
fenomeno “lifestyle”.
Necessario delineare:

 Modello analitico = significato dell’analisi del lifestyle e passaggi attraverso i quali sviluppare tale
analisi

 Processo metodologico = metodo attraverso il quale sviluppare tale analisi e tecniche di rilevazione
ed elaborazione delle informazioni.

COMPOSIZIONE
 MODELLO ANALITICO
Se il lifestyle viene inteso come forma sociale, si tratta anzitutto di definire s quale livello analitico
collocarne le componenti. Le proposte sono state molteplici: tratti di personalità, valori, atteggiamenti,
interessi, opinioni, credenze, rappresentazioni, comportamenti, considerati all’interno di un solo “campo di
vita” (consumi, tempo libero, vita quotidiana ecc.). La prospettiva qui presentata definisce il lifestyle a
partire dalla condivisione di un particolare tipo di azioni sociali, le pratiche appunto. La questione iniziale da
affrontare nell’analisi di un lifestyle diventa allora l’individuazione delle pratiche fondamentali che lo
compongono. Tale processo risulta tuttavia problematico. Infatti, non è possibile pensare di prendere in
considerazione integralmente la molteplicità di pratiche messe in atto dagli individui. Inoltre, non è neanche
possibile pensare di considerare solo quelle pratiche che in modo più evidente si delineano come distintive
o significative. Infine, non sembra percorribile l’ipotesi di chiedere esplicitamente agli individui coinvolti
quali siano le pratiche fondamentali che compongono il proprio lifestyle di riferimento. Di fronte a tali
difficoltà sembra più proficuo un approccio di triangolazione tra profili differenziati: uno costituito
dall’intersezione tra le singole rappresentazioni che delle pratiche condivise forniscono gli individui ritenuti
coinvolti nel lifestyle; uno costituito dalle pratiche che il ricercatore ha identificato come distintive per quel
lifestyle; uno o più provenienti dalla rappresentazione che di tale insieme di pratiche distintive forniscono
individui facenti riferimento a forme sociali. Ma più in particolare al centro di tale approccio c’è
l’individuazione di quel quadro di pratiche essenziali in assenza delle quali il lifestyle stesso verrebbe meno:
il quadro, cioè, di componenti reciprocamente significanti più ristretto possibile e maggiormente condiviso
tra gli individui presi in esame.

 METODOLOGIA E TECNICHE
Il punto di partenza per l’analisi di un lifestyle può essere in molti casi la semplice individuazione di una
pratica cui si ipotizza questo sia collegato. Il primo passaggio del percorso di ricerca può essere quello
dell’individuazione di quella che si potrebbe definire “pratica di accesso”: una pratica che il ricercatore
ipotizza costituisca per una collettività una componente di un più ampio lifestyle. Identificata tale pratica, il
secondo passaggio consiste nella ricostruzione della rete di pratiche compresenti e interconnesse nell’agire
degli individui che si ipotizza siano coinvolti nel lifestyle. La ricostruzione di questa rete di pratiche potrà
avvenire attraverso tecniche di ricerca differenziate, tra le quali sembra che due possano rappresentare
quelle fondamentali: osservazione partecipante e intervista qualitativa. Nell’utilizzo di questi due strumenti
bisogna però tenere conto di una differenza fondamentale. Il quadro di pratiche emergente
dall’osservazione partecipante rappresenterà il risultato di un’operazione interpretativa del ricercatore sulla
base di quanto questi avrà potuto osservare dell’agire degli individui presi in considerazione. Il quadro di
pratiche emergente invece dalle interviste rappresenterà il risultato di un’operazione interpretativa operata
dagli individui intervistati, esposto per parte sua a un duplice rischio: che questi nascondano
volontariamente alcuni elementi invece rilevanti, e che più semplicemente non abbiano consapevolezza di
altri elementi o della loro rilevanza per la ricerca, e quindi trascurino di parlarne.

