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La GEMMOTERAPIA

Introduzione

Le gemme sono usate in terapia da secoli.


L’Ayurveda, ad esempio, nel 7° libro dell Atharvaveda, laddove sono classificati i
vegetali, sono descritte anche le gemme.

Galeno, II secolo d.C., preparava l’Acopon, un balsamo vulnerario facendo macerare le


gemme di Pioppo in olio per tre mesi.

Paracelso individuava nelle diverse parti della pianta forze diverse:


“ci sono forze diverse nelle gemme, nelle foglie, etc”
Pol Henry è l’ideatore della Gemmoterapia così come è intesa oggi.
A lui si deve il merito dell’idea di utilizzare germogli vegetali nella terapia umana. Egli
ha elaborato e proposto un metodo terapeutico fondato sul ragionamento analogico,
trovando poi le conferme sul piano farmacologico e clinico. I risultati dei suoi primi
lavori apparvero negli Archives Homéopathiques de Normandie nel 1959.

"La foresta è una sorgente di vita, ma è una fonte terapeutica misconosciuta"


Pol Henry .

Definizione di GEMMOTERAPIA
Per Gemmoterapia s’intende l’utilizzo in prima diluizione decimale ( 1 DH) di estratti
vegetali, ottenuti per macerazione in solvente idro-glicer-alcolico di tessuti embrionali di
vegetali freschi.
Si utilizzano: gemme, giovani getti, giovani radici, boccioli, amenti, scorze interne di
giovani rami e radici, i semi e qualsiasi altro tessuto embrionale.
Sono compresi nella Gemmoterapia solo gli alberi e gli arbusti. Per la parte erbacea si
usano i boccioli fiorali.
Si considera in particolar modo lo strato arboreo ed arbustivo della FORESTA
MEDIOEUROPEA

" L’albero è la più gigantesca proliferazione vegetale verso la luce e l’insieme delle
sue foglie offre la più grande superficie di contatto con l’atmosfera. L’albero è la più
grande officina fotosintetica ed il suo germoglio è la miglior sintesi del suo
adattamento embrionale alla più grande produzione. “ Pol Henry

Potremmo definire la gemma come sorgente di cellule.

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Alla sua base infatti esiste un tessuto, chiamato tessuto meristematico, che ha il compito
di costruire migliaia di cellule vegetali indispensabili per l’allungamento del ramoscello,
per le foglie, per i fiori, per la corteccia, per il legno, per i vasi conduttori.
In primavera i fitocromi, corpuscoli pigmentati i quali registrano le trasformazioni
climatiche e la forza del sole, lanciano alla pianta messaggi chimici , perché riprenda la
sua attività di crescita. I fitocromi sono sensori simili a dei radar.
Tali segnali mettono in moto gli ormoni, che agiscono come messaggeri chimici.
Le gemme pronte dall’autunno cominciano ad accrescersi , producendo fiori, se sono
gemme fiorali o foglie e rami, se sono gemme fogliari.
"L’arte di pilotare" la vita della pianta, avviata dal fitocromo dopo lo stimolo del raggio
di luce solare permette agli ormoni vegetali: auxina, giberellina, citochinina di entrare
nel circolo delle piante e di dare il loro stimolo chimico ai tessuti meristematici i quali si
attivano (attivazione, eccitazione, accelerazione…).

La Gemmoterapia utilizza a scopo terapeutico estratti di tessuti vegetali freschi in via di


accrescimento, questi tessuti embrionali (gemme, giovani getti ecc.) i quali mantengono
le facoltà anaboliche totali della primitiva cellula vegetale di quella pianta, hanno la
capacità di sviluppare tutte le potenzialità della pianta stessa, cosa che le cellule adulte
differenziate non hanno più. La definizione più corretta sarebbe Meristemoterapia,
infatti i tessuti vegetali che si utilizzano sono tutti di origine meristematica, inoltre il
meristema esprime un concetto univoco: il tessuto embrionale vegetale.

Nei germogli, nelle gemme, nei boccioli, nella scorza interna delle giovani radici, ed in
altri tessuti embrionali di un vegetale, si ritrovano, qualunque sia l’età della pianta, le
proprietà anaboliche primitive della cellula vegetale.
I tessuti meristematici come tutti i tessuti embrionali sono caratterizzati da un intenso
ritmo moltiplicativo cellulare e da accelerati processi anabolici atti a concorrere
all’istogenesi e all’organogenesi, racchiudendo in potenza tutta l’energia vitale ed i
principi attivi necessari per lo sviluppo della pianta stessa e che serviranno a formare le
parti nuove del vegetale dopo il suo riposo invernale.
Essi pertanto sono capaci di attivare diversi processi biologici e di apportare un valido
contributo terapeutico all'organismo sofferente.

Ognuna di queste parti di vegetali è particolarmente ricca di tessuti in via di


accrescimento, ed oltre alla presenza specifica di particolari concentrazioni in principi
attivi propri di taluna specie, essi contengono acidi nucleici, aminoacidi, auxine,
biostimoline, citochinine, enzimi, fitormoni, giberelline, micropolopeptidi, principi
attivi, proteine, sali minerali, sostanze ormonali e vitamine in grado di interagire con
il quadro proteico dei mammiferi e dell’uomo.

