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PREFAZIONE
Il 6 dicembre 2011 a Torino una sedicenne ha
denunciato di essere stata stuprata da due “zingari” 1.
Durante una manifestazione di solidarietà alla ragazza,
una cinquantina di persone, bardate per non farsi
riconoscere e armate di spranghe e bombe carta, si
sono staccate dal corteo e hanno dato vita ad un
inferno, bruciando e distruggendo un campo rom nei
pressi della cascina Continassa. Alcune testimonianze
riportano che il gruppo di aggressori abbia inoltre
ostacolato l’intervento dei Vigili del Fuoco, al grido
“lasciateli bruciare”.
La ragazza, alla luce di quanto la sua dichiarazione
avesse provocato, ha smentito la violenza subita,
spiegando che la sua prima dichiarazione era stata
inventata per nascondere ai genitori un rapporto avuto
con il fidanzato.
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elettorale sulla “piaga zingara” e in secondo dalle
dicerie e il disgusto della gente.
Etichettati come ladri, stupratori, sporchi e rapitori di
bambini troppo spesso queste persone vengono
additati dall’ignoranza comune come capro espiatorio
dei mali della nostra società.
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Caro Prefetto,
siamo i bambini rom che abitano nella tua città e come
i 4 bimbi di rom morti giorni fa noi abitiamo nelle
baracche.
A volte abbiamo paura che le nostre “case” prendano
fuoco e tutto bruci.
Molti di noi vanno a scuola sui pulmini del comune,
altri, invece, vanno accompagnati dai loro papà.
Sai, a qualcuno piace la scuola, ad altri no, però ci
andiamo perché poi non ci danno più il permesso di
soggiorno. I nostri genitori hanno molti problemi, tanti
dei nostri nonni sono nati in Italia e non sono mai
diventati italiani come sei tu.
Abbiamo sentito dai grandi che tu sei buono e puoi
fare tante cose belle per noi.
Ci puoi aiutare perché non succeda niente di brutto
dove abitiamo?
Perché non ci vieni a trovare?
Così vedi che non siamo come scrivono tanti giornali,
siamo bimbi come tutti, contenti di essere rom, anche
se le nostre case non sono grandi come la tua.
Aiutaci gagio 2 prefetto, vieni a trovarci e ti parleremo
di tante cose così capisci tutto e ci puoi aiutare.
Ti mandiamo un bacio.
I bambini rom dei campi 3
2 Non “zingaro”
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Zingari Oggi Onlus) dopo la notizia che quattro bambini di
4, 5, 8 e 11 anni sono morti a causa di un incendio alla
precaria abitazione in cui vivevano in un campo rom di
Roma nel febbraio 2011.
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“ZINGARI”: CHI SONO?
“ZINGARI”
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INDIA: UN’ORIGINE COMUNE
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Una volta giunti in Europa gli antenati di questo popolo
sono venuti in contatto, e spesso integrati, con gruppi
nomadi locali.
IN EUROPA: POPOLAZIONE
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La difficoltà di fornire cifre precise è anche dovuto alla
reticenza da parte dei vari stati a fornire il numero
esatto di “zingari” presenti sul territorio: infatti le
percentuali ufficiali sono sempre molto inferiori
rispetto a quelle stimate da associazioni rom, volontari
e ricercatori.
NOMADI E SEDENTARI
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Europa fino allo scoppio della Seconda Guerra
Mondiale questa fosse prevalentemente nomade.
A Napoli già nel Seicento si documenta un
insediamento fisso, nella penisola iberica i primi
risalgono all’età moderna mentre in Romania esistono
sin da quando fu attestata la presenza dei rom.
Nel corso dell’Ottocento le famiglie “zingare” hanno
iniziato ad adottare uno stile di vita che coniugava
nomadismo e sedentarietà, soprattutto per esigenze
lavorative, che consistevano quasi sempre in attività
stagionali. Le carovane, immagine che rimarrà
nell’idea di “zingaro”, vengono utilizzate a partire da
questo periodo. E mentre le varie autorità territoriali
proseguono con politiche di persecuzione ed
espulsione, la popolazione gagé si “abitua” alla loro
presenza, usufruisce dei servizi messi da loro a
disposizione e si arriva ad avere i “propri zingari”.
