2017
Prove di diagnostica strutturale
Indice
1. CALCESTRUZZO 4
1.1 Ultrasuoni con trasmissione diretta, semidiretto, indiretta – calcestruzzo 4
1.2 Indagine di tipo Pull-out – calcestruzzo 5
1.3 Indagine con sclerometro – calcestruzzo 6
1.4 Indagine con metodo Windsor – calcestruzzo 7
1.5 Valutazione della profondità della carbonatazione – calcestruzzo 8
1.6 Carotaggio – calcestruzzo 10
1.7 Misura delle deformazioni – calcestruzzo 11
1.8 Indagini con metodo SonReb – calcestruzzo 12
1.9 Indagini tramite endoscopio - calcestruzzo 14
1.10 Verifica del profilo di penetrazione dello ione-cloruro - calcestruzzo 15
1.11 Misura della forza di adesione del rivestimento (Pull-0ff) 16
1.12 Indagini con pacometro – ferri d’armatura 17
2. ACCIAIO 18
2.1 Prelievo di armature – ferri d’armatura 18
2.2 Misura del potenziale di corrosione – ferri d’armatura 19
2.3 Misura dello stato di tensione tramite estensimetri – ferri d’armatura 20
2.4 Prove con microdurometro - acciaio per carpenteria metallica 21
2.5 Controllo delle saldature con metodo visivo (VT) 22
2.6 Controllo delle saldature con liquidi penetranti (PT) 23
2.7 Controllo delle saldature con particelle magnetiche (MT) 24
2.8 Controllo delle saldature con ultrasuoni (UT) 25
2.9 Prelievo – acciaio per carpenteria metallica 26
2.10 Analisi con spettrometro sulla composizione chimica 27
2.11 Misure di spessore con ultrasuoni 28
3. MURATURA 29
3.1 Indagini tramite endoscopio – muratura 29
3.2 Indagini con martinetto piatto singolo – muratura 30
3.3 Indagini con martinetto piatto doppio – muratura 32
3.4 Indagini soniche – muratura 34
3.5 Prelievo di mattoni, pietre, malte e prove di Laboratorio - muratura 35
3.6 Prelievo di campioni cilindrici di muratura – muratura 36
3.7 Prelievo di campioni di muratura – muratura 37
3.8 Sclerometro a pendolo per malte – muratura 38
3.9 Penetrometro per malte – muratura 39
3.10 Shave test – muratura 40
3.11 Prova in diagonale su pannelli - muratura 41
3.12 Prova Sheppard (o prova di taglio-compressione in situ) - muratura 42
4. LEGNO 43
Premessa – ispezione visiva 43
4.1 Indagini ultrasoniche – legno 44
4.2 Determinazione del profilo resistografico - legno 45
4.3 Determinazione del modulo elastico tramite Pilodyn - legno 46
4.4 Indagini tramite endoscopio - legno 47
5. PROVE SU STRUTTURE 48
5.1a Prova di carico statica con martinetti idraulici 48
5.1b Prova di carico statica sacconi o contenitori d’acqua 50
5.2a Caratterizzazione dinamica di un edificio 52
5.2b Modello geometrico dinamico di un edificio 54
5.2c Caratterizzazione dinamica del terreno 55
5.3 Movimento delle fessurazioni con sistema multicanale in linea - monitoraggio 56
5.4 Cedimenti assoluti con tazze livellometriche - monitoraggio 56
5.5 Indagine tramite georadar - monitoraggio 57
5.6 Rilievo tramite laser-scanner - monitoraggio 57
5.7 Indagine termografica 58
6. PROVE SU TERRENI E PALI DI FONDAZIONE 60
6.1 Prova di carico statica su palo di fondazione 60
6.2 Prova di carico dinamica su palo di fondazione – Metodo Case 62
6.3 Rilevazione delle caratteristiche meccaniche di un palo – Cross Hole 64
6.4 Prova di integrità del palo a bassa energia di impatto, PIT 66
6.5 Prova di integrità del palo con Sonda termica, metodo TIP 68
6.6 Prova di integrità del palo con Cavi termici, metodo TIP 70
6.7 Prova di carico su piastra – prove sui terreni 72
6.8 Prova con piastra dinamica (LWD - Light Weight Deflectometer) – prove sui terreni 74
ALLEGATI
La misura dello spessore di carbonatazione permette di stimare il tempo residuo, tres, prima che il fenomeno degradante
s'inneschi.
