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Psicoterapia cognitiva post-razionalista: il modello, la clinica, la formazione.

Studi di Psichiatria.Volume 3 - Numero 2 - 2001

PSICOTERAPIA COGNITIVA POSTRAZIONALISTA:


IL MODELLO, LA CLINICA, LA FORMAZIONE.

Maurizio Dodet
Didatta dell’Associazione di Psicologia Cognitiva –Roma .
Laboratorio di Psicologia Cognitiva Postrazionalista -Roma.

INTRODUZIONE:

Il proliferare di modelli psicoterapeutici rende sempre più difficile potersi orientare

consapevolmente nella scelta di un percorso formativo. L’ambito psicanalitico, quello

sistemico relazionale e quello cognitivista, solo per parlare dei tre più rappresentati,

se considerati nel loro sviluppo storico appaiono generare, pur nella continuità di

alcuni assunti di base, numerosi movimenti di pensiero che tendono ad una propria

autonomia.

Tale frammentazione ha spinto alcuni autori ad intraprendere la difficile strada

dell’integrazione tra modelli diversi ( 1 - 2 ). A mio avviso la frammentazione

rappresenta un grande patrimonio ed è il segno della generatività dei vari modelli.

Nel personale percorso formativo uno specialista in psichiatria si avvicina a molti di

essi: da ognuno trae degli elementi che si integrano l’uno con l’altro ma uno solo

diventerà l’asse portante che garantirà la coerenza di un intervento clinico. Ritengo

che tale ruolo venga assunto dal modello che ha permesso una più ampia ed incisiva

ridefinizione di aspetti problematici individuali.

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L’approccio Cognitivo Postrazionalista rappresenta un recente sviluppo del

costruttivismo. Esso propone, nel periodo di formazione, notevoli suggestioni e

riflessioni sui processi di conoscenza personali e sulle dinamiche che sottendono il

crearsi e lo svilupparsi dell’identità.

Il suo sviluppo e la sua diffusione sono merito di Vittorio Guidano, uno studioso

italiano scomparso da pochi mesi, che si è dedicato attivamente sia all’elaborazione

teorica di questo movimento di pensiero che alla pratica clinica e alla formazione di

terapeuti.

CENNI STORICI:

Di uno specifico modello è importante conoscere la storia per poterne individuare le

coordinate di base attraverso cui riuscire a cogliere la sua coerenza.

La terapia cognitiva ha origine dall’opera di A. Ellis ( 3 ), di Aaron T. Beck ( 4 ), di

M. Mahoney ( 5 – 6 ) per l’esigenza di andare oltre il paradigma comportamentista,

ormai in crisi non per assenza di risultati ma per la difficoltà di spiegare con esso i

notevoli successi clinici, e per il desiderio di un superamento dei modelli

psicoanalitici. Nel 1983, viene pubblicato il volume “Cognitive Process and

Emotional Disorders” da V. Guidano e G. Liotti ( 7 ), intorno ai quali si coagulerà un

gruppo di terapeuti che daranno vita alla Società Italiana di Terapia Comportamentale

e Cognitiva.

Il modello cognitivista prende le mosse dall’introduzione della variabile "O"

(organismo) nello schema appartenente al comportamentismo classico che vede uno

stimolo ambientale "S" in diretto rapporto con una risposta comportamentale "R"

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(passaggio da un modello SàR ad uno SàOàR). Nello schema, la “O” indica che

tra uno stimolo ambientale e la risposta comportamentale ci sono delle variabili

intraorganismiche, comprendenti il pensiero, l'immaginazione, le fantasie, le

aspettative ed il ragionamento, che si articolano creando il mondo interno

dell’individuo.

La metafora di base diventa quella dell'individuo come scienziato: l'attività di un

individuo che agisce o pensa é sempre diretta, corrispondente o dipendente dalla

teoria di sè e del mondo che lui stesso si é costruito. Questa teoria viene configurata

in un insieme di convinzioni disposte in modo gerarchico tra di loro e che,

articolandosi attraverso il dialogo interno, giungono a controllare le emozioni ed i

comportamenti corrispondenti.

Aderendo a questo modello, per affrontare in terapia un disagio esistenziale o un

sintomo, e quindi l'emozione disturbante che ne é alla base, il terapeuta tende a

modificare la convinzione irrazionale distorta che ne é il fondamento, assumendo che

tale modifica porterà al cambiamento dell'emozione e del comportamento

disadattativo corrispondente.

Il modello descritto si basa su una impostazione empirista classica in cui si presume

che esista un ordine esterno univoco ed uguale per tutti nel quale é già contenuto in

qualche modo il senso delle cose; la conoscenza individuale é semplicemente una

rappresentazione che corrisponde ad una riproduzione più o meno esatta di

quest'ordine.

