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Facoltà di Ingegneria
Dottorato di Ricerca in
Ingegneria delle Risorse del Sottosuolo
TESI DI DOTTORATO
Tutore
Prof. Ing. Sebastiano Pelizza
1995
Ai miei genitori
Premessa
Il tema della presente tesi di dottorato ha per argomento la messa a punto di nuove
metodologie di calcolo, di natura numerica, per la simulazione del comportamento delle
più diffuse tra le strutture di rinforzo del terreno e di precontenimento in galleria. Tali
strutture sono interventi di consolidamento molto diffusi nel nostro Paese, per i quali
esiste un diffuso interesse negli ambienti specialistici. Nell'analisi delle strutture di
rinforzo è stata studiata la tecnica della bullonatura radiale passiva e sistematica in
galleria, definendo un nuovo approccio al concetto del materiale equivalente
omogeneizzato, valido per terreni a scarse caratteristiche geotecniche, prendendo in
considerazione modelli di comportamento del terreno sofisticati. Un nuovo metodo di
calcolo (basato sul criterio convergenza-confinamento), che permette lo studio
tensionale e deformativo al contorno della galleria quando esistono due differenti
materiali, ha reso possibile simulare la presenza dei rinforzi radiali attraverso il concetto
del materiale equivalente omogeneizzato. Uno studio più accurato dell'interazione
terreno-elemento di rinforzo è stato, infine, condotto attraverso la codifica di un metodo
di analisi distinto che consente di studiare il verificarsi di importanti fenomeni che
condizionano l'efficienza dell'intervento (perdita di aderenza, rigidezza del vincolo,
snervamento del materiale costituente il bullone, etc.).
Tra le strutture di precontenimento del cavo (intervento conservativo) sono state
studiate le tecniche del pretaglio meccanico e del pretunnel. Le metodologie di analisi
sviluppate si basano sullo stesso tipo di soluzione numerica impiegata per la
simulazione degli interventi di rinforzo del terreno e consentono di determinare la curva
caratteristica della galleria prerivestita, tenendo in conto dell'effetto del tempo sulle
caratteristiche meccaniche del calcestruzzo, dell'influenza di una fascia di materiale
deformabile all'estradosso del rivestimento (tecnica impiegata nei prerivestimenti rigidi,
quali il pretunnel).
I risultati dei modelli di calcolo sviluppati sono stati confrontati con misure condotte in
particolari prove di laboratorio, con rilievi di monitoraggio in situ e con risultati di
analisi con i classici metodi numerici (metodo degli elementi finiti e metodo delle
differenze finite).
Alcuni significativi esempi verranno utilizzati per illustrare le potenzialità dei metodi
presentati e per verificare l'influenza dei più importanti parametri introdotti nei calcoli.
Nel seguito del testo ci si rifarà alla terminologia dell'Associazione Geotecnica Italiana
[A.G.I., 1977], considerando per terreno "le terre e le rocce nelle proprie sedi naturali".
Il presente studio interessa i terreni di scarse caratteristiche geomeccaniche, per i
quali si rende necessario, sovente, procedere ad interventi di consolidamento nello
scavo delle gallerie: le terre ("materiali naturali formati da aggregati di granuli non
legati tra loro o che possono essere separati per mezzo di modeste sollecitazioni o per
mezzo di più o meno prolungato contatto con acqua" [A.G.I., 1977]), quindi, sia coesive
(i limi e le argille) sia non coesive (le sabbie e le ghiaie), e le rocce tenere [Sciotti,
1990].
1 Introduzione 1
Conclusioni 193
Bibliografia 198
Capitolo 1 - Introduzione -
Capitolo 1
Introduzione
1
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
Capitolo 1 - Introduzione -
Con la costruzione dei primi tratti della metropolitana di Londra nel secolo scorso è
iniziata una nuova era nella tecnica di costruzione delle gallerie nei terreni: l'ing. Marc
Brunel utilizza per la prima volta lo scudo per la protezione dei minatori durante lo
scavo e la realizzazione di un rivestimento definitivo [Whittaker e Frith, 1980]. Gli
scudi hanno avuto nel tempo una forte evoluzione, ma hanno mantenuto i seguenti
caratteri peculiari: un cilindro di acciaio di diametro pari al diametro dello scavo,
debitamente rinforzato attraverso nervature e puntoni metallici, viene fatto avanzare nel
terreno mentre, contemporaneamente, il terreno viene abbattuto e trasportato lontano dal
fronte; nella sua coda viene realizzato un rivestimento che permette il sostegno
definitivo del cavo, fino ad allora assicurato dalla presenza dello scudo stesso.
L'evoluzione degli ultimi anni ha portato ad avere molte tipologie di scudo, nell'intento
di adattare la macchina alle diverse condizioni del terreno e di eliminare lo scavo
manuale al suo interno.
La classificazione degli scudi è formulata tenendo conto sia del mezzo con cui viene
realizzato lo scavo sia del tipo di sostegno che viene fornito al fronte (tabella 1.I).
· manuale
· con benna (semi-meccanico)
Aperti · con fresa ad attacco puntuale (semi-meccanico)
· meccanico
____________________________________
· ciechi
· a contro pressione di fango
Chiusi con schiuma
· a contro pressione di terra con fango ad alta densità
con acqua
I caratteri distintivi dello scudo aperto sono quelli tipici dei primi scudi: un corpo
centrale, una coda all'interno della quale viene eretto il rivestimento definitivo, una
lama anteriore per l'avanzamento. Il terreno è abbattuto attraverso escavatori rovesci
ancorati nella testa dello scudo. La spinta per l'avanzamento è assicurata da pistoni
idraulici che contrastano sugli anelli di rivestimento che man mano vengono posizionati
sulla coda dello scudo. In terreni coesivi di scarse caratteristiche meccaniche e nei
terreni non coesivi il fronte deve essere contrastato con puntelli e piastre comandate
idraulicamente per assicurare la stabilità del vuoto e, se necessario, si deve ricorrere agli
scudi a foro cieco, cioè con il fronte completamente contrastato da una testa di scavo.
Lo scudo pressurizzato è uno scudo a foro aperto nel quale l'aria in pressione contrasta
il battente d'acqua nel terreno assicurando la stabilità del fronte. E' possibile
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Capitolo 1 - Introduzione -
raggiungere una pressione dell'aria nell'ambiente di lavoro di circa 0,35 MPa, che è in
grado di sorreggere un battente di acqua di 35 metri, ma per battenti di acqua superiori
ai 10 metri il metodo non è più efficace perchè è necessario prevedere particolari
precauzioni per salvaguardare la salute degli operatori in cantiere e si deve ricorrere ad
altri tipi di scudo quali quello a contropressione di fango oppure a contropressione di
terra.
Lo scudo a foro cieco presenta una testa di scavo munita di taglienti, che, posti in
rotazione, disgregano il terreno, caricato successivamente su un sistema di smarino
continuo.
Gli scudi a circolazione di fango impiegano il fango bentonitico in pressione per due
importanti funzioni: sostenere il fronte di scavo e l'eventuale battente di acqua;
trasportare il materiale abbattuto al di fuori della camera di scavo dove viene separato
dal fango. Gli scudi a contropressione di terra sono le macchine di scavo di terreni di
ultima generazione: il compito di sostenere il fronte e contrastare la pressione dell'acqua
è affidato allo stesso terreno abbattuto; lo smarino avviene attraverso un trasportatore
continuo che regola la sua portata lasciando costante la pressione nella camera di scavo.
La particolarità degli scudi a contropressione di fango e a contropressione di terra è
quella di presentare una completa meccanizzazione delle operazioni e di avere il
monitoraggio dei parametri che più influenzano lo scavo.
Scopo di questa tesi, con riferimento prevalente ma non esclusivo ai punti e) e g) sopra
citati, è la definizione di modelli di calcolo e dimensionamento di alcuni tra i più usuali
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Capitolo 1 - Introduzione -
La scelta tra le varie tecniche dipende dalle caratteristiche del terreno e dalla
valutazione dei costi e dei benefici apportati dall'intervento.
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Capitolo 1 - Introduzione -
difficili in condizioni di sicurezza. E' importante rilevare, però, come sia difficile il
controllo dell'efficacia dell'intervento, in funzione della variabilità spaziale delle
caratteristiche del terreno.
Nella tecnica del jet-grouting un getto di fluido ad alta pressione (circa 500 bar)
iniettato da un foro erode e scava il terreno che simultaneamente viene miscelato con
cemento per formare un nuovo elemento terreno-cemento di elevate caratteristiche
meccaniche [Mahtab A. e Grasso P., 1992]. La velocità dell'intervento e la possibilità di
trattare anche terreni poco permeabili contraddistinguono il jet-grouting dalle iniezioni
a bassa pressione. Un limite della tecnica risiede nella riduzione temporanea, in fase
esecutiva, delle caratteristiche meccaniche del terreno a causa della non immediata
presa del cemento: in grandi cantieri, dove sono vaste le aree contemporaneamente
interessate dall'intervento, è necessario verificare il sito nei riguardi della stabilità e
dell'evoluzione dei cedimenti in fase transitoria.
Con il congelamento dei terreni impregnati di acqua si ottiene un aumento della
resistenza meccanica e della rigidezza del materiale e, contemporaneamente, una
riduzione della permeabilità, solo, però, per il tempo necessario a realizzare lo scavo
[Jessberger, 1991]. Il dimensionamento delle strutture di sostegno permanenti deve far
riferimento, quindi, alle caratteristiche meccaniche naturali. Il metodo è praticabile
solamente per terreni sotto falda, di qualsiasi granulometria essi siano. E' possibile
operare con una tecnica diretta o indiretta: la prima prevede l'immissione in fori,
realizzati nel terreno da trattare, di azoto liquido che poi viene perso nell'atmosfera; la
seconda un impianto refrigerante la salamoia che viene fatta circolare nel terreno, dove
si raffredda, per poi tornare in superficie. I costi necessari per un tale tipo di intervento
sono alti. Il congelamento del terreno è quindi considerato un efficiente metodo di
trattamento del terreno al quale si ricorre quando si deve affrontare un problema
difficilmente risolvibile in altro modo. Particolare attenzione deve essere posta al
possibile sollevamento del suolo e al successivo cedimento in relazione rispettivamente
alla formazione del ghiaccio ed al suo scioglimento nel trattamento di terreni
superficiali, che comporta un decadimento delle caratteristiche meccaniche.
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Capitolo 1 - Introduzione -
produce un confinamento omogeneamente distribuito sia sul profilo della galleria sia
all'interno del terreno, che è efficace nel controllo delle deformazioni e
dell'evoluzione della fascia plasticizzata.
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Capitolo 1 - Introduzione -
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Capitolo 1 - Introduzione -
modulo fresante attraverso un cassero a lui solidale. Tale metodo è attualmente nella
fase di sperimentazione preliminare.
I metodi del pretaglio meccanico e del pretunnel saranno oggetto di studio nel
cap.3.
L'arco di jet-grouting e l'ombrello di infilaggi metallici (figura 1.2) sono interventi
conservativi che hanno un meccanismo di funzionamento simile al pretaglio meccanico:
consistono, cioè, nella realizzazione di un'opera di sostegno primaria (costituita da
colonne suborizzontali di jet-grouting o armature tubolari di acciaio inserite in fori,
rispettivamente), precedentemente allo scavo, per consentire lo sviluppo di un alto
grado di confinamento del terreno al contorno della galleria. Caratteristica peculiare di
queste due tecniche di consolidamento è la possibilità di intervenire su una vasta
tipologia di terreni (gli infilaggi metallici, per esempio, si prestano bene anche in terreni
morenici in presenza di grossi trovanti).
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Capitolo 1 - Introduzione -
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Capitolo 1 - Introduzione -
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Capitolo 1 - Introduzione -
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Capitolo 1 - Introduzione -
- stati di sollecitazione non isotropi e/o sensibilmente deviati rispetto alla cavità;
- condizioni dinamiche (vibrazioni, impulsi, azioni cicliche, etc.);
- non linearità di comportamento della massa rocciosa (non linearità dei materiali, non
linearità geometrica), fenomeni di tipo differito;
- eterogeneità, presenza di discontinuità singolari, anisotropia indotta da una
particolare tessitura della massa rocciosa;
- innesco della propagazione della frattura, instabilità, localizzazione delle
deformazioni;
- analisi dei procedimenti costruttivi di scavo, messa in opera di elementi di sostegno,
consolidamenti.
I metodi numerici vengono impiegati per confermare assunzioni preliminari o per
sviluppare un progetto dettagliato. Le analisi di tipo qualitativo possono riguardare studi
parametrici (variazione dei valori dei parametri meccanici del terreno o geometrici della
struttura) o analisi di comportamento di strutture complesse, mentre quelle di tipo
quantitativo sono mirate al dimensionamento delle strutture previste, alla
determinazione dei valori massimi di convergenza delle pareti della galleria oppure alla
back-analysis dei dati di ingresso [Gnilsen, 1989].
In figura 1.3 vengono riportati i principali metodi numerici impiegati nell'analisi delle
tensioni e delle deformazioni all'intorno del cavo, suddivisi in base al modello di
calcolo che viene adottato.
Figura 1.3. Metodi numerici impiegati nelle analisi tensionali e deformative all'intorno
della galleria [Gnilsen, 1989].
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Capitolo 1 - Introduzione -
Per l'analisi con il metodo degli elementi finiti (FEM) è necessario suddividere
l'ammasso roccioso, ritenuto un continuo-equivalente, in elementi ottenuti attraverso la
discretizzazione (algebrica) di un principio integrale (eventuali discontinuità vengono
modellate singolarmente). E' certamente il più diffuso tra i metodi di calcolo numerici.
La soluzione del sistema di equazioni differenziali, che governa il continuo, consiste
nella determinazione della matrice di rigidezza globale del sistema di elementi
attraverso la definizione di espressioni sostitutive delle equazioni differenziali di
partenza in ogni singolo elemento.
Il metodo delle differenze finite (FDM) è molto simile al FEM, almeno
esteriormente: anche ora il continuo è suddiviso in elementi connessi tra loro ai nodi;
oltre ad un metodo implicito (incondizionatamente stabile), è noto un approccio di tipo
esplicito, di tipo Lagrangiano (ogni equazione differenziale che descrive il problema in
esame è descritta attraverso espressioni algebriche in termini di variabili di campo in
punti discreti dello spazio), per il quale si deve imporre che il passo di calcolo attuato
sia più piccolo del tempo di propagazione delle perturbazioni tensionali da un punto a
quelli vicini. In questo modo è possibile ricercare la soluzione per ogni singolo punto
della maglia di elementi definita, ritenendo "congelate" le velocità di spostamento agli
altri punti: le accelerazioni agenti in un punto sono integrate per determinare la velocità
di quel punto, che a sua volta permette di ricavare l'incremento di deformazione; quindi
si determina l'incremento di sforzo nello stesso punto ed infine le forze indotte nei punti
vicini della maglia.
Il FDM esplicito risulta, almeno nella formulazione, meno complesso del FEM nella
soluzione di problemi di natura dinamica o quando il terreno ha leggi di comportamento
molto complesse (in questi casi, infatti, il FEM richiede procedimenti iterativi molto
lenti per raggiungere la soluzione).
Il metodo degli elementi al contorno (BEM) richiede la discretizzazione del solo
contorno del problema; il calcolo numerico è, quindi, limitato agli elementi che
descrivono, per esempio, la parete della galleria. La soluzione delle equazioni
differenziali che governano il continuo avviene mediante integrazione (da qui anche il
nome di metodo delle equazioni integrali) attraverso le equazioni note dei campi delle
sollecitazioni e degli spostamenti indotti da distribuzioni puntuali di carichi e/o
spostamenti (equazioni di Flamant, Kelvin, etc.). La semplicità del metodo è una delle
caratteristiche più importanti del BEM: è sufficiente una minore memoria e potenza del
calcolatore ed è più semplice sia la fase di introduzione dei dati sia l'analisi dei risultati.
La formulazione matematica del problema diviene complessa in relazione all'adozione
di sofisticate leggi di comportamento. Il metodo è adatto allo studio di problemi in cui
sia necessario ottenere un'elevata precisione.
Il metodo degli elementi discreti (DEM), detto anche metodo degli elementi distinti
o metodo dei blocchi rigidi, non si basa su un modello continuo come i metodi FEM,
FDM e BEM; ora, invece, il materiale è considerato come un insieme di blocchi (rigidi
o deformabili), individuati da discontinuità di cui si conosce la legge di comportamento
(resistenza e deformabilità). Gli spostamenti dell'ammasso roccioso sono dovuti, quindi,
prevalentemente ai movimenti lungo i giunti. La soluzione viene raggiunta in un modo
simile al FDM, prevedendo i seguenti passi di calcolo per ogni blocco (elemento del
sistema): dagli incrementi delle forze sui giunti si calcola l'accelerazione a cui è
soggetto il blocco; la nuova posizione del centroide e la rotazione del blocco vengono
ottenute per integrazione della accelerazione; la nuova posizione del blocco permette di
calcolare le nuove forze agenti sui giunti.
Il DEM ed il DDA (Discontinuum Deformation Analysis) risultano, ad esempio, idonei
a studiare lo stato tensionale e deformativo di una galleria superficiale (basso
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Capitolo 1 - Introduzione -
Figura 1.4. Geometria del problema e condizioni al contorno alla base del concetto
convergenza-confinamento.
Legenda: P0: pressione litostatica naturale; Pin: pressione interna alla
galleria; Rin: raggio interno della galleria; R: distanza generica dal centro
della galleria.
Per comportamento del terreno di tipo elastico, è possibile ricavare in forma chiusa
l'espressione della curva caratteristica noto il sistema di equazioni differenziali
composto dalle leggi di comportamento in campo elastico, dall'equazione di equilibrio
assialsimmetrico, dalle equazioni di congruenza delle deformazioni, ponendo le
opportune condizioni al contorno.
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dσ R σ ϑ − σ R
= (2)
dR R
σ + d σ / dR
R R
σ
terreno σ
ϑ
ϑ
dR
σR
du (3)
ε =−
R dR
ε = − u
ϑ R
dove: u: spostamento radiale del punto generico dall'asse della galleria (positivo nella
direzione dell'asse delle distanze R).
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- per R=∞ :
σ R = P0 ; σ ϑ = P0 ; εR = εR ;0
εϑ = εϑ 0
- per R = Rin :
σ R = Pin
Risolvendo il sistema di equazioni differenziali composto dalle equazioni (1), (2) e (3)
si ottiene la curva caratteristica di una galleria circolare realizzata in un materiale a
comportamento elastico (equazione 4) (relazione che lega lo spostamento radiale,
cambiato di segno, per R=Rin alla pressione interna applicata all'interno della galleria).
1 +ν
u=− (P0 − Pin ) ⋅ Rin (4)
E
La curva caratteristica della galleria in un materiale elastico è, quindi, rappresentata in
coordinate Pin - u da un segmento lineare.
f ({σ }) = 0 (5)
Il valore di R che verifica la (5) è detto raggio plastico Rpl, che è funzione della
pressione interna Pin applicata. La pressione radiale sul raggio plastico è detta pressione
critica (Pcr). Per i valori di R maggiori del raggio plastico il terreno conserva un
comportamento elastico e il campo tensio-deformativo è governato dalle stesse
equazioni differenziali (1), (2) e (3) con le condizioni al contorno mutate nelle seguenti:
- per R=∞ :
σ R = P0 ; σ ϑ = P0 ; εR = εR ;0
εϑ = εϑ 0
- per R = R pl :
σ R = Pcr
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Capitolo 1 - Introduzione -
ortogonale alla superficie di cedimento), è possibile ottenere una semplice soluzione del
problema in forma chiusa (equazione 6a) [Lembo-Fazio e Ribacchi, 1986], valida per
pressioni interne inferiori alla pressione critica Pcr (equazione 7) e modello di
comportamento elasto-plastico ideale.
1 + sen ϕ
dove: N ϕ = ;
1 − sen ϕ
1 + sen ψ
k= ;
1 − sen ψ
1− senϕ
c c 2 senϕ (6b)
0 P + − P + senϕ
tgϕ tgϕ
0
R pl = Rin ⋅
c
Pin +
tgϕ
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Capitolo 1 - Introduzione -
P0 Pin
Pcr
linea caratteristica del sostegno
P
max
Peff curva caratteristica della galleria
u0 ueff
u
Figura 1.6. Determinazione grafica del carico agente sul sostegno (Peff), nota la curva
caratteristica della galleria e la linea caratteristica del sostegno.
Legenda: Peff: pressione agente sul sostegno; u0: spostamento radiale della
parete della galleria che si è sviluppato precedentemente all'installazione
del sostegno; ueff: spostamento radiale finale della parete della galleria
sostenuta; Pmax: carico che porta a rottura il sostegno.
La conoscenza del valore della pressione interna applicata dai sostegni alla parete
della galleria è necessaria anche all'analisi del comportamento degli interventi di
consolidamento. Il valore di Peff, infatti, influenza le sollecitazioni che si sviluppano al
contorno della galleria non solo nel terreno, ma anche nelle strutture di consolidamento.
Si rende, dunque, necessario avere a disposizione la curva caratteristica della galleria
consolidata per poter correttamente valutare il valore di Peff applicato dai sostegni, nello
stesso modo visto per la curva caratteristica del terreno naturale; il progetto delle
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Capitolo 1 - Introduzione -
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
Capitolo 2
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
Figura 2.1. Schema tipo di un bullone passivo interamente cementato [Hoek e Brown,
1980]: una boiacca spessa (a basso valore del rapporto w:c) è pompata nel
foro dove viene successivamente introdotta una barra metallica.
I bulloni passivi del tipo Split-Set e Swellex rappresentano le più recenti innovazioni
nel campo del rinforzo radiale in galleria. Il bullone Split-Set è un tubo aperto di
diametro 38 mm che viene inserito in un foro di diametro 35 mm. La pressione che il
bullone applica alla parete del foro, a causa della forzata riduzione di diametro,
permette di mobilitare per attrito una resistenza al taglio sufficiente a trasmettere gli
sforzi dal terreno allo stesso bullone. Nel tipo Swellex un tubo cavo a pareti sottili è
fatto espandere in foro dall'iniezione al suo interno di acqua ad alta pressione (circa 20
MPa), in modo da ottenere un confinamento sulla superficie laterale del bullone ed
attivare lo stesso meccanismo di trasferimento degli sforzi visto per lo Split-Set. Pur
essendo rinforzi semplici e poco costosi, i sistemi descritti, non essendo cementati, non
danno garanzie sulla durabilità e vengono, quindi, impiegati generalmente per il
sostegno temporaneo di vuoti, particolarmente quelli minerari, ma anche e diffusamente
in gallerie civili ove sia previsto un rivestimento definitivo importante.
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
Chiodi in legno:
usati un tempo per sostenere il tetto in roccia laminata nelle miniere di carbone inglesi, dove il chiodo
secco veniva inserito in un foro appena più largo. L'umidità del foro causava la dilatazione del legno
che produceva una forza radiale sulla superficie laterale del chiodo e, quindi, una resistenza frizionale
allo scivolamento all'interfaccia chiodo-terreno.
Ancoraggio meccanico sull'intera lunghezza riutilizzabile:
messo a punto per l'impiego nelle miniere di carbone. Il bullone è inserito nel foro con l'ancoraggio
contratto; il successivo serraggio del dado alla testa permette l'espansione dell'ancoraggio contro la
superficie del foro.
Split-Set
Swellex
Perfobolt:
sviluppato in Scandinavia per l'iniezione e l'ancoraggio di chiodi in fori. Un tubo d'acciaio perforato è
riempito di boiacca ed inserito nel foro. All'inserimento del chiodo la boiacca è spiazzata e riempie
l'intercapedine tra il tubo e la parete del foro.
Barre passive cementate:
la boiacca è pompata nel foro, fino a riempirlo, dove è successivamente introdotta la barra. Per bulloni
eseguiti verso l'alto è talvolta impiegato un cuneo in legno come collare all'imbocco.
Bullone ad ancoraggio meccanico puntuale a cuneo e controcuneo:
un sistema cuneo-controcuneo produce l'espansione della barra alla punta terminale nell'ammasso
roccioso quando una forza assiale di compressione è applicata alla testa.
Barre passive cementate con resina:
la resina ed il catalizzatore sono introdotti in foro in sacchetti separati (la resina a presa veloce in
fondo al foro); la barra introdotta successivamente e messa in rotazione induce la miscelazione della
resina e del catalizzatore e, quindi, la cementazione della barra nel foro.
Tabella 2.II. Parametri fisici e geometrici che influenzano il comportamento dei bulloni
passivi interamente cementati in galleria [Oreste, 1994].
Parametri geometrici:
· dimensioni della galleria
· geometria dello schema dell'intervento e dimensioni del singolo bullone
Parametri fisici:
· caratteristiche meccaniche e modello di comportamento del terreno
· caratteristiche meccaniche e modello di comportamento del materiale costituente il bullone
· caratteristiche meccaniche e modello di comportamento delle interfacce bullone-terreno
· pressione litostatica naturale nel terreno
· rigidezza del vincolo della testa del bullone in corrispondenza della parete della galleria
· pressione interna Peff applicata dalle opere di sostegno ausiliarie (quali centine, rivestimento
di calcestruzzo proiettato, etc.) sulla parete della galleria (cfr. cap.1.5.2)
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
Tra i metodi di calcolo empirici, i più noti sono quelli di Lang [Lang, 1961] (poi
ripresa dalla U.S. Army-Corps of Engineers [U.S. Army-Corps of Engineers, 1980]) e
della classificazione geomeccanica del Norwegian Geotechnical Institute [Barton e al.,
1974] [Barton e al., 1975]. Il metodo di Lang fornisce indicazioni su due importanti
grandezze geometriche: la lunghezza del singolo bullone e la spaziatura (tabella 2.III).
I metodi di calcolo basati sul concetto della roccia o terreno rinforzato si sono
diffusi seguendo l'impostazione di poter simulare la presenza dei bulloni passivi radiali
senza entrare nel merito del complesso fenomeno di interazione terreno-elemento di
rinforzo.
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Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
2 ⋅ c p ⋅ cos ϕ p 1 + sen ϕ p
σ1,max = + ⋅ σ 3 = C0 + k p ⋅ σ 3 (8)
1 − sen ϕ p 1 − sen ϕ p
1 + sen ϕ
kp =
1 − sen ϕ
crin = c p + ∆c (9)
dove: crin: coesione del materiale equivalente omogeneizzato (sistema terreno naturale
+ rinforzo radiale);
∆c: incremento della coesione dovuto alla presenza dei bulloni, definito dalla eq.
(10), ricavata geometricamente dalla figura 2.2.
1 π ϕp ; (10)
∆c = ∆σ 3 ⋅ tg +
2 4 2
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
∆σ3: confinamento prodotto dai bulloni, che, per comportamento elastico del
materiale costituente il bullone, è espresso dalla (11).
σ sn ⋅ Abul
∆σ 3 = η ⋅ (12)
S2
τ terreno rinforzato ϕ
p ϕp
cp
σ
∆σ 3
1
σ
L'approccio proposto da Grasso e al. ha il grande pregio, come molti metodi basati sul
concetto del materiale equivalente omogeneizzato, di poter studiare il comportamento di
gallerie bullonate di forma qualunque e soggette a carichi litostatici non omogenei,
attraverso l'ausilio di metodi di calcolo numerici, mediante un approccio semplice.
