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Il Luppolo (Humulus lupulus):

tecniche di difesa sostenibile contro fitopatogeni e fitofagi

Fabre DEHON
Prof. Vladimiro Guarnaccia
Erasmus in
Prof. Simone Tosi Scienze Agrarie
SAF0292 Laboratorio di tecniche 2021-2022
di difesa sostenibile contro
fitopatogeni et fitofagi
Sommario
1. Introduzione: il luppolo ................................................................................................................... 1
1.1. Descrizione della pianta .......................................................................................................... 1
1.2. Distribuzione delle colture e focus Italia-Belgio ...................................................................... 2
2. Fitopatogeno: Podosphaera macularis ........................................................................................... 3
2.1. Descrizione .............................................................................................................................. 3
2.2. Lotta chimica ........................................................................................................................... 5
2.3. Lotta agroecologica ................................................................................................................. 7
3. Fitofago: Phorodon humuli .............................................................................................................. 8
3.1. Descrizione .............................................................................................................................. 8
3.2. Lotta chimica ........................................................................................................................... 9
3.3. Lotta agroecologica ............................................................................................................... 10
4. Bibliografia..................................................................................................................................... 12
5. Allegati ........................................................................................................................................... 15
1. Introduzione: il luppolo
1.1. Descrizione della pianta
Humulus lupulus, il luppolo, è una
specie di pianta dicotiledone della
famiglia delle Cannabacea, originaria
dell'emisfero settentrionale
(distribuzione circumboreale) (Figura
1). Il luppolo è una pianta legnosa,
perenne, con portamento rampicante
o strisciante se non ha un sostegno. Si
tratta di una liana erbacea con una
grossa radice carnosa da cui si
sviluppano lunghi fusti erbacei che si
avvolgono intorno al loro supporto. I
fusti sono molto lunghi (fino a oltre 10
m) e sono inizialmente erbacei per poi
Figura 1: Coni di luppolo (Google Immagini)
diventare gradualmente lignificati. I
fusti presentano una o due punte sui bordi sporgenti degli uncini (peli epidermici tricomici) che servono
a fissare la pianta al suo supporto.
Si tratta di una pianta emicriptofita lianascente, perenne con un ceppo sotterraneo che produce ogni
anno nuovi steli annuali. È una pianta dioica, cioè i fiori maschili e femminili compaiono su piante
diverse, l’impollinazione è anemogama (I gameti maschili sono trasportati dal vento). Il luppolo fiorisce
in estate (da giugno a settembre nell'emisfero settentrionale). È una pianta a giorno corto in cui la
fioritura inizia quando la pianta raggiunge una dimensione critica (steli lunghi circa 6 metri, con 20-24
nodi).

• Uso
Questa pianta è particolarmente coltivata come ingrediente principale per la produzione di birra (97%
della produzione totale di luppolo) (International Hop Growers Convention, 2020). Viene coltivata su
attrezzature erette in alto su pali, cavi e fili. Si coltivano soprattutto piante femmine non fecondate e
si raccolgono le infiorescenze (coni). Contengono più di mille composti chimici come resine, oli
essenziali, proteine e polifenoli. I prodotti economicamente più interessanti sono gli acidi alfa e beta e
gli oli essenziali presenti nei coni. La propagazione avviene più spesso per riproduzione vegetativa
(rizomi, margotta o talea) da ceppi esistenti.
Il luppolo coltivato è soggetto a diverse malattie batteriche, fungine e virali e può essere infestato da
molti parassiti, tra cui insetti e acari. Le due principali malattie sono la peronospora, causata da un
oomicete, Pseudoperonospora humuli, e l'oidio, causato da un fungo ascomicete, Podosphaera
macularis. Due specie di artropodi causano danni significativi: l'afide fogliare del luppolo (Phorodon
humuli) e l'acaro del luppolo (Panonychus humuli). In questo testo ci concentreremo sull'oidio e
sull'afide fogliare del luppolo.

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1.2. Distribuzione delle colture e focus Italia-Belgio

Figura 2: Quantità di produzione di luppolo per continente - Average 2019 - 2020 (FAOSTAT)

Come si può vedere nella Figura 2, la produzione di luppolo è diffusa principalmente in Europa e nelle
Americhe. Il luppolo è coltivato soprattutto negli Stati Uniti e anche in Germania. Questi sono i top
produttori nel mondo con rispettivamente 27.7% e 28.8% della produzione mondiale totale, arriviamo
a più di 50% della produzione totale effettuata da 2 paesi (FAOSTAT, 2020).