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Cenni storici nella GEMMOTERAPIA
Negli anni ’50 Paul Henry fondatore del metodo,
indirizzò la propria ricerca sullo studio delle variazioni del profilo proteico, espresse
tramite l'elettroforesi, riuscendo a stabilire, per ogni tessuto embrionale vegetale
esaminato, l'attività sull'uomo e la relativa risposta alla flogosi. La ricerca sperimentale
si avvalse anche dello studio e delle variazioni indotte dai meristemi sui colloidi proteici
del siero, di studi citologici epatici, di studi sul mielogramma, sulla risposta ottenuta
dalle cellule macrofagiche, dalle cellule linfatiche e da quelle spleniche.

Pol Henry valutò inoltre l'azione dei tessuti vegetali sulla coagulazione ematica
mediante lo studio delle variazioni tromboelastografiche.
Sperimentò inoltre le modificazioni enzimatiche indotte dai gemmoterapici, elaborando
così il concetto di "sindrome biologica sperimentale" con il quale intendeva tutte quelle
modificazioni ottenute dai gemmoderivati sui parametri biologici o paraclinici e risultate
dall'azione di un determinato germoglio o di un tessuto meristematico, valutati mediante
elettroforesi delle proteine, test di flocculazione,tromboelastogramma e studi citologici

I suoi studi e la sua metodologia furono proseguiti ed approfonditi dal Prof. Netien
(Facoltà di Medicina e Farmacia di Lione), da Didry, Martin, Paquelet, Ramussent e
Reymond. Al Prof. Netien si deve, fra l'altro, la messa a punto di un controllo
cromatografico per i diversi "gemmoderivati" e la ricerca di alcuni principi attivi
presenti nei tessuti meristematici. Grande impulso alla sperimentazione e alla verifica
clinica è stato dato dal contributo degli studi dei dottori M. Tétau di C. Bergeret che
hanno sviluppato la cosiddetta Fitoterapia rinnovata e la Gemmoterapia clinica.

Metodo di Studio
P.Henry per la scelta dei tessuti embrionali vegetali da sperimentare a scopo terapeutico,
valutò accuratamente la distribuzione delle specie vegetali sul globo terrestre che dal
grande freddo del Polo Nord, passano dalla tundra alla taiga, alla fascia forestale
siberiana, scandinava e canadese, soffermandosi in modo particolare sulle foreste di
conifere fino ai boschi di latifoglie dell’Europa mediterranea. Per ogni specie egli
esaminò il comportamento dei vegetali rispetto alla composizione chimica del terreno su
cui crescevano e la loro capacità di colonizzare suoli aridi e di fertilizzare terreni sterili.
A ciò, egli aggiunse la valutazione delle caratteristiche di vita per specie isolate o in
gruppo ed i rapporti tra specie coabitanti (fitosociologia).

Queste considerazioni lo indussero a scrivere:

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"…la biologia sperimentale permette, attraverso uno studio preciso dell’azione degli
alberi e delle piante sulle proteine dei mammiferi, di farli quadrare perfettamente con
l’evoluzione del terreno e con l’idrofobia di una foresta in cui le condizioni del clima
varino poco. L’evoluzione della foresta permette di associare un terreno vegetale
caratteristico ad una sindrome biologica animale e così di portare più avanti una
corretta informazione in vista di una terapia adeguata, dolce e profonda."

Il metodo sviluppato da Pol Henry per lo osservazione dei gemmoterapici si è quindi


avvalso dei numerosi studi: Filogenetico e Ontogenetico dei vegetali, Ecologico e
Fitosociologico, Analogico piante – siero umano, Analogico del protidogramma
elettroforetico, Studio Analogico dei colloidi proteici, Studio del Mielogramma sul topo,
Studio Istologico sul midollo osseo del topo, Studio delle turbe coagulative mediante
tromboelastografia, Studio Anatomopatologico, Studio delle variazioni enzimatiche,
Studio mediante computerizzazione ed infine della Sperimentazione clinica.

Postulati del metodo e Punti a favore

Il metodo gemmoterapico si basa su quattro postulati:


1) La vita è espressione della dinamica cellulare, le cellule in fase di potenziale divisione
sono le più adatte ad agire e stimolare altri tessuti cellulari.

2) La vita animale dipende completamente da quella vegetale, ciò che permette la vita
animale può anche rigenerarla dalle alterazioni morfo-patologiche.

3) L’albero è il vegetale più potente, l’energia vitale si esprime ogni anno con un grande
accrescimento cellulare. Tutti i suoi meristemi sono i più indicati per disintossicare,
rigenerare e curare le cellule animali.