GENERAZIONE, RIPRODUZIONE E DIFFUZIONE


 MODELLO ANALITICO
È fondamentale ricostruire i processi attraverso i quali le forme sociali prese in considerazione si sono
sviluppate così le diverse eventuali tappe di tali processi. Nell’analisi di un lifestyle bisogna quindi
considerare entrambi i versanti: per un verso il percorso attraverso il quale esso è stato elaborato (analisi
generativa), per altro verso il risultato stabilizzato di tale processo (analisi costitutiva). Nella prima
prospettiva l’elaborazione di un lifestyle da parte degli individui da un lato appare fondata sulle loro
sensibilità personali. Nella seconda prospettiva, considerando il risultato di tale processo, il lifestyle nella
sua adozione individuale si configura da un lato come forma di condensazione di un quadro di sensibilità
personali in un insieme di pratiche reciprocamente connesse e dall’altro lato come forma di comunicazione
di tali sensibilità attraverso tali pratiche. Trasversale alle due prospettive vi è la collocazione del lifestyle
all’interno di uno specifico contesto socio-culturale e del quadro di rapporti che esso sviluppa con tale
contesto. Ma se alla base della nascita di un lifestyle vi è questa condivisione collettiva di un quadro di
pratiche dotate di senso, l’approccio che si intende sviluppare di tale condivisione è di tipo interazionista.
Ciascun individuo, portando alla conoscenza di altri le proprie pratiche, ed esprimendo, secondo molteplici
modalità, il significato-senso che vi assegna, al tempo stesso fornirà a essi elementi che permetteranno di
arricchire i propri personali sili individuali e parallelamente acquisirà da loro elementi che andranno ad
arricchire il proprio.

 METODOLOGIA E TECNICHE
Il terzo passaggi del percorso di ricerca sarà relativo alla ricostruzione dei processi di generazione,
riproduzione e diffusione del lifestyle. La questione fondamentale sarà relativa all’intersezione tra percorsi
biografici personali ed evoluzione storica della forma sociale: ricostruendo i primi sarà possibile identificare
le principali modalità attraverso le quali il lifestyle viene adottato; ricostruendo la seconda sarà possibile
tracciare i confini del percorso attraverso il quale un quadro di pratiche individuali si è progressivamente
trasformato in una vera e propria forma sociale. Sul primo versante una tecnica di ricerca efficace sembra
essere l’intervista biografica, portando attenzione sull’identificazione di individui ed eventi che hanno
influito sull’avvicinamento degli intervistati alle pratiche che compongono il lifestyle. Sul secondo versante
non sarà sempre possibile arrivare a una ricostruzione vera e propria di come il lifestyle si è sviluppato.
Tuttavia, nel complesso le interviste qualitative a testimoni privilegiati potranno fornire importanti elementi
da questo punto di vista. Il quarto passaggio sarà relativo alla verifica della presenza del lifestyle, della sua
diffusione, all’interno di una particolare popolazione. Lo strumento fondamentale sarà in questo caso
costituito dal questionario a risposta chiusa.

SIGNIFICATO E SENSO
 MODELLO ANALITICO
Affrontata la questione della composizione del lifestyle, si tratta di considerare i modelli interpretativi da
adottare nella sua analisi, sia per i significati delle pratiche sia per il suo senso unitario. Le prospettive
emerse dagli studi sembrano poter essere sintetizzate in due chiavi di lettura fondamentali.
L’interpretazione di un lifestyle può avvenire per un verso in riferimento alle specifiche sensibilità che
possono esservi alla base, per altro verso in riferimento ai processi di distinzione, identificazione e
individuazione che sono a esso connessi. Il senso del lifestyle, ma anche il significato delle pratiche che lo
compongono, non si riduce comunque ai processi di distinzione-identificazione-riconoscimento, mentre
costituisce uno degli aspetti fondamentali dell’analisi stessa. Ciò che non bisogna mai trascurare è la
questione della distanza tra l’interpretazione fornita dagli individui coinvolti nel lifestyle e l’interpretazione
sviluppata dall’osservatore esterno.