In questa ottica le terapie cognitive tradizionali appaiono essenzialmente persuasive

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nell’applicazione di un "metodo di ristrutturazione razionale sistematica", attraverso

cui raggiungere il cambiamento dei "beliefs irrazionali" ritenuti causa del disturbo

emotivo.

IL MODELLO POST RAZIONALISTA

A metà degli anni ottanta la profonda crisi della epistemologia empirista si estende

anche alla psicologia, dando luogo ad un profondo cambiamento riguardante le

concezioni della realtà e del processo di conoscenza individuale.

Si crea così una contrapposizione tra teorie razionaliste e teorie costruttiviste: le

prime basate su una visione della conoscenza in cui la rappresentazione

“corrisponde” al mondo reale, le seconde basate sulla concezione della conoscenza

come “costruzione prevalentemente tacita di ordinamento” ( 8 – 9 ), sottolineando la

centralità dell’attività ordinatrice e costruttiva del soggetto rispetto alla realtà ( 10 ).

In questo ambito, Guidano ( 7 – 11 – 12 – 13 - ) pone le fondamenta dell’approccio

cosiddetto postrazionalista, introducendo nel modello cognitivista l’assunto di base

dell’opera di Humberto Maturana ( 14 ), secondo cui la realtà non può essere più

intesa come un ordine univoco valido per tutti, in cui é già contenuto il senso delle

cose, ma come un fluire continuo, multidirezionale e a più livelli di processi

conoscitivi individuali; il termine "universum", che indica l’esistenza di una realtà

unica per tutti, viene sostituito con quello di "multiversa", che esprime una realtà con

molti "versi" possibili, tanti almeno quanti sono gli osservatori.

Distinguere tra osservatore e osservato non è più ritenuto possibile: ciò che un

osservatore esprime della realtà osservata ci dà notizie essenziali su di lui, o meglio,

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sui significati su cui si articola il suo processo di conoscenza, più che sulla realtà da

lui descritta.

Non esistendo quindi un ordine esterno definito ed unico per tutti a cui potersi

riferire, ogni individuo deve essere considerato come l'espressione di un processo di

auto-organizzazione attraverso cui struttura un senso di consistenza e di continuità

personale nel tempo (sentimento di sè - immagine cosciente di sè).

Assumendo questa ottica, la finalità dell'atto terapeutico sarà volta a cogliere la

coerenza interna del sistema individuo col quale si interagisce nel tentativo di

comprendere, rispetto ad un significato espresso dal sistema stesso, le sue capacità

di auto-organizzazione. Il processo continuo di spiegazione dell'esperire (l’emergere

della coscienza autoriflessiva è una caratteristica della specie umana) assume

nell’uomo un ruolo cruciale nel dare coerenza all'esperienza del vivere. La

conoscenza di sè ha origine quindi da un processo circolare tra l'"IO" che esperisce

ed agisce e il "ME" che osserva e valuta ( 15 ), nell'articolazione coerente di un

significato che garantisce un senso di continuità ed unicità sistemica individuale

(significato personale).

Gli assunti di base poco sopra esposti comportano come prima conseguenza quella di

dover considerare ogni individuo come portatore di un significato che gli permette di

riconoscere e riferirsi ogni esperienza immediata di sé e del mondo.

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Io ESPERIENZA IMMEDIATA

articolazione del significato personale PSICOTERAPIA

Me IMMAGINE COSCIENTE DI SE’

Il vivere sociale é lo spazio in cui l'uomo costruisce e quindi articola tale significato

in tutto l’arco della vita. I rapporti intersoggettivi significativi, studiati da Bowlby

nelle sue ricerche sull’attaccamento ( 16 – 17 - 18 ), rappresentano nelle diverse fasi

di vita lo spazio in cui emerge e quindi si articola il significato personale, nello

strutturarsi progressivo dei contorni del sè che portano il soggetto ad una sempre più

netta differenziazione. I significati personali che danno origine a specifiche

organizzazioni del sè fino ad oggi identificati e descritti sono quattro e pur essendo i

nuclei fondanti ogni individuo traggono la denominazione dalla manifestazione

psicopatologica che da esse può emergere: Organizzazione Depressiva,

Organizzazione A Tipo Disturbo Alimentare Psicogeno, Organizzazione Fobica e

Organizzazione Ossessiva.

Prende progressivamente forma nel modello postrazionalista una psicopatologia che

appare caratterizzata da una finalità esplicativa e non più solo descrittiva;

l’Organizzazione cognitiva personale caratterizzata da un nucleo di base invariante

(significato personale) che si crea e quindi si articola in tutto l’arco di vita ne

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rappresenta l’elemento fondante.