4) Tra le piante utilizzate ai fini terapeutici,


le Betulle (Betula pubescens e verrucosa) e
la Quercia (Quercus peduncolata), sono quelle che possiedono le più spiccate capacità
di adattamento, di acclimatazione, di resistenza, di diffusione e di rigenerazione. Tutti i
tessuti embrionali di queste piante formano la prima base della terapeutica e del
drenaggio meristematico

E’ a mezzo delle piante che noi siamo connessi alla terra: esse sono le nostre radici,
poiché per loro mezzo succhiamo dalla terra le proteine del nostro sangue e i fosfati
delle nostre ossa. Noi pensiamo in quanto la pianta vegeta. (Moleschott)

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Gli studi di Pol Henry ci riconducono ad una nozione chiave:
“l’adattamento strutturale più marcato in certe piante, condizionate da un ambiente di
vita difficile, determina un nuovo sviluppo di organizzazione che si adatta alla terapia
del mammifero attraverso l’intermediario di un determinatore comune: la proteina.”
(Pol Henry)
Sostanzialmente sono due i Punti a Favore dell’utilizzo dei Gemmoderivati:
1) Superiorità farmacologica: L’utilizzo dei tessuti embrionali permette di avere
rimedi più attivi e non necessita la prescrizione di dosi massicce.
2) Organotropismo specifico: I tessuti embrionali sono caratterizzati da precise
indicazioni cliniche, un’azione elettiva particolareggiata, mentre le piante adulte hanno
proprietà più numerose, a largo spettro (digestive, carminative, sedative, eutoniche,etc)
ed essenzialmente di stimolo funzionale.

Nei tessuti meristematici vi sono più sostanze e principi attivi di quanto non ve ne siano
nella pianta adulta, essi sono particolarmente ricchi in enzimi, vitamine, fattori di
crescita, acidi nucleici/RNA DNA), ormoni vegetali (auxine, cinetine, gibberelline) oltre
ai principi attivi propri della specie (antociani, flavonoidi, ecc.).
Fra gemma e tessuto adulto sono state dimostrate notevoli variazioni qualitative e
quantitative in principi attivi. Uno studio comparativo realizzato presso la facoltà di
Lione dai Professori Netien e Rainaud, fra gemme e foglie di Ribes nigrum, ha
evidenziato differenze notevoli. Altri studi hanno dimostrato che le gemme del Tiglio
contengono più principi attivi delle altre parti della pianta. Rasmussen nel 1972 e Didry
nel 1977 hanno dimostrato che nelle foglie giovani del Rosmarino vi sono più
idrocarburi monoterpenici, di borneolo, dell’acetato di bornile, del terpinolo, e del
terpinene che nelle foglie adulte; al contrario la percentuale di canfora e di verbenone
aumentano con l’accrescimento delle foglie

STUDIO CITOLOGICO
Lo Studio citologico ha permesso a Pol Henry di evidenziare quali tessuti Meristematici
sono in grado di stimolare la formazione di cellule e quali stimolano linee cellulari.
I risultati nella sperimentazione, sui topi dimostrano che vi sono Gemmoderivati attivi
su una o più linee cellulari e altri che invece non hanno alcuna azione citologica
(Fraxinus exc., Rubus id.) indipendentemente dalla loro azione sul Protidogramma.
I Gemmoderivati attivi nella stimolazione cellulare, sono risultati capaci di favorire la
guarigione in infiammazioni locali tendenti alla cronicità.
Secondo P. Henry: "Sul piano della reazione immunitaria, si può definire il mammifero
come difeso da tre barriere.
La barriera delle cellule microfagiche
La barriera delle cellule macrofagiche
La barriera delle cellule linfo-plasma-monocitarie
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Ci sono gemmoderivati in grado di stimolare e attivare ognuna di queste barriere.
La barriera delle cellule microfagiche: nasce dalla stimolazione della linea mielocitaria
ed è formata da: eosinofili (globuli bianchi, con un sistema lisosomiale ricco di enzimi,
perossidasi, fosfatasi ecc.., che serve per la difesa dell’organismo, ma che possono,
distruggendo le cellule, ledere i tessuti se la reazione è esagerata); neutrofili, in grado di
fagocitare solo minuscole particelle.
I Gemmoderivati che agiscono sulla eosinofilia e sulla neutrofilia sono:
Rosmarinus officinalis: allergie epatodigestive
Viburnum lantana: allergie tracheobronchiali
Ficus carica: allergie mucosali ipoplasiche
Alnus glutinosa: allergie mucosali iperplasiche

La barriera delle cellule macrofagiche: costituita da cellule fagocitarie mobili dette


Macrofagociti nomadi e da Macrofagociti stabili o tessutali, formano il Sistema Reticolo
Endoteliale. Questo reticolo è diffuso in tutti gli organi ma più concentrato nel tessuto
connettivo, cellule del tessuto reticolato, nella milza e linfonodi , nelle cellule avventizie
dei capillari, nel fegato (Kupffer), nel midollo osseo. Sono cellule fagocitarie contenenti
numerosi enzimi proteolitici, e aderiscono a superfici con carica elettrica formando
pseudopodi con attività di fagocitosi. Queste cellule intervengono nel metabolismo delle
vitamine, ferro, lipidi e colesterolo, hanno grande resistenza all’anossia e alle sostanze
tossiche. Sono dotate di grande possibilità di trasformazione possono trasformarsi in
cellule epiteliodi o in cellule giganti, possono riparare tessuti lesi assumendo un certo
sviluppo specializzato. I loro compiti nella difesa sono di sbarazzarsi dei residui della
fagocitosi microcitaria fagocitare piccoli corpi estranei o detriti cellulari e di captare con
recettori di superficie l’informazione antigenica per trasmetterla alla terza barriera
stimolando la proliferazione di lifociti B e T. Partecipano alla reazione infiammatoria,
producono interferone, operano la lisi del complemento, fibrinolisi la trombolisi.
Assieme ai linfociti T attivati, eliminano le cellule tumorali mediante la liberazione di
TNF (Tumor necrosis factor), ma possono inibire tale attività con la sintesi e la
secrezione di prostaglandine E2. Alcuni dei prodotti che queste cellule secernono sono:
prostaglandine, leucotriene C, l’attivatore del plasminogeno ecc.
I Gemmoderivati attivi su questa barriera sono:
Betula verrucosa
Betula pubescens
Juglans regia
Cornus sanguinea
Ulmus campestris,
Fagus sylvatica.

