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STRAGLIOTTO SPA

STUDIO SULLA CORROSIONE PRECOCE


DELLE CASSE DI ZINCO TUMULATE

V. RISOLO - B. BASSI
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INDICE

Premessa Pag. 3
Ipotesi correlate alla corrosione metallica 4
Quantificazione del problema 5
Metodologia della ricerca e descrizione delle prove 6
Ipotesi n. 1 7
Ipotesi n. 2 8
Ipotesi n. 3 12
Ipotesi n. 4 13
Conclusioni 20
Soluzioni proposte 21
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PREMESSA

I problemi di corrosione anticipata delle casse mortuarie di zinco con conseguente


fuoriuscita di liquidi cadaverici e miasmi, verificatisi in molti cimiteri ha messo in evidenza i
molteplici problemi che ne derivano; problemi di ordine sanitario, etico-morale, ed
economico.
Oggetto di questo studio quindi lindividuazione delle cause di fuoriuscita di liquami
cadaverici da avelli e lindividuazione delle possibili soluzioni per risolvere il fenomeno.
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IPOTESI CORRELATE ALLA CORROSIONE METALLICA

1) Corrosione batterica: presenza nella struttura di batteri solfato-riducenti Microspira o


Sporovilvio Desulfuricans o Microspira Rubentschikii o altre famiglie minori.
2) Materiale non conforme: fornitura di casse di zinco costituite da
materiale non conforme alla normativa UNI 2013/74 e/o al DPR
285/90
3) Influenza della composizione chimica del liquido organico da decomposizione dei
cadaveri
4) Corrosione elettrochimica:
a) difetti nella messa a terra nellimpianto elettrico con
contatto galvanico fra lo zinco e le armature passive del
calcestruzzo armato o della struttura prefabbricata.
b) Corrosione elettrolitica per formazione di micropile in ambiente
idoneo (PH, correnti vaganti che originano pile geologiche o celle
galvaniche, vicinanza di condotte di trasmissione dellenergia
elettrica, cabine di trasformazione, rotaie di treni, ecc.)

QUANTIFICAZIONE DEL PROBLEMA

Prima di iniziare lo studio, per quantificare la reale dimensione del problema, stata
eseguita una rapida indagine in diversi cimiteri italiani, dalla quale emerso che il
fenomeno oggetto dello studio stesso, piuttosto esteso ed minimizzato per problemi di
carattere pratico e per evitare quellallarmismo che inevitabilmente scaturirebbe da una
eccessiva pubblicizzazione.
Esiste infatti, oltre alla sottovalutazione del problema, la tendenza a non segnalarlo per
motivi facilmente intuibili e perch i casi sono in numero apparentemente limitato, tali da
poter essere tenuti sotto controllo con interventi sulla muratura (doppie tamponature degli
avelli), abbondante uso di deodoranti industriali, inserimento della bara in controcasse di
zinco ed uso di prodotti industriali in grado di assorbire i liquidi.
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METODOLOGIA DELLA RICERCA E DESCRIZIONE DELLE


PROVE
La metodologia utilizzata stata di carattere strumentale, di laboratorio e fotografica, al
fine di ottenere dei risultati il pi scrupolosamente attendibili:
 Analisi strumentali sulle strutture murarie, sui materiali costituenti le casse di zinco e di
legno, analisi dei processi di lavorazioni.
 Analisi chimiche del liquido cadaverico, dei laminati di zinco
 Estumulazione di una salma per prelievo campioni e verifica dati.
 Comparazione dei risultati con studi teorici descritti in letteratura
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IPOTESI N. 1 PRESENZA DI AGENTI BATTERICI

Vengono prelevate due provette sterili da 30 cc. di liquido cadaverico misto a terriccio ed
inviate al laboratorio di analisi.
Il tempo intercorso tra il prelievo e la consegna al laboratorio di circa 30 minuti e le
provette mantenute a temperatura ambiente.
Lipotesi correlata alla corrosione dovuta allazione di agenti batterici non viene
confermata dalle analisi di laboratorio che certificano una presenza di batteri solfato-
riduttori <1ufc/ml.