 METODOLOGIA E TECNICHE
Il quinto passaggio sarà costituito dalla ricostruzione dei significati assegnati da ciascun individuo coinvolto
nel lifestyle alle singole pratiche identificate dal ricercatore come sue componenti. E il sesto passaggio
riguarderà successivamente la ricostruzione del senso unitario assegnato da questi stessi individui al
lifestyle nel suo complesso. Per quanto riguarda gli strumenti da utilizzare, osservazione partecipante,
interviste qualitative e focus group sembrano essere i più adatti. L’osservazione partecipante permette al
ricercatore di sviluppare un proprio quadro di ipotesi in merito all’interpretazione delle singole pratiche così
come del lifestyle nel suo complesso. Le interviste qualitative con gli individui coinvolti nel lifestyle
permettono di raccogliere le interpretazioni che essi stessi danno di tali elementi, mentre le interviste con
osservatori privilegiati esterni saranno utili nella ricostruzione di senso e significato che gli altri vi
assegnano.
I focus group consentono invece di sviluppare un confronto sia tra i quadri interpretativi dei diversi individui
coinvolti nel lifestyle sia tra questi e quelli invece degli osservatori esterni.
ELEMENTI COGNITIVO VALORIALI E SOCIO-STRUTTURALI
 MODELLO ANALITICO
L’unico vincolo è il fatto che pratiche e senso-significati non siano generati da fattori cognitivovaloriali e
socio-strutturali. Sembra però possibile delineare due approcci idealtipici estremi. Un primo approccio
collocherebbe alla base di queste forme sociali la specifica posizione sociale dell’individuo all’interno della
società. In questa prospettiva il lifestyle sembrerebbe dipendere essenzialmente sia dagli ambienti sociali
con cui la propria collocazione sociale porta a essere in contatto e dai modelli culturali maggiormente diffusi
al loro interno sia dalle limitazioni e dalle agevolazioni che tale collocazione comporta rispetto allo sviluppo
del percorso biografico individuale. La questione centrale riguardo questa proposta è in riferimento al
problema di spiegare come individui caratterizzati dalla medesima posizione sociale non sviluppino tutti una
corrispondente adesione al medesimo lifestyle. Un secondo approccio porrebbe invece alla base di tali
forme le sensibilità individuali e le scelte da esse conseguenti, in una rappresentazione dell’attore sociale
quale soggetto alla ricerca di forme di soddisfazione e di modalità espressive per tali sensibilità, nonché di
modelli culturali cui fare riferimento nel suo percorso di definizione della propria identità. In questo caso,
l’elemento centrale riguarda la ricerca da parte dell’individuo di una propria “definizione della situazione”
all’interno della quale trovare una sua personale collocazione. In questa prospettiva quindi il lifestyle
dipenderebbe anzitutto dalla scelta individuale, poiché agli occhi dell’individuo esso rappresenterebbe
l’occasione di concretizzare tali sensibilità e di sperimentare nuove forme di appartenenza e di distinzione,
di identificazione e di individuazione. Considerando il primo versante è innegabile che rappresentazioni e
valori (ciò che l’individuo pensa in merito a “come la realtà è “) esercitano in ogni situazione la propria
influenza sull’agire individuale. In alcuni casi si potrà osservare la condivisione di un insieme di pratiche
significanti in assenza di una parallela condivisione di valori e rappresentazioni comuni: sarà allora evidente
il mancato ruolo di questi ultimi quali “fattori generativi” condivisi. In altri casi si potrà invece osservare la
condivisione sia di un comune quadro di pratiche sia di un comune quadro di valori e rappresentazioni.
Considerando invece il secondo versante, è altrettanto innegabile che il fatto di non poter considerare un
lifestyle come prodotto di processi strutturali non significa che tale posizione non possa influenzare la sua
elaborazione o adozione. Se alla base dell’emergere di un lifestyle vi è una qualche forma di riconoscimento
reciproco tra individui che condividono un quadro di pratiche significanti, essa è di fatto influenzata sempre
anche dalla posizione sociale di questi individui, così come lo è il senso-significato assegnato a tali pratiche.
Ma se la posizione sociale dell’individuo sicuramente influisce sulle sensibilità e sulle scelte, allo stesso
tempo ciò non significa che tali sensibilità e scelte siano da essa determinate e dipendenti. Nell’analisi dei
lifestyles, quindi, è fondamentale adottare una prospettiva che sia al tempo stesso strutturalista e
costruttivista, ovvero che tenga conto tanto dell’influenza del contesto sull’individuo quanto dell’azione
dell’individuo sul contesto.

