http://isoladellefemminerifiutiamoirifiuti.blogspot.it/2015/01/rifiuti-ato-2fallito-emergenza-nel.html
DISCARICHE, SUL BUSINESS DEI RIFIUTI I NUMERI SMENTISCONO
CROCETTA
Mentre il governatore insiste sul commissariamento e pensa di
rivolgersi ad impianti esteri, c chi tira le somme delle
strutture gi esistenti nellIsola. Si scopre cos che la Sicilia
avrebbe ancora la possibilit di smaltire quasi 11 milioni di
tonnellate di rifiuti il tutto senza prevedere alcuna crescita
della raccolta differenziata
di Paolo Patania
Nel
mirino
della
procura
di
Barcellona
Pozzo
di
Gotto Gianfranco Cannova, gi in cella per l'indagine su rifiuti e
tangenti,
e Vincenzo
Sansone.
Nel
2009
rilasciarono
un'autorizzazione alla societ TirrenoAmbiente che gestiva il
sito. Sotto inchiesta anche Armando Cappadonia, funzionario
dell'Arpa
di MANUELA MODICA
l'ambiente e per l'incolumit delle persone, i quali potrebbero manifestarsi in un breve medio periodo di tempo, in
occasione soprattutto di intense precipitazioni atmosferiche".
http://palermo.repubblica.it/cronaca/2014/12/09/news/mazzarr_discarica_inquinante_due_bu
rocrati_regionali_indagati_per_falso_ideologico-102508090/
11
14
SantAndrea e Furnari, in cui ogni giorno arrivano oltre 700 tonnellate di rifiuti prodotti da Messina
e altre provincie.
Raccolte, triturate, trasportate e interrate dagli operai della Tirrenoambiente Spa, lazienda guidata
da Giuseppe Antonioli che incamera circa 70.000 euro al giorno (in media ogni tonnellata viene
pagata 100 euro), una miniera doro per i gestori.
Nonostante la Regione abbia approvato da tempo un deliberato che impone una distanza minima
di 5 chilometri tra le discariche e i centri abitati, linvaso sorge ad appena 400 metri dal centro
abitato di Furnari, abitato da oltre 3 mila persone, appestando laria con miasmi e un fetore
insopportabile, tanto da non poter aprire le finestre nemmeno destate.
Potrebbe finalmente prospettarsi una svolta nella questione dellimpianto della Tirrenoambiente.
La commissione ispettiva
Tutto comincia con la revisione, da parte dellassessorato regionale allEnergia, guidato ancora da
Nicol Marino, delle autorizzazioni concesse agli operatori proprietari degli impianti privati nella
regione.
Per limpianto di contrada Zupp, entrato in funzione nel 2003, stato proposto lavvio del
procedimento di diniego dellistanza di rinnovo. Nella comunicazione inviata anche allazienda
partecipata dal comune di Mazzarr SantAndrea, il dirigente regionale Marco Lupo ricorda che il 17
gennaio 2014 stata costituita una commissione ispettiva per la verifica degli atti relativi alle
discariche private in esercizio per rifiuti non pericolosi site nel territorio siciliano.
Commissione che ha sollevato pesanti dubbi sul sito di Mazzarr.
Le irregolarit individuate dal pool investigativo, raccolte in una relazione conclusiva di 170 pagine
depositata lo scorso giugno, nel sito messinese riguardano la tutela dellambiente e della salute e
danno ragione ai cittadini di Furnari che da tempo lamentano una serie di violazioni dal punto di
vista ambientale.
Paure che sembrano avere finalmente un riscontro ufficiale.
Carenze e violazioni
Il documento mette in rilievo alcuni punti: lassenza delle prescrizioni del sindaco, la mancata
applicazione del principio di unica Aia (Autorizzazione integrata ambientale) per uno o pi impianti
localizzati sullo stesso sito e gestiti dal medesimo gestore. E poi le difformit. Quella nel
rispetto del programma di riduzione dei rifiuti biodegradabili, la presenza di rifiuti non ammessi
(come liquidi e pneumatici), la mancanza dellobbligo di trattamento dei rifiuti, dei piani di gestione
operativa e post operativa, sorveglianza e controllo e ripristino ambientale. E ancora violazioni
volumetriche, la mancanza di coerenza con il piano regionale di gestione dei rifiuti.
Inoltre, il decreto Aia rilasciato non possiede le caratteristiche di conformit legislativa pi volte
richiamata n conseguenzialmente permette leffettuazione di controlli efficaci sulle attivit di
gestione rifiuti autorizzate. Secondo le accuse della Regione, le attivit di gestione dei rifiuti
sono state svolte in difformit ad alcune condizioni imposte nel decreto Aia, nonch in difformit al
decreto legislativo 36/03 e decreto legislativo 59/05, che normano rispettivamente la gestione
delle discariche e la riduzione dellinquinamento.
E ancora la legittimit dellatto palesemente inficiata dallassenza agli atti del preventivo
giudizio di compatibilit ambientale positivo (Via), non sono conformi limpermeabilizzazione, e
manca lindicazione della capacit totale dellimpianto. Non solo, il progetto della barriera di
confinamento realizzata al di sotto del corpo rifiuti non stato trasmesso: ci non rende possibile
attestare se la base dellampliamento non si attesti su aree gi coltivate.
Gli ispettori inoltre fanno notare come alcune aree intermedie fra la nuova e la vecchia discarica
storica siano oggetto di coltivazione ed abbancamento. Le immagini tratte da Google Earth
sembrerebbero confermare lavvenuto sbancamento in tempi non definiti.
15
Infine, non risulta che il piano finanziario sia stato mai trasmesso ed approvato, cos come le
garanzie finanziarie. Alla commissione, inoltre, non chiaro se la polizza assicurativa sia
scaduta a maggio del 2012 e soprattutto se sia stata adeguata dopo lampliamento.
Decisione rinviata a settembre
Tirrenoambiente, che ha annunciato la chiusura del sito per il prossimo 31 agosto per esaurimento
della capienza, avrebbe stilato un documento con le contro deduzioni.
Il prossimo 2 settembre a Palermo stata convocata una conferenza dei servizi alla quale stato
invitato anche il comune di Furnari, che ottiene finalmente il riconoscimento delle proprie ragioni.
Un appuntamento che potrebbe essere fondamentale: se le criticit riscontrate non dovessero
essere risolte, la Regione esprimer parere negativo al rinnovo delle autorizzazioni.
Ma i passi successivi sono messi in dubbio dallavvicendamento di Marino con Salvatore Calleri,
considerato vicino agli ambienti di Confindustria.
Il modello Marino prevedeva di togliere il monopolio delle discariche ai privati e fare i controlli sui
prezzi di conferimento in discarica.
Ed proprio sui rifiuti che nei mesi scorsi lex assessore si scontrato con Giuseppe Catanzaro,
che di Confindustria vicepresidente, lanciando pesanti accuse sui presunti intrecci con Cosa
nostra scatenando una reazione fatta di querele e richieste di risarcimento milionarie.
I timori degli abitanti di Furnari risiedono tutti in questo legame tra il leader toscano del Megafono
e Confindustria. Associazione legata a doppio filo con il nome del gruppo Catanzaro.
Come agir la Regione, alla luce di quanto evidenziato dalla commissione ispettiva?
Calleri bloccher liter o come sperano i cittadini agir in continuit amministrativa?
Mazzette alla Regione
Negli stessi giorni in cui allassessorato si avviava liter del procedimento di diniego delle
autorizzazioni, la procura di Palermo portava a termine loperazione Terra Mia, ordinando
larresto proprio dellamministratore delegato di Tirrenoambiente, Giuseppe Antonioli, insieme ad
altri tre imprenditori della munnizza (Domenico Proto della Oikos di Misterbianco, Calogero e
Nicol Sodano, titolari della discarica Soambiente di Agrigento e del funzionario dellassessorato
regionale al Territorio e ambiente, Gianfranco Cannova, figura chiave di un sistema di corruzione
messo in atto per raggirare il sistema di autorizzazioni allo smaltimento dei rifiuti.
Gravi i danni ambientali
Secondo gli investigatori il quadro di corruzione emerso molto grave, in quanto ha messo a
repentaglio la salute pubblica e alla preservazione del territorio da gravi danni ambientali.
Nel corso delle indagini, polizia e Noe dei carabinieri, hanno constatato che questo settore
amministrativo caratterizzato da una stratificazione normativa e da un complesso e macchinoso
apparato burocratico che ha consentito al funzionario infedele, pur non rivestendo un ruolo
apicale, di giostrare nella gestione delle procedure connesse al rilascio dei provvedimenti,
agevolando gli imprenditori e preservandoli dallordinaria attivit di controllo e monitoraggio della
pubblica amministrazione consentendo loro in questo modo di superare indenni tutti i controlli.
Cannova, secondo laccusa, gestiva il suo ufficio come un feudo, ricevendo regalie e ingenti somme
di denaro dai diversi imprenditori che attendevano dal suo ufficio le autorizzazioni amministrative
per lesercizio delle discariche e che si vedevano garantire una corsia preferenziale per le loro
pratiche. Il funzionario, inoltre, avvertiva in anticipo le imprese dei controlli o le informava del
risultato di riunioni in assessorato.
QuellAudi sospetta
Nei confronti del dipendente regionale lex assessore regionale al Territorio Mariella Lo Bello aveva
presentato lo scorso marzo un esposto. Il funzionario: aveva predisposto un atto che bloccava
lautorizzazione a una discarica di Gela. A quel punto lassessore Lo Bello, insospettita dallo
strano comportamento, avvia una serie di verifiche e salta fuori la storia di una conferenza dei
servizi convocata nel settembre 2008 e presieduta dallo stesso Cannova che aveva rilasciato
16
PALERMO
Rifiuti
smaltiti
irregolarmente
nella
discarica
di
19
La denuncia del Movimento 5 Stelle arriva allindomani della condanna allItalia a pesantissime sanzioni
economiche da parte della Corte di Giustizia europea per il mancato rispetto delle norme in materia di
gestione delle discariche.
In Sicilia sono 24 le discariche finite nellelenco che ha dato il via alla procedura di infrazione: 3 a Messina
(Mistretta, San Flippo del Mela, Torregrotta, questultima con rifiuti pericolosi), una a Trapani (Favignana),
3 ad Agrigento (Cammarata, Racalmuto, Siculiana), 3 ad Enna, (due a Leonforte e una a Pietraperzia), 6 a
Palermo (Castellana Sicula, Monreale, Casteldaccia, due a Cerda, Contessa Entellina), 5 a Siracusa (4 ad
Augusta, una Priolo Gargallo con rifiuti pericolosi) e 3 a Catania (due a Caltagirone, una a Patern).
http://www.liberoquotidiano.it/news/cronaca/11728963/Rifiuti--M5S--aBellolampo.html
PALERMO. Oltre 400 tonnellate di spazzatura per strada nei soli comuni
dellAto Palermo 1, quello che va da Isola delle Femmine a Balestrate (Partinico
e Terrasini escluse).
E poi altri enormi cumuli da Villabate a Bagheria. Lemergenza rifiuti,
lennesima, esplode a ridosso delle festivit natalizie. Una situazione che inizia a
preoccupare i residenti che devono di nuovo fare i conti con le gimcane tra le
montagne di immondizia nei pressi dei cassonetti e i roghi che anche la scorsa
notte hanno illuminato i comuni di Carini e Bagheria.
Abbiamo avuto la spazzatura, montagne di spazzatura in estate qui a
Isola delle Femmine racconta un commerciante . Adesso a ridosso delle
festivit di nuovo. davvero incredibile come amiamo farci del male.
Possibile che non si riesca a mettere al centro dellagenda politica del
governo regionale la questione dei rifiuti che interessa tutti noi e invece si
va di emergenza in emergenza. Di rifiuti bruciati in rifiuti bruciati.
20
nostre
responsabilit.
Chieder
il
commissariamento
per
la
gestione
dell'emergenza.
La situazione resta drammatica nei Comuni, anche della provincia di Trapani (tra cui Marsala) che non possono conferire nella
discarica di Siculiana (Agrigento) perch i cancelli sono ormai sbarrati ma presto, si augura il presidente della Regione che ha
chiesto il "mutuo soccorso" ad altre discariche, si dovrebbe tornare ad una normalit. Crocetta punta all'utilizzo a tappeto di
altre discariche, magari in disuso, che possono essere utilizzate facendo dei piccolissimi interventi. Il governatore
sottolinea inoltre che sono in corso le gare per cinque impianti in Sicilia i cui lavori potrebbero essere imminenti, ma tali
interventi non possono rappresentare la soluzione definitiva. Sono state determinate dalla scelta, compiuta in passato dai
governi precedenti, di autorizzare solo discariche private senza pensare a investimenti pubblici - ha aggiunto Crocetta -.
Si pensato a creare mega-discariche di eccessivo impatto e non a piccoli interventi che avrebbero consentito ai
singoli Comuni o a consorzi di Comuni di potere gestire i propri rifiuti. impensabile che Catania, Messina e la parte
orientale della provincia di Palermo debbano dipendere da tre impianti.
Uno degli interventi che il governo Crocetta sottoporr a Roma per incrementare il livello di raccolta differenziata quello delle
compostiere:
Potremo ridurre del 50% la produzione di umido. Stiamo ragionando su questo progetto come su altre iniziative, ma
abbiamo bisogno di strumenti legislativi eccezionali per accelerare sul nuovo piano dei rifiuti. Critico il presidente regionale di
Legambiente Mimmo Fontana: Nulla di nuovo e che non si potesse attendere. La ricetta a cui si pensa sempre la stessa:
l'inutile e dannosa dichiarazione dell'emergenza. Crocetta provi a fare qualcosa di nuovo rispetto a quanto fatto da Cuffaro,
Lombardo e dal suo stesso governo nel 2013. Se oggi ci troviamo in mezzo a un disastro, vuol dire che anche l'emergenza
21
fortemente voluta dall'ex assessore Marino poco pi di un anno addietro non servita a molto. Il vero problema l'assenza di
una strategia complessiva, l'incapacit di copiare modestamente le migliori esperienze.
Per i Comuni della provincia di Trapani la soluzione adottata stata quella di far conferire i rifiuti alla discarica di
Borranea, gestita dal Comune di Trapani.
La cosa ha mandato su tutte le furie il Sindaco di Trapani, che ha presentato un ricorso al Tar. Tra l'altro a Borranea ci sono in
corso dei lavori per la creazione di un nuovo invaso, e adesso la corsa per finire i lavori prima che le vasche si riempiano.
L'azienda che gestisce la discarica la muncipalizzata Trapani Servizi: "Dovevamo completare i lavori del nuovo invaso
secondo le stime - dice l'amministratore Carta - adesso cambiato tutto". L'arrivo dei rifiuti degli altri Comuni potrebbe quindi
portare in emergenza anche l'unico modello che funziona in Sicilia Occidentale. Il decreto che ordina il conferimento dei rif iuti a
Trapani prevede una durata dell'emergenza di dieci giorni, ma difficile pensare che in dieci giorni tutto venga risolto...
http://www.tp24.it/2014/12/02/rifiuti/allarme-rifiuti-siciilia/87761
NOTA
DI
ORLANDO
"A causa della gravissima emergenza rifiuti nell'area metropolitana dice in una nota il sindaco di Palermo e presidente Anci Sicilia, Leoluca
Orlando - con il Presidente della Azienda Comunale Rap ho offerto la
disponibilit per il conferimento dei rifiuti dei Comuni a Bellolampo,
discarica pubblica messa in regola in questi ultimi due anni con risorse
nazionali ottenute e rese disponibili dal Comune di Palermo. E' entrato
in crisi l'assurdo e costosissimo conferimento in discariche private, che
il Comune di Palermo e l'Anci Sicilia hanno sempre e con forza
denunciato. E'evidentemente necessario adesso effettuare ogni
accertamento e monitoraggio tecnico, ma anche necessario che la
Regione si doti (unica regione italiana ancora priva di tale strumento
previsto dalle norme europee e nazionali) di un Piano regionale dei
rifiuti e realizzi finalmente un piano di impiantistica pubblica che
sottragga la Sicilia a speculazioni di ogni genere e a gravi condizioni
igienico-sanitarie. E' ora di finirla con insopportabili sprechi, utili
soltanto a perpetuare disservizi e arricchimenti indebiti".
http://livesicilia.it/2014/11/28/sette-discariche-per-sostituiresiculiana-ecco-lordinanza-anti-emergenza-rifiuti_570496/
comunale,
dal
27
novembre
lunedi'
prossimo.
pubblica stata messa in regola nel corso degli ultimi due anni, con
risorse nazionali ottenute e rese disponibili dal Comune di Palermo.
Oggi afferma il Sindaco di Palermo e Presidente di Anci Sicilia Leoluca
Orlando entrato in crisi lassurdo e costosissimo sistema regionale,
basato sul conferimento in discariche private, che il Comune di Palermo e
lAnci Sicilia hanno sempre e con forza.denunciato. E evidentemente
necessario adesso effettuare ogni accertamento e monitoraggio tecnico
ma anche necessario che la Regione si doti di un Piano regionale rifiuti e
realizzi finalmente un Piano di Impiantistica pubblica che sottragga la
Sicilia a speculazioni di ogni genere e a gravi condizioni igienico sanitarie
per altro allineandosi cosi alla normativa nazionale ed europea, unica
regione a non aver ancora adempiuto. E ora di finirla conclude
Orlando con insopportabili sprechi utili soltanto a perpetuare disservizi e
arricchimenti indebiti.
http://www.strettoweb.com/2014/11/emergenza-rifiuti-in-sicilia-dal-sindacodi-palermo-lok-per-il-conferimento-ai-comuni-in-difficolta/218882/
Quello che si paventa lo spettro di una nuova emergenza rifiuti. Molti sindaci
dell'agrigentino hanno gi emanato un'ordinanza di divieto per i cittadini di esporre rifiuti.
Ma la situazione non sostenibile. Sembra tutto pronto per iniziative di protesta
clamorose, come quelle che sarebbero in cantiere da parte dei sindaci del Trapanese, che,
pare, esasperati per la mancanza di risposte da parte della Regione potrebbero "marciare"
su Palermo con gli autocompattatori. Anche il sindaco di Porto Empedocle e deputato
regionale dell'Udc Lillo Firetto ha presentato un'interrogazione urgente al presidente della
Regione Siciliana e all'assessore Regionale all'Energia per sapere se sia ammissibile
scaricare sui cittadini e sulle famiglie il rischio sanitario derivante dal mancato deposito dei
rifiuti domestici nei cassonetti senza un termine di durata o se invece il Governo Regionale
non debba adoperarsi con ogni mezzo per trovare una soluzione, immediata ancorch
temporanea, e quali provvedimenti urgenti intendano adottare per rimuovere tali
condizioni di rischio. E' evidente - aggiunge Firetto - che senza provvedimenti di ampio
respiro anche in caso di ampliamento dell'impianto di Siculiana, la provincia di Agrigento si
troverebbe nuovamente entro breve in una nuova emergenza rifiuti a causa di spazzatura
proveniente da altri territori.
Nessuna notizia, al momento, sulle possibili soluzioni alternative da seguire per superare la
fase pi critica, anche se in molti "sussurrano" che i rifiuti potrebbero essere alla fine
conferiti presso la discarica di contrada "Timpazzo" di Gela. Il tutto, tra l'altro, dovrebbe
avvenire solo per un tempo limitato.
La Catanzaro avrebbe infatti gi avviato gli interventi necessari per il
completamento di un primo lotto della nuova vasca, la quale ha una capienza
complessiva di oltre un milione e mezzo di metri cubi. I lavori potrebbero durare un
paio di mesi, con la Regione che avrebbe gi fatto "pressing" sul privato perch acceleri
ove possibile gli iter necessari e riapra al conferimento. Si tratterebbe per solo di una
"boccata d'ossigeno" che non cambierebbe poi di tanto l'attuale situazione di assoluta
precariet vissuta dalla regione sul fronte della gestione dei rifiuti.
Nel frattempo stata individuata la soluzione di Trapani. La citt ha una sua discarica e la
Regione ha deciso che i rifiuti andranno l. La cosa ha scatenato le ire del Sindaco di
Trapani, Vito Damiano, che ha annunciato ricorso al Tar: "Oggi, purtroppo, Trapani Servizi
28
e Comune, che si erano opposti al ricevimento dei rifiuti provenienti da altri Comuni
siciliani in emergenza igienico-sanitaria, sono stati destinatari di provvedimenti dimperio
da parte dellAssessorato regionale Acque e Rifiuti che obbligano la Societ Trapani
Servizi
mettere
disposizione
la
discarica
Cuddia
di
Borranea.
