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Una ricerca esplorativa sull'adattamento psicologico e

sulle influenze familiari e culturali in preadolescenza


An exploratory research on psychological adjustment and on familial and cultural influences
in preadolescence
Dott.ssa Francesca Tagliavia

Universit degli Studi di Padova


Corso di Laurea Magistrale in Psicologia Clinico-Dinamica
Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione (DPSS)
Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata (FISPPA)

RIASSUNTO
Attraverso una batteria di test, stato possibile esplorare diversi aspetti della vita dei nostri preadolescenti italiani; non solo
gli aspetti pi specificatamente individuali, con la fiducia (e la speranza) di trovare uno sviluppo sano e positivo, ma anche
e soprattutto quegli aspetti culturali e familiari, che svolgono un ruolo decisivo soprattutto in questo periodo evolutivo. Gli
interessi che hanno mosso questo lavoro erano, quindi, strettamente legati alla comprensione del loro ambiente familiare e di
quello delle relazione pi estese.
La nostra ricerca ha avuto luogo, dunque, allinterno del contesto italiano e si proposta di delineare una cornice scientifica e
teorica, in grado di dare continuit alle ricerche che ci hanno preceduto, ma soprattutto di rendere giustizia ai nostri
preadolescenti italiani, affinch anche il nostro lavoro possa rappresentare un contributo allinterno del vasto e complicato
stato dellarte.
PAROLE CHIAVE: disturbi internalizzanti ed esternalizzanti, autonomia, aspetti culturali, familiarismo, preadolescenza.

ABSTRACT
Through a battery of tests, it was possible to explore different aspects of the lives of our Italian pre-adolescents; not only the
more specifically individual aspects, with confidence (and hope) to find a healthy and positive development, but also and
especially cultural and family aspects, which play a crucial role especially in this period of evolution. The interests that have
conducted us to this work were closely linked to the understanding of their family environment and that of a more extended
relationship.
Our research took place, therefore, within the Italian context and it was proposed to outline a scientific and theoretical
framework, able to give continuity to the research that preceded us, but especially to do justice to our Italian pre-adolescents,
so that our work can also be a contribution within the vast and complicated state of the art.
KEYWORDS: internalizing and externalizing disorders, autonomy, cultural aspects, familism, preadolescence.

INTRODUZIONE

Lemersione del S: tra lintrapsichico e linterpersonale


Ogni fase dello sviluppo caratterizzata da sfide evolutive e cambiamenti che mettono
alla prova il sistema familiare, si pensi, a tal proposito, allingresso in adolescenza (Rolland &
Walsh, 2010). In un modello sistemico dello sviluppo umano, lo sviluppo individuale e quello
familiare sono visti coevolvere lungo il corso della vita e attraverso le generazioni (Carter &
McGoldrich, 1999). Il nostro lavoro intende rivolgersi allinterno di questa cornice, ovvero
allinterno dellesperienza che il giovane adolescente fa con se stesso e con i suoi contesti di
riferimento, primari e secondari.
I pattern comportamentali appresi o i MOI, usando un termine coniato da Bowlby
(1969), rappresenteranno il substrato per la costruzione delle sue relazioni future. cos,
infatti, che il ragazzo entrer a poco a poco nel mondo degli adulti, spostando la direzione del
suo sguardo dalla famiglia alle relazioni esterne, base per un suo nuovo e personale universo.
Ladolescenza , dunque, un periodo critico nello sviluppo sociale, segnata da una
espansione delle reti tra pari, un aumento importante delle amicizie e lemersione delle
relazioni romantiche (La Greca & Harrison, 2005). Per il ragazzo queste reti rappresenteranno
la fonte primaria di sostegno sociale, fondamentali per lo sviluppo del suo stesso senso di
benessere e del concetto di S (Furman & Buhrmester, 1992). A proposito dello sviluppo del
S, ladolescente attraversa un periodo di rielaborazione psichica in cui deve scegliere se
seguire linevitabile progressione evolutiva oppure la fascinazione della regressione, tesa a
recuperare il mondo dellinfanzia, comunque luogo di protezione e in cui emerge una
rappresentazione del S idealizzata (Gatto Rotondo, Moro & Ferruzza, 2011). Le
trasformazioni cui andr incontro saranno alla base della sua nuova identit. Queste
trasformazioni ovviamente sono immediatamente visibili nel corpo e sfoceranno a livello
biologico nella capacit di procreare e si intersecano con quelle a livello cerebrale, per cui si
assiste a una riorganizzazione dellarchitettura cerebrale.
Sembra in particolare, come scrive Siegel (1999), che la mente emerga per mezzo

delle esperienze interpersonali.


Un importante mediatore, circa la possibilit di sviluppare psicopatologia in un periodo
gi abbastanza complicato, rappresentato dallautostima (Kong & You, 2013), sostenuta da
un ambiente familiare disposto a cogliere i cambiamenti in atto e, inevitabilmente, da un
attaccamento sicuro (Laible, Carlo & Roesch, 2004).
Per concludere, ladolescente e la sua famiglia funzionano in relazione a uno specifico
contesto socioculturale, secondo un orientamento che stato definito biopsicosociale da Engel
(1980) e ogni costrutto, quale quello di autonomia assume le sfumature proprie del contesto
nel quale si sviluppa.
A questo scopo, sembra doveroso citare il lavoro di Catherine Raeff (2010), che ha dato
un importante contributo nel delineare la complessit dei concetti di indipendenza e
interdipendenza, come esperienze nello sviluppo di bambini appartenenti a culture diverse
(come citato in Greenfield, 2010). da questo contributo che prende le mosse la
concettualizzazione di Patricia M. Greenfield (2010), la quale si avvale di due diversi concetti
tratti dal linguaggio sociologico, per spiegare due diversi tipi di ambiente. Questi due
parametri sono collocati dallAutrice allinterno di un continuum (ivi), che rende giustizia alle
innumerevoli conformazioni del mondo moderno.
Gli studi di Phinney, Kim-Jo, Osorio e Vilhjalmsdottir (2005) hanno evidenziato
limportanza di esplorare i valori e gli atteggiamenti che possono essere alla base delle
differenze di gruppo, piuttosto che semplicemente le categorie socio-demografiche, nello
studio delle differenze culturali. Gli Autori (ivi) hanno, in particolare, preso in considerazione
quattro gruppi etnici di adolescenti americani immigrati di seconda generazione (europei,
armeni, messicani e coreani), rilevando delle differenze inter-gruppi per quanto riguarda il
costrutto dellinterdipendenza, ma non per il costrutto dellautonomia. In tutti e quattro i
gruppi, i partecipanti hanno, infatti, mostrato una forte tendenza ad affermarsi, in risposta a
disaccordi con i genitori. Ritornando, invece, allinterdipendenza, i ragazzi americani armeni,
messicani e coreani hanno mostrato un livello di interdipendenza dalla famiglia pi forte, in
accordo con i risultati di ricerche precedenti. A questo proposito, pu essere utile richiamare
gli studi di Chia et al. (1994), i quali hanno confrontato studenti del college americani,
messicani e cinesi. Gli americani erano pi indipendenti e meno legati alla famiglia e

