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Foraggicoltura

di Denis Squizzato
In questi sintetici appunti vengono riportate le principali tecniche di
foraggicoltura: la classificazione e l'elenco delle piantagioni adatte al foraggio,
le tecniche di semina, irrigazione, estirpazione delle malerbe. Viene descritta la
classificazione dei pascoli.

Università: Università degli Studi di Padova


Facoltà: Agraria
Corso: Scienze e Tecnologie delle Produzioni Animali
Esame: Foraggicoltura
Docente: Umberto Ziliotto
Denis Squizzato Sezione Appunti

1. Tecniche agronomiche colturali


SEMINA
>su terreno nudo buon affinamento e rullatura in pre e pst-semina
>nord e montagna fine I-inizio P o fine E
>centro e sud Autunno
>inizialmente 1000-1500 semi /m2 la più competitivo non sotto al 15-20%
>dopo la semina irrigazione di soccorso per aspersione
taglio di pulizia da eseguire 40-50 d dopo la semina

CONCIMAZIONE
>pascolamento 1,5-3 t/ha ss 25-35 Kg N 8-10 Kg P2O5 20-30 Kg K2O
>insilamento 3-7 20-30 7-9 20-25
>fienagione 4-8 15-25 6-8 18-22
>concimazione all’impianto 15-35 t/ha di letame maturo e se serve concimi P
>concimazione di copertura alpi e prealpi fine I pianure nord, centro e sud A
la distribuzione dei liquami devono essere attuate in periodi di stasi vegetativa o precedenti, non
troppo caldi e lontani dalle utilizzazioni

IRRIGAZIONE
>scorrimento su terreni sistemati ad ala semplice o a spianata

LOTTA ALLE MALERBE


>sono considerate malerbe quelle molto competitive, poco appetitose, ricche di metaboliti secondari
aromatici, che ostacolano le utilizzazioni e di modesto VN
>le cause possono essere inadeguata semina, squilibri nutrizionali, letami ricchi di semi di malerbe,
utilizzazioni tardive o precoci
>falsa semina
>ogni taglio utilizzazione tempestiva
>concimazione adatta per entrambe
>diserbo con 2-4DB o MCPB contro ranuncoli, romici o piantaggini

UTILIZZAZIONE
>pascolo, foraggio, fieno, insilato, TE

TAGLIO
>a 3-5cm

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2. Leguminose o fabacee: classificazione


FORAGGICOLTURA= insieme delle tecniche atte alla coltivazione e alla gestione delle colture foraggere
FORAGGIO= prodotto vegetale idoneo all’alimentazione animale costituito da elementi di pregio (succhi
cellulari e granelle) e materiali grossolani (pareti cellulari e materiale eterogeneo)

CLASSIFICAZIONE
1. Famiglia botanica
2. Durata
• Annuali o temporanee <12mesi
• Poliennali 3-5anni
• Perenni o permanenti o stabili >10anni
3. Origine
• Naturali -> quote superiori al limite della vegetazione arborea
• Spontanea -> formata autonomamente inferiormente al limite della vegetazione arborea
• Artificiale -> tramite semina, risemina o tra semina
4. Posto nell’avvicendamento
• Colture principali -> entrano nel normale avvicendamento
• Colture intercalari -> collocate tra colture principali
5. Composizione flogistica
• Monofite -> 1 specie
• Oligofite ->2-5 specie
• Polifite ->più specie
6. Parte della pianta che costituisce il prodotto
• Fusti, foglie, fiori e frutti
• Fusti e foglie
• Radici
7. Modalità di utilizzazione
• Erbaio -> durata <12 mesi, 1 produzione formata da specie erbacee
• Prato -> durata >12 mesi, 1 o più produzione/anno formata da specie erbacee
• Pascolo -> utilizzato sul posto, formato da specie erbacee, arbustive ed arboree
8. Modalità di conservazione
• Foraggio
• Fieno
• Farina
• Fieno

Nelle colture temporanee rientrano i prati monoliti di leguminose e graminacee, prati oligofiti e
polifiti, erbai monoliti e polifiti.