Guidano, nel tracciare i confini di una psicopatologia evolutiva, propone anche

l’esistenza di un continuum tra le tre dimensioni (normale, nevrotica e psicotica) che

scaturiscono dalle possibili articolazioni di uno specifico significato.

Per esemplificare possiamo considerare un individuo con una Organizzazione

D.A.P. (A Tipo Disturbo Alimentare Psicogeno): in essa il nucleo centrale

rappresentato dal Significato Personale è caratterizzato dal derivare un senso di sé nel

riconoscersi nei giudizi delle persone significative o meglio, l’attribuzione a sé

dell’esperienza immediata può avvenire solo se mediata da chiavi interpretative

derivate dalle figure di attaccamento significative.

Una articolazione armonica di tale organizzazione è caratterizzata nelle relazioni da

una particolare attenzione per gli aspetti formali e per le aspettative degli altri

significativi che il soggetto tenderà a mediare con le proprie esigenze.

Una articolazione nevrotica può dar vita ad espressioni psicopatologiche quali: i

disturbi alimentari, disturbi ciclici dell’umore, disturbi sessuali e appare caratterizzata

dalla difficoltà a creare un argine rispetto ai giudizi esterni che vengono vissuti come

intrusivi ma che rappresentano i puntelli con cui il soggetto giunge a stabilizzare il

senso di identità.

L’articolazione psicotica è caratterizzata da una perdita dei confini del sé e dal

sentirsi continuamente letti ed intrusi dando vita ad espressioni psicopatologiche

quali il Delirio Sensitivo di Rapporto o stati francamente psicotici in cui il soggetto si

sente spiato e guidato nelle proprie azioni.

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La prospettiva che ne deriva appare essere particolarmente feconda nello studio delle

psicosi nel riuscire a cogliere la coerenza di sintomi quali il delirio e le allucinazioni.

LA TERAPIA

Se si assume il modello Postrazionalista, il concetto di “cambiamento terapeutico”

muta in modo sostanziale e con esso cambiano gli obiettivi di un trattamento. La

psicoterapia si inserisce nello spazio esistente tra esperienza immediata del vivere ed

esperienza esplicita con l’obiettivo di rendere l’individuo consapevole del continuo

lavoro di attribuzione a sé delle percezioni e delle emozioni nella costruzione di una

immagine cosciente di sé. Il cambiamento può essere di due tipi: cognitivo,

raggiungibile in tempi relativamente brevi, spesso netto, a centottanta gradi ed

emotivo, più difficile da ottenere, ma più stabile e strettamente connesso con la

percezione del sentimento di continuità dell’identità personale. Quest’ultimo è quello

principale cui si tende attraverso la creazione di un setting in cui la riformulazione del

problema presentato e la relazione terapeutica mutano rispetto all’approccio cognitivo

razionalista puntando a creare un processo terapeutico che sia in grado di produrre

elicitazioni emotive tali da innescare una modulazione delle emozioni critiche alla

base del disturbo.

Il punto centrale della terapia è rappresentato dal guidare il soggetto ad assumere la

capacità di riconoscere e differenziare l’esperienza immediata dalla sua spiegazione e

renderlo consapevole dei nuclei invarianti individuali che caratterizzano il passaggio

dall’una all’altra nella creazione di un senso di sé stabile.

La terapia inizia con la ricostruzione del problema presentato e con l’analisi della

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dinamica dello scompenso, fase in cui il soggetto, nel ricostruire il repertorio di vita

attuale, inizia a dare un nuovo significato al sintomo acquisisendo la capacità di

mettere a fuoco le emozioni, gli stati d’animo, e il senso di sé in corso.

Procede con la ricostruzione dello stile affettivo che consiste nel ripercorrere la

propria “carriera sentimentale” analizzando le invarianti individuali che

caratterizzano il modo di entrare in relazione con altri significativi in età adulta;

Ultima fase è la Storia di Sviluppo in cui si sposta il focus sulla storia di vita andando

a ricostruire come si è creato all’interno dei rapporti di attaccamento con i genitori e

come poi si è articolato nelle varie fasi di vita il Significato personale del soggetto.

In tutto questo percorso la Moviola ( 19 – 20 – 21 ) rappresenta la tecnica con cui,

attraverso la ricostruzione di eventi significativi come fossero parti di una

sceneggiatura, il terapeuta guida il soggetto nel lavoro di differenziazione tra

esperienza immediata e sua spiegazione rendendolo consapevole del lavoro di

attribuzione a sé che si esplica tra i due livelli.