E la conseguenza di una politica regionale miope e dissennata- ha lamentato il Sindacoche penalizza le realt virtuose trovando sempre soluzioni facili che alla fine premiano e
vanno a vantaggio di chi virtuoso non stato. Ho rappresentato alla Regione che i
conferimenti indiscriminati e continui presso la nostra discarica comporteranno il suo
prematuro esaurimento per cui prevedibile che entro il prossimo mese di febbraio
saremo costretti a dover far ricorso ad altre discariche, prevedibilmente fuori dellIsola,
con aumento esponenziale dei costi per il trasporto. Voglio augurarmi che la Regione
recepisca listanza in modo da non provocare nel nostro territorio quella situazione di
emergenza rifiuti che potrebbe determinare conseguenze disastrose anche alleconomia
del territorio. Ad ogni buon fine, nei prossimi giorni sar presentato al TAR di Palermo un
ricorso contro il provvedimento adottato dalla Regione con il quale si richiede anche la
sospensione della sua efficacia.
Gi da oggi, dunque, i comuni facenti parte della srr Trapani Nord potranno
conferire i rifiuti nella discarica di Borranea.
Il deputato regionale Paolo Ruggirello ha seguito insieme ai Sindaci dei comuni
interressati, l'iter amministrativo del decreto, restando in contatto con l'ingegnere
Armenio, dirigente del dipartimento regionale acqua e rifiuti, che ha firmato il decreto con
il quale si autorizzano i dodici comuni facenti parte dell'ex Ato a scaricare i rifiuti per una
portata di circa duecento tonnellate al giorno, fino al prossimo 10 dicembre.
Tradotto in introito questi numeri consentiranno alla Trapani Servizi di incassare una
somma di circa 300 mila euro La questione, che interessa tutto il territorio provinciale,
non poteva essere risolta a vantaggio di alcuni e a scapito di altri comuni. - afferma
Ruggirello Con un' analisi mirata sui numeri e con la collaborazione dell'ufficio del
dipartimento regionale stato possibile individuare una strategia che consentir al comune
di Trapani di cogliere opportunit da un'emergenza.
La capienza residua della vasca di 15.000 metriquadri, di cui 3.000 andrebbero ad essere
29
occupati dai rifiuti provenienti dal nuovo conferimento. I restanti 12.000 metriquadri
basterebbero per i prossimi 4 mesi.
Ruggirello coglie l'occasione per volgere l'invito al Sindaco, affinch si attivi per l'avvio
della raccolta differenziata a Trapani che garantirebbe un ulteriore recupero di spazio per i
rifiuti raccolti a Borranea.
http://www.tp24.it/2014/11/29/rifiuti/la-protesta-dei-sindaci-trapanesi-per-siculiana-chiusa-i-rifiuti-allaregione/87724
http://www.qds.it/17874-discariche-a-tempo-determinato-per-la-sicilia-l-alternativa-eenergia.htm
Sblocca Italia: la legge di conversione Legge 11.11.2014 n 164 , G.U. 11.11.2014
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 settembre 2014, n.
133, recante misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere
pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l'emergenza
del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attivita' produttive. (14G00176)
(GU n. 262 del 11-11-2014 - Suppl. Ordinario n. 85)
L'articolo 35 e' sostituito dal seguente:
Art. 35. - (Misure urgenti per la realizzazione su scala nazionale di
un sistema adeguato e integrato di gestione dei rifiuti urbani e per
conseguire gli obiettivi di raccolta differenziata e di riciclaggio. Misure
urgenti per la gestione e per la tracciabilita' dei rifiuti nonche' per il
recupero dei beni in polietilene).
1. Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di
conversione del presente decreto, il Presidente del Consiglio dei
ministri, su proposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del
territorio e del mare, sentita la Conferenza permanente per i rapporti
tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano,
con proprio decreto, individua a livello nazionale la capacita'
complessiva di trattamento di rifiuti urbani e assimilati degli impianti
di incenerimento in esercizio o autorizzati a livello nazionale, con
l'indicazione espressa della capacita' di ciascun impianto, e gli impianti
di incenerimento con recupero energetico di rifiuti urbani e assimilati
da realizzare per coprire il fabbisogno residuo, determinato con
finalita' di progressivo riequilibrio socio-economico fra le aree del
33
ART. 191
(ordinanze contingibili e urgenti e poteri sostitutivi)
1. Ferme restando le disposizioni vigenti in materia di tutela
ambientale, sanitaria e di pubblica sicurezza, con particolare
riferimento alle disposizioni sul potere di ordinanza di cui all'articolo 5
della legge 24 febbraio 1992, n. 225, istitutiva del servizio nazionale
della protezione civile, qualora si verifichino situazioni di eccezionale
ed urgente necessit di tutela della salute pubblica e dell'ambiente, e
non si possa altrimenti provvedere, il Presidente della Giunta
regionale o il Presidente della provincia ovvero il Sindaco possono
emettere, nell'ambito delle rispettive competenze, ordinanze
contingibili ed urgenti per consentire il ricorso temporaneo a speciali
forme di gestione dei rifiuti, anche in deroga alle disposizioni vigenti,
garantendo un elevato livello di tutela della salute e dell'ambiente.
Dette ordinanze sono comunicate al Presidente del Consiglio dei
Ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al
Ministro della salute, al Ministro delle attivit produttive, al Presidente
della regione e all'autorit d'ambito di cui all'articolo 201 entro tre
giorni dall'emissione ed hanno efficacia per un periodo non superiore a
sei mesi.
38
Interrogazione
a
risposta
immediata
in
03513presentato da MANNINO Claudia testo
settembre 2014, seduta n. 287
MANNINO, BUSTO,
TERZONI e ZOLEZZI.
DAGA,
DE
ROSA,
commissione
di Mercoled
MICILLO,
510
SEGONI,
nel campo della gestione dei rifiuti, l'Italia, al pari degli altri Stati
membri, tenuta a dare attuazione alle disposizioni contenute nelle
seguenti direttive dell'Unione europea che regolano alcune parti della
materia: la n. 75/442/CEE e successive modifiche, la n. 91/689/CE
relativa alla gestione controllata dei rifiuti pericolosi, e la n.
1999/31/CE concernente la gestione delle discariche;
il Corpo forestale dello Stato, negli anni, ha condotto tre censimenti
delle discariche abusive. Il primo stato effettuato nel 1986, e ha
riguardato 6.890 comuni italiani, evidenziando l'esistenza di 5.978
discariche abusive. Il secondo stato redatto nel 1996, ha riguardato
6.802 comuni ed ha evidenziato l'esistenza di 5.422 discariche
abusive. Il terzo, pubblicato il 22 ottobre del 2002 a seguito della
riforma della regolamentazione in materia di gestione dei rifiuti
(decreto legislativo n. 22 del 1997) ha identificato 4.866 discariche
abusive, per una superficie totale di 19.017.157 metri quadrati, ed ha
inoltre evidenziato l'esistenza di 1.765 discariche che non risultavano
nei censimenti precedenti. L'ultimo rapporto del Corpo forestale dello
Stato, inoltre, ha chiarito come 1.654 discariche abusive erano ancora
in attivit, e 3.212 sembravano essere invece non essere pi utilizzate.
Pur tuttavia, come sottolinea il suindicato studio, l'impatto ambientale
delle discariche abusive non pi utilizzate ugualmente significativo,
spesso perfino pi impattante, di quello delle discariche in attivit.
Secondo tale rapporto, i risultati erano sicuramente sottostimati in
quanto le competenze del Corpo forestale dello Stato coprono
essenzialmente il territorio extra urbano, il che esclude le numerose
discariche abusive localizzate in aree urbane; v da segnalare, infine,
come 705 discariche riguardano rifiuti pericolosi;
la Commissione europea venuta a conoscenza in particolare
attraverso il 3o censimento delle discariche abusive, tramite reclami,
interrogazioni di parlamentari europei ed articoli di stampa del
funzionamento di un vasto numero di discariche abusive ed
incontrollate in Italia. Motivi per cui la stessa Commissione, in data 11
luglio 2003, ha inviato all'Italia una costituzione di messa in mora,
aprendo cos una procedura di infrazione (2003-2077) contro il nostro
Paese per la cattiva applicazione degli articoli 4, 8 e 9 della direttiva
75/442/CEE, modificata dalla direttiva 91/156/CEE, dell'articolo 2,
paragrafo 1, della direttiva 91/689/CEE e dell'articolo 14, lettere a)c), della direttiva 1999/31/CE;
ad esito del ricorso proposto dalla Commissione Europea, la Corte di
giustizia delle Comunit europee (causa C-135/05), il 26 aprile 2007,
ha condannato la Repubblica italiana per non aver adottato tutti i
provvedimenti necessari ad adempiere agli obblighi ad essa
incombenti: per assicurare che i rifiuti siano recuperati o smaltiti senza
pericolo per la salute dell'uomo e senza usare procedimenti o metodi
che potrebbero recare pregiudizio all'ambiente e per vietare
40
41
45
a)
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47
destinazione ad altro uso allo scadere del termine fissato nel parere
motivato. Per altri siti ancora, non sarebbe stata trasmessa alcuna
informazione.
La Repubblica italiana sostiene, per contro, di aver adottato tutte le
misure
necessarie
ai
fini
dellesecuzione
della
sentenza
Commissione/Italia (EU:C:2007:250).
Innanzitutto, essa fa valere che le autorit nazionali hanno messo
in sicurezza tutte le discariche e che larticolo 4 della direttiva 75/442
non impone obblighi di ripristino o di bonifica dei siti. Non
sussisterebbe, poi, alcuna violazione degli articoli 8 e 9 della direttiva
75/442, giacch tutte le 218 discariche qualificate, nel ricorso, come
non conformi alla data in cui stata adita la Corte erano inattive alla
data della scadenza del termine previsto nel parere motivato. Inoltre,
la maggior parte di tali siti sarebbe bonificata o in corso di
riassegnazione agli utilizzi fondiari tradizionali. Infine, dato che le
discariche designate dalla Commissione come non rispondenti alle
prescrizioni dellarticolo 14, lettere da a) a c), della direttiva 1999/31
erano chiuse, tale disposizione non sarebbe pi applicabile nei loro
confronti.
Giudizio della Corte
In via preliminare, si deve ricordare che, poich il Trattato FUE ha
abrogato, nellambito della procedura per inadempimento ai sensi
dellarticolo 260, paragrafo 2, TFUE, la fase relativa alla formulazione
di un parere motivato, la data di riferimento per verificare la
sussistenza di un inadempimento ai sensi dellarticolo 260, paragrafo
1, TFUE quella della scadenza del termine stabilito nella diffida
redatta
in
forza
di
tale
disposizione
(v.
sentenza
Commissione/Spagna, C-184/11, EU:C:2014:316, punto 35 e la
giurisprudenza ivi citata).
Tuttavia, qualora la procedura per inadempimento sia stata avviata
in base allarticolo 228, paragrafo 2, CE e un parere motivato sia stato
emesso prima della data di entrata in vigore del Trattato di Lisbona,
ossia il 1 dicembre 2009, la data di riferimento per valutare
lesistenza di un inadempimento quella della scadenza del termine
stabilito in detto parere motivato (v. sentenza Commissione/Spagna,
EU:C:2014:316, punto 36 e la giurisprudenza ivi citata).
Nel presente caso, dato che la Commissione ha emesso il parere
motivato il 26 giugno 2009 sulla base dellarticolo 228, paragrafo 2,
CE, la
data di riferimento
per
valutare la
sussistenza
dellinadempimento quella della scadenza, dopo la proroga
accordata dalla Commissione, del termine fissato in detto parere
motivato, vale a dire il 30 settembre 2009.
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68
articolo
(v.,
in
tal
senso,
sentenza
Commissione/Irlanda,
EU:C:2005:250, punti 118 e 131).
Di conseguenza, la mera chiusura di una discarica non sufficiente
per conformarsi allobbligo derivante dallarticolo 9 della direttiva
75/442, cos come non lo per gli obblighi derivanti dagli articoli 4 e 8
della medesima direttiva.
Nella presente controversia, la Repubblica italiana si limita ad
affermare, anche con riferimento alla violazione dellarticolo 9 della
direttiva 75/442 ad essa addebitata, che tutte le discariche indicate
dalla Commissione risultavano chiuse alla scadenza del termine
impartito. Inoltre, lo Stato membro riconosce nei suoi scritti difensivi
che i gestori di alcune di queste discariche non hanno mai disposto di
unautorizzazione ai sensi di detto articolo. Ne deriva che, alla data in
cui scaduta la proroga del termine impartito nel parere motivato, la
Repubblica italiana continuava a non adempiere al suo obbligo
derivante dal precitato articolo, sicch la censura della Commissione
riguardante tale articolo deve essere accolta.
In secondo luogo, relativamente alla censura vertente sulla
violazione dellarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva 91/689, gli Stati
membri devono, ai sensi di questa disposizione, adottare i
provvedimenti necessari ad imporre che, in ogni luogo dove siano
depositati, i rifiuti pericolosi siano catalogati e identificati.
Dalla formulazione stessa del predetto articolo si evince che gli
Stati membri hanno lobbligo di catalogare e di identificare in modo
sistematico ciascuno dei rifiuti pericolosi depositati nel loro territorio,
in tal modo assicurando, conformemente allobiettivo enunciato al
sesto considerando della direttiva in parola, che lo smaltimento ed il
recupero dei rifiuti pericolosi siano oggetto di una sorveglianza la pi
completa possibile (sentenza Commissione/Grecia, C-163/03,
EU:C:2005:226, punto 63).
Nel caso di specie, sufficiente constatare che la Repubblica
italiana non ha sostenuto, e tantomeno dimostrato, di aver
provveduto, entro lo scadere della proroga del termine impartito nel
parere motivato, ad una catalogazione e identificazione esaustiva di
ciascuno dei rifiuti pericolosi depositati nelle discariche indicate dalla
Commissione, ai sensi dellarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva
91/689. Di conseguenza, a tale data, la Repubblica italiana continuava
a non assicurare il rispetto dellobbligo derivante da detta
disposizione.
In terzo luogo, per quanto riguarda la censura relativa alla
violazione dellarticolo 14, lettere da a) a c), della direttiva 1999/31, si
deve ricordare che, quando autorizza lutilizzo di una discarica senza
che un piano di riassetto sia stato previamente sottoposto
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93
(Basilicata), in conseguenza del fatto che tale discarica era stata male
identificata dal CFS.
A tal riguardo, si deve anzitutto ricordare che, come rilevato ai
punti da 50 a 63 della presente sentenza, e contrariamente a quanto
sostenuto dalla Repubblica italiana, per ottemperare agli obblighi
derivanti dagli articoli 4, 8 e 9 della direttiva 75/442 non sufficiente
chiudere tutte le discariche interessate. Per quanto riguarda, pi in
particolare, la discarica di Altamura-Sgarrone, si deve notare che, nei
documenti allegati al controricorso, la Repubblica italiana ha fornito
informazioni su talune misure di bonifica previste per detta discarica.
Soltanto al momento della controreplica lo Stato membro ha fatto
riferimento a una confusione tra la suddetta discarica e unaltra
discarica, aggiungendo peraltro che il comune di Altamura non si trova
nella Regione Basilicata, ma nella Regione Puglia. Orbene, siffatte
dichiarazioni della Repubblica italiana, quandanche rispondano al
vero, non sono atte a rimettere in discussione la persistenza
dellinadempimento, dato che questultimo non consiste nellesistenza
di un numero determinato di discariche non bonificate, bens nel
mancato rispetto, generale e persistente, degli obblighi derivanti dalle
disposizioni test menzionate. Le circostanze oggetto della discussione
tra le parti dinanzi alla Corte circa tale punto, di natura puramente
fattuale, non permettono di concludere che sia stato posto termine
allinadempimento contestato.
La Commissione ha poi affermato, tanto nella sua risposta scritta ai
quesiti posti dalla Corte quanto nel corso delludienza, che la
Repubblica italiana continua a non catalogare e identificare i rifiuti
pericolosi presenti in quattordici discariche. In assenza, nel fascicolo di
causa, di qualsiasi elemento che consenta di concludere nel senso
della tenuta di un siffatto catalogo, si deve constatare che il suddetto
Stato membro continua, per quanto concerne tali discariche, a violare
anche lobbligo derivante dallarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva
91/689.
Infine, quanto alle due discariche di cui dedotta la perdurante non
conformit allarticolo 14, lettere da a) a c), della direttiva 1999/31,
sufficiente rilevare che la Repubblica italiana non ha dimostrato,
riguardo alle medesime, la presentazione o lapprovazione di piani di
riassetto oppure di decisioni definitive di chiusura.
In considerazione di quanto precede, si deve constatare che
numerose discariche ubicate nella quasi totalit delle Regioni italiane
non sono ancora state adeguate alle disposizioni in questione e che,
pertanto, linadempimento addebitato alla Repubblica italiana perdura
al momento dellesame dei fatti di causa da parte della Corte.
63
94
adita
dalla
Commissione
(sentenza
Commissione/Spagna, EU:C:2012:781, punto 120 e la giurisprudenza
ivi citata).
103 Nel caso di specie, come si evince dai punti da 90 a 93 della
presente sentenza, la Repubblica italiana non stata in grado di
65
dimostrare
che
linadempimento
constatato
nella
sentenza
Commissione/Italia (EU:C:2007:250) sia effettivamente cessato. Si
deve quindi considerare che siffatto inadempimento perdura da oltre
sette anni, un periodo di durata notevole.
104 Per quanto attiene alla capacit di pagamento della Repubblica
italiana, la Corte ha gi dichiarato che si deve tenere conto della
recente evoluzione del prodotto interno lordo di uno Stato membro,
quale risulta alla data di esame dei fatti da parte della Corte (v., in tal
senso, sentenza Commissione/Irlanda, C-279/11, EU:C:2012:834,
punto 78).
105 Al fine di stabilire la forma della penalit imposta ai sensi
dellarticolo 260, paragrafo 2, TFUE, la Corte tenuta a prendere in
considerazione
vari
fattori
connessi
tanto
alla
natura
dellinadempimento di cui trattasi, quanto alle circostanze della
controversia in oggetto. Come sottolineato al punto 95 della presente
sentenza, la forma della penalit, cos come limporto delle sanzioni
pecuniarie, rientra nel libero apprezzamento della Corte, che non in
alcun modo vincolata dalle proposte della Commissione a tal
proposito.
106 Per quanto concerne la proposta della Commissione di imporre una
penalit di tipo decrescente, si deve rilevare che, sebbene, per
garantire la piena esecuzione della sentenza della Corte, la penalit
debba essere pretesa nella sua interezza fino al momento in cui lo
Stato membro non abbia adottato tutte le misure necessarie per porre
fine allinadempimento accertato, tuttavia, in certi casi specifici, pu
essere prevista una sanzione che tenga conto dei progressi
eventualmente realizzati dallo Stato membro nellesecuzione dei suoi
obblighi (v., in tal senso, sentenze Commissione/Spagna, C-278/01,
EU:C:2003:635, punti da 43 a 51; Commissione/Italia, C-496/09,
EU:C:2011:740, punti da 47 a 55, e Commissione/Belgio, C-533/11,
EU:C:2013:659, punti 73 e 74).
107 Nelle circostanze del caso di specie e considerate, in particolare, le
informazioni fornite alla Corte dalla Repubblica italiana e dalla
Commissione, la Corte dichiara che si deve fissare una penalit
decrescente. quindi necessario stabilire il metodo di calcolo di tale
penalit nonch la periodicit della stessa.
108 In merito a questultimo aspetto, in linea con la proposta della
Commissione, occorre determinare la penalit decrescente su base
semestrale, al fine di consentire a detta istituzione di valutare lo stato
di avanzamento dei provvedimenti di esecuzione della sentenza
Commissione/Italia
(EU:C:2007:250),
in
considerazione
della
situazione che emerge al termine del periodo in questione (v., in tal
senso, sentenza Commissione/Italia, EU:C:2011:740, punto 54).
66
109
114
4)
6
Larticolo 6 di tale direttiva, intitolato Rifiuti ammissibili nelle
varie categorie di discariche, cos dispone:
Gli Stati membri provvedono affinch:
a)
solo i rifiuti trattati vengano collocati a discarica. Tale
disposizione pu applicarsi ai rifiuti inerti il cui trattamento non
tecnicamente possibile o a qualsiasi altro rifiuto il cui trattamento non
contribuisca agli obiettivi di cui allarticolo 1 della presente direttiva,
riducendo la quantit dei rifiuti o i rischi per la salute umana o
lambiente;
().