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Nelle colture perenni rientrano i prati e i pascoli.
Tra il 1980 1 il 1996 le foraggiere temporanee sono diminuite da 4009 (*1000ha) a 2297, mentre quelle
permanenti da 5195 a 4352. In Italia le colture foraggiere avvicendate (prati ed erbai) sono localizzate in
pianura (41,52%) e nel comparto settentrionale (51, 40); mentre i pascoli sono prevalentemente in montagna
(50) e nel meridione (57).

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3. Leguminose o fabacee: caratteristiche generali


1. RADICE
• Primaria ->deriva dalla radice embrionale
• Fittonante ->la radice principale prevale
• Profonda
2. FUSTO
• A struttura erbacea o legnosa
• A portamento -> eretto (si regge autonomamente come la medica)
->Sarmentoso (non si reggono auto , provvisti di cirri o mucroni si
aggrappano a sostegni vivi o morti come il pisum sativum e la vicia)
->volubile (non si reggono auto ma si avvolgono attorno ad un tutore
come il phaseolus vulgaris e la vigna sinensis)
->strisciante (incapace di reggersi auto per cui striscia emettendo radici
secondarie come il Trfolium repens)
3. FOGLIA (composta da più foglioline con stipole)
• Pennato-composta (formata da più foglioline disposte lungo il rachide)
->paripennata (foglie pari lungo il rachide con un mucrone terminale)
->imparipennata (all’apice c’è una fogliolina, come la medica)
• Palmato-composta (più foglioline inserite all’apice del picciolo)
4. FIORE (il peduncolo porta all’apice un ricettacolo)
• Calice (5 sepali verdi)
• Corolla (5 petali : 1 vessillo, 2 ali , 2 petali per la carena)
• Androceo (sopra l’ovario ci sono 10 stami con filamenti e antere, 1 è libero)
• Gineceo (1 pistillo formato da 1 ovario, 1 stilo e 1 stimma)
5. FRUTTO (legume o baccello formato dall’ovario)
6. SEME formato da
• Tegumento seminale o spermoderma formato da:
->epidermide (isola dall’esterno)
->cellule malpighiane(hanno una linea lucida che impedisce il passaggio di acqua
dall’esterno all’interno)
->cellule a clessidra (contengono sostanze di riserva)
->cellule parenchimatiche
->strato aleuronico dell’endosperma(ricco di proteine e amido)
->cellule
• Embrione (ricco di amido, proteine e oli, solo due di questi)formato da
->piumetta (gemma all’apice dell’embrione dalla quale si formano le due foglie)
->radichetta (abbozzo della radice nell’embrione)
->2 foglie embrionali o cotiledoni (in sostituzione dell’endosperma secondario)

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4. Leguminose o fabacee: ciclo biologico


1. Germinazione (il seme allunga la radichetta che fuoriesce dal tegumento seminale, succ si
allunga parte del fusto: nelle specie termofile accresce prima l’asse ipocotile con
germinazione epigea, mentre nelle microfile cresce per primo l’asse epicotile con la
germinazione ipogea)
2. Emergenza (inizia quando la pianta è autotrofa, quindi quando inizia a trasformare le
sostanze inorganiche in organiche e cioè quando hanno clorofilla)
3. Accrescimento contrattile (accorciamento e ingrossameno della parte basale del fusto,
portando sotto il terreno alcune ascelle fogliari)
4. Allungamento e ramificazione del fusto
5. Fioritura
6. Granigione o maturazione del seme