IPOTESI N. 2 Non conformit dei materiali e/o delle tecniche di lavorazione

Presso aziende costruttrici di cofani di zinco sono stati verificati i seguenti dati:
1) tipologia unificata della lamiera di zinco utilizzata per la costruzione dei cofani mortuari
2) certificati di conformit forniti dalle aziende fornitrici la materia prima, in relazione al
DPR 285/90
3) quantit e metodo di stoccaggio della materia prima e del prodotto finito
4) cicli di lavorazione e tecniche costruttive
5) disegni di fabbricazione
6) sistemi di controllo e collaudo prima della lavorazione e sul prodotto finito

Relativamente al punto 1) si constatato che il materiale fornito accompagnato da una


certificazione di corrispondenza alla normativa UNI 2013/74
Quanto certificato da dette aziende stato successivamente verificato tramite analisi
chimico-fisiche che hanno confermato le dichiarazioni dei produttori.
In relazione al punto 2) si proceduto alla rilevazione dello spessore del materiale
utilizzato per la costruzione mediante micrometro centesimale.
La rilevazione stata effettuata su 3 metri di nastro di zinco, come previsto dalla
normativa UNI.
Il nastro era gi stato utilizzato in parte ed era quindi mancante della parte iniziale.
Il nastro in oggetto era di provenienza francese.
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Sono state rilevate le seguenti misure: 0,64; 0,62;0,65; 0,63; 0,63; 0,64; 0,66; 0,65; 0,63;
0,66; 0,66; da cui scaturisce una media aritmetica di 0,642.
Relativamente al punto 3) erano presenti in stabilimento due nastri di circa 500 metri di cui
uno in lavorazione, protetti da cellophane. Il prodotto finito, in quantit di circa 300 pezzi,
stoccato in magazzino in pile da 10 cofani paralleli e nelle migliori condizioni ambientali.
Relativamente al punto 4) si constatato che il ciclo di lavorazione era completamente
automatizzato e constava di: sbobinamento automatico, troncatura a lunghezza
predefinita, presagoma con taglio degli spigoli; attraverso nastro trasportatore, fornito di
riscaldatore, passaggio sotto una pressa pneumatica che, mediante dima registrabile,
sagoma la cassa di zinco. Le casse cos preparate, cambiavano reparto, nel quale
venivano saldate con lega zinco-stagno 50/50, quindi stoccate.
Relativamente al punto 5) si constatato che vi erano solo pochi disegni di fabbricazione.
Ci giustificato dalla semplicit e ripetitivit delloggetto da costruire e dalla presenza in
fabbrica di macchine automatiche che rispettavano fedelmente e con approssimazioni al
centesimo di millimetro le quote programmate.
Relativamente al punto 6) si rilevava che viene controllato lo spessore del nastro, tramite
micrometro centesimale, prima di iniziare la produzione e, a campionatura, la tenuta alla
pressione interna.