Anche questi iniziavano ad indentificarsi in una certa
regione, alla quale facevano sempre riferimento
nonostante le migrazioni stagionali. Riferendosi al loro
spirito di solidarietà gli “zingari” quando emigravano
lasciavano lungo la strada segnali, per avvisare
l’ostilità o l’ospitalità della comunità locale nei loro
confronti, in caso potesse servire a nuove carovane in
arrivo.
Contrariamente a ciò che si pensa oggi più dell’80%
dei cosiddetti “zingari” in Europa sono da tempo
sedentari.
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Praga: ad est di questa linea possiamo parlare di etnia
rom; ad ovest, invece, i rom sono una minoranza, i
gruppi etnici principali sono i sinti (Germania e Nord
Italia), i manus (Francia), i gitani (Spagna), i kale
(Finlandia e Galles) e i romanicels (Gran Bretagna,
chiamati anche Gypsies). Tutti questi gruppi sono
accomunati da una comune origine nel continente
indiano, confermato dal dialetto parlato, ricco di
eredità sanscrite.
Oltre a queste etnie ve ne sono altre di origine locale,
che vengono comunque identificate come “zingare” in
quanto nomadi: è il caso dei viaggianti del nord
Europa, degli jenische in Germania e Francia, dei
camminanti in Sicilia e dei rudari in Romania.
L’uso di nomi diversi non significa però stabilire delle
distinzioni nette tra i cosiddetti “zingari”, ma delle
gradazioni a partire dalla pienezza della propria
comunità; ossia, ad esempio, i sinti del Nord Italia
chiamano sinti anche i gruppi che si autodefiniscono
rom, considerandoli “meno” sinti, ma comunque
inglobandoli sotto questo termine.
A prescindere dalla denominazione, però, i rom sono
inclini a pensare che i rom sono rom in tutto il mondo,
e che tra di essi deve vigere l’aiuto reciproco. Infatti
un loro detto recita: “il rom deve aiutare il rom”.
I GAGÉ
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non si può essere senza gagé. Tutti insieme
dobbiamo vivere.”11
(B.L. Zlato e M.K. Semezejana)
11 B.L. Zlato e M.K. Semezejana, Rom sim, edizione Lacio Drom, Roma,
1984.
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LA LINGUA: IL ROMANES
“ZINGARI” IN ITALIA
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dove fermava il suo wurdon13 per accamparsi e
legava i cavalli al tronco di un albero.”14
(Carlo Sgorlon)
14
I Rom: sono in prevalenza commercianti, in origini
dell’Est europeo. Sono molto legati alla propria cultura
e tradizione, quindi più ostici nell’integrazione con i
gagé.
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CULTURA
LA FAMIGLIA
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Un aspetto fondamentale della famiglia è l’amore e la
cura per i bambini. Questa istituzione si deve occupare
anche di quelle funzioni che nel mondo gagé sono
affidate a terzi, come l’istruzione.
Una famiglia numerosa è considerata una grande
fortuna.
Ogni anziano è chiamato “zio” e ogni adulto “fratello”,
a testimonianza di quanto all’interno di una comunità
viga un sentimento di quasi familiarità.
IL FIDANZAMENTO
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Se durante il fidanzamento sorgono dei contrasti tra i
due gruppi familiari o tra i due fidanzati, il padre della
ragazza è obbligato a rimborsare alla famiglia del
fidanzato tutte le spese sostenute.
La purezza fisica della ragazza è un elemento
fondamentale e un valore assoluto nella cultura
zingara.
Le spese del fidanzamento sono a carico dei genitori
del ragazzo, quelle del matrimonio, invece, dei genitori
della sposa.
Per non incorrere in ampie spese, in passato si
verificavano spesso “fughe d’amore” tra gli amanti che
non potevano permettersi di sostenere
economicamente tutto l’iter del fidanzamento e del
matrimonio.