Dopo il taglio si verifica il ricaccio cioè la formazione di nuovi fusti a partire da alcune gemme
ascellari di foglie presenti nella parte basale dei fusti utilizzando le sostanze di riserva.
Le fabacee sono ricche in proteine (21-25% della medica), in carotene e in vitamine.
Le leguminose presentano maggior PG e lignina, e minor NDF e cellulosa: il trifoglio violetto
presenta 18% PG 34,7% NDF 17,8% cellulosa e 6,3% lignina a inizio stadio vegetativo, a inizio fioritura
diminuisce solo la PG e nel secondo anno aumenta tutto. Il trifoglio bianco presenta 22-24-14,5-5,1.
Le graminacee presentano minor PG e lignina , e maggior NDF e cellulosa : il loietto presenta
15,5-45-20,2-2,9 a inizio stadio vegetativo, a inizio fioritura diminuisce solo la PG 10,5-53, 7-25,7-4,3,
mentre nel secondo ciclo diminuisce la PG 11,4-50,3-20,6-3,4.

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5. Trifoglio bianco
ESIGENZE ED ADATTAMENTO AMBIENTALE
CLIMA
Molto diffuso nei pascoli
A)temperatura
>ottimale 7-38°C teme temperature invernali molto rigide
CARATTERISTICHE PEDOLOGICHE
>terreni ben drenati
>pH 6.0-6.5 tollera livelli inferiori di pH
>gradisce la presenza di adeguati quantitativi di calcio e acqua
TECNICHE AGRONOMICHE
A)Avvicendamento
>ladino monofita può durare fino a 5-6 anni
>entra nell’avv. per 2-4 anni
>può seguire una coltura di rinnovo o un cereale autunno-vernino
>successione meglio non farla succedere a se stesso prima che siano trascorsi 3-4 anni
B)Lavorazioni preparatorie
>se acqua per scorrimento livellamento della superficie
C)Semina
>terreno nudo fine inverno 7-8 Kg/ha
>bucatura a cereali autunno-vernini fine inverno 2-4 Kg/ha
>prato forzato con segale o avena autunno
>utilizzato per prati polititi ed oligofiti
>consociato (3-4Kg/ha) con Festuca arundinacea o Dactylis glomerata (10-15 Kg/ha)
D)Concimazione
>concimazione fosfo-potassica 80-100 Kg/ha anno di P2O5 e di K2O divisi durante l’annata
>utile la distribuzione invernale di terricciato
>nel prato forzato e nella bucatura è consigliabile contenere il più possibile la quantità di N da
somministrare allo scopo di non favorire le graminacee
E)Lotta alle malerbe
>presemina e in terreni già pronti diserbanti totali o con disseccanti (glyphosate, g.ammonio,
diquat, paraquat)
>post-emergenza principi attivi: fluazifop-P-butyl, quizalofp-P-ethyl,
sethoxydim, asulam, bentazone
>nel prato già in produzione intervenire nella stasi vegetativa invernale; prima della stasi
vegetativa possono essere utilizzati metabenztiazuron e propyzamide
>dopo i tagli dalapon
>infestanti perenni (rumex) a tutto campo con 2,4 DB o asulam un mese prima del primo

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taglio dell’anno di impianto e se necessario ripeterlo 6-8 giorni dopo il 2° taglio o il 3° taglio del 2°anno
F)Irrigazione
>terreni medio impasto 80-100mm
>terreni più sciolti 150-200mm
>evitare di tagliare prima della raccolta
>epoca di irrigazione marzo-settembre
G)Raccolta
>4-8 tagli /anno
>produzione 9-11 t/ha (esclusivamente di fiori e foglie)
>anno impianto bulatura 1-2 tagli terreno nudo 2-4 tagli
>val padana primo taglio maggio
>ultimo taglio anno inizio dell’autunno
>produzione (molto pregiato) PG 20-23% FG 20-25% (ADF 29-34%)
utilizzato come foraggio fresco, fieno, insilato e pascolo
H)Produzione di seme
>mandate a seme le normali colture da foraggio
>2°-3°taglio del primo o del secondo anno
>se si decide di mandare una coltura a seme, è necessario sospendere l’irrigazione per favorire
l’emissione delle infiorescenze
>la raccolta si effettua quando le prime infiorescenze assumono una colorazione btuna
>favorita da un clima asciutto
>100-350 kg/ha
I)Avversità
>oidio riduce l’appettibilità a fine estate del foraggio
>la ruggine attacca quando l’umidità relativa dell’aria è elevata
>il mal dello sclerozio fine inverno, inizio primavera dove si verifica ristagno idrico
>il mal vinato attaccano le radici che diventano viola
>fusariosi e gli agenti di marciumi
L)Impollinazione
>api e bombi

