L’italiano distingue due generi grammaticali: il maschile e il femminile. Nel caso di esseri
animati, il genere grammaticale corrisponde al sesso dell’uomo o dell’animale indicato
Nel caso di oggetti non animati, il genere grammaticale invece è dovuto a una convenzione
esclusivamente linguistica
In alcuni casi, il genere maschile o femminile può essere prevedibile in base all’appartenenza
ad alcune categorie.
In generale, la distinzione tra maschile e femminile è data dalla terminazione delle parole
(considerata, ovviamente, al singolare).
• Sono maschili:
– la quasi totalità dei nomi con desinenza in –a: la ciliegia, la vita, la gioia
– molti dei nomi con desinenza in –i: la sintassi
– i nomi terminanti in -tà e –tù: la falsità, la virtù
I nomi con desinenza in -e possono essere a seconda dei casi maschili o femminili
il mare
la nave
un ente
Vi sono poi alcuni casi particolari che riguardano il genere dei nomi:
• Alcune parole (come insegnante, giornalista, fisiatra, amante) hanno un’unica forma
invariabile per il maschile e il femminile e il genere può essere segnalato dall’articolo o dalla
presenza di un aggettivo.
• Alcune parole (soprattutto nomi di animale come tigre, gorilla) presentano un’unica forma
invariabile sia per l’esemplare maschio, sia per l’esemplare femmina, e l’unico modo per distinguere
il maschio dalla femmina è esplicitare questa informazione, come in tigre maschio, medico donna.
• Alcune parole sono soggette a un falso cambio di genere e nell’apparente passaggio dal
maschile al femminile assumono in realtà un diverso significato, come il busto / la busta, il palmo / la
palma, il manico / la manica ecc
• Alcune parole hanno un doppio plurale maschile e femminile, ciascuno con una diversa
sfumatura di significato, come labbri e labbra, bracci e braccia, muri e mura ecc.
• Alcune parole presentano forme del tutto diverse per il maschile e il femminile, come
maschio / femmina, toro / vacca.