Sei sulla pagina 1di 29

ISTITUTO PROFESSIONALE DI

STATO PER L’AGRICOLTURA E


L’AMBIENTE

“Barone Carlo de Franceschi”

A.S. 2009/2010

“I diversi ruoli del Bombus terrestris


nell’agroecosistema”

Classe V A

Candidato Docente Professore


Fabio Bechini Francesco Meleca

_______________ ________________
INDICE

Prefazione pag. 2

Riassunto ed Abstract pag. 3

Tassonomia: Bombus terrestris pag. 4

Introduzione pag. 5

Morfologia pag. 6

Biologia ed etologia pag. 11

Ruolo del Bombus t. nell’agroecosistema pag. 16

Impiego del Bombus t. come impollinatore pag. 18

Impiego di Bombus t. come anti - botritico pag.20

Conclusioni pag. 26

Bibliografia pag. 27

-1-
PREFAZIONE
La scelta della stesura di questa tesina nasce dalla mia
predisposizione per lo studio del mondo degli insetti,
passione che coltivo da quando avevo circa quindici anni
sia in ambito scolastico sia hobbistico.

Ben sappiamo l’importanza degli Apoidei come insetti


impollinatori ma, ahimè, sappiamo anche che sono in
forte diminuzione proprio per colpa dell’agricoltura.
Questo è il secondo motivo che mi spinge a elaborare
una tesina di questo genere: la sensibilizzazione all’uso
in agricoltura di Imenotteri Apoidei per l’aumento di
produzione e, addirittura, per il controllo in ambiente
protetto di alcune fitopatologie è un elemento che ci
aiuta a preservare l’ambiente pur traendone profitto.

Ho scelto il Bombus terrestris principalmente per la sua


rusticità e quindi la sua predisposizione naturale
all’allevamento per scopi agricoli; mi ha incuriosito an-
che la sua organizzazione sociale, la sua etologia e la sua
biologia.

Spiegherò come i Bombus spp. possono essere usati per


impollinare e anche come si possono impiegare per la
lotta biologica alla Botrite della fragola, il tutto dopo a-
ver descritto il suo ciclo biologico. Mi soffermerò anche
su i suoi comportamenti sociali.

La realizzazione di questo scritto è una svolta per i miei


studi, infatti si tratta della mia prima stesura pubblica
relativa a quest’ambito. La tesina, peraltro, si pone un
obiettivo:

“Dimostrare che zone a elevata densità colturale, biodi-


versità e un’elevata produttività possono coesistere”.

-2-
ABSTRACT

 The different roles of Bombus terrestris in agricultural


ecosystem:

In agriculture the bumble bee is the most used Apoidea.

Wasp capable of doing profitable im-pollination due to his


strength and his hair. Thanks to these features it may be cler-
ical workers, in addition to the typical role of pollinators, as
the carrier for the transport of fungal antagonists of botrytis.

RIASSUNTO

 I diversi ruoli del Bombus terrestris


nell’agroecosistema:

Tra gli apoidei più usati in agricoltura figura il Bombus terre-


stris. Imenottero capace di compiere proficue impollinazioni
dovute alla sua robustezza e alla sua peluria. Esso grazie a
queste caratteristiche può essere impegato, oltre al tipico
ruolo di impollinatore, anche come vettore per il trasporto di
funghi antagonisti della botrite.

-3-
Tassonomia: Bombus terrestris

Regnum:____________________________Animalia
Phylum:_____________________________Arthropoda
Classis:______________________________Insecta
Ordo:_______________________________Hymenoptera
Subordo:____________________________Apocrita
Familia:_____________________________Apidae
Tribus:______________________________Bombini
Genus:______________________________Bombus
Species:_____________________________Bombus terrestris

I bombi costituiscono un gruppo di api sociali, comprendente


circa 300 specie presenti nella maggior parte delle regioni ge-
ografiche del globo, ma prevalenti nelle regioni temperate
dell’emisfero settentrionale (particolarmente abbondanti tra
60° e 65° di latitudine).

I bombi appartengono alla sottofamiglia Bombinae che, insie-


me a Euglossinae, Apinae e Meliponianae costituisce la fami-
glia degli Apidi.