7
1.
La seguente gerarchia dei rifiuti si applica quale ordine di
priorit della normativa e della politica in materia di prevenzione e
gestione dei rifiuti:
a)
prevenzione;
b)
c)
riciclaggio;
d)
e)
smaltimento.
73
2.
Nellapplicare la gerarchia dei rifiuti di cui al paragrafo 1, gli
Stati membri adottano misure volte a incoraggiare le opzioni che
danno il miglior risultato ambientale complessivo. A tal fine pu
essere necessario che flussi di rifiuti specifici si discostino dalla
gerarchia laddove ci sia giustificato dallimpostazione in termini di
ciclo di vita in relazione agli impatti complessivi della produzione e
della gestione di tali rifiuti.
().
10
c)
11
Gli Stati membri adottano, di concerto con altri Stati membri qualora
ci risulti necessario od opportuno, le misure appropriate per la
creazione di una rete integrata e adeguata di impianti di smaltimento
dei rifiuti e di impianti per il recupero dei rifiuti urbani non differenziati
provenienti dalla raccolta domestica, inclusi i casi in cui detta raccolta
comprenda tali rifiuti provenienti da altri produttori, tenendo conto
delle migliori tecniche disponibili.
Procedimento precontenzioso
12
Il 26 ottobre 2009, la Commissione ha avviato unindagine EU
Pilot sulla violazione dellobbligo di trattamento dei rifiuti previsto
allarticolo 6, lettera a), della direttiva 1999/31, riguardante la
discarica di Malagrotta, nella Regione Lazio.
13
Con lettere del 4 e del 9 dicembre 2009, le autorit italiane
hanno riconosciuto che il Ministero dellAmbiente aveva autorizzato la
Regione Lazio a collocare, fino al 31 dicembre 2009, rifiuti tal quali
in detta discarica. Il 2 marzo 2011, le stesse autorit hanno informato
74
34
Tale interpretazione risulta corroborata, da una parte, dal
considerando 6 di detta direttiva, secondo il quale linterramento deve
essere controllato e gestito in modo adeguato per prevenire e ridurre i
potenziali effetti negativi che esso pu avere sullambiente, nonch i
rischi per la salute umana.
35
Daltra parte, essa trova conferma nella circostanza che tanto il
considerando 33 della direttiva 1999/31 quanto larticolo 16 di
questultima dispongono che i criteri ed i requisiti contenuti negli
allegati di tale direttiva devono essere costantemente adeguati al
progresso scientifico e tecnico.
36
Riguardo agli obblighi derivanti dallarticolo 4 della direttiva
2008/98, sufficiente rilevare che, come emerge chiaramente dal
paragrafo 2 di tale articolo, gli Stati membri devono, nellapplicare la
gerarchia dei rifiuti prevista da tale direttiva, adottare misure
appropriate per incoraggiare le opzioni che danno il miglior risultato
ambientale complessivo.
37
La stessa constatazione vale in merito allarticolo 13 della citata
direttiva, che dispone che gli Stati membri devono prendere le misure
necessarie per garantire che la gestione dei rifiuti sia effettuata senza
danneggiare la salute umana n recare pregiudizio allambiente.
Orbene, una tale esigenza, letta alla luce del considerando 6 della
stessa direttiva, secondo il quale lobiettivo di qualsiasi politica in
materia di rifiuti deve essere quello di ridurre al minimo le
conseguenze negative della produzione e della gestione dei rifiuti per
la salute umana e per lambiente, implica necessariamente lobbligo
per gli Stati membri di assicurarsi che i trattamenti a cui sono
sottoposti i rifiuti permettano di ridurne il pi possibile le ripercussioni
negative sullambiente e sulla salute umana.
38
Alla luce di tali considerazioni, deve concludersi che gli articoli
1, paragrafo 1, 2, lettera h), e 6, lettera a), della direttiva 1999/31
nonch 4 e 13 della direttiva 2008/98 devono essere intesi nel senso
che obbligano gli Stati membri ad adottare le misure necessarie
affinch i rifiuti collocati a discarica che vi si prestano siano sottoposti
ad un trattamento idoneo a ridurre il pi possibile le ripercussioni
negative di tali rifiuti sullambiente e sulla salute umana.
39
Per quanto riguarda, in secondo luogo, la fondatezza
dellinadempimento contestato alla Repubblica italiana, occorre
rilevare che questultima, da una parte, non contesta che la mera
compressione e/o triturazione dei rifiuti indifferenziati destinati a
80
dedotti sarebbero smentiti sia dai fatti che dal decreto del Ministero
dellAmbiente intitolato Proroga al Dott. Goffredo Sottile dellincarico
di Commissario per fronteggiare la situazione di grave criticit nella
gestione dei rifiuti urbani nella provincia di Roma, del 27 giugno
2013 (GURI n. 196, del 22 agosto 2013, pag. 11), e dal decreto
ministeriale del 30 settembre 2013 (GURI n. 235, del 7 ottobre 2013,
pag. 3).
48
La Commissione precisa inoltre che laffermazione della
Repubblica italiana secondo cui lutilizzo di altri impianti designati con
decreto ministeriale del 3 gennaio 2013 (GURI n. 5, del 7 gennaio
2013, pag. 50) renderebbe lintero bacino regionale del Lazio
autonomo in materia di trattamento dei rifiuti contraddetta, da un
lato, dalla dichiarazione di tale Stato membro secondo cui sarebbero
stati formalizzati accordi nel 2013 per portare i rifiuti fuori da tale
regione e, daltro lato, dagli articoli di stampa relativi a tali accordi.
49
La Repubblica italiana, pur avendo contestato, in sede di
controricorso e di controreplica, lallegazione della Commissione
secondo cui detta regione non sarebbe autosufficiente nel trattamento
dei rifiuti destinati a essere collocati a discarica, ha riconosciuto,
alludienza di discussione, ed in risposta ad un quesito posto dalla
Corte, che alla scadenza del termine stabilito nel parere motivato,
nella Regione Lazio, la rete di impianti di smaltimento e di recupero
dei rifiuti urbani non differenziati non era in realt conforme
allarticolo 16, paragrafo 1, della direttiva 2008/98.
Giudizio della Corte
50
In merito alla seconda censura, occorre ricordare che, come
emerge dal punto 41 della presente sentenza e dalla giurisprudenza
della Corte ivi citata, lesistenza di un inadempimento deve essere
valutata in relazione alla situazione dello Stato membro quale si
presentava alla scadenza del termine stabilito nel parere motivato, e
non possono essere prese in considerazione dalla Corte le modifiche
successivamente intervenute.
51
Dato che, nel caso di specie, incontestato che, alla scadenza
del termine stabilito nel parere motivato, la situazione nella Regione
Lazio non era conforme alle prescrizioni di cui allarticolo 16, paragrafo
1, della direttiva 2008/98, deve necessariamente concludersi che
anche la seconda censura fondata.
83
52
Si deve pertanto constatare che la Repubblica italiana, non
avendo creato, nella Regione Lazio, una rete integrata ed adeguata di
impianti di gestione dei rifiuti, tenendo conto delle migliori tecniche
disponibili, venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza
dellarticolo 16, paragrafo 1, della direttiva 2008/98.
Sulle spese
53
Ai sensi dellarticolo 138, paragrafo 1, del regolamento di
procedura della Corte, la parte soccombente condannata alle spese
se ne stata fatta domanda. Poich la Commissione ha chiesto la
condanna
della
Repubblica
italiana,
questultima,
rimasta
soccombente, devessere condannata alle spese.
Per questi motivi, la Corte (Sesta Sezione) dichiara e statuisce:
1)
La Repubblica italiana,
http://www.dirittodeiservizipubblici.it/sentenze/sentenza.asp?sezione
=dettsentenza&id=4855
Legislatura 17 - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 307 del
09/09/2014
84
considerato che:
con decreto della Regione Siciliana n. 1362 del 23 dicembre 2009 veniva rilasciata
autorizzazione integrata ambientale (AIA) alla ditta Catanzaro costruzioni s.r.l. per la
realizzazione di una vasca di discarica denominata "V4" in contrada Materano di Siculiana,
ricadente nel territorio dell'ambito territoriale ottimale Agrigento 2 (ATO AG2), con una
capacit di abbancamento pari a 2.937.379 metri cubi, in difformit a quanto stabilito
dall'art. 199, comma 3, lettera a), del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, che
stabilisce l'obbligo di assicurare la gestione dei rifiuti urbani non pericolosi all'interno degli
ambiti territoriali ottimali;
l'AIA per la vasca V4 veniva rilasciata nonostante il Comune di Montallegro (Agrigento)
avesse espresso parere contrario a causa del sovradimensionamento della discarica e dei
conseguenti effetti ambientali e sanitari, per le conseguenze economiche per il proprio
territorio e per l'impatto veicolare;
inoltre, tale autorizzazione veniva rilasciata sebbene fosse ancora operativa la vasca di
discarica V3, anch'essa gestita nello stesso sito dalla Catanzaro costruzioni, che nella
relazione progettuale dichiarava una capacit residua della vasca di discarica V3 di
560.000 metri cubi, corrispondente grossomodo al fabbisogno dell'ATO AG2, non tenendo
conto dell'ulteriore riduzione che si sarebbe ottenuto con il raggiungimento degli obiettivi
di raccolta differenziata e le relative operazioni di trattamento e vagliatura;
la stessa autorizzazione era rilasciata senza esaminare l'opzione "zero", in base a quanto
previsto dall'art. 14-bis, comma 3, legge 7 agosto 1990, n. 241, che prevede "la
necessaria ponderazione delle principali alternative ai fini della valutazione di impatto
ambientale", che costituisce parte integrante della procedura di VIA, e che esamina le
principali alternative, compresa l'alternativa "zero", soprattutto in presenza delle
volumetrie disponibili nella vasca di discarica V3;
in pi, essa era stata concessa in assenza di uno studio di impatto ambientale sull'effetto
cumulo degli inquinanti provenienti dalle varie sorgenti di impatto, in considerazione del
fatto che la vasca V4 stata realizzata accanto alle discariche VE - V1 - V2 - V3 utilizzate
e/o utilizzabili per complessivi 1.874.000 metri cubi;
ancora, era stata concessa al di fuori delle previsioni del piano regionale, visto che l'art. 9,
comma 1, lettera e), del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 stabilisce la necessit
di una specifica previsione del piano regionale per la realizzazione di nuove discariche: lo
stesso art. 9 stabilisce che l'autorizzazione all'esercizio della discarica pu essere rilasciata
solo dopo l'accettazione da parte della Regione delle garanzie finanziarie, e tale obbligo
non stato indicato nel decreto autorizzativo e neppure posto quale subordinata per
validare l'idoneit del soggetto richiedente, in quanto la fideiussione deve precedere la
verifica delle garanzie di cui all'art. 14 dello stesso decreto legislativo, non potendo
costituire una mera prescrizione successiva all'approvazione del progetto, in virt
dell'adeguata reputazione finanziaria del proponente e del fatto che le garanzie sono parte
integrante del piano di adeguamento, in quanto le garanzie hanno la funzione di
assicurare che le discariche, nel periodo di gestione operativa, nella fase di chiusura e
durante il periodo di gestione postoperativa, mantengano i requisiti minimi di sicurezza
ambientale previsti dalla legge;
infine, l'autorizzazione veniva rilasciata in assenza della valutazione impiantistica per le
operazioni di pretrattamento, in relazione alle nuove capacit di abbancamento e agli
obiettivi previsti dal decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, di riduzione dei rifiuti
urbani biodegradabili,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di quanto esposto;
86
se non intendano avviare, per quanto di loro competenza, un'indagine amministrativa sul
funzionamento degli uffici e sulle procedure seguite per il rilascio delle A.I.A. e delle V.I.A
per la realizzazione della discarica V4 di propriet della Catanzaro S.r.l., verificando se il
sovradimensionamento e le attivit di abbancamento rispettino le norme ed i criteri di
concorrenza tra operatori;
se non ritengano che gli affidamenti diretti alla discarica di Siculiana, da parte di enti locali
in stato di emergenza e al di fuori dell'ATO AG2, siano frutto di una posizione di vantaggio
o privilegio, tale da ostacolare l'affermazione delle discariche concorrenti, o limitare in
qualche modo il servizio di raccolta differenziata ed il funzionamento degli impianti
collegati;
se siano a conoscenza dei dati emersi dall'indagine conoscitiva riguardante il settore della
gestione dei rifiuti solidi urbani avviata dall'Autorit garante della concorrenza e del
mercato e le quali azioni nell'ambito delle proprie competenze intendano portare avanti
per porre fine a "monopoli naturali" da parte dei proprietari di discariche presenti su tutto
il territorio nazionale, che di fatto rendono di difficile gestione lo smaltimento dei rifiuti
solidi urbani attraverso il sistema di raccolta differenziata.
(4-02656)
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Resaula&leg=17&id=00801193&part=d
oc_dc-allegatob_ab-sezionetit_icrdrs&parse=no&stampa=si&toc=no
87
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89
AMBIENTE SpA. A Tripi la TIRRENO AMBIENTE SpA aveva trovato limpresa di trasporto e
movimento terra riconducibile a ROTELLA Michele, che si occupava di coprire i vari strati di
rifiuti col interrati;
la TIRRENO AMBIENTE SpA era rimasta talmente ben impressionata dalla seriet
professionale del ROTELLA, al punto che al principio del 2003, aveva stipulato con
questultimo un contratto per la realizzazione dei lavori di trasporto ed interramento dei
vari strati di rifiuti, anche nella discarica di Mazzarr SantAndrea;
in tale senso al principio del 2003 la TIRRENO AMBIENTE SpA aveva stipulato ordini di
lavoro con il ROTELLA, il quale di fatto andava a sostituire limpresa TRUSCELLO del
BISOGNANO Carmelo nellindotto costituito nella fornitura di terra;
nello stesso periodo, sempre al principio del 2003, su segnalazione dei vertici piemontesi
della TIRRENO AMBIENTE SpA, questultima societ aveva assunto il marchigiano MARTI
Enzo, quale responsabile della discarica;
nellagosto-settembre 2003 il territorio di Mazzarr SantAndrea e Tripi era stato teatro di
una serie di gravi danneggiamenti che avevano colpito precisamente:
i mezzi dellimprenditore, pregiudicato MUNAFO Aldo Nicola, dati alle fiamme il
16/agosto/2003;
un mezzo della TIRRENO AMBIENTE SpA custodito presso il sito della discarica di Tripi
dato alle fiamme il 22/agosto/2003;
due mezzi dopera di propriet dellimprenditore ROTELLA Michele, rubati e
successivamente ritrovati in provincia di Catania (il 29/agosto/2003);
il fuoristrada Toyota RAV 4 in uso a MARTI Enzo, dato alle fiamme (01/settembre/2003);
il compattatore Caterpillar, gi della CAVAGLI - SANGERMANO srl, ma affidato alla
TIRRENO AMBIENTE SpA., dato alle fiamme il 03/settembre/2003;
poco tempo dopo il verificarsi di questi danneggiamenti i vertici della TIRRENO AMBIENTE
SpA ebbero modo di constatare che il responsabile di discarica MARTI Enzo, aveva preso a
frequentarsi con il pregiudicato di Mazzarr SantAndrea ROTTINO Antonino, che gli stessi
dirigenti sapevano essere lalter ego del BISOGNANO Carmelo;
tale neonata amicizia era culminata con limpegno assunto dal MARTI a far ricoverare
Stefano ROTTINO, fratello di Antonino, in una clinica marchigiana, per farlo
disintossicare;
nel mese di ottobre 2003 a circa un mese dai danneggiamenti dellestate, e quindi in
coincidenza con la nuova amicizia sorta tra il MARTI ed il ROTTINO, dalle numerose
telefonate intercettate sullutenza del BISOGNANO, si aveva avuto contezza che
questultimo, con limpresa TRUSCELLO, aveva iniziato a lavorare nella discarica di
Mazzarr SantAndrea. Tale circostanza veniva per smentita, in sede di SI dai vertici della
TIRRENO AMBIENTE SpA;
91
nel 2004, divenuta ormai imbarazzante lamicizia tra il MARTI e ROTTINO Antonino,
nonch asseritamene a causa dellaumento degli impegni di lavoro della TIRRENO
AMBIENTE SpA, i dirigenti societari avevano deciso di affiancare al MARTI, il piemontese
Roberto CARENZO, per svolgere, tra gli altri, limpegno di responsabile di discarica. Erano
nati evidentemente dissidi tra i due, culminati con il danneggiamento, a mezzo incendio,
dellauto del CARENZO;
nel 2005, di fronte a tale stato di cose, la TIRRENO AMBIENTE SpA aveva licenziato
MARTI Enzo, il quale era stato definitivamente sostituito da Roberto CARENZO.
A seguito dellaggiudicazione della gara di gestione della vecchia discarica comunale, a far
data dal 21.08.2001 al 9.9.2002, lATI CAVAGLI - SAN GERMANO ha affidato alle
seguenti imprese i lavori di movimento terra:
SOTTILE COSTRUZIONI sas di SOTTILE Nicola, opere di movimento terra da effettuare
allinterno della stessa discarica;
Impresa TRUSCELLO Teresa, fornitura del terreno da prelevare allesterno per la copertura
dei rifiuti.
Con il subentro della TIRRENO AMBIENTE allATI CAVAGLI -SAN GERMANO, avvenuto il
10.09.2002, limpresa TRUSCELLO Teresa ha continuato a fornire il terreno utilizzato per la
copertura dei rifiuti, sino ai primi mesi del 2004, operando solo ed esclusivamente nel
vecchio sito di Mazzarr SantAndrea.
Sebbene presso la Societ TIRRENO AMBIENTE non venivano acquisiti ordini di servizio
e/o contratti relativi a rapporti di lavoro intrattenuti nellanno 2002 con limpresa
TRUSCELLO Teresa, i vertici della TIRRENO AMBIENTE, lamministratore delegato
INNOCENTI Giuseppino e il Presidente del Consiglio di Amministrazione GIAMBO
Sebastiano, riferivano informalmente che limpresa TRUSCELLO anche nellanno 2002
aveva lavorato nel vecchio sito di Mazzarr SantAndrea a seguito di contratto stipulato
con la Societ SANGERMANO, fornendo, attraverso la medesima societ, copia della
relativa documentazione.
Particolare interesse investigativo destava lunica fattura fornita, la n. 28 del 02.07.2002
emessa dallImpresa Costruzioni e Movimento Terra di TRUSCELLO Teresa alla Societ
SANGERMANO Srl con la quale richiedeva il pagamento della somma di 251.160,16,
comprensiva dIVA, relativa alla fornitura di materiale inerte arido (terra).
Per detta richiesta di pagamento avvenivano una serie di comunicazioni tra limpresa
TRUSCELLO e limpresa SANGERMANO. In particolare, limpresa TRUSCELLO Teresa, in
data 04.11.2002 e 10.12.2002 sollecitava attraverso comunicazioni scritte il pagamento
della fattura n. 28 in considerazione che il termine di pagamento era scaduto da oltre 60
giorni. A detta richiesta, in data 27 novembre, replicava la SANGERMANO srl, al tempo
rappresentata dal gi citato INNOCENTI Giuseppino, la quale con comunicazione avente
prot. 02SGE0646GI/SF restituiva allimpresa TRUSCELLO Teresa la fattura in argomento
sostenendo che i quantitativi realmente forniti non corrispondevano a quelli riportati nel
computo generale della fattura stessa, richiedendo pertanto di rimettere nuova fattura per
92
Rifiuti, Corte giustizia Ue condanna Italia: multa 42,8 milioni ogni 6 mesi. Galletti: "Non
pagheremo un euro"
Il nostro Paese non ha rispettato gli obblighi imposti dalla sentenza del 2007. Inflitta
anche una pena pecuniaria forfetaria record di 40 milioni. Ancora tante le discariche
abusive presenti in tutte le regioni. Ministro: "Multa riferita al passato, ora discariche in
sicurezza"
BRUXELLES - L'Italia non ha rispettato la sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea
del2007 che ha constatato l'inadempimento alle direttive sui rifiuti. Per questo il nostro Paese
stato condannato a pesanti sanzioni pecuniarie che prevedono il versamento di 40 milioni ogni sei
mesi fino all'esecuzione della sentenza. Galletti: "Non pagheremo un euro". "La sentenza della
Corte di giustizia Europea sanziona una situazione che risale a sette anni fa. In questo tempo l'Italia
si sostanzialmente messa in regola", spiega il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti.