credevano pi nella parit dei sessi; gli studenti cinesi, invece, tendevano ad attribuire
maggiore enfasi al lignaggio ancestrale e alla discendenza futura; infine, i messicani
mostravano una tendenza intermedia tra i due gruppi. In relazione agli adolescenti messicani
(immigrati di seconda generazione), Marsiglia e collaboratori (2009) affermano che nelle
famiglie messicane lindipendenza adolescenziale scoraggiata, rispetto alla tradizionale
cultura americana, in quanto percepita come minacciosa per lunit familiare. Questi
adolescenti messicani, che vivono tra due culture, quella americana dominante e quella di
origine, possono ricorrere a comportamenti aggressivi come modo per rompere il forte legame
e per raggiungere i loro desiderati livelli di individualit e di separazione rispetto alle loro
famiglie (ivi).
Le famiglie che presentano un elevato livello di familiarismo - quel senso di dovere e di
responsabilit nei confronti della propria famiglia - (Updegraff, McHale, Whiteman, Thayer
& Delgado, 2005), si distinguono per alta unit familiare, interdipendenza tra i membri della
famiglia e alto sostegno sociale (Gaines, Marelich & Bledsoe, 1997). In confronto agli
americani, i messicani tendono ad essere pi orientati verso la famiglia e il familiarismo
stato identificato come un valore importante per loro (Cauce & Domenech-Rodriguez, 2002,
come citato in Marsiglia, Parsai & Kulis, 2009).
Da quanto detto finora segue una precisazione, che riguarda i costrutti di
individualismo

collettivismo,

intesi

come

due

categorie

fondamentali

di

differenziazione culturale. Tradizionalmente le culture occidentali sono state definite come


individualiste, mentre quelle orientali come collettiviste. Utilizzando le parole di Triandis
(2002) si definiscono collettiviste quelle culture i cui membri si percepiscono interdipendenti
e la cui priorit rappresentata dal benessere del gruppo nel suo complesso. Dallaltro lato, le
culture individualiste sono quelle in cui enfatizzata lindividualit e lautonomia rispetto ai
membri del gruppo.
Il senso dindividualit che accompagna un s interdipendente (allocentrism) include
attenzione e responsivit verso gli altri con il presupposto esplicito o implicito di essere
ricambiati, cos come la gestione volontaria dei loro sentimenti e desideri, in modo da
mantenere nel tempo questa reciproca relazione interpersonale (Markus & Kitayama, 1991).
Mentre in un s indipendente (idiocentrism), gli altri sono s importanti per il confronto

sociale, le abilit, i desideri e le motivazioni possono di certo essere stati sviluppati a partire
da questo confronto, ma tali elementi sono diventati "propriet" del singolo autosufficiente
(Sampson, 1989, come citato in ivi) come base per il suo comportamento. Il senso
dindividualit che accompagna questo costrutto comprende, quindi, un senso di s come
agency, ovvero come responsabile delle proprie azioni (ivi).
Greenfield (2010), tuttavia, scrive di essere daccordo con Raeff circa il valore limitato
di queste concettualizzazioni.
A questo punto della nostra analisi, ritengo, quindi, che sia opportuno rispettare la
complessit della societ moderna piuttosto che ricorrere alluso di stereotipi e di semplicismo
categorico. Oggi, non permetterebbero, infatti, di apprezzare la ricchezza che deriva dalla
globalizzazione e dallintegrazione culturale, che ha, infatti, come conseguenza quella di
rendere i confini tra questi due costrutti pi labili. Rimane, tuttavia, evidente e fondamentale
il loro potere esplicativo.