-4-
 Introduzione
È un dato di fatto, oggettivo, che gli insetti pronubi con-
tribuiscono in misura assai importante al conseguimento
delle produzioni agricole grazie alla loro azione
d’impollinazione; il loro comportamento è fondamentale
per alcune coltivazioni come quelle da seme, o per frutti-
feri come melo, fragola, ciliegio e mandorlo, ma può por-
tare notevoli benefici anche a specie con fecondazione
principalmente anemofila.
Bombus terrestris (Hymenoptera Apoidea) occupa una
posizione di particolare rilievo in tutta l’Europa per la pos-
sibilità che offre di allevamento in biofabbriche, di succes-
siva diffusione commerciale, efficacia impollinatrice e a-
dattabilità all’ambiente in cui si stabula. Inizialmente si è
impiegato i bombi per l’impollinazione delle colture pro-
tette, iniziando nei primi anni ottanta nell’Europa setten-
trionale, di seguito anche in colture all’aperto (Pescheti o
coltivazioni di melo ad esempio). Via via col tempo si è
conosciuto un interesse sempre crescente anche nel ba-
cino del Mediterraneo, dove oggi rappresenta uno stru-
mento prezioso direttamente collegato alla diffusione
della lotta integrata e biologica.
A distanza di più di trent’anni dalle prime esperienze
d’impiego si è ormai giunti a superare le 100.000 arnie
vendute ogni anno in tutto il continente (Maccagnani
2000).
Altresì è stato recentemente accertato che l’efficacia
dell’utilizzo dell’insetto impollinatore Bombus terrestris
per la lotta biologica tramite distribuzione di antagonisti
naturali di Botrytis cinerea è paragonabile a quella di un
prodotto sistemico. Le prove sono state condotte su fra-
gola (Fragaria spp.) in coltura protetta ed hanno fornito
risultati positivi sulla possibilità di attuare una difesa dal
marciume dei frutti distribuendo il fungo antagonista Tri-
choderma harzianum mediante un dispenser posto al foro
di uscita del favo dei bombi. Ma prima di osservare nel
particolare i possibili impieghi del Bombus t. in agricoltura
mi sembra opportuno definire brevemente alcuni suoi a-
spetti (quali l’anatomia, la biologia e l’etologia).
Vediamoli di seguito:
-5-
 MORFOLOGIA

L’insetto si presenta con forte peluria su tutto il corpo. La


colorazione del capo è nera. Il protorace è giallo, mentre
metatorace e mesotorace sono neri. Le bande
sull’addome (utili all’identificazione) sono sei:

La prima è nera, la seconda gialla, la terza ancora nera e


le ultime tre bianche.

Le regine sono grandi normalmente 22-27 mm mentre le


operaie 14-22 mm (misure effettuate da me su un cam-
pione di 50 individui reperiti casualmente nella mia zona).

- Descrizione capo: Ipognato, di forma ovale con


Apparato boccale masticatore lambente succhian-
te. Tre ocelli ben sviluppati, antenne genicolate.

Diverse aree e scleriti sono definibili nel capo. Si può


distinguere la fronte in cui sono inseriti gli ocelli e le
antenne. Un solco centrale, la linea frontale, incide
longitudinalmente lo sclerite. In posizione anteriore si
estende il clipeo, di sagoma pressoché rettangolare.
Le superfici di fronte e clipeo sono variamente incise
da punteggiature più o meno fitte e profonde. Le an-
tenne, di media lunghezza, sono inserite nello sclerite
frontale mediante un breve condilo, l'antennifero, e
sono composte da uno scapo basale, un breve pedicel-
lo e un flagello a propria volta suddiviso in segmenti
detti antennomeri in numero di tredici nei maschi e
dodici nelle femmine; gli antennomeri possono essere
perfettamente cilindrici, oppure più o meno visibil-
mente ricurvi o rigonfi. L'apparato boccale, atto alla
suzione dl nettare fiorale, è composto di un labbro su-
periore breve e traverso, articolato al clipeo, mandibo-
le robuste, mascelle dotate di stipiti allungati, cardini
bacilliformi, galee lunghe e laminari, lacinie brevi e lo-
biformi, palpi poco sviluppati di due soli articoli. Il lab-
-6-
bro inferiore è formato da un breve submento, palpi
di quattro articoli allungati, ligula lunga, cilindrica,
contrattile. Il labbro superiore delle femmine di Bom-
bus è uno sclerite subrettangolare su cui possono ri-
scontrarsi due tubercoli laterali, più o meno sporgenti
e arrotondati, separati tra loro da uno spazio varia-
mente conformato, chiamato, secondo la sua ampiez-
za, solco o fossetta. Per quanto riguarda il labbro dei
maschi, esso è di forma subrettangolare, ma i suoi e-
lementi sono generalmente assai poco differente.

