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La classificazione delle piante può essere fatta anche in base a:
1. Organo utilizzato → frutto carnoso, frutto secco, seme,
infiorescenze, fusto, foglia, radice e tubero.
2. Destinazione d’uso → alimentazione diretta, trasformazione
industriale, alimentazione bestiame.
La classificazione che prende in considerazione entrambi i parametri ci
permette di suddividere le colture erbacee in:
1. Cereali
2. Oleaginose
3. Leguminose da granella
4. Piante orticole
Le diverse classi hanno caratteristiche nutrizionali diverse:
Cereali (es. mais/orzo) → 80% carboidrati, 10% proteine.
Leguminose da granella (es. soia) → 40% proteine, 20% lipidi.
Scelta colturale
La scelta delle colture va fatta in base a:
1. Caratteristiche climatiche
2. Tipo e ampiezza dell’azienda agraria
3. Condizioni economiche
4. Presenza dell'industria agro-alimentare nel territorio
Diffusione in Italia
Nel Sud Italia troviamo soprattutto prodotti orticoli (pomodoro,
peperone, melanzana…) mentre al Nord troviamo soprattutto cereali
(ricordiamo che al Nord l’attività agricola è meno sviluppata rispetto al
Sud in quanto gran parte del territorio è occupato dalle industrie).
Caratteristiche morfologiche di una pianta
Le caratteristiche morfologiche che ci permettono di identificare una
specie rispetto un’altra sono:
1. Radice
2. Fusto
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3. Foglie
4. Fiore
5. Frutto
Radice
Si sviluppano sempre verso il basso. In alcune piante si distingue una
radice primaria (fittone) che poi ramifica in radici secondarie (radici
fittonanti). Altre piante, invece, sono caratterizzate da radici che si
sviluppano in modo fascicolato e quindi non distinguiamo radici
primarie e secondarie. In base al tipo di radice, classifichiamo le piante
in:
1. Dicotiledoni → piante che, solitamente, hanno una radice
primaria e radici secondarie. La radice primaria si sviluppa molto
in profondità per cui avranno bisogno di terreni piuttosto
profondi.
2. Monocotiledoni → piante che, solitamente, hanno radici
fascicolate che spesso si sviluppano più in superficie.
Fusto
Parte della pianta che sorregge tutta la struttura esterna.
Il fusto viene definito:
1. Culmo → fusto che internamente è cavo, tipico delle graminacee.
2. Scapo → fusto che termina con un fiore (es. cipolla).
In alcuni casi il fusto funge anche da organo di riserva e in questi casi
prende diversi nomi a seconda della coltura:
1. Rizoma → carciofo.
2. Tubero → patata.
3. Bulbo → aglio, cipolla
Classificazione dei fusti in base al loro tipo di accrescimento:
1. Crescita determinata → l’infiorescenza blocca lo sviluppo del
resto della pianta.
2. Crescita indeterminata → non si sviluppa l’infiorescenza e quindi
la pianta continua a produrre germogli che la fanno crescere in
maniera indeterminata (es: piante rampicanti).
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In una stessa specie potremo avere varietà a crescita determinata e
varietà a crescita indeterminata.
Foglie
Le foglie sono in grado di captare la CO2 e la radiazione solare
fondamentali per permettere la fotosintesi clorofilliana e quindi la
crescita e lo sviluppo della pianta. Le foglie possono legarsi al fusto in
modo diverso.
Sono costituite da tre parti:
1. Guaina → che tiene legata la foglia al fusto.
2. Picciolo → estensione che lega la lamina alla guaina.
3. Lamina fogliare → parte che capta CO2 e luce.
Non sempre sono presenti tutte e tre le parti, ad esempio nelle
graminacee la lamina fogliare è direttamente legata alla guaina (no
picciolo) oppure in altre piante non è presente la guaina e il picciolo si
lega direttamente al fusto.
Nel punto di attacco della foglia al fusto possono essere presenti due
piccole foglioline chiamate stipule.
Le foglie possono avere diversa conformazione e diversa distribuzione
spaziale.
Fiore
Senza il fiore non ci può essere il frutto. Altre volte è proprio il fiore il
prodotto finale, questo accade quando le infiorescenze sono eduli
(commestibili), esempio: carciofo, cavolfiore, cavolo-broccolo, fiori di
zucca.
Normalmente il fiore si sviluppa alla terminazione del fusto o di un
ramo, in alcuni casi si sviluppa all’ascella delle foglie.