Lincidente del disturbo


La psicopatologia viene, quindi, qui intesa come il risultato dellinterazione tra le
caratteristiche personali e temperamentali del ragazzo e i suoi contesti sociali e culturali.
chiara, dunque, la provocazione racchiusa nel titolo, che intende esprimere la tendenza degli
adulti a colpevolizzare il ragazzo, dichiarandosi tra le righe innocenti, o al contrario a
cercare un capro espiatorio che possa contenere la loro frustrazione. Ma racchiude anche
lobiettivo di escludere da questa trattazione qualsiasi forma di attribuzione di colpa.
naturale, quindi, che, quando il preadolescente manifesta un disturbo di tipo
esternalizzante, con il suo carattere manifesto e rilevante dal punto di vista sociale, lesigenza
di intervento diventi pi consistente e reale. Questi disturbi sembrano sollevare maggiore
interesse, se non altro per il fatto che, rispetto a quelli internalizzanti, comportano il
coinvolgimento, desiderato o meno, dellaltro.
Il comportamento aggressivo considerato un importante problema sociale per la sua
resistenza al cambiamento (Pulkkinen & Pikanen, 1993) e per le sue conseguenze future.
Durante ladolescenza, un predittore di conseguenze sociali e mentali negative da adulti cos
come l'uso di sostanze (Wagner, 1996, come citato in Marsiglia, Parsai e Kulis, 2009).
stata anche dimostrata una sorta di sovrapposizione tra disturbi internalizzanti ed
esternalizzanti: una ricerca del 1995 affermava che i bambini che manifestavano precoci
difficolt esternalizzanti avevano anche un maggiore rischio di continuare a mostrare nelle et
successive tali difficolt assieme a difficolt internalizzanti e scolastiche (Campbell).
doveroso citare anche quegli studi che hanno adottato una prospettiva opposta a quelli
di cui sopra, ovvero quelle ricerche che preferiscono concentrarsi sul punto di vista del
preadolescente piuttosto che sul comportamento osservato.
Qualsiasi discorso, su questo periodo evolutivo in particolare, non pu escludere il ruolo
svolto dagli adulti, perch il preadolescente sta soltanto adesso iniziando a dare un senso alla
sua storia, a costruire la sua identit e raramente riesce ad anticipare le conseguenze delle
proprie azioni (Ammaniti, 2010).
Un altro importante elemento, che ci permette di avere una prospettiva pi ampia sul
disturbo, specie di tipo esternalizzante, rappresentato dalla comprensione del peso delle

variabili relative alla societ in generale e al gruppo dei pari in particolare, nonch alla sua
leadership. Per un preadolescente laccettazione da parte dei suoi coetanei forse la priorit.
Se questo fatto evidente, per esempio, nellincapacit di resistere alle mode del momento,
riusciamo facilmente a comprendere come possa difficilmente reggere pressioni sociali pi
onerose.
necessario, inoltre, fare riferimento alla particolarit del contesto scolastico che
prescrive regole di condotta specifiche.

In tale contesto un bambino o un preadolescente che si sente a disagio o fuori posto nella
classe ha poche possibilit di uscirne, come accadrebbe invece in un sistema di
frequentazione spontaneo, e deve quindi subirne necessariamente tutte le conseguenze, tra
le quali c anche la possibilit di diventare vittima, oppure aggressore (Iudici & de Aloe,
2006, p.14).

La vittima da una parte far esperienza continua della propria fragilit e debolezza,
sperimenter un vissuto di profonda sofferenza, nonch di crudele emarginazione dal gruppo
(Olweus, 1996); il persecutore paradossalmente sperimenter quella stessa emarginazione,
ovvero il rifiuto dei pari a causa della sua aggressivit (Coie, Belding & Underwood, 1988).
Sembra, inoltre, che il sistema educativo scolastico presenti il grosso limite di negare
implicitamente tutti quegli aspetti dei bambini che non sono legati al ruolo di alunni (ivi),
senza che la loro persona assuma di per s alcun rilievo (Iudici & de Aloe, 2006, p. 13).

LA RICERCA

Obiettivi e ipotesi
Il focus del nostro lavoro stato quello di valutare leventuale presenza di disturbi
internalizzanti/esternalizzanti in un campione di preadolescenti (11-16 anni) residenti in
Veneto e di comprendere, conseguentemente, se esista o meno un legame con lautostima. Il
primo obiettivo stato perseguito attraverso lo Strengths and Difficulties Questionnaire
(SDQ; Goodman, 1999), mentre il secondo attraverso la Rosenberg self-esteem scale (RSE;
Rosenberg, 1965, 1979). Per avere un quadro pi articolato e completo apparso utile un altro
strumento, il Cultural Values Survey (CVS; Chia et al, 1994), che ci ha permesso di
comprendere i valori culturali di riferimento dei ragazzi. Infine la Scala sulla famiglia (Lay et
al, 1998) stata utilizzata per osservare il grado di distanza interpersonale del preadolescente
dal gruppo familiare.
Ci aspettiamo di osservare un livello intermedio tra dipendenza e indipendenza dalla
famiglia in quei ragazzi che presentano uno sviluppo nella norma e un buon livello di
autostima e valori culturali e familiari che vertono verso una sostanziale equadistribuzione
delle responsabilit tra i genitori. La nostra cultura pu, infatti, essere considerata
individualista, seguendo quella differenziazione culturale cui facevamo riferimento prima
(Triandis, 2002). , quindi, per questa ragione che immaginiamo di trovare un maggiore
grado di autonomia nel ragazzo rispetto alla famiglia, poich come affemava Sampson (1989)
nelle culture individualiste si pone laccento su pratiche educative che vertono verso
lindipendenza, sullo sviluppo della resilienza, nonch della curiosit a esplorare. In accordo,
quindi, con le ricerche internazionali (Marsiglia, Parsai & Kulis, 2009; Chia et al, 1994), ci
aspettiamo un livello medio di familiarismo (Updegraff, McHale, Whiteman, Thayer &
Delgado, 2005) nei preadolescenti italiani e risposte legate allidea della parit tra i sessi.
Conseguentemente, ci si aspetta un ragazzo pi problematico, con un basso livello di
autostima, che non mostra una adeguata distanza interpersonale dal gruppo familiare e che
presenta valori familiari e culturali meno egualitari in relazione ai compiti e ai doveri di
entrambi i genitori.

Infine, apparso interessante osservare il ruolo di mediazione svolto dallautostima


circa linsorgenza di una psicopatologia (Kong & You, 2013; Veselska et al, 2009) e dai
fattori familiari (Resnick et al, 1997), nonch le differenze di genere sulle variabili di
interesse. La Greca & Lopez (1998) hanno, per esempio, trovato che le ragazze adolescenti
riportavano pi sintomi di depressione e ansia sociale rispetto ai loro coetanei maschi.