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Questi gemmoderivati sono la chiave di stimolazione degli istiomonociti del fegato
(cellule di Kupffer) e per liberare l’organismo dalle tossine esogene e endogene
operando nello stesso tempo un’azione di drenaggio su altri sistemi. Juglans regia e
Cornus sang. sono attivi anche sulla terza barriera.

La terza barriera delle Cellule Linfoplasmocitarie: è costituita da linfociti, plasmociti o


plasmacellule che sintetizzano le immunoglobuline ( anticorpi circolanti). I linfociti
sono formati da cellule del midollo osseo o da cellule staminali emopoietiche
pluripotenti. I linfociti sono di due tipi: i T che maturano nel timo e i B che completano
la maturazione nel midollo osseo. Sono cellule immunocompetenti, i linfociti assicurano
l’immunità e possiedono la capacità di reagire in modo specifico ad un antigene,
processo a cui partecipano anche i macrofagi.. I linfociti B antigeni di superficie una
volta a contatto con un antigene si trasformano in plasmacellule produttrici di anticorpi
(sono concentrate nei linfonodi e nella milza) e in piccola parte in cellule memoria,
queste si attiveranno al successivo contatto con l’antigene con una risposta molto veloce.
Le informazioni delle cellule memoria vengono trasmesse ad altri linfociti B e alle
plasmacellule produttrici di anticorpi (soprattutto IgG).

I linfociti T sono i mediatori dell’immunità cellulare, capaci di distruggere le cellule


estranee Linfociti Killer, sono anche in grado di reprimere le reazioni immunitarie con i
Linfociti Suppressor, i linfociti Helper contribuiscono alla formazione di anticorpi.

I Gemmoderivati che stimolano i plasmociti sono:


Cornus sanguinea e Juglans regia.

Entrambi stimolano i plasmociti (plasmacellule), i macrofagi, e le cellule epatiche di


Kupffer. Cornus sanguinea ha una netta azione antitrombotica per stimolazione dei
mastociti, che domina la patologia dell’infarto dovunque esso sia, non posseduta da
Juglans regia.
Inoltre l’azione dei gemmoterapici sulle linee cellulari è la seguente:
La stimolazione eritropoietica è data di gemmoderivati di
Corylus avellana e Abies pectinata.

La stimolazione dell’osteoblasta è dovuta ai Gemmoderivati di


Betula verrucosa e Abies pectinata.

Stimolano la formazione delle piastrine le gemme di Tamarix gallica e Carpinus betulus

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Linea Granulociti Eosinofili: Alnus glutinosa stimola la linea mielocitaria e la serie
eosinofila è complementare a Ribes nigrum di cui potenzia l’azione. Ribes nigrum
domina la fase primaria dell’infiammazione soprattutto se è di origine allergica, stimola
l’eosinofilia. Viburnum lantana stimola la linea eosinofila.
Linea granulociti Neutrofili: Ficus carica stimola nettamente i neutrofili e leggermente
gli eosinofili, Corylus avellana stimola i neutrofili e l’eritropoiesi, Crataegus
oxyacantha e Tilia tomentosa stimolano leggermente la linea neutrofila.
Linea Plasmocitaria è stimolata da Juglans regia e Cornus sanguinea che è il grande
rimedio della necrosi acuta e delle condizioni infartuali per la capacità di stimolare
fortemente i mastociti e i plasmociti.

Linea Mastocitaria: Betula pubescens e Cornus sanguinea.

Linea Trombocitaria: Carpinus betulus stimola la linea mecagariocitaria provocando


un aumento quantitativo e qualitativo delle piastrine,
Tamarix gallica stimola la linea megacariocitaria con aumento di piastrine e la linea
eritropoietica .

Linea Linfocitaria: Vitis vinifera gemme è indicato nelle leucocitosi con linfocitosi

Linea Osteoblastica: Abies pectinata stimola la crescita ossea, Betula verrucosa e


Betula pubescens gemme stimolano i macrofagi e gli osteoblasti.
Complementare è Rosa canina la quale sinergizza l’azione delle betulle.

Linea Eritroblastica: Abies pectinata, Corylus avellana, Tamarix gallica.

Ematocrito: può essere favorevolmente influenzato da Ficus carica.

Linea Megacariocitaria: Carpinus betulus e Tamarix gallica.

Linea Macrofagica: Betula pubescens gemme stimola i macrofagi e le cellule epatiche


del Kupffer, Betula verrucosa gemme stimola fortemente gli istiociti, i macrofagi
epatici di Kupffer, quelli splenici e dell’osso, Ulmus campestris stimola i macrofagi
epatici di Kupffer e i linfoplasmatici, Cornus sanguinea stimola le cellule epatiche di
Kupffer i mastociti e i plasmociti del midollo osseo, Fagus sylvatica stimola le cellule
del Kupffer, Juglans regia stimola i macrofagi le cellule del Kupffer e i plasmociti.