Generalmente è portato da un peduncolo che termina con un
ingrossamento (detto talamo o ricettacolo) a cui poi si attacca il calice
Le parti che costituiscono un fiore sono:
1. Calice → costituito da foglioline modificate chiamate sepali ai
quali si legano i petali.
2. Corolla → costituito da foglie modificate chiamate petali.
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3. Androceo → posizionato all’interno della corolla, è l’apparato
maschile. È costituito da foglie modificate (stami), formati da
filamento o antera che portano il polline.
4. Gineceo → posizionato all’interno della corolla, è l’apparato
femminile. È costituito da uno o più organi (pistilli) composti di
ovario, stilo e stimma che ricevono il polline.
Alcuni fiori sono completi ovvero hanno sia androceo che gineceo, altri
invece sono incompleti, e sono o maschili o femminili.
1. Specie monoica → se, sulla stessa pianta, sono presenti sia fiori
maschili che fiori femminili.
2. Specie dioica → se presenta solo fiori femminili o solo fiori
maschili.
Alcune tipologie di fiori a seconda della loro forma:
1. Racemo
2. Racemo composto
3. Ombrella
4. Ombrella composta
5. Spiga
6. Corimbo
7. Capolino
Frutto
Ingrossamento dell’ovario che avviene in seguito alla fecondazione.
Siccome il frutto contiene i semi, esso rappresenta un metodo per le
piante di espandersi, raggiungendo altre collocazioni. Questo avviene
quando gli animali, cibandosi del frutto, fungono da veicoli che
portano i semi lontano dalla pianta di appartenenza.
I frutti di suddividono in:
1. Frutti secchi → che si suddividono a loro volta in frutti deiscenti
(che si aprono) e frutti indeiscenti (che non si aprono).
I primi sono costituiti da una sorta di “contenitore” che racchiude
il frutto e che si apre a maturazione. Questi “contenitori” possono
essere: capsule (es: tabacco e cotone), legume (leguminose),
follicolo, siliqua (es: colza e brassicacee).
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Esempi di frutti indeiscenti: achenio (presente nel girasole),
cariosside.
2. Frutti carnosi → si suddividono in bacche (es: pomodoro)
costituite da una buccia e una polpa, e in drupe, costituite
sempre da una buccia e una polpa ma è presente anche un
nocciolo che contiene il seme (es: ciliegia, pesca).
Ciclo biologico e ciclo colturale
1. Ciclo biologico → tempo che intercorre nel passaggio da una
generazione all’altra ovvero il periodo tra seme e seme
2. Ciclo colturale → periodo che va dalla semina alla raccolta.
Non sempre il ciclo colturale si compie negli stessi tempi del ciclo
biologico. In alcuni casi infatti, la raccolta avviene prima della
maturazione completa della coltura. Questo significa che, a volte, il
ciclo colturale si conclude prima del ciclo biologico. Ciò avviene in
funzione del prodotto finale che noi vogliamo raccogliere e della sua
funzione. Alcuni esempi di maturazione non completa sono alcune
insalate e il mais (maturazione cerosa e maturazione lattea).
Quantità delle produzioni
Il raccolto deve essere maggiore dei costi di produzione. La quantità di
produzione potenziale è spesso più grande di quella ottenibile.
La resa potenziale è limitata da:
1. Disponibilità di acqua
2. Disponibilità di nutrienti, di concime
È necessario trovare il giusto equilibrio tra densità delle piante e
disponibilità di nutrienti e acqua affinché la crescita di ogni singola
pianta sia ottimale (non piantare tanto se non ho tanta acqua o tanti
nutrienti).
Fattori esterni che possono ridurre ulteriormente la produzione:
infestanti, attacchi parassitari, attacchi fungini, presenza di inquinanti.
Qualità delle produzioni
Definita dalla norma UNI-ISO 8402 → “la qualità è l’insieme delle
proprietà e delle caratteristiche di un prodotto o di un servizio che
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conferiscono ad esso la capacità di soddisfare esigenze espresse o
implicite”. Le esigenze espresse sono quelle che possono arrivare ad
esempio da un'industria, quelle implicite sono quelle del consumatore
finale.
La qualità è una caratteristica dinamica (può cambiare con il tempo)
questo perché gli interessi del consumatore cambiano nel tempo (es.
adesso si dà molto peso al modo in cui le produzioni vengono coltivate
es bio ecc).
Fattori biologici che influenzano la qualità dei prodotti:
1. Qualità colturale → es una coltura è più resistente a malattie di
altre, più o meno produttiva, più o meno adattabile.