Conclusioni:
Dal sopralluogo eseguito si evince una tecnica costruttiva idonea.
In nessuno dei processi produttivi (sbobinamento, troncatura, piegatura, saldatura) la
materia prima subisce delle alterazioni morfologiche tali da comprometterne lintegrit e
quindi favorire un eventuale processo di corrosione anticipata.
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Vengono eseguite le analisi dei metalli su tre campioni di laminato di zinco nuovo,
provenienti dalle ditte produttrici: in Italia (ENIRISORSE), in Germania (RHEINZINK
GMBH), in Francia (UNION MINIERE FRANCE SA). I campioni sono stati contrassegnati
dal laboratorio di analisi come: N(uovo) I(talia); N(uovo) F(rancia); N(uovo) G(ermania).
I risultati dellanalisi confermano, con un margine di tolleranza accettabile, quanto
dichiarato dai produttori.
Vengono inoltre analizzati chimicamente spezzoni di laminato di zinco prelevati da:
- un cassone di rivestimento che presentava corrosione diffusa,
 una cassa di zinco inclusa in una cassa di legno a sua volta inclusa nel cassone di cui
sopra, anchessa con problemi di corrosione accelerata, ( il tutto contenuto in un avello
da cui erano fuoriusciti liquidi e miasmi in epoca recente),
Le analisi sono state eseguite nei punti pi lontani dalla corrosione ed i risultati hanno
dimostrato una percentuale di zinco oltre il 99% come dichiarato da tutti i produttori dei
laminati stessi. I risultati non possono dimostrare al millesimo (soprattutto per quanto
riguarda le impurit), quale fosse il grado di purezza del laminato di zinco al momento
della sepoltura del cadavere. Per quanto lanalisi sia stata effettuata secondo normativa
UNI e in punti lontani dalla corrosione si pur sempre in presenza di un materiale che ha
subito alterazioni chimiche. Si ritiene che la percentuale superiore al 99% di zinco risultata
sia ampiamente sufficiente a convalidare lipotesi che al momento della sepoltura tale
percentuale fosse maggiore e quindi ragionevolmente conforme a quanto dichiarato dai
produttori. Si fa rilevare inoltre che laminati di qualit pi scadente (vedi punto successivo)
, non hanno presentato problemi di corrosione precoce. Per quanto sopra esposto si
ritiene che la corrosione precoce che ha caratterizzato loggetto di questa analisi, non
possa essere attribuita alla qualit del laminato di zinco.
E stato analizzato inoltre uno spezzone di laminato di zinco di una cassa di circa 40 anni
fa estumulata recentemente. Il laminato di zinco (che non ha presentato problemi di
corrosione precoce) risultato essere di qualit inferiore rispetto al laminato di zinco
utilizzato in epoca corrente. I processi di lavorazione di 40 anni fa non consentivano infatti
di raggiungere la purezza odierna di detto materiale. Il minor quantitativo di zinco ed il
maggior quantitativo di impurezze, non ha per determinato corrosione precoce del
materiale stesso.
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e) direzione di inizio della corrosione


E stato analizzato in pi punti uno spezzone piuttosto ampio con lente di ingrandimento
e microscopio. In corrispondenza dei fori praticamente impossibile stabilire da dove sia
partita la corrosione e questo si giustifica col fatto che una volta avvenuta la perforazione,
la corrosione procede in modo esponenziale, favorita anche dalla presenza, su entrambe
le superfici, di liquido organico, misto a sostanze con le quali sono stati trattati i cadaveri
prima della tumulazione ( ad esempio la formalina). In corrispondenza di alcune corrosioni
perforate, la maggior superficie di corrosione nella parte interna e questo pu trarre in
inganno per quanto concerne la direzione dellinizio della corrosione. Detto fenomeno
spiegabile con quanto gi esposto: il PH acido del liquido organico un agente favorente
la corrosione stessa che per trova le sue origini in cause diverse dal contatto con i
liquami cadaverici. Nei punti dove la corrosione non ha ancora raggiunto la perforazione
pi che evidente, in qualche caso macroscopico, linizio della stessa dalla parte esterna.
Mentre lesterno della cassa presenta corrosione diffusa, la parte corrispondente interna
appare intatta.

IPOTESI N. 3 INFLUENZA DELLA COMPOSIZIONE CHIMICA DEL LIQUIDO


ORGANICO

Vengono analizzati n. 38 casi di bare in cui avvenuta corrosione anticipata, evidenziate


le cause di morte ed eventuali trattamenti con formalina.
In 13 casi il decesso avvenuto nel periodo estivo ed il cadavere trattato con formalina.

CAUSE DELLA MORTE N. CASI


Cardio respiratorie 16
Tumori 9
Morte violenta 3
dato non disponibile 10

Approssimativamente i casi in esami ricalcano le percentuali nazionali di cause di morte.


Ad una prima stima appare ininfluente il trattamento con formalina.
Vengono valutati, a campione, altri avelli dello stesso quadro cimiteriale, contenente 720
avelli, ove si sono verificati i casi di perforazione anticipata delle bare di zinco e anche fra
le bare non corrose si hanno grosso modo gli stessi risultati statistici.
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Considerati i dati sopra riportati e quanto meglio dettagliato precedentemente, in merito


alla direzione della corrosione, si ritiene che il liquido organico da decomposizione non sia
lelemento in grado di scatenare la corrosione, ma che questi possa influire solo
sullaccelerazione della stessa, a perforazione avvenuta.