"Siamo passati - spiega il ministro - da 4.866 discariche abusive contestate a 218nell'aprile 2013.
Una cifra che a oggi si ulteriormente ridotta a 45 discariche. Con la legge di Stabilit 2014 sono
stati stanziati 60milioni di euro per un programma straordinario che consentir di bonificare 30 delle
45 discariche rimaste, anche attraverso gli accordi di programma sottoscritti in questi giorni con le
regioni Abruzzo, Veneto, Puglia e Sicilia. Le restanti 15 discariche abusive saranno bonificate con un
ulteriore impegno di 60 milioni di euro". Galletti ha assicurato che "andremo in Europa con la
forza delle cose fatte, lavorando in stretta collaborazione con le istituzioni Ue, per non pagare
nemmeno un euro di quella multa figlia di un vecchio e pericoloso modo di gestire i rifiuti con cui
vogliamo una volta per tutte chiudere i conti". Le sentenze. Con una prima sentenza, nel 2007, la
Corte ha dichiarato che l'Italia era venuta meno, in modo generale e persistente, agli obblighi
stabiliti dalle direttive relative ai rifiuti, ai rifiuti pericolosi e alle discariche di rifiuti. Nel 2013, la
Commissione ha ritenuto che l'Italia non avesse ancora adottato tutte le misure necessarie per dare
esecuzione alla sentenza del 2007. In particolare, 218 discariche situate in 18 delle 20 regioni italiane
non erano conformi alla direttiva "rifiuti"; inoltre, 16 discariche su 218 contenevano rifiuti pericolosi
in violazione della direttiva "rifiuti pericolosi"; infine, l'Italia non aveva dimostrato che 5 discariche
fossero state oggetto di riassetto o di chiusura ai sensi della direttiva "discariche di rifiuti". La
Corte ricorda innanzitutto che la mera chiusura di una discarica o la copertura dei rifiuti con terra e
detriti non sufficiente per adempiere agli obblighi derivanti dalla direttiva "rifiuti". Pertanto, i
provvedimenti di chiusura e di messa in sicurezza delle discariche non sono sufficienti per
conformarsi alla direttiva. L'Italia non si assicurata che il regime di autorizzazione istituito fosse
effettivamente applicato e rispettato. Le sanzioni. La Corte trae la conclusione che l'Italia non ha
adottato tutte le misure necessarie a dare esecuzione alla sentenza del 2007 e che venuta meno agli
obblighi. Di conseguenza, la Corte condanna l'Italia a pagare una somma forfetaria di 40 milioni. La
Corte rileva poi che l'inadempimento perdura da oltre sette anni e che, dopo la scadenza del termine
impartito, le operazioni sono state compiute con grande lentezza; un numero importante di
discariche abusive si registra ancora in quasi tutte le regioni italiane. La Corte condanna quindi
l'Italia a versare una penalit semestrale a partire da oggi e fino all'esecuzione della sentenza del
2007. La penalit sar calcolata, per quanto riguarda il primo semestre, a partire da un importo
iniziale di 42.800.000 euro. Da tale importo saranno detratti 400mila euro per ciascuna discarica
contenente rifiuti pericolosi messa a norma e 200mila euro per ogni altra discarica messa a norma.
Per ogni semestre successivo, la penalit sar calcolata a partire dall'importo stabilito per il semestre
precedente detraendo i predetti importi in ragione delle discariche messe a norma in corso di
semestre. Multa record. La maximulta forfetaria di 40 milioni di euro, spiega un documento della
corte Ue, la sanzione pecuniaria pi pesante mai inflitta dalla Corte europea da quando i Trattati le
danno il diritto di imporre multe agli stati, e cio dal 1992. Fino a oggi la multa forfetaria pi
eleveta era stata inflitta dalla Corte sempre all'Italia nel 2011 per aiuti di Stato illegali nella forma di
sgravi fiscali per contratti di formazione lavoro. In quel caso la multa forfetaria era stata di 30
milioni e ha rappresentato il record fino ad ora. In totale la Corte ha inflitto finora una decina di
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multe, due delle quali all'Italia. Le altre hanno colpito Francia, Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda.
La Grecia il paese che ne ha ricevute di pi.
http://www.notiziarioitaliano.it/Rifiuti__Corte_Ue_condanna_l_Italia_42_8_milioni_di_multa_ogni_6_mesi.5b
9d5bc86.a.html
trattamento. Il Ministero ha, quindi, disposto che per il rispetto dei requisiti imposti dalla
Comunit Europea per il conferimento in discarica dei soli rifiuti pu essere applicato solo il
trattamento della bioessiccazione o la cosiddetta digestione anaerobica.
La discarica di Mazzarr SantAndrea in questo momento non sarebbe in regola con questi
parametri, potrebbe diventarlo con lattivazione dellimpianto di biostabilizzazione, che
stato realizzato solo nella parte edilizia, ma il Tar di Catania il 7 dicembre 2012 (N.
02888/2012 e N. 02882/2012) ha annullato i due decreti autorizzativi emessi dalla Regione
Siciliana nel maggio del 2009, con i quali si consentiva alla societ Tirrenoambiente
lampliamento della discarica di Mazzarr SantAndrea (D.R.S. 393) e la contestuale
realizzazione dellimpianto di biostabilizzazione (D.R.S. 391 del 21 maggio 2009).
Per i giudici amministrativi Non stato valutato, secondo le previsione di legge, limpatto
sulle popolazioni vicine dei cattivi odori. Non si considerato che a pochi passi dalla
discarica di Mazzar esiste labitato di Furnari. Si autorizzato il conferimento di amianto,
senza valutare se le polveri o le fibre del minerale potessero giungere sino agli abitati
vicini, hanno, in estrema sintesi, scritto i magistrati, parlando in senso tecnico giuridico di
carente istruttoria.
Se la decisione del Tar verr riconfermata dal Cga dove, in base alle notizie in possesso,
sono ancora pendenti i ricorsi presentati da Tirrenoambiente e dalla Regione Sicilia, la
discarica non sarebbe pi legittimata ad operare. La decisione dei magistrati amministrativi
arrivata mentre sulla gestione della discarica di Mazzar ad opera di Tirrenoambiente
sono in corso delle indagini da parte della Procura della Repubblica di Barcellona, una a
carico dellamministratore delegato di Tirrenoambiente Pino Innocenti e dellex presidente
del Cda Nello Giamb per avere omesso di predisporre strumenti idonei alla captazione del
biogas, le cui esalazioni hanno arrecato danni e molestie alla popolazione di Furnari (art.
674 c.p.), un altra inchiesta, per il reato di cui allart. 256 del Codice dellAmbiente
(d.lgs.152/2006), condotta dal Nucleo ecologico dei carabinieri (Noe) riguarda leffettivo
utilizzo dellimpianto di triturazione, imposto nel 2009 dalla richiamata circolare dellallora
ministro Prestigiacomo come alternativa allimpianto di biostabilizzazione per evitare la
chiusura della discarica.
Al centro delle inchieste penali sono finite anche le strane modalit attraverso cui la
societ ha ottenuto le autorizzazioni a costruire limpianto di produzione di energia
elettrica dalla combustione di biogas e limpianto fotovoltaico. Secondo i magistrati della
Procura di Barcellona, infatti, entrambe le autorizzazioni sono state ottenute violando la
legge. Per questo il sostituto Giorgio Nicola ha chiesto ed ottenuto il sequestro (28 aprile
2012) dellimpianto dellimpresa Osmon S.p.a., sito allinterno della discarica. Lirregolarit
delle procedure con cui stata costruito limpianto fotovoltaico, sito in localit Castellacci
nel Comune di Mazzarr santAndrea), invece, sono state messe in evidenza
dallinformativa Torrente (procedimento penale n.7497/08) dei carabinieri del Ros.
Questa situazione si inserisce in un contesto altrettanto allarmante emerso nel
procedimento penale Vivaio (procedimento penale n. 1541/07). Linchiesta ha coinvolto i
vertici della Tirrenoambiente e il 28 marzo 2012 nella sentenza di primo grado stato
messo in evidenza come la discarica di Mazzar abbia costituito un business per la mafia
locale grazie allaiuto dei vertici di Tirrenoambiente: per concorso esterno in associazione
mafiosa a 14 anni di carcere stato condannato Nello Giamb, ex sindaco di Mazzar, ex
96
presidente della societ mista che per anni ha condiviso tutte le scelte aziendali con
Innocenti; 16 anni di galera sono stati inflitti a Michele Rotella, imprenditore che a
Tirrenoambiente ha venduto i terreni (acquisiti secondo quanto accertato nel
dibattimento con una coartazione dei proprietari, proprio per consentirne lampliamento
e quindi un suo funzionamento pi articolato, tale da permettere alla stessa societ di
ricevere i rifiuti di quattro dei cinque ATO presenti nel territorio.) su cui sorta la discarica
e ha effettuato la gran parte dei lavori di movimento terra; 6 anni di reclusione li ha presi
Enzo Marti ex direttore tecnico della discarica.
http://lacollinadellamunnizza.wordpress.com/presentazioni-convegni-manifestazioni/rifiutizero-benessere-per-lambiente-e-la-societa/
SENTENZA DELLA CORTE (Grande Sezione)
2 dicembre 2014 (*)
Inadempimento di uno Stato Direttive 75/442/CEE, 91/689/CEE e 1999/31/CE Gestione
dei rifiuti Sentenza della Corte che constata un inadempimento Omessa esecuzione
Articolo 260, paragrafo 2, TFUE Sanzioni pecuniarie Penalit Somma forfettaria
Nella causa C-196/13,
avente ad oggetto un ricorso per inadempimento ai sensi dellarticolo 260, paragrafo 2, TFUE
proposto il 16 aprile 2013,
Commissione europea, rappresentata da D. Recchia, A. Alcover San Pedro ed E. Sanfrutos Cano, in
qualit di agenti, con domicilio eletto in Lussemburgo,
ricorrente,
contro
Repubblica italiana, rappresentata da G. Palmieri, in qualit di agente, assistita da G. Fiengo,
avvocato dello Stato, con domicilio eletto in Lussemburgo,
convenuta,
LA CORTE (Grande Sezione),
composta da V. Skouris, presidente, K. Lenaerts, vicepresidente, A. Tizzano, R. Silva de Lapuerta,
T. von Danwitz, A. Caoimh (relatore), C. Vajda e S. Rodin, presidenti di sezione, A. Borg
Barthet, J. Malenovsk, E. Levits, E. Jarainas, C.G. Fernlund, J.L. da Cruz Vilaa e F. Biltgen,
giudici,
avvocato generale: J. Kokott
cancelliere: L. Hewlett, amministratore principale
vista la fase scritta del procedimento e in seguito alludienza del 3 giugno 2014,
sentite le conclusioni dellavvocato generale, presentate alludienza del 4 settembre 2014,
ha pronunciato la seguente
Sentenza
1
Con il suo ricorso, la Commissione europea chiede che la Corte voglia:
dichiarare che, non avendo adottato tutte le misure necessarie a dare esecuzione alla sentenza
Commissione/Italia (C-135/05, EU:C:2007:250), con la quale la Corte ha dichiarato che la
Repubblica italiana era venuta meno agli obblighi ad essa incombenti ai sensi degli articoli 4, 8 e 9
della direttiva 75/442/CEE del Consiglio, del 15 luglio 1975, relativa ai rifiuti (GU L 194, pag. 39),
come modificata dalla direttiva 91/156/CEE del Consiglio, del 18 marzo 1991 (GU L 78, pag. 32; in
prosieguo: la direttiva 75/442), dellarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva 91/689/CEE del
Consiglio, del 12 dicembre 1991, relativa ai rifiuti pericolosi (GU L 377, pag. 20), nonch
dellarticolo 14, lettere da a) a c), della direttiva 1999/31/CE del Consiglio, del 26 aprile 1999,
relativa alle discariche di rifiuti (GU L 182, pag. 1), la Repubblica italiana venuta meno agli
obblighi che le incombono in forza dellarticolo 260, paragrafo l, TFUE;
97
condannare la Repubblica italiana a versare alla Commissione una penalit pari a
EUR 256 819,20 per ogni giorno di ritardo nellesecuzione della sentenza Commissione/Italia
(EU:C:2007:250), a partire dal giorno di pronuncia della presente sentenza;
condannare la Repubblica italiana a versare alla Commissione una somma forfettaria il cui
ammontare risulta dalla moltiplicazione di un importo giornaliero pari a EUR 28 089,60 per il
numero di giorni di persistenza dellinadempimento dalla data di pronunzia della sentenza
Commissione/Italia (EU:C:2007:250) a quella della presente sentenza, nonch
b) in seguito alla presentazione del piano di riassetto, le autorit competenti adottano una
decisione definitiva sulleventuale proseguimento delle operazioni in base a detto piano e alla
presente direttiva. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per far chiudere al pi presto, a
norma dellarticolo 7, lettera g), e dellarticolo 13, le discariche che, in forza dellarticolo 8, non
ottengono lautorizzazione a continuare a funzionare;
c) sulla base del piano approvato, le autorit competenti autorizzano i necessari lavori e
stabiliscono un periodo di transizione per lattuazione del piano. Tutte le discariche preesistenti
devono conformarsi ai requisiti previsti dalla presente direttiva, fatti salvi i requisiti di cui
allallegato I, punto 1, entro otto anni dalla data prevista nellarticolo 18, paragrafo 1 [vale a dire,
entro il 16 luglio 2009].
9
In forza dellarticolo 18, paragrafo 1, della suddetta direttiva, gli Stati membri adottano le
disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla stessa entro
il 16 luglio 2011, vale a dire entro due anni dalla sua entrata in vigore, e ne informano
immediatamente la Commissione.
La sentenza Commissione/Italia
10
Nella sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), emessa il 26 aprile 2007, la Corte ha
accolto il ricorso per inadempimento presentato dalla Commissione ai sensi dellarticolo 226 CE
dopo aver constatato che la Repubblica italiana era venuta meno, in modo generale e persistente,
agli obblighi relativi alla gestione dei rifiuti ad essa incombenti ai sensi delle disposizioni degli
articoli 4, 8 e 9 della direttiva 75/442, dellarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva 91/689 nonch
dellarticolo 14, lettere da a) a c), della direttiva 1999/31, in quanto non aveva adottato tutti i
provvedimenti necessari allattuazione delle suddette disposizioni.
Il procedimento precontenzioso
11
In sede di controllo dellottemperanza alla sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), la
Commissione, con lettera dell8 maggio 2007, ha chiesto alle autorit italiane di indicare i
provvedimenti da esse adottati ai fini dellesecuzione di detta sentenza. L11 giugno 2007, a
Bruxelles, si tenuta tra i servizi della Commissione e le autorit italiane una riunione in cui queste
ultime si sono impegnate a fornire alla Commissione lelenco aggiornato delle misure necessarie a
dare esecuzione alla suddetta sentenza.
12
Con lettere del 10 luglio 2007, del 26 settembre 2007, del 31 ottobre 2007 e del 26 novembre
2007, le autorit italiane hanno in particolare presentato il sistema legislativo nazionale repressivo
in materia di gestione dei rifiuti e alcune iniziative relative a tale gestione, nonch una sintesi,
Regione per Regione, della situazione dei siti identificati nel rapporto del Corpo Forestale dello
Stato (in prosieguo: il CFS) del 2002.
13
Ritenendo che la Repubblica italiana le avesse comunicato in modo incompleto i
provvedimenti adottati ai fini dellesecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250),
in data 1 febbraio 2008 la Commissione ha indirizzato a questultima una diffida con cui lha
invitata a presentare le sue osservazioni in merito nel termine di due mesi. Tra il 10 aprile e il 26
maggio 2008 detto Stato membro ha trasmesso alla Commissione, a pi riprese, nuovi dati relativi a
ciascuna delle Regioni italiane e alle Province autonome di Trento e di Bolzano, nonch
informazioni sul nuovo sistema nazionale di monitoraggio del territorio.
14
Nel corso di una riunione tenutasi a Bruxelles il 24 settembre 2008, e in una lettera del 12
novembre 2008, la Commissione ha criticato il contenuto delle informazioni trasmesse dalla
Repubblica italiana. Dopo aver esaminato i vari documenti che le sono stati in seguito trasmessi da
detto Stato membro, il 26 giugno 2009 la Commissione gli ha indirizzato, ai sensi dellarticolo 228,
paragrafo 2, CE, un parere motivato nel quale ha concluso che persisteva linadempimento generale
gi accertato dalla Corte nella sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250).
15
Su richiesta della Repubblica italiana, il termine impartitole dalla Commissione per
rispondere al predetto parere motivato stato prorogato fino al 30 settembre 2009. La risposta dello
Stato membro pervenuta alla Commissione il 1 ottobre 2009. Successivamente a questa risposta,
lo Stato membro le ha trasmesso, fra il 13 ottobre 2009 e il 19 febbraio 2013, ulteriori documenti
aggiornati relativi allesecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250).
99
16
In primo luogo, alla luce degli elementi trasmessi dalla Repubblica italiana, la Commissione
ha ritenuto che detto Stato membro non avesse ancora adottato tutti i provvedimenti necessari per
dare esecuzione alla sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), in quanto sul territorio di 18
delle 20 Regioni italiane esistono 218 discariche non conformi agli articoli 4 e 8 della direttiva
75/445. In secondo luogo, dallesistenza di tali 218 discariche abusive la Commissione ha desunto
che inevitabilmente esistevano discariche in esercizio prive di autorizzazione, in violazione
dellarticolo 9 della stessa direttiva. In terzo luogo, la Commissione ha osservato che 16 di tali 218
discariche non conformi contenevano rifiuti pericolosi senza che fossero rispettate le prescrizioni di
cui allarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva 91/689. In ultimo luogo, la Commissione ha ritenuto
che la Repubblica italiana non avesse fornito, relativamente a 5 discariche esistenti alla data del 16
luglio 2001, la prova che queste fossero state oggetto di un piano di riassetto oppure di un
provvedimento definitivo di chiusura ai sensi dellarticolo 14 della direttiva 1999/31.
17
Ritenendo che la Repubblica italiana non avesse adottato, entro il termine impartito nel parere
motivato, come prorogato dalla Commissione, tutti i provvedimenti necessari per dare esecuzione
alla sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), il 16 aprile 2013 la Commissione ha proposto il
presente ricorso.
Gli sviluppi sopravvenuti nel corso della presente causa
18
Con nota del 10 aprile 2014, la Corte ha chiesto alla Repubblica italiana e alla Commissione
di fornire, entro il 16 maggio 2014, informazioni aggiornate sullesecuzione della sentenza
Commissione/Italia (EU:C:2007:250). Dovevano altres essere specificate le nuove discariche
censite dopo il 2002 menzionate dalle parti nelle rispettive memorie.
19
Nella sua risposta, la Repubblica italiana ha esposto una sintesi aggiornata degli interventi
effettuati nelle 218 discariche indicate dalla Commissione nel suo ricorso. Detto Stato membro ha
inoltre fornito una lista di 71 nuove discariche oggetto, a suo avviso, bench non identificate nel
rapporto del CFS del 2002, delle censure della Commissione.
20
Dal canto suo, la Commissione, nella risposta alla domanda di informazioni della Corte e in
sede di udienza, ha affermato anzitutto che, secondo i dati pi recenti a sua disposizione, 198
discariche non sono ancora conformi allarticolo 4 della direttiva 75/442 e che, di esse, due non
sono conformi neppure agli articoli 8 e 9 di tale direttiva e quattordici non sono conformi neppure
allarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva 91/689. Inoltre, dalle informazioni scambiate nel corso di
una riunione tenutasi il 23 maggio 2014 tra le autorit italiane e la Commissione, risulta che due
discariche non sono ancora conformi allarticolo 14 della direttiva 1999/31. Infine, nessuna delle
nuove discariche censite dalle autorit italiane sarebbe oggetto del presente ricorso.
Sulla ricevibilit del ricorso
Argomenti delle parti
21
La Repubblica italiana contesta la ricevibilit del presente ricorso, in primo luogo, sostenendo
che le fonti di informazione sulle quali la Commissione si basata in particolare, i rapporti del
CFS e le dichiarazioni fatte dallo stesso Stato membro nel corso di incontri informali con la
Commissione non possono fondare un ricorso ai sensi dellarticolo 260, paragrafo 2, TFUE, in
quanto le sanzioni pecuniarie che possono essere pronunciate nellambito di un simile procedimento
si rapportano a inadempimenti propri a ciascuna discarica abusiva.