La legge che lega il tempo di penetrazione della carbonatazione è esprimibile, con buona approssimazione, attraverso
la relazione s =K t
dove: S = spessore di penetrazione della carbonatazione, espresso in [mm];
K = parametro variabile con le caratteristiche fisico chimiche del calcestruzzo;
t = età del calcestruzzo, espressa in [anni].
Il valore di K si può stimare utilizzando i risultati della valutazione della profondità di carbonatazione, descritta in 1.5,
attraverso lo spessore di carbonatazione misurato, Scar, e conoscendo l’età del calcestruzzo, tcar.
Con opportune operazioni matematiche si arriva alla formulazione che ci permette la valutazione del tempo residuo che
è espressa da:
s cop
2
t res = t car 2 − 1
s
car
dove: tres = tempo residuo prima che lo spessore di carbonatazione raggiunga tutto il copriferro, espresso in [anni];
tcar = età del calcestruzzo al momento della valutazione dello spessore di carbonatazione, espresso in [anni];
Scop = spessore del copriferro, espresso in [anni].
Scar = spessore medio di penetrazione della carbonatazione, espresso in [anni].
Come esempio si consideri un elemento strutturale in calcestruzzo di età pari a 25 anni, dove si è valutato lo spessore
di carbonatazione che risulta di un valore medio pari a 15 mm per un copriferro di 20 mm.
Dalla relazione precedente il tempo residuo prima che la carbonatazione raggiunga l’intero copriferro risulta pari a:
20 2
t res = 25 ⋅ 2 − 1 = 19,4 anni
15
S.M.
S.M.
cloruri cls % ∙ peso specifico cls
% cloruri cemento
dosaggio cemento
Apparecchiatura
Specifica attrezzatura da Laboratorio.
Sicurezza
Utilizzare sempre: occhiali, guanti, mascherina.
Resoconto di prova
Il resoconto di prova deve includere:
- il Laboratorio dove sono state eseguite le prove;
- il riferimento normativo;
- la descrizione e l’identificazione del provino;
- lo stato, la forma e la dimensione del provino;
- l’identificazione delle posizioni e delle profondità di prova;
- l’età del calcestruzzo (se conosciuta);
- la data della prova;
- le percentuali di ioni cloruro determinate per ogni campione di calcestruzzo.
Le prove devono essere eseguite da un Laboratorio qualificato con personale abilitato quale
sperimentatore.
σe = po*Km*Am/At
Dove:
σe = tensione di esercizio della muratura [Mpa]
po = pressione di ripristino delle condizioni di deformazione [Mpa]
Km = coefficiente di taratura del martinetto
Am = area del martinetto [cm2]
At = area della superficie del taglio [cm2]
Condizioni operative
Liberare dall’intonaco una porzione muraria di almeno 100x100 cm facendo attenzione a non
danneggiare il paramento murario sottostante. Verificare con un’indagine endoscopica preliminare,
o con l’esecuzione di un carotaggio, la stratigrafia orizzontale del muro; la prova non è eseguibile in
caso di murature “a sacco”.
Procedura
Posizionare 3 sensori elettronici di misura, simmetricamente alla mezzeria, sopra la zona dove si
effettuerà il taglio.
Un’ulteriore sensore di misura è essere posto sotto il taglio.
Collegare i trasduttori di spostamento all'unità d’acquisizione per la lettura in tempo reale durante il
taglio.
Applicare sopra la porzione muraria da indagare un foglio di polietilene trasparente al fine di
proteggere il muro e i trasduttori durante la fase di taglio.
Azzerare i sensori; procedere all’esecuzione del taglio mediante una sega circolare eccentrica ad
anello diamantato.
Nel caso di murature regolari il taglio è fatto lungo il corso di mattoni.
Ispezionare l’interno del taglio e procedere, con apposito utensile, alla rimozione di eventuali
residui.
Inserire il martinetto piatto collegato all’apposita centralina oleodinamica; aumentare gradualmente
la pressione, con step da 1 bar, fino ad azzerare le deformazioni misurate dai trasduttori.
Vanno eseguiti almeno due cicli di carico e scarico.
Tutte le deformazioni vanno registrate su nastro cartaceo o supporto informatico.
Eseguire una foto della strumentazione applicata ed una durante l’esecuzione del taglio.