 METODOLOGIA E TECNICHE
Il settimo passaggio del percorso di ricerca sarà costituito dalla ricostruzione del quadro cognitivo-valoriale e
della condizione socio-strutturale di ciascun individuo considerato. Si tratterà di ricostruire da un lato le
rappresentazioni e dall’altro lato i valori cui gli individui fanno riferimento. Dal punto di vista delle tecniche
utilizzate, invece, sembrano essere soprattutto l’intervista qualitativa e l’analisi documentale gli strumenti
più efficaci. Bisognerà però porre attenzione a distinguere tra i materiali derivanti da una produzione
spontanea degli attori e quelli invece prodotti in seguito agli stimoli forniti dal ricercatore, e parallelamente
tra i materiali prodotti per essere rivolti a un pubblico generico e quelli invece maggiormente orientati
all’interno delle proprie cerchie di riferimento. Per quanto concerne invece l’aspetto relativo alla condizione
socio-strutturale, ci sono tre principali piani di analisi da considerare: percorsi biografici, status individuale e
profilo delle reti sociali. Si tratterà di ricostruire la sequenza degli eventi che hanno favorito l’avvicinamento
dell’individuo al proprio lifestyle di riferimento, il quadro di risorse, di capitali e di modelli culturali che
possono aver influito su tale avvicinamento e infine le peculiarità che su questi stessi piani connotano le reti
sociali di questo individuo. L’analisi dovrà essere condotta prendendo in considerazione da un lato la
compresenza di un quadro di ricorrente di componenti tra i diversi individui considerati nella ricerca,
dall’altro l’antecedenza temporale di tale presenza rispetto all’adozione delle pratiche e alla loro
significazione. Da questo punto di vista l’intervista qualitativa, in particolare con approccio biografico,
sembra costituire lo strumento fondamentale.

MODALITÀ E INTENSITÀ DI COINVOLGIMENTO


 MODELLO ANALITICO
Una questione emersa più volte è quella relativa al coinvolgimento degli individui all’interno di queste
forme sociali. Le forme di identificazione e coinvolgimento degli individui nei confronti di un lifestyle
condiviso possono presentare gradi e modalità differenziate. Sebbene il lifestyle non si configuri come entità
dotata di confini netti, sembra possibile avanzare. La questione delle diverse modalità di adesione. Da parte
di ciascun individuo che fa riferimento a un lifestyle vi è l’espressione di quella tensione irresolubile tra il
desiderio di identificazione e il desiderio di distinzione nei suoi confronti. Nel quadro complessivo che mette
in relazione individui, lifestyles condivisi e contesto circostante sembrano emergere due processi paralleli.
Da un lato vi è l’individuo che sviluppa un percorso di identificazione nei confronti del suo lifestyle di
riferimento, ma anche parallelamente un processo di individuazione rispetto a esso attraverso il quale cerca
di salvaguardare le proprie peculiarità personali da forme eccessive di adesione. Dall’altro lato vi è l’insieme
degli individui che fanno riferimento a uno specifico lifestyle e che sviluppano collettivamente un percorso
di riconoscimento reciproco e al tempo stesso un percorso di distinzione nei confronti per un verso di
lifestyles differenti e per altro verso di quello che viene percepito come il modello culturale mainstream. La
questione del coinvolgimento in un lifestyle si delinea quindi come particolarmente complessa in quanto
tale coinvolgimento non presenta la possibilità per l’individuo di fare riferimento a diversi lifestyles non solo
in successione ma anche in parallelo. In questa prospettiva, la stessa questione dei confini diventa
complessa, poiché in questa prospettiva essa sembra essere ricondotta da un lato alla percezione sviluppata
dall’individuo di aderire a un certo lifestyle, dall’altro lato al riconoscimento di tale adesione sviluppato
dall’insieme degli individui che a tale lifestyle fanno riferimento. Per quanto riguarda l’esclusività, ciò di cui
bisognerà sempre tenere conto è la potenziale non esclusività che caratterizza il coinvolgimento in tali
forme sociali, cioè. Il fatto che ciascun individuo possa fare riferimento a una molteplicità di lifestyles,
sviluppando con ciascuno di essi legami caratterizzati da forza e stabilità variabili, secondo le efficaci
immagini del “supermercato dello stile”.