Figura 3: Quantità di produzione di luppolo per paese - Average 1994 - 2020 (FAOSTAT)

Se ci concentriamo in particolare sull'Europa (cfr. Figura 3), possiamo notare che, a parte la Germania,
la maggior parte della produzione viene realizzata in Polonia e nella Repubblica Ceca.
La produzione di luppolo in Italia e in Belgio è quindi molto più limitata e, a mio parere, destinata a una
produzione su scala ridotta.
Secondo i dati FAOSTAT, nel 2020 la superficie coltivata a luppolo in Italia è di circa 40ha per una
produzione di 70 tonnellate (FAOSTAT, 2020). Tuttavia, secondo i dati forniti dalla Cooperativa Luppoli
Italiana, la superficie coltivata a luppolo potrebbe essere di circa 100ha (Ismea, 2020). Sembrerebbe
quindi che l'area effettiva sia compresa tra questi due valori e potrebbe dimostrare una crescita
dell’interesso per la coltura del luppolo.
In Belgio, nel 2017 la superficie coltivata a luppolo era di circa 192 ettari per una produzione di 366
tonnellate (FAOSTAT, 2017).

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Storicamente, la coltivazione del luppolo era diffusa in tutto il Belgio. Oggi sono rimaste solo alcune
piantagioni di luppolo. La ragione di questa riduzione della produzione di luppolo in Belgio è che le
piccole aziende belghe sono meno competitive rispetto alle grandi aziende tedesche, ceche e
nordamericane. Inoltre, per diversi decenni la domanda mondiale di luppolo è diminuita a causa della
stabilità della produzione mondiale di birra, dello sviluppo di birre di tipo lager meno amare e della
produzione di luppolo amaricante altamente produttivo con un'elevata concentrazione di molecole
amaricanti. D'altra parte, la tendenza attuale è più positiva per la produzione di luppolo, con un
aumento della produzione di birra, nonché il ritorno di birre speciali più amare e una crescente
domanda di luppolo aromatico meno produttivo rispetto a quello amaro (Godin et al., 2017).

Per queste ragioni, si può spiegare il crescente interesse per la coltivazione locale del luppolo abbinata
alla produzione locale di birra. È chiaro che la storia legata alla produzione di luppolo non è la stessa
tra Italia e Belgio, ma comunque la coltivazione del luppolo veniva sperimentata in Italia già nel 1800
(Enciclopedia della Birra, 2019). La particolarità della coltivazione del luppolo in Italia è che non è
molto conosciuta. Questa mancanza di conoscenza, unita all'interesse per la produzione locale,
potrebbe consentire di sviluppare metodi di coltivazione sostenibili senza dover superare gli ostacoli
associati alla coltivazione industriale di questa pianta. Questo lavoro presenterà metodi classici di
trattamento contro l'oidio e l'afide del luppolo, ma soprattutto metodi di lotta agroecologica.

2. Fitopatogeno: Podosphaera macularis


2.1. Descrizione
• Tassonomia (in inglese):
Domain: Eukaryota
Kingdom: Fungi
Phylum: Ascomycota
Subphylum: Pezizomycotina
Class: Leotiomycetes
Order: Erysiphales
Family: Erysiphaceae
Genus: Podosphaera
Species: Podosphaera macularis
• Distribuzione:
Secondo il Commonwealth Agricultural Bureau International (cabi), la Podosphaera macularis
è stata segnalata in Italia e in Belgio almeno dal 2001.
• Descrizione:
Podosphaera macularis è un fungo vettore dell’oidio del luppolo.
Questa infezione della pianta può portare alla perdita totale del raccolto; quindi, è importante
conoscerne con precisione la biologia, il ciclo di vita e le modalità di diffusione.
I sintomi più evidenti dell'oidio sono le colonie circolari che si presentano come vesciche
polverose bianche e lucide su foglie, steli o coni (Madden, 2011). I sintomi saranno descritti
più dettagliatamente in un capitolo dedicato.
I funghi oidi sono generalmente patogeni biotrofi delle piante e presentano un'ampia diversità
di ospiti. Tuttavia, le singole specie sono solitamente molto specifiche e spesso infettano una
sola specie (Weldon, 2020). L'oidio del luppolo è causato dal fungo ascomicete Podosphaera
macularis. Questo fungo sembra infettare esclusivamente le piante del genere Humulus
(Madden, 2011; Weldon, 2020). È stato inoltre dimostrato che l'oidio di fragole, lamponi e
more è una specie diversa (nessuna contaminazione incrociata) (Madden, 2011).