Per Indraratna e Kaiser [Indraratna e Kaiser, 1987], [Indraratna e Kaiser, 1988],
[Indraratna e Kaiser, 1990 a], [Indraratna e Kaiser, 1990 b] [Indraratna, 1987] il bullone
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
Lb (13)
ρ=
ln (Lb + Rin ) − ln Rin
La presenza dei bulloni nel primo tratto, quello sostenuto, altera l'equilibrio
assialsimmetrico delle forze. La nuova equazione di equilibrio, per Indraratna e Kaiser,
è espressa dalla eq. (14), ipotizzando la conservazione delle direzioni delle tensioni
principali nel terreno in presenza dei rinforzi.
dσ R σ ϑ − σ R dT Rin 1
= + ⋅ ⋅ (14)
dR R dR S L ST0 R
Figura 2.3. Andamento delle tensioni tangenziali (a)) e del tiro nel bullone (b))
secondo l'ipotesi di comportamento assunto da Indraratna e Kaiser
[Indraratna e Kaiser, 1987], [Indraratna e Kaiser, 1988], [Indraratna e
Kaiser, 1990 a], [Indraratna e Kaiser, 1990 b].
Legenda: T: tiro nel bullone; τ: tensione di taglio sulla superficie laterale
del bullone; O: punto neutro; x: distanza dalla parete della galleria (x=R-
Rin).
27
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Ipotizzando che il tiro T nel bullone, nel tratto di sostegno del terreno, sia indotto dalla
mobilitazione della tensione tangenziale limite all'interfaccia barra-terreno si ha:
dT π ⋅ Φ bul ⋅ λ ⋅ σ ⊥ ⋅ dR
= = π ⋅ Φ bul ⋅ λ ⋅ σ ⊥ (15)
dR dR
dσ R σ ϑ − σ R R 1 dσ R σ ϑ − σ R + β ⋅ σ ϑ
= + π ⋅ Φ bul ⋅ λ ⋅ σ ϑ ⋅ in ⋅ = = (16)
dR R S L ST0 R dR R
π ⋅ φbul ⋅ λ ⋅ Rin
β= (17)
S L ⋅ STo .
[ ]
dσ R σ R ⋅ k p (1 + β ) − 1 + C 0 (1 + β )
=
dR
(18) R
k p (1 + β ) = k *p (19)
C 0 (1 + β ) = C 0* (20)
28
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Dalle equazioni (19) e (20) è possibile, infine, ricavare i valori dell'angolo di attrito
interno (21) e della coesione (22) (valori di picco) per il materiale equivalente
omogeneizzato nel tratto sostenuto, cioè per R<ρ.
β ⋅ (1 + sinϕ p ) + 2 sinϕ p
sinϕ rin = (21)
β ⋅ (1 + sinϕ p ) + 2
cos ϕ p (1 − sinϕ rin )
crin = c p ⋅ ⋅ ⋅ (1 + β ) (22)
cos ϕ rin (1 − sinϕ p )
In base al valore che assume il raggio plastico, in presenza del materiale equivalente
omogeneizzato che rappresenta la fascia di terreno rinforzato, Indraratna e Kaiser
prevedono i seguenti tre casi:
- R *pl < ρ < (Rin + Lb ) : condizione di minima plasticizzazione;
- ρ < R *pl < (Rin + Lb ) : condizione di maggiore plasticizzazione;
- R *pl > (Rin + Lb ) : condizione di eccessiva plasticizzazione.
dove: R *pl : raggio plastico nel terreno in presenza del materiale equivalente
omogeneizzato.
Per ognuno di essi è stata sviluppata dagli autori una trattazione matematica che
consente di ricavare, in forma chiusa, la prevista convergenza della galleria in presenza
del rinforzo radiale.
Il modello di Indraratna e Kaiser, illustrato in questo paragrafo, si basa sulle seguenti
ipotesi semplificative:
- contrasto inesistente sulla parete della galleria: il tiro nel bullone ha valore nullo in
corrispondenza della parete della galleria (figura 2.3c);
- scavo del tunnel è realizzato istantaneamente in una massa rocciosa preventivamente
rinforzata: impossibilità di simulare il rilassamento del terreno che si verifica
precedentemente alla realizzazione del rinforzo;
- sviluppo delle tensioni tangenziali limite all'interfaccia bullone-terreno nel tratto
definito lunghezza di sostegno (eq.15);
- pressione interna alla galleria nulla: assenza di altri tipi di sostegno;
- modello di comportamento elasto-plastico ideale del terreno semplice: criterio di
rottura lineare;
- completa plasticizzazione del terreno nella fascia sostenuta dal bullone.
Un importante limite del concetto del terreno rinforzato è rappresentato
dall'impossibilità di conoscere le condizioni statiche dell'elemento di rinforzo e, quindi,
di garantire un adeguato fattore di sicurezza nei confronti della rottura. Uno studio
accurato sulle condizioni di lavoro dell'elemento di rinforzo è possibile solo attraverso
metodi di calcolo definiti distinti, che possano simulare separatamente il terreno,
29
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l'elemento di rinforzo e l'interfaccia tra il terreno e il rinforzo (in realtà esistono due
interfacce, superfici di possibile scorrimento e rottura: tra la barra e il cemento (o
resina) e tra questo e il terreno). Il problema numerico della simulazione distinta del
rinforzo e del terreno è molto complessa e per le analisi progettuali di massima risulta
onerosa. I metodi analitici noti in letteratura prevedono soluzioni in forma chiusa e si
basano, generalmente, su diverse importanti ipotesi, che risultano difficili da verificare
a priori; le leggi di comportamento adottate per il terreno, inoltre, sono semplici, spesso
non aderenti alle recenti risultanze sperimentali.
Tra i metodi analitici distinti i più noti sono quello di Stille e al. [Stille e al., 1989]
e il recente modello di Graziani e Ribacchi [Graziani e Ribacchi, 1993].
Stille e al. [Stille e al., 1989] hanno analizzato, per una galleria profonda e
circolare, il contributo statico offerto dal singolo elemento di rinforzo per quattro
diversi schemi che rispecchiano quattro condizioni tipiche:
a) bullone elastico in terreno plastica;
b) bullone plastico in terreno plastica;
c) deformazioni plastiche della guaina cementizia di intasamento;
d) bullone elastico con piastra di ancoraggio e deformazioni plastiche della guaina
cementizia di intasamento.
Si è potuto ricavare, quindi, l'andamento tipico del tiro nel bullone per le quattro
condizioni analizzate, in modo da poter definire il comportamento più idoneo in base ai
primi risultati dei monitoraggi condotti in galleria. L'approccio scelto, che conduce ad
una soluzione in forma chiusa del problema, si basa sulle seguenti importanti ipotesi di
partenza:
- criterio di rottura del terreno del tipo Mohr-Coulomb con comportamento elasto-
plastico ideale o fragile;
- introduzione degli elementi di rinforzo in presenza di deformazioni radiali elastiche
del terreno, costanti lungo tutto lo sviluppo del bullone;
- possibilità di studiare le ultime tre condizioni di comportamento (a), b), c)) solamente
in associazione con la prima (d)).
Il contributo statico offerto dalla bullonatura al terreno a comportamento elastico è
trascurato, così pure la possibilità che si verifichi un difetto di aderenza all'interfaccia
rinforzo-terreno, se non in un ultimo tratto in prossimità della parete della galleria,
attraverso l'analisi semplificata dello schema d). Non è inoltre possibile studiare
l'influenza del momento in cui si interviene con l'installazione dei rinforzi e soprattutto
determinare la lunghezza del bullone necessaria ad un suo efficace impiego.
Graziani e Ribacchi [Graziani e Ribacchi, 1993] hanno recentemente messo a punto
un procedimento di calcolo sulla base del criterio convergenza-confinamento, che
prevede una soluzione di tipo simile a quella proposta da Stille e al. Le leggi costitutive
dell'anello di terreno rinforzato al contorno della galleria vengono fatte variare a
seconda che si ricada in una di queste condizioni:
- terreno elastico, bullone elastico (zona 1);
- terreno plastico, bullone elastico (zona 2);
- terreno elastico, bullone plastico (zona 3);
- terreno plastico, bullone plastico (zona 4).
La soluzione del problema, di tipo differenziale, consiste nella ricerca delle costanti di
integrazione in ogni zona esistente, imponendo la continuità dello spostamento e delle
sollecitazioni in corrispondenza di ciascun confine. Contrariamente al modello di Stille
e al., è ora possibile considerare la presenza dei bulloni anche nella fase elastica e
studiare il caso in cui esistano contemporaneamente più zone al contorno della galleria.
30
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Si determina lo stato tensionale e deformativo nel terreno e nel bullone al variare della
pressione interna applicata sulle pareti della galleria. La risoluzione in forma chiusa del
problema induce gli autori ad alcune semplificazioni:
- comportamento elasto-plastico ideale o fragile e criterio di rottura Mohr-Coulomb
del terreno;
- aderenza perfetta tra bullone e terreno ad eccezione di un tratto in prossimità della
parete in cui si assume la tensione tangenziale sulla superficie del rinforzo costante e
cambiata di segno, per tenere conto dei seguenti fattori:
· cedimento del vincolo sulla parete della galleria;
· difficoltà realizzative della guaina cementizia di intasamento;
· riduzione del confinamento perpendicolarmente al rinforzo a causa
dell'abbattimento delle tensioni tangenziali nella fase plastica, nell'immediato
contorno della galleria.
La determinazione della tensione tangenziale sull'interfaccia bullone-terreno nel tratto
scollato risulta non agevole: Graziani e Ribacchi consigliano di considerare la tensione
tangenziale limite ricavata da prove di pull-out realizzate in situ.
L'analisi dei metodi di calcolo applicati alla simulazione del comportamento della
bullonatura sistematica passiva interamente cementata realizzata radialmente al
contorno della galleria ha messo in rilievo come:
- l'impiego dei metodi numerici basati sul concetto del terreno rinforzato, anche se è
generalmente difficile definire i nuovi parametri meccanici del materiale equivalente
omogeneizzato, è in grado di ridurre i tempi di calcolo e semplificare l'analisi dei
risultati rispetto alla modellazione numerica completa e distinta (terreno + rinforzo);
in questo modo, però, non è possibile stabilire lo stato tensionale dell'elemento di
rinforzo e quindi il fattore di sicurezza nei riguardi della rottura;
- non è disponibile un metodo di calcolo analitico completo ed efficace, basato sul
concetto del terreno rinforzato, che consenta di sfruttare al massimo la potenzialità
dell'approccio: velocità del calcolo, facilità di introduzione dei dati, semplicità
dell'analisi dei risultati, necessarie nelle analisi parametriche e di sensibilità e in tutte
quelle indagini qualitative condotte quando è necessario comprendere il meccanismo
di funzionamento di alcuni problemi particolari;
- i metodi di calcolo analitici che studiano distintamente il fenomeno di interazione
bullone-terreno sono basati su molte ipotesi semplificative che permettono di
giungere alla soluzione in forma chiusa; non sono soddisfacentemente presi in
considerazione fattori come la rigidezza del vincolo sulla parete della galleria e il
comportamento dell'interfaccia barra-terreno, che sono di fondamentale importanza
nel comportamento del bullone;
- i metodi di calcolo analitici, siano essi basati sul concetto del terreno rinforzato o
dell'analisi distinta del rinforzo e del terreno, assumono leggi di comportamento e
criteri di resistenza del terreno semplicistici, lontani dalle risultanze sperimentali (i
criteri non lineari sono concettualmente più soddisfacenti ma richiedono più
parametri, la cui calibrazione risulta più complessa; più difficilmente può essere
condotta la larga sperimentazione a scala reale necessaria a definire in modo
affidabile quei parametri).
31
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Sulla base di queste considerazioni, sono stati messi a punto tre nuovi modelli di calcolo
finalizzati a:
C0
Cf =
P0 (23)
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E' stato messo in rilievo [Hoek e Brown, 1980], inoltre, come un criterio di
resistenza lineare non sia aderente ai risultati di prove di laboratorio e in situ sui terreni.
Hoek e Brown hanno proposto un criterio di rottura non lineare, valido sia per le
condizioni di picco (eq.24) sia per le condizioni residue (eq.25), che dipende dalla
pressione di confinamento, dalla resistenza a compressione monoassiale misurata in
laboratorio, da due parametri di resistenza m ed s.
σ1 p = σ 3 + mp C0σ 3 + s p C0
2
(24)
σ1r = σ 3 + mr C0σ 3 + sr C0
2
(25)
33
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dove: mi il valore di m per la roccia intatta, ricavato dalla prova di carico triassiale;
RMR (Rock Mass Rating), parametro di qualità della classificazione
geomeccanica di Bieniawski [Bieniawski, 1974] [Bieniawski, 1976]
[Bieniawski, 1989].
In rocce tenere il raggiungimento della rottura del materiale può avvenire anche in
presenza di alti valori del confinamento e, quindi, può accadere che esista una zona di
terreno plasticizzato, al contorno della galleria, prima di realizzare i rinforzi radiali. In
effetti il contributo offerto dai rinforzi radiali non è mobilitato interamente quando è
raggiunta la rottura del materiale; con l'evoluzione delle deformazioni, invece, nella
condizione softening e in quella residua il confinamento prodotto dal bullone inizia a
diventare consistente. Più che i parametri di resistenza di picco, quindi, l'effetto della
bullonatura radiale passiva nelle rocce tenere e nei terreni induce un incremento dei
parametri di resistenza residui. A titolo di riferimento, in figura 2.5 sono riportati, per
un tipico terreno a comportamento strain-softening, [Brown e al., 1983]:
a) l'andamento dello sforzo deviatorico al variare della deformazione principale
massima (figura 2.5a);
b) il legame tra le deformazioni principali totali (elastiche + plastiche) in campo
elastico e in campo plastico (figura 2.5b);
c) l'andamento della deformazione volumetrica al variare della deformazione principale
massima (figura 2.5c).
Il modello di comportamento strain-softening illustrato prende in considerazione, per
semplicità ed a differenza dei modelli di tipo incrementale, le deformazioni totali in
campo plastico, come somma delle deformazioni elastiche e di quelle plastiche; tale
formulazione è certo più conveniente per una soluzione di tipo esplicito come quella
adottata nel seguito.
34
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
σ -σ ramo softening
σ = costante
1 3 3
Figura 2.5 a
ε 1e αε 1e ε
1
- gradiente = h
ε
3 gradiente = f
ε3p
p
Figura 2.5 b
ε
1
ε αε1e ε
1e 1
-
v
gradiente =H Figura 2.5 c
p
gradiente = F
v
ε
p ε
1
+ 1
Figura 2.5. Legge sforzi-deformazioni del tipo strain-softening [Brown e al., 1983]:
Legenda: ε1e: deformazione principale massima a rottura; ε1p:
deformazione principale massima di natura plastica in campo plastico; ε3p:
deformazione principale minima di natura plastica in campo plastico; vp:
deformazione volumetrica di natura plastica in campo plastico.
σ 1 = (σ 3 + ∆σ 3 ) + mr ⋅ C0 ⋅ (σ 3 + ∆σ 3 ) + sr ⋅ C02 (29)
35
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σ 1 - σ3
terreno rinforzato
ramo softening terreno naturale
Figura 2.6 a
condizione residua
ε
σ -σ terreno rinforzato
1 3
ramo softening terreno naturale
Figura 2.6 b
condizione residua
ε
Figura 2.6. Miglioramento della resistenza residua ipotizzata nei terreni teneri per la
presenza della bullonatura radiale passiva [Pelizza e al., 1994].
Ipotizzando che il confinamento prodotto dalla bullonatura radiale (∆σ3) sia costante
nella fascia di terreno rinforzato, per tensione principale minore nulla nel materiale
equivalente omogeneizzato (σ3=0) (figura 2.7a) si ha:
che, risolta, permette di ottenere il valore del parametro di resistenza residuo s per il
materiale equivalente omogeneizzato (eq.30).
(30)
∆σ 3 ∆σ 3 ∆σ 3 ⋅ mr
s rin
r = ⋅ + mr + 2 ⋅ + sr + sr
Co Co Co
Per tensione principale minore qualunque (σ3>0) (figura 2.7b) nel materiale equivalente
omogeneizzato, si ha, uguagliando le equazioni (28) e (29) ed essendo noto srrin dalla
(30):
36
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
1 ∆σ 32 2∆σ 3
mrrin = mr +
σ3
(s
r − s )
rin
r ⋅ C 0 + ∆σ 3 ⋅ mr +
C0
+
C0
mr ⋅ C0 ⋅ (σ 3 + ∆σ 3 ) + sr ⋅ C02 (31)
Il criterio di rottura in condizioni di picco (eq.24), inoltre, può essere scritto, sul raggio
plastico, nella forma riportata nell'equazione (33).
Pcr
σ ϑ − Pcr = C0 ⋅ mp ⋅ + sp (33)
C0
σ1
curva di rottura terreno rinforzato
Figura 2.7 a
curva di rottura terreno naturale
σ3
∆σ3
37
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σ1
curva di rottura terreno rinforzato
Figura 2.7 b
σ3
∆σ3
Figura 2.7. Calcolo degli incrementi dei parametri di resistenza dovuti alla presenza
della bullonatura radiale attraverso il confronto delle tensioni nel terreno
naturale e nel materiale equivalente omogeneizzato.
Legenda: a): σ3 = 0 (in corrispondenza della parete; b): σ3 > 0 (a tergo
della parete).
Pcr = P0 − M ⋅ C0 (34)
2
1 mp P m
dove: M = + m p 0 + s p − p
2 4 C0 8
dove: τlim: tensione tangenziale limite media sulla superficie laterale del bullone, che,
trascurando l'effetto della adesione, vale:
σ ϑ (med ) = σ R + mrin
r C 0 σ R ( med ) + sr C 0 ;
rin 2
(37)
38
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
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Pcr
σ R (med ) = σ 3(med ) ≅ . (38)
2
E, quindi, sostituendo la (38) nella (37), la (37) nella (36) e la (36) nella (35), è
possibile esprimere il confinamento ∆σ3, prodotto dalla bullonatura, con la eq. (39).
Tmed
∆σ 3 = (39)
S L ⋅ STo
Per ε ϑ ≥ α ⋅ ε ϑ ( e) : ∆ε R = − f ⋅ ∆ε ϑ (41)
dσ ϑ ε pl mr
= − Rpl = f max = 1 + (42)
dσ R εϑ σR
2 ⋅ mr + sr
C0
Per deformazioni volumetriche nulle ( f = f min ), cioè nel caso che, in campo plastico
residuo, il terreno si deformi a volume costante (ricordando che il campo di
deformazione è quello della deformazione piana ε ⊥ = 0 , per cui ε1=ε3 o εϑ=εR), si ha:
39
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
L'incremento del valore dei parametri di resistenza in seguito alla presenza dei bulloni
implica (eq.42) una variazione anche del limite massimo del parametro f di
deformabilità plastica nella zona a comportamento residuo (eq.44).
mrrin
rin
f max = 1+ (44)
P
2 ⋅ mrrin cr + srrin
2 ⋅ C0
Pcr
avendo posto: σ R = .
2
Nel caso più generale ( f min < f < f max ), ritenendo costante la dilatanza per il terreno
naturale e per quello rinforzato, si ha:
(f rin
− f min
rin
) =
( f − f min )
(f max − f min
rin
)
rin
( f max − f min )
e, quindi:
mrrin 2 ⋅ mr ⋅ C0 ⋅ Pcr + 4 ⋅ sr ⋅ C02
f = 1 + ( f − 1) ⋅
rin
⋅
mr 2 ⋅ mrrin ⋅ C0 ⋅ Pcr + 4 ⋅ srrin ⋅ C02
Per il parametro h è possibile impiegare, in prima approssimazione, la stessa equazione
(45), anche se ora non è più lecito, a rigore, riferirsi ai parametri di resistenza residui.
CLS
'
INPUT "nome del file input (senza estensione): ", dati$
dati$ = dati$ + ".dat"
'
OPEN dati$ FOR INPUT AS #1
'
INPUT #1, mp, mr, sp, sr
INPUT #1, P0, C0, fiad, f
INPUT #1, fibul, Lb, Sl, Sto
'
CLOSE #1
'
fiad = fiad / 57.297
40
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
Commento:
L'introduzione dei dati avviene mediante file ponendo nell'ordine i valori numerici dei seguenti
parametri:
- i parametri di resistenza m di picco, m residuo, s di picco, s residuo;
- il carico litostatico P0 (MPa);
- la resistenza alla prova di carico monoassiale C0 (MPa);
- l'aderenza tra barra e terreno (°);
- il parametro delle deformazioni in campo plastico f;
- il diametro del bullone (mm);
- la lunghezza del bullone (m);
- la spaziatura longitudinale SL (m);
- la spaziatura trasversale sulla parete della galleria STo (m);
Viene, quindi, trasformato il valore numerico dell'aderenza dai gradi ai radianti (il linguaggio di
programmazione QuickBasic ha come unità di misura degli angoli i radianti) e il diametro del bullone
dai mm ai m, per poter operare successivamente nell'ambito del Sistema Internazionale.
Viene poi iniziato un ciclo iterativo che permette la determinazione dei parametri di resistenza residui m
ed s nel materiale rinforzato: il ciclo iterativo si rende necessario poichè il valore di sigmatetamed
41
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
(tensione tangenziale media lungo la barra) dipende dai parametri m ed s ancora incogniti. La soluzione
viene raggiunta per successive approssimazioni. Il ciclo iterativo viene bloccato quando avvengono
contemporaneamente le seguenti due condizioni:
- la differenza tra i valori dei parametri di resistenza m di due cicli successivi è inferiore a 0,01;
- la differenza tra i valori dei parametri di resistenza s di due cicli successivi è inferiore a 0,001.
Il confronto con i valori dei parametri di resistenza del ciclo precedente avviene attraverso la definizione
di due variabili di supporto (mrrinprec e srrinprec).
La partenza del processo iterativo avviene imponendo l'uguaglianza dei parametri di resistenza residui
nel materiale naturale e in quello rinforzato:
- mrrin=mr;
- srrin=sr.
Per poter operare un primo ciclo è necessario imporre alla variabile mrrinprec un valore
arbitrariamente maggiore o minore di 0.01 rispetto a mrrin e alla variabile srrinprec un valore
arbitrariamente maggiore o minore di 0.001 rispetto a srrin.
Il parametro delle deformazioni plastiche nel materiale rinforzato frin è calcolato, infine, noti i valori di
mrrin e srrin al termine del ciclo iterativo.
Scopo di questo capitolo è illustrare un nuovo metodo di calcolo basato sul criterio
convergenza-confinamento, che consenta di simulare il comportamento del cavo quando
esistono due materiali a comportamento meccanico diverso all'intorno della galleria.
Le ipotesi-base sono quelle del metodo delle curve caratteristiche (cfr. cap.1.5): una
galleria circolare è scavata in materiali isotropi e omogenei, in cui esiste
precedentemente una pressione litostatica naturale isotropa P0. Lo schema geometrico
del problema studiato è riportato in figura 2.8.
42
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
Tabella 2.V. Passi di calcolo del metodo SOFCON, sviluppato per l'analisi
delle tensioni e deformazioni al contorno del cavo e della
curva caratteristica della galleria in presenza di due materiali
a caratteristiche meccaniche diverse (figura 2.8).
a) calcolo della curva caratteristica di una galleria fittizia di raggio interno pari a Rcon (raggio esterno
della fascia di terreno con le caratteristiche del materiale A);
b) per ogni punto della curva caratteristica calcolata nel punto a) (pressione radiale e spostamento radiale
ad R=Rcon) si associa la deformazione radiale per R=Rcon ed il raggio plastico nel materiale B;
c) note le condizioni al contorno su R=Rcon (curva caratteristica della galleria fittizia ricavata in a) e
deformazione radiale determinata in b), si calcola lo stato tensionale e deformativo per Rin<R<Rcon in
base alle caratteristiche meccaniche ed alla legge di comportamento del materiale A;
d) le coppie di valori della sollecitazione radiale e dello spostamento radiale per R=Rin rappresentano i
punti sulla curva caratteristica effettiva; ad esse è anche associato il valore del raggio plastico nel
materiale A.
43
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
du
εR = (46)
dR
u
εϑ = − (47)
R
dσ R ( σ ϑ − σ R )
= (48)
dR R
( σ R − P0 ) ⋅ (1 − ν2 ) ( σ ϑ − P0 ) ⋅ ( ν + ν2 )
εR = − (49)
E E
( σ ϑ − P0 ) ⋅ (1 − ν2 ) ( σ R − P0 ) ⋅ ( ν + ν2 )
εϑ = − (50)
E E
R
2
(51)
σ R = P0 − ( P0 − Pcr , B ) ⋅ pl , B = σ 3
R
R
2
(52)
σ ϑ = P0 + ( P0 − Pcr , B ) ⋅ pl , B = σ 1
R
(1 + ν B ) R pl , B
2
(53)
ε R = −( P0 − Pcr , B ) ⋅ ⋅ = ε 3
EB R
(1 + ν B ) R pl , B
2
(54)
ε ϑ = ( P0 − Pcr , B ) ⋅ ⋅ = ε1
EB R
(1 + ν B ) R pl , B
2 (55)
u = ( P0 − Pcr , B ) ⋅ ⋅
EB R
dove: EB e νB: rispettivamente modulo elastico e modulo di Poisson del materiale B.
44
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Il valore del raggio plastico nel materiale B (Rpl,B) dipende dalla sollecitazione
radiale al confine tra i due tipi di materiale (R=Rcon) (pressione interna per la galleria
fittizia, punto a) in tabella 2.V) e viene definito a posteriori dopo aver risolto il
problema plastico. La procedura impiegata per l'analisi delle tensioni e deformazioni in
campo plastico per il materiale B e per il calcolo della curva caratteristica della galleria
fittizia è quella messa a punto da Brown e al. [Brown e al., 1983] in presenza di un solo
materiale a comportamento strain-softening (figura 2.5). La complessità del problema
plastico, dovuta al tipo di modello di comportamento assunto, non permette la soluzione
in forma chiusa; è necessario ricorrere ad una soluzione numerica alle differenze finite,
la cui discretizzazione del continuo avviene per anelli concentrici in modo automatico.
A partire dal raggio plastico (Rpl,B), ancora incognito, la soluzione prosegue verso il
raggio della galleria fittizia (Rcon), ottenendo ad ogni passo di calcolo le incognite di
campo sulla superficie interna (i+1) del generico anello (i+1) (figura 2.9). Sul raggio
plastico incognito (superficie 0, anello di calcolo 1, i=0) sono noti:
- tensione radiale: σR(0) = Pcr (eq.34);
- tensione tangenziale σϑ(0), dal criterio di rottura in condizioni di picco (eq.24);
- deformazione radiale e tangenziale εR(0) e εϑ(0) (eq.56), avendo sostituendo la (34)
nella (53) e nella (54), per R=Rpl,B.
(1 + ν B )
ε R ( 0) = − ε ϑ (0) = − M B ⋅ C0, B ⋅ (56)
EB
campo elastico
campo plastico
anello di calcolo (i+1)
R(i) R(i+1)
R
Rpl
45
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
La soluzione consiste nel definire sulla superficie interna (superficie i+1) di ogni anello
di calcolo (anello generico (i+1)) le incognite di campo in base al valore delle stesse
incognite sulla superficie esterna (superficie (i)). Ogni passo di calcolo è definito
imponendo un arbitrario incremento della deformazione tangenziale totale, espresso in
percentuale (ρ) della deformazione tangenziale nota sulla superficie esterna
dell'elemento di calcolo in esame εϑ(i):
dove: εϑ(i+1): deformazione tangenziale sulla superficie interna (superficie (i+1)) del
generico anello di calcolo (i+1);
εϑ(i): deformazione tangenziale sulla superficie esterna (superficie (i)) del
generico anello di calcolo (i+1);
∆εϑ(i+1): incremento della deformazione tangenziale che si impone per l'anello
generico (i+1) tra il valore sulla superficie esterna dell'anello di calcolo e sulla
superficie interna:
∆ε ϑ (i +1) = ρ ⋅ ε ϑ (i ) ;
Esprimendo le (46) e (47) in termini differenziali per l'anello (i+1) (eq.58, 59 e 60), è
possibile determinare il rapporto λ(i+1) (eq.61) tra il raggio della superficie interna R(i+1)
e il raggio plastico Rpl,B (valori entrambi ancora incogniti), sostituendo la (59) e la (60)
nella (58).
u(i )
= − ε ϑ (i) (59)
R(i )
u(i +1)
= − ε ϑ (i+1) (60)
R(i +1)
46
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dove: λ(i+1): rapporto (minore di 1) tra il raggio della superficie interna R(i+1) del
generico anello di calcolo (i+1) e il raggio plastico (valori entrambi incogniti).