IPOTESI N. 4 CORROSIONE ELETTROCHIMICA

a) Durante un sopralluogo effettuato nel cimitero che aveva presentato numerosi casi di
bare di zinco precocemente perforate stato verificato il dispersore di terra dellimpianto
elettrico che risultato essere di ferro zincato ed in buone condizioni di conservazione e
non interagente con la struttura prefabbricata, in corrispondenza alla normativa vigente. Si
esclude pertanto lipotesi che un difetto nella messa a terra dellimpianto elettrico, possa
aver creato contatti galvanici fra le armature passive del calcestruzzo armato della
struttura prefabbricata.

b) Per circa 4 mesi sono state eseguite numerosissime rilevazioni della DDP (differenza
di potenziale) fra le parti metalliche sporgenti di diversi quadri del cimitero
summenzionato.
Si mette in particolare rilievo che la resistivit del calcestruzzo umido non differisce
praticamente da quella di un normale terreno, pertanto tutte le ricerche relative alla
corrosione metallica si sono ampiamente ispirate alle tecniche gi sperimentate per le
condotte metalliche interrate.
Tali rilevazioni sono state eseguite nelle pi disparate condizioni atmosferiche, cio in
condizioni diverse di umidit, temperatura, esposizione solare, orari ( tenuto conto anche
dei passaggi dei treni a qualche km di distanza e dei passaggi di filobus a poche centinaia
di metri). Come ampiamente descritto in letteratura la DDP varia in rapporto alla
variazione del PH che a sua volta fortemente influenzato dalla temperatura. Minore il
PH, maggiori sono le probabilit di corrosione. A titolo esemplificativo si ricorda che la
letteratura specializzata consiglia di non usare materiali metallici in presenza di un PH
inferiore a 4 perch non esistono protezioni efficaci contro la corrosione.
Da ultimo, a puro titolo orientativo si riporta dal Weiber La protection des conduites
souterraines contre la corrosion, dicembre 1948, una serie di valori medi dei potenziali
naturalmente assunti da strutture metalliche interrate, misurati rispetto ad un elettrodo
impolarizzabile al solfato di rame, posto alla superficie del suolo:
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METALLI d.d.p. in volt

magnesio -1.6
zinco -1.1
acciaio -0.75
acciaio ossidato -0.5/-0.6
ghisa -0.5/-0.6
piombo -0.45/-0.55
ferro di cemento armato -0.4

Ripetiamo che tali dati vanno considerati come semplici valori medi.
Tutte le rilevazioni eseguite hanno confermato una DDP costante ( questo esclude
interferenze di linee filotranviarie e ferroviarie) che determina un ambiente corrosivo, cio
le DDP misurate sono pi vicine allo 0 di quanto la situazione di equilibrio consenta.
Si ricorda che quasi la totalit dei casi di corrosione spontanea rientra nel campo delle
corrosioni galvaniche di cui si enumerano le caratteristiche fondamentali:
1) Il metallo soggetto a corrosione si trova ad un potenziale superiore a quello di equilibrio
rispetto al terreno, potenziale che a volte supera anche il potenziale di scarica degli ioni
H+. Proprio in questo ultimo caso si hanno le corrosioni pi gravi, mancando ogni effetto
polarizzatore della pellicola di H e verificandosi una migrazione intensa di ioni metallici, in
conseguenza del valore elevato rispetto a quello di equilibrio.
b) Le corrosioni si verificano nelle zone dove le correnti sono dirette dal metallo al suolo,
cio nelle zone anodiche.
c) Il peso del metallo corroso proporzionale agli ampere-ora passati. La seguente tabella
riporta per alcuni metalli il peso corroso per il passaggio di 1 ampere/ora/anno e
corrispondentemente la diminuzione di spessore di una superficie metallica per il
passaggio di 1 ampere/anno/m2:

METALLO Peso corroso Diminuzione di


Kg spessore in mm
MAGNESIO 3.80 2.18
ALLUMINIO 2.95 1.1
ZINCO 10.65 1.48
FERRO 9.11 1.16
PIOMBO 33.95 3.00
RAME 10.40 1.17
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I casi presi in esame paiono assimilabili a quello di una cosiddetta pila a concentrazione.
Nonostante luguaglianza dei metalli (la quantit di zinco sovrasta in modo significativo la
presenza di altri metalli presenti allinterno degli avelli e costituiti da chiodi, viti, borchie,
maniglie di materiali diversi) sufficiente la differenza degli elettroliti (variazioni di umidit
in relazione alla temperatura ed alle condizioni atmosferiche) a generare una f.e.m.
(forza elettromotrice) e una conseguente corrente di circolazione che provoca corrosioni
nelle zone anodiche.
E stata eseguita una prova di verifica del potenziale di terra della struttura in cemento
armato, tramite elettrodo impolarizzabile al solfato di rame in contenitore poroso posto
nellaiuola sottostante gli avelli e le viti in ferro infisse nella struttura per reggere le
borchie di bronzo ai lati della lapide di marmo di ogni avello.
La differenza di potenziale misurata risultata tale da facilitare (in presenza di altre
cause) un processo di corrosione metallica. La differenza di potenziale fra due metalli
un fatto naturale, ben descritto nella letteratura specifica, ma i valori registrati sono tali da
presupporre un passaggio di corrente.
La differenza di potenziale misurata variava, come sopra riportato tra -0,009 e -0,01 V. in
Corrente Continua.
E stata estumulata una bara che aveva subito un precedente rivestimento di
controcassa in zinco circa un anno prima a causa di corrosione della cassa originaria di
zinco con fuoriuscita importante di liquidi cadaverici.
Dopo labbattimento della prima tamponatura, costituita di mattoni pieni, di testa,
fuoriuscito un inequivocabile odore che presupponeva fuoriuscita di liquame.
In effetti la seconda tamponatura, in pannello prefabbricato, presentava nellangolo in
basso a sinistra una macchia di umidit, di circa 10/15 centimetri di raggio, che scivolava
sul piano dellavello stesso debordando con gocciolamento allavello sottostante.
Dopo la demolizione della seconda tamponatura risultava evidente che cera stato un
contatto importante fra il cassone di zinco e la malta utilizzata per chiudere lavello. Pezzi
di malta indurita avevano fatto corpo unico col cassone di zinco nella parte in basso verso
i piedi.
Si procedeva ad ulteriori verifiche delle differenze di potenziale.
Il metodo utilizzato stato identico al precedente (elettrodo impolarizzabile al solfato di
rame in contenitore poroso) posto, questa volta, fra la struttura prefabbricata (pavimento
dellavello, tratto non coibentato e tratto coibentato ) e cassone di zinco. Sono stati rilevati
in pratica gli stessi valori di prima dellapertura (considerata la diversa DDP esistente fra
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ferro e rame e fra zinco e rame); pertanto stato confermato un ambiente che agevola
(non causa) una eventuale corrosione.
A titolo puramente indicativo/informativo si fa presente che le prove di DDP sono state
eseguite anche in altri blocchi del medesimo cimitero e sono risultate simili. In detti blocchi
per non risultavano casi di fuoriuscita di liquidi e/o miasmi.
La cassa risultava essere a contatto con la struttura muraria in diversi punti: le due pareti
laterali, presumibilmente la parete verticale opposta allapertura, tutta la base.
La parte immediatamente visibile, (in corrispondenza dei piedi), presentava alla base, cio
nel punto di contatto col pavimento, evidenti segnali di corrosione e sullo spigolo destro la
corrosione sembrava estendersi al fondo del cassone.
Si rendeva necessario il sollevamento per rieseguire le prove elettriche in condizione di
isolamento.
Si tentato di frapporre, tra cassone e piano dellavello, un pezzo di legno , ma
loperazione risultata impossibile per evidenti problemi di manovrabilit allinterno
dellavello; inoltre, appena sollevato il cassone, si notata una diffusa corrosione sul
fondo del cassone medesimo.
Vista limpossibilit a procedere, si deciso di estrarlo, prima in parte e poi
completamente.
Il cassone presentava sulle pareti laterali, evidenti segni di colature essiccate di colore
bianco candido calcificato, presumibilmente effetto di condensa acquosa, che
terminavano circa a met cassone con inizio di corrosione.
Perimetralmente, a partire dal fondo, il cassone presentava una banda di circa 10/12 cm
con evidenti segni di umidit indicante il fenomeno corrosivo in ascesa.
Il fondo risultava corroso per circa l80% con diversi punti di corrosione accentuata e due
punti in cui vi erano due fori di circa 12 mm x 40 mm verso la testa e 12 mm x 20 mm
verso i piedi.
Da detti fori fuoriuscito del liquido, presumibilmente cadaverico, di colore marroncino
torbido, che stato raccolto in provette sterili (30 cc) al fine di eseguire le analisi di
ricerca di batteri solfato-riduttori.
Sul fondo erano presenti evidentissime macchie di ruggine bianca, che evidenziava
linizio della corrosione dallesterno, dato che sar successivamente confermato dalle
