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1 OLEAGINOSE
Classificazione
Le oleaginose sono delle piante con un contenuto di grassi elevato. Le
oleaginose si suddividono in diverse famiglie:
1. Composite → girasole, cartamo
2. Crucifere → colza, senape
3. Euforbiacee → ricino, leguminose (tra cui rachide e soia)
4. Pedaliaceae → sesamo
Grassi animali e vegetali
I grassi che compongono l’alimentazione umana mondiale sono per il
70% di origine vegetale. In Italia la percentuale è ancora più alta e si
aggira intorno all’83%. L’apporto di grassi di origine ittica (pesci) è
invece molto basso e corrisponde ad un 2%.
Le specie vegetali da cui si può estrarre grasso sono circa 4000 anche
se, il 90% della produzione mondiale di olio vegetale, è ricavato da sole
15 specie.
In Europa le maggiori produzioni derivano da: olivo, girasole, soia,
crucifere (colza), canapa e lino.
La differenza principale che distingue i grassi di origine animale da
quelli di origine vegetale è legata alla composizione in acidi grassi. Gli
acidi grassi animali sono perlopiù saturi, mentre quelli vegetali sono
insaturi. Più un grasso è saturo e più da origine ad un composto solido,
al contrario, più è insaturo e più è liquido. È per questo motivo che i
grassi di origine animale sono soprattutto solidi (es. burro), mentre
quelli di origine vegetale sono liquidi.
Ci sono alcune eccezioni: alcuni grassi di origine vegetale sono ricchi in
acidi grassi saturi e per questo si possono trovare in forma solida a
temperatura ambiente (es. olio di palma, utilizzato in pasticceria e per
la creazione di determinate creme che hanno proprio come
caratteristica principale la pastosità).
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Diffusione
La maggior parte dei grassi vegetali derivano dalla soia, la cui
produzione è pari al triplo (o più) di tutte le altre oleaginose. La soia è
seguita dal colza, dall’olio di cotone, dalle arachidi, dal girasole e dal
palmisto (originato dalla palma).
I maggiori produttori di olio di origine vegetale sono: Stati Uniti,
Brasile, Argentina e Cina.
Classificazione
Le parti della pianta che vengono utilizzate per l’estrazione di olio sono:
1. Seme → endosperma e germoglio
2. Frutto → polpa
Possiamo così dividere gli oli in:
1. Oli da seme → olio di girasole, olio di soia, olio di colza, olio di
arachidi, olio di ricino,
2. Oli da germe → olio di germe di grano, olio di mais
3. Oli da frutto → olio d’oliva, olio della palma da dattero.
Tutte le colture oleaginose danno come sottoprodotto il panello, che è
ciò che rimane dalla spremitura dell’ olio. Dal panello si può estrarre la
farina.
Fasi di produzione dell’olio
1. Pulitura
2. Sgusciatura e decorticazione → messa a nudo della parte che
verrà poi macinata per essere estratta.
3. Riscaldamento e condizionamento → la farina viene riscaldata e
condizionata in modo da facilitare l'estrazione
4. Estrazione → può essere fatta in due modi:
a) Pressatura → in questo modo si otterrà da una parte l’olio
grezzo (che dovrà poi passare a rettifica) e dall’altra il
panello. Il panello, che contiene ancora una certa quantità
di grasso, può subire il processo di estrazione con solvente.
b) Estrazione con solvente → permette di avere una resa
migliore di prodotto finale. I solventi utilizzati sono in grado
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di separare l’olio e, successivamente, sono anche facilmente
estraibili in quanto hanno una certa volatilità. L’olio dovrà
poi passare a rettifica. Da questo tipo di estrazione, che è
molto più profonda rispetto a quella per spremitura, si
otterranno anche le farine.
Rettifica → raffinazione dell’olio che spesso contengono delle sostanze
che devono essere allontanate. La rettfica viene fatta con una serie di
operazioni in sequenza: depurazione, allontanamento delle mucillagini
(che altrimenti creano torbidità), disacidificazione (per riportare l’olio
nella condizione di acidità ottmali), decolorazione e deodorazione (per
allontanare sostanze che colorano o conferiscono odori/sapori
sgradevoli), demargarinazione (allontanamento di acidi grassi che
potrebbero precipitare perché solidificano).