2. Qualità alimentare → valore nutritivo e organolettico.
3. Caratteristiche commerciali → come si presenta il prodotto:
colore, consistenza, conservabilità.
4. Caratteristiche tecnologiche → trasformazione del prodotto in
industria.
Fattori ambientali che influenzano la qualità del prodotto:
1. Durata e intensità della radiazione di specie.
2. Temperatura → per alcune varietà influenza il contenuto di alcuni
componenti (es la quantità di acido ascorbico aumenta se la
coltura è soggetta a temperature ambientali più alte). La
temperatura influenza inoltre la turgidità e gli aspetti morfologici
della coltura.
3. Fotoperiodismo
4. Precipitazioni, venti
Fattori pedologici che influenzano la qualità del prodotto:
1. Capacità idrica del terreno
2. pH
3. Disponibilità di sostanza organica e nutrienti
Fattori agronomici che influenzano la qualità del prodotto:
1. Avvicendamento colturale
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2. Scelta colturale
3. Lavorazione del terreno
4. Concimazione
5. Semina o trapianto
6. Irrigazione → influenza tutta l’attività fisiologica, in alcuni
momenti necessaria, in altri da evitare.
7. Controllo delle malerbe
8. Raccolta → a seconda del momento in cui raccolgo il prodotto
finito esso assumerà caratteristiche diverse sia dal punto di vista
commerciale sia dal contenuto di nutrienti.
La qualità di un prodotto può essere misurata mediante:
1. Protocolli analitici → analisi chimica, fisica, biochimica.
2. Analisi sensoriali → si riconoscono determinate caratteristiche ad
occhio oppure ad assaggio.
3. Metodiche analitiche → analisi spettrometriche, analisi sensoriali
artificiali olfattive.
2.2 PROPAGAZIONE VEGETALE
Riproduzione gamica e agamica
La propagazione delle piante può avvenire attraverso:
1. Il seme → riproduzione gamica.
2. La parte vegetativa della pianta → riproduzione agamica:
moltiplicazione. Nelle piante arboree la parte vegetativa utilizzata
può essere: talea, propaggine, margotta, innesto, coltura di
tessuti. Nelle piante erbacee la parte vegetativa utilizzata può
essere: rizomi, bulbi, tuberi, stoloni ecc, ma anche innesti,
micropropagazione.
Riproduzione agamica
I meccanismi agamici daranno origine a delle piante che saranno cloni
perfetti delle piante madre in questo modo noi possiamo propagare
all’infinito una pianta con caratteristiche identiche alla precedente.
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1. Talea e barbatella → interrare parte di un ramo che produrrà
nuovi tessuti, nuove radici e di conseguenza nuove piante.
2. Margotta → parte di un ramo inciso viene messo a contatto con il
terreno in un sacchetto. Quando si origineranno le radici, questa
parte verrà separata dalla pianta madre.
3. Propaggine → il ramo che si vuole portare a radicare non viene
avvolto dal terreno ma viene interrato, questo produrrà
naturalmente nuove cellule e tessuti sviluppando una pianta che
potrà poi essere separata dalla pianta madre.
4. Innesto → mettere a contatto una pianta già radicata con una
parte di una nuova pianta. In questo modo, la pianta già radicata,
fornirà nutrienti alla nuova pianta che diventerà parte integrante
della prima pianta. Le caratteristiche come resistenza alle
malattie sarà tipica della pianta che era già radicata. La tecnica
dell’innesto è sempre più utilizzata in piante ortive anche tra
specie diverse tra loro.
5. Micropropagazione → tecnica da laboratorio. I germogli vengono
coltivati in vitro e per differenziazione si origineranno nuove
piante.
Riproduzione gamica
I meccanismi gamici possono essere diversi a seconda della natura
della pianta:
1. Pianta autogama → autofecondazione, il seme viene fecondato
dal polline della stessa pianta. La pianta che si ottiene è
omozigote, molto simile alla pianta madre.
2. Pianta allogama → fecondazione incrociata, polline proveniente
da una pianta diversa rispetto a quella del seme. La pianta che si
ottiene è eterozigote e non ha le stesse identiche caratteristiche
delle piante genitoriali.
Ibridi di prima generazione
Se avviene un incrocia tra piante geneticamente molto diverse tra loro,
si ottengono degli ibridi che, soprattutto nella prima generazione,
hanno il vantaggio di esprimere quello che viene chiamato
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lussureggiamento degli ibridi o vigor ibrido. L’incrocio tra due linee
pure molto distanti tra loro, fa sì che tutti i geni recessivi vengano
sovrastati dai geni dominanti. In questo modo la pianta può esprimere
al massimo la sua produttività e la sua resistenza alle malattie. Dalla
secondo e terza generazione queste caratteristiche positive vanno man
mano scemando.