verifiche di laboratorio.
Lavello sulle pareti verticali ed orizzontale superiore, interamente rivestite di emulsione
bituminosa applicata a spruzzo, non presentava vistose tracce di umidit, del resto
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impossibili da vedere a causa del colore e tipo della coibentazione. (nero ed a spruzzo,
quindi granuloso).
Erano presenti macroscopiche le tracce di umidit su tutto il perimetro del pavimento
dellavello. Si proceduto quindi alla rilevazione della DDP fra la struttura muraria e il
cassone di zinco fuori dellavello, che risultato, come previsto, pi isolato rispetto alla
situazione precedente. La DDP risultata, soddisfa lequazione V= R x I.
Infatti, tenendo costante la resistenza dello zinco, ad ogni variazione di V corrisponde una
variazione di I, causa principale delle corrosioni metalliche. Si ripetuta la prova con un
campione di zinco nuovo che ha dato gli stessi valori del cassone sia fuori dallavello
che inserito al suo interno. Detto dato interpretabile nel senso che, nel caso particolare
oggetto di analisi, il materiale costituente il cassone si comportato esattamente come un
campione qualunque di zinco nelle medesime condizioni ambientali.
La bara oggetto di studio stata poi trasferita presso la camera mortuaria del cimitero e si
proceduto alla sua apertura.
Sono stati prelevati dei campioni del cassone di rivestimento e dei campioni della cassa
di zinco contenuta allinterno della cassa di legno per analizzare la composizione dello
zinco ed identificare la tipologia della corrosione.
La bara presentava:
a) sette gocce di bitume sparse sul coperchio (evidente segnale di una alta temperatura
allinterno dellavello).
b) una macchia di inizio di corrosione dovuta presumibilmente a condensa in quanto in
quella zona il coperchio presentava una concavit di circa 20 cm per 10 cm.
Dopo lapertura del cassone si evidenziato un processo di corrosione in atto di tutte le
parti metalliche ubicate sulla cassa. In particolare le maniglie ed il crocifisso risultavano
completamente rivestiti di ruggine bianca. Le viti in ferro erano talmente corrose da non
permettere lo svitaggio mediante apposito attrezzo, in quanto la sede atta allo scopo si
deteriorava immediatamente.
Anche sul coperchio della cassa di legno erano presenti gocce di soluzione bituminosa
sempre circa nella stessa posizione del cassone di rivestimento
Si proceduto allapertura della cassa di legno ed allestrazione della cassa di zinco
interna.
Ruotata la cassa di legno di 90 per ispezionare i l fondo, si notata la presenza della
testa di un chiodo di ferro verso i piedi della cassa che fuoriusciva per alcuni millimetri dal
legno ed in corrispondenza della corrosione presente sul cassone. La testa del chiodo era
in buon stato di conservazione cos come le viti che tenevano unite le pareti della cassa di
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legno al suo fondo (evidente che lo zinco, materiale meno nobile, si sacrificato al posto
del ferro).
Si procedeva allanalisi della cassa di zinco contenente la defunta, rilevando quanto
segue:
a) La cassa era di tipo valvolato.
b) Presentava un difetto di saldatura nella parte superiore verso i piedi di circa 2 centimetri
dalla quale sono fuoriusciti dei gas misti a liquido evidenziato da polverizzazione.
c) La cassa di zinco presentava in diversi punti gocciolamenti di condensa acquosa .
Nella parte inferiore, dopo una leggera rotazione , si notava una perdita di liquidi organici
sul lato destro della defunta.
La corrosione era di gran lunga inferiore rispetto a quella riscontrata sul cassone di
rivestimento. ( giustificata dalla maggior superficie di contatto del cassone di rivestimento
con il pavimento dellavello, rispetto alla cassa di zinco inclusa nel feretro in legno.)
Veniva aperta la cassa di zinco al fine di prelevare un campione dello zinco stesso e si
notava che la defunta, indossava una fede matrimoniale doro ed aveva una collana doro
tra le mani, in perfetto stato di conservazione. Un crocifisso metallico facente parte di un
rosario invece era completamente corroso.
Si prelevavano dei campioni del cassone di rivestimento (uno dal fondo e laltro di una
parete laterale) che insieme al campione della cassa di zinco, venivano inviati al
laboratorio di analisi per determinare la loro composizione chimica.
Si rilevava immediatamente che la corrosione dei metalli presenti in tutta loperazione,
rispettava fedelmente la tabella della serie elettrochimica degli elementi.
In particolare si richiama lattenzione sulla seguente scansione:
1) la lega volgare costituente il rosario nelle mani della defunta era corrosa al punto da
rendere difficoltoso il riconoscimento delloggetto.
2) lo zinco presentava tratti di corrosione diffusa spesso perforata
3) il ferro delle viti e dei chiodi della cassa di legno era corroso nei punti pi lontani dallo
zinco e molto meno nei punti pi vicini.
4) Lottone (lega rame-zinco) era ricoperto di ruggine bianca, ma non corroso in modo
distruttivo (maniglie della bara e crocifisso)
5) Loro (sottoforma di anello e collana) era praticamente intatto.
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CONCLUSIONI