22
In secondo luogo, lo Stato membro contesta alla Commissione di avere ampliato la portata
del presente ricorso quando ha considerato, nella valutazione dei provvedimenti che dovevano
essere adottati dalle autorit italiane ai sensi dellarticolo 260, paragrafo 2, TFUE, nuovi siti non
indicati nel rapporto del CFS.
23
In terzo luogo, con una nota del 14 giugno 2011 indirizzata alla Repubblica italiana, la
Commissione avrebbe riassunto loggetto della controversia in modo diverso da quello utilizzato
per la redazione del parere motivato, sicch avrebbe dovuto emettere un nuovo parere motivato.
24
In quarto luogo, la Repubblica italiana fa valere che la sentenza Commissione/Italia
(EU:C:2007:250) non fa alcun riferimento a carenze nella legislazione italiana e che la
Commissione non ha identificato le disposizioni specifiche di tale ordinamento a suo avviso
inadeguate. In mancanza di tali indicazioni, la Repubblica italiana sarebbe impossibilitata a
100
difendersi e il ricorso sarebbe irricevibile. In ogni caso, lapplicazione della normativa nazionale di
cui trattasi sarebbe ostacolata dalla complessit della situazione da risanare.
25
In quinto luogo, la Repubblica italiana afferma di aver sempre dimostrato la pi grande
diligenza nel rimediare allinadempimento accertato dalla Corte nella sentenza Commissione/Italia
(EU:C:2007:250). Lo Stato membro ha quindi chiesto di respingere il presente ricorso.
26
Dal canto suo, la Commissione rammenta, in primo luogo, che la Corte ha gi dichiarato,
nella sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), che il rapporto del CFS poteva essere
considerato una valida fonte di informazioni per lavvio di una procedura di infrazione e che le
discussioni a tal riguardo, nel corso delle riunioni tra la Commissione e le autorit italiane, sono
state condotte sulla base di tale documento.
27
In secondo luogo, la Commissione sostiene che del tutto legittimo tenere conto, nella fase
dellesecuzione della sentenza, di ulteriori siti non conformi di cui le amministrazioni competenti
avessero conoscenza, in quanto essi fanno necessariamente parte dellinadempimento generale e
persistente constatato nella sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250).
28
In terzo luogo, la nota del 14 giugno 2011 presenterebbe semplicemente la situazione creatasi
successivamente alla trasmissione del parere motivato. Non sarebbe dunque stato necessario inviare
alla Repubblica italiana un nuovo parere motivato.
29
In quarto luogo, sarebbe di importanza fondamentale che la Repubblica italiana disponesse di
una legislazione adeguata a una corretta gestione dei rifiuti. A tal riguardo, le stesse autorit italiane
avrebbero osservato che una modifica legislativa avrebbe consentito di dare esecuzione alla
sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250).
30
In quinto luogo, la Commissione fa valere che le autorit italiane hanno iniziato a trasmetterle
informazioni coerenti e credibili solo in seguito allinvio del parere motivato.
Giudizio della Corte
31
Dato che non attiene alla ricevibilit del ricorso della Commissione, occorre respingere
largomento della Repubblica italiana relativo al valore probatorio degli elementi sui quali la
Commissione si fondata nella presente causa, segnatamente il rapporto del CFS e le dichiarazioni
del medesimo Stato membro.
32
Per quanto riguarda leccezione di irricevibilit sollevata dalla Repubblica italiana vertente
sullindicazione di nuove discariche non conformi nel ricorso della Commissione, si deve rilevare
che il procedimento di cui allarticolo 260, paragrafo 2, TFUE devessere considerato come uno
speciale procedimento giudiziario di esecuzione delle sentenze della Corte, in altri termini come un
mezzo di esecuzione. Di conseguenza, nellambito di un tale procedimento possono essere trattati
solo gli inadempimenti agli obblighi incombenti allo Stato membro in forza dei Trattati che la
Corte, sulla base dellarticolo 258 TFUE, abbia giudicato fondati (v. sentenza
Commissione/Germania, C-95/12, EU:C:2013:676, punto 23).
33
Tuttavia, nel caso di specie, va ricordato che, nella sentenza Commissione/Italia
(EU:C:2007:250), la Corte ha constatato un inadempimento di carattere generale e persistente
fondandosi non soltanto sul rapporto del CFS del 2002, ma anche su altri elementi dinformazione,
quali relazioni di commissioni parlamentari nazionali dinchiesta o documenti ufficiali provenienti,
in particolare, da amministrazioni regionali. Pertanto, nella misura in cui la Repubblica italiana si
limita a contestare alla Commissione di avere considerato, nellambito della presente causa,
discariche che non figuravano nel rapporto del CFS, il suddetto argomento deve essere respinto,
poich tali siti vanno considerati necessariamente parte dellinadempimento generale e persistente
constatato in occasione del primo ricorso ai sensi dellarticolo 226 CE (divenuto articolo
258 TFUE) (v., per analogia, nellambito di un ricorso ai sensi dellarticolo 226 CE, sentenza
Commissione/Irlanda, C-494/01, EU:C:2005:250, punti da 37 a 39).
34
In merito alla conclusione che la Repubblica italiana trae dalla nota del 14 giugno 2011,
secondo cui la Commissione avrebbe ampliato loggetto della controversia rispetto al parere
motivato, costante in giurisprudenza che, essendo la Commissione tenuta a precisare, nel parere
motivato emesso in applicazione dellarticolo 228, paragrafo 2, CE, i punti sui quali lo Stato
membro interessato non si conformato alla sentenza della Corte che dichiara linadempimento,
101
loggetto della controversia non pu essere esteso ad obblighi non previsti nel parere motivato,
salvo incorrere nella violazione delle forme sostanziali che garantiscono la regolarit del
procedimento (v. sentenza Commissione/Portogallo, C-457/07, EU:C:2009:531, punto 60).
35
Ora, nel caso di specie, come evidenziato dallavvocato generale al paragrafo 35 delle
conclusioni, si deve constatare che la Repubblica italiana non motiva in quale misura gli obblighi
oggetto del parere motivato emesso nel contesto della presente causa siano stati modificati dalla
suddetta nota. Leccezione dirricevibilit relativa alla medesima nota deve pertanto essere respinta.
36
Inoltre, quando afferma che la Repubblica italiana obbligata a modificare la sua legislazione
per poter dare esecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), la Commissione non
invoca un obbligo la cui violazione non stata constatata dalla Corte in tale sentenza, ma si limita
ad indicare, al fine di dimostrare linadempimento addebitato, la natura delle misure che, a suo
avviso, detto Stato membro deve adottare per conformarsi a detta sentenza.
37
Per quanto concerne largomento secondo cui la Repubblica italiana ha cooperato con la
Commissione nel corso di tutto il procedimento, sufficiente constatare che tale circostanza,
semprech vera, pu essere certo presa in considerazione in sede di determinazione di sanzioni
pecuniarie, ma non atta a incidere sulla ricevibilit del ricorso.
38
Dallinsieme delle considerazioni che precedono risulta che il ricorso ricevibile.
Sullinadempimento
Argomenti delle parti
39
La Commissione ritiene, alla luce delle informazioni trasmesse dalle autorit italiane nella
loro risposta del 1 ottobre 2009 e di quelle, complementari, fornite in una nota del 30 ottobre 2009,
che, allo scadere della proroga del termine impartito nel parere motivato, sullintero territorio della
Repubblica italiana, ad eccezione della Regione Valle dAosta, risultavano tra le 368 e le 422
discariche non conformi agli articoli 4, 8 e 9 della direttiva 75/442. Di esse, un numero fra 15 e 23
contenenti rifiuti pericolosi non sarebbe stato conforme neppure allarticolo 2, paragrafo 1, della
direttiva 91/689. La Commissione spiega che, in base a tali informazioni, i lavori di bonifica o di
ripristino erano, a seconda dei siti, o non ultimati o soltanto programmati oppure ancora da
prevedere. Altri siti sarebbero risultati sotto sequestro.
40
La Commissione sostiene che la Repubblica italiana avrebbe dovuto mettere in atto misure
strutturali di carattere generale e durevole al fine di porre rimedio allinadempimento generale e
persistente constatato dalla Corte nella sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250).
Laccertamento di un inadempimento di questo tipo testimonierebbe che il sistema repressivo
previsto dalla normativa nazionale era inadeguato e avrebbe, del resto, indotto le autorit italiane a
prevederne una riforma onde dare esecuzione a tale sentenza.
41
Durante ludienza, la Commissione ha precisato che il disaccordo tra le parti riguarda gli
obblighi derivanti dallarticolo 4 della direttiva 75/442 e non gi il numero di discariche abusive. Ai
sensi di detto articolo 4, primo comma, la Repubblica italiana sarebbe tenuta non soltanto ad
asportare i rifiuti e a non utilizzare pi come discariche i siti interessati, ma altres a valutare per
ciascun sito se occorrano misure di recupero. Cos, se vero che larticolo 4 di tale direttiva, al suo
secondo comma, impone agli Stati membri di adottare le misure necessarie per vietare labbandono,
lo scarico e lo smaltimento incontrollato dei rifiuti, siffatte misure non sarebbero sufficienti a
garantire il rispetto degli obblighi derivanti dal suo primo comma. Orbene, secondo le informazioni
disponibili alla data delludienza, le operazioni di bonifica e/o di ripristino di tali siti, ubicati in
quasi tutte le Regioni italiane, sarebbero ancora in corso.
42
Riguardo allarticolo 14, lettere da a) a c), della direttiva 1999/31, la Commissione sostiene
che, allo scadere della proroga del termine impartito nel parere motivato, almeno 93 delle discariche
esistenti alla data del 16 luglio 2001, situate in oltre dieci Regioni, non rispondevano alle
prescrizioni dettate dal medesimo articolo. Secondo la risposta delle autorit italiane al parere
motivato, per taluni siti non sarebbe stato presentato n approvato alcun piano di riassetto e non
sarebbe stata adottata alcuna decisione definitiva in ordine alla loro chiusura o alla loro destinazione
ad altro uso. Per altri siti, i dati forniti sarebbero stati incompleti o poco chiari, tant che, per
esempio, per alcune discariche non poteva ritenersi provata la chiusura o la destinazione ad altro
102
uso allo scadere del termine fissato nel parere motivato. Per altri siti ancora, non sarebbe stata
trasmessa alcuna informazione.
43
La Repubblica italiana sostiene, per contro, di aver adottato tutte le misure necessarie ai fini
dellesecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250).
44
Innanzitutto, essa fa valere che le autorit nazionali hanno messo in sicurezza tutte le
discariche e che larticolo 4 della direttiva 75/442 non impone obblighi di ripristino o di bonifica dei
siti. Non sussisterebbe, poi, alcuna violazione degli articoli 8 e 9 della direttiva 75/442, giacch
tutte le 218 discariche qualificate, nel ricorso, come non conformi alla data in cui stata adita la
Corte erano inattive alla data della scadenza del termine previsto nel parere motivato. Inoltre, la
maggior parte di tali siti sarebbe bonificata o in corso di riassegnazione agli utilizzi fondiari
tradizionali. Infine, dato che le discariche designate dalla Commissione come non rispondenti alle
prescrizioni dellarticolo 14, lettere da a) a c), della direttiva 1999/31 erano chiuse, tale disposizione
non sarebbe pi applicabile nei loro confronti.
Giudizio della Corte
45
In via preliminare, si deve ricordare che, poich il Trattato FUE ha abrogato, nellambito
della procedura per inadempimento ai sensi dellarticolo 260, paragrafo 2, TFUE, la fase relativa
alla formulazione di un parere motivato, la data di riferimento per verificare la sussistenza di un
inadempimento ai sensi dellarticolo 260, paragrafo 1, TFUE quella della scadenza del termine
stabilito nella diffida redatta in forza di tale disposizione (v. sentenza Commissione/Spagna,
C-184/11, EU:C:2014:316, punto 35 e la giurisprudenza ivi citata).
46
Tuttavia, qualora la procedura per inadempimento sia stata avviata in base allarticolo 228,
paragrafo 2, CE e un parere motivato sia stato emesso prima della data di entrata in vigore del
Trattato di Lisbona, ossia il 1 dicembre 2009, la data di riferimento per valutare lesistenza di un
inadempimento quella della scadenza del termine stabilito in detto parere motivato (v. sentenza
Commissione/Spagna, EU:C:2014:316, punto 36 e la giurisprudenza ivi citata).
47
Nel presente caso, dato che la Commissione ha emesso il parere motivato il 26 giugno 2009
sulla base dellarticolo 228, paragrafo 2, CE, la data di riferimento per valutare la sussistenza
dellinadempimento quella della scadenza, dopo la proroga accordata dalla Commissione, del
termine fissato in detto parere motivato, vale a dire il 30 settembre 2009.
48
Inoltre, secondo la giurisprudenza della Corte, spetta alla Commissione, nellambito di un
simile procedimento, fornire alla Corte gli elementi necessari a stabilire il livello di esecuzione da
parte di uno Stato membro di una sentenza di condanna per inadempimento. Qualora la
Commissione abbia fornito sufficienti elementi da cui risulti la persistenza dellinadempimento,
spetta allo Stato membro interessato contestare in modo concreto e particolareggiato i dati prodotti e
le conseguenze che ne derivano (v. sentenza Commissione/Italia, C-119/04, EU:C:2006:489, punto
41 e la giurisprudenza ivi citata).
49
In primo luogo, per quanto riguarda le censure della Commissione vertenti sullinosservanza
delle disposizioni della direttiva 75/442, occorre esaminare in successione gli argomenti relativi agli
articoli 4, 8 e 9 di tale direttiva.
50
Anzitutto, per quanto concerne la censura vertente sulla violazione dellarticolo 4 della
direttiva 75/442, la Commissione sostiene che il rispetto di tale articolo esige non soltanto di
chiudere o di mettere in sicurezza le discariche, ma anche di bonificare le vecchie discariche
abusive.
51
In proposito, la Corte ha ricordato, al punto 37 della sentenza Commissione/Italia
(EU:C:2007:250), che, anche se larticolo 4, primo comma, della direttiva 75/442 non precisa il
contenuto concreto delle misure necessarie ad assicurare che i rifiuti siano ricuperati o smaltiti
senza pericolo per la salute delluomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare
pregiudizio allambiente, tale disposizione vincola nondimeno gli Stati membri circa lobiettivo da
raggiungere, pur lasciando agli stessi un margine discrezionale nella valutazione della necessit di
tali misure (v. anche, in tal senso, sentenze Commissione/Irlanda, EU:C:2005:250, punto 168;
Commissione/Portogallo, C-37/09, EU:C:2010:331, punto 35, e Commissione/Grecia, C-600/12,
EU:C:2014:2086, punto 51). Non quindi possibile, in via di principio, dedurre direttamente dalla
103
mancata conformit di una situazione di fatto agli obiettivi fissati allarticolo 4, primo comma, di
tale direttiva che lo Stato membro interessato sia necessariamente venuto meno agli obblighi
imposti da questultima. Tuttavia, la Corte ha gi constatato che un degrado rilevante dellambiente
per un periodo prolungato, in assenza di interventi delle autorit competenti, rivela, in linea di
massima, che lo Stato membro ha abusato del margine discrezionale che questa disposizione gli
conferisce (v. anche in tal senso, in particolare, sentenze Commissione/Irlanda, EU:C:2005:250,
punto 169; Commissione/Portogallo, EU:C:2010:331, punto 36, e Commissione/Grecia,
EU:C:2014:2086, punto 52).
52
A tal riguardo, la Corte ha avuto loccasione di giudicare, da un lato, che un degrado
dellambiente intrinseco alla presenza di rifiuti in una discarica, a prescindere dalla natura dei
rifiuti di cui trattasi, e, dallaltro, che la mera chiusura di una discarica o la copertura dei rifiuti con
terra o detriti non sufficiente per adempiere agli obblighi derivanti in particolare dallarticolo 4
della direttiva 75/442 (v., in tal senso, sentenza Commissione/Portogallo, EU:C:2010:331, punto
37).
53
In tale contesto, si deve respingere largomento della Repubblica italiana secondo cui i
provvedimenti di chiusura e di messa in sicurezza delle discariche indicate dalla Commissione
nellambito del presente ricorso, sempre che siano stati effettivamente emessi, sarebbero sufficienti
per conformarsi a quanto prescritto dallarticolo 4 della direttiva 75/442. Al contrario, come
giustamente sostiene la Commissione e come osserva lavvocato generale ai paragrafi 65 e 66 delle
conclusioni, ai sensi di detto articolo 4 uno Stato membro altres obbligato a verificare se sia
necessario bonificare le vecchie discariche abusive e, alloccorrenza, a bonificarle.
54
Occorre aggiungere che i sopralluoghi e le ispezioni delle discariche abusive effettuati dalle
autorit italiane e i conseguenti rapporti attestano la piena consapevolezza da parte della Repubblica
italiana della minaccia che detti rifiuti costituiscono per la salute delluomo e per lambiente.
Analogamente, come osserva lavvocato generale al paragrafo 67 delle conclusioni, la Repubblica
italiana ha fornito, nel corso della presente causa, informazioni sulla bonifica di discariche. Detto
Stato membro non pu dunque affermare di non essere stato al corrente che la completa esecuzione
della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250) comportasse altres ladozione di misure
relative alla bonifica delle discariche in questione.
55
Nel caso di specie pacifico che, in certi siti, lavori di bonifica erano ancora in corso o non
erano stati iniziati alla scadenza della proroga del termine impartito nel parere motivato. Per altri
siti, la Repubblica italiana non fornisce alcuna indicazione utile a determinare la data in cui le
operazioni di bonifica sarebbero state eventualmente attuate. In tale contesto, necessario
constatare che i lavori di bonifica richiesti per i siti indicati dalla Commissione non erano conclusi
allo scadere della proroga del termine fissato nel parare motivato.
56
Per le suddette ragioni, la censura della Commissione basata sulla persistente violazione
dellarticolo 4 della direttiva 75/442 fondata.
57
Poi, per quanto concerne la censura relativa alla violazione dellarticolo 8 della direttiva
75/442, si deve ricordare che, ai sensi di detto articolo, che garantisce segnatamente lattuazione del
principio dellazione preventiva, gli Stati membri sono tenuti ad accertarsi che il detentore di rifiuti
li consegni ad un raccoglitore privato o pubblico, o ad unimpresa che effettua le operazioni di
smaltimento o di recupero di rifiuti, oppure che provveda egli stesso al recupero o allo smaltimento,
conformandosi alle disposizioni della direttiva (v. sentenza Commissione/Irlanda, EU:C:2005:250,
punto 179 e la giurisprudenza ivi citata).
58
La Corte ha del resto statuito che tale obbligo non soddisfatto quando lo Stato membro si
limiti a ordinare il sequestro della discarica abusiva e ad avviare un procedimento penale contro il
gestore di tale discarica (v., in particolare, sentenze Commissione/Irlanda, EU:C:2005:250, punto
182 e la giurisprudenza ivi citata, nonch Commissione/Portogallo, EU:C:2010:331, punto 55).
59
Nella presente controversia, la Repubblica italiana non sostiene affatto che, in assenza di
recupero o di smaltimento dei rifiuti di cui trattasi da parte del loro detentore, tali rifiuti siano stati
consegnati a un raccoglitore privato o pubblico o ad unimpresa che effettua queste operazioni.
Detto Stato membro si limita a far valere che le discariche in questione erano chiuse alla data di
104
scadenza della proroga del termine impartito nel parere motivato e che le sanzioni penali previste in
materia dal diritto italiano sono adeguate.
60
Ne consegue che, allo scadere di detta proroga, la Repubblica italiana continuava a non
soddisfare lobbligo specifico ad essa incombente ai sensi dellarticolo 8 della direttiva 75/442 e che
la censura della Commissione relativa alla violazione di tale articolo deve essere accolta.