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• Sintomi:
Le colonie circolari bianche e
polverose citate sopra come
sintomi più evidenti sono in realtà
ife e spore dell'oidio (cfr. Figura 4).
Queste colonie possono trovarsi
su foglie, steli o coni. L'infezione
può succedersi su tutti i tessuti
verdi della pianta, ma sarà visibile
più spesso prima sulla parte
inferiore della foglia. Spesso si
possono distinguere aree pallide e
clorotiche sulla superficie fogliare.
Quando le colonie invecchiano,
Figura 4: colonie circolari che si presentano come vesciche polverose diventano opache e granulose,
bianche e lucide su foglie (Hopsfarmer.it) con aree necrotiche sottostanti.
Le piante infette presentano bave, i giovani coni sono bianchi e polverosi e successivamente
sviluppano aree necrotiche marroni (cfr. Figura 6). Anche le foglie possono presentare aree
necrotiche marroni (cfr. Figura 5). Questi coni sono spesso deformati e poco sviluppati perché
l'infezione ne blocca lo sviluppo. Il contenuto di acidi alfa e beta è alterato e rende il luppolo
inutilizzabile per la produzione di birra.

Figura 6: coni infettati dall’oidio del luppolo (Cornell University Plant Clinic) Figura 5: lesioni necrotiche marroni
(Cornell University)

• Ciclo del patogeno:


L'oidio del luppolo è in grado di
svernare sotto forma di miceli fusi,
chasmotheca (cfr. Figura 7), o come
micelio nei germogli.
È quindi possibile che un campo
infettato nella stagione di crescita
precedente possa essere infettato
nuovamente in quella successiva,
attraverso la sussistenza nelle
gemme, nelle scaglie delle gemme o
nei residui vegetali che circondano la
coltura. Durante la crescita del
Figura 7: chasmothecae dall’oidio del luppolo (Weldon)
luppolo possono emergere germogli

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infetti, noti come "flag shoot". Questi saranno ricoperti da masse sporulanti, di colore bianco
e simili a uno strato di zucchero a velo. Questi “flag shoot” saranno stentati, le foglie avranno
una forma anomala. Il problema principale che può verificarsi è l'occultamento di questi
germogli infetti a causa della crescita più rapida dei germogli sani.
Queste masse di spore sui “flag shoot” possono contribuire a diffondere la malattia al resto
della coltura, ma si tratta spesso di un fenomeno limitato perché i “flag shoot” rappresentano
di solito solo l'1% dei germogli e la loro esposizione al vento è limitata. (Bisogna fare attenzione
a non trasportare l'agente patogeno su di sé o sugli attrezzi quando si passa da una coltura
sana a una non sana) (Wolfenbarger et al., 2015).
Tuttavia, nel caso di una primavera molto calda, può accadere che i germogli a bandiera
crescano più velocemente dell'oidio e che quindi vengano infettate solo le brattee di ogni nodo
del germoglio, invece che l'intera struttura sia bianca. In questo caso può esserci un rischio
reale di trasmissione, poiché l'esposizione al vento aumenta notevolmente (questo problema
può essere gestito con la potatura).
Poi, all'inizio della primavera e quando le condizioni sono favorevoli, le ascospore saranno
rilasciate da queste chasmothecae. Durante l'infezione precoce, questi si depositano sui nuovi
germogli.
Durante la stagione si producono spore asessuate, i conidi, che vengono disperse dal vento e
dagli schizzi di pioggia (di solito da media a forte), ma anche per vie indirette, come insetti,
trattori, attrezzature e lavoratori sul campo.
Le condizioni ambientali favorevoli allo sviluppo della malattia sono: bassi livelli di luce
(giornate nuvolose o alta densità di chioma), fertilità troppo elevata (soprattutto troppo
azoto), elevata umidità del suolo. È importante notare che la pioggia leggera o la rugiada non
favoriscono l'infezione dell'oidio, ma sono piuttosto un effetto indiretto dell'elevata umidità e
della scarsa luminosità.
Per quanto riguarda la temperatura, l'infezione è ottimale tra i 17°C e i 22°C, ma può verificarsi
nell'intervallo tra i 7°C e i 28°C (Madden, 2011).