Certificazione delle sementi
Le sementi sono sottoposte a prove colturali di resistenza e
performance in ambienti definiti per vedere come reagiscono alle
avversità ambientali. Se le sementi vengono reputate idonee, vengono
certificate e registrate nel “Registro Nazionale delle Varietà”.
1. Se la pianta è autogama → si registrano le varietà di prebase, di
base, di prima e seconda generazione ed eventualmente degli
ibridi.
2. Se la pianta è allogama → si registrano le varietà sintetiche o
degli ecotipi (piante con caratteristiche di massa molto simili), le
linee pure e gli eventuali ibridi.
Le sementi certificate devono avere determinate garanzie:
1. Purezza → noi compriamo esattamente la varietà che abbiamo
richiesto e che non ha contaminazioni con malerbe.
2. Germinabilità → capacità di dare origine a una nuova pianta. Se
la semente è troppo vecchia oppure ha subito un attacco
parassitario, la germinabilità sarà ridotta.
3. Energia germinativa → capacità di crescere e svilupparsi.
Accanto alle caratteristiche del seme ci sono anche degli accorgimenti
da tenere in considerazione al fine di facilitare la germinabilità della
semente stessa:
1. Concia → trattamento disinfettante che viene fatto alla semente
per evitare che venga attaccata (soprattutto da malattie
crittogamiche).
2. Confettatura → prevede la copertura della semente (soprattutto
quando questa è piccola) con delle sostanze inerti. La
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confettatura può contenere dei micro o macro elementi nutritivi
affinché la semente appena germinata possa trovare nelle
immediate vicinanze ciò di cui necessita. La confettura favorisce
inoltre la distribuzione meccanica della semente in campo perché
ne aumenta la grandezza.
3. Calibratura → la grandezza del seme e la sua omogeneità facilita
l’operazione di meccanizzazione.
4. Certificazione → fondamentale per garantire la qualità del seme.
2.3 QUALITÀ NUTRIZIONALI DELLE COLTURE ERBACEE
Esistono 51 nutrienti essenziali per il metabolismo umano che se non
assunti possono portare a malnutrizione e malattie metaboliche.
I nutrienti si possono classificare in due gruppi:
1. Composti inorganici → acqua, minerali.
2. Composti organici → carboidrati, proteine, lipidi, vitamine, enzimi.
Acqua
Abbondante nei vegetali, la quantità dipende dal tipo di pianta e
dall’organo che prendiamo in considerazione. Mediamente 50-60% ma
può arrivare anche a 80% in piante verdi come l’insalata. Nelle
cariossidi troviamo invece basse quantità d’acqua (13%).
Minerali
Nei vegetali sono presenti tutti i minerali, la quantità dipende sempre
dal tipo di pianta e dall’organo che si prende in considerazione.
Macroelementi
Azoto (N)
E’ l’elemento plastico delle Esso entra nella formazione
piante. Il contenuto negli delle proteine, degli alcaloidi
organi eduli è spesso e degli enzimi. Esplica una
correlato direttamente alla macroscopica azione
quantità di N somministrato stimolante sulla vegetazione.
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al terreno. Sono molto ricchi i legumi.
Fosforo (P)
Contribuisce con il calcio al E’ contenuto in sostanze di
sostegno dell’organismo. riserva come la fitina e i
Entra in numerose reazioni fosfatidi. È elevato nella fava,
chimiche; è necessario per il fagiolino, mais dolce, sedano
funzionamento delle vitamine rapa, carciofo, fungo
del gruppo B; favorisce il prataiolo, cipolla.
metabolismo energetico.
Potassio (K)
Come gli altri minerali è un Si trova in grande quantità in
elemento strutturale. Regola prezzemolo, spinacio,
la fase liquida nel finocchio, borragine, aglio,
metabolismo. patata, cavolo da foglia,
carciofo e legumi secchi.
Calcio (Ca)
La sua carenza provoca delle E’ presente nei legumi, nei
fisiopatie. cavoli, nella bietola da orto,
nella frutta secca.
Magnesio (Mg)
Partecipa alla sintesi delle Ottima fonte è la portulaca,
proteine e alla seguita da rapa, bietola da
stabilizzazione strutturale costa, spinacio, prezzemolo,
degli acidi nucleici. fagiolino e borragine
Sodio (Na)
Regola la fase liquida nel E’ presente in molti vegetali e
metabolismo. animali, nel sale da cucina e
in tutti i cibi sottoposti a
salagione. Ortaggi ricchi di
sodio sono: sedano, spinacio,
prezzemolo, carota, cavolo
cappuccio, peperone.