61
Infine, per quanto concerne la censura relativa alla violazione dellarticolo 9 della direttiva
75/442, per prima cosa va ricordato che questo articolo impone agli Stati membri taluni obblighi di
risultato formulati in modo chiaro e inequivocabile, in forza dei quali le imprese o gli stabilimenti
che svolgono operazioni di smaltimento di rifiuti sul territorio di tali Stati devono essere titolari di
unautorizzazione. Spetta dunque agli Stati membri assicurarsi che il regime dautorizzazione posto
in essere sia effettivamente applicato e rispettato, segnatamente effettuando controlli adeguati a tal
fine e garantendo la cessazione delle operazioni svolte senza autorizzazione, nonch leffettiva
applicazione di sanzioni alle stesse (v., in tal senso, sentenza Commissione/Irlanda, EU:C:2005:250,
punti 116 e 117).
62
Si deve inoltre rilevare che il regime di autorizzazione di cui allarticolo 9 della suddetta
direttiva volto, come si evince dalla sua stessa formulazione, a consentire la corretta applicazione
dellarticolo 4 della medesima direttiva, in particolare garantendo che le operazioni di smaltimento
effettuate a seguito dellottenimento di tali autorizzazioni rispondano alle diverse prescrizioni di
questultimo articolo (v., in tal senso, sentenza Commissione/Irlanda, EU:C:2005:250, punti 118 e
131).
63
Di conseguenza, la mera chiusura di una discarica non sufficiente per conformarsi
allobbligo derivante dallarticolo 9 della direttiva 75/442, cos come non lo per gli obblighi
derivanti dagli articoli 4 e 8 della medesima direttiva.
64
Nella presente controversia, la Repubblica italiana si limita ad affermare, anche con
riferimento alla violazione dellarticolo 9 della direttiva 75/442 ad essa addebitata, che tutte le
discariche indicate dalla Commissione risultavano chiuse alla scadenza del termine impartito.
Inoltre, lo Stato membro riconosce nei suoi scritti difensivi che i gestori di alcune di queste
discariche non hanno mai disposto di unautorizzazione ai sensi di detto articolo. Ne deriva che, alla
data in cui scaduta la proroga del termine impartito nel parere motivato, la Repubblica italiana
continuava a non adempiere al suo obbligo derivante dal precitato articolo, sicch la censura della
Commissione riguardante tale articolo deve essere accolta.
65
In secondo luogo, relativamente alla censura vertente sulla violazione dellarticolo 2,
paragrafo 1, della direttiva 91/689, gli Stati membri devono, ai sensi di questa disposizione, adottare
i provvedimenti necessari ad imporre che, in ogni luogo dove siano depositati, i rifiuti pericolosi
siano catalogati e identificati.
66
Dalla formulazione stessa del predetto articolo si evince che gli Stati membri hanno lobbligo
di catalogare e di identificare in modo sistematico ciascuno dei rifiuti pericolosi depositati nel loro
territorio, in tal modo assicurando, conformemente allobiettivo enunciato al sesto considerando
della direttiva in parola, che lo smaltimento ed il recupero dei rifiuti pericolosi siano oggetto di una
sorveglianza la pi completa possibile (sentenza Commissione/Grecia, C-163/03, EU:C:2005:226,
punto 63).
67
Nel caso di specie, sufficiente constatare che la Repubblica italiana non ha sostenuto, e
tantomeno dimostrato, di aver provveduto, entro lo scadere della proroga del termine impartito nel
parere motivato, ad una catalogazione e identificazione esaustiva di ciascuno dei rifiuti pericolosi
depositati nelle discariche indicate dalla Commissione, ai sensi dellarticolo 2, paragrafo 1, della
direttiva 91/689. Di conseguenza, a tale data, la Repubblica italiana continuava a non assicurare il
rispetto dellobbligo derivante da detta disposizione.
68
In terzo luogo, per quanto riguarda la censura relativa alla violazione dellarticolo 14, lettere
da a) a c), della direttiva 1999/31, si deve ricordare che, quando autorizza lutilizzo di una discarica
senza che un piano di riassetto sia stato previamente sottoposto allapprovazione delle autorit
competenti ed approvato, uno Stato membro viola gli obblighi ad esso incombenti ai sensi di tale
105
dei rifiuti che ad altri settori, alcune delle quali si sono concluse con la pronuncia di sentenze che
constatano un inadempimento.
78
Per quanto riguarda la durata dellinfrazione, la Commissione ricorda che tra il 26 aprile
2007, data di pronuncia della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), e il 24 ottobre 2012,
data della decisione della Commissione di adire la Corte con il presente ricorso, trascorso un
periodo di 65 mesi.
79
La Commissione propone che limporto della penalit decresca in funzione dei progressi
realizzati dalla Repubblica italiana al fine di dare esecuzione alla sentenza Commissione/Italia
(EU:C:2007:250). Il metodo di calcolo di detta penalit consisterebbe nel contare le discariche
abusive esistenti, computando due volte quelle contenenti rifiuti pericolosi, e dividere poi limporto
della penalit per il numero in tal modo ottenuto. Limporto della penalit diminuirebbe, cos, in
funzione di ciascuna discarica messa a norma. Stante levoluzione costante della situazione delle
discariche abusive in Italia, la Commissione propone di calcolare la penalit su base semestrale.
80
Inoltre, in risposta a un quesito posto dalla Corte durante ludienza in merito allefficacia di
una penalit di tipo decrescente a fronte di una notevole divergenza di posizione fra le parti, la
Commissione ha fatto valere che il suo disaccordo con la Repubblica italiana verte
sullaccertamento delle misure che detto Stato membro tenuto ad adottare al fine di conformarsi
allarticolo 4 della direttiva 75/442. Ci posto, la Commissione convinta che, qualora la Corte
confermasse linterpretazione proposta dalla Commissione relativamente a tale articolo 4, la
Repubblica italiana rispetterebbe siffatta sentenza e continuerebbe a fornire alla Commissione
informazioni riguardanti le misure adottate per ciascuna discarica.
81
Per quanto concerne limporto della somma forfettaria, la Commissione propone di stabilirlo
applicando un metodo consistente nel moltiplicare un importo di base fissato in EUR 210 al giorno,
in un primo momento, per un coefficiente di gravit e per un fattore n, i cui valori,
rispettivamente di 8 e di 16,72, sono identici a quelli proposti per il calcolo dellammenda, e, in un
secondo momento, per il numero di giorni in cui linadempimento perdurato. In tal modo,
limporto della somma forfettaria dovrebbe essere pari al risultato della moltiplicazione di
EUR 28 089,60 per il numero di giorni trascorsi fra la data di pronuncia della sentenza
Commissione/Italia (EU:C:2007:250) e quella della presente sentenza.
82
Dal canto suo, la Repubblica italiana rileva che lapplicazione di sanzioni pecuniarie
ridurrebbe le risorse destinate dalle Regioni e dagli enti locali alla loro gestione ambientale.
83
Per quanto riguarda la gravit dellinfrazione, la Repubblica italiana sostiene che la rilevanza
dellinadempimento ad essa addebitato trascurabile rispetto a quella dellinadempimento che ha
dato luogo alla sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250). Inoltre, le autorit nazionali non
sarebbero responsabili dellinadempimento contestato, che risulterebbe da una situazione di fatto
determinata da condotte pregresse, con conseguente dilatazione del tempo necessario alla messa a
norma delle discariche interessate.
84
Per quanto riguarda la durata dellinfrazione, la Repubblica italiana sottolinea che tutte le
discariche delle quali le viene addebitato uno sfruttamento illecito sono inattive da molto tempo.
85
Nel corso delludienza, la Repubblica italiana ha affermato di non avere intenzione di
presentare osservazioni sulla proposta della Commissione di infliggere una penalit di tipo
decrescente, poich contesta la sussistenza stessa dellinadempimento addebitatole.
Giudizio della Corte
Osservazioni preliminari
86
Occorre ricordare che spetta alla Corte, in ciascuna causa e in funzione delle circostanze del
caso di cui investita nonch del livello di persuasione e di dissuasione che le appare necessario,
stabilire le sanzioni pecuniarie adeguate, in particolare per prevenire la reiterazione di analoghe
infrazioni al diritto dellUnione (v., in tal senso, sentenza Commissione/Spagna, EU:C:2014:316,
punto 58 e la giurisprudenza ivi citata).
Sulla penalit
87
La Corte, avendo constatato che la Repubblica italiana non si conformata, entro il termine
impartito, alla sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), pu infliggere a tale Stato membro il
107
pagamento di una penalit qualora linadempimento perduri fino allesame dei fatti da parte della
Corte medesima (v., in tal senso, sentenza Commissione/Spagna, C-610/10, EU:C:2012:781, punto
96 e la giurisprudenza ivi citata).
88
Al fine di stabilire se linadempimento addebitato alla Repubblica italiana sia perdurato fino a
tale esame, occorre valutare le misure che, secondo lo Stato membro, sono state adottate
successivamente allo scadere della proroga del termine fissato nel parere motivato.
89
Nel corso delludienza, la Commissione ha spiegato che 200 discariche, ubicate in 18 delle 20
Regioni italiane, permangono non conformi alle disposizioni applicabili. In particolare, a suo
avviso, 198 discariche non sono ancora adeguate allarticolo 4 della direttiva 75/442, e, fra queste,
due non sono conformi neppure agli articoli 8 e 9 di tale direttiva e quattordici, contenenti rifiuti
pericolosi, non sono conformi neppure allarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva 91/689. Per il resto,
resterebbero solo due discariche per le quali non sono stati adottati un piano di riassetto o
provvedimenti di chiusura definitiva, in violazione dellarticolo 14, lettere da a) a c), della direttiva
1999/31. Dal canto suo, la Repubblica italiana ha continuato a negare di avere comunque sia violato
le predette disposizioni, riprendendo, in sostanza, argomenti esposti nel controricorso e nella
controreplica, in particolare quello secondo cui larticolo 4 della direttiva 75/442 non impone alcun
obbligo di bonifica delle discariche abusive e quello secondo cui tutte le discariche citate dalla
Commissione sono inattive da tempo. Lo Stato membro ha inoltre affermato di non essere riuscito a
identificare una delle due discariche citate con riferimento agli articoli 8 e 9 della direttiva 75/442,
ossia quella di Altamura-Sgarrone, situata nella localit di Matera (Basilicata), in conseguenza del
fatto che tale discarica era stata male identificata dal CFS.
90
A tal riguardo, si deve anzitutto ricordare che, come rilevato ai punti da 50 a 63 della presente
sentenza, e contrariamente a quanto sostenuto dalla Repubblica italiana, per ottemperare agli
obblighi derivanti dagli articoli 4, 8 e 9 della direttiva 75/442 non sufficiente chiudere tutte le
discariche interessate. Per quanto riguarda, pi in particolare, la discarica di Altamura-Sgarrone, si
deve notare che, nei documenti allegati al controricorso, la Repubblica italiana ha fornito
informazioni su talune misure di bonifica previste per detta discarica. Soltanto al momento della
controreplica lo Stato membro ha fatto riferimento a una confusione tra la suddetta discarica e
unaltra discarica, aggiungendo peraltro che il comune di Altamura non si trova nella Regione
Basilicata, ma nella Regione Puglia. Orbene, siffatte dichiarazioni della Repubblica italiana,
quandanche rispondano al vero, non sono atte a rimettere in discussione la persistenza
dellinadempimento, dato che questultimo non consiste nellesistenza di un numero determinato di
discariche non bonificate, bens nel mancato rispetto, generale e persistente, degli obblighi derivanti
dalle disposizioni test menzionate. Le circostanze oggetto della discussione tra le parti dinanzi alla
Corte circa tale punto, di natura puramente fattuale, non permettono di concludere che sia stato
posto termine allinadempimento contestato.
91
La Commissione ha poi affermato, tanto nella sua risposta scritta ai quesiti posti dalla Corte
quanto nel corso delludienza, che la Repubblica italiana continua a non catalogare e identificare i
rifiuti pericolosi presenti in quattordici discariche. In assenza, nel fascicolo di causa, di qualsiasi
elemento che consenta di concludere nel senso della tenuta di un siffatto catalogo, si deve constatare
che il suddetto Stato membro continua, per quanto concerne tali discariche, a violare anche
lobbligo derivante dallarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva 91/689.
92
Infine, quanto alle due discariche di cui dedotta la perdurante non conformit allarticolo
14, lettere da a) a c), della direttiva 1999/31, sufficiente rilevare che la Repubblica italiana non ha
dimostrato, riguardo alle medesime, la presentazione o lapprovazione di piani di riassetto oppure di
decisioni definitive di chiusura.
93
In considerazione di quanto precede, si deve constatare che numerose discariche ubicate nella
quasi totalit delle Regioni italiane non sono ancora state adeguate alle disposizioni in questione e
che, pertanto, linadempimento addebitato alla Repubblica italiana perdura al momento dellesame
dei fatti di causa da parte della Corte.
94
In tale contesto, la Corte osserva che la condanna della Repubblica italiana al versamento di
una penale costituisce un mezzo finanziario adeguato a sollecitare questultima alladozione delle
108
misure necessarie per porre fine allinadempimento constatato e per garantire la completa
esecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250).
95
Per quanto riguarda limporto e la forma di tale penalit, per costante giurisprudenza spetta
alla Corte, nellesercizio del suo potere discrezionale, fissare la penalit in modo tale che essa sia,
da un lato, adeguata alle circostanze e, dallaltro, commisurata allinadempimento accertato nonch
alla capacit di pagamento dello Stato membro interessato (v., in tal senso, sentenza
Commissione/Lussemburgo, C-576/11, EU:C:2013:773, punto 46 e la giurisprudenza ivi citata). Le
proposte della Commissione relative alla penalit non possono vincolare la Corte e costituiscono
soltanto un utile punto di riferimento. Analogamente, orientamenti come quelli contenuti nelle
comunicazioni della Commissione non vincolano la Corte, ma contribuiscono a garantire la
trasparenza, la prevedibilit e la certezza del diritto nellazione condotta dalla stessa Commissione
quando formula proposte alla Corte (v., in tal senso, sentenza Commissione/Spagna,
EU:C:2012:781, punto 116 e la giurisprudenza ivi citata). Infatti, nellambito di un procedimento
fondato sullarticolo 260, paragrafo 2, TFUE, relativo a un inadempimento di uno Stato membro
che persista nonostante sia gi stato constatato in una prima sentenza emessa ai sensi dellarticolo
226 CE o dellarticolo 258 TFUE, la Corte deve restare libera di fissare la penalit nellimporto e
nella forma da essa ritenuti adeguati ad incitare tale Stato membro a porre fine allinadempimento
degli obblighi derivanti da tale prima sentenza della Corte.
96
La Corte ha gi dichiarato che una simile sanzione deve essere decisa in funzione del grado di
persuasione necessario affinch lo Stato membro inadempiente dia esecuzione ad una sentenza di
condanna per inadempimento e modifichi il suo comportamento in modo da porre fine
allinadempimento addebitatogli (sentenza Commissione/Spagna, EU:C:2012:781, punto 117 e la
giurisprudenza ivi citata).
97
Pertanto, nellambito della valutazione della Corte, i criteri da prendere in considerazione per
garantire la natura coercitiva della penalit ai fini dellapplicazione uniforme ed efficace del diritto
dellUnione sono costituiti, in linea di principio, dalla durata dellinadempimento, dal suo grado di
gravit e dalla capacit finanziaria dello Stato membro di cui trattasi. Per lapplicazione di tali
criteri, la Corte deve tener conto, in particolare, delle conseguenze dellomessa esecuzione sugli
interessi pubblici e privati nonch dellurgenza di indurre lo Stato membro interessato a
conformarsi ai suoi obblighi (sentenza Commissione/Spagna, EU:C:2012:781, punto 119 e la
giurisprudenza ivi citata).
98
Per quanto riguarda la gravit dellinfrazione, si deve rilevare che lobbligo di smaltire i
rifiuti senza mettere in pericolo la salute delluomo e senza arrecare danni allambiente fa parte
degli obiettivi stessi della politica dellUnione europea nel settore ambientale, come emerge
dallarticolo 191 TFUE. In particolare, linosservanza degli obblighi risultanti dallarticolo 4 della
direttiva 75/442 rischia, per la natura stessa di tali obblighi, di mettere direttamente in pericolo la
salute delluomo e di arrecare danni allambiente; pertanto, devessere considerata particolarmente
grave (v. in tal senso, in particolare, sentenza Commissione/Grecia, EU:C:2000:356, punto 94).
99
Anche linadempimento dellobbligo, sancito allarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva
91/486, di prevedere che, in ogni discarica, i rifiuti pericolosi siano catalogati e identificati, deve
essere considerato grave, dato che il rispetto di tale obbligo costituisce un requisito necessario per
realizzare pienamente gli obiettivi perseguiti dallarticolo 4 della direttiva 75/442 (v., per analogia,
sentenza Commissione/Grecia, EU:C:2000:356, punto 95); ci tanto pi che, come osservato dalla
Commissione, siffatti rifiuti comportano, per la loro natura, un rischio pi elevato per la salute
delluomo e per lambiente.
100 Inoltre, come sottolinea la Commissione, il fatto che la presente controversia riguardi la
mancata esecuzione di una sentenza avente ad oggetto una prassi generale e persistente tende ad
acuire la gravit dellinadempimento in questione.
101 Bench dopo la sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250) la Repubblica italiana abbia
compiuto, come da essa affermato, progressi significativi nel ridurre il numero di discariche non
conformi alle disposizioni applicabili, tuttavia, come sostenuto dalla Commissione, i progressi
constatati dopo la scadenza della proroga del termine impartito nel parere motivato sono stati
109
compiuti con una grande lentezza e si registra ancora un numero importante di discariche abusive in
quasi tutte le Regioni italiane.
102 Quanto alla durata dellinfrazione, essa devessere valutata tenendo conto del momento in cui
la Corte esamina i fatti, e non di quello in cui questultima adita dalla Commissione (sentenza
Commissione/Spagna, EU:C:2012:781, punto 120 e la giurisprudenza ivi citata).
103 Nel caso di specie, come si evince dai punti da 90 a 93 della presente sentenza, la Repubblica
italiana non stata in grado di dimostrare che linadempimento constatato nella sentenza
Commissione/Italia (EU:C:2007:250) sia effettivamente cessato. Si deve quindi considerare che
siffatto inadempimento perdura da oltre sette anni, un periodo di durata notevole.
104 Per quanto attiene alla capacit di pagamento della Repubblica italiana, la Corte ha gi
dichiarato che si deve tenere conto della recente evoluzione del prodotto interno lordo di uno Stato
membro, quale risulta alla data di esame dei fatti da parte della Corte (v., in tal senso, sentenza
Commissione/Irlanda, C-279/11, EU:C:2012:834, punto 78).
105 Al fine di stabilire la forma della penalit imposta ai sensi dellarticolo 260, paragrafo 2,
TFUE, la Corte tenuta a prendere in considerazione vari fattori connessi tanto alla natura
dellinadempimento di cui trattasi, quanto alle circostanze della controversia in oggetto. Come
sottolineato al punto 95 della presente sentenza, la forma della penalit, cos come limporto delle
sanzioni pecuniarie, rientra nel libero apprezzamento della Corte, che non in alcun modo vincolata
dalle proposte della Commissione a tal proposito.
106 Per quanto concerne la proposta della Commissione di imporre una penalit di tipo
decrescente, si deve rilevare che, sebbene, per garantire la piena esecuzione della sentenza della
Corte, la penalit debba essere pretesa nella sua interezza fino al momento in cui lo Stato membro
non abbia adottato tutte le misure necessarie per porre fine allinadempimento accertato, tuttavia, in
certi casi specifici, pu essere prevista una sanzione che tenga conto dei progressi eventualmente
realizzati dallo Stato membro nellesecuzione dei suoi obblighi (v., in tal senso, sentenze
Commissione/Spagna, C-278/01, EU:C:2003:635, punti da 43 a 51; Commissione/Italia, C-496/09,
EU:C:2011:740, punti da 47 a 55, e Commissione/Belgio, C-533/11, EU:C:2013:659, punti 73 e
74).
107 Nelle circostanze del caso di specie e considerate, in particolare, le informazioni fornite alla
Corte dalla Repubblica italiana e dalla Commissione, la Corte dichiara che si deve fissare una
penalit decrescente. quindi necessario stabilire il metodo di calcolo di tale penalit nonch la
periodicit della stessa.
108 In merito a questultimo aspetto, in linea con la proposta della Commissione, occorre
determinare la penalit decrescente su base semestrale, al fine di consentire a detta istituzione di
valutare lo stato di avanzamento dei provvedimenti di esecuzione della sentenza Commissione/Italia
(EU:C:2007:250), in considerazione della situazione che emerge al termine del periodo in questione
(v., in tal senso, sentenza Commissione/Italia, EU:C:2011:740, punto 54).