LA FORMAZIONE:

Avvicinarsi al modello della Psicoterapia Cognitiva Postrazionalista offre interessanti

stimoli a più livelli: 1) il recupero di una attenta analisi del fenomeno psichico, che

non è solo finalizzata alla sua descrizione ma a coglierne la coerenza rispetto ad uno

specifico modo di essere; 2) l’importanza della ricostruzione della storia individuale

che consente di cogliere come si viene a creare e a sviluppare un tema di vita; 3) la

centralità dell’intersoggettività nella costruzione del sé e la ridefinizione dei rapporti

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significativi in termini di reciprocità emotiva; 4) porre il terapeuta all’interno del

campo di osservazione non come portatore di certezze e di soluzioni, ma come

perturbatore strategico.

Anche il percorso formativo ha delle peculiarità. Nel modello costruttivista

esperienza e conoscenza appaiono inscindibili; per il futuro terapeuta, pertanto,

formarsi non è separabile dallo sperimentare su di sé il processo di ricostruzione del

proprio tema di vita. In altre parole appare difficile che un terapeuta possa guidare un

paziente nel lavoro di differenziazione tra il livello di spiegazione di una esperienza

emotiva e il livello del come tale esperienza prende forma, se tale differenziazione

non è chiara al terapeuta stesso e da lui non è stata vissuta.

La formazione avviene in un gruppo di circa dieci persone gestito da due didatti della

durata di quattro anni; il corso é composto da due fasi distinte. La prima, quella

INFORMATIVA, è prevalentemente a carattere teorico ed ha la durata di un anno.

Durante tale fase viene ricostruita l’evoluzione storica del cognitivismo ed affrontate

le principali problematiche epistemologiche nell’ambito di tale modello; sono forniti i

principi fondamentali della teoria dell’attaccamento; illustrati i fondamenti della

psicopatologia evolutiva ed, infine, vengono forniti accenni sulla tecnica e la strategia

della psicoterapia. La seconda fase, quella FORMATIVA, prevede un ulteriore

approfondimento teorico riguardante le specifiche dimensioni del significato

personale (normalità/disagio esistenziale, nevrosi e psicosi) e l’analisi dei repertori

individuali di ognuno dei componenti del gruppo.

Nel percorso formativo, le tappe sono classicamente quattro, svolte in sedute di

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un’ora da una coppia di trainees che alternativamente saranno paziente e terapeuta di

fronte al gruppo: lo stile aggressivo, che ha l’obiettivo di individuare le

caratteristiche dell’organizzazione di significato dell’individuo, la ricostruzione del

problema attuale, in cui ciascun trainee propone un ambito percepito come

discrepante, come potrebbe essere posto ad un terapeuta in prima seduta, lo stile

affettivo, che consiste nella ricostruzione del succedersi dei rapporti sentimentali

riconosciuti come significativi ed infine la storia di sviluppo, che consiste nella

rinarrazione della propria storia con l’obiettivo di cogliere le tappe della creazione ed

articolazione in un tema di vita del significato personale.

NOTE CONCLUSIVE

Queste le linee generali di un modello che tenta di proporre una visione esaustiva del

disagio psicologico, ma che certamente lascia aperte numerose aree problematiche da

approfondire, auspicabilmente con il contributo di tutti coloro che considerano il

paziente psichiatrico un uomo con una “contrastante e variegata esperienza

soggettiva” (Guidano, 1992) .

BIBLIOGRAFIA:

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Therapy, in Arkowitz H & Messer SB (Eds.), Psychoanalytic Therapy and Behavior Therapy: is
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4. Beck A T Cognitive therapy and the emotional disorders. International Universities Press, New
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11
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11. Guidano V F A Constructivistic Outline of Cognitive Processes, in M.A. Reda, M.J. Mahoney,
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13. V.F. Guidano, A Constructivistic Foundation for Cognitive Therapy, in M.J. Mahoney e A.
Freeman, Cogniton and Psychotherapy, Plenum Press, new York, 1985.
14. Maturana H R , Varela F J Autopoiesi e cognizione, Marsilio Editori, Venezia, 1985.
15. H.R. Maturana, F.J. Varela, Autopoiesi e cognizione, Marsilio Editori, Venezia, 1985.
16. Bowlby J Attachement and Loss, vol 1. Basic Books, New York (1969) (trad. it. Attaccamento
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17. Bowlby J Attachement and Loss, vol 2, Basic Books, New York (1973) (trad. it. Attaccamento
e perdita, vol. 2, La separazione dalla madre, Boringhieri, Torino 1975).
18. Bowlby J Attachement and Loss, vol 3, London Hogarth Press New York (1980) (trad. it.
Attaccamento e perdita, vol. 2, La perdita della madre, Boringhieri, Torino 1983).
19. Guidano V F Complexity of the Self, The Guilford Press, New York, 1987, trad. italiana La
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20. Guidano V F The Self in Process, The Guilford Press, New York., 1991,trad. italiana Il se` nel
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21. M. Dodet, La moviola, Psicoterapia, anno 4, N.13, (89 - 93), Moretti e Vitali Ed.

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