In considerazione dei risultati delle analisi chimiche, fisiche e strumentali eseguite sulla
base delle ipotesi formulate e dettagliatamente illustrate nelle pagine precedenti, si ritiene
quanto segue:
Le corrosioni verificate, di tipo elettrolitico, sono attribuibili alla costante presenza di
elevata umidit in ambiente aggressivo, con conseguente formazione di micropile a
concentrazione. Fenomeno che risulta esponenzialmente accentuato per la presenza di
liquido organico (dopo che la corrosione ha interessato lintero spessore della parete
costituente la cassa di zinco) e nel caso di innalzamento della temperatura, come pu
succedere in estate, che abbassa ulteriormente il PH allinterno dei loculi.
Il fenomeno maggiormente visibile ed anticipato nei quadri prefabbricati che,
impedendo la traspirazione dellumidit, ne consentono pi facilmente il ristagno allinterno
dei loculi ed impediscono l assorbimento di liquidi da parte della struttura muraria.
Lipotesi di corrosione batterica non stata confermata dalle analisi di laboratorio.
Le analisi chimico-fisiche, effettuate sullo zinco, hanno dimostrato la corrispondenza ( con
un margine di tolleranza accettabile) con quanto dichiarato dai produttori. Tale materiale
risulta essere conforme alla normativa UNI 2013/74 e UNI 4202, come dichiarato dai
produttori, e al DPR 285/90. Si ritiene pertanto che detto materiale non possa essere
corresponsabile dellaccelerato processo di corrosione.
E altres da escludere una relazione fra la corrosione, la causa di morte ed i trattamenti
cui sono sottoposti i cadaveri prima della tumulazione.
Ci dimostrato anche dal fatto che la corrosione ha inizio dallesterno della cassa di
zinco, cio in aree non a contatto con i liquidi cadaverici.
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SOLUZIONI PROPOSTE