( ε ϑ (i+1) − ε ϑ (e) )
m(i +1) = mp + ( mr − mp ) ⋅ (62)
( α − 1) ⋅ ε ϑ (e)
( ε ϑ (i+1) − ε ϑ (e) )
s(i +1) = s p + ( sr − s p ) ⋅ (63)
( α − 1) ⋅ ε ϑ (e)
dove: εϑ(e): deformazione tangenziale sul raggio plastico (eq.56); εϑ(e) = εϑ(0).
I parametri di resistenza medi assunti all'interno del generico anello di calcolo (i+1),
m + m(i ) s +s
mmed (i +1) = (i +1) e smed (i +1) = (i +1) (i ) , permettono di definire il criterio di rottura
2 2
per lo stesso anello (eq.64).
σ ϑ ,med (i +1) = σ R ,med (i +1) + mmed (i +1) ⋅ C0 ⋅ σ R ,med (i +1) + smed (i +1) ⋅ C02 (64)
dove: σϑ,med(i+1) e σR,med(i+1): tensioni tangenziali e radiali medie nel singolo elemento di
calcolo.
σR (i +1)
= B − B2 − A (66)
dove:
mmed ( i +1)
A = σ R2 ( i ) − 4 ⋅ k ⋅ σ R (i ) ⋅ C0 + smed ( i +1) ⋅ C02
2
47
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B = σ R (i ) + k ⋅ mmed (i +1) ⋅ C0
2
1 − λ( i +1)
k =
1+ λ
( i + 1)
Nota la sollecitazione radiale, quella tangenziale sulla stessa superficie di calcolo è
determinata applicando il criterio di rottura di Hoek-Brown, con gli opportuni parametri
di resistenza (m(i+1) e s(i+1)).
La curva caratteristica della galleria fittizia ad R=Rcon (punto (a) tabella 2.V) per
pressioni interne inferiori a Pcr,B, è ottenuta, quindi, ponendo la pressione interna pari
alla sollecitazione σR(i+1) (equazione 67):
dove: i = 0 ÷ ( N − 1) ;
N: numero di anelli di calcolo realizzati.
Rcon
R pl , B (i +1) = (68)
λ (i +1)
48
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generico anello di calcolo (i+1), insieme alla distanza dal centro della galleria R(i+1),
sono ora definite direttamente attraverso le equazioni (79)-(83).
u(i +1)
εϑ =− (71)
(i +1)
R(i +1)
(1 − ν2 ) ( ν + ν2 )
εR = ( σ R(i+1) − P0 ) ⋅ − ( σ ϑ (i+1) − P0 ) ⋅ (73)
(i +1)
E E
(1 − ν2 ) ( ν + ν2 )
εϑ = ( σ ϑ (i+1) − P0 ) ⋅ − ( σ R(i+1) − P0 ) ⋅ (74)
(i +1)
E E
E σ R (i +1) − P0 2
σR − σ R (i )
1 −ν 2
ε ϑ ( i + 1) +
E
⋅ ν( + ν ) + P0 + σ ϑ − (σ R( i +1) + σ R( i ) ) (77)
(i )
( i + 1)
=
R( i +1) − R( i ) ( R( i +1) + R( i ) )
49
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Mettendo in evidenza la tensione radiale σR(i+1) dalla (78) e sostituendola nella (77) si
ottiene la (79), che esprime il valore della distanza dal centro della galleria della
superficie interna (i+1) dell'anello di calcolo generico (i+1).
Noto R(i+1) dalla (79) e sostituendola nella (78), si ottiene la (80), che esprime la
tensione radiale σR(i+1) sulla superficie interna (i+1) del generico anello di calcolo (i+1).
Sostituendo la (80) nella (75), si ottiene la (81), che esprime la deformazione radiale
εR(i+1) sulla superficie interna (i+1) del generico anello di calcolo (i+1).
Dalla equazione (57) e dalla (79), è possibile esprimere lo spostamento radiale uR(i+1)
sulla superficie interna (i+1) del generico anello di calcolo (i+1), attraverso la (82).
La tensione tangenziale σϑ(i+1) (eq.83) è calcolata dalla (74).
v+q
R(i +1) = − (79)
2⋅z
σR =
(2ε ϑ ( i + 1) )
− η ⋅ R( i +1) + η ⋅ R( i ) + 2 ⋅ U ( i ) (80)
( i + 1)
c ⋅ ( R( i +1) − R( i ) )
1 +ν (81)
εR = c ⋅ σ R( i + 1) − − 1 ⋅ ε ϑ( i +1) − c ⋅ P0
1 −ν
2
( i + 1)
εϑ ⋅E 1 +ν 1 +ν (83)
σϑ = ( i + 1)
+ σ R ( i + 1) − 1 + 2 − ⋅ P0
( i + 1)
1 −ν 2 1 −ν
2
1 −ν 2
dove:
v = q2 − 4 ⋅ z ⋅ t
1 +ν
t = p ⋅ R(2i ) − 2 ⋅ U (i ) ⋅ − 1 ⋅ R(i )
1 −ν
2
1 +ν
p = − c ⋅ g + η ⋅ − 1
1 −ν
2
1 (ν + ν 2 ) 2
c = ⋅ (1 − ν ) −
2
E 1 − ν 2
E ⋅ ε ϑ ( i + 1) 1 +ν
g = 2 ⋅ σ R( i ) − − σ ϑ( i ) + − 2 ⋅ P0
1 −ν 2
1 −ν
2
ν + ν2
η = εR − ε ϑ (i +1) ⋅ − c ⋅ P0
(i )
1 − ν2
50
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(
z = c ⋅ e + 2ε ϑ( i +1) − η ⋅ )
1 +ν
− 3
1 −ν
2
E ⋅ ε ϑ ( i + 1) 1 +ν
e= + σ ϑ( i ) + P0 ⋅ 2 −
1 −ν 2
1 −ν 2
γ = − η + 2ε ϑ (i +1)
1 +ν 1 +ν 1 +ν
q = 2 ⋅ cn ⋅ R( i ) + η ⋅ R(i ) ⋅ − 3 + 2 ⋅ U (i ) − 3 − γ ⋅ R( i ) − 1
1 −ν 1 −ν 1 −ν
2 2 2
1 +ν E
n= − 2 ⋅ P0 − σ ϑ( i ) + σ R( i ) − εϑ
1 −ν 1 − ν 2 ( i + 1)
2
Il calcolo procede fino a quando la tensione tangenziale (equazione 83) supera la
sollecitazione limite definita in base al criterio di rottura del materiale A, o quando il
raggio interno del generico anello di calcolo risulta inferiore al raggio interno della
galleria Rin. L'analisi eventuale del campo plastico nel materiale A viene condotta allo
stesso modo che per il materiale B, con le seguenti differenze:
- il raggio plastico nel materiale A (Rpl,A) è ora noto prima di iniziare l'analisi in
campo plastico essendo definito dal valore della distanza dal centro della galleria
della superficie interna dell'anello di calcolo in cui si riscontra la rottura del
materiale, nell'analisi in campo elastico;
- il raggio interno di ogni anello è calcolato direttamente ad ogni passo di calcolo
(dall'equazione 61):
- lo stato tensionale e deformativo sul raggio plastico (Rpl,A) non è più esprimibile
dalle equazioni (34) e (56), ma dall'analisi in campo elastico (equazioni 80-83 e 57,
nel momento in cui si riscontra la rottura), condotta per ogni punto della curva
caratteristica della galleria fittizia;
- il calcolo procede fino a quando si verifica la seguente condizione:
Ad ogni punto della curva caratteristica fittizia della galleria (punto (a) di tabella 2.V) si
associa, quindi, un punto sulla curva caratteristica effettiva, definita dall'analisi del
comportamento tensionale e deformativo del materiale A (punto (c) di tabella 2.V).
51
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viene analizzata l'influenza sullo stato di sforzo e di deformazione della presenza di una
fascia di terreno rinforzato al contorno della galleria.
La codifica del SOFCON su un linguaggio di programmazione, permette di realizzare,
definendo la curva caratteristica della galleria rinforzata e l'evoluzione dei raggi plastici
nel terreno, lo studio degli interventi di rinforzo con grande risparmio di tempo. Analisi
parametriche e di sensibilità risultano, quindi, possibili e di facile interpretazione.
Tabella 2.VI. Parametri geotecnici del terreno naturale e del terreno rinforzato utilizzati
nell' esempio I, confronto dei risultati del metodo SOFCON con quelli della simulazione
numerica con il FLAC.
terreno terreno
parametri geotecnici naturale consolidato
modulo elastico E (MPa) 500 2000
parametro di resistenza m 2,9 3,3
parametro di resistenza s 0,01 0,18
resistenza a conpressione monoassiale C0 (MPa) 1,8 4,8
parametro deformativo plastico f 1,4 1,4
La rigidezza del terreno rinforzato è 4 volte superiore a quella del terreno naturale. Sia
il terreno naturale sia quello rinforzato hanno comportamento elasto-plastico ideale,
cioè i parametri di resistenza residui sono uguali ai valori di picco.
52
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Il modello numerico messo a punto comprende 900 elementi; per l'esistenza della
simmetria geometrica e di carico è stato studiato solamente un quarto della galleria per
una distanza dalla parete fino a 15 volte il raggio della galleria. Un dettaglio del
modello numerico è riportato in figura 2.10.
Figura 2.10. Dettaglio del modello numerico bidimensionale adottato nella simulazione
con il codice di calcolo FLAC (esempio I).
Per ottenere valori di confronto con la curva caratteristica, 5 diversi valori della
pressione interna alla galleria sono stati considerati: Pin = 1,5 MPa, Pin = 1 MPa, Pin =
0,4 MPa, Pin = 0,15 MPa, Pin = 0 MPa.
In figura 2.11 è riportata la curva caratteristica della galleria per l'esempio in esame,
ricavata dal metodo di calcolo SOFCON e dalla simulazione con il metodo numerico.
Dall'analisi della figura è possibile constatare una buona concordanza dei risultati.
Nelle figure 2.12 - 2.15 sono riportati gli andamenti delle sollecitazioni radiali σR e
tangenziali σϑ, ricavati dall'analisi con il metodo di calcolo SOFCON (tratto continuo) e
con la simulazione numerica, al variare della distanza dal centro della galleria, sia nel
terreno naturale sia nel terreno consolidato, per diversi valori della pressione interna.
53
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P [MPa]
in
metodo numerico
u [mm]
Figura 2.11. Curva caratteristica della galleria per l'esempio I (tabella 2.VI) determinata
con il metodo di calcolo SOFCON e con la simulazione numerica.
σ [MPa]
σϑ
σR
R [m]
54
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σ [MPa]
σ
ϑ
σ
R
R [m]
σ [MPa]
σ
ϑ
σ
R
R [m]
55
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σ [MPa]
σ
ϑ
σR
R [m]
Dall'analisi delle sollecitazioni tangenziali nel terreno è possibile rilevare come per alti
valori della pressione interna (Pin = 1,5 MPa e Pin = 1 MPa) la fascia di terreno
rinforzato ha comportamento elastico (progressiva crescita delle tensioni tangenziali
all'avvicinarsi alla parete della galleria); si noti la discontinuità nelle sollecitazioni
circonferenziali (tangenziali) dovuta alla differente rigidezza dei due materiali: terreno
rinforzato e terreno naturale. Al ridursi della pressione interna (Pin = 0,4 MPa), si forma
una zona a comportamento plastico nella fascia di terreno rinforzato. Per pressione
interna nulla, infine, tutta la fascia di terreno rinforzato risulta in condizioni plastiche,
mentre il terreno naturale permane ancora in condizioni elastiche. Per pressioni interne
di 1,5, 1 e 0,4 MPa la discontinuità del valore della tensione tangenziale al confine
terreno naturale-terreno rinforzato è dovuta alla differente rigidezza dei due materiali.
Per pressione interna nulla, invece, la discontinuità della tensione tangenziale è dovuta
al diverso valore dei parametri di resistenza dei due materiali.
L'esempio riportato mette in evidenza come il metodo di calcolo SOFCON permette di
definire, in modo soddisfacente, la distribuzione dei carichi che avviene tra terreno
naturale e terreno consolidato al contorno della galleria, in funzione dei seguenti fattori:
- geometria della galleria e dell'estensione dell'intervento di consolidamento;
- parametri di resistenza del terreno naturale e del terreno consolidato;
- rigidezza del terreno naturale e del terreno consolidato;
- carico litostatico naturale;
- pressione interna applicata alle pareti della galleria.
56
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Tabella 2.VII. Parametri di resistenza e deformabilità del terreno naturale e del terreno
consolidato nell' esempio II.
In figura 2.16 è riportata la curva caratteristica della galleria in esame al variare del
parametro α del terreno: per α=1 si ha comportamento elasto-plastico fragile
(decadimento istantaneo dei parametri di resistenza dai valori di picco a quelli residui al
raggiungimento della rottura), mentre per α = ∞ comportamento elasto-plastico ideale
(uguaglianza dei parametri di resistenza di picco e residui). Valori intermedi di α fanno
riferimento al comportamento strain-softening del terreno in campo plastico.
L'andamento della curva caratteristica (si osservi che la rigidezza del terreno naturale e
di quello rinforzato sono assunte coincidenti) fà rilevare la necessità di intervenire
comunque anche con opere di sostegno importanti. All'aumentare del valore di α, però,
le convergenze della parete della galleria si riducono e, quindi, anche i carichi indotti
sulle opere di sostegno presenti. L'influenza del parametro α risulta comunque
importante per piccole convergenze, in presenza, quindi, di sistemi di sostegno rigidi.
Nei casi in cui la curva caratteristica della galleria consolidata vari sensibilmente al
variare del parametro α, è necessario ricorrere ad una dettagliata indagine di laboratorio
per una stima più accurata.
57
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
α= 1
α= 3
α=8
α = infinito
u [cm]
Figura 2.16. Curva caratteristica della galleria consolidata dell' esempio II (tabella
2.VII), al variare del parametro α della legge sforzi-deformazioni in
campo plastico (figura 2.5).
Quando il terreno consolidato presenta una rigidezza superiore a quella del terreno
naturale, le curve di tensione vengono richiamate all'interno della fascia consolidata,
all'immediato contorno della galleria. Assume, quindi, particolare interesse la
determinazione della curva caratteristica della galleria consolidata in relazione
all'estensione e alle caratteristiche della fascia di terreno consolidato. Un tale fenomeno
è difficilmente quantificabile con i tradizionali metodi di calcolo analitici; lo è e
velocemente, invece, con il SOFCON.
In questo esempio è stata calcolata la curva caratteristica della galleria studiata nell'
esempio II (α=1), incrementando il valore del modulo elastico E del terreno consolidato
di 4 volte rispetto al modulo elastico del terreno naturale.
In figura 2.17 è riportato il confronto tra le seguenti due situazioni:
- stessa rigidezza del terreno naturale e del terreno consolidato (α=1 in figura 2.16)
(caso A);
- rigidezza del terreno consolidato 4 volte superiore alla rigidezza del terreno naturale
(Econsolidato = 2000 MPa) (caso B).
Dall'analisi del grafico di figura 2.17 è possibile rilavare come:
- per alti valori della pressione interna (condizioni elastiche della fascia di terreno
consolidato) le convergenze della galleria nel caso B sono più ridotte che nel caso A;
- per bassi valori della pressione interna, invece, accade il contrario: le convergenze
calcolate per il caso B risultano superiori; ciò è dovuto al sovraccarico indotto alla
fascia di terreno consolidato al contorno della galleria (discusso nell'esempio I) che
produce un precoce raggiungimento delle condizioni di rottura e quindi deformazioni
e spostamenti più alti.
58
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
Pin [MPa]
caso A)
caso B)
u [cm]
Figura 2.17. Curva caratteristica della galleria consolidata dell'esempio II1 (tabella
2.VII) per due diversi valori del modulo elastico del terreno consolidato.
Legenda: caso A): Enaturale = Econsolidato = 500 MPa;
caso B): Enaturale = 500 MPa; Econsolidato = 2000 MPa.
raggio plastico
caso B)
r
σ [MPa]
r
raggio plastico
caso A)
σ
ϑ
σ
R caso A)
caso B)
R
con
R [m]
Figura 2.18. Stato di sforzo nel terreno per il caso A e il caso B (pressione interna Pin =
1 MPa).
Legenda: caso A): Enaturale = Econsolidato = 500 MPa; caso B): Enaturale =
500 MPa, Econsolidato = 2000 MPa; σϑ: tensione tangenziale; σR: tensione
radiale.
59
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
Anche dalla figura 2.18 si rileva come, per pressione interna pari a 1 MPa, la fascia di
terreno consolidato sia più sollecitata nel caso B) che nel caso A) (il raggio plastico
nella fascia di terreno consolidato, infatti, è maggiore nel caso B che nel caso A).
L'esempio III ha messo in rilievo come sia particolarmente importante la idonea
valutazione dell'estensione della fascia di terreno consolidata in relazione alle
sollecitazioni indotte al suo interno, poichè un errore nel dimensionamento può portare
alla completa plasticizzazione del terreno consolidato e, quindi, ad una totale
inefficienza dell'intervento di consolidamento nel controllo delle convergenze in
galleria, soprattutto quando il terreno ha un marcato comportamento fragile). L'esempio
prova, inoltre, la convenienza del procedimento di rinforzo del terreno quando il suo
comportamento è del tipo fragile.
60
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P
in [MPa]
δ= 2 m
δ= 4 m
δ= 6 m
δ = infinito
u [cm]
Figura 2.19. Curva caratteristica della galleria al variare dello spessore δ della fascia di
terreno consolidato. Enaturale = Econsolidato = 500 MPa.
Legenda: δ: spessore fascia consolidata.
Pin [MPa]
δ=2m
δ=4m
δ=6m
δ = infinito
u [cm]
Figura 2.20. Curva caratteristica della galleria al variare dello spessore δ della fascia di
terreno consolidato. Enaturale = 500 MPa ; Econsolidato = 2000 MPa.
Legenda: δ: spessore fascia consolidata.
61
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Al diminuire della pressione interna, per valori inferiori ad una pressione detta critica, i
raggi plastici nel materiale A e nel materiale B si allontanano rispettivamente dalla
parete della galleria e dalla superficie esterna dell'anello consolidato.
L'esempio si riferisce ad una galleria circolare di raggio 5,2 metri, soggetta ad un carico
litostatico naturale isotropo di 4,2 MPa, per la quale si è proceduto al consolidamento
del terreno in una fascia di spessore 5 metri all'immediato contorno della galleria. Le
caratteristiche meccaniche del terreno, considerato avente comportamento elasto-
plastico ideale, sono riportate in tabella 2.VIII.
Tabella 2.VIII. Parametri di resistenza e deformabilità del terreno naturale e del terreno
consolidato nell' esempio V.
In figura 2.21 è riportato l'andamento dei raggi plastici al variare della pressione interna
alla galleria: é possibile rilevare come, nell'esempio analizzato, al diminuire della
pressione interna (e, quindi, all'avanzare del fronte di scavo), si verifichi dapprima la
rottura dell'anello di terreno consolidato (punto A in figura 2.21) e poi, con l'ulteriore
riduzione della pressione interna, anche la rottura del terreno naturale (punto B);
lontano dal fronte di scavo e per bassi valori delle pressioni applicate dalle opere di
sostegno alla parete della galleria, è possibile riscontrare la completa plasticizzazione
dell'anello consolidato (punto C).
In figura 2.22 è riportato lo stato tensionale nel terreno calcolato per una pressione
interna applicata di 0,6 MPa, condizione in cui esistono, al contorno della galleria, le
seguenti zone:
A) terreno consolidato a comportamento plastico;
B) terreno consolidato a comportamento elastico;
C) terreno narturale a comportamento plastico;
D) terreno naturale a comportamento elastico.
La presenza dei due raggi plastici è riscontrabile dall'andamento delle tensioni
tangenziali: avvicinandosi alla parete della galleria, le tensioni tangenziali risultano
crescere per comportamento elastico del terreno, mentre sono decrescenti in campo
plastico.
62
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
Pin [MPa]
r s raggio estremo di consolidazione
raggio
interno
B
Pin = 0,6 MPa
A B C D
σ [MPa] r
raggio plastico
s raggio plastico esterno
interno
σϑ
σR
Rcon R [m]
Figura 2.22. Andamento delle sollecitazioni radiali e tangenziali nel materiale A e nel
materiale B, per una pressione interna alla galleria di 0,6 MPa (esempio
V).
Legenda: σϑ: tensione tangenziale; σR: tensione radiale; Rcon: distanza
della superficie esterna della fascia consolidata dal centro della galleria.
63
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L'andamento delle sollecitazioni nel terreno, insieme all'andamento dei raggi plastici al
variare della pressione interna, sono, come è risultato evidente dall'esempio illustrato,
molto importanti nella valutazione dell'efficacia dell'intervento di consolidamento. La
progettazione degli interventi, condotta per tentativi, deve verificare le seguenti
condizioni:
- non completa plasticizzazione dell'anello di terreno consolidato;
- mantenimento di valori non nulli delle sollecitazioni di confinamento nell'anello di
terreno consolidato e nel terreno naturale;
- limitata estensione della zona di terreno naturale a comportamento plastico.
Figura 2.23. Modello fisico di laboratorio di Indraratna e Kaiser per lo studio della
tecnica di rinforzo del terreno in galleria attraverso barre passive radiali
[Indraratna e Kaiser, 1988].
64
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trasversale sulla parete del foro di circa 5 cm e spaziatura longitudinale diversa per i
diversi campioni sottoposti a prova, variabile comunque da 2,5 cm a 10 cm.
Gli elementi metallici impiegati nella prova b) permettono, attraverso il criterio di
similitudine adottato, di studiare il comportamento di barre passive radiali di lunghezza
di 2 m in una galleria di diametro 5,2 m; per spaziatura longitudinale degli elementi
metallici di 5 cm nel modello di prova, per esempio, viene simulata una spaziatura nella
galleria reale di 1,00 x 1,00 m2.
I campioni di prova sono stati sottoposti ad un carico verticale σo man mano crescente
con gradini di 1 MPa, fino a raggiungere il valore di 14 MPa. Per ogni pressione
applicata sono state condotte misure di spostamento della parete del foro, sul lato
inferiore del modello.
Le prove del tipo a) hanno permesso di individuare, con il codice SOFCON, attraverso
una procedura di back-analysis, i parametri meccanici del materiale costituente il
modello fisico in presenza delle discontinuità artificiali introdotte. In figura 2.24 è
riportato l'andamento dello spostamento verticale misurato in due diversi punti sulla
parete del foro nella prova di tipo a) al variare del carico e la curva di miglior
approssimazione ottenuta, per tentativi, con il metodo SOFCON. I parametri meccanici
del materiale costituente il modello fisico, in assenza degli elementi di rinforzo, ricavati
dalla back-analysis delle prove di carico di tipo a), sono riportati in tabella 2.XI.
σo [MPa]
misure della prova di carico in due diversi punti della parete del foro
back-analysis con il SOFCON
Figura 2.24. Back-analysis con il SOFCON degli spostamenti rilevati nella prova di
tipo a) sulla parete del foro del modello fisico di Indraratna e Kaiser
[Indraratna e Kaiser, 1987], [Indraratna e Kaiser, 1988].
Legenda: σo: carico applicato al modello dalla apparecchiatura di prova.
Noti i parametri meccanici del materiale naturale (tabella 2.XI), sono stati ricavati i
parametri meccanici della fascia rinforzata dalla presenza degli elementi metallici,
attraverso le equazioni (30), (31) e (45) determinate, nel capitolo 2.2, secondo il
concetto del materiale equivalente omogeneizzato e la procedura numerica di tabella
66
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
Tabella 2.XII. Parametri meccanici del materiale rinforzato dalla presenza degli
elementi metallici nel modello fisico di Indraratna e Kaiser, ricavati dalle equazioni
(30), (31) e (45) e la procedura numerica di tabella 2.IV, secondo il concetto del
materiale equivalente omogeneizzato.
Ricavati i parametri meccanici del materiale naturale e quelli del materiale rinforzato
(validi nella fascia interessata dalla presenza degli elementi metallici), si è, quindi,
proceduto all'analisi con il SOFCON del modello fisico impiegato nella prova di carico
di tipo b). In figura 2.25 è riportato il confronto tra i dati misurati sul campione (sulla
parete del foro) durante la prova di carico di tipo b) e i risultati della simulazione del
SOFCON sulla base dei dati ricavati dalla back-analysis delle prove di tipo a).
67
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
σo [MPa]
misure della prova di carico in due diversi punti della parete del foro
risultati del SOFCON
Figura 2.25. Confronto dei dati ottenuti dalla prova di carico di tipo b) del modello
fisico di Indraratna e Kaiser [Indraratna e Kaiser, 1987], [Indraratna e
Kaiser, 1988] con i risultati del calcolo con il SOFCON.
Legenda: σo: carico applicato al modello dalla apparecchiatura di prova.
Il comportamento del cavo in prossimità del fronte può essere studiato con lo schema
bidimensionale attraverso l'introduzione del concetto della pressione interna fittizia
[Panet e Guenot, 1982]. La pressione interna fittizia è quella pressione interna alla
galleria che simula il contributo statico offerto dalla vicinanza del fronte di scavo sul
terreno al contorno della galleria. Con l'allontanarsi dal fronte, tale contributo statico
tende a ridursi ed il problema è sempre più assimilabile alle condizioni di deformazioni
piane: la pressione interna fittizia risulta nulla. La perturbazione tensionale dovuta alle
operazioni di scavo influenza anche il terreno anteriormente al fronte, al contorno del
profilo del cavo ancora da realizzare: la pressione interna fittizia all'interno
dell'ammasso, quindi, vale P0 lontano dal fronte di scavo, e tende a ridursi
all'avvicinarsi ad esso. E' stato determinato [Panet e Guenot, 1982] per il caso semplice
di terreno a comportamento elastico ed in assenza di sostegni, l'andamento del valore
della pressione interna fittizia (equazione 84), sia all'interno del cavo già realizzato (x
positiva) sia all'interno del terreno ancora da scavare (x negativa).
Pinst = [1 − λ ( x )] ⋅ P0 (84)
χ 2
dove: λ (x ) = 0,28 + 0,72 ⋅ 1 − ;
χ + x
χ = 0, 845 ⋅ Rin ;
x positiva nella direzione dello scavo già realizzato.
L'equazione 84 può essere applicata, per gallerie profonde, anche per il caso più
generale di comportamento del terreno del tipo elasto-plastico e presenza di sostegni
all'interno del vuoto già realizzato, commettendo errori trascurabili.
68
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
In corrispondenza del fronte di scavo (x=0 nella eq.84), la pressione interna fittizia vale
0,72·P0; è compresa tra (0,72-1)·P0 all'interno dell'ammasso ancora da scavare; è
inferiore a 0,72·P0 all'interno della galleria già costruita.
In base alla distanza di realizzazione dell'intervento di consolidamento rispetto al fronte
di scavo è, quindi, possibile definire una pressione interna fittizia corrispondente,
chiamata nel seguito Pinst, che caratterizza l'intervento allo stesso modo che i parametri
di resistenza e deformabilità del terreno consolidato o rinforzato. Il consolidamento o il
rinforzo radiale da cunicolo pilota, anteriormente al fronte di scavo, è, secondo questo
approccio, analizzato allo stesso modo di un intervento realizzato dall'interno della
galleria, variando opportunamente il valore della pressione interna fittizia esistente alla
sezione e al momento in cui è stato realizzato il consolidamento. Dal punto di vista del
calcolo, il rinforzo radiale da cunicolo pilota presenta valori di Pinst superiori alla
bullonatura radiale che normalmente viene eseguita dalla stessa galleria. Ed un
intervento di consolidamento realizzato in galleria a grande distanza dal fronte di scavo,
per motivi di organizzazione o di ingombro, implica un valore di Pinst minore rispetto
allo stesso intervento di consolidamento realizzato in prossimità del fronte di scavo.