109 Inoltre, come proposto dalla Commissione, si deve imporre il pagamento di una penalit il cui
importo sia ridotto progressivamente in ragione del numero di siti messi a norma conformemente
alla sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), computando due volte le discariche contenenti
rifiuti pericolosi (v., per analogia, sentenze Commissione/Spagna, EU:C:2003:635, punto 50, e
Commissione/Italia, EU:C:2011:740, punto 52).
110 In considerazione di quanto precede, la Corte giudica opportuno, nellesercizio del suo potere
discrezionale, fissare una penalit semestrale di EUR 42 800 000, dalla quale sar detratto un
importo proporzionale al numero di discariche messe a norma conformemente alla sentenza
Commissione/Italia (EU:C:2007:250) al termine del semestre considerato, contando due volte le
discariche contenenti rifiuti pericolosi.
111 Ai fini del calcolo della riduzione della penalit esigibile a titolo di ciascun semestre scaduto
a partire dalla data di pronuncia della presente sentenza, la Commissione obbligata a tenere conto
soltanto delle prove delladozione delle misure necessarie allesecuzione della sentenza
Commissione/Italia (EU:C:2007:250) che le saranno state trasmesse prima della fine del semestre
considerato.
110
112 Avuto riguardo allinsieme delle considerazioni che precedono, si deve condannare la
Repubblica italiana a versare alla Commissione, sul conto Risorse proprie dellUnione europea, a
partire dalla data di pronuncia della presente sentenza e fino allesecuzione della sentenza
Commissione/Italia (EU:C:2007:250), una penalit semestrale calcolata, per il primo semestre
successivo alla presente sentenza, alla fine di questultimo, a partire da un importo iniziale fissato in
EUR 42 800 000, dal quale saranno detratti EUR 400 000 per ciascuna discarica contenente rifiuti
pericolosi messa a norma conformemente a detta sentenza ed EUR 200 000 per ogni altra discarica
messa a norma conformemente a detta sentenza. Per tutti i semestri successivi, la penalit dovuta
per ciascun semestre sar calcolata, alla fine dello stesso, a partire dallimporto della penalit
stabilita per il semestre precedente, applicando le predette detrazioni per le discariche oggetto
dellinadempimento constatato messe a norma nel corso del semestre.
Sulla somma forfettaria
113 Occorre preliminarmente ricordare che, nellesercizio del potere discrezionale attribuitole nel
settore considerato, la Corte legittimata ad imporre, cumulativamente, una penalit ed una somma
forfettaria (sentenza Commissione/Spagna, EU:C:2012:781, punto 140 e la giurisprudenza ivi
citata).
114 La condanna al pagamento di una somma forfettaria e la determinazione dellimporto
eventuale di detta somma devono restare correlati, in ciascun caso di specie, al complesso degli
elementi rilevanti relativi tanto alle caratteristiche dellinadempimento accertato quanto al
comportamento specifico dello Stato membro interessato dal procedimento avviato in base
allarticolo 260 TFUE. A questo proposito, questultimo attribuisce alla Corte un ampio potere
discrezionale nel decidere in merito allirrogazione o meno di una siffatta sanzione e nel
determinarne eventualmente limporto (v. sentenza Commissione/Spagna, EU:C:2014:316, punto
60 e la giurisprudenza ivi citata).
115 Nella presente controversia, si deve tenere conto del complesso degli elementi di fatto e di
diritto che sono sfociati nellinadempimento constatato, in particolare del numero elevato di
discariche non ancora conformi al diritto dellUnione. Inoltre, come rilevato dallavvocato generale
al paragrafo 188 delle sue conclusioni, oltre alla presente causa, conseguente alla omessa
esecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), la Corte stata investita di oltre 20
cause in materia di rifiuti, le quali si sono concluse con una dichiarazione di inadempimento del
medesimo Stato membro agli obblighi ad esso incombenti ai sensi del diritto dellUnione.
116 Orbene, una simile reiterazione di infrazioni da parte di uno Stato membro, in un settore
specifico di azione dellUnione, indice del fatto che la prevenzione effettiva della futura
reiterazione di analoghe infrazioni al diritto dellUnione richiede ladozione di una misura
dissuasiva, quale la condanna al pagamento di una somma forfettaria (v. sentenza
Commissione/Spagna, EU:C:2014:316, punto 78 e la giurisprudenza ivi citata).
117 Spetta dunque alla Corte, nellesercizio del suo potere discrezionale, fissare limporto di tale
somma forfettaria in modo che essa sia, da una parte, adeguata alle circostanze e, dallaltra,
commisurata allinfrazione commessa (v., in tal senso, sentenza Commissione/Grecia, C-369/07,
EU:C:2009:428, punto 146)
118 Tra i fattori rilevanti a tal fine si annoverano in particolare elementi quali la gravit
dellinfrazione constatata e la sua durata dopo la pronuncia della sentenza che lha constatata (v., in
tal senso, sentenza Commissione/Italia, EU:C:2011:740, punto 94), nonch la capacit di
pagamento dello Stato membro interessato (v. sentenza Commissione/Spagna, EU:C:2014:316,
punto 80).
119 Per quanto concerne i suddetti fattori, le circostanze che devono essere prese in
considerazione risultano segnatamente dai rilievi esposti ai punti da 98 a 104 della presente
sentenza. A tal riguardo, va ricordato, in particolare, che si tratta di uninfrazione di carattere
generale e persistente, che le discariche interessate si trovano nella quasi totalit delle Regioni
italiane e che alcune di tali discariche contengono rifiuti pericolosi che presentano un rischio
elevato per la salute umana e per lambiente.
111
120 In considerazione di quanto precede, la Corte ritiene equo, per le circostanze di specie, fissare
una somma forfettaria pari a EUR 40 milioni a carico della Repubblica italiana.
121 Di conseguenza, si deve condannare la Repubblica italiana a versare alla Commissione, sul
conto Risorse proprie dellUnione europea, una somma forfettaria pari a EUR 40 milioni.
Sulle spese
122 Ai sensi dellarticolo 138, paragrafo 1, del regolamento di procedura, la parte soccombente
condannata alle spese se ne stata fatta domanda. Poich la Commissione ha chiesto la condanna
della Repubblica italiana ed stato accertato linadempimento, questultima devessere condannata
alle spese.
Per questi motivi, la Corte (Grande Sezione) dichiara e statuisce:
1)
La Repubblica italiana, non avendo adottato tutte le misure necessarie a dare esecuzione alla
sentenza Commissione/Italia (C-135/05, EU:C:2007:250), venuta meno agli obblighi ad essa
incombenti in forza dellarticolo 260, paragrafo l, TFUE.
2)
La Repubblica italiana condannata a versare alla Commissione europea, sul conto Risorse
proprie dellUnione europea, a partire dal giorno di pronuncia della presente sentenza e fino
allesecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), una penalit semestrale
calcolata, per il primo semestre successivo alla presente sentenza, alla fine di questultimo, a partire
da un importo iniziale fissato in EUR 42 800 000, dal quale saranno detratti EUR 400 000 per
ciascuna discarica contenente rifiuti pericolosi messa a norma conformemente a detta sentenza ed
EUR 200 000 per ogni altra discarica messa a norma conformemente a detta sentenza. Per tutti i
semestri successivi, la penalit dovuta per ciascun semestre sar calcolata, alla fine dello stesso, a
partire dallimporto della penalit stabilita per il semestre precedente, applicando le predette
detrazioni per le discariche oggetto dellinadempimento constatato messe a norma nel corso del
semestre.
3)
La Repubblica italiana condannata a versare alla Commissione europea, sul conto Risorse
proprie dellUnione europea, la somma forfettaria di EUR 40 milioni.
4)
La Repubblica italiana condannata alle spese.
Firme
http://curia.europa.eu/juris/document/document.jsf;jsessionid=9ea7d2dc30ddf1a0889214414fadba0
1e8e1b8beeddc.e34KaxiLc3qMb40Rch0SaxuPah10?text=&docid=160245&pageIndex=0&doclang
=IT&mode=lst&dir=&occ=first&part=1&cid=143764
CONCLUSIONI DELLAVVOCATO GENERALE
JULIANE KOKOTT
presentate il 4 settembre 2014 (1)
Causa C-196/13
Commissione europea
contro
Repubblica italiana
e
Causa C-378/13
Commissione europea
contro
Repubblica ellenica
Inadempimento di uno Stato membro Articolo 260 TFUE Omessa esecuzione di sentenze della
Corte di giustizia Sentenze Commissione/Italia (C-135/05, EU:C:2007:250) e
Commissione/Grecia (C-502/03, EU:C:2005:592) Normativa in materia di rifiuti Discariche
illegali Chiusura Bonifica Nuova autorizzazione ai sensi della direttiva 99/31/CE Sanzioni
pecuniarie Imposizione di una penalit e di una somma forfettaria Riduzione della penalit in
caso di esecuzione parziale
Indice
112
I Introduzione
II Contesto normativo
A La vecchia direttiva in materia di rifiuti
B La direttiva relativa ai rifiuti pericolosi
C La nuova direttiva in materia di rifiuti
D La direttiva discariche
III Antefatti delle due cause
A Sulla causa Commissione/Italia (C-196/13)
B Sulla causa Commissione/Grecia (C-378/13)
IV Conclusioni delle parti
V Valutazione giuridica
A Considerazioni preliminari
1. Sulla persistenza dellobbligo di esecuzione
2. Sulla data di riferimento per la valutazione dellesecuzione
B Sul procedimento contro lItalia
1. Sulla ricevibilit
2. Sullesecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250)
a) Sullutilizzazione di discariche illegali
i) Sul numero delle discariche ancora utilizzate
ii) Sullintroduzione di norme e controlli aggiuntivi
b) Sulla bonifica delle discariche illegali
i) Sullobbligo di bonifica in generale
ii) Sullarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva relativa ai rifiuti pericolosi
iii) Sulle discariche interessate
c) Sulla nuova autorizzazione delle discariche rimaste in funzione ai sensi della direttiva discariche
d) Conclusione intermedia
C Sul procedimento contro la Grecia
D Sulle sanzioni pecuniarie
1. Sulla penalit
a) Sulla causa C-196/13, Commissione/Italia
i) Sulla persistenza delle violazioni
Sui casi non controversi
Sui due casi controversi
Conclusione parziale
ii) Sulla forma della penalit fissa o decrescente?
iii) Sullimporto di base
b) Sulla causa C-378/13, Commissione/Grecia
i) Sullimporto di base della penalit
ii) Sul riconoscimento della chiusura di discariche
iii) Conclusione parziale
2. Sulla somma forfettaria
a) Sulla causa C-196/13, Commissione/Italia
b) Sulla causa C-378/13, Commissione/Grecia
VI Spese
VII Conclusione
113
I Introduzione
1.
Lapplicazione della normativa dellUnione in materia di rifiuti pone a volte problemi. Su
problemi del genere vertono le presenti cause. La Commissione, infatti, visto il loro numero di
discariche illegali di rifiuti, ha avviato procedimenti di infrazione contro la Grecia e lItalia, che
hanno portato alle sentenze Commissione/Grecia (C-502/03, EU:C:2005:592) e Commissione/Italia
(C-135/05, EU:C:2007:250). Ora essa si rivolge nuovamente alla Corte, in quanto a suo avviso ad
entrambe le sentenze non stata data piena esecuzione. Dato che le due cause sollevano in parte le
stesse questioni, le tratter congiuntamente nelle presenti conclusioni.
2.
Le cause riguardano lutilizzazione di discariche illegali nonch la mancata bonifica di
discariche illegali chiuse. Nel procedimento relativo allItalia si aggiunge che alcune discariche
contengono rifiuti pericolosi non identificati n catalogati e che per talune discariche manca una
nuova autorizzazione ai sensi della direttiva discariche (2).
3.
Un primo problema risiede nella normativa applicabile: le due sentenze del 2005 e del 2007
possono e devono essere ancora eseguite, sebbene sia mutata nel frattempo la situazione di diritto?
4.
Le infrazioni constatate riguardano, infatti, la vecchia direttiva in materia di rifiuti (3), nel
caso dellItalia anche la direttiva relativa ai rifiuti pericolosi (4) e la direttiva discariche. La vecchia
direttiva in materia di rifiuti stata per, medio tempore, abrogata e sostituita da una versione
consolidata senza modifiche di contenuto (5). LUnione ha adottato in seguito la nuova direttiva in
materia di rifiuti (6), che ha abrogato e sostituito la direttiva codificata in materia di rifiuti nonch la
direttiva relativa ai rifiuti pericolosi. Pertanto si deve analizzare in quale misura sia necessario,
ancora oggi, adottare provvedimenti in ordine alle originarie infrazioni.
5.
Nello specifico, il procedimento relativo allItalia solleva altres la questione delloggetto
della prima sentenza e, conseguentemente, della portata dellobbligo di esecuzione. La Corte ha
dichiarato, infatti, una violazione generale e persistente (7), senza indicare nel dettaglio quali casi
costituissero oggetto della condanna. pertanto opportuno chiarire se e in che modo debba essere
eseguita una siffatta sentenza ai sensi dellarticolo 260 TFUE.
6.
Ulteriori questioni sono connesse con leventuale imposizione di una penalit e/o di una
somma forfettaria. Dato che entrambi i procedimenti contemplano un elevato numero di casi
specifici, occorre esaminare come tener conto di detti casi nella commisurazione della penalit e
quali effetti discendano, per quanto riguarda limporto della stessa, dalleventuale esecuzione delle
sentenze in relazione a parte di essi. In concreto, si tratta di stabilire se debba essere imposta una
penalit decrescente, il cui importo periodico si riduca proporzionalmente agli ulteriori progressi
realizzati nellesecuzione delle sentenze.
II Contesto normativo
A La vecchia direttiva in materia di rifiuti
7.
Larticolo 4 della vecchia direttiva in materia di rifiuti prescrive, ai fini della protezione della
salute e dellambiente nel trattamento dei rifiuti nonch della prevenzione dellabbandono illegale
di rifiuti, quanto segue:
Gli Stati membri adottano le misure necessarie per assicurare che i rifiuti siano recuperati o
smaltiti senza pericolo per la salute delluomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero
recare pregiudizio allambiente (...)
()
Gli Stati membri adottano le misure necessarie per vietare labbandono, lo scarico e lo smaltimento
incontrollato dei rifiuti.
8.
Larticolo 8 della vecchia direttiva in materia di rifiuti impone agli Stati membri di adottare
le disposizioni necessarie affinch ogni detentore di rifiuti li consegni ad un raccoglitore privato o
pubblico, o ad unimpresa che effettua le operazioni previste nellallegato II A o II B di tale
direttiva, oppure provveda egli stesso al recupero o allo smaltimento, conformandosi alle
disposizioni della direttiva.
9.
Larticolo 9, paragrafo 1, della vecchia direttiva in materia di rifiuti dispone che, inter alia, ai
fini dellapplicazione dellarticolo 4 della direttiva, tutti gli stabilimenti o imprese che effettuano
114
15.
Ai sensi dellarticolo 18, paragrafo 1, della direttiva discariche, gli Stati membri adottano le
disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi a tale direttiva
entro due anni dalla sua entrata in vigore (vale a dire, entro il 16 luglio 2001) e ne informano
immediatamente la Commissione.
III Antefatti delle due cause
16.
Le presenti conclusioni vertono su due procedimenti ai sensi dellarticolo 260, paragrafo 2,
TFUE contro Italia e Grecia relativamente allesecuzione di due sentenze precedenti, riguardanti la
violazione della normativa dellUnione in materia di rifiuti sulla base dellarticolo 258 TFUE.
A Sulla causa Commissione/Italia (C-196/13)
17.
Nella sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), il 26 aprile 2007, la Corte ha dichiarato
che, non avendo adottato tutti i provvedimenti necessari
per assicurare che i rifiuti siano recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute delluomo e
senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio allambiente e per vietare
labbandono, lo scarico e lo smaltimento incontrollato dei rifiuti;
affinch tutti gli stabilimenti o imprese che effettuano operazioni di smaltimento siano
soggetti ad autorizzazione dellautorit competente;
affinch in ogni luogo in cui siano depositati (messi in discarica) rifiuti pericolosi, questi
ultimi siano catalogati e identificati, e
1) dichiarare che, non avendo adottato tutte le misure necessarie per conformarsi alla sentenza
Commissione/Italia (EU:C:2007:250), nella quale stato dichiarato che essa era venuta meno agli
obblighi che le derivavano dagli articoli 4, 8 e 9 della direttiva in materia di rifiuti, dellarticolo 2,
paragrafo 1, della direttiva relativa ai rifiuti pericolosi e dellarticolo 14, lettere da a) a c), della
direttiva discariche, la Repubblica italiana venuta meno agli obblighi che le incombono in virt
dellarticolo 260, paragrafo 1, TFUE;
2) ordinare alla Repubblica italiana di versare alla Commissione una penalit giornaliera pari a
EUR 256 819, 20 per il ritardo nellesecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250)
dal giorno in cui sar pronunciata la sentenza nella presente causa fino al giorno in cui sar stata
eseguita la sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250);
3) ordinare alla Repubblica italiana di versare alla Commissione una somma forfettaria il cui
importo risulta dalla moltiplicazione di un importo giornaliero pari a EUR 28 089, 60 per il numero
di giorni di persistenza dellinfrazione dal giorno della pronuncia della sentenza Commissione/Italia
(EU:C:2007:250) alla data alla quale sar pronunziata la sentenza nella presente causa;
4) condannare la Repubblica italiana alle spese.
22.
La Repubblica italiana chiede alla Corte di voler dichiarare che il ricorso irricevibile,
illogico, in ogni caso infondato, nonch di statuire conseguentemente sulle spese.
23.
Nella causa C-378/13, la Commissione conclude che la Corte voglia:
1) dichiarare che la Repubblica ellenica, non avendo adottato i provvedimenti necessari per dare
esecuzione alla sentenza Commissione/Grecia (EU:C:2005:592), non ha adempiuto gli obblighi ad
essa incombenti in forza dellarticolo 260, paragrafo 1, TFUE;
2) condannare la Repubblica ellenica a pagare alla Commissione una penalit indicata
nellimporto di EUR 71 193,60 per ogni giorno di ritardo nellesecuzione della sentenza
Commissione/Grecia (EU:C:2005:592), a decorrere dal giorno in cui sar emessa la sentenza nella
presente causa fino al giorno dellesecuzione della sentenza Commissione/Grecia (EU:C:2005:592);
3) condannare la Repubblica ellenica a pagare alla Commissione un importo forfettario
giornaliero di EUR 7 786,80, a decorrere dal giorno della pronuncia della sentenza
Commissione/Grecia (EU:C:2005:592) fino al giorno della pronuncia della sentenza nella presente
causa oppure fino al giorno dellesecuzione della sentenza Commissione/Grecia (EU:C:2005:592),
qualora si verificasse ad una data anteriore;
4) condannare la Repubblica ellenica alle spese.
24.
La Repubblica ellenica conclude che la Corte voglia:
1) respingere in toto il ricorso della Commissione;
2) in via subordinata, respingere le richieste di irrogazione di una penalit giornaliera e di un
importo forfettario;
3) in via ulteriormente subordinata, limitare al minimo possibile la penalit giornaliera proposta
dalla Commissione, tenendo conto dellesecuzione della sentenza Commissione/Grecia
(EU:C:2005:592), e contenere limporto forfettario nel minimo previsto per la Grecia, vale a dire
EUR 2 181 000;
4) condannare la Commissione alle spese.
25.
Le parti hanno svolto le proprie difese scritte nonch, il 3 giugno 2014, le proprie difese
orali.
V Valutazione giuridica
26.
Prima di esaminare se lItalia (a tal riguardo, v. sub B) e la Grecia (a tal riguardo, v. sub C)
abbiano eseguito le due sentenze, presenter anzitutto alcune considerazioni preliminari rilevanti
per entrambe le cause (a tal riguardo, v. sub A). Infine, mi occuper delle sanzioni pecuniarie (a tal
riguardo, v. sub D).
A Considerazioni preliminari
27.
Anzitutto, occorre individuare un criterio in base al quale stabilire in che misura le sentenze
controverse debbano continuare ad essere eseguite (a tal riguardo, v. sub 1) e quindi precisare come
venga determinata la data di riferimento per il soddisfacimento dellobbligo di esecuzione (a tal
riguardo, v. sub 2).
117
1.
Sulla persistenza dellobbligo di esecuzione
28.