IL MATRIMONIO
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LA MORTE
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volta attraverso il fuoco, ora, per ragioni di sicurezza,
con un demolitore. Tutti gli oggetti che sfuggono alla
distruzione vengono inseriti nella bara, qualunque sia
la loro natura.
Questo drastico atto permette di mantenere una certa
situazione economica, evitando che qualche membro
della comunità si arricchisca maggiormente rispetto
agli altri, rompendo così la tendenziale uguaglianza del
gruppo.
IL KRISS
LA MUSICA
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Gli “zingari” vivono la loro musica come espressione
profonda della loro esistenza, come mezzo di
comunicazione di valori etici e culturali, ma anche
come mezzo di decontrazione psicologica, di
liberazione dalle repressioni della società sorda e
inospitale.
La musica romaní, infatti, riflette lo stato d'animo
profondo di questo popolo, fatto di emarginazione e di
precarietà.
È caratterizzata da tratti briosi, ritmi incalzanti e pieni
di vita, contrapposti ad altri malinconici e dissonanti.
La cultura musicale è trasmessa di generazione in
generazione, e ciò spiega la presenza ancora oggi di
tratti orientali, che si possono riconoscere soprattutto
nella ricchezza ritmica e negli abbellimenti.
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Gli strumenti più comuni sono violini, cembali,
fisarmoniche e chitarre. Oltre che bravi esecutori gli
“zingari” erano anche bravi artigiani, infatti spesso gli
strumenti musicali erano autoprodotti.
RELIGIONE E SPIRITUALITÀ
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Ad esempio sono molto sentiti i concetti di fortuna e di
destino, più correttamente Karma, considerato ciò che
guida l’universo e tutto ciò che avviene al suo interno.
Alcuni santi comuni a “zingari” sia cristiani che
mussulmani sono di origine indiana, e tra questi
ricordiamo Bibi la Nera e San Giorgio.
In onore di San Giorgio in primavera si festeggia
sacrificando un agnello e appendendone le carni ad un
albero, affinché gli spiriti buoni se ne cibino e
continuino ad essere benevoli.
Sempre in primavera si festeggia Bibi la Nera,
protettrice dei bambini, sotto un grande albero. In
Serbia questa è rappresentata come Kalì, la dea che
nella religione hindu è considerata la moglie di Shiva.
Esiste anche una comunità ebraica in Bulgaria,
derivata da matrimoni misti tra rom ed ebrei avvenuta
in seguito alla comune deportazione durante la
Seconda Guerra Mondiale. Diverse famiglie
appartenenti a questo gruppo sono emigrate in
Israele.
LA QUESTIONE DELL’IMPURITÀ
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della comunità.
ISTRUZIONE
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gravi problematiche: il 97% dei bambini non frequenta
o non termina la scuola dell’obbligo, dove spesso
vengono considerati disadattati sociali e anche
mentali.20
Gli zingari adulti sono per lo più analfabeti.
In alcuni casi, inoltre, per i bambini “zingari” l’italiano
è la terza lingua, dopo quella materna e il dialetto
locale.
Questa mancanza di istruzione condiziona anche il
futuro ambito lavorativo, escludendo i lavori
considerati dignitosi e comunque più remunerativi.
Spesso l’unica opzione è di trovare sostentamento
come ambulanti o mendicando, dal momento che
lavori tradizionali degli zingari, come ad esempio
lavorare i metalli o commerciare cavalli, sono
praticamente scomparsi.
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STORIA
TRA MEDIOEVO ED ETÀ MODERNA
TERRITORI GRECI
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alcuni documenti a partire dal 1300. Con l’avanzata
dell’Impero Ottomano agli inizi del 1500 gli
insediamenti di “zingari” iniziano a spopolarsi, e
contemporaneamente viene attestata la presenza di
questi nell’Italia meridionale e in Spagna.
Vengono segnalati sia gruppi nomadi che insediamenti
fissi. I primi vivono in piccole tende o grotte, non si
fermano più di un mese nello stesso posto e vengono
considerati maledetti anche se seguono il rito greco; i
secondi, soprattutto in alcune cittadine portuali del
Peloponneso, vivono al di fuori delle mura e svolgono
perlopiù la mansione di fabbro.