Metodo
Partecipanti
Il campione, composto da 173 preadolescenti, di et compresa tra gli 11e i 16 anni (M =
12.39; DS = 1.04), era diviso in 74 maschi (42.8%) e 99 femmine (57.2%), tutti residenti
nella regione del Veneto, nello specifico nella provincia di Treviso; il 94.8% con cittadinanza
italiana, mentre il rimanente 5.2% con cittadinanza estera (albanese, cinese, domenicana,
italo-canadese, kosovara e ucraina). I ragazzi mediamente provenivano da famiglie con livello
socio-economico medio e vivevano per il 30.1% in area residenziale rurale, mentre per il
69.9% in area residenziale urbana.
Il campione stato scelto allinterno di ununica scuola media-inferiore, lIstituto
Comprensivo Casteller di Paese (TV). I ragazzi si presentavano cos distribuiti allinterno
delle classi: il 31.8% (55) frequentava la prima media, il 44.5% (77) la seconda, mentre il
23.7% (41) frequentava la terza media.

Procedure
Gli alunni sono stati adeguatamente informati dai loro insegnanti, circa la loro
successiva e non obbligatoria partecipazione alla ricerca e della esigenza di coinvolgere anche
le loro famiglie, a partire dallovvio consenso informato che ci permetteva di includere il
ragazzo nel nostro progetto.
La ricerca si divideva in due fasi: nella prima fase veniva data ai ragazzi una
preliminare batteria di test che conteneva una scheda relativa ai dati anagrafici, lInventory of
Parent and Peer Attachment (IPPA; Armsden & Greenberg, 1987), la Scala sulla Famiglia
(Lay et al, 1998), la Rosenberg self-esteem scale (RSE; Rosenberg, 1965, 1979), il Lugo
Steidel and Contreras Attitudinal Familism Scale (Steidel & Contreras, 2003) e, infine, lo
Strengths and Difficulties Questionnaire (SDQ; Goodman, 1999). Nella seconda fase della
ricerca stato dato ai ragazzi un ulteriore plico di questionari, contenente il Cultural Values
Survey (CVS; Chia et al, 1994), il Children Depression Inventory (C.D.I.; Kovacs, 1984), e,
per ultimo, l Adolescent Self-Consciousness Questionnaire (ASC-Q; Rankin, Lane, Gibbons
& Gerrard, 2004), oltre a una busta contenente i questionari dei genitori.
Purtroppo, la partecipazione dei genitori ha disatteso le nostre aspettative.

Strumenti
Per gli obiettivi della mia tesi stato indispensabile selezionare solo quattro questionari
tra quelli effettivamente utilizzati, in linea con i miei interessi scientifici.
La Rosenberg self-esteem scale (RSE; Rosenberg, 1965, 1979) stata usata per
misurare il livello di autostima dei preadolescenti. La scala si compone di 10 item e il giudizio
espresso lungo un continuum a 4 punti che va da fortemente daccordo a fortemente in
disaccordo.
La RSE dimostra un coefficiente di Cronbach di .92, indicando eccellente coerenza
interna. L'affidabilit test-retest per un periodo di due settimane rivela correlazioni di .85 e
.88, indicando stabilit eccellente.
Lo Strengths and Difficulties Questionnaire (SDQ; Goodman, 1999) si compone di 25
item contenenti descrizioni di attributi comportamentali positivi e negativi; essi prevedono

una risposta su una scala Likert a 3 punti: da Non vero (0 punti), Parzialmente vero (1
punto) ad Assolutamente vero (2 punti). Tuttavia, per i cinque item che descrivono
comportamenti positivi (7, 11, 14, 21, 25) necessario rovesciare il punteggio.
Diversi studi hanno confermato la struttura fattoriale inizialmente ipotizzata da
Goodman (1999), costituita da cinque item per ogni sottoscala, oppure una simile ad essa
(Goodman, 2001), ma altre ricerche hanno mostrato che tale struttura non adatta. Dickey e
Blumberg (2004) hanno, quindi, proposto una struttura alternativa a tre fattori, due dei quali
considerano i Disturbi Internalizzanti e Esternalizzanti, e un terzo che raccoglie gli item che
delineano Comportamenti di Natura Positiva. Gli Autori includono nella sottoscala dei
Comportamenti Prosociali gli item 1, 4, 7, 9, 11, 14, 17, 20; nella sottoscala dei Disturbi
Internalizzanti gli item 3, 6, 8, 13, 16, 19, 23, 24; e infine, nella sottoscala dei Disturbi
Esternalizzanti gli item 2, 5, 10, 12, 15, 18, 21, 22, 25. Nel nostro lavoro noi faremo
riferimento a questultimo modello che stato validato anche su campione italiano (Di Riso et
al, 2010).
Il Cultural Values Survey (CVS; Chia et al, 1994) si propone di indagare i valori sociali
e culturali di riferimento del nostro campione di preadolescenti. Si compone di 45 item,
distribuiti in 7 sottoscale principali. Le risposte sono date utilizzando una scala Likert a 5
punti, che va da Estremamente importante fino a Per niente importante, passando da
posizioni intermedie.
Nella scala definita Family Solidarity (Solidariet Familiare) rientrano gli item 1, 2,
3, 4, 5, 6, 10 e 18. Nella scala definita Executive Male (Predominio Maschile) gli item 28,
30, 32, 36, 37, 38, 43, 44 e 45. La sottoscala Conscience (Coscienza) composta dagli item
8, 14, 19, 20, 21, 22, 23 e 24. La scala denominata Equality of the Sexes (Parit dei Sessi)
comprende gli item 27, 29, 31, 33, 34, 35 e 39. La sottoscala Temporal Farsightedness
(Lungimiranza Temporale) include gli item 11, 12, 15 e 17. La scala Independence
(Indipendenza) gli item 7, 9, 13, 16, 25 e 26. E, infine, la sottoscala Spousal Employment
(Responsabilit Coniugali) si compone degli item 40, 41 e 42. Come affermano gli stessi
Autori, questo questionario stato progettato con item che si riferiscono a diverse aree come
la famiglia, i ruoli legati al genere, i rapporti allinterno del matrimonio, l'istruzione e il
successo (ivi).