Linea Ormonale: Ribes nigrum stimola la corteccia surrenale e gli 11- ossisteroidi,
Quercus peduncolata gemme stimola gli idrossicorticosteroidi 17-OH, Sequoia
gigantea aumenta i 17- chetosteroidi urinari.

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Linea Coagulativa: Cercis siliquastrum possiede marcata attività sugli stati di
trombofilia, è il rimedio antitrombofilico di prima scelta, Citrus limonum ha attività
antitrombotica anticoagulante, è indicato quando vi è aumento del fibrinogeno epatico,
Cornus sanguinea possiede attività antitrombotica è consigliato quando vi è un
aumento del test di resistenza all’eparina, Prunus amygdalus ha attività trombofilica è
indicato quando vi è una iperprotrombinemia.

Linea del S.R.E. (Sistema Reticolo Endoteliale): Betula pubescens gemme, Betula
verrucosa gemme, Fagus sylvatica; Rosa canina, Vitis vinifera.

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Tecniche di preparazione
Il metodo di preparazione dei Gemmoderivati è dettagliatamente descritto nella
monografia "Preparazioni omeopatiche" contenuta nella Farmacopea Francese del
1965. Ecco di seguito le varie fasi del procedimento di estrazione e preparazione:

1) - RACCOLTA: i tessuti meristematici devono essere raccolti nel loro tempo


balsamico, rigorosamente fresche, possibilmente nel loro abitat naturale, lontane da fonti
inquinanti ed evitando la raccolta durante condizioni climatiche o ambientali sfavorevoli
che potrebbero costituire motivo di deterioramento delle piante stesse.
2) - PULITURA: le parti fresche appena raccolte sono sottoposte a ripulitura accurata.
3) DETERMINAZIONE DEL GRADO DI UMIDITÀ E DEL PESO SECCO: un
campione medio di vegetale fresco viene utilizzato per determinarne il grado di umidità.
4) TRITURAZIONE: la parte di materiale vegetale fresco che è già stata pulita e
selezionata, viene sottoposta ad appropriata triturazione per agevolare l'operazione
estrattiva da parte del solvente.
5) MACERAZIONE: il materiale ancora fresco, pulito e triturato, viene quindi posto a
macerare per tre settimane in una soluzione di alcol a 90° e glicerolo (1:1) la cui quantità
è calcolata in modo da ottenere un macerato glicerinato a 1/20, affinché il prodotto
finale corrisponda a 20 volte il peso della materia prima rapportata a quella della
campionatura allo stato secco. Il fine è di ottenere un prodotto costante e riproducibile
sia negli effetti terapeutici che nelle percentuali di principi attivi. Il tutto viene agitato
quanto basta.
6) DECANTAZIONE, FILTRAZIONE E SPREMITURA. A macerazione conclusa
si decanta e quindi si filtra. Ciò che resta dopo la filtrazione viene ancora spremuto con
una pressione costante di circa 10-7 Pascal (vicina a 100 bar).
Si mescolano quindi il filtrato al prodotto della spremitura e si lascia riposare il tutto per
altre 48 ore ed in fine si filtra nuovamente. A questo punto si è ottenuto il MACERATO
GLICERICO (M.G.) di base, dal quale, con opportuna diluizione, si otterrà il prodotto
finale.
7) DILUIZIONE. Il Macerato Glicerico di base viene a questo punto diluito in
proporzione di 1:10 con una nuova miscela formata da acqua-alcol-glicerina preparata a
parte e composta da 50 parti di in peso di glicerina, 30 parti di alcol e 20 parti di acqua.
Si ottiene così un macerato alla prima diluizione decimale hahnemanniana (1 DH) che
viene definito come M.G. 1 DH., ad eccezione di Buxus sempervirens e di Viscum
album che sono gli unici due derivati meristematici diluiti alla prima centesimale (1
CH). Di norma il grado alcolico raggiunto dai gemmoderivati oscilla tra i 36-38°.
8) CONTROLLI. Il prodotto finito, prima di essere messo in commercio viene
sottoposto a controlli atti a verificare e stabilire l'odore, il sapore, la densità,
la gradazione alcolica ed eventuali residui.

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9) CONSERVAZIONE. I Gemmoderivati vanno infine conservati in recipienti di vetro
scuro ben chiusi, al fresco e al riparo dalla luce.
10) SCADENZA. Tutti i Macerati Glicerinati devono essere utilizzati entro 5 anni dalla
data di fabbricazione.