Tabella 2.XIII. Passi di calcolo del metodo SOFCON modificato per l'analisi del
comportamento della galleria al variare del momento di realizzazione
dell'intervento di consolidamento.
a) calcolo della curva caratteristica della galleria in presenza del solo terreno naturale, per l'intervallo di
valori della pressione interna Pin compreso tra P0 e Pinst (punto A in figura 2.26);
b) definizione della tensione radiale σR al raggio Rcon (raggio esterno della fascia di terreno consolidato
con le caratteristiche del materiale A) per pressione interna alla galleria pari a Pinst ;
c) calcolo della curva caratteristica della galleria fittizia di raggio interno pari a Rcon e per valori della
pressione interna inferiori a σR ;
d) per ogni punto della curva caratteristica calcolata nel punto c) (pressione radiale e spostamento radiale
ad R=Rcon) si associa la deformazione radiale per R=Rcon (materiale B) ed il raggio plastico nel
materiale B;
e) note le condizioni al contorno su R=Rcon (curva caratteristica della galleria fittizia ricavata in (c) e
deformazione radiale determinata in (d)), si calcola lo stato tensionale e deformativo per Rin<R<Rcon in
base alle caratteristiche meccaniche e alla legge di comportamento del materiale A;
f) le coppie di valori della sollecitazione radiale e dello spostamento radiale per R=Rin rappresentano
punti sulla curva caratteristica effettiva; ad esse è anche associato il valore del raggio plastico nel
materiale A.
69
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
La trattazione matematica del metodo SOFCON, già illustrata in questo paragrafo, resta
valida. La curva caratteristica della galleria consolidata presenta ora l'andamento
riportato in figura 2.26.
P0
A
curva caratteristica della
galleria rinforzata
Figura 2.26. Curva caratteristica tipica della galleria consolidata ottenuta con il metodo
di calcolo SOFCON modificato.
Legenda: A: realizzazione dell'intervento di consolidamento; B:
raggiungimento della rottura del terreno naturale o rinforzato o di entrambi
al contorno della galleria (perdita della linearità); C: spostamento radiale
sulla parete della galleria per pressione interna nulla.
In un primo tratto, dal valore del carico litostatico P0 al punto A, la curva caratteristica
della galleria consolidata coincide con la curva caratteristica della galleria naturale,
rappresentando la riduzione del confinamento radiale del terreno al contorno del cavo
che si verifica prima della realizzazione dell'intervento di consolidamento. L'estensione
di questo primo tratto, dovuta al valore della pressione interna fittizia Pinst , influenza
non solo la convergenza finale della galleria, ma anche l'evoluzione dei raggi plastici
nel materiale naturale e nel materiale consolidato.
Nel caso che la rigidezza del terreno naturale e del terreno consolidato siano uguali,
come per la tecnica di rinforzo radiale attraverso barre passive, e non si verifichino
rotture del terreno precedentemente alla realizzazione degli interventi di
consolidamento, non esiste, sulla curva caratteristica, il cambio di pendenza in
corrispondenza del punto A; l'influenza del valore della pressione Pinst sul
comportamento del cavo risulta comunque importante.
70
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
Gli elementi resistenti sono cavi passivi cementati su tutta la lunghezza in fori di
diametro 51 mm; essi hanno resistenza ultima di 45 tonnellate e sono disposti a
quinconce con spaziatura di 1 m x 1 m. La realizzazione dell'intervento di rinforzo,
completamente automatizzato da cunicolo pilota, ha permesso il mantenimento di alti
valori di resistenza del terreno, il contenimento di fenomeni di plasticizzazione
anteriormente al fronte, il controllo della deformazione radiale, consentendo, di norma,
71
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
Una particolare sezione della galleria alla progressiva 6600 (copertura: 120 m) è stata
studiata con il metodo SOFCON. Le principali caratteristiche della sezione della
galleria Serena studiata sono riportate in tabella 2.XIV. I parametri meccanici del
terreno naturale (noti dalla letteratura) e del terreno rinforzato (ricavati in base al
criterio illustrato nel paragrafo 2.2) sono riportati in tabella 2.XV.
Tabella 2.XV. Parametri meccanici del terreno naturale e del terreno consolidato alla
galleria Serena per il calcolo con il metodo di calcolo SOFCON.
72
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Pin [MPa]
terreno rinforzato
73
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
La presenza del bullone nel terreno al contorno della galleria altera l'equazione di
equilibrio assialsimmetrico delle forze (eq.48); per l'equilibrio alla traslazione verticale
di un elemento infinitesimo ( dϕ → 0 , dR → 0) (figura 2.29), si ha ora, infatti:
dϕ dϕ dϕ dσ R dϕ dϕ dT
2 ⋅ σ R ⋅ cos ⋅R⋅ − T + 2 ⋅ σ ϑ ⋅ sen ⋅ dR = 2 ⋅ σ R + dR ⋅ cos ⋅ (R + dR ) ⋅ − T + dR
4 2 2 dR 4 2 dR
e ponendo:
dσ R
dϕ ; dϕ dϕ ; dR ⋅ dR = 0 .
cos = 1 sen = dR
4 2 2
dσ R σ ϑ − σ R dT Rin 1
= + ⋅ ⋅ (85)
dR R dR S L ST0 R
74
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
L'analisi con il GROBOL è condotta in campo di deformazioni piano, come per gli
altri metodi di calcolo studiati in questo capitolo; l'allontanamento del fronte è simulata
attraverso la progressiva riduzione della pressione interna fittizia alla galleria [Panet e
Guenot, 1982]. L'inserimento dei bulloni avviene quando già si è sviluppata una
perturbazione al campo tensionale e deformativo nel terreno in seguito alle operazioni
di scavo: è possibile associare, quindi, al momento di installazione (per meglio dire alla
distanza dal fronte di scavo in cui vengono realizzati i bulloni) una pressione interna
fittizia Pinst (cfr. cap.2.3.3); la ulteriore riduzione della pressione interna fittizia (dovuta
al progredire del fronte di scavo) provoca la messa in carico del bullone.
T + dT
σ R + d σ / dR
R
bullone
terreno
σ
σ ϑ
ϑ
dR
σ
R
R (d ϕ/2)
Figura 2.29. Sollecitazioni nel terreno e nel bullone al contorno della galleria.
Legenda: T: tiro nel bullone; σϑ: tensione tangenziale; σR: tensione
radiale; R: distanza generica dal centro della galleria.
terreno bullone
ST P
0
Lb s
STo
s
R
Pin s
Rin
s
s
Figura 2.30. Geometria del problema studiato.
Legenda: P0: carico litostatico naturale; ST: spaziatura trasversale dei
bulloni; STo: spaziatura trasversale sulla parete della galleria; Lb:
lunghezza del bullone; Rin: raggio interno della galleria; Pin: pressione
interna alla galleria.
75
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
curva a)
ε
bul
curva b)
Rin Rin+Lb
Figura 2.31. Deformazioni nel terreno al contorno della galleria, prima e dopo la
realizzazione del rinforzo.
Legenda: Rin: raggio interno della galleria; Lb: lunghezza del bullone;
curva a): situazione all'istante in cui vengono inserite le barre
(deformazione radiale ε R nel terreno per Pin = Pinst); curva b): situazione
per pressione interna inferiore a Pinst (avanzamento del fronte di scavo
successivamente alla realizzazione del rinforzo). La deformazione assiale
indotta nel bullone εbul è la differenza tra le curve a) e b).
Per barra a comportamento elastico, il tiro nel bullone è funzione lineare della
deformazione assiale εbul (equazione 87).
76
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
T
= ε bul (87)
Eacc ⋅ Abul
σ sn
εR > − + εR ⇒ T = Tsn (88)
Eacc
dove: Tsn: tiro nel bullone che provoca lo snervamento del materiale costituente il
bullone;
σsn: tensione di snervamento del materiale costituente il bullone (generalmente
acciaio).
T0
Rin Rin+Lb
Figura 2.32. Andamento tipico del tiro nel bullone per comportamento elastico del
terreno e del rinforzo.
Legenda: T0: tiro nel bullone in corrispondenza della parete della galleria;
Rin: raggio interno della galleria; Lb: lunghezza del bullone.
77
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
T0
Pult = (89)
S L ⋅ ST0
- un confinamento interno al terreno dovuto all'andamento del tiro nel bullone (viene
modificata l'equazione di equilibrio assialsimmetrico: equazione 85).
Quest'ultima azione statica è tipica dei rinforzi radiali interamente cementati ed è
assente nelle opere di sostegno e nei bulloni ad ancoraggio puntuali; essa scompare
nella zona in cui l'elemento di rinforzo ha raggiunto lo snervamento, poichè l'equazione
di equilibrio assialsimmetrico (equazione 85) torna ad essere la stessa del terreno in
assenza di rinforzo (equazione 48).
La congruenza della deformazione radiale nel terreno ed assiale nel bullone è assicurata
dalla perfetta aderenza esistente sulle due interfaccia rinforzo-terreno:
a) interfaccia barra-guaina cementizia;
b) interfaccia guaina cementizia-terreno.
La tensione di taglio che si sviluppa sulle interfacce è definita dall'equazione (90), noto
l'andamento del tiro T nel bullone.
dT 1
τ= ⋅ (90)
dR π ⋅ Φ
dove: Φ: diametro del bullone per la interfaccia a), diametro del foro per la interfaccia
b).
La rottura sulla interfaccia b) è tipica nei terreni, mentre lo scollamento sulla interfaccia
a) è tipica nelle rocce di buone caratteristiche meccaniche [Graziani e Ribacchi, 1993].
Il valore dell'adesione esistente al contatto bullone-guaina cementizia risulta superiore,
se l'installazione del bullone è stata condotta a regola d'arte, a quella presente al contatto
rinforzo terreno, dove però esiste una maggiore superficie di contatto.
In prima approssimazione la tensione di confinamento σnorm può essere assunta come la
media aritmetica tra la tensione tangenziale (circonferenziale) e la tensione agente lungo
l'asse della galleria (eq.92).
78
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
τ = c + σ tg ϕ
adnorm
τa
T τb T+dT
bullone
guaina cementizia
1 (92)
σ norm ≅ (σ ϑ + σ ⊥ )
2
Quando su una delle due interfacce viene raggiunta la rottura, si perde la congruenza
delle deformazioni rinforzo-terreno (eq.86) ed il tiro T indotto nel bullone è funzione
della sola tensione di taglio residua che si instaura sulla sua superficie laterale (eq.93),
e, se si pone (eq.92):
1
σ norm = (σ ϑ + σ ⊥ ) = 1 [(1 + ν )σ ϑ + νσ R ]
2 2
si ha, per la zona in cui si verifica il difetto di aderenza tra rinforzo e terreno, la (94),
che permette di determinare il tiro nel bullone noti i parametri di resistenza residui
dell'interfaccia bullone-terreno e dello stato tensionale nel terreno.
79
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
1 (94)
T = ∫ c ad + [(1 + ν )σ ϑ + νσ R ] ⋅ tan ϕ dR
2
2.4.2 L'analisi tensionale e deformativa del terreno e del bullone con il
metodo di calcolo GROBOL
Tabella 2.XVI. Passi di calcolo del metodo GROBOL, sviluppato per l'analisi distinta
del terreno e del bullone, secondo il criterio convergenza-confinamento.
a) determinazione del tratto A della curva caratteristica effettiva (figura 2.35), prima dell'immissione
della bullonatura (rilascio tensionale del terreno precedentemente all'introduzione dei rinforzi radiali
passivi);
b) definizione dello stato tensionale e deformativo nel terreno al contorno della galleria al momento in
cui vengono realizzati i rinforzi (punto O in figura 2.35);
c) determinazione della curva caratteristica della galleria fittizia in corrispondenza del punto terminale
del bullone (ad una distanza (Rin+Lb) dal centro della galleria, dove Lb è la lunghezza dei bulloni), in
modo simile realizzato al punto a) di tabella 2.V;
d) per ogni punto della curva caratteristica della galleria fittizia (di raggio (Rin+Lb)), viene determinato
lo stato tensionale e deformativo nel terreno e nel bullone per Rin<R<(Rin+Lb), noto il fenomeno di
interazione che intercorre tra i due;
e) le coppie di valori della sollecitazione radiale e dello spostamento radiale, per R=Rin, rappresentano
punti sulla curva caratteristica effettiva (tratto B della figura 2.35); ad ogni punto della curva
caratteristica fittizia (R=Rin+Lb), è associato, quindi, un punto sulla curva caratteristica effettiva.
80
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
σ [MPa]
σsn
Acciaio FeB44k
E = 210000 N/mm2
acc
0.00248 0.010
P
in
P
0
A
0 Immissione della bullonatura radiale
( Pin= P )
inst
81
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
I principali risultati che si possono ottenere dal metodo di calcolo proposto sono:
- curva caratteristica effettiva della galleria rinforzata (tratto A+B in fig.2.35);
- tiro nel bullone e tensioni di taglio alle interfacce;
- fattore di sicurezza del singolo elemento strutturale nei riguardi della rottura.
Il fattore di sicurezza dell'elemento strutturale, secondo il criterio dello stato limite
[Ministero dei Lavori Pubblici, 1992], può essere espresso dalla equazione (95), anche
in presenza di snervamento del materiale costituente il bullone o di una zona a difetto di
aderenza al contorno della galleria.
ε rott
Fs = (95)
ε bul ,max
Il tratto A della curva caratteristica della galleria rinforzata (figura 2.35) è parte
della curva caratteristica della galleria in assenza di rinforzi (per pressione interna Pinst <
Pin < P0): il primo tratto della curva caratteristica si riferisce, infatti, al rilascio
tensionale del terreno al contorno dello scavo che si verifica precedentemente alla
realizzazione dei rinforzi. Un ritardo nell'installazione dei bulloni all'interno del terreno
(cioè un grande valore della distanza dal fronte della sezione di intervento) induce
rilevanti deformazioni di rilassamento nel terreno prima che si possa mobilitare l'azione
di confinamento prodotta dai bulloni; la curva a) in figura 2.31 si abbassa e le
deformazioni nel bullone εbul (e, quindi, le sollecitazioni) risultano inferiori a parità di
pressione interna applicata alle pareti della galleria da altri tipi di sostegni. Per valori
bassi di Pinst (inferiori a circa 0,6·P0) l'intervento di bullonatura radiale non risulta
efficace.
La determinazione del tratto A della curva caratteristica della galleria rinforzata è
condotta attraverso l'analisi del terreno naturale con lo stesso procedimento impiegato
per il materiale B nel capitolo 2.3 (equazioni 51,52,53,54,55 in campo elastico e
56,57,61,62,63,64,66,67,68,69 in campo plastico).
Le stesse equazioni vengono impiegate, per pressioni interne inferiori a Pinst, per
determinare la curva caratteristica della galleria fittizia ad una distanza dal centro della
galleria pari a (Rin+Lb) (punto c) in tabella 2.XVI). Le coppie di valori della tensione
radiale e dello spostamento radiale (cambiato di segno), che rappresentano i punti della
curva caratteristica della galleria fittizia, sono le condizioni al contorno per R=(Rin+Lb)
nell'analisi dell'anello di terreno interessato dalla presenza dei bulloni. Le equazioni
(70-74) sono ora sostituite dalle (96-100) per l'anello di calcolo generico (i+1) della
zona di terreno rinforzato, quando sia il terreno sia il rinforzo hanno comportamento
elastico. L'effetto della presenza dei rinforzi deve essere considerata solo
successivamente alla loro installazione e, quindi, le equazioni (99) e (100) della teoria
dell'elasticità sono ora espresse in termini incrementali, cioè riguardano l'incremento del
campo tensionale e deformativo che si verifica per pressioni interne inferiori a Pinst.
82
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
u(i +1)
ε ϑ (i +1) = − (97)
R(i +1)
σ R (i +1) − σ R (i )
1
(σ ϑ (i +1) + σ ϑ (i ) ) − 1 (σ R (i +1) + σ R (i ) ) (98)
= 2 2 +
R( i +1) − R( i ) 1
(R(i +1) + R(i ) )
2
T −T R 1
+ ( i ) ( i +1) ⋅ in ⋅
R( i ) − R( i +1) S L ST0 1 (R + R )
(i ) + ( i +1)
2
dove: i simboli segnati (-) si riferiscono ai valori delle incognite di campo al momento
in cui vengono realizzati i rinforzi (Pin = Pinst ) (punto b) di tabella 2.XVI);
ν + ν2 1 − ν2
a= ; b= .
E E
Risolvendo le (96)-(100) allo stesso modo che per le (70)-(74), si ottengono le tensioni
e le deformazioni sulla superficie interna (i+1) del generico anello di calcolo (i+1), noto
il valore delle incognite di campo sulla superficie esterna dello stesso anello (superficie
(i)).
−S + S2 − 4 ⋅ χ ⋅ Z
R(i +1) = (101)
2⋅χ
ε R (i +1) = ε R (i +1) +
[ ] [ ]
R(i +1) ⋅ 2 ⋅ (ε ϑ (i +1) − ε ϑ (i +1) ) − (ε R (i ) − ε R (i ) ) − R(i ) ⋅ 2 ⋅ (ε ϑ ( i ) − ε ϑ (i ) ) − (ε R (i ) − ε R (i ) )
R(i +1) − R(i )
(102)
σ ϑ (i +1) = σ ϑ (i +1) +
1
(ε ϑ ( i +1) − ε ϑ ( i +1) ) + Q(ε R ( i +1) − ε R ( i +1) )
a2
b−
β
83
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
1 ν2 1 a2
dove: β= − G= +
Eacc E β a2
β 2 b −
β
a 1
Q= γ = 4G −
a 2
a2
β ⋅ b − b −
β β
⋅ R( i ) (ε ϑ ( i +1) − ε ϑ ( i +1) ) + 2 ⋅ (Q − 2G ) ⋅ R( i ) (ε ϑ ( i ) − ε ϑ ( i ) ) +
2
S=
a2
b−
β
[
+ (2G − 2Q )R( i ) (ε R ( i ) − ε R ( i ) ) + 2 R( i ) (σ ϑ ( i ) − σ ϑ ( i ) ) − (σ R ( i ) − σ R ( i ) ) ]
χ = γ ⋅ (ε ϑ (i +1) − ε ϑ (i +1) ) + (Q − 2G ) ⋅ (ε R (i ) − ε R (i ) ) − (σ ϑ (i ) − σ ϑ (i ) )
Z = R(2i ) ⋅ 2(σ R ( i ) − σ R ( i ) ) − ( ) ( ) ( ) − (σ ϑ ( i ) − σ ϑ ( i ) )
1
ε ϑ ( i +1) − ε ϑ ( i +1) − 2Q ε ϑ (i ) − ε ϑ (i ) + Q ε R (i ) − ε R (i )
a2
b−
β
T( i +1) T( i ) (106)
= −(ε R ( i +1) − ε R ( i +1) ) = −(ε R ( i ) − ε R ( i ) )
Eacc ⋅ Abul Eacc ⋅ Abul
T( i +1) − T( i ) (107)
τ (i +1) =
π ⋅ φ ⋅ (R(i ) − R(i +1) )
84
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
Sostituendo la (108) nella (98), l'equilibrio assialsimmetrico delle forze torna ad essere
espresso nuovamente dalla (72), equazione riferita al terreno naturale in assenza di
rinforzi. Le (101)-(105) sono ancora la soluzione del problema con la sola sostituzione:
β=b (109)
Quando invece si verifica la perdita di aderenza su una delle due interfacce terreno-
rinforzo ( τ (i +1) ≥ τ lim ), il tiro sulla superficie interna del generico anello di calcolo (i+1)
può essere definito dalla (110), in base alle (91), (92) e (93).
(110)
T(i +1) = T( i ) + π ⋅ φ ⋅ (R( i ) − R( i +1) ) ⋅ cad + (σ ϑ ( i ) + σ ϑ (i +1) + 2σ ⊥ ( i +1) ) ⋅ tgϕ
1
4
dove: σ ⊥ (i +1) è la tensione media agente in direzione dell'asse della galleria nell'anello
di calcolo generico (i+1), che, per campo di deformazioni piano, vale:
σ ⊥ (i +1) = ν ⋅
1
(σ R (i +1) + σ ϑ (i +1) + σ R (i ) + σ ϑ (i ) ) = (111)
2
ν
= 2ν ⋅ P0 + ⋅ (σ R ( i +1) + σ R ( i ) + σ ϑ ( i +1) + σ ϑ ( i ) − σ R ( i +1) − σ R ( i ) − σ ϑ ( i +1) − σ ϑ ( i ) )
2
dove: i simboli segnati (-) si riferiscono ai valori delle incognite di campo al momento
in cui vengono realizzati i rinforzi (Pin = Pinst ) (punto b) di tabella 2.XVI);
y
ε ϑ (i +1) = + ε ϑ (i +1) (112)
α
(114)
σ ϑ (i +1) = ⋅ (1 + a ⋅ C ) ⋅ (ε ϑ (i +1) − ε ϑ (i +1) ) + U + σ ϑ (i +1)
1 a
b b
85
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
ε R (i +1) = −(ε R (i ) − ε R (i ) ) −
[ ]+ε
2 ⋅ (u( i ) − u( i ) ) + R( i +1) (ε ϑ ( i +1) − ε ϑ ( i +1) ) (115)
R ( i +1)
R( i ) − R( i +1)
dove:
a 2 R( i +1)
C= − ⋅
a2 a 2 R − R( i +1)
P − ⋅ b P − ( i )
b b
U =−
1
(ε R (i ) − ε R (i ) ) −
2
⋅
1
(u(i ) − u(i ) )
a 2
a R(i ) − R( i +1)
2
P − P −
b b
a
1 + P b − 1 2 R( i +1) P
a
α =− ⋅ − − ±
a 2
b R − R b
( i +1)
P− (i )
b
tgϕ (1 + ν ) ⋅ (1 + a ⋅ C )
± δ ⋅ π ⋅ φ ⋅ (R( i ) − R( i +1) ) ⋅
+ν ⋅ C
2
⋅
4 b
[
y = −(σ R ( i ) − σ R ( i ) ) + P ⋅ (σ ϑ ( i ) − σ ϑ ( i ) ) − (σ R ( i ) − σ R ( i ) ) − ]
2(u(i ) − u(i ) ) a (u(i ) − u(i ) )
(ε R (i ) − ε R (i ) ) + + P − 1 ⋅ (ε R (i ) − ε R ( i ) ) + 2 P − 1 ⋅
1 a
− m
a 2
R(i ) − R(i +1) b b R(i ) − R(i +1)
P−
b
tgϕ a ν ⋅ tgϕ
m π ⋅ φ ⋅ δ ⋅ (R( i ) − R( i +1) ) ⋅ ω ⋅ tgϕ + cad + (1 + ν ) ⋅
2
⋅ U+ U
4 b 4
1 1 Rin2
ω = P0 + ν + (P0 − Pinst ) + (1 + ν ) ⋅ σ ϑ ( i ) + ν ⋅ σ R (i )
4 4 R( i +1)
86
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Per comportamento plastico del terreno, elastico del bullone e perfetta aderenza tra
terreno e rinforzo, le equazioni che governano il campo tensionale e deformativo del
terreno sono le stesse del materiale naturale: le due equazioni di congruenza delle
deformazioni (equazioni 70 e 71), il criterio di rottura di picco e residuo (64), la legge
di comportamento in campo plastico (equazioni 40 e 41, figura 2.5), l'equilibrio
assialsimmetrico delle forze (l'equazione 98 al posto della 72).
La (65), quindi, viene sostituita dalla (117), che, risolta, permette di ottenere la (120), al
posto della (60), valida per il terreno naturale in assenza di rinforzi.
(117)
mmed ( i +1)
σ ϑ , med (i +1) − σ R , med (i +1) = (σ R ( i +1) + σ R (i ) ) ⋅ C0 + smed ( i +1) ⋅ C02
2
1 (118)
R
⋅ (R( i +1) + R( i ) ) ⋅ (σ R ( i ) − σ R ( i +1) ) − (T( i ) − T( i +1) ) ⋅ in =
1
R( i +1) − R( i ) 2 S L ST0
mmed (i +1)
= (σ R ( i +1) + σ R ( i ) ) ⋅ C0 + smed ( i +1) ⋅ C02
2
σ R (i +1) = r − r 2 − l
(120)
87
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dove:
mmed ( i +1)
l = σ R2 ( i ) − 4 ⋅ k ⋅ σ R ( i ) ⋅ C0 + smed ( i +1) ⋅ C02 + µ ⋅ σ R ( i ) − ξ
2
r = σ R (i ) + k ⋅ mmed (i +1) ⋅ C0 − 2 ⋅ k ⋅ µ
µ=
(R (i ) + R(i +1) )(T( i ) − T( i +1) ) ⋅ Rin
(R (i ) − R( i +1) ) ⋅ S L ⋅ ST0
2
2 2
T −T Rin
ξ = (i ) (i +1) ⋅
R −R S L ⋅ ST
(i ) ( i +1) 0
La (106) consente di ricavare il tiro nel bullone sulla superficie interna (i+1) del
generico anello di calcolo (i+1), note le deformazioni radiali nel terreno. Quando si
verifica lo snervamento del bullone, per la (108) si annullano i parametri µ e ξ e, quindi,
la (120) torna ad essere uguale alla (66):
r⇒B l⇒ A
88
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Sostituendo la (122) nella (110) si ottiene la (123), che esprime la differenza del tiro T
tra i valori in corrispondenza delle superfici che racchiudono il generico anello di
calcolo (i+1).
tgϕ tgϕ
[
T(i ) − T(i +1) = m π ⋅ φ ⋅ (R(i ) − R(i +1) ) ⋅
4
]
⋅ (1 + ν ) ⋅ (σ ϑ (i +1) + σ ϑ (i ) ) + ν
4
⋅ (σ R (i +1) + σ R (i ) ) + cad (123)
D ⋅ δ ⋅ (R(i ) + R(i +1) ) ⋅ V tgϕ mmed (i +1)
Γσ2 2
+ σ R ( i +1) ⋅ 2wD ⋅ σ R (i ) + ⋅ (1 + ν ) ⋅ ⋅ σ ϑ (i ) + cad − ⋅ C0 +
R ( i +1)
δ tgϕ
1 − (R(i ) + R(i +1) ) ⋅ V ⋅ (1 + ν ) ⋅
4 2
2 4
2
δ
⋅ (R(i ) + R(i +1) ) ⋅ V
mmed (i +1) tgϕ 2
2
+ w ⋅ σ R (i ) −
2 2
⋅ C0 ⋅ σ R (i ) − smed (i +1) ⋅ C0 +
2 2 ⋅
(1 + ν ) ⋅ σ ϑ (i ) + cad2 +
2 1 − δ (R(i ) + R(i +1) ) ⋅ V ⋅ (1 + ν ) ⋅ tgϕ 4
2 4
δ ⋅ (R(i ) + R(i +1) ) ⋅ V
+
(1 + ν ) tgϕ wσ R (i )σ ϑ (i ) + wcad σ R (i ) + δ (R(i ) + R(i +1) )V (1 + ν ) tgϕ cad σ ϑ (i ) = 0
δ tgϕ
1 − (R(i ) + R(i +1) )V (1 + ν )
4 2 4
2 4
(125)
dove:
R( i ) + R( i +1) ν 1
− δ (R( i ) + R( i +1) ) ⋅ V + ⋅ tgϕ
1 R − R( i +1) 2 4
Γ = − ⋅ (i )
ν 1
1 − δ (R( i ) + R( i +1) )⋅ V + ⋅ tgϕ
2 1
2 4 4
89
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1 δ tgϕ
+ (R( i ) + R( i +1) ) ⋅ V ⋅ν ⋅
;
R( i ) − R( i +1)
P= w = 2P 2 4
δ tgϕ
R( i ) + R(i +1) 1 − (R( i ) + R(i +1) ) ⋅ V ⋅ (1 + ν ) ⋅
2 4
1 δ tgϕ
− (R( i ) + R( i +1) ) ⋅ V ⋅ ⋅ (1 + 2ν )
2P 2 4
D=−
δ tgϕ
1 − (R( i ) + R( i +1) ) ⋅ V ⋅ (1 + ν ) ⋅
2 4
Risolvendo la (125) si ottiene la (126), che definisce la tensione radiale nel terreno sulla
superficie interna del generico anello di calcolo (i+1), quando si sia verificata la perdita
di aderenza su una delle due interfacce esistenti tra terreno e rinforzo, per
comportamento plastico del terreno.