 METODOLOGIA E TECNICHE
L’ottavo passaggio del percorso di ricerca consisterà nell’identificazione delle diverse modalità di
coinvolgimento individuale all’interno del lifestyle e nella ricostruzione delle progressive cerchie di
partecipazione. Per l’analisi delle modalità e dei gradi di coinvolgimento, si tratterà di valutare la diffusione
di ciascuna pratica all’interno della collettività presa in considerazione e di rilevare il numero di pratiche
adottate da ciascun individuo. Però, non si tratta solo di considerare l’adozione delle pratiche, ma anche di
valutare le procedure di significazione. Parallelamente quindi si valuterà la capacità di ciascun individuo di
indicare il significato assegnato a ogni pratica e i legami attraverso i quali questa viene collegata con le altre.
L’osservazione partecipante e l’intervista qualitativa sembrano costituire i due strumenti fondamentali. In
merito invece al capitale di lifestyle posseduto dai singoli individui, e allo status che a essi viene riconosciuto
da parte degli altri individui coinvolti, saranno soprattutto interviste qualitative, rivolte a testimoni
privilegiati interni, e focus group a costituire fonti privilegiate di informazione. In riferimento alle due
diverse modalità di avvicinamento al lifestyle, sarà ancora l’intervista biografica lo strumento fondamentale.

RAPPORTO CON ALTRI LIFESTYLES, SCENA, MASS MEDIA E CONTESTO


 MODELLO ANALITICO
Quello che risulta evidente è l’impossibilità di considerare i lifestyles indipendentemente dal contesto socio-
culturale all’interno del quale si muovono. L’analisi di azioni e significati che caratterizzano l’adozione di stili
di vita può essere sviluppata solo considerando anche gli “altri” in riferimento ai quali gli individui
sviluppano il loro agire: da un lato gli individui rispetto ai quali ci si sente simili, dall’altro quelli rispetto ai
quali ci si percepisce differenti. Ciò che conta nella prospettiva dei lifestyles è essenzialmente che il profilo
stilistico e il modello culturale adottati si caratterizzino per una sufficiente omogeneità interna e per una
sufficiente eterogeneità nei confronti del contesto circostante, permettendo così agli individui che a esso
fanno riferimento di identificarsi tra loro come simili e di percepirsi come “dissimili” rispetto all’esterno.
Parallelamente bisogna considerare che per l’analisi di un lifestyle può essere utile osservare anche la
“scena” all’interno della quale esso si sviluppa, ovvero quell’insieme di luoghi, reali e virtuali, e reti sociali,
cui chi vi è coinvolto può fare riferimento. Infine bisogna considerare come i tratti caratterizzanti del lifestyle
possano essere fortemente influenzati dalla sua rappresentazione mediatica. Proprio l’immagine mediatica
di questo tipo di fenomeni sin dall’inizio del loro emergere contribuisce alla loro definizione e al loro
sviluppo. Nei confronti dell’emergere e dello svilupparsi di un lifestyle, sebbene i mass media non si
configurino come elemento necessario, essi possono rappresentare un veicolo fondamentale di
elaborazione e diffusione, con il quale tanto gli osservatori esterni quanto i referenti dovranno comunque
fare i conti.

 METODOLOGIA E TECNICHE
Il nono e ultimo passaggio del percorso di ricerca riguarda l’analisi del contesto.
La questione fondamentale sarà costituita dalla selezione dei soggetti di riferimento, individuali e collettivi,
all’interno dell’insieme complessivo di quelli potenziali. Su un primo versante si tratterà di ricostruire il
quadro di tali soggetti, attraverso strumenti differenziati, che a fianco delle interviste qualitative potranno
vedere anzitutto analisi documentale e osservazione partecipante. Sul secondo versante si procederà nella
prospettiva di ricostruire l’immagine, la rappresentazione, che ciascun individuo ha sviluppato dei diversi
soggetti considerati, e del rapporto che ha instaurato nei loro confronti ciascuno individualmente e la
collettività riferentesi al lifestyle nel suo complesso. L’oggetto fondamentale al centro di questa parte di
ricerca sarà quindi la rappresentazione e, di conseguenza, lo strumento fondamentale saranno le interviste
di tipo qualitativo. Potrà inoltre essere utile la costruzione di focus group all’interno dei quali inserire
individui facenti riferimento alle differenti cerchie considerate. Attraverso l’intersezione dei differenti
materiali raccolti si dovrebbe così arrivare a ottenere un quadro sintetico delle rappresentazioni che gli
individui coinvolti nel lifestyle hanno sviluppato della scena in cui si muovono, degli altri individui, gruppi e
lifestyles di riferimento, del contesto socio-culturale e dell’immagine che i mass media forniscono di loro.
Sarà inoltre utile indagare le eventuali forme di interazione diretta tra gli individui coinvolti nel lifestyle e gli
altri soggetti di riferimento, sia nel caso tali forme si costituiscano come vere pratiche componenti il
lifestyle, sia laddove si configurino come differenti modalità di agire sociale.