Cloro (Cl)
Regola la pressione osmotica E’ presente nel sale da
e l’equilibrio acido- base. cucina, nel latte, nella carne,
nelle uova e nei frutti di
mare.
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Zolfo (S)
E’ presente soprattutto nelle Lo troviamo nei cereali
proteine cellulari ed è (frumento, orzo, avena), nei
associato a molecole legumi (fagioli, piselli ecc.) e
importanti come insulina, in alcune ortive (cavolo,
eparina, amminoacidi cipolla, aglio, spinaci, patata
solforati, metionina e cistina, e lattuga).
vitamine ( tiamina B1, biotina
H, acido pantotenico B5) e ad
alcuni enzimi.
Oligoelementi
Ferro (Fe)
Fa parte integrante di vari E’ presente in legumi,
enzimi (catalasi, perossidasi, asparagi, lievito di birra,
vari citocromi, citocromo frutta secca oleosa,
ossidasi, ferridoxina e prezzemolo e ortaggi da
flavoproteine): questi foglia. Ne sono ricchi il
intervengono nelle reazioni cavolo da foglia, spinacio,
di ossidoriduzione della rapa, ravanello cicoria,
fotosintesi, del metabolismo bietola da costa, fava,
dei carboidrati, della tarassaco, prezzemolo,
riduzione dei nitrati e dei portulaca, borragine e
nitriti e della respirazione. Il topinambur.
ferro, inoltre, partecipa
attivamente nel processo di
fissazione biologica
dell'azoto atmosferico
essendo anche nel centro
attivo della nitrogenasi dei
noduli radicali in forma non
ematica associata al
molibdeno.
Rame (Cu)
Fa parte degli enzimi quali la Si trova nei cereali , legumi,
tirosinasi, la citocromo cipolla, carota, ostriche e
ossidasi, l’ascorbico-ossidasi cioccolato. Molto elevato è il
(alcuni dei quali partecipano contenuto in fagiolino,
a reazione di cavolo broccolo, cavolo da
ossidoriduzione) fa parte foglie, aglio, carciofo, porro e
della costituzione della pisello.
citocromo ossidasi, coadiuva
alla conversione del ferro in E’ presente nei cereali
emoglobina e favorisce integrali, pisello, lievito di
l’utilizzo della vitamina C. birra, avena, orzo, arachide,
lattuga, spinacio, fagiolino,
semi di girasole, zucchino e
sesamo. Va precisato che
l’acido fitico presente
soprattutto nella crusca dei
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cereali tende a sequestrare
lo zinco (oltre al ferro, al
magnesio e al calcio). E’ un
componente essenziale di 10
enzimi. Tra gli ortaggi più
ricchi vi è cipolla, tarassaco,
alcuni funghi, pisello,
carciofo, aglio, spinacio,
bietola da orto, pomodoro e
peperone.
Microelementi
Alluminio (Al)
E’ coinvolto nel ciclo di Krebs L’alluminio è presente in
attraverso la cereali integrali, lieviti e
deidrogenazione succinica miele. Sono ricchi: lattuga,
(un enzima utile nei processi aglio, bietola da orto, carota,
di ossidoriduzione). Pare che cavolo da foglia, carciofo,
moduli anche la secrezione fagiolino e asparago.
delle endorfine, protegge alle
funzioni neurocerebrali e E’ presente nel germe di
partecipi alla formazione grano, riso, aglio, cavolo,
delle cartilagini articolari. spinacio, rapa e carota.
E’ tonico, ricostituente,
antianoressico, in sinergia
con il ferro è
anti-ipertiroideo.L’intossicazi
one acuta da arsenico,
elemento presente nei
prodotti agrochimici, in
alcuni farmaci, nei mangimi e
nell’atmosfera dei centri
industriali, causa vomito,
diarrea e dolori addominali.
Boro (B)
Influenza il metabolismo dei E’ presente in legumi, ortaggi,
principali minerali, frutta e birra.
esercitando un ruolo
regolatore mediato da
enzimi.
Bromo (Br)
Si trova in anguria, funghi,
cavolo, pomodoro e
asparagi.