Descrizione

Nella stragrande maggioranza dei casi, detta corrosione dovuta alla creazione di
micropile a concentrazione allinterno dei loculi, a loro volta dovute alle particolari tecniche
costruttive dei prefabbricati ed allambiente aggressivo del terreno su cui sono ubicati.
Considerata la ineliminabilit delle caratteristiche ambientali, si studiata una soluzione
alla corrosione anticipata delle casse metalliche di durata temporale variabile, a seconda
delle tecniche costruttive, ma comunque superiore al tempo di scheletrizzazione completa
di un cadavere.
Tale soluzione costituita da un dispositivo aggiunto ai normali feretri mortuari di
ordinaria produzione secondo il D.P.R. 285/90. Detto dispositivo consta di un quantitativo,
da determinare in base alle dimensioni del feretro stesso, di Magnesio ( nel caso di casse
di zinco) che funger da anodo sacrificale nei confronti dello zinco medesimo. Nel caso
in cui , sempre in ottemperanza al D.P.R.285/90 si utilizzasse il piombo come elemento
costituente la cassa metallica, il metallo sacrificale potr essere di: acciaio inossidabile,
rame-nichel, nichel-argento, bronzi, bronzi al silicio, bronzi al manganese, ottoni, ottoni
ammiragliato, ottoni allalluminio, lega Pb/Sn, rame, stagno, ottone navale, leghe nichel-
cromo, ghise al nichel, acciai basso legate, acciai, ghise comuni, leghe di alluminio,
cadmio, berillio, zinco, magnesio. In considerazione del fatto che attualmente la quasi
totalit della produzione di casse effettuata con lutilizzo di laminato di zinco, si procede
alla descrizione, qui presentata, ipotizzando lutilizzo di un comune feretro di legno con
inclusa una cassa di zinco di spessore 0.66 mm come previsto dalla normativa vigente
succitata; nulla vieta, comunque di utilizzare laminato di zinco di spessore e/o qualit
inferiori (con sensibile diminuzione di costi), previo calcolo del quantitativo di magnesio da
inserire. Si tenga inoltre presente che il principio applicativo non varia qualora venga
utilizzato, come materiale costituente la cassa metallica, il piombo; varier, in questo
ultimo caso, solamente la costituzione dellanodo sacrificale secondo quanto pi sopra
detto. Il quantitativo di magnesio da frapporre fra il fondo del cofano mortuario di legno
(parte interna) e il fondo della cassa di zinco (parte esterna), direttamente proporzionale
al tempo per il quale si vuole preservare lo zinco dall azione corrosiva, alla quantit di
zinco presente allinterno della cassa di legno, alla qualit del laminato di zinco utilizzato
ed alle condizioni elettriche ed ambientali della struttura prefabbricata in cui sono ubicati
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gli avelli. Il posizionamento del magnesio potrebbe essere effettuato anche allinterno
della cassa di zinco, tenendo per presente che il liquido di decomposizione del cadavere,
avendo PH particolarmente acido, accelera la corrosione dell elemento sacrificale.
Parimenti gli anodi sacrificali potranno essere posizionati allesterno della cassa di legno,
a contatto con il pavimento dellavello o in altre posizioni da determinare in base alle
tecniche costruttive dei feretri.
La forma dellelemento magnesio, ( in barre, tondo, piatto, a nastro, ecc. ) potr essere
determinata e disposta allinterno del feretro in legno, a seconda delle esigenze
costruttive, tenendo presente, oltre a quanto gi sopra specificato, che eventuali flessioni
verso il basso della cassa di zinco (dovute ad eventuali deformazioni da aumento della
pressione interna nella fase di decomposizione enfisematosa del cadavere), non debbono
consentire a questultima di venire a contatto con il legno del fondo della cassa. Il legno
infatti essendo igroscopico permetterebbe ad eventuali filetti di corrente di attenuare
lazione sacrificale del magnesio.
Relativamente ai calcoli riguardanti la quantit e la forma del magnesio da inserire, ( da
effettuare per ogni tipologia di cofano mortuario) si far riferimento alle tabelle indicative
della perdita di peso corroso per il passaggio di un Amper/ora/anno e
corrispondentemente la diminuzione di spessore di una superficie metallica per il
passaggio di 1 ampere/anno/m2.
Sempre ai fini della determinazione di cui sopra si dovr tenere presente il valore medio
dei potenziali naturalmente assunti da strutture metalliche interrate (i cofani mortuari
inseriti in avelli facenti parte di strutture prefabbricate, sono ad essi assimilabili) misurate
rispetto ad un elettrodo impolarizzabile al solfato di rame, posto alla superficie del suolo.

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