MODELLI di PRESCRIZIONE (Fernando Piterà)


Tre sono i modelli di pensiero che hanno sempre contraddistinto il metodo
gemmoterapico e tre sono di conseguenza le tecniche di somministrazione: la
prescrizione e l'utilizzazione dei Gemmoderivati può infatti avvenire secondo tre criteri
metodologici tutti altrettanto validi ai fini terapeutici. Si distinguono le seguenti
metodologie prescrittive:

1) - PRESCRIZIONE ANALOGICA

2) - PRESCRIZIONE CLINICA

3) - PRESCRIZIONE DRENANTE

1) - Modello biologico-analogico, già preconizzato dallo stesso Pol Henry, tiene


conto di un parallelismo esistente tra:
a) - l’evoluzione delle foreste,
b) - le modificazioni del suolo che esse determinano e,
c) - le corrispondenze esistenti tra le alterazioni del "terreno" umano evidenziate dallo
studio dell’elettroforesi delle proteine.
Poiché il mondo vivente è dominio incontrastato delle proteine, alle quali è affidato il
compito di mantenere integra la specie e di trasmettere i fattori ereditari, ad esse e alle
loro variazioni patologiche, corrispondono altrettante ed analoghe variazioni vegetali e
di terreno. Nell’evoluzione della vita sulla Terra, le piante hanno svolto un importante
ruolo di organizzazione del terreno verso forme di vita sempre più complesse e
organizzate. Nel mondo animale e in particolare tra i mammiferi, lo stato di salute e di
benessere è affidato principalmente a precisi rapporti qualitativi e quantitativi di
proteine presenti nell’organismo. I tessuti vegetali, ed in particolare quelli
meristematici, hanno la capacità di mantenere in equilibrio o di riordinare gli squilibri
proteici nell’organismo in modo che questo possa riorganizzarsi e mantenersi in buona
salute. Le piante diventano così l’anello di congiunzione tra mondo vegetale e animale,
tra salute e malattia. Se si studia l’azione delle piante sulle componenti essenziali delle
proteine del siero umano, si può meglio comprendere l’anello di connessione che esiste
tra i due sistemi biologici, così diversi ma così intimamente collegati, e si resta colpiti e
affascinati dal parallelismo esistente tra l’evoluzione delle foreste e l’evoluzione del
materiale proteico nella specie umana. Nella storia evolutiva dei vegetali superiori,
vediamo infatti che la Betula è il colonizzatore per eccellenza di suoli incolti che
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condiziona l’humus. L’Ontano predilige, invece, modificandoli, i terreni umidi; segue
il Nocciolo il quale migliora, alcalinizzandoli, i suoli acidificati, crescendo ai confini tra
l’Ontaneto e il Querceto. La Quercia, albero della foresta mista, forma foreste ai bordi
delle zone alluvionali, favorendo un sottostrato per la protezione dal sole. Seguono poi
l’Olmo ed il Tiglio, sempre più esigenti riguardo la natura del suolo, i quali giunsero
più tardi per acidificare il terreno. Per ultimi il Faggio e l’Abete atti a preparare il
terreno ai Rovi ed alle piante spinose in genere. La fine della foresta è rappresentata
quindi dal Lampone, dal Rovo e dall’Erica. Mediante studi comparativi, è stata
confermata una sorprendete analogia: le piante che formano più humus (Betula e Olmo)
"assomigliano", nella loro azione, alle alfa-globuline umane, il cui aumento
(evidenziato con l’elettroforesi) caratterizza lo stato infiammatorio ed ogni aggressione
acuta dell’organismo; altri alberi come il Tiglio e il Castagno assomigliano invece alle
globuline e sono legate alla reazione fisica dell’organismo. Il Lampone, il Rovo e
l’Erica, così come segnano la fine della foresta, rappresentano i tassi variabili di
globuline del sangue, rappresentando il segno di degradazione e della degenerazione
tissurale, che avviene a seguito della fissazione di proteine degradate nei tessuti (flogosi
cronica, fibrinosi, degenerazione amiloide). E’ come se esistesse tra humus (parte
vivente del terreno) e tessuto meristematico (parte vivente della pianta) una precisa
corrispondenza analogica a tal punto che è possibile riscontrare in anticipo, a seconda
dell’ecologia e della fito-sociologia di una pianta, il posto che essa occupa nella gamma
delle proteine plasmatiche del mammifero. Allo stesso modo è come se l’essere vivente
conservasse nel suo siero sanguigno e nelle proteine in esso contenute, l’"impronta"
dell’humus che ha cresciuto la pianta corrispondente. Il modello biologico-analogico
tiene dunque conto, ai fini della prescrizione, delle interferenze tra le piante che vivono
in uno stesso ambiente, le modificazioni del suolo da esse indotte, la loro capacità di
modificare il tracciato elettroforetico secondo un insieme di modalità che tiene conto
soprattutto delle caratteristiche comuni tra le piante diverse accomunate dall’ambiente
in cui crescono e dalla simbiosi dei vegetali di strati differenti. In altre parole, la terapia
e le associazioni terapeutiche ottenute da parti di alberi ed arbusti dovrebbe appartenere
ad un unico ecosistema e non si dovrebbero mai associare o alternare piante che
crescono in ambienti (biomi) completamente differenti. "La mescolanza di piante che
vivono su terreni diversi e tra loro indipendenti è un’eresia terapeutica" (Pol Henry).
Il Dott. Pol Henry consiglia inoltre l’utilizzazione dei gemmoterapici basandosi
soprattutto sulla realizzazione e comparazione di test di laboratorio che consentono di
individuare le alterazioni delle proteine ematiche. Altri medici che hanno lavorato più
approfonditamente con tale metodologia sono stati i Dott.ri Martin, Paquelet e
Reymond. Per la prescrizione analogica è dunque necessaria una conoscenza di base
dell'interazione tra la fitosociologia, le modificazioni del terreno indotte dalle diversi
specie di alberi e arbusti ed il rapporto analogico esistente tra le modificazioni
patologiche delle proteine dell'uomo provocate da vari stati morbosi che sono espresse