σr = pr *Σ(Km*Am/At)/2
Dove:
σr = tensione rottura [Mpa]
pr = pressione di collasso [Mpa]
Km = coefficiente di taratura del martinetto
Am = area del martinetto [cm2]
At = area della superficie del taglio [cm2]
Condizioni operative
Liberare dall’intonaco una porzione muraria di almeno 100x100 cm facendo attenzione a non
danneggiare il paramento murario sottostante. Verificare con un’indagine endoscopica preliminare,
o con l’esecuzione di un carotaggio, la stratigrafia orizzontale del muro; la prova non è eseguibile in
caso di murature “a sacco”. L'esecuzione dei tagli avviene mediante troncatrice circolare eccentrica
ad anello diamantato.
Procedura
Eseguire due tagli paralleli nella muratura a debita distanza, indicativamente da 40 a 80 cm, a
seconda della muratura; inserire all’interno i due martinetti piatti (in alcuni casi può rendersi
necessaria l'esecuzione di due ulteriori tagli verticali a delimitare ulteriormente la zona di prova).
Ispezionare l’interno dei tagli e procedere, con apposito utensile, alla rimozione di eventuali residui.
Posizionare 3 sensori elettronici di misura, simmetricamente alla mezzeria, collocati nella zona
compresa tra i due martinetti. Un’ulteriore sensore di misura è essere posto sotto il taglio.
Collegare i trasduttori di spostamento all'unità d’acquisizione per la lettura in tempo; azzerare i
sensori; aumentare gradualmente la pressione, con step da 1 bar.
La prova deve essere condotta con almeno due cicli di carico/scarico e spinta fin tanto che i sensori
non identificano un cedimento repentino, o un andamento continuo di deformazione a carico
costante, oppure la muratura non presenti segni di rottura riscontrabili con ispezione visiva.
Eseguire una foto della strumentazione applicata ed una durante l’esecuzione del taglio.
Apparecchiatura
L'apparecchiatura da utilizzare consiste in un generatore d’impulsi elettrici, una coppia di
trasduttori, un amplificatore e un dispositivo elettronico per la misurazione dell'intervallo di tempo
che intercorre tra la partenza di un impulso generato dal trasduttore emittente e il suo arrivo al
trasduttore ricevente. La presenza di una barra di calibrazione fornisce le linee di riferimento per la
misurazione della velocità.
Devono essere disponibili due distinti sistemi di misura dei tempi:
• un oscilloscopio sul quale il primo fronte di impulso è visualizzato in relazione ad una scala di
tempo idonea;
• un contatore dei tempi con un display digitale a lettura diretta.
L'apparecchiatura deve essere conforme ai requisiti prestazionali seguenti:
• deve essere in grado di misurare tempi di transito sulla barra di calibrazione fino a uno
scostamento limite di ±0,1 µs e una accuratezza del 2%;
Premessa
Il recente sviluppo della tecnologia sperimentale permette di ottenere la caratterizzazione dinamica
di un edificio senza l’ausilio di forzanti. Questo enorme passo avanti è stato ottenuto con lo
sviluppo di particolari terne di sensori, in abbinamento tra accelerometri e velocimetri, con una
sensibilità tale da percepire le vibrazioni indotte dal rumore sismico di fondo, detto microtremore.
Lo scopo della caratterizzazione dinamica è quello di individuare sperimentalmente le frequenze e
le forme modali di una struttura. I parametri dinamici, essendo legati a tutti gli elementi geometrici
e meccanici, sono un supporto fondamentale per la calibrazione dei modelli numerici e
rappresentano un valido strumento di controllo nel tempo dell’eventuale variazione delle condizioni
generali.
Va considerato che il modello numerico di una struttura è realizzato attraverso delle ipotesi
teoriche estremamente difficili da valutare, come rigidezze, moduli di elasticità dei materiali, gradi
di vincolo. Valori che devono essere introdotti in maniera tale da realizzare una struttura aderente
al comportamento reale.
La calibrazione del modello si ottiene attraverso la variazione intelligente dei parametri di input in
modo tale che la risposta teorica, statica e/o dinamica, abbia corrispondenza coi parametri ottenuti
dalla sperimentazione,
Sul modello calibrato, rappresentativo della struttura reale, si potranno effettuare tutte le
simulazioni utili, in particolar modo quelle sismiche, per valutare il comportamento nella condizione
di sollecitazione estrema. Queste simulazioni permetteranno di individuare gli elementi strutturali
che si presentano carenti, permettendo così una progettazione di adeguamento estremamente
mirata.