-7-
Fig.1 Principali elementi morfologici del capo

Aa area soprantennale An antennifero


Cl clipeo Fl flagello
Ge gena Lf linea frontale
Ls labbro superiore Md mandibola
Oc occhio composto Os ocelli
Pe pedicello Sa sutura antennale
Sc scapo basale Ta torulo antennale
Ve vertice

- Descrizione torace e articolazioni: il torace è


composto da protorace, mesotorace, metatorace.
In ciascuno di questi segmenti sono riconoscibili
un'area dorsale o tergo, una ventrale o sterno e
due laterali o pleure. Al protorace è articolato il
primo paio di zampe, mentre è caratteristico il no-
tevole sviluppo del mesotorace, al quale sono arti-
-8-
colate le ali anteriori e il secondo paio di zampe; in-
fine il metatorace porta il secondo paio di ali, me-
no sviluppato del primo paio, e il terzo paio di
zampe. Inoltre, negli Imenotteri Aculeati il primo
urite dell'addome, del quale si conserva il solo ter-
go, entra a far parte del torace stesso ed assume il
nome di propodeo. Le zampe sono inserite fra
sterno e pleura dei rispettivi metameri. Ciascuna
zampa è formata da coxa, trocantere, femore, ti-
bia, tarso, il quale è composto da un articolo basa-
le e da altri quattro brevi articoli costituenti il pre-
tarso. Nelle metatibie delle femmine la superficie
esterna delle tibie posteriori è più o meno piatta o
concava e costituisce la corbicola, struttura atta ad
accogliere le pallottole di polline: è generalmente
lucida, priva di peli cospicui eccetto alla base e ai
margini, mentre sono presenti lunghi peli laterali.
A livello dell'articolazione tibio-tarsale è collocata
la pressa del polline, struttura adibita alla forma-
zione delle pallottole di polline che vengono poi ri-
poste nella corbicola: essa è costituita dal pettine,
formato da una serie di robuste e corte setole po-
ste sul margine distale della tibia, e dall'auricola,
piccolo lobo formato dall'estremità prossimale po-
steriore del basitarso. Nei maschi di Bombus le ti-
bie posteriori sono più o meno appiattite, normal-
mente dilatate all'apice; la superficie esterna è lu-
cida, con gradi variabili di pubescenza e i peli sul
disco, se presenti, sono radi, generalmente sempli-
ci o solo debolmente ramificati. Le due paia di ali
(espansioni laterali fra tergo e pleura di meso e
metatorace) presentano caratteristiche venazioni.

-9-
Fig. 2 Zampa Bombus t.

- Descrizione dell’addome: si presenta peduncolato


ed è costituito nelle femmine da 6 segmenti ester-
namente visibili e da 7 nei maschi; dato che, come
detto, il primo entra a far parte integrante del to-
race e gli ultimi sono vestigiali, raccorciati e retratti
uno nell'altro. Ciascun urite presenta un'area dor-
sale o urotergo , una ventrale o urosterno e due la-
terali.
Il sesto sternite delle femmine ha generalmente
superficie incurvata in senso longitudinale. I “pez-
zi” dell'ovopositore sono trasformati in aculeo e
questo non ha funzione di deporre le uova ma
quella difensiva di pungiglione difensivo, che a ri-
poso è retratto nell’addome .Le uova, nelle fem-
- 10 -
mine feconde, fuoriescono da una camera genitale
situata sotto l’aculeo. Mentre nel sesso maschile
gli ultimi uriti formano le appendici genitali esterne
di rilevante importanza per la classificazione.

 BIOLOGIA ED ETOLOGIA

I bombi sono insetti "eusociali", cioè vivono in colonie co-


stituite da un numero variabile di individui, da qualche
decina a poche centinaia, a seconda della specie.

L'organizzazione sociale è basata sulla rigida divisione in


caste: i riproduttori (femmine e maschi fertili) e le operaie
(solo femmine). Il ciclo riproduttivo di Bombus t. comincia
con l'uscita della regina (femmina fecondata) dal ricovero
in cui si era rifugiata l'autunno precedente per superare i
rigori dell'inverno, in genere sotterraneo.