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Cadmio (Cd)
E’ un metallo pesante Si trova nelle specie da foglia
dannoso alla salute umana. come la lattuga
Cobalto (Co)
Fa parte della struttura della E’ presente in soia, carote,
vitamina B1 semi di girasole, pisello,
2(cianocobalamina) ed è un albicocca, ciliegia, fico, pera,
attivatore di alcuni sistemi grano saraceno, cereali
enzimatici. integrali, arancia e uva. Si
trova maggiormente nello
spinacio, nella fava nel
cavolo broccolo, nel
fagiolino, nella lattuga, nel
cocomero e nell’asparago.
Cromo (Cr)
Importante nel metabolismo E’ presente in cereali
dei glucidi. La carenza integrali e nel lievito di birra.
provoca ridotta tolleranza al Si trova in maggiore quantità
glucosio, ipercolesterolemia in cipolla, fagiolo, pisello,
e ipertrigliceridemia, e spinacio, pomodoro e in
neuropatie. molti funghi.
Fluoro (F)
Esercita un’azione protettiva Si trova in piccole quantità,
contro la scoliosi, soprattutto, in cerali, aglio,
l’osteoportosi, il ritardo nel carota, ortaggi a foglie e tè.Si
consolidamento delle trova in aglio, cipolla,
fratture, l’iperlassità dei broccolo, rapa, crescione
legamenti. L’eccesso provoca ecc. Numerosi alimenti, però,
stati tossici con gravi turbe contengono sostanze
gastroenteriche, lesioni gozzigene: nel cavolo sono
ossee, deformità scheletriche presenti tiocianati, nella rapa
e alterazioni a carico dello la glucorapiferina e
smalto dei denti. nell’arachide alcuni
polifenoli, nella soia alcuni
polipeptidi, nell’aglio e nella
cipolla il propildisolfuro, nel
ca è, nel tè e nel cacao le
metilxantine.
Litio (Li)
E’ un modulatore E’ presente nei cereali
neuropsichico previene gli integrali, germogli dei cereali
stati ansioso-depressivi non e legumi verdi.
gravi. Svolge azione diuretica
su l'urea e l’acido urico.
Manganese (Mn)
Interviene nelle reazioni di E’ presente soprattutto in
fosforilazione. cereali integrali, ortaggi a
foglia (cavolo, rapa, bietola e
sedano), tè, legumi, cavolo,
crescione, cipolla, patata e
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carota.
Molibdeno (Mo)
Entra nella costituzione di Buona fonte è lo spinacio
enzimi come la xantina-
ossidasi, la sulfito-ossidasi e
l’aldeide-ossidasi.
Nichel (Ni)
Viene assimilato facilmente Si trova in cavolo, carota,
dalle piante soprattutto nei crescione, sesamo, cereali
terreni acidi. integrali (soprattutto
frumento), uva, cipolla e
arancia.
Selenio (Se)
E’ un costituente dell’enzima Nelle piante è presente sotto
glutatione-perossidasi con forma organica e inorganica.
azione protettiva nei riguardi E’ presente nei cereali
delle perossidasi lipidiche a integrali e soia. E’ molto
carico delle membrane elevato nel cavolo cappuccio,
cellulari (sinergico della vit. cavolo broccolo, spinacio,
E). Contribuisce a bietola da costa, fagiolino,
combattere degenerazioni aglio e cipolla.
quali invecchiamento
precoce e fenomeni involutivi
senili, rischio
cardiovascolare, infezioni
recidivante ed epatopatie di
diversa origine.
Silicio (Si)
E’ presente in aglio, strato
corticale dei semi dei cereali,
buccia della frutta, legumi ed
erba cipollina con quantità
proporzionali al contenuto in
fibra.
Vanadio (V)
È implicato nel metabolismo Si trova in spinaci,
del colesterolo. prezzemolo, funghi e
ravanello. Aumenta nella
carota e nella patata con la
concimazione azotata.
Carboidrati
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Costituiti da C, H e O. Per le piante sono gli elementi di riserva
energetica principale. Possono essere mono-, di- o polisaccaridi.
Monosaccaridi sono tipici di frutta e verdura, es: glucosio, fruttosio,
galattosio (quest’ultimo di origine animale).
Disaccaridi: glucosio+fruttosio = saccarosio, glucosio+galattosio =
lattosio, glucosio+glucosio = maltosio.
Polisaccaridi: amido e fibre. L’amido è degradabile dagli enzimi digestivi
dell’uomo, la fibra no.
Fibre
Non hanno lo scopo di apporre sostanze nutritive all’organismo ma di
aumentare il volume del cibo trattenendo acqua e di stimolare la
peristalsi intestinale.