− ρ − ρ2 − 4 ⋅ Γ 2 ⋅ Ω
σ R (i +1) = (126)
2 ⋅ Γ2
dove:
La tensione tangenziale nel terreno è definita dal criterio di rottura (equazione 64).
Nel caso la legge di comportamento della interfaccia sia del tipo elasto-plastica fragile, i
valori dell'aderenza cad e dell'angolo di attrito ϕ, espressi nei parametri Ω, ϕ, D, w, y
sono semplicemente quelli residui.
90
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interazione che intercorre tra il terreno e il rinforzo radiale (sotto l'ipotesi di vincolo
infinitamente rigido in corrispondenza della parete della galleria), l'influenza
dell'intervento di rinforzo sul comportamento tensionale e deformativo del terreno al
contorno della galleria, sull'evoluzione della zona plastica, sugli spostamenti radiali
della parete della galleria (convergenze), etc.
La codifica del GROBOL su un linguaggio di programmazione ha permesso di
realizzare lo studio della bullonatura radiale passiva con tempi ridotti attraverso l'ausilio
di un calcolatore.
91
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Dall'analisi della figura 2.36 è possibile notare come la presenza dei bulloni non
modifica la massima tensione tangenziale nella roccia (in corrispondenza del raggio
plastico), ma riduce, in maniera non trascurabile, l'estensione della fascia plasticizzata
(il raggio plastico si riduce dal valore Rpl(A) a Rpl(B)).
σϑ
P0
3
σR
1
R Rpl(A)
P pl(B)
0 ult
0 1 2 3 4 5
Figura 2.36. Tensioni radiali e tangenziali al variare della distanza dal centro della
galleria per ammasso roccioso naturale e in presenza della bullonatura
radiale passiva (esempio I).
Legenda: Rpl(A): raggio plastico della roccia naturale; Rpl(B): raggio plastico
della roccia rinforzata: Pult: tensione radiale indotta sulla parete della
galleria dalla presenza dei bulloni; σϑ: tensione tangenziale; σR: tensione
radiale; P0: carico litostatico naturale.
La tensione radiale Pult, esistente nel terreno in corrispondenza della parete della
galleria, è dovuta alla presenza di un valore Tmax non nullo del tiro alla testa del bullone
ed è valutabile attraverso la relazione (89).
In figura 2.37 è riportato l'andamento del valore del raggio plastico al diminuire della
pressione interna alla galleria, sia per roccia naturale sia per roccia rinforzata: il
contributo offerto dalla bullonatura nel ridurre l'estensione della fascia plasticizzata
deve essere valutato in relazione alla pressione interna Peff applicata alle pareti della
galleria dalle altre opere di sostegno eventualmente presenti (cap.1.5).
I risultati del calcolo condotto con il codice di calcolo GROBOL permettono di rilevare,
per l' esempio I e a grande distanza dal fronte di scavo, una riduzione della convergenza
del 35 % dovuta alla sola presenza dei bulloni ed una riduzione dell'estensione della
fascia di roccia plasticizzata del 23 %. Il miglioramento delle condizioni statiche della
galleria, dovuto alla presenza dei rinforzi radiali, consente di prevedere meno importanti
le eventuali altre opere di sostegno, che possono essere dimensionate solo attraverso la
92
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
Rin R +L
in b
Figura 2.37. Evoluzione del raggio plastico al diminuire della pressione interna alla
galleria, per roccia naturale e per roccia rinforzata (esempio I).
Legenda: Rin: raggio interno della galleria; Lb: lughezza del bullone.
A causa del rilascio tensionale che si verifica in zona plastica (riduzione delle tensioni
tangenziali per R<Rpl(A) in figura 2.36), inoltre, la tensione di taglio limite, nel caso si
sia sviluppata una fascia di roccia plasticizzata, risulta minore in vicinanza della
galleria, proprio dove la tensione di taglio effettiva tende a crescere. Può esistere un
punto lungo il bullone in corrispondenza del quale la tensione di taglio effettiva
uguaglia la tensione di taglio limite: per distanze inferiori si ha perdita di aderenza
nell'interfaccia considerata, se non risulta raggiunto, nel contempo, lo snervamento del
materiale costituente il bullone.
Nella figure 2.38 e 2.39 sono riportati rispettivamente l'andamento del tiro e delle
tensioni di taglio effettiva e limite al contatto bullone-guaina cementizia per l'esempio II
illustrato in tabella 2.XVIII. L'analisi dell'andamento del tiro (figura 2.38) permette di
93
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
rilevare un sensibile incremento della forza di trazione nella roccia plasticizzata, a causa
della più alta deformabilità che esiste in campo plastico. La tensione di taglio effettiva τ
(figura 2.39) tende a crescere all'avvicinarsi alla parete della galleria fino al
raggiungimento della rottura dell'interfaccia: da quel punto (punto A) le tensioni di
taglio effettiva e limite diminuiscono progressivamente all'avvicinarsi alla parete della
galleria. Nell'esempio riportato si è considerato l'uguaglianza dei parametri di resistenza
di picco e residua dell'interfaccia terreno-rinforzo: ciò porta ad avere la sovrapposizione
delle curva della tensione di taglio effettiva e della tensione di taglio limite nella zona a
difetto di aderenza (figura 2.39) ed una continua crescita del valore del tiro
all'avvicinarsi alla parete della galleria anche nella zona a difetto di aderenza (figura
2.38).
roccia plastica
perdita di aderenza
roccia elastica
Rin Rin+ L b
Figura 2.38. Andamento del tiro nel bullone per l' esempio II.
Legenda: A: limite della fascia in cui esiste difetto di aderenza
all'interfaccia bullone-terreno; Rin: raggio interno della galleria; Lb:
lunghezza del bullone.
94
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
τ [MPa]
perdita di aderenza
A
roccia elastica Tensione di taglio effettiva
Tensione di taglio limite
Nella figure 2.40 e 2.41 sono riportati rispettivamente l'andamento del tiro e delle
tensioni di taglio effettiva e limite al contatto bullone-guaina cementizia per l'esempio
III. L'esempio III prevede gli stessi parametri meccanici e geometrici dell' esempio II ad
eccezione del carico litostatico naturale che è stato portato da 2,9 a 3,5 MPa. E'
possibile rilevare ora come si sia formata una zona, all'immediato contorno della
galleria, nella quale il bullone ha comportamento plastico (T=Tsn) (figura 2.40), a causa
delle maggiori sollecitazioni indotte nell'elemento di rinforzo. Le sollecitazioni
all'interfaccia bullone-terreno (figura 2.41) si annullano nella zona in cui viene
raggiunta la tensione di snervamento nell'acciaio (equazione 90).
perdita
di aderenza
Figura 2.40. Andamento del tiro nel bullone per l' esempio III (carico litostatico
incrementato da 2,9 a 3,5 MPa).
Legenda: A: limite della fascia in cui esiste difetto di aderenza
all'interfaccia bullone-terreno; Tsn: tiro che provoca lo snervamento del
materiale costituente il bullone.
95
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τ [MPa]
snervamento
del bullone
difetto di
aderenza
A
roccia elastica
Tensione di taglio effettiva
Tensione di taglio limite
roccia plastica
Figura 2.41. Andamento delle tensioni di taglio effettiva e limite all'interfaccia bullone-
guaina cementizia per l' esempio III.
Legenda: A: limite della fascia in cui esiste difetto di aderenza
all'interfaccia bullone-terreno.
Nel paragrafo 1.5.2 è stato messo in rilievo come, per determinare l'andamento
delle sollecitazioni nell'elemento di rinforzo, sia necessario conoscere il valore della
pressione interna Peff applicata dalle altre opere di sostegno presenti in galleria. Per
definire tale valore si può operare calcolando preventivamente la curva caratteristica
della galleria rinforzata (figura 1.6). In questo esempio viene determinata la curva
caratteristica della galleria rinforzata con il metodo GROBOL, illustrato nel precedente
paragrafo. I dati del calcolo si riferiscono ad una roccia di buone caratteristiche
meccaniche (RMR=60) e sono riportati in tabella 2.XIX. I parametri deformativi in
campo plastico sono stati ricavati sotto l'ipotesi di validità della legge di flusso associata
al criterio di rottura e in base al criterio di normalità.
In figura 2.42 si confrontano le curve caratteristiche della galleria senza rinforzi (linea
tratteggiata) e in presenza della bullonatura radiale (linea continua). Le due curve si
allontanano per valori della pressione interna inferiori a Pinst, pressione interna fittizia
esistente alla sezione in cui vengono realizzati i rinforzi radiali.
In figura 2.43 è riportato l'andamento del tiro nel bullone per diverse pressioni di
confinamento. Al diminuire della pressione interna alla galleria, dal valore Pinst a 0,
viene progressivamente mobilizzato il tiro nel bullone. Definito correttamente il valore
della pressione interna Peff applicata dalle opere di sostegno alla parete della galleria è,
quindi, possibile determinare il reale andamento del tiro nel bullone. Risulta così
evidente come il progetto ed il dimensionamento delle strutture di sostegno e degli
96
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
P [MPa]
in
ROCCIA NATURALE
ROCCIA RINFORZATA
Figura 2.42. Curva caratterstica della galleria rinforzata (Pinst pari a 0,65·P0) e in
assenza degli elementi di rinforzo per l' esempio IV, i cui dati del calcolo
sono riportati in tabella 2.XIX.
97
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
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50000
T [N] P = 0 MPa
eff
40000
30000
0,1 MPa
cambio della pendenza in
corrispondenza del confine
20000
tra le zone a comportamento
0,2 MPa
softening e residuo
10000
0,4 MPa
0,7 MPa
0
Figura 2.43. Andamento del tiro nel bullone al variare della distanza dal centro della
galleria per diversi valori della pressione interna Peff per l' esempio IV
riportato in tabella 2.VIII.
Legenda: T: tiro nel bullone; Peff: pressione interna applicata dalle altre
opere di sostegno all'interno della galleria (figura 1.6).
98
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
50000
T [N]
40000
30000
legge di flusso associata
20000
10000
Figura 2.44. Tiro nel bullone per pressione interna nulla. Confronto tra comportamento
in zona plastica con legge di flusso associata al criterio di rottura e
deformazioni volumetriche costanti, per l'esempio IV.
τ [MPa]
Figura 2.45. Tensioni di taglio τ effettive per pressione interna nulla. Confronto tra
comportamento in zona plastica con legge di flusso associata al criterio di
rottura e deformazioni volumetriche costanti, per l' esempio IV.
99
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60000
T (N)
A
40000 B
C
D
20000
Figura 2.46. Andamento del tiro nel bullone per i quattro valori della spaziatura sulla
parete della galleria (tabella 2.XX), considerati nell'esempio V.
La conoscenza della deformaziale assiale massima nel bullone consente, invece, nota la
deformazione dell'acciaio a rottura (figura 2.34), di determinare il coefficiente di
sicurezza nei riguardi della rottura (tabella 2.XXI).
Tabella 2.XXI. Valori della deformazione assiale massima nel bullone εbul,max e del
coefficiente di sicurezza nei riguardi della rottura.
Data l'alta sensibilità del valore massimo Tmax del tiro nel bullone nei riguardi dei
parametri caratteristici di deformazione della roccia in campo plastico (grandezze
difficilmente definibili con precisione), è consigliabile adottare alti valori (>3) del
coefficiente di sicurezza del singolo elemento di rinforzo.
100
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
101
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
raggio plastico
Figura 2.47. Andamento del tiro nel bullone al variare del suo diametro per l' esempio
VIa, i cui dati del calcolo sono riportati in tabella 2.XVIII.
τ [MPa]
Le spaziature dei bulloni sulla parete della galleria hanno un'influenza simile al
diametro sullo stato tensionale e deformativo del terreno al contorno del cavo: il
confinamento indotto al terreno è, in prima approssimazione, legato alla densità di
armatura presente sulla parete della galleria (sezione del bullone diviso la maglia
dell'intervento) in assenza di fenomeni di perdita di aderenza. Nel caso esista, invece,
una fascia all'intorno della galleria nella quale vi sia difetto di aderenza
(raggiungimento della rottura all'interfaccia bullone-guaina cementizia oppure guaina
102
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
σϑ
σ
R
Figura 2.49. Tensioni radiali e tangenziali nell'ammasso roccioso per l' esempio VIa.
Legenda: σϑ: tensioni tangenziali; σR: tensioni radiali.
E' noto in letteratura [Indraratna e Kaiser, 1987] che, affinchè sia efficiente, il
bullone passivo debba avere lunghezza superiore al raggio plastico relativo alla
pressione interna applicata dalle altre opere di sostegno (Peff). La lunghezza del bullone,
quindi, non è solo dipendente dalle caratteristiche del terreno e dalle dimensioni della
galleria (come è suggerito semplicisticamente da alcune classificazioni geomeccaniche),
ma anche dalla sua profondità (carico litostatico naturale), dalla distanza dal fronte in
cui è possibile operare l'intervento di rinforzo e dalle restanti caratteristiche geometriche
della bullonatura. E' comunque consigliabile che la lunghezza del bullone sia maggiore
sia del raggio plastico del terreno rinforzato (Rpl(B) nell'esempio di figura 2.36) sia del
terrreno naturale (Rpl(A)). Nelle figure 2.50, 2.51 e 2.52 sono riportate, rispettivamente,
le tensioni di taglio all'interfaccia bullone-guaina cementizia, le sollecitazioni nel
terreno ed il tiro nel bullone per l' esempio VIb (il valore dei parametri impiegati nel
calcolo sono illustrati nella tabella 2.XXII), per pressione interna nulla e per due diverse
lunghezze del bullone: 1,8 m e 2,5 m. L'esempio permette di verificare come un bullone
corto, totalmente immerso nella fascia di terreno plasticizzato (lunghezza di 1,8 m), sia
poco efficace per i seguenti motivi:
- l'interfaccia bullone-guaina cementizia ha raggiunto la rottura in tutta la sua
lunghezza (figura 2.50);
- l'estensione della fascia di terreno plasticizzato è maggiore rispetto al bullone lungo
2,5 m. (figura 2.51);
103
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
- il tiro indotto nel bullone è di bassa entità (figura 2.52): non viene adeguatamente
sfruttato il contributo che esso può offrire alla statica della galleria;
- la riduzione della convergenza della parete della galleria è sensibilmente inferiore a
quella che è possibile ottenere con il bullone lungo 2,5 m. (tabella 2.XXIII).
La scelta del bullone lungo 2,5 m risulta, in questo caso, corretta.
3.0
τ [MPa]
2.5
2.0
totale
plasticizzazione
104
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
σ
ϑ
σR
Figura 2.51. Tensioni radiali e tangenziali nel terreno per l' esempio VIb (pressione
interna nulla).
Legenda: σϑ: tensioni tangenziali; σR: tensioni radiali.
difetto
di aderenza
raggio plastico
rottura completa
all'interfaccia
Figura 2.52. Andamento del tiro nel bullone per l' esempio VIb (pressione interna
nulla).
Tabella 2.XXIII. Convergenze in galleria per rinforzo del terreno con bulloni
di diversa lunghezza, per l' esempio VIb (pressione interna nulla).
105
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
I parametri che più condizionano il valore della rigidezza del vincolo sulla parete
della galleria sono:
- la presenza del rivestimento di calcestruzzo proiettato;
- la rigidezza della piastra di ancoraggio;
- un non regolare serraggio piastra-testa del bullone;
- l'irregolarità della parete della galleria;
In figura 2.53 è riportato l'andamento del profilo della galleria ottenuto con il metodo di
calcolo FLAC, con spostamenti maggiorati di 20 volte, in presenza di tre tipi di contrasti
alla testa del bullone:
a) piastra flessibile (rigidezza del vincolo nulla);
b) piastra rigida (rigidezza del vincolo non nulla);
c) rivestimento di calcestruzzo proiettato (rigidezza del vincolo molto alta).
Una rigidezza nulla del vincolo (caso a)) consente un richiamo della testa del bullone
all'interno del terreno, fino all'annullamento del tiro nel bullone in corrispondenza della
106
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
parete della galleria. Con la piastra rigida (caso b)), la rigidezza del vincolo è dovuta
alla sola rigidezza della fondazione della piastra. In presenza del rivestimento in
calcestruzzo proiettato (caso c)), la rigidezza del vincolo raggiunge valori molto alti,
poichè il contrasto alla testa del bullone è prodotto dalla rigidezza flessionale dell'anello
di calcestruzzo.
a) b) c)
Figura 2.53. Profilo della galleria con spostamenti maggiorati di 20 volte, per tre tipi di
contrasto alla testa del bullone: a): piastra flessibile, b): piastra rigida, c):
rivestimento di calcestruzzo proiettato.
Per bulloni passivi ancorati all'ammasso roccioso solamente per un tratto terminale
(non interamente cementati), per i quali è possibile definire la curva di reazione, Hoek e
Brown [Hoek e Brown, 1980] prevedono una riduzione della rigidezza globale del
sistema di rinforzo in funzione anche della rigidezza del vincolo sulla parete della
galleria, come espresso dalla equazione (127).
1 STo S L Lb 1 (127)
= +
k Rin Eacc Abul kbul
dove: k: rigidezza globale della bullonatura radiale passiva ancorata nel terreno
(forza/lunghezza2);
Lb: lunghezza del bullone;
kbul: somma delle rigidezze del vincolo sulla parete della galleria e
dell'ancoraggio all'interno dell'ammasso roccioso (forza/distanza) (Hoek e
Brown [Hoek e Brown, 1980] ne hanno definito i valori medi per le più note
tipologie di bullone);
STo: spaziatura trasversale sulla parete della galleria;
SL: spaziatura longitudinale;
Rin: raggio interno della galleria;
Eacc: modulo elastico dell'acciaio;
Abul: sezione del bullone.
107
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
La presenza di bassi valori della rigidezza del vincolo induce bassi valori della rigidezza
globale dell'intervento k.
Per bulloni passivi interamente cementati la modifica della risposta del bullone dovuta
alla flessibilità del vincolo diventa più difficilmente valutabile dal punto di vista teorico,
ma, allo stesso modo che per i bulloni ad ancoraggio puntuale, si può affermare che
l'efficienza dell'intervento risulta diminuita.
Tabella 2.XXIV. Passi della procedura di calcolo per la valutazione, con il metodo
GROBOL, dell'effetto della rigidezza del vincolo sulla parete della galleria sul
comportamento del bullone passivo interamente cementato.
a) calcolo degli sforzi e delle deformazioni nel terreno e nel bullone per vincolo infinitamente rigido
(c.f.r. 2.4.1, 2.4.2 e 2.4.3);
b) definizione della forza effettiva T0 che agisce sulla testa del bullone sulla base del comportamento
forza-spostamento del vincolo in corrispondenza della parete della galleria (figura 2.54);
c) determinazione degli sforzi nel bullone a partire dai valori calcolati nel passo a), tenendo conto della
riduzione della forza sulla testa del bullone dal valore massimo Tmax al valore effettivo T0;
d) determinazione degli sforzi e delle deformazioni nel terreno in relazione all'andamento degli sforzi nel
bullone, calcolati nel passo di calcolo c).
La valutazione della forza effettiva che è presente alla testa del bullone T0 è stata
condotta ipotizzando che la riduzione della forza dal valore Tmax, calcolata per l'ipotesi
di vincolo infinitamente rigido nei paragrafi 2.4.1, 2.4.2 e 2.4.3, al valore T0 può essere
considerata come una forza di compressione fittizia di valore (Tmax-T0) applicata alla
testa del bullone in direzione del terreno.
Per studiare l'effetto della forza fittizia (Tmax-T0) sullo stato tensionale e deformativo del
bullone, è stato adottato uno schema di calcolo molto simile a quello impiegato per lo
studio dei pali di fondazione caricati da una forza assiale.
La soluzione è stata ottenuta, quindi, intersecando le curve forza-spostamento del
vincolo sul perimetro della galleria e della testa del bullone, per la supposta congruenza
degli spostamenti.
Lo spostamento del vincolo del bullone indotto dalla forza effettiva T0 dipende
dalla rigidezza kvin del vincolo e può essere espressa dalla equazione (128).
T0
vvin = k vin (128)
108
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Per la congruenza degli spostamenti tra il vincolo e la testa del bullone, lo spostamento
vvin deve essere uguale allo spostamento della testa del bullone v0, valore funzione della
forza fittizia di compressione (Tmax-T0) (eq.129).
v0 = f (Tmax − T0 ) ; (129)
Tmax
T0
vvin = v0 v
Figura 2.54. Determinazione grafica della forza effettiva T0 agente nel bullone in
corrispondenza della parete della galleria, attraverso le curve forza-
spostamento del vincolo e della testa del bullone, noto il valore Tmax
dedotto dall'analisi con l'ipotesi di vincolo infinitamente rigido (passo a) in
tabella 2.XXIV).
Legenda: vvin: spostamento effettivo del vincolo in seguito alla presenza
della forza T0 (eq.128); v0: spostamento della testa del bullone, in seguito
alla riduzione del tiro (Tmax-T0) in corrispondenza della parete della
galleria (eq.129).
La funzione f che lega lo spostamento della testa del bullone alla forza fittizia di
compressione sopra definita (eq.129) è ottenuta dalla similitudine con i pali di
fondazione caricati assialmente in testa, sviluppata nel seguito.
N + dN = N + τ ⋅ L p ⋅ dx (130)
109
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τ = βc ⋅ v (131)
Em
βc ≅ [MPa/m]
3 ⋅ r0
Em: modulo di deformazione del terreno misurato con il pressiometro Menard
[MPa];
r0: raggio del foro in cui è disposta l'inclusione [m].
bullone
v v+dv guaina cementizia
τ
N N+dN
dx
τ
x
Figure 2.55. Forze agenti nell'elemento infinitesimo del rinforzo radiale.
Legenda: N: forza di trazione nel rinforzo (bullone+guaina cementizia); v:
spostamento relativo rinforzo-terreno circostante; τ: tensione di taglio
all'interfaccia rinforzo-terreno.
dv N
εx = = (132)
dx Erin Arin
1 (133)
Erin = ⋅ [Eacc ⋅ Abul + Ecls ⋅ ( Arin − Abul )]
Arin
110
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d2N β c Lp
2
− N =0 (134)
dx Erin Arin
1 dN
Poichè dalla (131) e (130) è v = ⋅ , la (135) può essere riscritta nella forma
β c ⋅ Lp dx
rappresentata dalla (136).
α (136)
v=
βc ⋅ Lp
(Ae α ⋅x
− Be −α ⋅ x )
e cioè in corrispondenza della parete della galleria la forza presente nel bullone è la
forza di compressione fittizia (Tmax-T0), mentre all'altra estremità, nel terreno, lo
spostamento relativo elemento di rinforzo-terreno è considerato nullo.
Si può, quindi, scrivere il sistema di equazioni riportato nella (137), che, risolto,
permette di ottenere le costanti di integrazione A e B (equazioni 138 e 139).
(137)
− (Tmax − T0 ) = A + B
0 = α (
Aeα ⋅ Lb − Be −α ⋅ Lb )
βc ⋅ Lp
e −α ⋅ L b (138)
A = −(Tmax − T0 )
eα ⋅ Lb + e −α ⋅ Lb
111
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B = −[(Tmax − T0 ) + A] (139)
Ponendo x=0 nella (136) è ora possibile determinare (eq.140) il valore di v0 espresso
nella (129).
( A − B ) = α ⋅ (Tmax − T0 ) 1 − 2
α e −α ⋅ Lb (140)
v0 =
βc ⋅ Lp βc ⋅ Lp eα ⋅ Lb + e −α ⋅ Lb
α e −α ⋅ Lb (141)
v0 = (Tmax − T0 ) 1 − 2 α ⋅ Lb
β c ⋅ Lp e + e −α ⋅ Lb
T0 = kvin ⋅ vvin
v = v
vin 0
e −α ⋅ L b (142)
1 − 2 α ⋅ L
− α ⋅ b
e b
+ e L
T0 = Tmax ⋅
e − α ⋅ Lb
β ⋅L
1 − 2 α ⋅ L α
+ c p
e b + e b α ⋅ kvin
− ⋅ L
Dall'equazione (142) si rileva come i parametri necessari alla determinazione del valore
T0 sono:
- la rigidezza kvin del vincolo del bullone sulla parete della galleria (forza / lunghezza);
- il modulo elastico del rinforzo Erin (equazione 133);
- l'area della sezione trasversale del rinforzo Arin;
- il parametro βc, tensione di taglio che si sviluppa sulla superficie laterale
dell'elemento di rinforzo per spostamento relativo unitario terreno-rinforzo;
- il perimetro della sezione trasversale dell'elemento di rinforzo Lp;
- il tiro Tmax sulla testa del bullone calcolato sotto l'ipotesi di vincolo infinitamente
rigido.
1 1 1
= + (143)
k vin k piastra k fond
112
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Nel caso che, invece, la piastra terminale sia immersa nel rivestimento in calcestruzzo
proiettato, come sovente accade, la rigidezza del vincolo aumenta ed è praticamente
uguale alla rigidezza flessionale dell'anello in calcestruzzo e può essere espressa dalla
equazione (144), dedotta dall'analisi degli spostamenti di una trave su suolo alla
Winckler sulla quale sono applicate, in corrispondenza dei bulloni, forze concentrate di
valore noto (T0).
Es
kvin ≅
[
(144) 2 ⋅ β ⋅ 1 + 2 ⋅ e
− β ⋅ S T0
(
cos β ⋅ ST0 )]
Es
β=4 ;
4 ⋅ E shot ⋅ J shot
Noto il valore di T0 dalla (142) si determina l'andamento del tiro effettivo nel
bullone (equazione 145) per sovrapposizione degli effetti con l'ipotesi che il bullone
abbia comportamento elastico. La forza effettiva nel bullone (con riferimento alla
eq.135) ad una certa distanza R dal centro della galleria è la somma algebrica del valore
(positivo di trazione) ricavato dall'analisi secondo l'ipotesi di vincolo infinitamente
rigido (passo a) in tabella 2.XXIV, Tin nella equazione 145) e di quello (negativo di
compressione) dovuto alla forza di compressione fittizia (Tmax-T0) che si sviluppa alla
testa del bullone.
(145)
e − α ⋅ Lb e − α ⋅ Lb
T = Tin − − (Tmax − T0 ) α ⋅ Lb − α ⋅ Lb
eα ⋅x
+ (Tmax − T )
0 α ⋅ Lb − α ⋅ Lb
− 1e −α ⋅ x
e +e e +e
113
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dove: Tin: tiro nel bullone alla distanza x dalla parete della galleria, calcolata con
l'ipotesi di vincolo infinitamente rigido (punto a) di tabella 2.XXIV, paragrafi
2.4.1, 2.4.2 e 2.4.3).
Noto l'andamento della forza di trazione lungo il bullone attraverso la (145) è, quindi,
possibile ricavare lo stato tensionale e deformativo nel terreno con l'ipotesi di
comportamento elastico del bullone, perfetta aderenza dell'interfaccia terreno-bullone,
conservazione dell'orientazione delle tensioni principali in direzione radiale e
tangenziale. Impiegando lo stesso metodo di calcolo utilizzato nei paragrafi 2.3 e 2.4,
rimangono valide, in campo elastico, le equazioni (96)-(100): ora, però, il valore di
T(i+1) è noto dalla (145) ed R(i+1) dalla analisi precedente (passo a) in tabella 2.XXIV).