2.2. Lotta chimica


Da un punto di vista strettamente chimico, la lotta si basa principalmente sull'applicazione di
fungicidi quando il luppolo è infettato dall'oidio. È il trattamento più comune. Più concretamente,
l'applicazione di fungicidi è sempre preventiva e continua durante la stagione di crescita, al fine di
ridurre il più possibile la presenza della malattia (Madden, 2011). Questo trattamento è chiamato
preventivo perché i fungicidi chimici convenzionali sono inefficaci quando l'infezione è
completamente sviluppata. Tuttavia, l'applicazione di fungicidi dovrebbe essere evitata al momento
della crescita dei germogli, poiché questi ultimi sono molto suscettibili di essere danneggiati. Per
evitare lo sviluppo di malattie in questo periodo delicato, è consigliabile rimuovere la parte basale
poco prima della fioritura e applicare un fungicida protettivo a lunga durata (Marks, 2014).
Esempio di fungicida:
Ho scelto un esempio di fungicida approvato per l'uso sul luppolo in Svizzera, poiché il luppolo non
è coltivato su larga scala in Italia, non esiste ancora, a mia conoscenza, un fungicida registrato per
questa coltura. In ogni caso, questo fungicida è approvato per altre colture in Italia. Si tratta di
"Bellis", commercializzato dall'azienda BASF (etichetta Allegato 1). Contiene due principi attivi:
boscalid (25,2%) e pyraclostrobin (12,8%). Secondo BASF, il modo d’azione e descritto come segue:
“La sinergia dei due principi attivi impedisce la germinazione delle spore e la formazione di ife
germinative e limita la crescita miceliare e la sporulazione. I risultati migliori si ottengono con
l’utilizzo a scopo preventivo.”
Dalla descrizione svizzera del prodotto, ecco le modalità d'azione dei diversi principi attivi:

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Il principio attivo Boscalid appartiene al gruppo delle carbossamidi. Impedisce la germinazione delle
spore e inibisce la formazione di ife germinative, micelio e altri elementi, la crescita miceliare e la
sporulazione dei funghi patogeni. Boscalid ha un'azione preventiva e viene assorbito dal fogliame e
traslocato sistemicamente nella pianta.
Il principio attivo Pyraclostorbin appartiene al gruppo delle Strobilurine. Viene assorbito dalle parti
trattate della pianta e svolge un'azione sistemica locale e un'attività translaminare che controlla
anche i funghi che hanno invaso gli strati più profondi del tessuto. L'ingrediente attivo si deposita
anche sulla pianta legandosi allo strato ceroso.
L'oidio del luppolo è molto incline a sviluppare resistenza ai fungicidi; quindi, è importante
diversificare i tipi di fungicidi applicati (Marks, 2014).
In alternativa alla coltivazione convenzionale del luppolo, è possibile anche la lotta chimica in
agricoltura biologica. Un'alternativa è quella di utilizzare un prodotto a base di olio d'arancia, ad
esempio Oroganic plus. I dettagli ecotossicologici di questo prodotto non saranno illustrati in questa
relazione, ma in generale il prodotto presenta un rischio inferiore rispetto al controllo chimico
convenzionale proposto sopra (indice di colore complessivo del destino ambientale, impatto sulla
salute umana ed ecotossicità nei confronti delle api in particolare) (PPDB). L'etichetta di questo
prodotto è allegata (cfr. Allegato 2).
• Destino ambientale:
Boscalid: allerta elevata, indicato come persistente nell'ambiente (PPDB)
Pyraclostrobin: allerta elevata, potenziale di trasporto legato alle particelle indicato come
elevato (PPDB)
• Ecotossicologia:
Boscalid: Allerta moderata (PPDB)

Tabella 1: LD50, LC50 e interpretazione ecotossicologica del Boscalid su alcuni esseri viventi (PPDB)

Pyraclostrobin: Allerta elevata (PPDB)

Tabella 2: LD50, LC50 e interpretazione ecotossicologica del Pyraclostrobin su alcuni esseri viventi (PPDB)