Oli vegetali che derivano dal seme
Questi oli hanno avuto un grande sviluppo negli anni ‘80 quando la
richiesta di oli di origine vegetale è aumentata sempre di più. Si sono
sviluppati prima rispetto agli oli da frutto perché dal seme, oltre che i
grassi, possiamo ricavare anche le proteine, e, in più, il seme è anche
più facilmente conservabile rispetto al frutto.
Nei gusci/acheni del seme è presente la fibra che, se lasciata, crea
problemi all’estrazione dell’olio, deve perciò essere rimossa e può
essere utilizzata come prodotto secondario. Per molto tempo il
consumo di oli vegetali da seme era ridotto perché presentavano
composti antinutrizionali e tossici, oggi questi aspetti sono migliorati.
Composizione nutrizionale
Gli acidi grassi che troviamo negli oli da semi sono: stearico, oleico,
linoleico e linolenico.
A seconda della composizione in acidi grassi, ogni olio è più adatto a
determinati utilizzi piuttosto che altri. Ad esempio, per la cottura e le
fritture, dove si raggiungono temperature elevate, abbiamo bisogno di
oli più stabili e resistenti all’ossidazione, e che abbiano quindi un minor
numero di insaturazioni. Per il condimento, invece, si preferiscono oli
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con acidi grassi polinsaturi, come linoleico e linolenico (acidi grassi
essenziali).
Il contenuto di vitamine è variabile a seconda della specie. Oltre al
contenuto di vitamine bisogna tenere conto anche con che altri
composti nutrizionali queste vitamine sono combinate: alcuni minerali,
infatti, limitano esponenzialmente la quantità di vitamine assimilabili
dall’organismo umano.
Negli oli vegetali, inoltre, il rapporto tra omega 3 e omega 6 e molto
squilibrato. Risulta invece ottimale nei grassi di origine animale, in
particolare nel pesce azzurro. Nell’olio di semi di girasole il rapporto è
71:1, quando in realtà i LARN indicano come rapporto ottmale quello di
4:1. La media italiana è di 13:1.
Il panello che rimane dopo l’estrazione dell’olio è ricco di proteine,
molto spesso di elevato valore biologico e che contiene un buon
rapporto di lisina e amminoacidi solforati. Bisogna tenere presente
però anche un altro aspetto: in alcuni casi, come nel colza, l'insieme di
tutti gli amminoacidi presenti è piuttosto bilanciato, ma in realtà, il
panello di colza, ha un limite nell’utilizzazione a causa della presenza di
glucosinolati, sostanze antinutrizionali che non permettono l’utilizzo del
panello per l'alimentazione animale perché ha degli effetti tossici.
Questo problema spesso viene risolto per via tecnologica: sono state
selezionate delle specie che non contengono più glucosinolati.
Fattori antinutrizionali
I fattori antinutrizionali sono diversi a seconda della specie.
1. Sostanze fenoliche → conferiscono un colore e un sapore
sgradevole. Grazie a processi tecnologici queste sostanze
possono essere eliminate.
2. Lectine → presenti nel seme di soia, aveva portato ad una
riduzione della solubilità dei nutrienti.
3. Fattori antitriptici, fibra e tannini → sostanze che inibiscono
l'assorbibilità delle proteine. Presenti in molte leguminose.
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4. Fitati e ossalati → limitano l’assimilazione dei sali minerali.
5. Gossipolo (nel cotone) e glucosinolati (nella colza) → sostanze
tossiche che sono state allontanate per via tecnologica.
Principali utilizzazioni
1. Olio grezzo → dal seme otteniamo l'olio grezzo, che poi verrà
raffinato e darà origine all’olio. Tramite la raffinazione si possono
estrarre le lecitine che possono che possono essere utilizzate
come additivo alimentare. Si possono estrarre anche delle paste
saponose o di demargarinazione che possono essere utilizzate
per la produzione di margarine.
2. Farina di estrazione → utilizzata nei mangimi per monogastrici. È
priva di olio e ricca in proteine infatti, viene anche utilizzata per la
produzione di concentrati e isolati proteici.