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6. Trifoglio ibrido
CONDIZIONI OTTIMALI
>eleavata piovosità
>temperature estive modeste
>clima temperato-freddo
>terreno umido
>si adatta ad elevata acidità
UTILIZZO
>prato monofita avvicendato
>miscugli polititi
>consociazioni binarie con phleum pratense
A)Tecniche colturali
>per la coltura monofita sono le stesse per il t.pratense
>semina 8-10 kg/ha si seme con la seminatrice primaverile
12-15 kg/ha a spaglio
B)Raccolta
>anno di semina-> 1-2 tagli elevata qualità, limitata quantità, non adatta alla fienagione
>anni successivi primo taglio da steli fioriferi 2,5-4 t/ha
>stesse caratteristiche della produzione del pratense
>dopo il primo anno seguono 1-2 tagli formati da sole foglie
C)Produzione di seme

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7. Trifoglio sotterrraneo
ESIGENZE AMBIENTALI
>foraggera da terreni acidi
>tipica dei climi mediterranei
>sensibile all’ombreggiamento interspecifico
TECNICHE COLTURALI
A)Avvicendamento
>segue i cereali autunno-vernini
>rimane in coltura 3-5 anni
B)Semina
>pascolo monofita->autunno con lavorazioni superficiali con 25-35 kg/ha di seme
>utile seminare miscugli di due o più cultivar di diversa precocità
C)Concimazione
>non è opportuno distribuire N
>utili apporti fosfatici purchè non troppo elevati 40-60 kg/ha*anno
D)Utilizzazione e produttività
>pascolamento
>iniziare la sua utilizzazione dopo 3-4 settimane dall’inizio del reinsediamento autunnale della
stessa
>produzione monofita 4-8 t/ha*anno
E)Produzione di seme
>0,3-1 t/ha
F)Avversità
>insetti

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8. Ginestrino
A)Esigenze ambientali
>resiste bene ad eccessi di umidità
>resiste alla siccità
>limiti simili all’erba medica
>pH ottimale 6.5 può sopportare fino a 5.5
>adatto a terreni organici di montagna
B)Modalità di impiego
>prati monoliti avvicendati 2-6anni
>prati oligofiti e polifiti
C)Semina
>terreno nudo
>terreno finemente preparato
>terreno rassodato con rullatura
>leggero interramento del seme
>semina a marzo 10-20 kg/ha
D)Concimazione
>reagisce positivamente al fosforo e al potassio
>a ph acido reagisce bene alla calcinazione
>per le giovani piante è opportuno distribuire e interrare i concimi e gli ammendanti prima della
semina così da rendere più facile il loro reperimento da parte delle giovani radici in accrescimento
E)Conduzione ed utilizzazione
>1° anno 1-2 tagli 2-3 t/ha *taglio
>anni successivi 3-4 tagli/anno 6-7 t/ha *anno in montagna
10-11 t/ha*anno in ambienti irrigui in pianura
>epoca di taglio come per la medica
>velocità di peggioramento della produzione è più elevata rispetto alla medica
>produzioni ottenibili dal finestrino sono inferiori a quelle della medica
>per fieno, insilato, pascolo, non determina meteorismo e non avvelenamento
F)Produzione di seme
>1° taglio nell’Italia centro meridionale non infestata
>2°taglio nell’Italia settentrionale
>2-4 q/ha anche se sono riportate produzioni di 8-10 q/ha
>raccolta eseguita nelle prime ore del mattino