Cap. 11 – LE RADICI DEI LIFESTYLE

Nella prospettiva di ampliare il modello analitico dei lifestyles, in questo capitolo si è ritenuto utile
approfondire elementi costitutivi e sviluppi potenziali richiamando un quadro di concetti e proposte che si
ritiene costituiscano spunti importanti per le future elaborazioni di tale modello, sebbene esterni allo studio
di stili di vita e subculture.

 Gruppi di riferimento
Un primo elemento concettuale utile da approfondire è quello di “gruppo di riferimento”. Merton spiega il
meccanismo di identificazione/immessi e distinzione nei comportamenti individuali. Per un individuo,
riferirsi a un gruppo, anche se è distante dalla propria vita quotidiana, significa imitarne comportamenti,
gusti, atteggiamenti, nonché valori, o agire per distinzione da esso. Ovvero significa imitare o distinguersi da
uno stile di vita. Tutto ciò permette all’individuo sia di essere riconosciuto dal gruppo al quale si riferisce, sia
di indicare agli altri qual è il gruppo a cui si vuole appartenere. I gruppi di riferimento risultano tra i
principali agenti socio-culturali di influenza sui lifestyles. L’attenzione agli aspetti performativi tende a
considerare i meccanismi di scelta, sia pure condizionata, degli stili di vita. L’analisi dei gruppi di riferimento
aiuta a capire come avviene l’identificazione con determinati gruppi ai quali non si appartiene nella realtà e
i conseguenti lifestyles. L’interesse è rilevare che la situazione più generale dei gruppi di riferimento è quella
in cui si agisce in relazione all’azione degli altri. Tale interesse si basa sulla constatazione secondo cui gli
individui agiscono dentro un quadro sociale di riferimento fornito sia dai gruppi cui fanno parte sia da altri
gruppi diverso dai loro. Così il consumatore farà acquisti in funzione sia del gruppo di appartenenza sia di
quello di riferimento; e raramente i suoi acquisti e atteggiamenti saranno in contrasto con quelli dei suoi
gruppi. Dei vari gruppi di riferimento interessano qui i gruppi di riferimento di interazione. Sono i gruppi che
rappresentano solo delle condizioni per il comportamento dell’individuo e dei quali, seppure sprovvisti di
alcun significato normativo, l’individuo deve comunque tenere conto per il raggiungimento dei propri fini.

 Due livelli del flusso della comunicazione


Un altro elemento analitico utile nella prospettiva dei lifestyles è il modello del “two-step flow of
communication” di Lazarsfeld e del suo allievo Katz. Tale rileva l’influenza personale quale fattore
determinante nell’efficacia della comunicazione, e afferma che sono i rapporti interpersonali a essere
rilevanti per i comportamenti, gli atteggiamenti, gli habitus, i valori e le pratiche. I “due livelli del flusso della
comunicazione” comprendono sia il flusso di comunicazione dei soggetti più esposti alle reti dei mass media
e per questo più influenti nel comunicare agli altri nuovi messaggi, sia le influenze interpersonali, che
possono coincidere con i messaggi massmediali. La figura del “gatekeeper” (leader d’opinione) studiata dai
due sociologi indica gli individui che collegano le reti comunicative interpersonali all’esterno del gruppo.
Nelle ricerche sugli effetti dei mezzi di comunicazione di massa, il gatekeeper è la figura sociale più
significativa e influente nel processo di comunicazione. Il gatekeeper controlla il flusso di informazioni e di
notizie, decidendo quanto e come deve entrare nel gruppo. Il contributo di Lazarsfeld sulla leadership di
tipo orizzontale rimane significativo per lo studio dei lifestyles. In tali processi si individuano riversi ruoli: il
ruolo di chi origina un’idea, di chi la trasmette e di chi è influente nel farla accogliere. Il gatekeeper può
essere influente, quindi, solo nel trasmettere all’interno del gruppo idde nuove, e non nel creale o
nell’influenzare la loro accoglienza.
 Interazionismo simbolico
La nozione di “realtà sociale” introdotta da von Wiese (1933) si differenzia da quella di “natura sociale” per i
suoi aspetti di processualità dei fenomeni sociali. La nozione di “interazione” è centrale di Simmel, secondo
il quale la società esiste laddove più individui entrano in un sistema di interazioni. “Il punto di partenza di
ogni formazione sociale è soltanto l’azione reciproca tra persona e persona”. È dall’azione reciproca che
nascono le più svariate forme di relazioni sociali. Per Simmel nell’interazione umana si possono separare
“forma” e “contenuto”: la conoscenza, ad esempio, può essere dapprima un mezzo per procacciarsi il cibo e
diventare poi una forma autonoma quale oggi è la scienza. Tra contenuto e forma esiste per Simmel una
relazione circolare continua: dalle determinazioni delle forme da parte dei contenuti vitali alle
determinazioni dei contenuti vitali da parte delle forme. Ma per l’interazionismo simbolico un importante
punto di riferimento resta Meda. Il dato centrale della sua teoria si riferisce ai processi di interazione, cioè di
azioni sociali reciprocamente orientate, tramite le quali gli individui stabiliscono, in comune, regole aperte e
dipendenti da una costante approvazione reciproca.