Esaurite le scorte energetiche nella lunga diapausa inver-


nale, le giovani regine vanno alla ricerca di nutrimento
sulle fioriture più precoci, risorsa di vitale importanza in
questa fase così delicata in cui devono trovare un luogo
adatto ad ospitare la colonia. La disponibilità di cibo può
divenire un fattore limitante per le popolazioni di bombi:
si stima che, giornalmente, siano necessari dai 3.000 ai
6.000 fiori per soddisfare il fabbisogno energetico di una
regina di B. terrestris nella fase di fondazione della coloni-
a. Lo stesso dicasi per i siti adatti alla nidificazione: non è
infrequente trovare una o più regine morte all'ingresso di
una cavità sotterranea, uccise dalla vincitrice nella com-
petizione per il nido. Quando la regina è pronta per la
fondazione della colonia, in solitudine, assume una postu-
ra tipica e, strisciando l'addome sul pavimento della cavi-
tà, secerne scaglie di cera dalle ghiandole addominali. Con
zampe e mandibole, le raccoglie e le mescola al polline
per ottenere un impasto con cui prepara da 3 a 8 cellette;
in ognuna depone mediamente 2 uova, in cima a una a-
deguata provvista di polline misto a miele, che servirà a
nutrire le larve neonate. In un cilindretto di cera (orciolo),
costruito a poca distanza, la regina accumula una piccola
riserva di miele, necessaria a fornirle energia per la cova:
- 11 -
essa sfrutta le sue fibre muscolari per produrre il calore
con cui mantiene la covata alla temperatura di 30-32°,
nonostante le più rigide temperature esterne. Le larve
nascono dopo 5-6 giorni, attraversano lo stato larvale
protette da un involucro di cera-polline che la madre
provvede ad allargare fin quando non si impupano. La re-
gina rimuove poi l'impasto che ricopre le pupe e lo riuti-
lizza per costruire in cima ad esse altre cellette, dando av-
vio alla "produzione" del secondo gruppo di operaie, con
la preparazione di 6-13 cellette con 4-6 uova ciascuna. La
metamorfosi nell'insetto adulto richiede all'incirca due
settimane, e le operaie della prima covata sfarfallano giu-
sto in tempo per assistere la regina nell'allevamento delle
larve della seconda covata. Da questo momento in poi si
considera avviata la fase sociale, in cui la regina si dedica
solo alla deposizione delle uova e partecipa alla nutrizione
delle larvette di I età per 1-2 giorni, mentre le operaie si
fanno carico di tutte le altre attività vitali per la colonia,
ancora senza nette distinzioni di ruoli tra addette al nido
e bottinatrici. Con lo sfarfallamento del secondo gruppo
di operaie va delineandosi un'organizzazione sociale basa-
ta sulla divisione dei compiti: alcune operaie svolgono la
loro attività all'interno del nido, altre, dopo qualche gior-
no dallo sfarfallamento, diventano bottinatrici.
Durante la terza, e ultima fase di ovideposizione a un cer-
to punto (switch point) la regina comincia a non feconda-
re più le uova che depone, esaurendo la produzione di in-
dividui femminili e dando avvio alla produzione dei ma-
schi (partenogenesi arrenotoca). Inoltre, l'ultimo nucleo
di uova diploidi è soggetto a due diversi destini: mentre la
prima parte di questa covata darà origine al terzo gruppo
di operaie, le larve nate dalle ultime uova deposte diven-
teranno nuove regine. In questa fase, ma senza che esi-
stano nessi causali con il momento dello switch point, av-
vengono importanti mutamenti nella vita della colonia.
Viene meno la coesione tra gli individui fino a minare le
basi della società. Durante lo sviluppo della terza covata,
però, la regina va perdendo il controllo sulle operaie, al-
cune delle quali cominciano a manifestare comportamen-
ti aggressivi, a deporre uova proprie e a distruggere, in
parte, quelle deposte dalla regina o da altre operaie
(competition point).

- 12 -
L'allevamento delle larve: operaie e regine
L’allevamento può avvenire con diverse modalità; quella
che ci interessa è detta “ad approvvigionamento di polli-
ne frazionato" sistema di fornitura e alimentazione che
vale solo per la prima covata: le larve della seconda e ter-
za covata vengono nutrite singolarmente dalle operaie
con rigurgito stomodeale. Il polline viene scaricato dalle
bottinatrici in appositi contenitori di cera, o in bozzoli pu-
pali ormai vuoti, e in seguito pressato e masticato dalle
operaie del nido, che di qui lo prelevano per fornirlo alle
larve, le quali trascorrono assieme solo la prima età larva-
le e poi si separano, tessendo ciascuna una fine trama di
seta, al di sotto del proprio involucro di cera-polline. Nelle
specie ad approvvigionamento frazionato tutte le larve ri-
cevono, grosso modo, la stessa quantità di cibo, fatta ec-
cezione per le poche che, nel groviglio della colonia, ri-
mangono in posizioni difficilmente raggiungibili.

Le differenze tra operaie e regina non si limitano alle di-


mensioni. Molto più profonde sono le differenze nella fi-
siologia e nel comportamento. Dopo lo sfarfallamento, le
regine, pur rimanendo a volte a lungo nella colonia, rara-
mente si impegnano in attività di bottinamento mentre
hanno un forte istinto a prolungate attività di nutrizione,
grazie alla capacità di convertire l'assimilato in uno spesso
e bianco pannicolo adiposo. Esse sono in grado di rispon-
dere al richiamo dei feromoni sessuali maschili.

Esiste un complesso sistema di accoppiamento, in cui i


maschi, che hanno abbandonato il nido 2-4 giorni dopo lo
sfarfallamento, raggiunta la maturità sessuale dopo altri
9-11 giorni, sembrano cooperare nella definizione di un
territorio di volo, tramite deposizione su foglie e rametti
del secreto delle ghiandole labiali per aumentare l'attrat-
tività nei confronti delle femmine.