La Scala sulla Famiglia (Lay et al, 1998) presenta un tentativo di valutare le differenze
individuali in relazione ai costrutti di allocentrismo e idiocentrismo, in riferimento alla
famiglia, che in genere la categoria ingroup pi saliente nella vita degli individui. Gli Autori
precisano che questa contrapposizione allocentrism-idiocentrism deve essere distinta da una
preoccupazione generale verso gli altri, nonch dalla interazione con questi ultimi, poich fa
riferimento a quel senso di appartenenza nei confronti del proprio ingroup. La Scala si
compone di 21 item e laccordo espresso su una scala che va da Per niente a
Moltissimo. Gli item 3, 6, 15, 18, 19 e 21 sono reversibili (Rosabal-Coto, 2004), per cui
devono essere ricodificati nel momento della codifica.

Analisi dei dati


Per lanalisi statistica stato utilizzato il pacchetto SPSS-21.
Inizialmente, sono state calcolate per ogni scala il valore di consistenza interna di
Cronbach e, successivamente, le statistiche descrittive nel campione generale di
preadolescenti.
In seguito stato implementato un T Test per campioni indipendenti, per indagare la
presenza di differenze di genere significative.
E, infine, sono state analizzate le correlazioni bivariate di Pearson per indagare la
presenza di eventuali associazioni tra le variabili di interesse.

RISULTATI

Affidabilit strumenti
Innanzitutto, stata analizzata laffidabilit degli strumenti utilizzati. Questa qualit
stata misurata attraverso lAlfa di Cronbach, che un indice di coerenza interna basato
sulla media delle correlazioni tra gli item della scala e che si esprime con un valore
compreso tra 0 e 1, dove 0 corrisponde a una coerenza nulla e 1 a una coerenza perfetta.
L misura, quindi, il grado di omogeneit e di coerenza delle risposte ai singoli item.
Riguardo alla Rosenberg Self-esteem Scale (RSE; Rosenberg, 1965, 1979) e al nostro
campione di 173 preadolescenti abbiamo trovato un di Cronbach di .84 (=.80, molto
buono), quindi molto alto. La versione italiana (Prezza, Trombaccia & Armento, 1997) di
questo strumento, validata statisticamente su pi di mille soggetti mostra lo stesso valore
alfa di Cronbach.
In relazione allo Strengths and Difficulties Questionnaire (SDQ), abbiamo
precedentemente accennato al modello a tre fattori cui faremo riferimento nella nostra
ricerca (Dickey & Blumberg, 2004). Per la scala dei Comportamenti Prosociali abbiamo
trovato un di .64; per quella dei Disturbi Esternalizzanti un di .62 (=.60, sufficiente).
importante ricordare che il valore di dipende dal numero di item pertanto possibile
accettare come validi valori intorno al .60 per scale composte da meno di 10 item. Le tre
scale sono, a tal proposito, composte da 8 item ciascuna. E infine, per la scala dei Disturbi
Internalizzanti abbiamo trovato un di .72 (=.70, buono).
Sul Cultural Values Survey (CVS; Chia et al, 1994) necessario fare una premessa.
Lutilizzo di questo strumento allinterno del contesto italiano si configura come una
ricerca preliminare: il lavoro, dunque, potrebbe risentire di aspetti culturali di cui la backtranslation dallinglese non ha tenuto conto; ci potrebbe spiegare alcuni valori alfa di
Cronbach non adeguati. La scala Family Solidarity (Solidariet Familiare) presenta un
di .81; Executive Male (Predominio Maschile) un uguale a .74; Conscience
(Coscienza) un uguale a .80; Equality of the Sexes (Parit dei Sessi) un di .60;

Temporal Farsightedness (Lungimiranza Temporale) un di .60; per la scala


Independence (Indipendenza) abbiamo trovato un alfa uguale a .48; e infine, per la scala
Spousal Employment (Responsabilit Coniugali) .50. Le ultime due scale hanno, quindi,
ottenuto un valore inadeguato. Studi futuri dovrebbero indagare la validit di tale
strumento per il contesto italiano.
Sulla Scala sulla Famiglia (Lay et al, 1998) stato, infine, trovato un valore di
Cronbach di .80.

Statistiche descrittive
Successivamente, stata fatta unanalisi delle statistiche descrittive sul campione
totale di adolescenti che ci ha permesso di sintetizzare i nostri dati.
Riportiamo, quindi, nella Tabella 1 i valori delle medie e delle deviazioni standard
relative al nostro campione di preadolescenti, rispetto agli strumenti utilizzati.
Nella validazione italiana (Di Riso et al, 2010) dello SDQ a tre fattori sono state
trovate medie e deviazioni standard non troppo dissimili dal nostro campione di
riferimento; anche se nel nostro campione si osservano qualitativamente dei punteggi
leggermente inferiori per quanto riguarda i disturbi internalizzanti ed esternalizzanti, e
superiori invece per quanto riguarda i comportamenti prosociali. Eventuali differenze tra i
due studi potrebbero essere imputate sia alla numerosit del campione sia alla diversa et
di riferimento.
In relazione alla Scala sulla Famiglia, possibile attuare un confronto tra la media e
la deviazione standard ottenute dal nostro campione di preadolescenti italiani e quelle
osservate da un imponente studio attraverso una significativa analisi multiculturale (Keller
et al, 2006).
Rispetto a questa ricerca possibile osservare una differenza rispetto alla numerosit
del nostro campione (N=173). Aspetti culturali e caratteristiche del campione possono
spiegare le differenze nella media e nella deviazione standard. possibile anche osservare
che un contesto culturale (Berlino) pi vicino a quello italiano riporta valori (M=62.6 e
DS=10.5) molto simili a quelli riportati dal campione da noi esaminato (M=66.12 e
DS=13.06). Questo risultato potrebbe giustificare il peso delle variabili culturali nel

determinare le risposte al test. importante, tuttavia, precisare che lo strumento in


questione non stato ancora validato in Italia: alcuni risultati potrebbero di conseguenza
essere falsati.
La Rosenberg Self-esteem Scale stata invece validata nel contesto italiano da
Prezza, Trombacciae Armento (1997), i quali hanno ottenuto una M=29.83 e una DS=4.56,
rispetto al loro ampio campione (N=1217) di 492 maschi e 725 femmine residenti in
diverse regioni italiane. La lieve differenza nella media e nella deviazione standard rispetto
al nostro campione (M=30.92 e DS=5.30) facilmente riconducibile alla numerosit del
campione e alla diversa et di riferimento; possiamo, quindi, escludere in questo caso
differenze culturali tra i campioni oggetto di interesse.