 Città e metropoli
Wirth (1938) indica nell’urbanesimo uno stile di vita, sociale e psicologico, tipico della modernità. Nella sua
lettura, la città è “la più grande invenzione dell’uomo: un centro di forze intellettuali, un magazzino di
cultura e delle più diverse energie. Città e civiltà sono sinonimi”. Le indicazioni più significative per lo studio
della metropoli sono però quelle di Simmel. Egli afferma che è soprattutto la metropoli che produce oggetti,
comportamenti e costruzioni distintive più per funzioni estetiche e culturali che per funzioni economiche. È
il luogo privilegiato per la conservazione di tesori di arte, di cultura e di memoria. Perciò è naturale
attendersi che in essa i modi di comportamento si sviluppino secondo modalità più attive e mobili che
altrove e che gli stili di vita basati sul borgo o sulla classe sociale cedano il passo agli effetti più seducenti
delle sperimentazioni continue, favorite dal tempo libero. Le città si trasformano in centri di spettacolo e
gioco, di immagini e di segni, in cui ogni cosa viene trasformata in prodotto culturale per la vista. In alcuni
casi la città intera diventa uno “spazio stupefacente” per lo spettacolo e l’esplorazione turistica. La
stilizzazione della vita quotidiana fa si che anche gli oggetti di consumo, il kitsch e i comportamenti più
quotidiani possano essere incorporati nel mondo culturale dell’opera d’arte. Il tutto però avviene
nell’eclettismo senza profondità e in quel “paradigma estetico” che oggi molti indicano come peculiarità del
postmoderno. Questi impulsi indeboliscono le forti identificazioni con il proprio luogo di vita e le proprie
tradizioni, poiché ognuno è in grado di attingere a repertori più vasti di prodotti simbolici. Per questo è
sempre più difficile dare un giudizio di classe basandosi solo sul gusto e sullo stile di vita. In generale, nelle
metropoli la stilizzazione della vita quotidiana si presenta con tendenze peculiari. La prima tendenza si
riferisce a quei gruppi che intendono cancellare i confini tra arte e vita quotidiana. L’arte si può ritrovare
ovunque e in qualsiasi cosa. L’uomo moderno si rende conto che, nella cultura dei consumi, egli si presenta
e parla di sé nel vestire, nella casa e nell’arredamento, nelle scelte del tempo libero. In secondo luogo la
stilizzazione della vita quotidiana continua la lunga tradizione di intellettuali e artisti di far diventare la vita
intera un’opera d’arte.