Le regine sembrano essere in grado di riconoscere le mar-


cature multiple, e le preferiscono a quelle di maschi soli-
tari. La giovane regina, tra i 5 e i 10 giorni dallo sfarfalla-
mento, ha una elevata capacità di risposta allo stimolo
della marcatura maschile, riuscendo a localizzare con e-
strema precisione il punto in cui è stato deposto il secre-
to, e lì attende che giunga il maschio, in continua perlu-
strazione. L'accoppiamento non avviene in situ perché la
- 13 -
coppia terminata la fase preliminare di "aggancio" prende
il volo e si posa altrove. E' questa la ragione per cui sono
pochissime le osservazioni di accoppiamenti in natura. La
femmina si accoppia una sola volta mentre i maschi pos-
sono farlo più volte.

Gerarchia sociale e suddivisione dei compiti


La regina è l'individuo dominante. I feromoni grazie ai
quali essa mantiene questo suo status vengono diffusi at-
traverso la cera: la regina, infatti, trascorre i 2/3 del tem-
po a contatto con questa e se viene isolata in una parte
della colonia da una rete, in breve comincia l'allevamento
di regine. Lo stato di dominanza viene rafforzato da alcu-
ne componenti comportamentali: la produzione di suoni e
vibrazioni detti humming è prerogativa quasi esclusiva-
mente della regina mentre il buzzing ( vibrazioni sonore)e
il trembling ( rapidi movimenti avanti e indietro dell'ad-
dome) sono comportamenti espressi più frequentemente
dalle operaie evocati proprio dai feromoni della regina
stessa. Gli effetti principali dei feromoni sono, oltre che
stimolare le operaie a bottinare e a prendersi cura delle
larve, l'inibizione della maturazione degli ovari e il mante-
nimento di un basso livello di aggressività tra le operaie,
cui fa seguito anche un sistema di nutrizione delle larve
tale da non consentire l'allevamento di regine.
Per quanto concerne la divisione dei compiti tra le ope-
raie, non esiste una sequenza temporale di attività che
l'individuo deve svolgere nel corso della sua esistenza in
base all'età (come avviene nelle api) ma la specializzazio-
ne di ciascuno viene dettata dalle necessità della colonia
al momento dello sfarfallamento - in base al numero di
larve da alimentare, all'abbondanza delle scorte, alla re-
peribilità delle fonti di cibo - e alle dimensioni, essendo le
operaie piccole più frequentemente destinate alla cura
del nido, e quelle di taglia medio - grande a bottinare.
La specializzazione non è irreversibile: a seconda delle e-
sigenze possono verificarsi dei mutamenti di ruolo, anche
se le bottinatrici sono più propense a diventare operaie
del nido che non viceversa occupando queste ultime una
"posizione sociale" superiore. Non a caso le operaie che
diventano ovideponenti dopo la perdita di dominanza del-
la regina sono le più grandi tra le "addette al nido" della
prima covata.

- 14 -
Fig. 3 interno del Nido di
Bombus terrestris. Notare i
bozzoli pupali e gli orcioli.

Attività di bottinamento
La fitta peluria che ne riveste il corpo, voluminoso e robu-
sto, diventa un efficace veicolo di scambio di polline tra
fiore e fiore;.

Da studi di bioenergetica è emerso che i bombi hanno


una sorprendente capacità di produrre e conservare il ca-
lore, regolando la temperatura corporea, a seconda delle
necessità: sono in grado di far contrarre la muscolatura
alare "disaccoppiandola" dai perni di articolazione delle
ali, ottenendo una produzione netta di calore che riscalda
il torace fino a 30-35°C e che, durante le visite a fioriture
che offrono punti separati di prelievo li mantiene pronti a
spiccare il volo in ogni istante anche a temperature infe-
riori a 5°C. D'altra parte, poiché l'attività muscolare du-
rante il volo produce una quantità eccessiva di calore, i
bombi rischiano anche il surriscaldamento; entro certi li-
miti essi possono aumentare la dispersione del calore re-
golando a piacimento l'afflusso di sangue nella parte ven-
trale dell'addome privo di peli. Con questo sistema di
termoregolazione essi evitano in parte la competizione
con altri impollinatori come le api, subendo solo un certo
rallentamento nelle ore centrali della giornata.
La capacità di contrarre i muscoli alari in posizione di ripo-
so viene sfruttata da B. terrestris anche durante le visite
di bottinamento su certi tipi fiorali per scuotere le antere
allo scopo di far uscire il polline. Si tratta di un metodo del
tutto particolare di procurarsi il polline al quale diversi
studiosi hanno dedicato le loro ricerche.

