Sei sulla pagina 1di 6

Per colture foraggere si intendono quelle colture destinate all’alimentazione zootecnica.

Comprendono più di 100 specie, in particolare graminacee e leguminose… ma anche altre specie.
Possono essere destinate al consumo fresco come il pascolo e il foraggiamento verde, o alla
conservazione tramite l’essicamento o l’insilamento.
In italia la maggior parte delle UF (85%) derivano dal foraggio conservato.
Distinguiamo in colture temporanee (più diffuse in italia):
erbai <1 anno
pascoli avvicendati < 10 anni
Possono essere costituiti da una sola specie o consociati (oligo o polifiti) , la consociazione
costituisce un vantaggio perché permette uno sfruttamento migliore del terreno da parte degli
apparati radicali, dell’energia luminosa, migliori valori nutrizionali, minore presenza infestanti e
distribuzione annuale del foraggio.
e colture permanenti (<10 anni) :
Pascoli
Prati pascoli
I pascoli sono colture estensive in cui il foraggio viene consumato direttamente sul luogo, i prati
pascoli invece vengono sfalciati al primo ricaccio primaverile e consumati sul luogo al secondo.
Le colture permanenti sono più sconvenienti in quanto la coltura è limitata in primavera e va
integrata con conservati.
LIMITAZIONI ALLA PRODUZIONE DI FORAGGI
Il CLIMA e in particolare la disponibilita idrica in primavera ed estate. Le condizione del SUOLO ,
solitamente le colture da foraggio sono destinate ai suoli più svantaggiati. Le SPECIE BOTANICHE, le
varietà endemiche sono quelle che più si adattano alle situazioni descritte, le colture migliorate
non sempre riscuotono successo.
Le TECNICHE AGRONOMICHE , L’utilizzo di fertilizzanti e la coltivazione in irriguo o in asciutta , il
numero di animali e quindi il calpestamento o il consumo eccessivo , l’epoca di taglio che deve
essere un compromesso tra digeribilità e contenuto proteico, quantità e sfruttamento della coltura.

In Italia sono presenti 6000 ha di pascoli, 2000 divisi equamente tra erbai e prati avvicendati , 3000
di prati pascoli e 900 di prati permanenti.
I permanenti occupano la maggior parte della superfice ma producono meno del 30% , i
temporanei producono il restante 70%.
Negli ultimi anni è diminuito il consumo di foraggio fresco a favore di concentrati.
Una caratteristica fondamentale delle piante foraggere è la vivacità , ossia la possibilità di ricaccio
dopo il primo sfalcio.
Questo nelle leguminose è permesso dalla corona, nelle graminacee dal cespo. Utilizzano sostanze
di riserva e permettono di riprendere l’accrescimento.
Corona: due tre nodi basali interrati, che fungono anche da deposito di sostanze di riserva e
emettono le gemme avventizie in caso di sfalcio.
Cespo: nodi basali molto ravvicinati che determinano il fenomeno dell’accestimento.
DIGERIBILITà APPETIBILITà COMPOSIZIONE CHIMICA E BOTANICA
I foraggi apportano non solo nutrienti ma anche fibre strutturali fondamentali alla digestione dei
ruminanti.
Il valore energetico è fondamentale.
ERBAI
Hanno un elevata produzione, ad esempio il mais e facile conservazione , come nel caso degli
insilati. Possono essere utilizzati come colture intercalari.
Di contro hanno elevati costi di produzione e necessitano di elevati imput esterni.
Possono coltivati in purezza o miscuglio, usati per foraggiamento verde, insilamento o fieno.
In particolare al sud italia si coltivano come autunno-primaverili per sfruttare le piogge invernale e
al nord come primaverili estivi in caso di coltura principale o estivi in caso di intercalare.
Vengono coltivate le graminacee : loiessa e loglietto. orzo, segale, avena , triticale, frumento
Le leguminose: trifogli, vecce, fava, pisello, lupino etc.
Crucifere: ravizzone, colza, rapa
Miscugli: avena- veccia , o + pisello , avena-favina , landsberger.