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9. Antillide o trifoglio giallo delle sabbie


CARATTERISTICHE
>meno importante delle foraggere
>si adatta maggiormente alle condizioni pedo-climatiche più disperate fatta eccezione per i terreni molto
umidi e compatti
>adatta a terreni poveri e scarsamente dotati dal punto di vista idrico
>fino a 2000m
>coltura pura, prati polititi e termofili
>non più di un taglio/anno da effettuare alla fioritura 2-3 t/ha s.s.
>produzione di seme 400-600 kg/ha

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10. Lupinella
ESIGENZE AMBIENTALI
>vegeta anche nei terreni argillosi, purchè permeabili
>bene in quelli calcarei, secchi, sciolti e poveri
>possono arrivare fino a 700-800 m
>adatta agli ambienti meridionali
A)Semina
>autunno su terreno nudo
>primavera su terreno nudo o bulata ad un cereale negli ambienti freddi
B)Concimazione
>100-140 kg/ha di P2O5
>100-140 kg/ha di K2O nei terreni carenti di potassio
C)Raccolta
>1°anno di semina primaverile solo foglie
>anni successivi 1 taglio in aprile-maggio
>5-6 t/ha
D)Caratteristiche
>13% PG 2,5%LG 29.5%FG 6.3% ceneri
>coltura da seme fornisce 0.4-0.8 t/ha vestito
0.2-0.4 t/ha nudo

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11. Sulla
ESIGENZE AMBIENTALI
>fiorisce con giorno lungo
>temperatura ottimale 15-16°C zero vegetativo 2-4°C
>non può essere coltivata a latitudini superiori a quella di Forlì
>terreni calcarei argillosi purché ricchi e profondi, anche quelli poveri e compatti purché ben
provvisti di calcare
>inadatta su terreni acidi, salmastri e molto umidi
>non sopporta ristagni idrici
TECNICHE COLTURALI
A)Avvicendamento
>coltura miglioratrice
>segue i cereali autunno-vernini
>sulla-sulla-frumento sulla-sulla-frumento-frumento sarchiata-frumento-sulla-frumento
sarchiata-frumento-sulla-sulla-frumento
B)Preparazione del letto
>per una coltura monofita iniziare la preparazione alla fine del cereale precedente eseguendo
un’aratura di 20-25cm seguita da estirpatore ed erpicature atte ad amminutare le zolle e ad eliminare la flora
infestante
C)Concimazione
>autosufficiente nei confronti dell’azoto
>esige fosforo e potassio
>prima dell’aratura 100-120 kg/ha P2O5 e 100-120 K2O
D)Semina
>usato seme vestito 120-320 kg/ha 4-8 volte quantità seme nudo
>semina autunnale località con autunno piovoso ed inverno mite
>semina primaverile zone ad inverno freddo e con primavera piovosa
>seme a 2-3 cm di profondità
E)Lotta alle malerbe
>subisce la competizione delle infestanti solo nei primi stadi del ciclo vegetativo
F)Produttività e utilizzazione
>con semina autunnale
pascolo da metà febbraio a tutto marzo
prato da tagliare in aprile-maggio
pascolo dalla ripresa autunnale fino ad inverno inoltrato (febbraio)
prato da tagliare in aprile del secondo anno (produzione massima)
pascolo del ricaccio successivo al taglio fino all’esaurimento della coltura
>con semina primaverile non permette il primo pascolamento ma per il resto è del tutto simile al

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precedente
>1°anno 20-30t/ha foraggio fresco (5-7,5% ss)
2°anno 40-50 t/ha (10-12,5%ss)
>pre-fioritura-inizio allegagione PG 13.8---10,8 FG 26,5---30,6 ADF 29.8---37.2
ADL 6,5---9,1
G)Produzione di seme
>seminare in autunno 10-12 kg/ha seme nudo
>cultura da foraggio al secondo anno
>pascolamento invernale sia concluso entro il mese di febbraio
>si ottiene 0,5-1t/ha seme vestito
>se commercializzato deve essere sgusciato e certificato
H)Avversità
>freddi intensi
>roditori
>oidio
>ruggini