- 15 -
Fig.4 - Diagramma di sviluppo di una colonia tipo di B. terrestris in
cui la numerosità è riferita al numero cumulativo di cellette per le
uova (linea in grassetto) e al numero di operaie sfarfallate (linea sot-
tile)
(Da Duchateau, 1989, modificato).

 Ruolo del Bombus terrestris nell’agroecosistema

Sappiamo bene che il Bombus t. è un insetto pronubo;


come tale il ruolo principale che riveste in agricoltura e
nell’agroecosistema è quello di impollinatore. Grande im-
portanza gli viene data per la fecondazione dei frutteti e
delle colture protette (fragola, actinidia, melanzana, pe-
perone, pomodoro, ciliegio, pesco, lampone, ecc.). Ergo
tale insetto può esser usato in agricoltura integrata come
stratagemma per aumentare le produzioni, sia in termini
di quantità che di qualità.

- 16 -
Ma recentemente si è scoperto che i bombi, come molti
pronubi, sono in grado di trasportare fitopatogeni. Ciò po-
trebbe essere sfruttato a nostro favore: se è vero che
questi trasportano potenziali patogeni direttamente sulla
pianta è anche vero che potrebbero trasportare antagoni-
sti naturali di tali fitopatogeni (oltre a svolgere la loro
normale funzione di impollinazione).

Vediamo adesso più dettagliatamente alcuni esempi di


trasporto accidentale di patogeni durante l’attività di bot-
tinamento ad opera di insetti pronubi (da Shaw 1999 mo-
dificata) :

Patogeno Ospite Località Riferimento


Botrytis Fiori di fragola Danimarca Kovàcs 1968
cinerea

Claviceps Miele di segale Austria Anon. 1953


purpurea
Monilinia sp. Mirtillo USA Batra 1983
Sclerotinia Ravizzone Canada Stelfox et
sclerotiorum al.1978
Ustilago Melanzana UK Griffiths &
violacea Roberts
1966
Verticillium Erba medica Canada Huang & Ri-
alboatrum chards 1983
Huang &
Kokko 1985
Huang et al.
1985;1986

A questo breve proemio seguirà una descrizione più ap-


profondita sull’impollinazione tramite Bombus t. sia in
colture protette (fragola per esempio) sia in ambienti a-
perti (frutteti di Ciliegie, Mandorle, Pesche, lampone
ecc.) e la descrizione dell’impiego di Trichoderma harzia-
num come antagonista naturale, trasportato da Bombi,
per contrastare la Botrytis cinerea della fragola.

- 17 -
 Impiego Bombus terrestris come impollinatore

Come abbiamo già detto il Bombus t. è un insetto impol-


linatore dalle apprezzabili capacità: una regina impollina
in un solo giorno 3000-6000 fiori. Risulta assai più efficace
però se impiegato in ambiente protetto.

Cito adesso alcuni esperimenti per provare che i bombi


aumentano la qualità e la quantità del prodotto:

 In coltivazioni di fragola, coltura protetta, esperi-


mento risalente al 2004 nella provincia di Torino
(Azienda cooperativa E.R.I.C.A.) si sono riscontrati
aumenti delle dimensioni del singolo frutto di 18-
26 % (studi recenti affermano anche picchi del
35%) (Kovach e Finkelstein 2001).
 In Friuli Venezia – Giulia nel 2005-2006 è stato ef-
fettuato uno studio sull’aumento di produzione di
Lamponi (coltura che non è risolutiva ma che può
integrare il reddito del coltivatore). Ebbene si è no-
tato che, adoperando 3 arnie ad ha in coltura non
protetta impiegate quando il 15% dei fiori sono
aperti (quindi anche altri pronubi hanno contribui-
to alla fecondazione) e lasciando dei rami “insac-
chettati” con reti a maglie finissime così che i pro-
nubi non riuscissero a compiere la propria azione
sui i fiori, si è notato che l'allegagione aumenta dal
60-65% (rami isolati) al 75-80% (rami liberi). La ca-
scola, invece, non risente della ridotta impollina-
zione dei fiori insacchettati. Si nota anche un evi-
dente miglioramento nel peso totale, diametro e
numero di drupeole dei frutti.