Le fibre si suddividono in:
1. Fibre insolubili → cellulosa (polimero lineare di glucosio),
emicellulosa (polimero ramificato di diversi zuccheri es
arabinosio), lignina (complesso non glucosidico, formato da
residui di fenilpropano). Funzioni prettamente strutturali.
2. Fibre solubili → pectine (polimeri dell’acido galatturonico)
presente in frutta, patate dolci, carota , fagioli.
3. Altre fibre → gomme e mucillagini. Regolano le funzioni intestinali.
Proteine
Costituiti da C, H, O e N. I componenti essenziali sono gli aminoacidi.
Quelli di interesse alimentare sono 20, di cui essenziali 8 (lisina, leucina,
isoleucina, fenilalanina, valina, treonina, triptofano, metionina).
Nel regno animale gli aminoacidi essenziali sono sempre presenti, in
quello vegetale possono essere carenti: i legumi sono carenti di
metionina e cisteina, mentre i cereali sono carenti in lisina e triptofano.
Pertanto mescolando cereali e legumi si fornisce una miscela completa
di tutti gli aminoacidi essenziali. Le proteine vegetali, inoltre, al
contrario di quelle animali, sono carenti in ferro e non contengono la
vitamina B12.
La principale fonte di proteine nella dieta Mediterranea è
rappresentata dai legumi.
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Valore biologico → il valore biologico di una proteina è il rapporto tra
la quantità di aminoacidi assorbiti e la quantità di aminoacidi eliminati.
(valore biologico di: uova 100, latte 91, carne bovina 80, soia 74).
Lipidi
Composti insolubili in acqua.
Si suddividono in:
1. Lipidi semplici → C, H e O. Costituiti da una molecola di glicerolo
e una o più molecole di acidi grassi (mono-, di-, trigliceridi).
2. Lipidi complessi → legano anche atomi di azoto, fosforo o zolfo.
Costituiti oltre che da glicerolo e acidi grassi anche da altre
molecole organiche. In questo caso, portando alla formazione di
glicolipidi, fosfolipidi, lipoproteine ecc.
Acidi grassi:
In natura ne esistono circa 40 suddivisi in 3 gruppi:
1. Saturi → no doppi legami (i più stabili).
2. Monoinsaturi → un doppio legame.
3. Polinsaturi → da 2 a 6 doppi legami.
Esistono acidi grassi essenziali: acido linoleico (C18:2, omega 6) e acido
linolenico (C18:3, omega 3). Le loro principali funzioni sono: strutturale
nei fosfolipidi e membrane cellulari, abbassano il livello di colesterolo
circolante e aumentano la dose di colesterolo buono (HDL) rispetto a
quello cattivo (LDL).
I doppi legami degli acidi grassi possono reagire e provocare la loro
ossidazione. Questo causa la formazione di perossidi che sono dannosi
per la salute umana e inoltre causano l'irrancidimento (odore e aspetto
sgradevole). L’ossidazione può verificarsi anche per effetto del calore:
più un acido grasso è stabile (saturo/monoinsaturo) maggiore sarà la
temperatura necessaria per provocare il processo di ossidazione. Es oli
ad alto tenore di acidi grassi polinsaturi (soia, girasole, colza) non
devono essere riscaldati.
Gli acidi grassi di origine vegetale, al contrario di quelli di origine
animale, non contengono colesterolo.
Enzimi
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Sono catalizzatori che abbassano l’energia di attivazione di una
reazione accelerando così la reazione stessa.
Classificazione degli enzimi:
1. Idrolasi → aiutano la scissione idrolitica. Sono le più interessanti
dal punto di vista alimentare e produttivo.
2. Trasferasi → catalizzano i trasferimenti di gruppi da una molecola
a un’altra.
3. Ossidoreduttasi → agiscono sui processi di ossidazione.
4. Sintetasi → promuovono la formazione di legami.
5. Isomerasi → provocano la formazione di isomeri.
Vitamine
Le vitamine vengono sintetizzate dalle piante a partire da un gruppo
ammonico e la maggior parte sono essenziali. Si dividono in liposolubili
e idrosolubili. Normalmente sono molto sensibili alla temperatura, solo
poche di loro hanno una certa stabilità. Per cui conservazione, cottura,
sterilizzazione, scongelamento ecc vanno a influenzare la quantità di
vitamine in un alimento.
Le vitamine si suddividono in:
1. Idrosolubili → B, C, H
2. Liposolubili → A, D, E, F, K
Metaboliti secondari
Le piante sono una fonte di sostanze chimiche con attività metaboliche
particolari, infetti vengono spesso utilizzate come farmaci, erbicidi ecc.