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sul protidogramma. E' infatti stata dimostrata l'esistenza di un parallelismo tra
l'evoluzione della foresta, l'elaborazione dell'humus e le modificazioni del l'elettroforesi
provocate da rimedi meristematici. A titolo di esempio: i rimedi meristematici che
agiscono sulla prima fase essudativa della flogosi sono, tra gli alberi: l’ALNUS
GLUTINOSA (Ontano nero), la BETULA PUBESCENS (Betulla pelosa), il POPULUS
NIGRA (Pioppo nero), il FRAXINUS EXCELSIOR (Frassino) e l’ULMUS
CAMPESTRIS (Olmo); mentre tra gli arbusti i più attivi in questa stessa fase della
flogosi troviamo: il CORNUS SANGUINEA (Sanguinella)), la ROSA CANINA (Rosa
canina) e il RIBES NIGRUM (Ribes nero). Quando l'infiammazione tende invece alla
cronicità, gli alberi e gli arbusti pionieri della foresta non possiedono più alcuna azione
sulla prima fase della flogosi essudativa; saranno allora indicate quelle piante che
crescono e vivono su di un humus più elaborato come: la BETULA VERRUCOSA
(Betulla bianca), la JUGLANS REGIA (Noce), il FAGUS SYLVATICA (Faggio), ecc.
Se il processo flogistico si è ormai organizzato nei tessuti alterandone la struttura
proteica, saranno gli arbusti e le piante dei terreni degradati ad avere più attività
terapeutica in tal senso. Così l'ultima fase dello stato infiammatorio che corrisponde alla
degenerazione fibrinoide delle proteine, alla ialinizzazione sino alla amiloidosi
d'organo, avremo una maggior attività terapeutica da parte del RUBUS
FRUCTICOSUS (Rovo), del CORYLUS AVELLANA (Nocciolo) e della CALLUNA
VULGARIS (Erica). Questo meccanismo di analogia tra le modificazioni del suolo
della foresta da parte della flora medicinale e le corrispondenti alterazioni del tracciato
elettroforetico umano da parte di quadri morbosi, è stato sperimentato e verificato
mediante lo studio delle modificazioni che gli stessi tessuti meristematici possono
indurre sul tracciato elettroforetico.

2) - Modello clinico: la prescrizione clinica è senza dubbio la più semplice e di più


immediata utilizzazione. Forte impulso a questo tipo di prescrizione si deve alla scuola
francese che ha sperimentato, dal punto di vista clinico, l'azione terapeutica dei
gemmoderivati (Max Tétau, Claude Bergeret, O. André Julian, Henry Lernout).
Particolare attenzione è stata rivolta allo studio della composizione dei tessuti
meristematici da parte dei Professori Netien e Combet, i quali hanno messo in evidenza
la presenza di numerosi fattori di crescita (giberelline) nei gemmoderivati. Ogni
gemmoderivato possiede infatti specifiche indicazioni terapeutiche e manifesta un
particolare tropismo per determinati organi o apparati (organospecificità) e può pertanto
essere prescritto secondo un criterio eminentemente clinico, in funzione della patologia.
Una volta nota la diagnosi di malattia, è facile, qualora ne sussista l'indicazione,
prescrivere il gemmoterapico più idoneo a curarla. Il modello clinico ovviamente si
avvale anche dei test biologici che sono atti a completare l’osservazione clinica, o
necessari nei casi in cui le affezioni patologiche sono contraddistinte da fenomeni
infiammatori. La somministrazione del gemmoderivato, in questo modello di

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prescrizione, tiene dunque conto soprattutto del quadro clinico del paziente, senza
soffermarsi su quanto detto al punto 1) - Il metodo clinico è pertanto eminentemente
allopatico e più facile da utilizzare per il medico "tradizionale". Questo metodo
prescrittivo è il più diffuso ed anche il più semplice; così ad esempio nelle allergie si
prescriverà il RIBES NIGRUM Ribes nero), perché le gemme di questo arbusto
possiedono un'azione antiflogistica ad azione cortisone-simile (senza averne gli effetti
collaterali); nell'insonnia o negli stati di irrequietezza, si prescriverà la TILIA
TOMENTOSA (Tiglio): in una sindrome clinica contraddistinta da iper-gamma-
globulinemia si dovrà somministrare il CORNUS SANGUINEA (Sanguinello), la
JUGLANS REGIA (Noce) e JUNIPERUS COMMUNIS (Ginepro) ecc. In questo tipo
di prescrizione il terapeuta può avvalersi anche di dati strumentali o paraclinici come
l'elettroforesi delle proteine per individuare il rimedio più adatto da somministrare.