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12. Graminaceae
FORME BIOLOGICHE
• Annuali (specie terofite presenti nelle zone molto fredde)
• Biennali (specie terofite presenti nelle zone calde e secche)
• Perenni (specie emicroptofite e neofite con rizomi presenti nelle zone fredde)
CARATTERISTICHE GENERALI
1. Apparato radicale formato da radici:
• Secondarie (origine da organi diversi dalla radice derivata dalla radichetta)
• Fascicolate (tutte uguali, non ce né una che prevale)
• Superficiali (si dispongono nel primo strato di terreno)
2. Fusto o culmo formato dalla successione di nodi (corti e pieni) e internodi (cavi):
• Basale (breve, rizomatosa con numerosi nodi e internodi, ricca di ammassi
meristematici da dove crescono i rami sempre più corti, è organo di riserva)
• Mediana (molto lunga, non ramifica, portamento eretto)
• Apicale (con nodi e internodi, sprovvista di foglie, con infiorescenza)
3. Foglia
• Guaina (parte basale della foglia, avvolge l’internodo succ al nodo da cui ha
origine, al lato opposto dell’attacco della lamina è fessa)
• Lamina (parte apicale della foglia, ha origine dal bordo sup della lamina)
• Ligula (struttura facoltativa, bianca-trasporente, presente sul bordo che collega la
guaina alla lamina, fa scivolare l’acqua)
• Orecchiette (facoltative, 2 estroflessioni ai lati opposti della ligula)
4. Fiore composto da un peduncolo che all’apice si allarga in un ricettacolo con:
• 1 pistillo (1 ovario, 2 stimmi sessili senza stilo)
• 3 stami (lungo filamento e 2 antere a x)
• 2 lodicule (estroflessioni che rappr la corolla, se idratate aprono le glumette)
• glumetta superiore (sotto il ricettacolo, è ciò che rimane del calice)
• glumetta inferiore (può prolungarsi con un’arista, se non c’è si chiama mutica)
5. Infiorescenza base : spighetta (sono sempre riuniti, sono a spiga inseriti alternamente
sull’asse chiamato rachilla, completate da una gluma superiore e una inferiore)
6. Infiorescenza composta (le spighette sono riunite a formare spighe di spighette)
7. Frutto (cariosside)

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13. Accestimento delle graminacee


Rappresenta la ramificazione della parte basale del culmo delle g; la porzione iniziale del culmo, al taglio,
rimane collegata alla pianta formando una struttura rizomatosa, organo di produzione costituita da nodi e
internodi molto corti. Ogni nodo presenta un ammasso di cellule meristematiche, collocato all’ascella della
foglia che ha avuto origine dallo stesso modo; ogni
ammasso è in grado di originare una gemma che darà un ramo.
STADI DELLO SVILUPPO
Formazioni delle gemme ascellari-accestimento(ramificazione)
fase di rosetta(accrescimento delle foglie)
fase di levata(acc parte intermedia dei culmi con allontanamento delle foglie)
inizio spigatura(fuoriuscita dell’infiorescenza dalla guaina dell’ultima foglia del culmo)
spigatura media (fuoriuscita completa dell’infiorescenza)
fioritura (apertura glumette con emissioni di stami e stimmi)
granigione (maturazione delle cariossidi)
TAGLI
Il primo taglio delle graminacee deve essere eseguito nel periodo che intercorre tra lo stadio in cui il culmo è
a 12-15 cm e quello d’ inizio spigatura, in questo caso si persegue un compromesso tra qualità e quantità
della prima produzione in quanto le piante si trovano con maggior sostanze di riserva, inoltre anticipando il
primo taglio potremmo effettuare un taglio in più alla fine dell’annata.
La produzione fornita dalle graminacee dopo il primo taglio, varia a seconda della rispigatura per questo
classifichiamo graminacee rispiganti (specie che emettono nuovi accestimenti forniti di un apice vegetativo
che si trasforma in apice riproduttivo) e graminacee non rispieganti (specie che emettono nuovi accestimenti
forniti di apice vegetativo che si trasforma in produttivo solo con un abbassamento termico, molta qualità).