Alla luce dei risultati delle varie analisi condotte sopra (Tabella 1; Tabella 2), è necessario
considerare una strategia di applicazione del prodotto per limitarne l'impatto.
Innanzitutto, se il campo di luppolo si trova in prossimità di un corso d'acqua, il prodotto non
deve essere sparso quando si sente un forte vento, data la significativa tossicità della
Pyraclostrobin per i pesci. Questo potrebbe essere trasportato nel corso d'acqua.
In secondo luogo, per quanto riguarda gli impollinatori, in particolare i bombi, il prodotto deve
essere applicato solo quando la maggior parte di essi è assente, cioè all'alba o al tramonto.
Questo per ridurre al minimo la loro potenziale esposizione.
Infine, per quanto riguarda l'impatto sulle popolazioni di insetti che possono essere utili alla
coltura, mancano dati guardando a questi due principi attivi. Tuttavia, l'applicazione ripetuta

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di fungicidi potrebbe avere effetti negativi sui predatori naturali degli insetti del luppolo, come
il Phorodon humuli citato di seguito (D. H. Gent et al., 2009).

Al livello del rischio per la salute umana:


Boscalid: Allerta moderata, possibile cancerogeno; Possibili effetti sulla
riproduzione/sviluppo; Tossico per il fegato e la tiroide
Pyraclostrobin: Allerta elevata, effetti sulla riproduzione/sviluppo; Irrita le vie respiratorie e
la pelle
In ogni caso, è necessario utilizzare tutti gli elementi di protezione specificati durante
l'applicazione del prodotto.

2.3. Lotta agroecologica


• L’agroecologia:
L'agroecologia è una disciplina scientifica transdisciplinare (ecologia, agronomia, economia,
sociologia) che si concentra sulle funzioni e sui prodotti agricoli, dagli organismi (piante, insetti,
ecc.) ai sistemi alimentari. È anche un insieme di pratiche volte a proteggere gli agroecosistemi e
a sviluppare un'alternativa all'agricoltura industriale e intensiva. L'agroecologia è un movimento
sociale e politico con valori che propongono una visione più equa e sostenibile della società.

• Strategia di lotta:
Per gestire l'oidio del luppolo nel modo più sostenibile possibile, come suggerito dall'agroecologia,
uno dei primi mezzi di controllo possibili è quello di orientarsi verso varietà di luppolo
naturalmente resistenti a questa malattia.
Esistono esemplari resistenti alla versione americana della malattia, ma nonostante le ricerche non
ho trovato una cultivar europea. Una maggiore ricerca in questa direzione sarebbe un'ottima cosa.
Il secondo metodo di controllo proposto consiste in una ricerca minima settimanale di invidui
infetti nei campi, al fine di controllare e agire il più rapidamente possibile. È più efficiente
concentrare la frequenza dell'indagine sulle cultivar più suscettibili e aumentarla per le cultivar
meno suscettibili quando l'infezione è confermata. Questa indagine deve essere accompagnata da
un'attenta analisi delle condizioni climatiche adatte allo sviluppo della malattia.
In questo caso, i mezzi meccanici possono essere decisivi nella gestione della malattia. La potatura,
l'accorciamento e la raschiatura contribuiscono a ridurre l'inoculo dell'oidio (ma anche della
peronospora).
La potatura della fascia laterale inferiore deve essere effettuata periodicamente quando la pianta
supera i 2,5 m di altezza per migliorare la circolazione dell'aria e ridurre la diffusione della malattia.
In alcuni Paesi (ad esempio la Nuova Zelanda), questa potatura può essere effettuata dagli ovini e
potrebbe contribuire a migliorare il flusso complessivo dell'agroecosistema nel caso di un'azienda
agricola diversificata.
È importante anche una corretta gestione della fertilità del suolo e dell'irrigazione. Infatti, livelli
troppo elevati di questi due componenti possono portare a una crescita succulenta e altamente
suscettibile alle infezioni (Madden, 2011).