Risolvendo il sistema di equazioni (96)-(100) nelle incognite σϑ(i+1), σR(i+1), εϑ(i+1),
εR(i+1), u(i+1), le equazioni (104) e (103) vengono sostituite dalle equazioni (146) e (147),
le (102) e (57) dalle (99) e (100).
2 ⋅ u( i ) ε R (i ) (R(i +1) − R(i ) )σ ϑ ( i ) R(i ) σ R (i ) (T( i ) − T( i +1) )(R( i +1) − R(i ) )(R( i +1) + R( i ) )
− + + + 2
σ ϑ (i +1) =
(R ( i +1) − R( i ) )θ θ 2 ⋅ R(i +1) R( i +1) 2 ⋅δ
2 ⋅ a ⋅ R(i +1)
+
b
−
(R ( i +1) − R( i ) )
(R ( i +1) − R( i ) ) ⋅ θ θ 2 ⋅ R(i +1)
(146)
σ R (i +1) =
(R ( i +1) − R(i ) )
⋅ (σ ϑ ( i +1) + σ ϑ (i ) ) +
R( i ) ⋅ σ R ( i )
⋅
(T
(i ) − T(i +1) ) ⋅ (R(i +1) − R( i ) ) ⋅ (R( i +1) + R( i ) )
2 ⋅ R( i +1) R(2j +1) 2 ⋅δ
(147)
2 ⋅ b ⋅ R( i +1) 1 R 1
dove: θ = + a δ = ⋅ in ⋅
(R( i +1) − R( i ) ) R( i ) − R( i +1) S L ST0 1 (R + R )
(i ) ( i +1)
2
Per campo di comportamento plastico del terreno vale la (120), dove ora il valore del
tiro T(i+1) non è ricavato dalla (106) ma dalla (145). Il valore del raggio interno R(i+1) del
generico anello di calcolo (i+1) è noto dalla precedente analisi sotto l'ipotesi di vincolo
infinitamente rigido sulla parete della galleria (passo a) in tabella 2.XXIV) e, quindi, la
deformazione tangenziale totale in zona plastica è ora espressa dalla (148) in condizioni
di resistenza residue ( ε ϑ (i +1) ≥ α ⋅ ε1e in figura 2.5), e dalla (149) in condizioni softening
( ε ϑ (i +1) < α ⋅ ε1e ), ricavate dalla (61) e dal legame tra le deformazioni principali totali in
campo plastico (figura 2.5):
condizioni residue: (ε R ( i +1) − ε R ( i ) ) = − f ⋅ (ε ϑ ( i +1) − ε ϑ ( i ) )
condizioni softening: (ε R ( i +1) − ε R ( i ) ) = −h ⋅ (ε ϑ ( i +1) − ε ϑ (i ) )
ε ϑ (i +1) =
[2λ (i ) ]
+ (λ(i +1) − λ( i ) ) f ⋅ εϑ ( i ) + 2(λ( i +1) − λ(i ) ) ⋅ ε R ( i )
(148)
ε ϑ (i +1) =
[2λ (i ) + (λ(i +1) − λ( i ) )h]⋅ ε ϑ (i ) + 2(λ(i +1) − λ( i ) ) ⋅ ε R ( i )
(149)
114
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Figura 2.56. Sezioni di studio realizzate alla Galleria Sperimentale Kielder [Freeman,
1978].
Legenda: 1, 2, 3, 4: avanzamento con l'impiego dell'esplosivo; 5, 6, 7, 8:
avanzamento con macchina di scavo; 1: sostegno con centine; 2: rinforzo
con soli bulloni; 3: bulloni e calcestruzzo proiettato; 4: arco di
calcestruzzo proiettato; 5: bulloni e calcestruzzo proiettato; 6: rivestimento
in acciaio; 7: anello di calcestruzzo proiettato; 8: non sostenuto.
I calcari fini della formazione Four Fathom sono di colore grigio scuro, laminati,
contenenti materiali limosi ed argillosi. All'esposizione si deteriorano rapidamente
formando una massa di tipo terroso. Sulla base dei dati disponibili in letteratura,
determinati anche grazie alla back-analysis della sezione di studio non sostenuta
(sezione 8 in figura 2.56) [Houghton, 1979] Hoek e Brown [Hoek e Brown, 1980]
hanno valutato il Rock Mass Rating in 35, mentre Stille e al. [Stille e al., 1989] hanno
stimato il parametro Q della classificazione di Barton in 0,33 (tabella 2.XXV). Dalle
classifcicazioni geomeccaniche e da rilievi in situ è stato possibile attribuire
all'ammasso roccioso i parametri meccanici riportati in tabella 2.XXVI.
115
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RMR
resistenza della roccia intatta (MPa) 25-50 (4)
Rock Quality Designation (RQD) 25-80 (10)
spaziatura delle discontinuità (mm) 50-100 (8)
condizione delle discontinuità:
persistenza alta
separazione (mm) 1-5
(6)
presenza di acqua umidità (7)
orientazione dei giunti molto favorevole (0)
TOTALE (roccia scadente): (35)
Q
Rock Quality Designation (RQD) 0-8
fattore Jn delle famiglie di discontinuità 12
fattore Jr di rugosità delle discontinuità 1,0
fattore Ja di alterazione delle discontinuità 1,0
fattore riduttivo Jw per la presenza dell'acqua 1,0
fattore riduttivo SRF degli sforzi 2,5
TOTALE (roccia molto scadente): 0,33
Tabella 2.XXVI. Parametri meccanici della formazione di calcari fini denominata Four
Fathom attraversata dalla Galleria Sperimentale Kielder [Hoek e Brown, 1980], ricavata
in base alla back-analysis della sezione non sostenuta (sezione n.8 in figura 2.56).
116
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Tabella 2.XXVII. Parametri geometrici delle strutture di sostegno impiegate nei tratti
studiati della Galleria Speriemntale (sezioni 2 e 3 di figura 2.56) [Ward e al., 1976]
[Ward e al., 1983] [Freeman, 1978].
Figura 2.57. Schema, in pianta e sezione, della campagna di misura condotta nelle
sezioni 2 e 3 della Galleria Sperimentale Kielder (figura 2.56).
Legenda: Ext.: estensimetro multibase (tratto in grassetto nel disegno);
R.B.: bullone strumentato (tratto continuo nel disegno); tratteggio (nella
sezione): bullone ordinario.
117
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Nelle figure 2.59 e 2.60 sono riportati rispettivamente i valori medi del tiro all'interno
del bullone e degli spostamenti radiali nel terreno, rilevati 10 giorni dopo l'installazione
dei sostegni. Le variazioni di spostamento rilevate dopo tale tempo, infatti, sono
probabilmente ascrivibili al comportamento elasto-plastico del terreno, per il quale si
sono determinati i parametri meccanici di tabella 2.XXVI; viene quindi trascurata la
aliquota delle deformazioni e delle sollecitazioni legate a fenomeni di natura differita,
che si sviluppano progressivamente nel tempo sotto carico costante.
Dall'andamento del tiro di figura 2.59 è possibile determinare il valore delle tensioni di
taglio all'interfaccia bullone-guaina cementizia, riportato in figura 2.61.
118
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Tabella 2.XXVIII. Parametri di calcolo della rigidezza del vincolo sulla parete della
galleria kvin attraverso l'equazione (144) alla sezione n.3 (figura 2.56).
Oltre che con le misure rilevate in situ, il metodo di calcolo GROBOL è stato
confrontato con i risultati della simulazione numerica condotta con il codice di calcolo
FLAC [Cundall, 1976] [ITASCA Consulting Group, 1993] [Coetzee e al., 1993] per
entrambe le sezioni analizzate (sezioni 2 e 3).
Figura 2.59. Andamento del tiro nel bullone rilevato nelle sezioni 2 e 3 della Galleria
Sperimentale Kielder [Freeman, 1978].
Figura 2.60. Spostamenti radiali nel terreno rilevati nelle sezioni 2 e 3 della Galleria
Sperimentale Kielder [Freeman, 1978].
119
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τ [MPa]
120
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Pin= 0 MPa
0,6 MPa
1,2 MPa
Figura 2.63. Andamento del tiro nel bullone al variare della pressione interna Pin,
risultato della simulazione numerica con il codice di calcolo FLAC nella
sezione n.2 della Galleria Sperimentale Kielder.
Legenda: Pin: pressione interna alla galleria applicata dalle altre opere di
sostegno eventualmente presenti.
121
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Pin= 0 MPa
0,6 MPa
1,2 MPa
Figura 2.64. Andamento del tiro nel bullone al variare della pressione interna Pin,
risultato della simulazione numerica con il codice di calcolo FLAC nella
sezione n.3 della Galleria Sperimentale Kielder.
Legenda: Pin: pressione interna alla galleria applicata dalle altre opere di
sostegno eventualmente presenti.
Nelle figure 2.65-2.70 sono riportati i confronti del metodo di calcolo proposto ed
illustrato nei precedenti paragrafi con le misure condotte in situ e i risultati ottenuti
dalla simulazione numerica con il codice di calcolo alle differenze finite FLAC; più
precisamente nelle figure 2.65 e 2.66 gli spostamenti radiali del terreno e il tiro nel
bullone nella sezione n.2, nelle figure 2.67 e 2.68 gli spostamenti radiali del terreno e il
tiro nel bullone nella sezione n.3, nelle figure 2.69 e 2.70 lo stato tensionale nel terreno
nelle sezioni n.2 e n.3 rispettivamente.
Figura 2.65. Spostamenti radiali nel terreno al contorno della galleria nella sezione n.2.
Confronto tra le misure condotte ed i risultati del calcolo.
122
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k =0
vin
Figura 2.66. Forza assiale nel bullone nella sezione n.2. Confronto tra le misure
condotte in situ ed i risultati del calcolo (kvin=0).
Legenda: kvin: rigidezza del vincolo del bullone sulla parete della galleria.
Figura 2.67. Spostamenti radiali nel terreno al contorno della galleria nella sezione n.3.
Confronto tra le misure condotte ed i risultati del calcolo.
Dall'analisi dei risultati riportati nelle figure 2.65-2.70 si rileva che il rivestimento in
calcestruzzo proiettato svolge una duplice funzione:
- contribuisce alla stabilità del cavo applicando una pressione radiale alle pareti della
galleria (Pin=0,36 MPa nella sezione n.3 della Galleria Sperimentale Kielder);
- consente al bullone di raggiungere una più alta efficienza incrementando la rigidezza
del vincolo sulla parete della galleria (da kvin=0 nella sezione n.2 a kvin=0,967 MN/m
nella sezione n.3) attraverso la propria rigidezza flessionale. In figura 2.71 è riportato
123
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k = 0,967 MN/mm
vin
Figura 2.68. Forza assiale nel bullone nella sezione n.3. Confronto tra le misure
condotte ed i risultati del calcolo (nel modello di calcolo proposto
kvin=0,967 MN/m e la pressione interna applicata dal rivestimento in cls
alla parete è stata posta pari a Pin=0,36 MPa, come dal risultato del calcolo
con il FLAC).
Legenda: kvin: rigidezza del vincolo del bullone sulla parete della galleria.
σ
ϑ
σ
R
Figura 2.69. Sollecitazioni radiali e tangenziali nel terreno al contorno della galleria
nella sezione n.2. Confronto tra il metodo GROBOL ed il codice di calcolo
numerico FLAC.
Legenda: σϑ: tensioni tangenziali; σR: tensioni radiali.
124
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σ
ϑ
σ
R
Figura 2.70. Sollecitazioni radiali e tangenziali nel terreno al contorno della galleria
nella sezione n.3. Confronto tra il metodo GROBOL ed il codice di calcolo
numerico FLAC.
Legenda: σϑ: tensioni tangenziali; σR: tensioni radiali.
bullone
- 6,85 kN·m/m
2,83 kN·m/m
momenti flettenti
Figura 2.71. Momenti flettenti indotti nel rivestimento di calcestruzzo dalla presenza
dei bulloni passivi (pressione nulla all'interno della galleria), calcolato con
il FLAC.
125
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Capitolo 2 - Gli interventi migliorativi: il rinforzo radiale sistematico in galleria -
ancoraggio (kfond), d'altra parte non è possibile analizzare l'influenza della rigidezza
intrinseca della piastra di ancoraggio (kpiastra) per motivi di eccessiva onerosità dello
schema numerico che alla discretizzazione globale del cavo e dei singoli elementi di
rinforzo deve far seguire una proporzionale discretizzazione della testa e del vincolo del
bullone. In questi casi risulta importante la valutazione della rigidezza globale del
vincolo attraverso l'equazione (145), per ottenere la soluzione del problema attraverso il
metodo di calcolo GROBOL.
126
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
Capitolo 3 - Gli interventi conservativi: le tecniche di precontenimento del cavo -
Capitolo 3
Tabella 3.I. Vantaggi e svantaggi principali legati agli interventi conservativi nella
realizzazione di gallerie in condizioni geotecniche difficili.
vantaggi svantaggi
sicurezza operativa bassa velocità di avanzamento
possibilità di avanzare a piena sezione alti costi di intervento
alta industrializzazione delle operazioni
adattabilità a disomogeneità stratigrafiche
consumi energetici contenuti
tempi di cantierizzazione ridotti
flessibilità nella scelta della sezione del
cavo
bassi investimenti
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Capitolo 3 - Gli interventi conservativi: le tecniche di precontenimento del cavo -
Figura 3.1. Costruzione del prerivestimento in calcestruzzo nel metodo del Pretaglio
Meccanico [van Walsum, 1991].
Come è già stato fatto cenno nel paragrafo 1.2, la prima applicazione del Pretaglio
Meccanico nel 1950 negli Stati Uniti non ebbe le stesse finalità che presenta la tecnica
oggi: l'intaglio creato nella roccia aveva lo scopo di ridurre le vibrazioni provocate dalle
128
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rivestimento in calcestruzzo
Figura 3.2. Schema geometrico del prerivestimento in calcestruzzo nella tecnica del
Pretaglio Meccanico e principali parametri geometrici.
Tabella 3.II. Variabilità dei parametri geometrici della struttura di prerivestimento nella
tecnica del Pretaglio Meccanico.
La prima applicazione del metodo in Italia è avvenuta sulla linea ferroviaria Sibari-
Cosenza [Arsena e al., 1991] in presenza di terreni argillosi di scarse caratteristiche
geomeccaniche e con coperture fino a circa 100 m. L'adozione del metodo ha consentito
un avanzamento a piena sezione (circa 85 m2, diametro 10 m) con convergenze
contenute e ridotta estensione della fascia a comportamento plastico nel terreno al
contorno della galleria, con benefici nei riguardi sia dei tempi realizzativi sia delle
dimensioni del rivestimento definitivo.
129
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La realizzazione della tecnica del Pretaglio Meccanico con macchine definite della
terza generazione ha reso possibile la realizzazione completa dell'intaglio lungo l'intero
profilo della galleria, in modo da creare un anello di rivestimento chiuso di grande
efficacia nella stabilizzazione della galleria. L'aumentare delle dimensioni dell'intaglio e
la sempre più usuale adozione dello schema di avanzamento a piena sezione ha creato
alcuni problemi nell'operazione di riempimento con il calcestruzzo proiettato: se prima
era possibile produrre il calcestruzzo per via secca e proiettarlo manualmente, le più
recenti applicazioni hanno previsto l'impiego del calcestruzzo prodotto per via umida e
getto robotizzato. Nel calcestruzzo proiettato per via secca la sabbia, la ghiaia, il
cemento e le fibre di acciaio sono miscelati e spinti da aria compressa senza alcuna
aggiunta di acqua; l'acqua necessaria all'idratazione del cemento è aggiunta alla lancia.
Nel calcestruzzo proiettato per via umida, invece, il calcestruzzo è preparato
aggiungendo acqua alla miscela cemento-aggregati; l'aria compressa è aggiunta alla
lancia per accelerare il flusso e consentirne il getto contro la superficie di applicazione.
I principali vantaggi delle due diverse tecniche di produzione del calcestruzzo proiettato
sono riportate in tabella 3.III.
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- quasi totale eliminazione dei fuori-sagoma e, quindi, una drastica riduzione delle
operazioni di ripienamento dei vuoti esistenti tra il terreno e la struttura di
rivestimento;
- riduzione dello spessore del rivestimento definitivo sia per il contributo statico
offerto dalla struttura di sostegno primaria sia per le migliori caratteristiche di
resistenza del terreno conservate al contorno della galleria, valorizzando, quindi, il
terreno quale materiale da costruzione (e, tuttavia, non si hanno notizie sul
comportamento a lungo termine del rivestimento definitivo nel caso del Pretaglio
Meccanico);
- semplicità nella comprensione del comportamento della struttura in situ attraverso la
misura di spostamenti radiali delle pareti e di sollecitazione nel calcestruzzo e nel
terreno.
Tabella 3.IV. Composizione tipica dei calcestruzzi proiettati formati per via secca e per
via umida impiegati in Italia [Lunardi e al., 1992].
131
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fronte di scavo, particolare attenzione deve essere posta alla valutazione della rigidezza
dell'opera in base all'evoluzione del modulo elastico del calcestruzzo nel tempo.
3.1.2 Il Pretunnel
La tecnica del Pretunnel [Pagliacci, 1993] (figura 3.3) è l'evoluzione del concetto
della protezione in avanzamento per gallerie di grande diametro. Mentre nel Pretaglio
Meccanico il guscio di calcestruzzo creato è una struttura di sostegno a breve termine,
collaborante anche a lungo termine (è necessario prevedere comunque un rivestimento
definitivo anche se di ridotto spessore), nel Pretunnel il rivestimento strutturale
definitivo portante della galleria è realizzato completamente prima dello scavo. Le fasi
operative si riducono alle seguenti due:
- realizzazione preventiva del rivestimento strutturale (concio);
- scavo in avanzamento a piena sezione (abbattimento e smarino) in condizioni di
sicurezza per il tratto rivestito.
La forma del rivestimento è tronco-conica per permettere, come nel Pretaglio
Meccanico, una certa sovrapposizione tra conci successivi. Ogni concio è eseguito
mediante un modulo fresa (figura 3.4), montato su un apposito telaio tubolare mobile a
gambe telescopiche, che, inserito nel terreno, viene movimentato trasversalmente lungo
tutto il profilo della galleria. Ora il riempimento dell'intaglio, che man mano viene
creato, avviene simultaneamente alle spalle del modulo fresante attraverso un cassero ad
esso solidale: la tecnica del Pretunnel, quindi, contrariamente al Pretaglio Meccanico,
si adatta bene anche all'avanzamento in terreni sciolti, poichè non è più necessario
mantenere l'intaglio aperto per il tempo necessario al riempimento.
L'utensile di scavo è costituito da due catene assemblate sullo stesso supporto rigido
(figura 3.4a) le quali portano, con geometria ed inclinazione variabile a seconda del tipo
di terreno affrontato, denti di scavo, dischi o combinazione di denti e dischi. Il taglio del
terreno avviene su un solo lato della catena (lato di scavo); la traslazione del modulo
avviene perpendicolarmente al lato di scavo. Per non caricare flessionalmente e
torsionalmente la struttura di supporto e di guida del modulo fresa, esso è attrezzato con
una serie di elementi a rotolamento (figura 3.4b) la cui funzione principale è quella di
guidarlo correttamente attraverso l'applicazione di forze nella direzione di avanzamento
o in direzione opposta. L'utensile di scavo è spinto nella direzione di avanzamento oltre
che, eventualmente, dagli elementi a rotolamento anche e soprattutto dalla pressione
con il quale il calcestruzzo viene pompato all'interno del cassero che segue il modulo
fresa (figura 3.4b). Poichè la pressione del calcestruzzo può essere variata solamente
entro certi limiti, la forza di accostamento necessaria agli utensili per eseguire l'intaglio
al variare delle caratteristiche del terreno viene continuamente bilanciata dalla forza
applicata agli elementi a rotolamento.
La camera di getto è individuata:
- da un lato dal cassero che trasmette la spinta agli utensili di scavo;
- da tre lati (superiore, inferiore ed al fondo) dal terreno;
132
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Figura 3.4. Il modulo fresa nella tecnica del Pretunnel [Pagliacci, 1993].
Legenda: a) sezione trasversale; b) vista frontale.
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(paragrafo 1.5.2), ammettendo una convergenza controllata delle pareti dello scavo,
viene ridotta la pressione interna necessaria al raggiungimento dell'equilibrio.
Tabella 3.V. Variabilità dei parametri geometrici della struttura di prerivestimento nella
tecnica del Pretunnel [Peila e al., 1995].
Figura 3.5. Sagomatura del cassero prevista per consentire il riempimento con
materiali poliuretanici di parte dell'intaglio realizzato.
Tabella 3.VI. Vantaggi e svantaggi principali della tecnica Pretunnel nei riguardi del
Pretaglio Meccanico.
vantaggi svantaggi
realizzazione del rivestimento definitivo
diametro minimo di intervento 9 m
prima di iniziare la fase di scavo
riduzione dei tempi operativi alti costi di investimento
adattabilità anche ai terreni incoerenti alti carichi sulla struttura
assenza di altri tipi di sostegno
I principali vantaggi e svantaggi della tecnica Pretunnel nei confronti del Pretaglio
Meccanico sono riportati in tabella 3.VI.
Dopo un'estesa verifica del metodo in campi prova, è attualmente in corso la prima
applicazione del Pretunnel per la costruzione di una galleria reale.
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B
u = A⋅ R + (150)
R
- R = (Rex -tcls): σR = 0,
- R = Rex: u = uex,
(1 − 2ν ) ⋅ Rex ⋅ u ex
A= B = Rex ⋅ (u ex − A ⋅ Rex )
(151)(Rex − t cls ) + (1 − 2ν ) ⋅ Rex
2 2
136
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R
P0
Pin= 0
R ex
u ex σR
0
Sostituendo la (150) nella (47); sostituendo la derivata della (150) nella (46);
sostituendo, infine, le (46) e (47) (equazioni che esprimono la congruenza delle
deformazioni) nelle (49) e (50) (teoria dell'elasticità in campo tensio-deformativo
assialsimmetrico), e risolvendo il sistema nelle due incognite σϑ e σR, si determina la
sollecitazione radiale σRo all'estradosso del rivestimento (R=Rex) (note le costanti di
integrazione A e B), espressa dalla (152).
La rigidezza della struttura kstr è data dal rapporto tra la tensione radiale σRo e lo
spostamento radiale all'estradosso uex. Raggruppando i termini in uex nella (152) e
risolvendo si ottiene, dunque, la (153).
(153)
k str =
[
E cls ⋅ Rex2 − (Rex − t cls )
2
]
(1 + ν cls ) ⋅ [(1 − 2ν cls )Rex2 + (Rex − t cls )2 ]
dove: kstr: rigidezza del rivestimento in calcestruzzo;
Ecls: modulo elastico del calcestruzzo;
νcls: modulo di Poisson del calcestruzzo;
Rex: distanza dal centro della galleria dell'estradosso;
tcls: spessore del rivestimento in calcestruzzo.
La (153) è applicabile, in prima approssimazione, all'anello di rivestimento primario in
calcestruzzo proiettato, all'anello di rivestimento definitivo in calcestruzzo ed anche al
prerivestimento primario del metodo del Pretaglio Meccanico, al prerivestimento
definitivo del metodo Pretunnel.
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Lo spostamento radiale u0 della parete della galleria al momento del getto del
calcestruzzo dipende dalla distanza dal fronte di scavo della sezione in cui viene gettato
il calcestruzzo: per l'applicazione con calcestruzzo proiettato tale distanza può essere
anche nulla (figura 3.7a); è addirittura negativa nelle tecniche di precontenimento del
cavo (figura 3.7b).
Nota la distanza x è possibile, attraverso la eq.84, determinare la pressione interna
fittizia Pinst corrispondente alla sezione di calcolo prescelta, e, dal valore della Pinst, lo
spostamento radiale u0 ad essa associata attraverso la curva caratteristica.
In corrispondenza del fronte di scavo, per esempio, è stato valutato [Muir Wood, 1979]
(eq.156) lo spostamento radiale u0 in circa 1/4 dello spostamento massimo elastico che
si realizza a grande distanza dal fronte.
1 (1 + ν ) ⋅ Rin ⋅ P0 (156)
u0 ≅ ⋅
4 E
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fronte di scavo
A A fronte di scavo
rivestimento in calcestruzzo
0 x 0 x
A A rivestimento in calcestruzzo
a) b)
Figura 3.7. Posizione della sezione di calcolo (sez. A-A) rispetto al fronte di scavo:
a): rivestimento in calcestruzzo proiettato (distanza positiva dal fronte di
scavo); b): Pretaglio Meccanico (distanza negativa dal fronte di scavo).
(1 − 2ν ) ⋅ Rex ⋅ u ex (1 + ν ) ⋅ (1 − 2ν ) (157)
+ Pcen ⋅ (Rex − t cls ) ⋅
2
A=
(Rex − t cls )2 + (1 − 2ν ) ⋅ Rex2 E cls
E, quindi, ponendo:
(
Pcen ≅ k cen ⋅ u ex − u 0' ) (158)
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k tot =
[
E cls ⋅ Rex2 − (Rex − t cls )
2
] + k cen ⋅
2 ⋅ (1 − ν cls ) ⋅ (Rex − t cls )
2
(159)
+ ν cls ) ⋅ [(1 − 2ν cls ) ⋅ Rex2 + (Rex − t cls ) ]
(1(159) (1 − 2ν cls ) ⋅ Rex2 + (Rex − t cls )2
2
k tot =
[
E cls ⋅ Rex2 − (Rex − t cls )
2
]
]+ k
(160)
(1 + ν cls ) ⋅ [(1 − 2ν cls ) ⋅ R 2
ex + (Rex − t cls )
2 cen
Dalla analisi della (153), (155), (159) e (160) risulta necessario al calcolo della
rigidezza e, quindi, al corretto dimensionamento dello spessore del rivestimento in
calcestruzzo in galleria il modulo elastico Ecls, il modulo di Poisson νcls e il carico a
rottura monoassiale del calcestruzzo C0,cls. Essendo queste grandezze, però, variabili
con il tempo (tabella 3.VII) e durante la messa in carico del rivestimento, si assume per
esse generalmente un valore medio, inferiore al valore a lungo termine. La stima dei
valori medi di Ecls, νcls e C0,cls è, al momento, uno dei problemi più grandi nel
dimensionamento delle strutture di rivestimento in calcestruzzo in galleria.
Recenti studi [Kuwajima, 1991] hanno permesso di ottenere una correlazione (eq. 161)
tra il modulo elastico del calcestruzzo e la sua resistenza a compressione monoassiale
nel tempo, essendo quest'ultimo parametro valutabile molto più facilmente per le più
ridotte dimensioni dei campioni necessarie e la semplicità operativa delle prove di
misura.
1306 ⋅ C01,.92
Ecls = cls
[GPa] (161)
1 + 0.18 ⋅ C02,.cls
283
dove: C0,cls: resistenza a compressione monoassiale del calcestruzzo nel tempo [MPa];
Ecls: modulo elastico del calcestruzzo [GPa].
Tabella 3.VII. Valori tipici della resistenza a compressione monoassiale C0,cls (in MPa)
nel tempo per tre tipi di calcestruzzo proiettato [Hoek e Brown, 1980].
Oltre all'effetto del tempo, la scelta del modulo elastico medio per il calcolo della linea
caratteristica della struttura di sostegno deve considerare anche la presenza di altri
140
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Capitolo 3 - Gli interventi conservativi: le tecniche di precontenimento del cavo -
fenomeni che sovente ricorrono durante e successivamente alla messa in carico del
rivestimento in calcestruzzo, tra i quali i più importanti sono:
- il creep;
- il ritiro.