Il risultato sarà una progettazione che ottiene il migliore risultato al minor costo, limitando anche i
disagi che un intervento edilizio comporta agli utilizzatori. Inoltre permetterà, ripetendo la
caratterizzazione dopo l’esecuzione dei lavori, di verificare la corrispondenza tra il risultato atteso e
quello realizzato.
Questo modo di operare parte dal presupposto di una conoscenza teorica molto affinata,
attraverso lo strumento della modellazione, strumento che richiede una precisa conoscenza
geometrica dell’edificio e una valutazione meccanica degli elementi posti in opera.
In ultima analisi, attraverso questo processo, si ottiene un risparmio rispetto a un intervento di
recupero e consolidamento generalizzato e una conoscenza realistica delle capacità di resistenza
al sisma.
Fase Operazione
1.1 Definizione dello stato
Definizione dello stato di fatto con analisi storico-critica e raccolta di tutti i dati di archivio e verifica
dei disegni in campo.
1.2 Esecuzione di un’ispezione visiva
Per la determinazione di eventuali anomalie strutturali.
1.3 Rilievo geometrico di dettaglio
Rilievo geometrico ex novo se non esistente e trasformazione in formato CAD.
1 1.4 Costruzione di un modello numerico agli elementi
finiti
Sulla base dei rilievi e dei disegni di dettaglio deve essere
realizzato il modello matematico dell’edificio, modello non
ancora calibrato, ma in grado di fornire delle indicazioni di
massima, quali la deformabilità della struttura e le frequenze
proprie, utili in sede di programmazione dei rilievi dinamici
sperimentali.
Fornirà inoltre indicazione sugli elementi strutturali più
sollecitati in modo da predisporre un Piano delle indagini corretto rivolto ad indagare
prevalentemente sugli elementi strutturali che presentano le maggiori sollecitazioni rispetto ai
carichi accidentali e sismici.
1.5 Piano delle indagini
Sulla base delle conclusioni tratte dal modello strutturale preliminare, si potrà redigere un Piano
delle indagini dettagliato approfondendo lo studio delle caratteristiche meccaniche dei materiali sui
nodi o gli elementi più sollecitati ed al rilievo della presenza della quantità e posizione delle
armature nei punti critici. Si seguiranno le norme tecniche quale livello di conoscenza seguire
(LC1 limitato, LC2 adeguato, LC3 accurato) indicando con precisione il numero di prove sui
materiali o dei rilievi da eseguire.
2.1 Caratterizzazione dinamica sperimentale
Caratterizzazione dinamica sperimentale di ogni blocco separato dell’edifico e dei giunti in modo
da valutare le risposte in frequenza ed i modi di vibrare utili alla futura calibrazione del modello.
La misura delle frequenze proprie della struttura verrà eseguita utilizzando dei tromografi digitali
Microsismic 6S costituiti ognuno da 6 sensori di misura delle accelerazioni.
Le apparecchiature sono collegate tra loro via radio (senza cavi) per consentire la
sincronizzazione del segnale.
Le caratteristiche dei sensori sono le seguenti:
- f.s. accelerometri: ±3 g nella banda 0.5 Hz-1600 Hz per
gli assi X e Y e 0.5 Hz- 550 Hz per Z;
- densità potenza spettrale del rumore 280 µg/√Hz rms
per gli assi X,Y e 350 µg/√Hz rms per Z;
- tipologia è MEMS®.
Sono necessari i rilievi su ogni angolo esterno dei singoli
blocchi posizionando gli strumenti nei pressi dei nodi. Gli
2 strumenti saranno posti almeno ogni due/tre piani ed in
accoppiamento in caso di giunti. Tenuto conto della grande
0,02
Su entrambi questi due modelli ipotetici si procederà a calcolare, 0,01
0,00
sotto spettro sismico locale, le deformazioni massime e le massime -0,01
-0,02
sollecitazioni individuando gerarchicamente gli elementi strutturali -0,03
0,03
Y2
S.M.
Fase Operazione
1.1 Definizione dello stato
Definizione dello stato di fatto con analisi storico-critica e raccolta di tutti i dati di archivio e verifica
dei disegni in campo.
1.2 Esecuzione di un’ispezione visiva
Esecuzione di una attenta Ispezione visiva con Valutazione Numerica dello stato di degrado.
Permette di individuare eventuali punti di crisi degli elementi strutturali indirizzando la
progettazione del Piano delle Indagini. Fornisce una Valutazione numerica dello stato di degrado,
attraverso l’indice Dr (Indice di difettosità relativa) e Da (indice di difettosità assoluto) che potrà
1 essere efficacemente confrontata con le Ispezioni successive.