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3. Fitofago: Phorodon humuli
3.1. Descrizione
• Tassonomia (in inglese):
Domain: Eukaryota
Kingdom: Metazoa
Phylum: Arthropoda
Subphylum: Uniramia
Class: Insecta
Order: Hemiptera
Suborder: Sternorrhyncha
Unknown: Aphidoidea
Family: Aphididae
Genus: Phorodon
Species: Phorodon humuli
• Distribuzione:
Secondo il Commonwealth Agricultural Bureau International (cabi), Phorodon humuli è stato
segnalato in Italia e in Belgio.
• Descrizione:
Phorodon humuli, l'afide del luppolo, è un insetto dell'ordine Hemiptera e della famiglia
Aphididae. È uno dei principali parassiti delle colture di luppolo nell'emisfero settentrionale
(Europa e Nord America).
Questo insetto può essere presente sia in forma alata che senza ali.
Si tratta di una specie dioica, con un ciclo vitale che si svolge su due tipi di ospiti: ospiti invernali
(ospiti primari) e ospiti estivi (ospiti secondari).
Le virginopari attere vivono sull'ospitante primario; colorito verde chiaro con striature dorsali
verdi; sull'ospitante secondario assume un colorito verde chiaro verde giallastro tendente al
bianco. Taglia: da 1 a 1,9 mm. Le virginopari alate: possiamo incontrarle sia sugli ospitanti d'
inverno sia sugli ospitanti d' estate: la testa e la parte dorsale della sezione toracica hanno un
colorito che oscilla dal marrone scuro al nero. Sulla parte inferiore del corpo, ci sono tre bande
laterali ed una banda centrale divise.
Identificazione:
Forma senza ali (cfr. Figura 9)  corpo allungato, verde chiaro con striscia dorsale
longitudinale più scura (1), fronte con tubercoli molto prominenti (2), antenne più piccole della
lunghezza del corpo (3) con articolo prominente (4), addome senza pigmentazione dorsale,
corniculi chiari, lunghi e cilindrici (5) (Inrae).

Figura 9: Phorodon humuli forma senza ali (Inrae)


Figura 8: Phorodon humuli forma alata (Inrae)

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Forma alata (cfr. Figura 8)  Placca dorsale scura, fronte con tubercoli frontali prominenti e
diritti (forma meno pronunciata che negli apterani) (6), antenne lunghezza del corpo (8) con
articolo I prominente (gibboso) (7), articolo III con numerose piccole rinelle, alcune su IV,
addome con piastra frastagliata e perforata (9), cornicioni leggermente pigmentati, lunghi e
cilindrici (10), cauda da pallida a leggermente pigmentata, triangolare (11) (Inrae).
• Danni alle colture:
Gli afidi sono insetti morditori e succhiatori, che colpiscono le colture succhiando le sostanze
nutritive e l'umidità dalle piante e dai coni attraverso l'uso del loro apparato boccale
perforante.
Possono causare danni diretti e indiretti. I danni diretti sono legati all'assorbimento dei
nutrienti e all'immissione di saliva. I danni indiretti sono più legati alla trasmissione di virus da
parte dell'afide, ma anche alla comparsa di funghi dovuti alla produzione di melata dolce da
parte di questi insetti. Infatti, questa melata può promuovere e sostenere la crescita di funghi
come la fumaggine o di batteri secondari. Questo fungo, se troppo abbondante, può ridurre la
fitosintesi e quindi causare l'asfissia delle piante infette e rendere i coni invendibili (Wikipédia,
2022). I virus trasmessi dagli afidi possono appartenere alla famiglia dei carlavirus, come il virus
del mosaico del luppolo. Questi virus hanno un forte impatto negativo sulle colture (Paguet et
al., 2022).
Più concretamente, i danni fisici causati da questi afidi sul luppolo possono essere
l'arricciamento delle foglie seguito da appassimento, sintomi simili all’appassimento e
l'imbrunimento dei coni. Una forte infestazione può portare alla completa defogliazione, con
conseguenze economiche drammatiche per il coltivatore (PestInfo, 2021).
• Ciclo biologico:
L'afide del luppolo è una specie diegetica. Il suo ciclo vitale si svolge quindi su due tipi di ospiti:
quello invernale, che è l'ospite primario, e quello estivo, che è l'ospite secondario.
L'afide sverna sotto forma di uova su specie di Prunus (tra cui prugne, ciliegie, pesche, ecc.).
All'inizio della primavera le uova si schiudono in femmine senza ali. Si nutrono dell'ospite
Prunus.
Verso maggio vengono prodotte le femmine alate che si spostano sull'ospite secondario,
Humulus luppulus. Verranno prodotte altre generazioni di queste femmine (fino a 10 in una
stagione).
Quando arrivano le basse temperature, si producono maschi e femmine alate che migrano
verso l'ospite primario dove si riproducono e depongono le uova per chiudere il ciclo.
La rapida riproduzione degli afidi non è favorita da un clima caldo e secco, ma piuttosto da un
clima temperato e moderatamente umido. Il monitoraggio degli afidi dovrebbe iniziare
quando le temperature diurne superano i 14-15°C e proseguire fino al raccolto (Michigan State
University, 2016).