3. Gusci e tegumenti del seme → derivanti dalla prima fase di
lavorazione. Possono essere utilizzati per la produzione di
mangime (rappresentano una fonte di fibra), per la produzione di
pressati per imballaggi, per la produzione di biomasse per la
fermentazione microbica o biomasse per la produzione di
energia. Vengono anche utilizzati per la produzione di furfurolo,
che è una sostanza che si trova nella parte esterna del seme.
5.2 GIRASOLE
Origine e diffusione
È una pianta originaria del centro America e che si è sviluppata in
Europa nel 1700, quando è stata individuata una tecnologia per
l’estrazione dell’olio dei semi. Con il passare degli anni, la sua diffusione
e produzione mondiale sta perdendo di importanza perché ci sono
altre specie, come la soia, il colza e le arachidi, che stanno stanno
prendeno il suo posto. Le rese sono variabili a seconda delle condizioni
ambientali e delle capacità agronomiche. In Italia la media è di 3 t/ha,
ma la resa in olio è intorno al 30% perché ci sono problemi di
estrazione. Le zone italiane dove è più diffuso sono: Toscana, Umbria,
Marche, Puglia e Molise.
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Morfologia
1. Infiorescenza → è una calatide, cioè un insieme di fiori di due
tipologie diverse. Distinguiamo i fiori periferici, che sono ligulati,
di colore giallo-dorato e i fiori centrali, che sono tubolari e sono
quelli che daranno poi origine all’achenio, che conterrà il seme
(da dove estraiamo l’olio). Gli acheni sono in realtà i frutti e sono
dotati da un pericarpo che è la parte esterna rigida e fibrosa, e
da una parte interna dove troviamo il seme.
2. Fusto → eretto, raggiunge i 2,2 m di altezza. Ha una certa stabilità,
anche se potrebbe essere in grado di originare fusti secondari,
ma questo è stato migliorato grazie alla selezione genetica.
3. Apparato radicale → fittonante e molto esteso. Raggiunge fino a 2
m di profondità. In questo modo riesce a raggiungere grosse
quantità d’acqua e nutrienti che gli permettono di crescere così
velocemente.
4. Foglie → hanno numero variabile tra 12 e 40. Sono molto
sviluppate e hanno una grande capacità di fotosintesi.
Ciclo biologico
Ha un ciclo annuale e cresce molto rapidamente. Viene seminato a
Marzo, emerge ad Aprile e fiorisce a Giugno. Successivamente avviene
l’impollinazione (fecondazione) seguita quindi dalla crescita della
granella. Quando la granella raggiungerà la maturazione fisiologica, la
calatide tenderà a piegarsi su se stessa non seguendo più il sole. La
raccolta verrà procrastinata di circa 15-20 giorni dopo la maturazione
fisiologica, per riuscire a raggiungere il grado di umidità desiderato.
Solitamente viene fatta quando le piante sono completamente seccate,
ovvero verso Settembre.
Terreno
Deve essere ben strutturato e non soggetto al ristagno idrico per
permettere lo sviluppo dell’apparato radicale.
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Concimazione
La pianta è in grado di incamerare N che utilizzerà, secondo necessità,
durante il suo sviluppo. Quindi, di solito, si somministra N solo all’inizio
della crescita.
Il P e il K, viceversa, deve essere somministrato durante la formazione
della calatide e la crescita della granella.
Temperatura
La temperatura deve essere superiore a 0 °C, per questo viene
seminata a fine inverno - inizio primavera. La maturazione avviene con
una temperatura intorno ai 20 °C. Temperatura elevate favoriscono il
contenuto di acido oleico, mentre temperature basse favoriscono di più
l'accumulo di acido linoleico. Quindi, in base all'andamento climatico,
possiamo avere delle variazioni nella composizione acidica dell'olio.
L’umidità, e quindi l’irrigazione, influenzano il contenuto in grassi
dell’olio, a scapito delle proteine.
È importante che queste foglie non vengano ombreggiate perché
diminuirebbe l’attività fotosintetica, che è invece fondamentale.