Sebbene vivessero in condizioni di estrema povertà ed
emarginazione sociale i gruppi citati erano composti da
uomini liberi, diversamente da quelli che popolavano
l’isola di Corfù, dove vigeva il sistema feudale. Nel
cosiddetto “feudo degli zingari” quest’ultimi vivevano
in condizione di schiavitù, il loro padrone gigiò era in
possesso di poteri maggiori rispetto agli altri feudatari
dell’isola, creando così una sorta di “gerarchia tra
schiavi”.
IMPERO OTTOMANO
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VALACCHIA22 E MOLDAVIA
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Oltre alle donazioni gli “zingari” potevano essere
comprati, scambiati, ricevuti in eredità o in dote e
addirittura erano frequenti le incursioni nei principati
vicini per farne razzia.
Le ribellioni da parte dei rom non furono mai violente,
si trattava soprattutto di non presentarsi al lavoro,
nascondersi o darsi alla fuga. Sebbene i proprietari
terrieri non avessero diritto di morte sui robi
ricorrevano a dure repressioni e torture. Le più comuni
erano: bastonate alla piante dei piedi, un collare a
raggi appuntiti che non permetteva di appoggiare la
testa, l’imprigionamento o la rottura delle famiglie con
la dispersione degli individui in vari villaggi e
monasteri.
La schiavitù in Moldavia e Valacchia verrà abolita
solamente nel 1848.
TRANSILVANIA
EUROPA OCCIDENTALE
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Spesso gli “zingari” presenti su questo territorio si
fingevano pellegrini egiziani che stavano compiendo un
viaggio di espiazione. Questa forma di mobilità era
l’unica socialmente e politicamente accettata, in tal
modo, quindi, essi non incorrevano in persecuzioni.
Inoltre in questo modo potevano chiedere beni ai
gagè, che successivamente ridistribuivano all’interno
della loro comunità, evitando il rapporto di
dominanza/sottomissione con i locali.
Nel richiedere donazioni mostravano lettere di
raccomandazione, spesso false, firmate dal Papa o
dall’Imperatore del Sacro Romano Impero.
“Siamo egiziani ma cristiani, dobbiamo espiare una
penitenza per un peccato di apostasia che ci condanna
a un pellegrinaggio di sette anni prima di poter
ritornare nella nostra terra. Per favore aiutateci. Eccovi
le lettere di protezione che lo attestano”. 24
Ma il chiedere non era l’unica attività dei gruppi di
“zingari” occidentali; spesso svolgevano attività quali
la divinazione, il commercio di cavalli e gli spettacoli
nelle piazze.
Con il 1400 assistiamo ad una svolta nel rapporto
“zingari”-gagé: in cambio di elemosina questi
dovevano lasciare il territorio. Banditi da quasi tutti i
regni da pellegrini assumono l’aspetto di vagabondi,
quindi una categoria sociale perseguibile. A inizio ‘500
la maggior parte degli Stati occidentali adotta
legislazioni antizingare, a partire dalla Svizzera25 e
dall’Italia26.
25 1471
26 1493
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In Italia le persecuzioni legalizzate avvennero sia a
nord che a sud; le pene prevedevano: bando,
fustigazioni, mutilazioni corporali, imprigionamento,
esecuzioni e squartamenti. Gli “zingari” vengono
etichettati negativamente come “razza”, ridicolizzati e
presi come esempio di non cittadino da non seguire,
avviando così un processo di “stranierizzazione”.
SPAGNA
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convivenza è stata dimostrata anche nelle Olimpiadi di
Barcellona del 1992, quando lo spettacolo finale è
stato eseguito da un complesso musicale gitano.
ETÀ CONTEMPORANEA
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Tra ‘700 e ‘800, con l’incontro l’evoluzionismo e la
razziologia su base biologica scopare l’idea di una
stirpe maledetta, e ad essa si sostituisce quella di una
razza inferiore. Lombroso27, inoltre, aggiunse il
connotato di delinquente per nascita a questa “razza”.