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14. Definizione di consociazione foraggera


Rappresentano la combinazione di 2 o più specie foraggiere coltivate sullo stesso terreno,; a
seconda del numero di specie parleremo di bifite o binarie (2) presenti negli ambienti più intensivi, oligofite
(3-5) nelle aree più svantaggiate e polifite (più di 5) in montagna e collina.
L’obiettivo delle consociazioni fra graminacee e leguminose è quello di sfruttare al meglio i
vantaggi derivanti dal comportamento complementare delle specie appartenenti alle due famiglie.
Le consociazioni incrementano il mantenimento della produzione rispetto alle colture monolite;
stabilizzano delle rese negli anni (nei primi maggior leguminose) e tra i tagli dell’annata (in
primavera maggior graminacee, in estate le leguminose); maggiore perennità del prato;maggior
resistenza al freddo; possibilità del pascolamento; minori esigenze di azoto rispetto al prato
monofita di graminacee, migliore difesa contro l’erosione del suolo; migliore struttura del suolo.
Ai fini del successo della consociazione è necessario limitare al massimo la competizione fra gli
individui di specie diverse, fenomeno che avviene quando più organismi abbisognano di una stessa risorsa
(luce etc), la cui disponibilità è inferiore alla somma delle richieste.

CONSOCIAZIONI PER PASCOLAMENTO


• Zone fresche (Lolium perenne, T repens, Dactylis glomerata, Poa pratensis)
• Aree mediterranee (Lolium rigidum, Dactylis glomerata, T subterraneum, M sativa e
Festuca a)
CONSOCIAZIONI DA TAGLIO
Lolium multiflorum, T repens e pratense, Dactylis glomerata, Dactylis glomerata, M sativa, Festuca
a, Phleum pratense, Hedysarum coronarum e Onobrychis viciifolia
CONSOCIAZIONI PER INSILAMENTO
Lolium multiflorum, Lolium perenne, T pratense, M sativa
CONSOCIAZIONI BINARIE PER TAGLI
• Trifolium repens con Lolium multiflorum, Festuca a, Dactylis, Lolium perenne e Phleum
• Medicago sativa con Dactylis, Festuca
• Trifolium pratense con Lolium multiflorum
• Onobrychis viciifolia con Dactylis nei terreni calcarei
• Hedysarum coronarium con Dactylis o Festuca nei terreni calcarei e argillosi
• Lotus corniculatus o T hybridum con Phleum pratense
• T subterraneum con lolium rigidum

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15. Classificazione dei pascoli


I pascoli sono cenosi vegetali la cui fitomassa viene utilizzata in parte o totalmente da animali che la
prelevano direttamente dagli organismi che la hanno prodotta. Dal punto di vista agro-zootecnico
rappresentano le colture foraggere di diversa origine, di differente composizione flogistica e di varia durata
la cui produzione viene prelevata in parte o totalmente da animali con regime alimentare vegetale allo scopo
di nutrirsi.

In base all’ORIGINE vengono distinti in:


• Naturali (presenti a quote più elevate del limite della vegetazione arborea, sono costituite da specie erbacee
frammiste e suffrutici, mentre salendo di quota si passa gradualmente a
cenosi in cui le specie legnose sono sempre meno diffuse fino a giungere a vegetazioni formate
esclusivamente da specie erbacee)
• Spontanei (presenti sotto il limite della vegetazione arborea dove si sono formati in epoca più o meno
recente in conseguenza a tre specifici fenomeni:disboscamento della superficie
interessata, successivo inerbimento spontaneo della superficie denudata con specie locali e l’utilizzazione
ininterrotta)
• Artificiali (pascoli formati a partire dalla distribuzione, da parte dell’agricoltore, di semi scelti a tale scopo
appartenenti ad una sola o più specie; sono pascoli artificiali anche quelliche sono formati a partire dalla
distribuzione di seme raccolto da prati e pascoli locali o di fiorame recuperato in fienili)