Il creep è un fenomeno fisico di natura viscosa che consiste nell'evolvere nel tempo di
deformazioni sotto carico costante, in maniera più marcata al crescere dello stato
tensionale. Studi condotti da Schubert [Schubert, 1988] hanno permesso di verificare
l'importanza di tale fenomeno sul comportamento del rivestimento e, quindi, su un
corretto dimensionamento. Il ritiro del calcestruzzo consiste nell'esistenza, durante la
maturazione, di deformazioni di compressione o, se impedite, di sollecitazione di
trazione di entità dipendente dal tipo di calcestruzzo, dalla quantità d'acqua impiegata
nella miscelazione e dall'umidità presente nell'aria.
Per tenere in giusto conto tutti i fenomeni descritti, nell'applicazione allo studio del
comportamento del rivestimento in calcestruzzo proiettato viene generalmente
introdotto il concetto del modulo equivalente [Eisenstein e al., 1991], sul cui valore non
esiste concordanza in letteratura poichè è fortemente influenzato dalle condizioni
contingenti esistenti in galleria (velocità di avanzamento, cicli di lavorazione, tipo di
calcestruzzo, etc.): per Hoek e Brown [Hoek e Brown, 1980] è compreso nell'intervallo
14-28 GPa, mentre per Eisenstein e al. [Eisenstein e al., 1991] vale 10 GPa.
Pmax
Fcls = (162)
Peff
ueff ≤ uamm (163)
Come alternativa all'approccio teorico con il metodo delle curve caratteristiche, utili
considerazioni sull'ordine di grandezza dello spessore del rivestimento da prevedere e
sulla tipologia delle altre opere di sostegno da associare all'anello di calcestruzzo sono
fornite dalle classificazioni geomeccaniche, che hanno permesso di razionalizzare le
indicazioni derivanti dalle passate esperienze. Le più note classificazioni sono state
sviluppate dal Norwegian Geotechnical Institute [Barton e al., 1974] [Barton e al.,
1975] e dal South African Council for Scientific and Industrial Research [Bieniawski,
1974] [Bieniawski, 1976] [Bieniawski, 1984] [Bieniawski, 1989]. La classificazione del
Norwegian Geotechnical Institute consente di stimare lo spessore di calcestruzzo
proiettato necessario, variabile da 12 cm a 30 cm, in base al valore dei seguenti
parametri: il Rock Mass Quality Q; le dimensioni dello scavo; le dimensioni dei blocchi
di roccia individuati dalle discontinuità.
La classificazione del South African Council for Scientific and Industrial Research,
attraverso la definizione del Rock Mass Rating RMR, dà indicazioni sullo spessore
141
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La procedura di calcolo del metodo SHELL (tabella 3.IX) risulta, quindi, molto simile
ma più semplice di quella del metodo SOFCON modificato (tabella 2.XIII). In figura
3.8 sono riportate le curve caratteristiche della galleria naturale e prerivestita, ottenute
dal metodo di calcolo SHELL.
144
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Tabella 3.IX. Passi di calcolo del metodo SHELL, per l'analisi del comportamento del
prerivestimento in calcestruzzo nelle tecniche del Pretaglio Meccanico e
del Pretunnel e la definizione della curva caratteristica della galleria rivestita.
Pin
P0
1
Pinst A
B'
C'
B
1
2
C
uinst
spostamenti radiali in parete
u
Figura 3.8. Curva caratteristica della galleria naturale e della galleria prerivestita.
Legenda: Pin: pressione interna alla galleria; 1: curva caratteristica della
galleria naturale di raggio Rin=Rex; 2: curva caratteristica della galleria
prerivestita; A: punto della curva caratteristica della galleria naturale che
rappresenta la situazione (pressione interna e spostamento radiale) al
momento in cui viene realizzato il prerivestimento; B, C: spostamento
radiale della parete della galleria rivestita con un anello di calcestruzzo per
pressione interna rispettivamente maggiore di zero e nulla (lontano dal
fronte di scavo ed in assenza di altre opere di sostegno); B', C': condizioni
al contorno sull'estradosso del rivestimento (R=Rex) che inducono le
condizioni B e C all'intradosso (R=Rex-tcls); Pinst pressione interna alla
galleria al momento in cui viene realizzato il prerivestimento; uinst
spostamento radiale della parete della galleria che si è verificato
precedentemente alla realizzazione del prerivestimento; P0 carico
litostatico preesistente.
145
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Pin
P0 1 A
Pcen B
u
Figura 3.9. Definizione dei carichi agenti sulla struttura ausiliaria di sostegno (centina
metallica), realizzata successivamente al prerivestimento in calcestruzzo
nel metodo del Pretaglio Meccanico.
Legenda: Pin: pressione interna alla galleria; u: spostamento radiale
all'estradosso del rivestimento; 1: curva caratteristica della galleria
naturale di raggio Rin=Rex; 2: curva caratteristica della galleria prerivestita
(metodo di calcolo SHELL); 3: linea caratteristica della struttura di
sostegno ausiliaria realizzata in galleria; A: punto della curva caratteristica
della galleria naturale che rappresenta la situazione (pressione interna e
spostamento radiale) al momento in cui viene realizzato il prerivestimento;
B: intersezione della curva caratteristica della galleria prerivestita con la
linea caratteristica del sostegno ausiliario; C: raggiungimento del limite
elastico nella seconda struttura di sostegno; P0 carico litostatico naturale.
La pressione Pcen in figura 3.9, oltre a rappresentare il carico agente sulla struttura di
sostegno ausiliaria (nell'esempio del Pretaglio Meccanico la centina metallica), è anche
la pressione interna applicata all'intradosso del rivestimento in calcestruzzo lontano dal
fronte di scavo, dove la pressione interna fittizia che rappresenta il contributo statico
offerto dal fronte alla stabilità della galleria si può considerare nulla. Lo stato tensionale
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ε ϑ ,rott,cls
Fcls = (165)
ε ϑ ,max
La definizione del fattore di sicurezza riportata nella (165) è valida per qualsiasi
condizione al contorno imposta all'intradosso del rivestimento, cioè per qualsiasi valore
della pressione interna applicata da una struttura ausiliaria di sostegno.
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Μx Μϑ Ν
Τx ϑ
y
Νx
Μϑ
z x
t cls
Νϑ
R in dϑ
Figura 3.10. Schema delle sollecitazioni che agiscono nell'elemento infinitesimo del
rivestimento circolare di calcestruzzo.
Legenda: Mϑ: momento trasversale nel rivestimento; Nϑ: forza trasversale
nel rivestimento; Mx: momento longitudinale lungo l'asse della galleria;
Nx: forza longitudinale; tcls spessore del rivestimento in calcestruzzo; Rin:
raggio interno della galleria.
- il valore del modulo elastico medio del calcestruzzo durante l'applicazione del carico
da parte del terreno è di difficile valutazione, come è stato evidenziato nel paragrafo
3.1.3;
- la pressione Pinst nelle tecniche di precontenimento del cavo è, in base ad analisi di
tipo tridimensionale in campo elastico, maggiore di 0,72·P0; il corretto valore di Pinst
da introdurre nei calcoli è comunque di difficile valutazione, soprattutto in presenza
di interventi di consolidamento del fronte, che, impedendo i fenomeni di estrusione
dei terreni a scarse caratteristiche meccaniche, irrigidiscono il nucleo ed inducono
una riduzione del rilascio tensionale al contorno della galleria;
- per prerivestimenti molto lunghi, spinti in profondità nel terreno avanti al fronte di
scavo, lo stato tensionale nel calcestruzzo è differente per le diverse sezioni (figura
3.11) a causa del diverso valore della Pinst; la lunghezza di sovrapposizione dei conci,
inoltre, in alcuni casi (come nella tecnica del Pretunnel, per esempio) può
influenzare sensibilmente il comportamento del prerivestimento aumentandone la sua
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a b c
a b c
Figura 3.11. Sezioni del prerivestimento (a-a, b-b, c-c) a diverso valore della pressione
Pinst anteriormente al fronte di scavo. La pressione Pinst è, in prima
approssimazione, dipendente dalla distanza dal fronte di scavo, dalle
modalità di esecuzione dell'intaglio.
Ecalc ≅
(Rex − t cls ) 2s
⋅ +
(2 Rex − t cls ) ⋅
(d − s ) ⋅ E (166)
[ 2
]
(1 − ν cls )Rex − 2 Rex t cls + 2t cls d
2
[ ]
2(1 − ν cls )Rex − 2 Rex t cls + t cls
2 2
d
cls
dove: Ecalc: modulo elastico del calcestruzzo corretto per tener conto, nello schema
bidimensionale del metodo SHELL, della lunghezza di sovrapposizione di due
conci siccessivi;
Ecls: modulo elastico del calcestruzzo;
νcls: modulo di Poisson del calcestruzzo;
Rex: distanza dell'estradosso del rivestimento dal centro della galleria (Rex=Rin);
tcls: spessore del rivestimento in calcestruzzo, misurato in una sezione
perpendicolare all'asse della galleria;
s: lunghezza di sovrapposizione tra due conci successivi;
d: profondità dell'intaglio rispetto al fronte di scavo (figura 3.2).
149
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stesso tipo di terreno (tabella 3.X) (di scarse caratteristiche geotecniche) sotto un carico
litostatico naturale P0 di 2 MPa. I parametri meccanici e geometrici dei due tipi di
prerivestimento, necessari al calcolo con il metodo SHELL, sono riportati in tabella
3.XI. In questo esempio si è supposto un comportamento lineare elastico del
calcestruzzo costituente il prerivestimento.
Tabella 3.XI. Parametri meccanici del calcestruzzo e geometrici del prerivestimento del
Pretaglio Meccanico e del Pretunnel nell'esempio I.
In figura 3.12 sono riportate le curve caratteristiche della galleria naturale e della
galleria prerivestita con le tecniche del Pretaglio meccanico e del Pretunnel.
Dall'analisi del grafico è possibile riscontrare la maggior rigidezza della struttura di
rivestimento del Pretunnel. La tecnica del Pretunnel è caratterizzata anche da un più
alto valore della pressione Pinst, pressione interna al di sotto della quale si inizia a
considerare la presenza del prerivestimento nel calcolo con il metodo SHELL. La
realizzazione del prerivestimento in avanzamento nella tecnica di scavo del Pretunnel
consente di ottenere, quindi, in condizioni geotecniche difficili, uno spostamento radiale
totale di solo 1 cm.
In figura 3.13 è riportato l'andamento delle tensioni tangenziali nel terreno e nel
rivestimento di calcestruzzo per pressione interna nulla (situazione lontano dal fronte di
scavo e in assenza di altre opere di sostegno). L'analisi della figura permette di rilevare
150
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come la sollecitazione principale massima indotta nel prerivestimento nella tecnica del
Pretaglio meccanico supera la sollecitazione elastica limite e che, quindi, si rende
necessario, per una corretta valutazione del comportamento della struttura di
precontenimento, considerare un comportamento del tipo elasto-plastico del
calcestruzzo. Le sollecitazioni indotte nella struttura del Pretunnel, invece, sono
compatibili con un comportamento tensionale e deformativo di tipo lineare elastico.
Pin [MPa]
1 A
Pinst,2 1
B
Pinst,3
1
2
3
C D
Figura 3.12. Curva caratteristica della galleria prerivestita con il metodo del Pretaglio
meccanico e del Pretunnel nell'esempio I.
Legenda: Pin: pressione interna alla galleria; A: installazione del
prerivestimento del Pretunnel; B: installazione del prerivestimento del
Pretaglio Meccanico; C: spostamento radiale della parete della galleria
prerivestita con il metodo del Pretunnel, per pressione interna nulla; D:
spostamento radiale della parete della galleria prerivestita con il metodo
del Pretaglio meccanico, per pressione interna nulla; 1: curva caratteristica
della galleria; 2: curva caratteristica della galleria prerivestita con la
tecnica del Pretunnel; 3: curva caratteristica della galleria prerivestita con
la tecnica del Pretaglio meccanico; Pinst,2 pressione interna della galleria in
corrispondenza dell'installazione del prerivestimento del Pretunnel; Pinst,3
pressione interna della galleria in corrispondenza dell'installazione del
prerivestimento del Pretaglio meccanico.
151
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
Capitolo 3 - Gli interventi conservativi: le tecniche di precontenimento del cavo -
σϑ [MPa]
Per pressioni interne diverse da zero, la (167) è sostituita dalla (168) poichè il
confinamento prodotto dalla tensione radiale incrementa il valore della sollecitazione
tangenziale limite elastica.
In questo secondo esempio viene analizzata l'influenza del valore del modulo
elastico del calcestruzzo sul comportamento strutturale del prerivestimento nel metodo
del Pretaglio meccanico. L'esempio II si riferisce ad una galleria di diametro 8,8 m,
realizzata in una roccia di scarse caratteristiche geotecniche (RMR ≅ 38), (i parametri
meccanici sono riportati in tabella 3.XII), sottoposta ad un carico litostatico naturale di
3 MPa.
152
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
Capitolo 3 - Gli interventi conservativi: le tecniche di precontenimento del cavo -
Dall'analisi della figura 3.15 è possibile rilevare come sia particolarmente importante
valutare correttamente il modulo elastico medio del calcestruzzo per determinare
l'andamento delle sollecitazioni tangenziali nel rivestimento. Alti valori del modulo
elastico, infatti, se da un lato inducono minori convergenze (figura 3.14) dall'altro più
grandi valori della sollecitazioni nel rivestimento. Il controllo delle convergenze non
risulta essere sempre l'aspetto statico più importante: in questi casi è possibile scegliere
la composizione del calcestruzzo o la tempistica della messa in carico della struttura
(compatibilmente con la stabilità a breve termine) che induca sollecitazioni inferiori.
153
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
Capitolo 3 - Gli interventi conservativi: le tecniche di precontenimento del cavo -
MPa. In figura 3.16 è riportato l'andamento delle sollecitazioni tangenziali per spessori
del rivestimento di 30 cm, 25 cm, 20 cm e 15 cm e per pressione interna nulla.
Pin [MPa]
1
A
2 3 4
σϑ [MPa]
154
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
Capitolo 3 - Gli interventi conservativi: le tecniche di precontenimento del cavo -
R ex
σϑ [MPa]
1
2
3
4
4 3 2
1
- R=(Rex-tcls): Pin=Pcen.
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Capitolo 3 - Gli interventi conservativi: le tecniche di precontenimento del cavo -
In figura 3.17 sono riportate le curve caratteristiche della galleria con e senza il
prerivestimento in calcestruzzo. La evidente perdita della linearità della curva
caratteristica della galleria rivestita, in corrispondenza di bassi valori della pressione
interna Pin , è riconducibile ai fenomeni di plasticizzazione che si verificano nel
calcestruzzo.
In figura 3.18 è illustrata l'evoluzione del raggio plastico nel rivestimento in
calcestruzzo al diminuire della pressione interna applicata: nel punto A inizia a
verificarsi il raggiungimento del limite elastico in corrispondenza dell'intradosso,
mentre nel punto B anche l'estradosso del rivestimento raggiunge condizioni di
comportamento plastico.
In figura 3.19 è riportato l'andamento delle deformazioni principali massime
(tangenziali) nel calcestruzzo, al variare della pressione interna alla galleria. Le
156
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
Capitolo 3 - Gli interventi conservativi: le tecniche di precontenimento del cavo -
Pin [MPa]
1
Pinst A
2
B
I passi che è necessario compiere per il corretto dimensionamento dello spessore della
struttura di prerivestimento e della struttura ausiliaria in galleria sono:
a) calcolo delle deformazioni tangenziali all'intradosso del rivestimento per diversi
valori della pressione interna alla galleria (come figura 3.19);
b) determinazione della deformazione principale massima del calcestruzzo a rottura;
c) definizione del fattore di sicurezza minimo ammissibile;
d) in base ai passi a), b) e c), determinazione della pressione interna necessaria Pmin al
raggiungimento del fattore di sicurezza minimo ammissibile nella struttura in
calcestruzzo;
e) nel caso la pressione interna necessaria Pmin sia nulla, il fattore di sicurezza nel
rivestimento è verificato senza ricorrere alla realizzazione di opere di sostegno
ausiliarie all'interno della galleria;
f) se, invece, la pressione necessaria Pmin risultasse non nulla, si deve procedere alla
realizzazione di opere di sostegno ausiliarie (come centine metalliche, per esempio),
sempre mantenendo costanti i parametri geometrici del rivestimento e meccanici del
calcestruzzo; il dimensionamento delle opere di sostegno ausiliarie può avvenire nel
modo seguente (figura 3.20):
157
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
Capitolo 3 - Gli interventi conservativi: le tecniche di precontenimento del cavo -
dove: Pmax: pressione limite della struttura di sostegno ausiliaria (figura 1.6);
Pmin: pressione interna necessaria al raggiungimento del fattore di sicurezza
minimo ammissibile nel rivestimento di calcestruzzo;
Fs: fattore di sicurezza nella struttura di sostegno ausiliaria;
ueff: spostamento radiale effettivo della struttura di sostegno (punto D in figura
3.20);
u0: spostamento radiale della parete della galleria al momento dell'installazione
della struttura di sostegno ausiliaria.
Il valore della rigidezza kstr e del carico limite sopportabile Pmax sono sufficienti al
dimensionamento della struttura di sostegno ausiliaria.
Pin [MPa]
R ex
t
cls
A
1
2
B
Figura 3.18. Andamento del raggio plastico nel rivestimento di calcestruzzo al variare
della pressione interna della galleria.
Legenda: Pin: pressione interna alla galleria; A: inizio della
plasticizzazione del prerivestimento (all'intradosso); B: completa
plasticizzazione; 1: pressione interna per valori inferiori della quale si
verifica la plasticizzazione del prerivestimento; 2: pressione interna limite
per valori inferiori della quale si verifica la completa plasticizzazione del
prerivestimento; Rex: raggio dello scavo (coincidente con la distanza
dell'estradosso del rivestimento dal centro della galleria); tcls: spessore del
rivestimento in calcestruzzo.
158
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
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C
B
A
Ponendo, quindi, εϑ,rott,cls pari a 0,0011 e Fcls, fattore di sicurezza minimo ammissibile
nella struttura di rivestimento in calcestruzzo pari a 1,2, εϑ,max è definita dalla (165) e
vale 9,16·10-4. Dalla figura 3.19 è possibile determinare la pressione interna Pmin
correlata alla deformazione tangenziale εϑ,max (Pmin=0,5 MPa). Noto Pmin , infine, si
ricava il punto D, intersezione con la curva caratteristica della galleria rivestita, di
figura 3.20 e le caratteristiche di rigidezza e resistenza che deve presentare la struttura
di sostegno aggiuntiva per assolvere al suo compito (eq.169 e 170).
Il metodo di calcolo SHELL è stato applicato allo studio del rivestimento strutturale
della tecnica del Pretunnel in una galleria circolare profonda della linea dell'Alta
Velocità Ferroviaria Italiana, attualmente in corso di realizzazione, di diametro
variabile, per esigenze costruttive, dai 14,5 ai 16,5 m e sottoposta ad un carico
litostatico naturale di 4 MPa. Le caratteristiche meccaniche del terreno sono riportate in
tabella 3.XV. Le dimensioni del prerivestimento e le caratteristiche meccaniche del
calcestruzzo impiegato sono, invece, riportate in tabella 3.XVI. Il modulo elastico del
calcestruzzo è stato modificato per tenere conto dell'incremento della rigidezza della
struttura dovuto alle sovrapposizioni (eq.166). La pressione interna Pinst (punto A di
159
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
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Pin
P
0
1
D
P
min
3 kstr 2
C B
u0 u
eff u
Figura 3.20. Dimensionamento della struttura di sostegno ausiliaria in modo da
permettere il raggiungimento del fattore di sicurezza desiderato nel
rivestimento in calcestruzzo.
Legenda: A: installazione del prerivestimento; B: spostamento radiale
della parete della galleria, per pressione interna nulla, in presenza del
prerivestimento; C: installazione della struttura di sostegno ausiliaria; D:
intersezione della linea caratteristica della struttura di sostegno ausiliaria
con la semiretta orizzontale passante per P=Pmin; Pmin: pressione interna
necessaria al raggiungimento del fattore di sicurezza minimo ammissibile
nel rivestimento di calcestruzzo; 1: curva caratteristica della galleria
naturale; 2: curva caratteristica della galleria prerivestita; 3: linea
caratteristica della struttura di sostegno ausiliaria.
I risultati del calcolo condotto con il metodo SHELL, sono stati confrontati con i
risultati di una simulazione numerica assialsimmetrica agli elementi finiti. Il codice di
calcolo utilizzato è il FESTER (Finite Element Simulation of Tunnels Excavated in
Rock) [Reed e Lavander, 1988], sviluppato congiuntamente dalla Brunel University e
dalla Geodata S.p.A. specificatamente per problematiche di meccanica delle rocce e di
gallerie; tale codice è in grado di studiare il comportamento del terreno in
corrispondenza delle grandi deformazioni, per leggi di comportamento visco-plastiche,
con elementi al contorno infiniti, e di simulare il fenomeno di interazione bulloni-
terreno attraverso la definizione di elementi strutturali dedicati.
Il modello numerico utilizzato, le cui principali caratteristiche sono riportate in tabella
3.XVII, è illustrato in figura 3.21. Per la simmetria del problema, solo una metà della
galleria è stata studiata, imponendo in corrispondenza del suo asse, la condizione al
contorno di spostamento trasversale nullo. Sui limiti trasversali sono impediti sia gli
spostamenti radiali sia quelli in direzione assiale. I 37 elementi infiniti sono stati
160
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nodi 1483
elementi 488
quadrilateri isoparametrici 451
infiniti 37
larghezza totale (m) 45
altezza totale (m) 60
161
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Figura 3.21. Modello numerico assialsimmetrico impiegato per lo studio con il codice
di calcolo agli elementi finiti FESTER [Reed e Lavender, 1988] (scala
1:200).
I passi di calcolo della simulazione numerica agli elementi finiti sono stati:
a) definizione del carico litostatico naturale alla profondità di scavo al modello
mediante l'attribuzione di una tensione uniforme ai punti di integrazione di ciascun
elemento (punti di Gauss);
162
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I risultati della modellazione agli elementi finiti, punti 1 e 2 in figura 3.23, sono stati
desunti per la sezione E, al termine delle fasi d) ed f), cioè rispettivamente poco prima di
realizzare il secondo guscio di prerivestimento e al termine del successivo avanzamento
del fronte di scavo.
163
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Figura 3.22. Risultati della simulazione numerica agli elementi finiti con il codice di
calcolo FESTER.
Legenda: A: maglia del modello alle diverse fasi; B: risultati del calcolo in
termini tensionali e deformativi al termine dell'ultimo passo di calcolo
(passo f) della simulazione).
E' possibile verificare dall'analisi della figura 3.23 come esista una buona
corrispondenza tra i risultati del metodo SHELL e della simulazione numerica alle
differenze finite.
164
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
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Pin [MPa]
Pinst 1
risultati del modello numerico
Figura 3.23. Confronto della curva caratteristica della galleria prerivestita ottenuta
dall'analisi con il metodo SHELL con i risultati della simulazione numerica
agli elementi finiti con il codice di calcolo FESTER.
Legenda: Pinst: pressione interna alla galleria; Pinst: pressione interna
fittizia all'istante in cui viene realizzato il prerivestimento; uinst:
spostamento radiale della parete della galleria che si è verificato già prima
di realizzare il prerivestimento; 1: coppia di valori dello spostamento
radiale e della pressione radiale sulla parete di scavo in corrispondenza
della sezione E, al momento in cui viene realizzato il prerivestimento
(termine della fase c) della simulazione di calcolo); 2: coppia di valori
dello spostamento radiale e della pressione radiale sulla parete di scavo in
corrispondenza della sezione E, al successivo avanzamento del fronte di
scavo (termine della fase f) della simulazione di calcolo).
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
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σ [MPa]
sollecitazioni tangenziali
nel prerivestimento
σϑ
σR
166
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σ R (def )
∆tdef = ⋅ t def (171)
Edef
Pin
P0 1
Pinst A
1
*
Pinst A*
1
2 3
B B*
u inst u*inst
u
Figura 3.25. Simulazione di una fascia di materiale deformabile all'estradosso del
prerivestimento nella tecnica del Pretunnel, attraverso il metodo di calcolo
SHELL.
Legenda: 1, 2, 3: curve caratteristiche rispettivamente della galleria in
assenza di prerivestimento; della galleria prerivestita, in assenza e in
presenza della fascia di materiale deformabile all'estradosso del
rivestimento in calcestruzzo; A, A*: realizzazione del rivestimento nella
simulazione di calcolo con lo SHELL, rispettivamente in assenza e in
presenza della fascia di materiale deformabile all'estradosso del
*
rivestimento; Pinst , Pinst : pressione interna fittizia al momento in cui si
realizza il prerivestimento rispettivamente in assenza e in presenza della
*
fascia di materiale deformabile; uinst , uinst : spostamento radiale della parete
della galleria al momento in cui si realizza il prerivestimento,
rispettivamente in assenza e in presenza della fascia di materiale
deformabile.
167
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
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e che il modulo elastico Edef abbia valore infinito (punto A di figura 3.25);
successivamente viene sostituito a Edef il suo vero valore (sensibilmente inferiore a
quello del calcestruzzo) e si riscontra una riduzione ∆tdef (eq.171) dello spessore della
fascia di materiale deformabile a causa della presenza della sollecitazione σR(def): la
riduzione di spessore ∆tdef comporta un ulteriore spostamento della parete dello scavo
verso l'interno della galleria (eq.172) e una contemporanea riduzione della pressione
*
interna fittizia (da Pinst a Pinst ).
*
uinst = uinst + ∆t def (172)
Con il metodo di calcolo SHELL è possibile una veloce analisi dello stato tensionale e
deformativo della struttura di prerivestimento e del terreno in presenza di una fascia di
materiale deformabile, interposta tra il calcestruzzo e la parete di scavo. Il metodo
considera, in questi casi, per il calcestruzzo e per il materiale deformabile un
comportamento del tipo lineare elastico. Dall'analisi delle sollecitazioni e delle
deformazioni indotte nella struttura di prerivestimento, note le caratteristiche
meccaniche del calcestruzzo e del materiale deformabile e la curva caratteristica della
galleria, è possibile determinare la coppia di valori degli spessori del rivestimento in
calcestruzzo tcls e della fascia di materiale deformabile tdef che, compatibilmente con le
168
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
Capitolo 3 - Gli interventi conservativi: le tecniche di precontenimento del cavo -
condizioni di sicurezza (verifica dei fattori di sicurezza), sia ottimale dal punto di vista
economico.
σR
P0
tcls tdef
σ fascia di materiale
R(def)
deformabile
Figura 3.26. Sollecitazioni radiali nel calcestruzzo, nella fascia di materiale altamente
deformabile e nel terreno al contorno della galleria, ricavate con il metodo
di calcolo SHELL, per pressione interna nulla. Determinazione del valore
di σR(def) necessario al calcolo.
Legenda: tcls: spessore del rivestimento in calcestruzzo; tdef: spessore della
fascia di materiale deformabile; σR(def) sollecitazione radiale nel materiale
deformabile; P0: carico litostatico naturale.
Tabella 3.XVIII. Parametri fisici e meccanici del terreno (comportamento del terreno
del tipo elasto-plastico ideale: parametri di resistenza residui uguali a quelli di picco).
169
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
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La pressione Pinst assunta nel calcolo è pari a 0,86·P0. I valori dei parametri meccanici
del calcestruzzo e del materiale deformabile sono riportati in tabella 3.XIX.
Sono state condotte analisi con il metodo SHELL per i seguenti due tipi di rivestimento:
a) spessore della struttura di prerivestimento tcls 90 cm, senza fascia di materiale
deformabile all'estradosso;
b) spessore della struttura di prerivestimento tcls 72 cm, con fascia di materiale
deformabile all'estradosso di spessore iniziale tdef di 18 cm (lo spessore completo del
cassero è, quindi, anche ora di 90 cm).