3) - Modello del drenaggio. Il drenaggio, in bioterapia, è una tecnica terapeutica che


ha come fine quello di indurre una lieve stimolazione degli organi emuntori
permettendo o facilitando il fenomeno di eliminazione e "disintossicazione" messo in
atto dall’organismo mediante l’utilizzazione di una sostanza biotica o di un rimedio
naturale atto a facilitare tale compito. Il rimedio drenante, opportunamente prescritto in
posologia adeguata allo scopo, grazie all’affinità che possiede con gli organi emuntori
del corpo umano, permette di convogliare, in senso centrifugo, le scorie metaboliche
(cataboliche, tossiche, ecc.) dell’organismo e di provvedere alla loro eliminazione verso
l’esterno con il coinvolgimento di organi emuntori quali fegato, rene, intestino,
polmoni, pelle ed i liquidi organici (linfa e sangue). Il metodo del "drenaggio" fu
utilizzato per la prima volta dal medico svizzero A. Nebel. In seguito le sue ricerche
vennero riprese dai Dott.ri Léon Vannier e Rouy. La tecnica del drenaggio utilizzava
all’inizio, Tinture Madri o basse diluizioni decimali di sostanze vegetali ottenute
sempre mediante Tintura Madre di base. In seguito all’avvento della Gemmoterapia,
questo metodo arricchì il proprio bagaglio terapeutico con l’utilizzazione di derivati
meristematici. Poiché ciascuna gemma e ciascun tessuto meristematico possiede precise
affinità nei confronti di organi o apparati del corpo umano, è possibile prescriverli
secondo precise indicazioni organotropiche e stabilire un dettagliato repertorio clinico
che qualsiasi medico può, una volta posta la diagnosi, utilizzare in maniera molto
semplice e soddisfacente. Solitamente dopo un adeguato drenaggio, si passa alla
prescrizione del rimedio omeopatico scelto in base alla totalità dei sintomi del paziente
secondo le leggi della similitudine omeopatica. Questi tre metodi terapeutici non sono
percorsi contrastanti o paralleli tra loro; seppur distinti, essi sono nello stesso tempo
sinergici e complementari, poiché al di là della "forma mentis" o del modello
prescrittivo prescelto, questi realizzano un tipo di terapia capace di agire talvolta più
profondamente della Fitoterapia classica e di stimolare diversi spazi biologici. La
prescrizione drenante consiste dunque nel somministrare rimedi biologici atti a

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favorire l'escrezione di metaboliti e cataboliti anomali che si sono cumulati in diversi
livelli degli spazi biologici. A titolo di esempio vale la pena ricordare il test di Halpern
che permette di valutare l'attività granulopoietica delle gemme di BETULA
PUBESCENS (Betulla pelosa) sul Sistema Reticolo Endoteliale (SRE). Questo sistema
è infatti in grado di "fagocitare" e neutralizzare sostanze che sono estranee
all’organismo e le eventuali tossine che si accumulano nel nostro organismo; le gemme
di Betulla hanno dimostrato, confronto a placebo, di stimolare nettamente questa
proprietà. Il drenaggio biologico è pertanto una particolare metodica terapeutica che si
avvale di medicamenti fito-gemmo-terapici, i quali si sono dimostrati capaci di
sollecitare l'eliminazione di tossine o di residui catabolici dall'organismo ripristinando
l’omeostasi interna. In questo modo la Gemmoterapia, grazie all’apporto di
biostimoline vegetali è particolarmente attiva non solo nei confronti di determinati
organi, ma è capace di stimolare il Sistema Reticolo-Endoteliale; essa ha pertanto un
campo di azione terapeutica che in talune patologie è più profondo ed esteso della
Fitoterapia tradizionale.

Quindi i drenanti sono di diversi tipo Omeopatici, Fitoterapici, Gemmoterapici. ma la


Gemmoterapia agisce, oltre che sugli organi e sostanze, sulle turbe e le perturbazioni
enzimatiche del Sistema Reticolo Istiocitario. Agisce perciò più in profondità, sebbene i
Gemmoderivati usati in questo modo agiscano pur sempre su spazi biologici parziali,
per cui il successo è spesso solo temporaneo e parziale.

Nella tecnica del drenaggio i Gemmoderivati vengono prescritti alle dosi di 1/2 o 2/3
delle dosi usuali.

POSOLOGIA
I dosaggi che generalmente gli addetti ai lavori utilizzano consigliare sono:

Neonati: 1 – 15 gocce / die = 1 / 10 dose adulti


Lattanti: 10 – 30 gocce / die = 1 / 5 dose adulti
Infanzia da 2 a 12 anni : 20 – 60 gocce / die = 1 / 2 dose adulti
Adolescenza: 30 – 100 gocce / die = 2 / 3 dose adulti
Adulti: 50 – 150 gocce / die = 1
Terza età: 30 – 100 gocce / die = 2 / 3 dose adulti

Le quantità indicate si intendono per ogni singolo gemmoderivato pro die.

Una tecnica posologica molto semplice ed abbastanza affidabile è quella di utilizzare la


prescrizione di 1 goccia per chilogrammo di peso nei bambini ed invece per gli adulti
mantenere i dosaggi sopraindicati.

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BIBLIOGRAFIA

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Fitoterapia. Orhganoterapia. Litoterapia. Laboratoires Dolisos Italia. Pomezia Roma.

Piterà, F.: Qualità non comuni di Rubus fructicosus. Medicina naturale, Tecniche
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Piterà, F.: La Meristemoterapia nella pratica clinica. in "Aver cura dell’uomo", a cura
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Tétau, M.: Gemmoterapia. Nuovi studi clinici. Ipsa, Palermo 1989.

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