Maggiore è la densità delle piante, maggiore è il rischio di
ombreggiarle: l'aumento del quantitativo d'olio per ettaro sale fino a un
certo punto (5 piante per m2), al di sopra, si ha una diminuzione della
resa, sia in termini di olio, che in termini di peso degli acheni perché
l'ombreggiatura è eccessiva. Il LAI è importante da questo punto di
vista e deve essere intorno a 3.
Tecniche di coltivazione
Richiede delle lavorazioni profonde a causa del suo apparato radicale
ben sviluppato. È una pianta da rinnovo. Negli avvicendamenti può
essere in rotazione con il frumento, mentre è da evitare la sua
successione con altre oleifere perché hanno esigenze molto simili.
Per il controllo della malerbe si agisce attraverso il diserbo chimico, la
rotazione, facendo delle lavorazioni del terreno in copertura,
scegliendo accuratamente l’epoca di semina e scegliendo
accuratamente il dosaggio di N.
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Varietà
Vengono utilizzati soprattutto gli ibridi che sono classificati in funzione
della loro precocità:
1. Ibridi precoci
2. Ibridi medi (più diffusi)
3. Ibridi tardivi
La scelta viene fatta in base alle caratteristiche del prodotto che
vogliamo alla fine.
Ci sono delle varietà che vengono chiamate altoleiche che hanno un
contenuto di acido oleico superiore all’80%.
Avversità
1. Malerbe
2. Malattie fungine → marciume carbonioso dello stelo,
peronospora, muffa grigia e muffa bianca. Queste malattie
attaccano le foglie e la calatide diminuendo la resa totale di
produzione. Sono difficilmente controllabili con sostanze
chimiche per questo è necessario scegliere le varietà che si
ammalano meno facilmente.
3. Parassiti animali → piralide del girasole e elateridi. Sono larve che
attaccano sia la calatide che lo stelo rendendolo talmente debole
da farlo collassare, diminuendo così la capacità fotosintetica e
rendendo più difficile la raccolta. La lotta viene fatta con
disinfezione del terreno in pre semina.
Raccolta
La raccolta viene fatta con una mietitrebbia: vengono raccolte le piante
intere (sia stelo che calatide), con delle perdite piuttosto basse.
La raccolta avviene quando gli acheni sono facilmente staccabili dalla
calatide, ovvero quando la loro umidità è intorno alle 9%-10%.
Si otterranno degli acheni che, dopo essere lavorati, daranno origine a
degli olii per uso alimentare. All’interno dell’achenio troviamo la
mandorla, da cui poi si estrae l'olio. Gli acidi grassi che compongono
l'olio sono insaturi, e troviamo soprattutto l'oleico (60%) e il linoleico.
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L’acido oleico è monoinsaturo e l'acido linoleico (acido essenziale) è
polinsaturo.
Per questo, l’olio di girasole ha una grande conservabilità ed è
resistente alla cottura.
La farina che si origina come sottoprodotto (circa il 40% della resa
totale) è destinata all’uso zootecnico.
L’olio di girasole viene anche utilizzato per la produzione di biodiesel.
Composizione del panello
Il panello corrisponde a tutto ciò che rimane nel momento in cui
abbiamo eliminato l’olio.
Il panello, in passato, era caratterizzato dalla presenza di acido
clorogenico, non molto apprezzato perché responsabile
dell’imbrunimento, ovvero del cambiamento di colore e delle
caratteristiche organolettiche (sapore e aroma) delle farine.
Attraverso una preparazione adatta, però, il prodotto può dare origine
a un concentrato proteico che può essere utilizzato in cosmetica,
farmacologia e in mangimistica.
5.3 COLZA E OLEAGINOSE MINORI
Colza
1. Famiglia → Crucifere (o brassicacee)
2. Genere → Brassica napus
3. Varietà → oleifera
Il frutto è deiscente e prende il nome di siliqua, che è una capsula
allungata che racchiude tutti i semi. A maturazione la capsula si apre e
lascia cadere i semi a terra.
Origine e diffusione
L'origine è europea ed è diffuso soprattutto in Cina, India, Canada e
Europa centrale. In Italia è presente al Nord, dove può usufruire di una
certa piovosità.
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Può essere utilizzata per la produzione di granella o per la produzione
di foraggera da erbaio, quindi prima che raggiunga l’infiorescenza.