La COMPOSIZIONE FLORISTICA dei pascoli naturali e spontanei è il risultato dell’interazione di due


processi e cioè: la prima è quella esercitata dalle caratteristiche pedoclimatiche della zona considerata sulle
numerose specie e l’azione selettiva svolta dalle specie tra loro una volta che hanno avviato la convivenza;
la seconda è rappresentato dall’effetto del pascolamento tramite il quale vengono ridotti gli apparati epigei
delle piante della cenosi tabulare ma tale asportazione risulta più consistente per le piante di maggiore taglia.

In base alla DURATA vengono distinti in:


• Permanenti (superfici che svolgono tale funzione in conseguenza delle caratteristiche ambientali dell’area
in cui sono presenti oppure ininterrottamente da ,almeno, vari decenni. I
pascoli posti sopra il limite della vegetazione sono permanenti da sempre, mentre quelli presenti sotto tale
limite sono considerati permanenti a partire dalla fase in cui il bosco è
stato eliminato per far posto al pascolo. Sono superfici che presentano un clima proibitivo, una pendenza
elevata, un terreno superficiale, una rocciosità affiorante, o ceosi tabulari
formatesi su ex arativi o su ex prati).
• Poliennali (superfici tabulari che sono formate per svolgere la loro funzione per alcuni anni, quindi di
massima seguono e precedono altre colture e pertanto rientrano tra le colture
avvicendate; non sono molto diffusi nella zona alpina perché il loro impianto necessita di particolari
interventi, sono formati da 1 o più specie).

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• Annuali (quelli che forniscono la produzione durante una sola stagione vegetativa, non sono diffusi nella
zona alpina, mentre sono frequenti nelle zone italiane a clima mediterraneo
dove infatti vengono utilizzati con il pascolamento anche erbai e superfici a maggese inerbito).

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16. Tipologia semplificata dei pascoli alpini


I fattori ambientali maggiormente responsabili della differenziazione delle fitocenosi tabulari sono
rappresentati da:
• Disponibilità di elementi nutritivi (i pingui sono caratterizzati da una disponibilità più o meno elevata di
elementi minerali e dal favoritismo di alcune specie in grado di
utilizzare tali sostanze; le vegetazioni erbacee nitrofile sono caratterizzate da una concentrazione di elementi
nutritivi molto elevata quasi eccessiva, mentre tutti i restanti
sono detti magri)
• Livello termico ambientale (vengono distinti in macrotermi se necessitano di temperature più o meno
elevate, microtermi se sono adatti a temperature anche molto
limitate o mesotermi se necessitano di temperature intermedie).
• Reazione del terreno o pH (vengono distinti in pascoli dei suoli alcalini quando il pH del terreno è >8,
pascoli dei terreni neutri quando il pH è compreso tra 6 e 8 e in pascoli
dei terreni acidi quando il pH del terreno è <6).

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Indice
1. Tecniche agronomiche colturali 1
2. Leguminose o fabacee: classificazione 2
3. Leguminose o fabacee: caratteristiche generali 4
4. Leguminose o fabacee: ciclo biologico 6
5. Trifoglio bianco 7
6. Trifoglio ibrido 9
7. Trifoglio sotterrraneo 10
8. Ginestrino 11
9. Antillide o trifoglio giallo delle sabbie 12
10. Lupinella 13
11. Sulla 14
12. Graminaceae 16
13. Accestimento delle graminacee 17
14. Definizione di consociazione foraggera 18
15. Classificazione dei pascoli 19
16. Tipologia semplificata dei pascoli alpini 21

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