LOIESSA
Pianta utilizzata per erbai e prati di breve durata.
Cresce a cespi che non fanno da tappeto, vigorosa . E’ quella a crescita più rapida e produttiva.
Ha scarsa resistenza al freddo, nelle zona mediterranea è utilizzata come erbaio autunno-
primaverile.
Consociata col trifoglio violetto  è una pianta aggrassiva tende a prevalere nei miscugli.
- Novembre-aprile-maggio
- 1 sfalcio a maggio
- 1 sfalcio ad aprile e uno a maggio
In ambiente irriguo può essere succeduta da mais.
Può essere usata come foraggio verde se è sfalciata all’inizio della spigatura, come foraggio da
insilare alla spigatura o come fieno se condizionato o essiccato in due tempi.

Tra le leguminose abbiamo le vecce , le cui spece più importanti sono la vicia sativa, o comune e
quella vellutata.
La veccia villosa è più resistente al freddo, più tardiva e rustica della Veccia comune. E' Viene
generalmente usata in consociazione con graminacee, come la loiessa o l'avena. Produce un
foraggio di buona qualità che può essere anche affienato.
In entrambi i casi la semina è autunnale e la raccolta primaverile.
Esistono 15 specie di trifoglio ad interesse agronomico, di queste le più diffuse sono quello
alessandrino, quello squarroso e l’incarnato.
Sono tutte molto rustiche tranne l’alessandrino che è poco resistente al freddo.
Il trifoglio alessandrino è fra le più interessanti specie leguminose foraggere annuali sia per gli
ambienti mediterranei (in ciclo autunno primaverile) che per le aree europee del Centro-Nord (in
ciclo primaverile-estivo).
Del trifoglio alessandrino si distinguono almeno 4 biotipi che si diversificano per caratteri biologici,
dimensione e capacità di ricaccio della pianta, resistente alla siccità a ciclo lungo, tardivo, fornisce
in genere a sviluppo precoce.
Il trifoglio alessandrino è originario di climi temperato-caldi, non tollera temperature inferiori a 0
°C e resiste bene alle elevate temperature (fino a 40 °C).
Dal punto di vista podologico il trifoglio alessandrino è considerato una specie di limitate esigenze.
È specie miglioratrice per il suo apparato radicale fittonante e ricco di tubercoli radicali.
Si presta bene anche per la costituzione di erbai oligofiti.
Nei climi temperati e nei terreni neutri o alcalini sostituisce il trifoglio incarnato nei miscugli
Landsberger.
L’irrigazione è più diffusa nell’Italia centrale e settentrionale, nel meridione italiano e nelle isole la
coltura di norma è asciutta.
La raccolta dell’alessandrino per la produzione di foraggio generalmente viene effettuata quando la
pianta ha appena emesso i germogli basali che produrranno i nuovi steli e quindi il ricaccio, per tale
motivo il taglio o il pascolamento dovranno essere effettuati in modo da non danneggiare i
germogli basali.
Il trifoglio incarnato Resiste bene al freddo, ma nelle regioni settentrionali e nei terreni argillosi,
soprattutto se seminato tardi, può subire gravi danni per sradicamento da gelo. Il trifoglio
incarnato rappresenta una pianta interessante per i terreni sciolti, asciutti e poveri di calcare, dove
la veccia ed il pisello forniscono in genere delle prestazioni produttive piuttosto scarse.
L’utilizzazione più frequente è la coltura in miscuglio con la loiessa ed in qualche caso anche con i
cereali, ma viene coltivato anche in purezza.
Nelle regioni meridionali può essere usato anche per un buon pascolo in inverno e per produzioni
di seme in primavera.
Si adatta bene ai terreni vulcanici della campania.
Il trifoglio squarroso Presenta caratteristiche e possibilità di utilizzazione molto simili a quelle del
trifoglio incarnato dal quale si distingue per la taglia più elevata, la maggiore vogliosità ed il fiore di
colore bianco giallognolo o rosso. Le produzioni sono sensibilmente superiori.
LANDSBERGER LOIESSA-VECCIA-TRIFOGLIO
PRATI
In Italia abbiamo più di un milione di prati . Di questi la maggior parte sono prati monofiti di cui
700.000 ha di erba medica e 100.000 di oligofiti.
I più importanti sono i prati avvicendati. Sono molto imp dal punto di vista agronomico dato che
migliorano la struttura del terreno, aumentano il contenuto di azoto e sostanza organica, limitano
le infestanti e l’erosione.
L’erba medica (sativa, falcata,varia) è considerata la foraggere da prato per eccellenza.
È diffusa in tutta Italia come monofita.
E’ molto produttiva, longeva e ha un elevata capacità di ricaccio.
Ottima qualità di foraggio, migliora la struttura del suolo e fissa l’azoto.
Tuttavia ha pochi zuccheri fermentescibili che non la rendono adatta come insilato ed è sensibile
all’acidità e ai ristagni.
Resistente al freddo , al caldo e al secco. RAPIDO RIBUTTO 45% DI FOGLIE NUTRIENTI.
Viene coltivata di solito per 3-4 anni e può anche essere associata temporaneamente.
L’epoca di sfalcio deve tenere presente sia la qualità e la quantità che le sostanze di riserva nella
corona così può ricacciare. Può andare da 2-3 sfalci in ambienti siccitosi ai 10 in california.