T Test per campioni indipendenti


Il T Test per campioni indipendenti un metodo parametrico, utilizzato per
verificare se le medie dei due campioni indipendenti (dei maschi e delle femmine)
differiscono significativamente tra loro. Grazie a questo strumento statistico possibile
osservare alcune differenze statisticamente significative tra maschi e femmine.
Nella Tabella 2 troviamo, dunque, le statistiche descrittive relative ai due gruppi di
maschi e femmine. Abbiamo ritenuto utile evidenziare quelle statisticamente significative.
Nella Tabella 2 si osservano due differenze statisticamente significative tra i due
gruppi. La prima riguarda lautostima: emerge che i preadolescenti maschi (M=31.89 e
DS=4.74) presentano un livello di autostima pi elevato delle coetanee (M=30.2 e
DS=5.59). Lo stesso risultato stato ottenuto nel contesto slovacco da Veselska, Orosova,
Geckova, Gajdosova, van Dijk & Reijneveld (2009), in cui le statistiche descrittive
mostrano differenze di genere significative rispetto allautostima.
La seconda differenza stata osservata nella scala Executive Male del CVS, che
esprime lidea di una supremazia maschile e che si basa sulla continuit del sistema
patriarcale, a dispetto di un sistema pi egualitario. stato, quindi, osservato che i maschi
(M=22.28 e DS=5.07) rispetto alle femmine (M=18.66 e DS=4.19) presentano una media
significativamente pi elevata in questa scala.

Correlazioni bivariate di Pearson


I risultati pi interessanti sono stati ottenuti per mezzo dellanalisi bivariata di
Bravais-Pearson, che ci ha permesso di osservare alcune relazioni significative tra le
variabili di interesse. Il coefficiente di correlazione lineare (r) varia tra -1 e +1, dove -1
indica una perfetta relazione lineare negativa tra le due variabili e +1, al contrario, una
perfetta relazione lineare positiva. Di conseguenza, il segno + suggerisce che le due
variabili aumentano o diminuiscono assieme; mentre, il segno indica che allaumentare
di una variabile laltra diminuisce. Nella Tabella 3 la significativit espressa a livello .01
con due asterischi (**) e a livello .05 con un asterisco (*). Distinguiamo una correlazione
debole quando r compreso tra 0 e 0.3; una correlazione moderata con r compreso tra
0.3 e 0.7; e infine, una correlazione forte con r > 0.7.
Coerentemente al nostro ambito di interesse e per semplicit esplicativa, riporteremo
quelle correlazioni lineari che legano gli aspetti individuali, valutati attraverso il
Rosenberg Self-esteem Scale (RSE; Rosenberg, 1965, 1979) e lo Strengths and Difficulties
Questionnaire (SDQ; Di Riso et al, 2010) con gli aspetti culturali e familiari, valutati
attraverso il Cultural Values Survey (CVS; Chia et al, 1994) e la Scala sulla Famiglia
(Rosabal-Coto, 2004).
Descriviamo, dunque, alcune correlazioni lineari che possibile osservare in Tabella
3, a partire dalla RSE.
Il valore .400** indica che allaumentare del punteggio nella RSE aumenta
moderatamente il punteggio totale della Scala sulla Famiglia e viceversa. A questo
proposito non dobbiamo dimenticare che il nostro campione composto da preadolescenti
la cui caratteristica quella di trovarsi come in una terra di confine (Gatto Rotondo,
Moro & Ferruzza, 2011, p. 124): da una parte aspettano quel salto evolutivo verso il
mondo degli adulti, dallaltro conservano un attaccamento alle figure genitoriali cos come
erano nellinfanzia (ivi). Inoltre, sempre guardando la Tabella 3 possibile notare che
mentre aumentano linearmente i comportamenti prosociali, dallaltra parte diminuiscono i
disturbi sia internalizzanti che esternalizzanti: tale risultato conferma il ruolo di

mediazione svolto dallautostima rispetto linsorgere del disturbo (Kong & You, 2013).
In Tabella 3 possibile anche osservare che il punteggio nella sottoscala relativa alla
Solidariet Familiare e alla Coscienza del CVS aumenta linearmente al punteggio nella
RSE, a conferma del fatto che il familiarismo e i valori culturali rappresentano una
caratteristica saliente e un possibile fattore protettivo per i nostri preadolescenti.
Infine, lautostima aumenta linearmente al punteggio nella sottoscala relativa alla
Parit dei Sessi del CVS.
I Comportamenti Prosociali misurati attraverso lo SDQ correlano positivamente con
la Scala sulla Famiglia e con le sottoscale relative alla Solidariet Familiare, alla
Coscienza, alla Lungimiranza Temporale e alla Parit dei Sessi del CVS; mentre correlano
negativamente con la sottoscala Predominio Maschile del CVS. Inoltre, i comportamenti
prosociali correlano negativamente con le altre due scale dello SDQ, confermando la
relazione tra comportamenti socialmente positivi, autostima e disturbi internalizzanti ed
esternalizzanti (Laible, Carlo & Roesch, 2004).
La scala dei Disturbi Internalizzanti dello SDQ correla negativamente con la Scala
sulla Famiglia e con la sottoscala relativa alla Solidariet Familiare del CVS, a conferma
del ruolo di protezione svolto dai fattori familiari (Resnick et al, 1997); mentre correla
positivamente con la scala dei Disturbi Esternalizzanti dello SDQ, confermando lipotesi
della compresenza di disturbi di internalizzazione e di esternalizzazione (Lavigne et al,
1998).
Infine, la scala dei Disturbi Esternalizzanti dello SDQ correla negativamente con la
Scala sulla Famiglia e con le sottoscale relative alla Solidariet Familiare e alla Parit dei
Sessi; mentre correla positivamente soltanto con la sottoscala relativa al Predominio
Maschile del CVS.
Una discussione pi articolata, ma allo stesso tempo sintetica di quanto osservato
attraverso lanalisi statistica sar oggetto delle Discussioni, che avranno lobiettivo di dare
un senso narrativo a quanto espresso.