Ma come impiegare i pronubi in questione nel/la nostro/a


frutteto/coltura protetta? Ho chiesto informazioni a una
Azienda specializzata nella vendita di tali impollinatori
(BIOPLANET Strategie di Controllo Biologico Via Masiera
prima, 1195 47023 Cesena (FC) Italy) per avere delle no-
zioni generali; mi è stato detto che per un ha di frutteto
occorrono 3 arnie, ognuna contenente circa un centinaio
di bombi che durano 8 settimane circa, deve essere posta
- 18 -
al riparo dal sole e pioggia. Le arnie sono costruite in ma-
teriali isolanti e ben areate. La doppia apertura integrata
con foro di volo e dispositivo di recupero, consentono di
chiudere o spostare l'arnia anche senza attendere la fine
del giorno. Un arnia ha un costo di € 65,00. Vista la loro
durata di poche settimane vanno comprate ed impiegate
nel periodo adatto.

Adesso, per esempio, vediamo quali sono tali periodi per


alcune specie da frutto:

nome scien-
Coltivazione tifico fase fenologica Mesi d'impiego

Prunus a- Bottoni bianchi/


Ciliegio vium fioritura Da fine febbraio a Maggio

Prunus persi- Bottoni ro-


Pesco ca sa/fioritura Dipende dalle cultivar

Lampone Rubus idaeus Fioritura Da aprile a giugno

Amygdalus
Mandorlo communis Fioritura Da Gennaio a marzo

Malus com- apertura fiore cen-


Melo munis trale/ fioritura Marzo / Aprile

Come ben si può notare l’impiego di impollinatori ha il


pregio di aumentare la produzione rispettando l’ambiente
e permettendo un tipo di agricoltura integrata molto in-
novativa; ma devono essere impiegati in periodi adatti e
hanno un costo non indifferente (che però può esser sop-
perito dalla maggiore quantità/qualità di prodotto).

- 19 -
Fig. 5 e 6 Esempi di
arnia per Bombus
terrestris

Considerando che il Bombo è in grado di trasportare


grandi quantità di polline e di visitare tantissime piante in
un solo giorno potremo, come già accennato, impiegarlo
non solo per l’impollinazione dei frutteti o delle colture
protette ma anche per contrastare avversità: impiegando-
lo in connessione con antagonisti naturali del fitopatoge-
no, così che funga da “vettore” o “mezzo di trasmissio-
ne/trasporto”.

 Impiego del Bombus terrestris come anti -


botritico

Il disegno sperimentale ha previsto l’impiego di blocchi


casuali di 16 parcelle di circa cinque metri lineari cadau-
na.
Le parcelle 1,2,3 sono state isolate con reti anti-insetto
per impedire su di esse un’eventuale bottinatura di B.
terrestris ed il conseguente trasporto del fungo antago-
nista.
Nella settimana antecedente la fioritura è stata collocata
in ogni serra un’arnia di B. terrestris.

- 20 -
Negli anni 2002-2004 sono stati allestiti campi sperimen-
tali presso le aziende Boetti Giacomo di Monteu Roero
(CN)
(in entrambi gli anni) e Garro Andrea di Peveragno (CN)
solo nel 2002. Sono state messe a disposizione due serre
con coltura di fragola in atto.
Nel 2003 non è stato possibile allestire la prova a causa
delle avverse condizioni climatiche.

Nelle parcelle isolate con reti anti-insetto 1 (è stato di-


stribuito T. harzianum in forma di polvere bagnabile) e 2
(ciprodinil + fludioxonil) è stato eseguito un trattamento
in pre e post fioritura. Durante i trattamenti sono stati
chiusi i fori d’uscita delle arnie e rimosse le reti di prote-
zione, immediatamente ricollocate alla fine delle opera-
zioni. All’inizio del periodo di raccolta sono state rimosse
sia le protezioni che le arnie e sono stati eseguiti tre con-
teggi per verificare il numero di frutti colpiti da B. cinerea
in ogni parcella. All’apertura dei primi fiori di fragola è
stato applicato alle arnie un dispenser per il trasporto del
fungo antagonista ad opera dei bombi. Questo dispenser
è stato semplicemente ricavato da un contenitore per
diapositive, utilizzando la parte inferiore come supporto
ed il coperchio come recipiente per la somministrazione
del fungo antagonista. Il dispenser è stato poi fissato al
foro d’uscita dell’arnia per indurre il contatto tra gli inset-
ti ed il prodotto prima dell’azione bottinatrice, lasciando
invece libero il foro di rientro. Nel dispenser si è collocata
la quantità di circa 15 grammi di prodotto a base di T.
harzianum; nelle settimane successive, si è reintegrata
periodicamente tale dose per un totale di 50 grammi di
prodotto impiegati nel orso dell’intera stagione.