Sostanze con attività antiossidante che proteggono dai radicali liberi.
Composti antinutrizionali
Hanno caratteristiche tossiche. La maggior parte vengono inattivate
dopo la cottura. Tra queste:
1. Glucosidi cianogenetici → tipici in alcuni tipi di legumi. Liberano
acido cianidrico che è resistente alla cottura, ma la loro presenza
è minima.
2. Ossalati → presenti in alcune verdure (spinaci, sedano,
barbabietola, fagioli). Vengono assorbiti pochissimo in quanto
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insolubili. Possono però legare il calcio limitandone
l’assorbimento e favorendo la formazione di calcoli.
3. Antitiroidei → composti con azione gozzigena. Presenti in cavoli,
cavolini di Bruxelles, cavoli-rapa. Vengono inattivati alla cottura.
4. Solanina → alcaloide glucosidico presente nei tuberi (patata,
soprattutto nella parte verde); Sintomi: sonnolenza, problemi
gastrici, in alte dosi avvelenamento. Essendo idrosolubile,
durante la cottura fuoriesce nel liquido di cottura.
5. Allergeni → glicoproteine a basso peso molecolare, assorbiti
senza essere digerite. Suscitano risposte immunitarie in quelle
persone che risultano più sensibili. L’intensità della reazione
dipende dalla sensibilità della persona e dal tipo di allergene.
Normalmente la risposta immunitaria avviene a carico della pelle
o del tratto respiratorio.
6. Fattori di flatulenza → legumi in generale. Dovuti a oligosaccaridi
(raffinosio e stachiosio) che, non attaccati dagli enzimi digestivi,
subiscono nell’intestino crasso una fermentazione della flora
batterica con produzione di gas fastidiosi (H2, CH4 o CO2).
Questo fenomeno, che non ha alcun significato patologico o
nutrizionale, limita però il consumo di legumi.
7. Saponine → glicoside non tossico alle dosi normalmente presenti
nei legumi, hanno effetti benefici sulla riduzione del tasso ematico
di colesterolo, probabilmente legato anche agli alti livelli di fibra
presente nei legumi.
8. Agenti del favismo → legumi (fava, piselli e verbena). Malattia
genetica conosciuta come favismo che provoca anemia emolitica,
che può risultare letale nei soggetti privi dell’enzima
glucosio-6-fosfato deidrogenasi che non permette loro di
metabolizzare parte di questi composti: la vicina, la convicina, la
divicina, l’isouramileche.
9. Inibitori delle proteinasi → legumi (soia, cece, lenticchia, fagiolo,
fava, frumento): inibiscono gli enzimi in grado di idrolizzare le
proteine bloccando la digestione proteica e limitando
l’assimilazione delle proteine. Sono parzialmente resistenti alla
normale cottura.
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10. Lectine → legumi, frumento (fagiolo, lenticchia, pisello, fava, soia,
frumento). Si combinano con la mucosa intestinale e interferendo
con l’assorbimento dei nutrienti possono provocare diarrea o
intossicazione. Sono inattivati dalla normale cottura.
11. Latirogeni → presenti nella cicerchia. Provocano deformazione
scheletrica o alterazioni del sistema nervoso. Sono resistenti alla
cottura ma idrosolubili per cui mettendo a bagno la cicerchia
questi vengono allontanati.
12. Tannini → legumi e cereali (fava, lenticchia, fagiolo, orzo). Alterano
il sapore degli alimenti. Si legano con le proteine formando
complessi che li rendono resistenti alle proteasi limitandone la
digestione. Sono eliminabili rimuovendo il tegumento del seme.
13. Alcaloidi del principio amaro dei lupini → sono tossici ma
idrosolubili e perciò eliminabili con l’acqua mediante lisciviazione.
14. Acido erucico → presente negli oli di colza e di altre brassicacee.
Provoca disturbi al sistema cardio-vascolare. È stato eliminato
con il miglioramento genetico.
15. Glucosinolati → presente negli oli di colza. Possono interferire con
la captazione dello iodio nella tiroide e provocare il gozzo.
16. Micotossine/aflatossine → presenti in cereali, foraggi. Sono
generate da funghi e muffe che attaccano le piante o da
condizioni di conservazione non idonee.
17. Nitrati → ortaggi a foglia (spinaci). Vengono utilizzati in
concimazione. Se usati eccessivamente possono provocare un
interferenza con l’emoglobina soprattutto nei bambini.
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