A fine Ottocento vengono creati uffici contro “la piaga
zingara”
POJARRAMOS
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campi di concentramento, forse anche a causa, come
sostiene Donald Kenrick nel libro “Il destino degli
zingari”, che durante il processo “vennero spese
soltanto poche parole per l’olocausto che segnò
profondamente l’intero popolo zingaro”.
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Himmler28, vennero internati nel campo Blle, satellite
di Auschwitz.
A partire dal 1943 gli “zingari” vennero spesso
sottoposti ad esperimenti scientifici: a molti vennero
inculcati germi e virus per osservare le reazioni
dell’organismo di fronte alle malattie, altri vennero
obbligati a ingerire acqua salata fino alla morte. Le
giovani donne venivano sterilizzate, mentre quelle più
mature venivano fatte denudare con il compito di
riscaldare i corpi di chi era stato usato come cavia per
esperimenti di congelamento. Questa, per il regime,
era la soluzione finale alla “piaga zingara”. Si stima
che, solo ad Auschwitz persero la vita 20.000 zingari,
mentre altri 30.000 morirono nei campi polacchi di
Sobibor, Treblinka e Maydanek.
In Italia i campi destinati ai rom erano quelli di
Tossicia (Toscana) e Agnone (Basilicata).
Vi sono anche molte testimonianze di rom scappati e
arruolatisi nelle file della resistenza.
Omicidi e massacri erano un’alternativa alla
deportazione. Si calcola che alcune regioni europee
subirono un calo dell’80% di zingari.
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Gli ebrei e gli “zingari” hanno percorso tratti di strada
in comune, dalla discriminazione alla persecuzione e
allo sterminio in epoca nazifascista. Dopo la Seconda
Guerra Mondiale, però, la concezione degli ebrei è
cambiata radicalmente, mentre quella degli “zingari” è
rimasta invariata.29
URSS
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Inoltre venne imposto che un delegato per famiglia
tenesse un registro in cui dovevano comparire nomi e
sesso di tutti i membri; costui doveva consegnare alle
autorità locali questo registro in caso di permanenza
sul territorio per più di 48 ore. Se nel caso di
accertamenti le autorità riscontravano incongruenze
avevano l’obbligo di arrestare il delegato.
In Romania, per evitare l’assonanza con il termine
rom, questi vengono ri-denominati zingari.
In Slovacchia venne promossa una politica di
“dispersione e trasferimento”, che prevedeva lo
spingere le donne rom a non avere figli, ad abortire e
a farsi sterilizzare.
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LUOGHI COMUNI e DISCRIMINAZIONE
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decisione del presidente francese Nicolas Sarkozy di
espellere tutti gli “zingari” presenti sul territorio 31.
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divenne il “paese dei campi”. Una problematica molto
sottovalutata è che i rom iugoslavi erano da molto
tempo sedentari, quindi hanno subito un processo di
“riziganizzazione” forzata una volta arrivati nel nostro
paese. Non necessariamente dovevano tornare
nomadi, ma erano costretti a vivere in baracche, in
assenza di condizioni igienico-sanitarie.
Nella mentalità comune lo “zingaro” è colui che abita
in un campo fatiscente. Per queste comunità, invece,
che nella loro lingua prima di giungere in Italia non
avevano neanche una termine che designasse la
nostra parola “campo”, sperano che questo sia un
momento transitorio nella loro vita.
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Le famiglie che possono permetterselo preferiscono
vivere in aree di proprietà, quindi gestite in maniera
dignitosa, garantendosi almeno i servizi minimi.
Questa tipologia abitativa di acquisto e residenza su
terreni agricoli è però andata in crisi quando, nel 2001,
è stata emanata una legge che dichiara “abuso
edilizio” la roulotte.
INTEGRAZIONE?
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hanno preferito escludersi da una società opprimente e
crudele che lascia poco spazio all'essere dando invece
fin troppi incentivi all'avere, al protagonismo
esasperato, alle gerarchie, alle differenziazioni sociali.
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livello nazionale, né a livello europeo, nonostante sia
la minoranza più grande del continente.
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