DISCUSSIONE

Lo scopo di questa lavoro stato quello di ideare una cornice entro la quale fosse
possibile comprendere lo sviluppo del preadolescente in questo periodo storico e allinterno
del contesto culturale italiano. Per fare ci stato indispensabile un cambiamento di
prospettiva, per cui genitori e figli sono visti coabitare una societ che con i suoi aspetti
culturali impone in qualche modo le sue leggi.
Un valore culturale di primaria importanza stato trovato nel concetto di
familiarismo che si riferisce ai forti sentimenti di lealt, dedizione e di reciprocit specifici
del sistema familiare e di attaccamento ai membri della famiglia (Heller, 1976). Tale concetto
fa riferimento a un tipo particolare di relazioni familiari, sia nucleari che estese, caratterizzate
da forte identificazione e solidariet tra i familiari (ivi).
Per gli scopi della mia tesi pu essere utile richiamare gli studi di Knight e Sayegh
(2009): ci che emerge sul familiarismo la necessit di riconsiderare il suo tradizionale
effetto positivo, come in realt determinato non solo dal contesto culturale, ma anche dai
soggetti cui ci rivolgiamo. Lo studio di Marsiglia, Parsai e Kulis (2009), per esempio, mostra
come per degli adolescenti messicani di seconda generazione che vivono negli Stati Uniti le
richieste familiari di interdipendenza possano promuovere comportamenti aggressivi o di
aperta ribellione. A tal proposito sembra confermata la nostra ipotesi, secondo la quale
unadeguata distanza dallambiente familiare sia in grado di promuovere uno sviluppo nella
norma e rappresenti un fattore di protezione rispetto linsorgere della psicopatologia. Tale
ipotesi deve essere sempre supportata non solo dal contesto culturale, ma anche dai
cambiamenti sociali relativi a ogni sviluppo storico.
Dallo studio delle correlazioni emerso che i disturbi internalizzanti e esternalizzanti
diminuiscono conseguentemente allaumento del punteggio nella Scala sulla Famiglia.
Difatti, precedentemente stato possibile osservare, grazie allanalisi delle statistiche
descrittive, una M=66,12 e una DS=13,06 nella Scala sulla Famiglia.
Sembra, inoltre, che il nostro campione esprima valori familiari in grado di indirizzare il

comportamento. Infatti, osservando in Tabella 3 la sottoscala relativa al Predominio Maschile


del CVS possibile notare che mentre diminuiscono i comportamenti prosociali, aumentano i
disturbi esternalizzanti. Tra le possibili spiegazioni potremmo includere uno stile familiare di
tipo patriarcale in cui predominano caratteristiche di chiusura o di scarsa libert rispetto
lespressione delle proprie emozioni e dei propri pensieri. Questo clima familiare potrebbe
promuovere una proiezione dellaggressivit verso lesterno piuttosto che verso loggetto del
malessere.
Grazie al T test per campioni indipendenti stato possibile evidenziare, inoltre, una
differenza statisticamente significativa tra maschi (M=22.28 e DS=5.07) e femmine (M=18.66
e DS=4.19) in relazione alla sottoscala Predominio Maschile del CVS. Conseguentemente,
ci si aspetterebbe una differenza statisticamente significativa tra i due gruppi esaminati anche
in relazione ai comportamenti prosociali, ma tale aspettativa stata disattesa. In ogni caso, nel
nostro campione di preadolescenti sono state riscontrate correlazioni positive tra la scala dei
Comportamenti Prosociali, la Scala sulla Famiglia e alcune sottoscale del CVS. Tali
correlazioni possono essere giustificate dalleducazione scolastica e genitoriale: possibile
supporre che i comportamenti prosociali siano sostenuti da un ambiente familiare
caratterizzato dal rispetto non solo verso i membri della famiglia, ma anche nei confronti di
chi non vi faccia parte. Inoltre, la correlazione positiva tra Solidariet Familiaredel CVS e
Parit dei Sessi del CVS suggerisce che leducazione genitoriale, riflessa nelle risposte
forniteci dai ragazzi, sia contraddistinta da unidea di parit rispetto al ruolo e alle
responsabilit dei genitori, al di l del loro sesso.
Ergo, per il preadolescente sembra saliente non solo il contesto della famiglia, ma anche
il luogo sociale in cui questa si situa, il cui rispetto fortemente significativo per il soggetto
(v. Tabella 3).
Se allinterno della cultura italiana rilevante il senso di appartenenza alla famiglia, ne
consegue che la propria autostima sia necessariamente legata alle particolarit di questultima.
Per cui qualit come listruzione, il rispetto verso i familiari e verso gli anziani e le fede nel
duro lavoro, ma anche la considerazione di norme sociali e morali (Chia et al, 1994)
sembrano essere importanti per il nostro gruppo di adolescenti.
Per quanto riguarda lautostima possibile osservare, attraverso lanalisi del T test per

campioni indipendenti, delle differenze statisticamente significative tra maschi (M=31.89 e