 2002
I dati raccolti evidenziano un’efficacia maggiore nella di-
stribuzione di T. harzianum da parte di B. terrestris rispet-
to a quella ottenuta dalla distribuzione con pompa a spal-
la del fungo antagonista. La percentuale di frutti colpiti da
B.cinerea nelle parcelle bombi + T. harzianum non si di-
scosta da quella riscontrata nelle parcelle in cui è stato di-
stribuito il fungicida chimico.
 2004
Nell’anno 2004 i dati raccolti hanno evidenziato differen-
ze minime significative nei confronti soltanto della parcel-
- 21 -
la 1 (somministrazione del fungo antagonista mediante
pompa a motore) e 2 (confronto con antibotritico di sin-
tesi) come indicato nel grafico; i bombi non sono stati così
efficaci come nella sperimentazione del 2002.
L’andamento stagionale caratterizzato da temperature in-
feriori ai 10°C per periodi prolungati e le piogge persisten-
ti hanno sfavorito la loro attività.

Percentuali di frutti colpiti in serra da botrite nel 2004

- 22 -
 Conclusioni esperimento
I test statistici hanno evidenziato nel 2002 differenze si-
gnificative tra l’impiego di T. harzianum distribuito da solo
o in abbinamento con B. terrestris come vettore:
quest’ultima soluzione ha dato un contenimento di B. ci-
nerea confrontabile con quello ottenuto con l’impiego del
fungicida chimico. Nel 2004 questi risultati brillanti non
sono stati confermati anche a causa di limitazioni climati-
che all’attività dei bombi.
L’impiego congiunto di microrganismi utili e d’insetti pro-
nubi come loro vettoririchiede quindi ulteriori approfon-
dimenti ma offre interessanti prospettive, considerando i
risultati ottenuti
nel 2002 e soprattutto le dosi ridotte d’impiego, inferiori
anche di 4 volte rispetto alla somministrazione diretta.

Fig. 7 Serra con parcelle coperte con


rete anti-insetto

- 23 -
Fig. 8 Dispenser creato da contenitore di diapositive
con polvere di fungo antagonista.

Fig. 9 Frutto colpito da Botrytis cinerea

- 24 -
Fig. 10 Varie fasi in cui il bombo viene a contatto
con il fungo antagonista

- 25 -
 CONCLUSIONI

Si parla di innovazione eco-compatibile in agricoltura da


fine anni ’90. Questo non può che essere un altro piccolo
passo verso il perseguimento di questo obiettivo.

Nella tesina ho parlato del rapporto, proficuo, che si può


instaurare tra uomo ed insetto prestando particolare at-
tenzione anche alla biologia e l’etologia di quest’ultimo
(più perché ne sono affascinato che per altre motivazio-
ni).

Ho effettuato questo breve studio anche perché credo


che il rispetto ambientale debba essere considerato im-
portante tanto quanto il profitto che traiamo dallo sfrut-
tamento del suolo e questo scritto spero che possa essere
utile alla sensibilizzazione di chiunque leggerà.

- 26 -
 BIBLIOGRAFIA
- Servadei, Zangheri, Masutti – Padova 1972 - En-
tomologia generale ed applicata: edizione CEDAM.
- Bollettino di agricoltura biologica A cura del CRAB
Centro di Riferimento per l’Agricoltura Biologica.
- Pinna Massimo (1) - Gamba Ursula (1) - Spagnolo
Sandra (1) – Nervo Giuseppe (2)E.R.I.C.A. Coope-
rativa Sociale S.r.l. (Educazione Ricerca Informa-
zione Comunicazione Ambientale) via Acqui 17 –
12051 Alba (CN) (2) Istituto Sperimentale per
l’Orticoltura via Paullese 28 – 26836 Montanaso
Lombardo (LO) Impiego di Bombus terrestris per la
diffusione di antagonisti naturali di Botrytis cinerea
in ambienti protetti coltivati a fragola.
- Laura Bortolotti* - Claudio Porrini** - Giovanni
Sbrenna INFORMATORE FITOPATOLOGICO 3 /
2002 Effetti dell’imidacloprid nei confronti di Bom-
bus terrestris (L.)Prove di laboratorio.
- Daniele Prodorutti,Franco Frilli Dipartimento di
Biologia applicata alla Difesa delle Piante Universi-
tà di Udine Pier Antonio Belletti Dipartimento di
Biologia ed Economia Agroindustriale -Università di
Udine Notiziario ERSA 4/2007 L’IMPOLLINAZIONE
DEL LAMPONE (RUBUS IDAEUS L.)
- febbraio 2010 Agricoltura, Ambiente.
- BIOPLANET Strategie di Controllo Biologico Via Ma-
siera prima, 1195 47023 Cesena (FC) Italy.
- http://www.bioplanet.it/it/bombox/index.php
- http://www.floranapoli.it/animali1.php
- http://orgprints.org/6813/
- http://www.bombus.it/index.php?pag=elementi
- http://www.bio.uu.nl/behaviour/Duchateau/index
.html

- 27 -
- 28 -

Potrebbero piacerti anche