In figura 3.27 è riportata la curva caratteristica della galleria prerivestita secondo i casi
a) e b).
Dall'analisi della figura 3.27 risulta evidente come la presenza di una fascia di materiale
deformabile (caso a)) permette lo sviluppo di convergenze più grandi (circa il doppio in
questo esempio) rispetto al caso in cui essa manca ed è occupata dal calcestruzzo (caso
b)). Il controllo della convergenza della galleria in quest'ultimo caso induce un
alleggerimento tensionale nella struttura di calcestruzzo, nonostante le sue più ridotte
dimensioni, come è possibile rilevare dalla figura 3.28.
Pin [MPa]
*
A
1
a b
Figura 3.27. Curva caratteristica della galleria prerivestita secondo gli schemi a) e b).
Legenda: 1: curva caratteristica della galleria; a: curva caratteristica della
galleria prerivestita secondo lo schema a); b: curva caratteristica della
galleria prerivestita secondo lo schema b); A e A*: realizzazione del
prerivestimento in calcestruzzo rispettivamente senza e con la fascia di
materiale deformabile.
170
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
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La figura 3.29 riporta l'andamento delle sollecitazioni tangenziali nel terreno, che
consente il controllo dell'evoluzione del raggio plastico in presenza di una fascia di
materiale deformabile.
σϑ [MPa]
171
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
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172
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Pin
P
0 1
P A
inst
2
P(j)
P(j+1) ∆ P(j+1)
3
∆ u(j+1)
uinst u(j) u(j+1)
spostamenti radiali in parete
Figura 3.30. Curva caratteristica della galleria non sostenuta e della galleria rivestita di
un anello di calcestruzzo.
Legenda: 1+2: curva caratteristica della galleria; 3: curva caratteristica
della galleria rivestita; P0: carico litostatico naturale; Pinst: pressione
interna fittizia al momento in cui si realizza il prerivestimento; uinst:
spostamento radiale della parete della galleria al momento in cui si realizza
il prerivestimento; ∆P(j+1): generico decremento della pressione interna
fittizia applicata all'estradosso del rivestimento in calcestruzzo; ∆u(j+1):
incremento dello spostamento radiale associato al decremento della
pressione interna fittizia all'estradosso del rivestimento in calcestruzzo.
ii) per pressione interna pari a Pinst viene realizzata la struttura di sostegno (punto A di
figura 3.30, j=0): si ipotizza che essa abbia inizialmente una tensione radiale al suo
interno costante ed uguale a Pinst ed una tensione tangenziale nulla (la struttura è
ancora scarica e solo un successivo avanzamento del fronte e, quindi, una ulteriore
diminuzione della pressione interna fittizia [Panet e Guenot, 1982], indurrà
sollecitazioni tangenziali nel calcestruzzo) (figura 3.31);
iii) al diminuire della pressione interna a partire dal valore Pinst, viene messa
gradualmente in carico la struttura di sostegno, che, nel contempo, muta le sue
173
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
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σ
tensioni radiali (σR )
t cls tensioni tangenziali (σ )
ϑ
P
0
Pinst
sollecitazione tangenziale nulla
nell'anello di calcestruzzo
Rex
iv) il rilascio tensionale del terreno dovuto alla infinitesima riduzione della pressione
interna fittizia implica un incremento infinitesimo dello spostamento radiale del
profilo dello scavo scavo ∆u(j+1)= u(j+1)-u(j) in figura 3.30, definito in base alla curva
caratteristica della galleria naturale (tratto 2 in figura 3.30): per la continuità tra il
terreno ed il rivestimento, lo spostamento ∆u(j+1) è applicato all'estradosso della
struttura insieme alla pressione ∆P(j+1);
v) la risposta della struttura agli incrementi ∆P(j+1) e ∆u(j+1) applicati all'estradosso si
somma, di volta in volta, allo stato tensionale e deformativo esistente nel
calcestruzzo; la coppia della sollecitazione radiale e dello spostamento radiale
all'intradosso costituiscono la curva caratteristica della galleria rivestita ottenuta
con il metodo TIMESHOT (tratto 3 in figura 3.30);
vi) per pressione interna nulla, la sollecitazione radiale nel calcestruzzo all'intradosso
si annulla mentre risulta massimo l'andamento delle sollecitazioni tangenziali
(figura 3.32).
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(all'estradosso del rivestimento) il calcolo procede con una soluzione del tipo alle
differenze finite verso l'intradosso, in un modo simile a quello adottato per il materiale
A nel metodo SOFCON.
σ sollecitazione tangenziale
nell'anello di calcestruzzo
tensioni radiali ( σR )
tensioni tangenziali (σ )
ϑ
P
0
Pinst
q
P
(j+1)
Rex R
pl
∆σ R ( i +1) − ∆σ R ( i )
1
(∆σ ϑ (i +1) + ∆σ ϑ (i ) ) − 1 (∆σ R (i+1) + ∆σ R (i ) )
= 2 2
R( i +1) − R(i )
(175) 1
(R(i+1) + R(i ) )
2
175
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dove: a =
1
E cls ( j +1)
(1 −ν 2
cls ( j +1) ); b=
1
E cls ( j +1)
(ν cls ( j +1) + ν cls
2
( j +1) )
Ecls(j+1): modulo elastico del calcestruzzo riferito al decremento ∆P(j+1);
νcls(j+1): modulo di Poisson del calcestruzzo riferito al decremento ∆P(j+1);
Le incognite di campo con pedice (i+1) si riferiscono alla superficie interna dell'anello
di calcolo (i+1)esimo, mentre quelle con pedice (i) alla superficie esterna, in
corrispondenza della quale sono note le tensioni e le deformazioni, definite al passo di
calcolo precedente.
Rin
∆σ R (i +1) =
c
(∆σ ϑ (i+1) + ∆σ ϑ (i ) ) + 1 − c ∆σ R (i ) (178)
1+ c 1+ c
176
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Sostituendo ∆u(i+1) ricavato dalla (174) e la εϑ(i+1) della (177) nella (173) ed
evidenziando la εR(i+1) si ottiene la (179).
(179)
∆ε R (i +1) =
1
R(i +1) − R( i )
[ ]
⋅ 2(a ⋅ ∆σ ϑ ( i +1) − b ⋅ ∆σ R ( i +1) ) ⋅ R( i +1) + 2∆u ( i ) − ∆ε R ( i )
R(i +1)
Sostituendo la (179) nella (176), ponendo e = ed evidenziando la σR(i+1) si
R(i +1) − R(i )
ottiene la (180).
2∆u ( i ) ε R (i ) (180)
b + 2ae
∆σ R ( i +1) = ⋅ ∆σ ϑ ( i +1) + −
a + 2be (R(i +1) − R(i ) )⋅ (a + 2be) a + 2be
Infine uguagliando la (178) con la (180) si può evidenziare la σϑ(i+1) come funzione di
soli parametri noti (eq.181).
2∆u ( i ) ∆ε R (i ) (181)
c 1− c
∆σ ϑ ( i +1) =− ∆σ ϑ (i ) − ∆σ R ( i ) + −
(1 + c ) f (1 + c ) f df (a + 2be ) f (a + 2be )
c b + 2 ae
dove: d = R(i +1) − R(i ) ; f = −
1 + c a + 2 be
Le equazioni (181), (178), (176), (177) e la (174), riscritta nella (182), permettono di
determinare le incognite di campo sulla superficie interna dell'anello di calcolo generico
(i+1).
La condizione iniziale sulla superficie esterna (i=0) del I anello (i=1) ad una distanza
dal centro della galleria pari ad R(0)=Rex, essendo una condizione al contorno del
problema, è nota:
∆u( 0)
∆ε ϑ ( 0) = − (184)
R( 0)
∆σ R ( 0) = P( j +1) − P( j ) (185)
∆ε ϑ ( 0) + b ⋅ ∆σ R ( 0)
∆σ ϑ ( 0) = (186)
a
∆ε R ( 0) = a ⋅ ∆σ R ( 0) − b ⋅ ∆σ ϑ ( 0) (187)
177
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Capitolo 3 - Gli interventi conservativi: le tecniche di precontenimento del cavo -
dove: P(j) , P(j+1) , u(j) , u(j+1) : rispettivamente pressione interna e spostamento radiale
sulla parete dello scavo definiti per due punti successivi, (j) e (j+1), della curva
caratteristica della galleria non sostenuta (tratto 2 in figura 3.30).
(
E cls ( j +1) = E cls ,0 ⋅ 1 − e
− β ⋅t ( j +1)
) (188)
b) relazione che definisce il valore della pressione interna fittizia in galleria in funzione
della distanza dal fronte di scavo (eq.84) [Panet e Guenot, 1982];
c) grafo degli avanzamenti del fronte di scavo previsti nel tempo, in base alla
organizzazione delle operazioni di cantiere e alle caratteristiche delle macchine di
abbattimento impiegate (figura 3.34).
Dalla eq.84 è possibile associare alla pressione interna fittizia media in ogni intervallo
di carico (P(j+1)+P(j))/2 e, quindi, ad ogni intervallo della pressione interna fittizia
(∆P(j+1) in figura 3.30) la distanza media x(j+1) del fronte di scavo dalla sezione della
galleria studiata; noto il grafo degli avanzamenti del fronte di scavo nel tempo (figura
3.34), si determina il tempo t(j+1) necessario, successivamente alla realizzazione del
rivestimento, per raggiungere tale distanza x(j+1). Dalla legge che esprime l'andamento
del modulo elastico del calcestruzzo nel tempo (eq.188), infine, viene definito il valore
del modulo elastico Ecls(j+1) da introdurre nei parametri a e b delle equazioni (176) e
(177). Analogamente si procede per il modulo di Poisson del calcestruzzo.
Con il metodo di calcolo TIMESHOT è possibile, dunque, considerare i seguenti fattori:
- il tempo t0 necessario ad attendere l'indurimento del calcestruzzo successivamente al
suo getto, prima di iniziare nuovamente le operazioni di scavo (figura 3.34);
178
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x
x
(j+1)
t0 t(j+1)
Tempo
Figura 3.34. Grafo degli avanzamenti del fronte di scavo, successivamente alla
realizzazione della struttura di rivestimento in calcestruzzo.
Legenda: t0: tempo di attesa tra la realizzazione del rivestimento e l'inizio
delle operazioni di scavo; tratto continuo: tipico andamento del grafo dei
tempi per abbattimento meccanico; tratteggio: tipico andamento del grafo
dei tempi per abbattimento con esplosivo.
I limiti dell'approccio proposto sono quelli del metodo delle curve caratteristiche,
presenti in tutti i metodi sviluppati; non è possibile, infatti, studiare le seguenti
condizioni:
- carico litostatico naturale non isotropo (tensione orizzontale naturale diversa da
quella verticale);
- geometria del rivestimento diversa dalla circolare;
- spessore dell'anello marcatamente disuniforme (rilevanti fuorisagoma).
Il TIMESHOT non consente, inoltre, di simulare l'effetto del creep che, in determinate
situazioni, può risultare rilevante [Kuwajima, 1991]. Il ritiro del calcestruzzo può
essere, invece, considerato nell'analisi, noto l'andamento delle deformazioni
volumetriche di ritiro nel tempo, durante la stagionatura; gli incrementi delle
deformazioni radiali e tangenziali di ritiro vanno a sommarsi, per ogni step di calcolo,
alle deformazioni di natura elastica nella legge di comportamento sforzi-deformazioni
(eq.176-177) (l'equilibrio assialsimmetrico delle forze nell'anello di calcestruzzo e le
equazioni di congruenza restano immutate). Le (189)-(191) rappresentano il legame-
sforzi deformazioni in campo elastico corretto dalla presenza del fenomeno del ritiro nel
calcestruzzo.
179
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E cls ( j +1)
∆σ ⊥( i +1) = ν cls ( j +1) ⋅ (∆σ ϑ ( i +1) + ∆σ R ( i +1) ) −
(192)
⋅ ∆ε vol
′ ( j +1)
3
(1 + ν cls ( j +1) ) (193)
∆ε R ( i +1) = a ⋅ ∆σ R (i +1) − b ⋅ ∆σ ϑ ( i +1) + ∆ε vol
′ ( j +1)
3
(1 + ν cls ( j +1) ) (194)
∆ε ϑ ( i +1) = a ⋅ ∆σ ϑ ( i +1) − b ⋅ ∆σ R ( i +1) + ∆ε vol
′ ( j +1)
3
180
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Le caratteristiche del calcestruzzo impiegate nel calcolo sono riportate in tabella 3.XX
[Hoek e Brown, 1980].
Nel calcolo viene assunto per la costante di tempo β un valore di 0,0187 ore-1 [Hoek e
Brown, 1980] (eq. 188), tipico per calcestruzzi proiettati con aggiunta di acceleranti. Si
suppone, inoltre, che lo scavo avanzi con una velocità di 1 m/h e che ogni 1,5 metri si
provveda ad eseguire la proiezione del calcestruzzo sulle pareti della galleria,
interrompendo l'avanzamento per 100 minuti.
Per confronto, è stata realizzata anche una simulazione numerica con il codice di
calcolo FLAC (paragrafo 2.3.1-es.1) [Cundall, 1986], [Itasca Consulting Group, 1993]
[Coetzee e al., 1993]. Il modello realizzato è assialsimmetrico; le caratteristiche
geometriche sono riportate in tabella 3.XXI. In figura 3.35 è riportato un particolare
della maglia di elementi che rappresenta la galleria ed il terreno al suo immediato
contorno; per la simmetria rispetto al suo asse, solo una metà della galleria è stata
studiata.
nodi 2496
elementi 2387
quadrilateri
altezza totale (m) 21,65
lunghezza totale (m) 51,5
181
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Figura 3.35. Particolare del modello FLAC impiegato nello studio del comportamento
del rivestimento strutturale di calcestruzzo nella Galleria Sperimentale
Kielder.
182
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Figura 3.36. Ultime 6 fasi della simulazione con il codice di calcolo FLAC:
- a), b), c), avanzamento del fronte della galleria per passi di 0,5 m;
- d) realizzazione dell'anello di calcestruzzo proiettato;
- e), f) ulteriore avanzamento del fronte.
183
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Figura 3.37. Sollecitazioni circonferenziali (in MPa) nella roccia e nel rivestimento in
calcestruzzo, dopo l'ultimo step di calcolo realizzato con il codice di
calcolo FLAC.
In figura 3.38 è riportato l'andamento dello spostamento radiale nella roccia: il valore
sperimentale si riferisce alla media delle misure di spostamento rilevate nell'ammasso
roccioso a 30 cm dalla parete di scavo, a grande distanza dal fronte. La figura 3.39
rappresenta lo stato tensionale nella roccia e nel rivestimento di calcestruzzo, ottenuto
dall'analisi con i due metodi di calcolo impiegati. In figura 3.40 è riportato l'andamento
delle deformazioni tangenziali (deformazioni principali massime) nel rivestimento di
calcestruzzo, calcolato con il metodo TIMESHOT. Il valore medio riscontrato nel
rivestimento risulta essere εϑ=0,00081. Tale valore medio è riportato in figura 3.41
insieme alle misure delle deformazioni condotte in situ lungo tutto lo sviluppo del
rivestimento circolare e al valore medio calcolato con il FLAC.
L'analisi delle figure 3.38-3.41 permette di rilevare come i risultati ottenuti dal metodo
di calcolo proposto concordino sia con le misure condotte in situ sia con i risultati della
modellazione numerica alle differenze finite.
184
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Figura 3.38. Spostamenti radiali nella roccia. Confronto tra i risultati ottenuti dal
metodo di calcolo proposto (TIMESHOT) e dal modello assialsimmetrico
FLAC con il valor medio misurato alla Galleria Sperimentale Kielder a 30
centimetri dalla parete della galleria [Ward e al., 1983].
185
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valore medio
8.1
186
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In figura 3.42 è riportato il grafo dei tempi di cantiere per i due schemi di avanzamento
studiati; in figura 3.43 gli sforzi e le deformazioni nel rivestimento di calcestruzzo,
calcolati con il metodo TIMESHOT. Lo schema di avanzamento 2, che prevede,
nell'esempio, minori valori della velocità di avanzamento del fronte, e, quindi, una
messa in carico del rivestimento più distribuita nel tempo, induce nel calcestruzzo
sollecitazioni e deformazioni inferiori, rispettivamente del 26 % e del 35 %, rispetto allo
schema di avanzamento 1.
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massime nel rivestimento (σϑ,1 e σϑ,2) rilevati con il metodo di calcolo TIMESHOT
(figura 3.43a). E' stata seguita la seguente procedura:
- scelta di un valore di tentativo del modulo elastico medio del calcestruzzo;
- definizione della rigidezza della struttura di prerivestimento kstr attraverso
l'equazione 153;
- determinazione della curva caratteristica naturale della galleria;
- valutazione dello spostamento u0 (figura 1.6) della parete dello scavo, che si è già
verificato precedentemente alla realizzazione del rivestimento: u0, in questo caso,
corrisponde a uinst e viene determinato dalla Pinst nota la curva caratteristica della
galleria (uinst è lo spostamento radiale che corrisponde alla pressione interna Pinst);
- calcolo della pressione Peff applicata al sostegno dal terreno attraverso l'intersezione
della linea caratteristica del sostegno (di rigidezza kstr nota) con la curva
caratteristica della galleria;
- sostituendo la σϑ,1 o la σϑ,2 a C0,cls nella (155) si determina la pressione interna Pmax ;
- il modulo elastico E del calcestruzzo viene fatto variare fino a quando Peff coincide
con Pmax : se Peff > Pmax viene ridotto il valore del modulo elastico medio, altrimenti
viene aumentato;
- il valore del modulo elastico medio del calcestruzzo adatto all'analisi con il metodo
delle curve caratteristiche è, quindi, quel valore che permette di ottenere Peff = Pmax ,
calcolato, quest'ultimo, in base alla (155) sostituendo σϑ,1 o σϑ,2 a C0,cls .
I valori dei moduli elastici medi per i grafi di avanzamento 1 e 2, calcolati con la
procedura sopra illustrata, sono riportati in tabella 3.XXIII.
Figura 3.42. Avanzamento del fronte di scavo nel tempo alla Galleria Sperimentale
Kielder per entrambi gli schemi studiati: lo schema 1 si riferisce
all'avanzamento con macchina di abbattimento Roadheader Dosco; lo
schema 2 all'avanzamento, ipotizzato, che prevede l'abbattimento della
roccia mediante l'impiego dell'esplosivo.
188
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σϑ,1
1 1
σϑ,2
2
2
a) b)
Tabella 3.XXIII. Valori medi dei moduli elastici del calcestruzzo necessari alla corretta
valutazione delle sollecitazioni e delle deformazioni nella struttura di sostegno
attraverso il metodo delle curve caratteristiche (νcls = 0,15).
Dalla tabella 3.XXIII è possibile rilevare come la corretta valutazione del valore del
modulo elastico medio da introdurre nelle analisi con il metodo delle curve
caratteristiche sia difficile e fortemente dipendente dalla organizzazione e dalla
tempistica delle operazioni di cantiere, oltre che, naturalmente, dalle caratteristiche del
calcestruzzo impiegato.
L'impiego del metodo di calcolo TIMESHOT si rende, quindi, necessario in tutti quei
casi in cui risulta difficile la corretta valutazione del valore del modulo elastico medio
del calcestruzzo durante la messa in carico del rivestimento.
189
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
Capitolo 3 - Gli interventi conservativi: le tecniche di precontenimento del cavo -
Una pressione Pinst pari a 0,92·P0 è stata adottata nei calcoli. Le caratteristiche
meccaniche del terreno sono riportate in tabella 3.XXIV, mentre quelle del calcestruzzo
in tabella 3.XXV. L'andamento nel tempo del modulo elastico del calcestruzzo è
descritto dalla legge esponenziale riportate nella (188). La costante di tempo β vale
0,002887 ore-1. Per descrivere l'evoluzione dei parametri di resistenza del calcestruzzo
(coesione ed angolo di attrito) è stata adottata la stessa legge esponenziale con identico
valore della costante di tempo β.
Tabella 3.XXIV. Parametri meccanici del terreno impiegati nel calcolo dell' esempio II.
Due diversi grafi di avanzamento (a) e b) in figura 3.44) sono stati analizzati per le
stesse caratteristiche meccaniche del terreno e del calcestruzzo e geometriche della
galleria. I due grafi denotano, entrambi, l'adozione di un sistema di abbattimento
meccanico della roccia che presenta la stessa velocità di avanzamento: nello schema a),
però, è previsto un tempo di attesa maggiore, successivamente alla proiezione del
calcestruzzo sulle pareti della galleria, prima di riprendere le operazioni di scavo.
In figura 3.45 sono riportate le curve caratteristiche della galleria prerivestita per i due
schemi analizzati. L'adozione dello schema a) comporta la riduzione delle convergenze
in galleria di circa il 15 %. Le figure 3.46 e 3.47 mostrano l'andamento del fattore di
sicurezza nei riguardi del raggiungimento del limite elastico nel calcestruzzo, al variare
della pressione interna alla galleria (figura 3.46) e all'interno del rivestimento per
pressione interna nulla (figura 3.47). La figura 3.46 permette di definire il fattore di
sicurezza transitorio durante l'esecuzione dei lavori, essendo la pressione interna fittizia
legata alla distanza del fronte di scavo dalla sezione del rivestimento studiata in base
alla equazione 84. E' inoltre possibile rilevare come lo schema di avanzamento b) non
consenta il raggiungimento del fattore di sicurezza minimo (1,15-1,2) in assenza di
opere di sostegno ausiliarie.
190
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Capitolo 3 - Gli interventi conservativi: le tecniche di precontenimento del cavo -
b a
Figura 3.44. Grafo degli avanzamenti del fronte di scavo in galleria per i due diversi
schemi studiati (esempio II).
5
Pin [MPa]
4
a b
1
Figura 3.45. Curva caratteristica della galleria prerivestita per gli schemi a) e b),
ottenute dall'analisi con il metodo di calcolo TIMESHOT (esempio II).
191
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Fs
4
3
a
b
2
Figura 3.46. Andamento del fattore di sicurezza al variare della pressione interna alla
galleria, determinato con il metodo di calcolo TIMESHOT (esempio II).
Fs
Figura 3.47. Andamento del fattore di sicurezza nel rivestimento, determinato con il
metodo di calcolo TIMESHOT, per pressione interna nulla (esempio II).
192
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- Conclusioni -
Conclusioni
La progettazione delle strutture di sostegno e consolidamento in galleria presenta
caratteri peculiari. Non è, infatti, possibile descrivere con precisione il materiale
naturale, che presenta caratteristiche di comportamento complesse ed in genere
fortemente variabili nello spazio. L'analisi teorica del problema, da sola, seppur
correttamente condotta, quindi, non permette di ottenere un progetto valido. Hoek e
Brown a questo proposito scrivevano nel testo "Underground Excavations in Rock":
"... The essential ingredient of any successful rock support programme is the ability of
the underground excavation engineer to adapt to the actual conditions encountered in
the field. It is important that this engineer should start out with a clear understanding of
what he or she is trying to achieve and a sound idea, based upon a theoretical studies
or on precedent experience, of what support options are available. It is even more
important that this engineer should be able to adapt these options to the costantly
changing conditions encountered underground. The rigid adherence to a single support
design, however elegant, does not produce an effective or economical underground
excavation. ..." ("... L'elemento fondamentale di un corretto progetto delle opere di
sostegno è l'abilità dell'ingegnere progettista di opere sotterranee di adattare le sue
conoscenze alle reali condizioni riscontrate in situ. Risulta necessario che l'ingegnere
incominci con il capire chiaramente cosa intende raggiungere e sapere, in base a
conoscenze teoriche o all'esperienza, quali possibili sostegni siano impiegabili. E',
inoltre, anche molto importante che lo stesso ingegnere possa adattare tali sostegni alle
mutanti condizioni riscontrate nel sottosuolo. La rigida aderenza ad un singolo progetto
di sostegno, anche se elegante, non porta ad un efficace o economico scavo nel
sottosuolo. ..." [Hoek e Brown, 1980].
Gli studi teorici condotti nella progettazione di gallerie sono per questi autori
complementari alle conoscenze derivanti da passate esperienze e tanto più importanti
quanto più queste ultime sono scarse o poco precise.
Il progetto finale deve, quindi, risultare adattabile alle differenti condizioni che si
possono riscontrare in sito.
L'impiego di un metodo di calcolo che permetta agevolmente di adattare il progetto alle
mutate condizioni del sito o di verificare l'influenza del vasto campo di variabilità delle
caratteristiche dei materiali naturali si rende, quindi, necessario per le costruzioni in
193
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
- Conclusioni -
sotterraneo. Tale metodo è, quindi, tanto più efficace quanto più i tempi di calcolo sono
bassi e facili le operazioni di ingresso dei dati ed analisi dei risultati.
Tra gli interventi di consolidamento più diffusi nel nostro Paese, in questo lavoro
sono stati studiati più in dettaglio i seguenti due:
- il rinforzo radiale passivo e sistematico del terreno al contorno della galleria;
- il precontenimento del cavo in avanzamento.
Il rinforzo radiale passivo sistematico in galleria ha avuto un'ampia diffusione nella
costruzione di gallerie sin dagli anni Settanta, con l'adozione del Nuovo Metodo
Austriaco.
Nell'ambito della tesi di dottorato, sono stati messi a punto tre strumenti di calcolo in
grado di:
a) definire l'incremento dei parametri meccanici del terreno in base al concetto del
terreno rinforzato, secondo una legge di comportamento del tipo softening e criterio
di rottura di Hoek e Brown sia per le condizioni di picco sia per quelle residue
(cap.2.1);
b) determinare la curva caratteristica e lo stato tensionale in presenza di una fascia al
contorno della galleria a comportamento meccanico e deformativo differente dalla
restante parte del continuo (metodo SOFCON nel cap.2.2);
194
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
- Conclusioni -
195
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
- Conclusioni -
196
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -
- Conclusioni -
- il valore del modulo elastico medio del calcestruzzo, durante l'applicazione del
carico da parte del terreno, è di difficile valutazione.
Un esempio di calcolo condotto con il metodo SHELL ha dimostrato come il valore del
modulo elastico medio del calcestruzzo abbia una grande influenza sul comportamento
della struttura di prerivestimento. Non esiste in letteratura alcun criterio di stima di tale
parametro, se non semplicistiche indicazioni.
La modalità di carico della struttura in calcestruzzo, durante l'evolversi nel tempo delle
caratteristiche meccaniche e deformative del calcestruzzo, è stata più dettagliatamente
studiata nel metodo TIMESHOT. Tale metodo di calcolo ha consentito di definire il
fattore di sicurezza nel rivestimento nella fase transitoria, quando è soggetto solamente
ad una parte del carico finale, e lo stato tensionale e deformativo nel calcestruzzo a
lungo termine in funzione dei cicli operativi di cantiere, delle caratteristiche del
calcestruzzo e della velocità di avanzamento del fronte di scavo.
Con il TIMESHOT è possibile analizzare l'influenza dei seguenti fattori sulle condizioni
di lavoro della struttura:
- diversa composizione del calcestruzzo e, quindi, diverso andamento del modulo
elastico nel tempo;
- tempo di attesa successivo alla realizzazione del rivestimento, prima di riprendere le
operazioni di scavo;
- velocità di avanzamento del fronte di scavo.
Esempi di calcolo condotti con il metodo TIMESHOT hanno dimostrato come il corretto
valore del modulo elastico medio da utilizzare nei calcoli con l'usuale metodo delle
curve caratteristiche dipenda sensibilmente dai tempi operativi che si realizzano al
fronte di avanzamento.
197
Oreste P.P. - Nuovi modelli di calcolo delle strutture di rinforzo e precontenimento in galleria -