3.2. Lotta chimica


Per controllare chimicamente le infestazioni di insetti del luppolo, uno dei mezzi di controllo più
comuni è l'uso di insetticidi ad ampio spettro per tutta la stagione. Tuttavia, l'uso di tali prodotti può
portare alla distruzione dell'intera fauna della coltura. Ciò può essere controproducente, poiché l'afide
non incontra quasi alcun ostacolo quando si insedia nella coltura. Le conseguenze sulla coltura saranno
più gravi del previsto (Paguet et al., 2022).
Pertanto, potrebbe essere più interessante optare per un controllo chimico più mirato. Poiché il
fitofago preso in considerazione era un afide, il controllo chimico proposto era rivolto a un aficida.
Può verificarsi una resistenza agli insetticidi negli afidi. È quindi importante variare i diversi principi
utilizzati per non entrare in un "circolo vizioso" che porta all'inefficacia di tali insetticidi. Per

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l'ingrediente attivo descritto di seguito, è stata dimostrata una resistenza progressiva nelle popolazioni
di afidi (Weichel et Nauen, 2003).

• Esempio di aficida:
L'aficida scelto è l'Aphox, commercializzato da Gowan Italia. È composto per il 50% dal principio
attivo pirimicarb. La scelta di questo prodotto è più pratica che decisiva, poiché esistono diverse
alternative che contengono lo stesso principio attivo.
Il principio attivo, il pirimicarb, è un insetticida della famiglia dei carbammati. È un insetticida
sistemico selettivo che agisce per contatto, per via gastrica e respiratoria. In particolare, questo
insetticida agisce come inibitore dell'acetilcolinesterasi (Wikipedia, 2022). Questo enzima catalizza
la scissione dell'acetilcolina, che ha una funzione di neurotrasmettitore.
L'alternativa alla lotta chimica è possibile anche in questo caso nell'agricoltura biologica. Lo stesso
prodotto, Oroganic plus (vedi 2.2), potrebbe essere utilizzato per controllare gli afidi del luppolo,
data la sua triplice natura di insetticida-fungicida-acaricida. Anche l'impatto ambientale
complessivo è ridotto rispetto all'ingrediente attivo convenzionale (Pirimicarb) in base agli indici di
colore complessivi (cfr. 2.2).
• Destino ambientale:
Allerta moderata  Drenaggio: Moderatamente mobile; potenziale di trasporto legato alle
particelle: Medio
• Ecotossicologia:
Allerta elevata:
Tabella 3: LD50 e interpretazione ecotossicologica del pirimicarb su alcuni esseri viventi (PPDB) (EFSA)

Alla luce dei risultati sopra riportati (Tabella 3), l'impatto ambientale di questo prodotto è più che
marcato, con una tossicità che va da media ad alta per la maggior parte degli organismi viventi
indicati. Più precisamente, se l'uso di questo prodotto è assolutamente necessario, è necessario
adottare una strategia di diffusione ragionata.
Innanzitutto, dato l'effetto su diversi tipi di impollinatori, è più che incoraggiato effettuare il
trattamento all'alba o al tramonto per limitare la loro probabilità di esposizione.
In secondo luogo, le piante di luppolo devono essere trattate almeno a una certa altezza per limitare
l'esposizione dei mammiferi al prodotto.
Al livello del rischio per la salute umana:
Allerta elevata: I pericoli di questo principio attivo sono numerosi: è altamente tossico e può essere
fatale se inalato, ingerito o assorbito attraverso la pelle. È potenzialmente cancerogeno, produce
effetti avversi sulla riproduzione e sullo sviluppo, è neurotossico e inibisce l'acetilcolinesterasi. È
anche un irritante per gli occhi e la pelle.
In ogni caso, è fondamentale utilizzare tutti gli elementi di protezione specificati durante
l'applicazione del prodotto.