1.3 Rilievo geometrico di dettaglio
Rilievo geometrico ex novo se non esistente e trasformazione in formato CAD.
1.4 Costruzione di un modello numerico agli elementi
finiti
Sulla base dei rilievi e dei disegni di dettaglio deve essere
realizzato il modello matematico del ponte, modello non
ancora calibrato ma che sarà in grado di fornire delle
indicazioni di massima, quali la deformabilità della struttura e
le frequenze proprie, utili in sede di programmazione dei
rilievi dinamici sperimentali. Fornirà inoltre indicazione sugli
elementi strutturali più sollecitati in modo da predisporre un
Piano delle indagini corretto.
1.4 Piano delle indagini
Sulla base delle conclusioni tratte dal modello strutturale preliminare, si potrà redigere un Piano
delle indagini dettagliato approfondendo lo studio delle caratteristiche meccaniche dei materiali
sugli elementi più sollecitati ed al rilievo della presenza della quantità e posizione delle armature
nei punti critici.
2.1 Caratterizzazione dinamica sperimentale
Caratterizzazione dinamica sperimentale in modo da valutare le risposte in frequenza ed i modi di
vibrare utili alla futura calibrazione del modello.
La misura delle frequenze proprie della struttura verrà eseguita utilizzando dei tromografi digitali
Microsismic 6S costituiti ognuno da 6 sensori di misura delle accelerazioni.
Le apparecchiature sono collegate tra loro via radio (senza cavi) per consentire la
sincronizzazione del segnale.
Le caratteristiche dei sensori sono le seguenti:
- f.s. accelerometri: ±3 g nella banda 0.5 Hz-1600 Hz per gli assi X e Y e 0.5 Hz- 550 Hz per Z;
- densità potenza spettrale del rumore 280 µg/√Hz rms per gli assi X,Y e 350 µg/√Hz rms per Z;
- tipologia è MEMS®.
Gli strumenti saranno posti almeno 4 per campata. Nel caso di strutture iperstatiche a più
campate, tenuto conto della grande quantità di punti di misura, devono essere sempre conservate
due posizioni fisse, questo permette una sincronizzazione virtuale di tutte le rilevazioni da
effettuare in fase di analisi.
2 L’elaborazione dei risultati sperimentali dovrà fornire le frequenze proprie, con una precisione di
almeno il ± 0,01 Hz, almeno fino al III modo di vibrare con elaborazioni grafiche sia nel dominio
3 Il modello sarà sottoposto alle sollecitazione dei carichi permanenti e accidentali previsti a norma
ed allo spettro sismico corrispondente alla localizzazione del sito.
Saranno individuati gerarchicamente gli elementi strutturali più sollecitati confrontando le
sollecitazioni con i parametri resistenti delle prove eseguite in campo ed in laboratorio.
3.2 Progetto di adeguamento
Sulla base dei risultati del modello numerico calibrato e delle indagini sperimentali eseguite sugli
elementi strutturali che si saranno individuati come critici, si procederà al progetto di adeguamento
concentrando le operazioni sugli elementi inadeguati e/o più sollecitati.
4.1 Caratterizzazione dinamica sperimentale finale
4 Eseguiti i lavori di adeguamento si procederà al rilievo delle caratteristiche dinamiche per
confrontarle, allo scopo di collaudo, con quelle derivanti dal modello numerico adeguato.
La verifica basata sul confronto puramente numerico delle sollecitazioni ammesse in progetto, non è
sufficiente a garantire la transitabilità di un carico eccezionale. Va infatti considerato che nel tempo
possono essersi sviluppati degli stati di degrado o delle lesioni/deformazioni strutturali che hanno prodotto
una riduzione della capacità portante.
Pertanto la verifica del transito va abbinata ad una attenta Ispezione visiva che garantisca l’inesistenza di
fenomeni fessurativi o di dissesto che possano limitare le caratteristiche resistenti. Va inoltre considerato
l’eventuale insorgere di fenomeni corrosivi o altri fenomeni di degrado riduttivi delle capacità resistenti.
In questo senso può essere adottato il Metodo della Valutazione Numerica dello stato di degrado dei
Ponti, che attraverso un procedura di valutazione oggettiva fornisce le risposte cercate.
S.M.
www.4emme.it
www.ispezioneponti.it
www.cias-italia.it