I trifogli da prato sono il trifoglio bianco e il trifoglio violetto


Nel mondo il trifoglio bianco è forse, con l’erba medica, la leguminose da foraggio più diffusa.
Il trifoglio violetto ha una resistenza al freddo maggiore rispetto alla medica. Radici più superficiali
e corona meno sviluppata. Va nei terreni dove stenta la medica, asfittici carenti di clacio o acidi.
Il trifoglio bianco coltivato nei prati monofiti è diverso da quello che si trova spontaneo nei pascoli
e negli incolti, infatti per la coltura intensiva si impiega uno speciale ecotipo, selezionato nella Valle
padana, noto col nome di ladino e corrispondente alla varietà botanica Trifolium repens var.
gigantem. LADINO
Il ladino è caratterizzato da maggior sviluppo e rigoglio vegetativo rispetto al trifoglio bianco
comune. Il ladino più pregiato è quello diffuso nella pianura di Lodi e perciò denominato gigante
lodigiano..
È il più adattabile dei trifogli e per questo ha un’importanza grandissima nel miglioramento dei
pascoli o nell’impianto dei prati-pascoli,

Il trifoglio ladino è adatto ai climi temperato umidi, quanto a terreno esige quelli sciolti, leggeri, ben
provvisti di calce, non necessariamente profondi purché irrigati.
Nell’avvicendamento il ladino prende il posto tra due cereali: frumento o riso, il riso è il precedente
migliore perché rinettando perfettamente il terreno dalle erbe terrestri garantisce un ladinaio puro e
di lunga durata.

La semina del ladinaio può farsi in diversi modi:


- in bulatura nel frumento, in primavera con 5-6 Kg/ha di seme;
- col sistema di prato forzato: quando si voglia avere un ladinaio puro, di alta produttività e di lunga
durata, si seminano in autunno, su terreno precedentemente coltivato a frumento e ben lavorato, 5-7
Kg/ha di seme di ladino e 100 Kg/ha di seme di segale; in aprile la segale viene falciata, così come
il suo ributto dopo una ventina di giorni, dopo di che crescerà rigoglioso il ladino puro.
L’irrigazione del prato è assolutamente necessaria, con acqua abbondante e turni frequenti, applicata
generalmente con il metodo irriguo della spianata. Le adacquature si sospendono all’avvicinarsi dei
tagli per impedire che il foraggio, troppo acquoso, possa nuocere e per evitare calpestii eccessivi e
dannosi

Il ladinaio dà da 4 a 6 tagli all’anno e dura in genere 4 anni.

ABBIAMO POI LA SULLA CHE E’ UNA PIANTA XEROFITA, RESISTENTE AL CALDO MA TEME IL
FREDDO. HA RADICI PROFONDE E GROSSE ADATTA AI TERRENI ARGILLOSI. VIENE COLTIVATI IN
PRATI DI BREVE DURATA 1-2 ANNI NELLE ZONE COLLINARI DEL SUD. UNO SFALCIO PRIMAVERILE E
POI I PASCOLI, HA UN FORAGGIO POVERO DI PROTEINE E ACQUOSO. Come LA LUPINELLA, USATA
perché POCO ESIGENTE SU TENNERI POVERI CALCAREI SICCITOSI. 3-4 ANNI.

GINESTRINO PIANTA RESISTENTE AL FREDDO E CON POCHE ESIGENZE.

Potrebbero piacerti anche