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Le fonti
Dell'antica musica ebraica non ci sono pervenuti né esempi di melodie notate, né opere di teoria musicale; gli
unici reperti sono costituiti da pochi strumenti musicali rinvenuti nel corso di scavi archeologici in Palestina,
Mesopotamia (Ur) ed Egitto.
Va osservato che, rispetto a Babilonia ed Egitto, Israele non conobbe musici e danzatori professionisti: la
musica suonata, cantata e danzata era patrimonio di tutti.
Bisogna ricordare che, tra i popoli antichi, gli Ebrei furono gli unici a praticare una religione rigorosamente
monoteista e che Mosè aveva esplicitamente vietato la rappresentazione iconografica sia del dio Jahvè, sia di
qualunque episodio od oggetto dedicato al culto. Ciò spiega come mai il genio ebraico dall’antichità fino
all’età moderna non abbia dato pressoché alcun apporto all’umanità nelle arti figurative, ovvero spaziali, ma si
sia invece pienamente espresso nelle arti temporali, quali la poesia e la musica.
Conformemente al divieto ebraico di produrre immagini, manca totalmente la documentazione iconografica
disponibile, per esempio, attraverso il complesso di pitture vascolari e tombali tipiche di Babilonia e
dell'Egitto.
Le testimonianze più importanti, sebbene disorganiche, sono offerte dalla Bibbia, che menziona diverse
pratiche di culto connesse alla musica e alla danza e contiene veri e propri canti (Cantica del Mar Rosso,
Esodo 15,1 e seguenti; Lamento di Davide, II Samuele 1,19-27; Canto di Debora, Giudici 5 e altri; Salmi). La
Bibbia, testo fondamentale per la storia di tutta la cultura occidentale, lo è anche per la storia della musica.
Non solo: la Bibbia ha offerto spunti, idee, ispirazione e fonti per una immensa quantità di musica composta
lungo tutto l'arco della storia musicale, fino ai nostri giorni.
La quantità di indicazioni e di repertorio documentate è davvero grande sebbene, come detto, non esista una
sola traccia musicale delle melodie che sottendevano le numerose liriche riportate. E' la stessa problematica
già vista per le altre antiche civiltà: possiamo immaginare come fosse la musica ma nulla di più. Questo crea
anche qualche discussione sul fatto che tutte le liriche documentate fossero effettivamente tutte dedicate al
canto.
Tuttavia è certo che la storia della musica ebraica fu rigogliosa e importante: essa cominciò a svilupparsi sin
dalle epoche più remote.
La salmodia e la cantillazione
Con il progressivo decadere del Tempio e con la susseguente apertura delle sinagoghe, la liturgia si semplificò
e la musica fu affidata alla sola voce umana. L'elemento musicale è inscindibile dalla preghiera ebraica, ma
anche dalla lettura e dallo studio dei testi sacri. Esso si è sviluppato in due forme primarie: la salmodia e la
cantillazione nella lettura biblica.
Il canto sinagogale si articolò in due tipi fondamentali: la “salmodìa” (la melodia gira strettamente intorno ad
una nota centrale, con brevi sottolineature sintattiche all’inizio e alla fine di ogni versetto del salmo) e la
“cantillazione” (in cui la prosa biblica viene intonata su una sola nota, con piccole intonazioni diverse in
coincidenza delle svolte sintattiche, con un andamento intermedio tra la parola e il canto vero e proprio). Si
pensa che elementi della musica ebraica siano passati nella primitiva liturgia cristiana e di qui alla musica
liturgica bizantina e poi nel canto gregoriano, costituendo così una delle premesse della musica occidentale.
La salmodia è strettamente legata alla struttura poetica e sintattica dei salmi, caratterizzati da due parti
(emistichi) parallele per ogni versetto. L'intonazione melodica è organizzata intorno a una nota centrale
ripetuta, con brevi fioriture (ornamentazioni) all'inizio, al centro e alla fine del versetto; tale procedimento si
adatta facilmente alla lunghezza variabile dei versetti stessi. L'esecuzione era antifonale (canto eseguito
all'inizio o alla fine di ciascun salmo) o responsoriale (ritornello corale in risposta al versetto intonato dal
celebrante). Tale forma di cantilena venne adottata, oltre che per i Salmi, per altre parti liriche della Bibbia,
quali i Proverbi. Passata, con i Salmi stessi, nella liturgia dei primi cristiani, essa costituisce il principale anello
di congiunzione con il canto gregoriano e una delle premesse fondamentali della musica occidentale.
La cantillazione (o lectio biblica) è l'altra forma primaria, anche se di datazione più tarda, della musica
ebraica. Essa consiste nella lettura intonata del Pentateuco e delle altre parti in prosa della Bibbia. È guidata
da appositi accenti (teamim) apposti sopra o sotto il testo, che iniziarono a essere indicati intorno al 500 d.C.
e completati nell’895 per opera dei Massoreti, nella fissazione definitiva del testo biblico: insieme ai teamim,
vennero anche aggiunti i segni che indicano le vocali. I teamim indicano sia la punteggiatura, sia le formule
melodiche e sono quindi indissolubilmente legati alla sintassi e al significato del testo; non indicano né
l'altezza, né la durata dei suoni e dopo la diaspora si creò una grande varietà di interpretazioni legate alle
tradizioni locali, pur su basi concettuali comuni e inalterate.