3.3. Lotta agroecologica


Al fine di integrare i principi dell'agroecologia (cfr. 2.3), verrà qui dettagliata una strategia di controllo.

10
Per controllare l'afide del luppolo, l'uso della lotta biologica può essere uno strumento importante
(Calderwood et al., 2015). Questo controllo può essere ottenuto con l'introduzione di parassitoidi e
predatori ed è stato descritto come efficace (Gent et al., 2009).

Le vespe parassitoidi, vespe molto piccole che abbondano nel paesaggio agricolo, comprendono specie
note per essere parassitoidi di Phorodon humuli. È stato dimostrato che l'utilizzo di combinazioni di
varie specie di queste vespe può tenere sotto controllo le popolazioni di afidi (Calderwood et al., 2015).

Nel gruppo dei predatori di afidi si trovano diversi generi di insetti. In particolare, nel gruppo degli
emitteri, il genere Orius è indicato come predatore generalista del parassita in esame. In questo gruppo
si trovano anche le larve delle mosche sifide, riconosciute come agenti di biocontrollo degli afidi
(Lorenzana et al., 2010).
Una famiglia che potrebbe essere un altro agente di biocontrollo per l'afide del luppolo è quella dei
cecidomyidae. Questi moscerini predatori si sono dimostrati efficaci nel biocontrollo degli afidi nei
meleti delle regioni temperate. La loro efficacia nel contesto della coltivazione del luppolo deve essere
studiata in modo più approfondito.
Infine, si trova la famiglia Coccinelidae, che comprende molti predatori generalisti. Le coccinelle sono
note per essere predatrici di artropodi dal corpo molle. Va notato che la forma lavica di questi insetti
è molto più vorace della forma adulta (Calderwood et al., 2015).
L'uso di funghi antagonisti è un'alternativa credibile. Il fungo antagonista Beauveria bassiana ha un
effetto sull'afide del luppolo e può essere applicato alla coltura.

Come si evince da questi esempi, i predatori e i parassitoidi naturali sono estremamente importanti
nel controllo dei parassiti. Da una prospettiva agroecologica, la loro presenza nell'ecosistema dovrebbe
essere massimizzata. Ciò significa: fornire loro un habitat o non distruggerli, non metterli in pericolo
con l'applicazione di insetticidi che a volte possono causare una grande invasione nella stagione
successiva.
Per fornire un habitat agli insetti utili alla difesa delle colture, l'impianto di siepi o di strisce erbose può
essere una soluzione (Weber, 2014) (Campbell, 2018) ma anche la copertura vegetale del suolo è
efficace (Calderwood et al., 2017). Anche la scelta di piante in linea con gli habitat dei diversi nemici
naturali è importante quando si progetta una strategia di controllo sistemico. La scelta di piante che si
adattano all'ecosistema locale e che attraggono gli insetti utili è un passo importante (Fiedler et al.,
2007).

Le popolazioni di afidi del luppolo si sviluppano molto bene nei campi con elevate quantità di azoto
applicato e sulle parti della pianta più ricche di azoto (Gent et al., 2009). Infatti, la rapida crescita
causata da un'elevata nutrizione azotata rappresenta una grande riserva di nutrienti per gli afidi.
Ragionare sulla gestione della fertilità del campo di luppolo sembra essere essenziale (Calderwood et
al., 2015). Sempre in una prospettiva agroecologica, è possibile non utilizzare fertilizzanti sintetici o
industriali. È quindi necessario gestire al meglio la salute e la vita del terreno, a seconda della sua
tipologia. L'adozione di misure per massimizzare il numero di organismi e microrganismi nel suolo è un
esempio di una possibile leva. Si possono prendere in considerazione anche le associazioni di colture
per fornire una fertilizzazione "naturale" sostenibile e poco costosa. Poiché il luppolo è una pianta
rampicante, si potrebbe pensare a un'associazione con una pianta che rimane a terra.

La strategia proposta non è esaustiva, le idee e le soluzioni sono numerose e le prospettive offerte
dall'agroecologia sono molteplici.

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14
5. Allegati

Allegato 1: Etichetta dal fungicida BELLIS (Fitogest)

15
Allegato 2: etichetta ministeriale del prodotto Oroganic plus (Fitogest)

Allegato 3: stagionalità dei diversi parassiti del luppolo in Michigan (University of Michigan)

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