Caratteristiche
Per le sue esigenze assomiglia molto alla pianta di frumento:
1. Temperatura → è una pianta microterma che ha bisogno di un
clima umido. Ha bisogno che le foglioline crescano prima
dell’inverno. Completa la crescita in primavera e raggiunge la
maturazione in anticipo rispetto al frumento. Ha bisogno di un
clima umido
2. C3
3. Terreno → fresco e abbastanza profondo.
4. Concimazione → necessita di N e, durante la maturazione, anche
di magnesio e zolfo.
5. Ciclo produttivo → il ciclo biologico della pianta coincide con il
suo ciclo naturale. Viene seminato a settembre e raccolto a metà
Giugno.
6. Avvicendamenti → è una pianta che si adatta molto bene agli
avvicendamenti con le leguminose, perché approfitta delle
percentuali di N che queste rilasciano nel terreno. Può anche
precedere il mais, quando questo è coltivato come coltura
intercalare. Non è assolutamente adatto alla monosuccessione,
perché è una pianta che soffre moltissimo la stanchezza del
terreno e, inotre, non è favorevole per il controllo delle malerbe.
7. Diserbo → il diserbo viene fatto in pre-emergenza oppure in
post-emergenza tramite l’utilizzo di prodotti appositi che
agiscono contro determinate famiglie di malerbe come
dicotiledoni e graminacee.
8. Raccolta → al Sud la raccolta viene effettuata con
mietitrebbiatrici. Nel Nord, la raccolta avviene quando l’umidità è
più alta ovvero quando le silique sono ancora verdi per poi
lasciarle essiccare in campo. Questo processo permette di avere
una resa maggiore. È difficile identificare il momento più
opportuno per la raccolta: se la raccolta avviene troppo in
anticipo, i semi saranno verdi, umidi e di difficile conservazione, al
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contrario, se avviene troppo in ritardo, le silique si apriranno
spontaneamente, provocando una perdita di resa.
Varietà
Le diverse varietà hanno anche diversi utilizzi.
Per molto tempo il colza aveva degli usi molto limitati a causa
dell’elevata percentuale di acido erucico che conteneva (fino al 50%).
Questo acido dava poca stabilità ed era potenzialmente tossico. Le
nuove varietà, invece, hanno un basso tenore di acido erucico, e questo
ci permette di poter utilizzare il colza anche per usi alimentari. Altri usi
del colza sono: per l’industria del biodiesel, per la produzione di vernici
e per la produzione mellifera in quanto è molto apprezzato dalle api.
Come tutte le coltivazioni erbacee oleifere ha come sottoprodotto il
panello. Questo può essere utilizzato per l’alimentazione animale solo
se miscelato con altre sostanze, al fine di diluire il composto finale.
Questo perché sono presenti delle sostanze antinutrizionali come
residui di acido erucico, glucosinolati e fibra (quest'ultima presente in
elevate quantità).
Composizione nutrizionale
Nel seme troviamo:
45% di olio (di cui 10% acido linoleico)
25% di proteine
5-7% di fibra
Varietà 00
Varietà che diminuiscono/azzerano il contenuto di acido erucico e di
glucosinolati. Queste varietà vengono chiamate varietà a standard
CANOLA (da Canadian Oil Low Acid). Hanno un elevato contenuto di
acido oleico e linoleico, per cui particolarmente adatte alla frittura. In
base a questo standard si sono poi evolute altre varietà così
classificate:
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1. Tipo doppio-alto → hanno un alto contenuto di acido erucico e
glucosinolati, per cui sono di interesse industriale ma non
alimentare.
2. Tipo 0 → hanno un basso contenuto di acido erucico.
3. Tipo 00 → hanno un contenuto quasi nullo di acido erucico e
molto basso di glucosinolati.
4. Tipo 000 → non sono presenti né l’acido erucico né i glucosinolati,
e il contenuto di fibra è bassissimo.
Arachide
Famiglia → leguminose.
Specie → Arachis hypogaea
È una leguminosa ipogea ovvero che sviluppa i propri baccelli
sottoterra: quando il fiore viene impollinato e fecondato il peduncolo si
allunga fino a portare il frutto sottoterra.