DS=4.74) e femmine (M=30.2 e DS=5.59). Secondo Laible, Carlo e Roesch (2004) per le
femmine la stima di s pu essere pi fortemente predetta da influenze indirette, come ad
esempio comportamenti sociali; mentre per i maschi lautostima pu essere pi direttamente
legata allattaccamento genitoriale. Questo tipo di relazione postulata dagli Autori potrebbe
essere un ambito di ricerche stimolante da approfondire.
confermata la relazione positiva tra comportamenti prosociali e autostima trovata
dagli Autori (ivi) e il ruolo di protezione svolto da questultima rispetto linsorgere di disturbi
di internalizzazione e di esternalizzazione. Si visto, inoltre, che questi ultimi si presentano in
associazione (Lavigne et al, 1998): possibile, infatti, osservare in Tabella 3 che aumentando
i primi crescono anche i secondi.
Le caratteristiche temperamentali del preadolescente si scontrano, quindi, con un
ambiente sociale e familiare; questultimo pone al ragazzo delle richieste pi o meno
vincolanti, costringendolo o a transitare da una strategia emotiva a unaltra oppure a scegliere
quella che pi conforme alla sua personalit.
Il lavoro fin qui svolto presenta degli aspetti molto interessanti che necessitano tuttavia
di ulteriori approfondimenti per diverse ragioni. Innanzitutto dei quattro questionari presi da
me in considerazione solo due sono stati validati in Italia; il lavoro che stato svolto sul
Cultural Values Survey (CVS; Chia et al, 1994) e sulla Scala sulla Famiglia (Rosabal-Coto,
2004; Lay et al, 1998) stato di modesta traduzione degli item. Durante la somministrazione
stato possibile notare, infatti, che alcune frasi non facevano parte del registro linguistico, e
forse anche esperienziale, dei nostri preadolescenti. Sar quindi indispensabile unindagine
volta a validare questi importantissimi strumenti anche nel contesto italiano. Unaltra ragione
fa riferimento alle caratteristiche del campione: sar necessario disporre di un numero pi
consistente di partecipanti, in cui siano inclusi anche i numerosi ragazzini stranieri. Nella
nostra ricerca purtroppo solo una piccola percentuale ha partecipato (5.2%), altri per ragioni
linguistiche o sociali non hanno preso parte.
Un'altra ragione che merita attenzione rappresentata dal disegno sperimentale
originario che prevedeva la partecipazione dei genitori alla ricerca. Questa aspettativa, come
abbiamo spiegato nel capitolo terzo, ha tradito sfortunatamente le nostre speranze, per cui non

stato possibile avere quel particolare feedback che ci aspettavamo e che avrebbe reso il
quadro della attuale preadolescenza pi completo.

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Tabella 1 - Statistiche descrittive


Media

Deviazione Standard
13,06

Family Scale

66,12

RSE

30,92

5,30

SDQ Prosocial

11,86

2,42

SDQ Intern

4,02

3,14

SDQ Extern

4,60

2,61

CVS Family Solidarity

33,58

4,39

CVS Conscience

29,76

5,42

CVS Executive Male

20,21

4,91

CVS Equality of the Sexes

28,60

3,47

CVS Temporal Farsightedness

15,04

2,70

CVS Spousal Employment

7,47

1,85

CVS Independence

22,88

2,95

Tabella 2 - T test per campioni indipendenti


Maschi

Femmine

DS

DS

Df

RSE

31.89

4.74

30.2

5.59

2.10

171

.038

SDQ Prosocial

11,53

2.70

12.10

2.17

-1.49

133.07

.139

SDQ Intern

3,5

3.10

4.41

3.13

-1.88

167

.062

SDQ Extern

4,81

2.47

4.45

2.71

.87

167

.388

CVS-Family Solidarity

34.19

4.13

33.13

4.55

1.57

166

.119

CVS-Conscience

30.36

5.42

29.31

5.41

1.24

166

.216

CVS-ExecutiveMale

22.28

5.07

18.66

4.19

4.93

135.92

<.001

CVS-Equality of the Sexes

28.38

3.34

28.76

3.57

-.712

166

.477

CVS-TemporalFarsightedness

15.49

2.65

14.70

2.71

1.88

166

.061

CVS-SpousalEmployment

7.53

1.99

7.43

1.75

.35

166

.729

CVS-Independence

23.03

3.11

22.77

2.83

.56

166

.578

Family Scale

65.63

13.02

66.49

13.14

-,425

169

.671

Significativit statistica con p<.05

Tabella 3 - Correlazioni bivariate di Pearson


Family
Scale

Family Scale

RSE

SDQ -Prosoc

SDQ
Intern

SDQ
Extern

CVS-Family
Solidarity

CVSConscience

CVSExecutive
Male

CVSEquality of
the Sexes

CVSTemporal
Farsightedn
ess

CVSSpousal
Employment

CVSIndependen
ce

,400**

,440**

-,267**

-,263**

,560**

,450**

-,032

,253**

,311**

,003

,005

,359**

-,575**

-,506**

,353**

,209**

-,110

,176*

,083

-,085

,081

-,229**

-,376**

,350**

,283**

-,252**

,218**

,201**

,051

,070

,542**

-,235**

-,086

,132

-,079

-,029

,046

,003

-,179*

-,098

,252**

-,187*

-,085

,085

,139

,708**

,016

,397**

,575**

-,043

,390**

,144

,269**

,687**

-,003

,545**

-,317**

,136

,103

,242**

,371**

-,050

,146

,034

,465**

,055

RSE

SDQ Prosoc

SDQ Intern

SDQ Extern

CSV-Family
Solidarity
CSV-Conscience
CSV-Executive Male

CSV-Equality of the
Sexes
CSV-Temporal
Farsightedness
CSV-Spousal
Employment

CSV-Independence

** la correlazione significativa a livello .01 (2-code)


* la correlazione significativa a livello .05 (2-code)

1
LEGENDA: correlazioni lineari negative
correlazioni lineari positive

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