 Reciprocità delle prospettive


Con Weber, i dati di rappresentazione, di coscienza, di cognitività e di mentalità diventano dei prodotti
formali dell’interazione umana, la cui esistenza oggettiva dipende dal fatto che essi hanno un significato o
un valore per l’uomo. Il loro rapporto con l’individuo è basato sul fatto che tali prodotti come significati di
uno stato di relazioni sociali sono compresi dall’uomo e valgono per esso. Ogni stato di relazioni sociali si
basa e si mantiene sulla persistenza di tali dati significanti. Sono con loro l’agire dell’uomo si connota come
agire sociale, cioè dotato di senso. Con tale concetto di situazione sociale contestuale si identificano anche i
lifestyles quale situazione della relazione sociale nella quale entrano dati e prodotti significanti
dell’interazione umana. Appare comunque sempre più significativa l’analisi dei lifestyles nella loro
riproduzione orizzontale. Essi si caratterizzano per la loro peculiare dimensione intersoggettiva. I lifestyles,
in quanto sono per loro natura dentro la situazione di relazione sociale, devono essere analizzati come i
processi tipici dell’interazione umana. La sociologia di Goffman direbbe che gli individui improvvisano
rappresentazioni pubbliche come mezzo per creare un’identità, sia per sé che per gli altri. Questo
meccanismo per costruirsi un’identità, che Goffman definisce “la presentazione del sé”, comprende sia i
modi con cui le persone comunicano sia i gruppi che scelgono come pubblico.

 Riflessività
Nella società tradizionale gli stili di vita tendevano a persistere più a lungo delle loro finalità perseguite,
poiché la loro struttura era quella di strategie di azione per la vita dell’individuo e di repertori di risorse da
cui selezionare elementi diversi per la vita. Oggi tutto ci indica che i lifestyles si configurano come routine
personali per far fronte in forme creative alle diverse fasi della propria biografia, sia riproducendo in modo
non intenzionale modelli sociali codificati, sia reagendo e trasformandoli in relazione al contesto socio-
culturale. Essi si presentano, cioè, come forme sociali riflessive. La riflessività dei lifestyles è parte della più
generale riflessività, quale tratto tipico della modernità. È l’attuale mondo globale a essere un mondo di
individui e di interlocutori riflessivi, cioè capaci di guardare e capire la logica del loro comportamento e di
penetrare nel loro vissuto e intenzionalità. Riflessività sociale e vita personale sono termini sovrapponibili.

 Erlebnis
Da Dilthey ricolleghiamo i concetti di “Erlebnis” e di “Erfahrung”. Nel filosofo si ritrova una delle prime
costruzioni tipologiche differenzianti di ciò che Weber chiama società tradizionale e società moderna.
Erfahrung è l’accumulazione delle esperienze, cioè l’esperienza oggettivata. È ciò che permane nel
movimento, “è un passato presente, i cui eventi sono stati conglobati e possono essere ricordati”. È un
processo in cui la memoria è attiva come facoltà di connettere i diversi vissuti in una continuità dotata di
senso. L’Erfahrung è possibile solo quando esiste un’esperienza accumulata, che aiuta l’individuo nel corso
della vita. Essa è una dote che si sedimenta lentamente e i cui portatori in passato erano per eccellenza gli
anziani. Quando questa esperienza viene schiacciata nel presente, perché il passato non insegna più nulla,
allora essa si rivolge all’Erlebnis, al senso singolare, alla consumazione dell’esperienza immediata. Erlebnis è
l’esperienza vissuta e immediata; è il contenuto puntuale della coscienza; è “essere in vita mentre una cosa
succede”. L’Erlebnis è sempre un fatto soggettivo; in esso non c’è alcuna memoria collettiva a cui l’individuo
si ricongiunga. È tipica delle generazioni dei giovani che si trovano a vivere in situazioni in cui i contenuti
della cultura disponibile sono costantemente resi privi di significato dal mutamento. Questa contemporanea
è la società dell’Erlebnis. Ne è conferma, come scrive Simmel, anche la nostalgia che essa ha del suo
opposto: l’Erfahrung. L’inclinazione dell’uomo moderno a circondarsi di oggetti e simboli antichi è
interpretata da Simmel quale profondo bisogno di dare alla vita esasperatamente individuale un
completamento e una conformità a una legge. Le biografie dell’Erlebnis sono biografie che non seguono
meccanicamente tradizioni e abitudini, ma adottano di volta in volta comportamenti che si compongono in
un lifestyle che, per chi lo adotta, è unitario e individualizzato, anche se all’apparenza risulta solo un
assemblaggio di merci, vestiti, pratiche, esperienze, simboli e attitudini fisiche. Il lifestyle quale Erlebnis è la
ricerca di farsi su misura un proprio modo di vivere.

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