L’elemento di nostro interesse nell’arachide è il seme. Il seme è
costituito dal 50% di olio e dal 30% di proteine.
La pianta è diffusa soprattutto in Cina, America e Nigeria e in Italia la
sua coltivazione è pressoché nulla (pochissimo al Sud). Questo perché
ha un ciclo produttivo primaverile-autunnale, e nei nostri climi non
riesce ad avere la pioggia che necessita.
Lino
Famiglia → Liliaceae
Specie → Lilium usitatissimum
È diffuso in ambienti freschi e umidi come in Canada, Francia, Polonia e
in parte anche in Italia.
Questa pianta viene coltivata sia per la fibra che per il seme.
Il suo ciclo è abbastanza breve e dura circa 90-120 giorni. Ha bisogno di
una preparazione del terreno accurata, una semina primaverile, una
buona concimazione di N ma anche di K per rendere le fibre del tessuto
più elastiche. Molto spesso viene avvicendata con il frumento. La
raccolta viene fatta in due momenti:
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1. Raccolta del seme → ad inizio autunno, dopo un disseccamento
chimico del seme, si raccoglie ad un’umidità pari al 10-11% con una
mietitrebbiatrice.
2. Raccolta della fibra → si raccoglie quando la pianta ormai è a
terra. Viene imballata e portata via.
La composizione nutrizionale del seme è: 22% di proteine e 40% d'olio.
L’olio è costituito per il 55% da acido linoleico.
Cartamo
Famiglia → Compositae
Specie → Carthamus Tinctorium
Oggigiorno è diffusa soprattutto in India, America, Mediterraneo,
Spagna e Portogallo.
Veniva coltivata per la produzione di cartamina, una sostanza
colorante gialla che viene utilizzata in cosmesi.
È una pianta longidiurna con un ciclo primaverile-estivo. Ha bisogno di
temperature abbastanza alte per poter germinare (14°C) e maturare
(20°C). La raccolta viene fatta attraverso la mietitrebbiatrice e le rese
sono intorno ai 40 q/ha di acheni (è una composita quindi parliamo
ancora di acheni).
La composizione nutrizionale del seme è: 40-45% di olio, di cui il 75% è
acido linoleico e il 10% è acido oleico. È un olio pregiato, utilizzato
spesso nell'industria farmaceutica.
Ricino
Famiglia → Euforbiacee
Specie → Ricinus communis
È originario dell'Etiopia e in Italia è coltivato soprattutto in Sicilia.
Ha un ciclo primaverile-estivo, è in grado di resistere molto bene alla
siccità e necessita di alte temperature sia per la germinazione (16°C)
che per la crescita (30°C). È importante l’irrigazione per aumentare le
rese finali.
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L’olio nei semi è circa il 50%, e viene utilizzato in farmaceutica perché
contiene l’acido ricinoleico che ha proprietà purgative. Viene anche
utilizzato per la lubrificazione dei motori industriali e di motori ad alta
frequenza perché ha una viscosità costante e un basso punto di
congelamento. Ha anche altri utilizzi, sempre di tipo industriale: per la
concia del cuoio, per il sapone di toilette, per l'industria delle vernici,
ecc.
Il panello, non può essere utilizzato in zootecnia perché contiene la
recinina che è una sostanza velenosa.
Sesamo
Famiglia → Pedaliaceae
Nome scientifico → Sesamum indicum.
Ha origine in India ed è diffuso soprattutto in Grecia, Sicilia e fino agli
anni ‘70 anche in Calabria. In Italia viene coltivato nel Ragusano, che è
una zona calda ed irrigua.
Ha delle esigenze termiche ed irrigue piuttosto alte: necessita di 20°C
per la germinazione e di 26°C per la crescita.
I semi sono costituiti dal 50% di grassi e dal 20-25% di proteine. L’ olio
che se ne ricava è inodore e di ottima qualità. È utilizzato molto nella
preparazione delle margarine, nelle preparazioni cosmetiche per la
produzione di saponi e nelle preparazioni farmaceutiche grazie alla
presenza di molti acidi grassi insaturi come acido oleico e linoleico.
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