Va chiarito anzitutto in quale misura debbano continuare ad essere eseguite le due sentenze.
Mentre le disposizioni della direttiva discariche qui rilevanti sono ancora in vigore, la vecchia
direttiva in materia di rifiuti e la direttiva relativa ai rifiuti pericolosi sono state ormai abrogate e
sostituite dalla nuova direttiva in materia di rifiuti.
29.
Lobbligo di eseguire le sentenze non pu per avere una portata pi estesa di quella degli
obblighi la cui violazione sia stata dichiarata dalla Corte. In caso contrario, lobbligo di eseguire
una sentenza potrebbe, in determinate circostanze, addirittura rendere necessaria unulteriore
violazione del diritto dellUnione. Esemplificative sono le due sentenze Commissione/Svezia (8)
sulla conservazione di dati. Una volta dichiarata la direttiva 2006/24 (9) invalida (10), proseguire
nella loro esecuzione potrebbe comportare la violazione dellarticolo 15 della direttiva 2002/58 (11)
nonch degli articoli 8 e 9 della Carta dei diritti fondamentali dellUnione.
30.
In un procedimento ai sensi dellarticolo 258 TFUE, la Commissione per legittimata,
secondo costante giurisprudenza, a far dichiarare un inadempimento degli obblighi che trovano la
loro origine nella versione iniziale di un atto dellUnione, successivamente modificato o abrogato,
che siano stati confermati da nuove disposizioni (12). Tale soluzione ragionevole, in quanto,
normalmente, si deve presumere che il legislatore dellUnione, redigendo una nuova versione di una
determinata direttiva, non intende rendere pi gravosa lesecuzione degli obblighi rimasti invariati.
Modifiche meramente formali del diritto dellUnione non pregiudicano, infatti, le finalit concrete
delle direttive interessate, vincolanti per gli Stati membri ai sensi dellarticolo 288, terzo comma,
TFUE. Ci vale a maggior ragione nel caso in cui il legislatore dellUnione inserisca nel nuovo atto
giuridico disposizioni secondo le quali i riferimenti alla direttiva abrogata devono intendersi fatti a
quella nuova e addirittura aggiunga tavole di concordanza. quanto si verificato con le nuove
direttive in materia di rifiuti (13).
31.
La Corte ha gi dichiarato che labrogazione della vecchia direttiva in materia di rifiuti da
parte della direttiva codificata in materia di rifiuti, durante la fase precontenziosa di un ricorso
proposto ai sensi dellarticolo 258 TFUE, non aveva alcun effetto sul procedimento dinfrazione in
corso. Infatti, la direttiva pi recente, che ha codificato la direttiva in materia di rifiuti a fini di
razionalit e chiarezza, riproduce le pertinenti disposizioni della precedente direttiva (14).
32.
Inoltre, la Corte ha gi basato implicitamente su detta considerazione una propria sentenza
pronunciata ai sensi dellarticolo 260, paragrafo 2, TFUE. Infatti, il procedimento avente ad oggetto
le fosse settiche irlandesi (15) verteva, del pari, sullapplicazione degli articoli 4 e 8 della vecchia
direttiva in materia di rifiuti, che, gi alla data della prima sentenza, era stata sostituita dalla
direttiva codificata in materia di rifiuti. E ancor prima della proposizione del ricorso ai sensi
dellarticolo 260 TFUE, la nuova direttiva in materia di rifiuti era entrata in vigore al posto della
direttiva consolidata in materia di rifiuti. Ci nonostante, la Corte senza ulteriore discussione della
normativa applicabile condannava al pagamento di una penalit e di una somma forfettaria.
33.
Dunque, anche nelle presenti cause, i precedenti obblighi stabiliti dalla normativa in materia
di rifiuti possono continuare a essere eseguiti, nei limiti in cui vengano riprodotti nelle disposizioni
in vigore. Ci costituir di volta in volta oggetto di dettagliata analisi.
2.
Sulla data di riferimento per la valutazione dellesecuzione
34.
Nel verificare se una sentenza sia stata eseguita, occorre utilizzare come data di riferimento
per accertare un inadempimento ai sensi dellarticolo 260, paragrafo 1, TFUE quella della scadenza
del termine impartito nellinvito a presentare osservazioni emesso in forza di tale disposizione (16).
Tuttavia, quando la procedura per inadempimento stata avviata in base allex articolo 228,
paragrafo 2, CE e un parere motivato stato emesso prima della data di entrata in vigore del
Trattato di Lisbona, ossia del 1 dicembre 2009, la data di riferimento per accertare un
inadempimento quella della scadenza del termine stabilito nel parere motivato (17).
B Sul procedimento contro lItalia
1.
Sulla ricevibilit
35.
LItalia eccepisce che il ricorso sia irricevibile, in quanto la Commissione non avrebbe
fornito alcuna integrazione al parere motivato. In realt, una tale integrazione sarebbe stata
118
necessaria solo nel caso in cui la Commissione avesse ampliato il procedimento rispetto al parere
motivato (18), mentre un siffatto ampliamento non risulta. Siccome il ricorso conforme al parere
emesso, questultimo non aveva bisogno, al contrario, di alcun supplemento. Questo primo
argomento presentato dallItalia va pertanto respinto.
36.
LItalia adduce poi che una lettera del direttore generale della direzione generale
Ambiente avrebbe giustificato un legittimo affidamento in una diversa delimitazione delloggetto
del procedimento.
37.
Una violazione del principio del legittimo affidamento presuppone che lamministrazione
abbia fornito precise assicurazioni (19). Costituiscono un esempio di assicurazioni idonee a far
nascere fondate aspettative informazioni precise, incondizionate e concordanti che promanano da
fonti autorizzate e affidabili (20).
38.
LItalia non ha per esposto quali precise assicurazioni si possano dedurre da detta lettera. Di
conseguenza, anche tale argomento deve essere respinto.
2.
Sullesecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250)
39.
Nei confronti dellItalia, la Commissione emetteva un parere motivato per mancata
esecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250). Essa prorogava il termine ivi
impartito fino al 30 settembre 2009. Pertanto, occorre verificare anzitutto se, a tale data, lItalia
avesse adottato le misure necessarie per conformarsi alla sentenza.
40.
In detta sentenza, la Corte dichiarava la violazione degli articoli 4, 8 e 9 della vecchia
direttiva in materia di rifiuti, dellarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva relativa ai rifiuti pericolosi e
dellarticolo 14, lettere da a) a c), della direttiva discariche.
41.
Alla scadenza del termine impartito dal parere motivato e in seguito prorogato, vale a dire al
30 settembre 2009, la vecchia direttiva in materia di rifiuti era stata sostituita dalla direttiva
consolidata in materia di rifiuti, ma il termine per la trasposizione della nuova direttiva in materia di
rifiuti non era ancora scaduto. Dato che la direttiva consolidata non conteneva alcuna modifica
sostanziale, in data 30 settembre 2009 lItalia aveva ancora lobbligo di eseguire la sentenza.
42.
Ai fini dellidentificazione degli obblighi di esecuzione, il dispositivo della sentenza
Commissione/Italia (EU:C:2007:250) riveste unutilit molto circoscritta, in quanto esso si limita a
riprodurre il testo delle disposizioni violate. Tuttavia, esso deve essere interpretato alla luce della
motivazione della decisione (21). In base ad essa si possono individuare tre tipi di violazioni, vale a
dire:
la mancata bonifica delle discariche illegali di rifiuti chiuse, contenenti in parte rifiuti
pericolosi;
la mancanza di una nuova autorizzazione ai sensi della direttiva discariche per le discariche di
rifiuti rimaste in funzione.
a) Sullutilizzazione di discariche illegali
43.
La Commissione censura lutilizzazione di discariche illegali e sostiene che lItalia dovrebbe
introdurre norme e controlli aggiuntivi per prevenire in futuro infrazioni siffatte.
44.
La violazione degli articoli 4 e 9 della vecchia direttiva in materia di rifiuti, nonch
dellarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva relativa ai rifiuti pericolosi, commessa attraverso
lutilizzazione di discariche di rifiuti che non soddisfacevano i requisiti di tali disposizioni, stata
dichiarata dalla Corte nei punti 39, 42 e 43 della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250). La
Corte constatava che sul territorio italiano esisteva un considerevole numero di discariche in cui i
gestori non avevano garantito il riciclaggio o lo smaltimento dei rifiuti in modo tale da non mettere
in pericolo la salute delluomo e da non utilizzare procedimenti o metodi che potessero recare
pregiudizio allambiente, nonch un considerevole numero di siti di smaltimento incontrollato di
rifiuti (22). Inoltre, numerose discariche erano in funzione senza aver ottenuto lautorizzazione delle
autorit competenti (23). Infine, la Corte constatava che in Italia erano presenti almeno 700
discariche abusive contenenti rifiuti pericolosi, non sottoposti quindi ad alcuna misura di
controllo (24).
i) Sul numero delle discariche ancora utilizzate
119
45.
La Commissione, per quanto avesse dedotto, in prima battuta, che, alla scadenza del termine
da essa impartito, sarebbero esistite almeno 422 discariche illegali, tuttavia, sulla base dei dati
forniti nel controricorso, limitava tale censura, nella replica, a 37 discariche la cui chiusura prima
della scadenza del termine non sarebbe stata dimostrata. Sulla scorta dei dati esposti nella
controreplica, essa insisteva nel contestare, alla fine, solo lutilizzazione di due discariche illegali.
46.
Si tratta di una discarica selvaggia, Matera/Altamura Sgarrone al confine tra Puglia e
Basilicata, e di unex discarica comunale, Reggio Calabria/Malderiti in Calabria.
47.
Nel controricorso (25) lItalia aveva, in effetti, continuato a menzionare nei propri elenchi
dette discariche senza indicarne la data di chiusura e aveva addirittura segnalato, in quella sede, la
programmazione di misure di bonifica. Tuttavia, nella controreplica (26), lItalia esponeva che
nellarea della presunta discarica Matera/Altamura Sgarrone, alla luce di pi recenti analisi condotte
in situ, non sarebbe stata constatata alcuna ex discarica. E nel caso della presunta discarica Reggio
Calabria/Malderiti, lItalia riferiva che in passato vi erano stati abbandonati effettivamente rifiuti,
che per gi da molto tempo erano stati rimossi.
48.
Ai fini della verifica della questione se, alla scadenza del termine impartito dalla
Commissione, fossero ancora effettivamente utilizzate discariche illegali, detto argomento appare
tuttavia irrilevante. In primo luogo, i nuovi elementi non escludono il fatto che le discariche fossero
ancora utilizzate in quel momento. In secondo luogo, lItalia rifiuta espressamente di presentare
osservazioni sul grado di esecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250) alla data
indicata (27). Conseguentemente, lItalia ha anche omesso di contestare lutilizzazione di dette
discariche alla scadenza del termine.
49.
Per quanto concerne le discariche Matera/Altamura Sgarrone e Reggio Calabria/Malderiti,
dunque fondata la censura dellulteriore utilizzazione di discariche illegali alla scadenza del termine
impartito dalla Commissione.
ii) Sullintroduzione di norme e controlli aggiuntivi
50.
La Commissione censura peraltro, a tal riguardo, anche il fatto che lItalia non avrebbe
adeguatamente potenziato le sue norme volte a prevenire abbandoni illegali di rifiuti n il suo
sistema di sorveglianza riguardo ai rifiuti, sebbene le autorit italiane avessero intanto annunciato
riforme in materia finalizzate allesecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250).
51.
Per quanto attiene a tale censura, effettivamente la sentenza Commissione/Italia
(EU:C:2007:250) ha dichiarato una violazione generale e persistente delle disposizioni della
normativa in materia di rifiuti (28). Sarebbe logico far fronte a una siffatta violazione con
provvedimenti legislativi generali o di tipo sistematico, i quali potrebbero contribuire a prevenire, in
futuro, il sorgere di nuove discariche illegali.
52.
Tuttavia, la Corte non ha dichiarato che la violazione rendeva necessaria ladozione di simili
provvedimenti. Neppure la Commissione espone elementi in merito.
53.
Il fatto che le autorit italiane possano aver provvisoriamente sostenuto la necessit di
ulteriori norme e di misure di controllo sistematiche non di per s sufficiente a dimostrare che
siffatti provvedimenti siano necessari allesecuzione della sentenza Commissione/Italia
(EU:C:2007:250). Tanto pi che, come lItalia espone nel presente procedimento, tali programmi
non avrebbero avuto la finalit di soddisfare lobbligo di esecuzione.
54.
Piuttosto, non si pu escludere che come dedotto del pari dallItalia gi la semplice
applicazione conforme delle norme vigenti sia sufficiente per prevenire, in futuro, labbandono di
rifiuti in un gran numero di discariche illegali. In tal senso depone anche il fatto che nella presente
causa non stato dedotto il sorgere, medio tempore, di nuove discariche illegali.
55.
Per contro, specifici casi isolati determinati ad esempio da attivit criminose non
potrebbero essere evitati con certezza neanche con limpiego di norme rigorose e sofisticati sistemi
di sorveglianza. Tali casi sarebbero qualitativamente diversi dalla violazione generale e persistente
constatata nella sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250).
56.
Pertanto, tale parte del ricorso devessere respinta.
b) Sulla bonifica delle discariche illegali
120
57.
La seconda violazione fatta valere dalla Commissione la mancata bonifica delle discariche
illegali di rifiuti chiuse, contenenti in parte rifiuti pericolosi. La Commissione sostiene che, alla
scadenza del termine da essa impartito, ancora 422 discariche avrebbero avuto bisogno di bonifica.
58.
Tale censura solleva questioni complicate. Anzitutto occorre chiarire se la sentenza
Commissione/Italia (EU:C:2007:250) fondi un obbligo di bonifica delle discariche illegali chiuse (a
tal riguardo, v. sub i) e quale importanza rivesta, in tale contesto, la direttiva relativa ai rifiuti
pericolosi (a tal riguardo, v. sub ii). Infine, occorre stabilire a quali discariche si riferisca lobbligo
di esecuzione della sentenza (a tal riguardo, v. sub iii).
i) Sullobbligo di bonifica in generale
59.
LItalia eccepisce che la sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250) non richiede affatto
la bonifica delle discariche illegali chiuse.
60.
Va dato atto al riguardo che la sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250) non dichiara
espressamente, n nel dispositivo n nella motivazione, che la mancata bonifica delle discariche
illegali costituisca parte delle infrazioni accertate. Tuttavia, la sentenza attesta che la Commissione
ha censurato, nella sua argomentazione, anche la perdurante mancata bonifica delle discariche
abusive (29) e la Corte, lungi dal respingere tale argomento, ha accolto in toto il ricorso della
Commissione.
61.
Inoltre, secondo il punto 41 della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), quanto alla
censura relativa alla violazione dellarticolo 8 della direttiva in materia di rifiuti, stato accertato
che le autorit italiane non avevano garantito che i detentori di rifiuti procedessero essi stessi allo
smaltimento o al recupero dei rifiuti o li consegnassero ad un raccoglitore o ad unimpresa
incaricata di effettuare tali operazioni, conformemente alle disposizioni della direttiva. Dalla
documentazione prodotta (30) risulta che la Corte fonda tale accertamento sul fatto che determinate
discariche nelle Regioni Umbria e Puglia non erano ancora state bonificate.
62.
La Corte ha gi dichiarato che larticolo 8 della vecchia direttiva in materia di rifiuti
contempla un siffatto obbligo di bonifica delle discariche abusive. Infatti, il gestore di una discarica
abusiva diviene, nel ricevervi rifiuti, detentore di questi rifiuti e la summenzionata disposizione
impone allo Stato membro lobbligo di adottare nei confronti del medesimo le misure necessarie
affinch questi rifiuti siano consegnati ad un raccoglitore privato o pubblico o ad unimpresa di
smaltimento, salvo che tale gestore provveda egli stesso al loro recupero o smaltimento (31).
63.
Ne consegue che laccertata violazione dellarticolo 8 della vecchia direttiva in materia di
rifiuti consiste quanto meno nel non aver ancora bonificato le discariche abusive.
64.
Sebbene la Commissione esponga che una violazione dellarticolo 8 della vecchia direttiva in
materia di rifiuti sussiste solo in relazione alle due discariche la cui chiusura controversa (32),
tuttavia, qualora si consideri la sua complessiva argomentazione, appare chiaro che essa non ha
rinunciato a contestare la violazione dellarticolo 8 compiuta attraverso la persistente mancata
bonifica delle discariche illegali. Infatti, la Commissione continua a chiedere in modo espresso e,
per lItalia, inequivocabile di compiere detta bonifica. Il riconoscimento dellesecuzione della
sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250) riguardo agli articoli 8 e 9 concerne quindi soltanto
la violazione di dette disposizioni consistente nel non aver sufficientemente impedito le discariche
illegali ovvero la loro utilizzazione.
65.
Inoltre, lobbligo di bonifica delle discariche illegali si basa, secondo alcune sentenze
disponibili solo in francese e nella lingua del procedimento, anche sullarticolo 4, paragrafo 1, della
vecchia direttiva in materia di rifiuti, la cui violazione viene ugualmente censurata dalla
Commissione. La Corte lo ha dichiarato anzitutto per casi in cui era accertato che i rifiuti
abbandonati illegalmente arrecavano pregiudizio allambiente (33), ci che appunto occorre
prevenire ai sensi dellarticolo 4, paragrafo 1. In seguito, la Corte si fondata sulla considerazione
che gi il deposito di rifiuti in una discarica (illegale) recava pregiudizio allambiente (34). Pertanto
del tutto logico che la chiusura delle discariche illegali oppure la copertura dei rifiuti abbandonati
illegalmente con terra e detriti non siano sufficienti a soddisfare i requisiti dellarticolo 4, paragrafo
1 (35). Come afferma giustamente la Commissione, si deve piuttosto quantomeno verificare se una
121
discarica illegale chiusa arrechi pregiudizio allambiente o alla salute. In caso affermativo, essa
deve essere bonificata.
66.
Pertanto si deve concludere che la violazione dellarticolo 4, paragrafo 1, e dellarticolo 8
della vecchia direttiva in materia di rifiuti, dichiarata nella sentenza Commissione/Italia
(EU:C:2007:250), fa sorgere lobbligo di verificare la necessit di bonifica delle discariche illegali
di rifiuti ed eventualmente di bonificarle.
67.
Tale conclusione in linea con il fatto che lItalia, gi nella causa C-135/05, ma anche nella
presente, ha continuato a fornire informazioni sulla bonifica delle discariche di rifiuti. Detto Stato
membro non pu pertanto affermare di non essere stato al corrente che la presente causa vertesse
anche sulla bonifica delle discariche.
ii) Sullarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva relativa ai rifiuti pericolosi
68.
La dichiarazione della violazione dellarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva relativa ai rifiuti
pericolosi di cui alla sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250) aggiunge allobbligo di
bonifica specifici obblighi con riguardo ai rifiuti pericolosi.
69.
A tal proposito occorre anzitutto ricordare che gli obblighi fondamentali in materia di rifiuti
stabiliti dalla direttiva in materia di rifiuti incluso lobbligo di bonifica non sono ridefiniti dalla
direttiva relativa ai rifiuti pericolosi, ma, in forza dellarticolo 1, paragrafo 2, di questultima,
trovano applicazione altres per i rifiuti pericolosi. Di conseguenza, anche le discariche illegali
contenenti rifiuti pericolosi devono essere bonificate conformemente alla direttiva in materia di
rifiuti.
70.
La direttiva relativa ai rifiuti pericolosi pu, per, far sorgere obblighi pi estesi. Larticolo
2, paragrafo 1, impone, infatti, che i rifiuti pericolosi siano catalogati e identificati.
71.
Qualora siano state omesse, lidentificazione e la catalogazione di rifiuti pericolosi
abbandonati illegalmente devono essere eseguite successivamente nellambito della bonifica. Di
norma, lidentificazione anzi un presupposto della bonifica vera e propria, al fine di ottenere
indicazioni affidabili sul modo in cui procedere alla bonifica e di evitare che sorgano, allatto stesso
della bonifica, ulteriori pericoli per lambiente e la salute umana.
iii) Sulle discariche interessate
72.
Le parti sono in disaccordo pure su quali siano le discariche soggette allobbligo di bonifica.
Il punto , fondamentalmente, se la sentenza abbia descritto la portata dellinfrazione in modo
sufficientemente preciso da consentire lesecuzione ai sensi dellarticolo 260 TFUE. Infatti, la
sentenza non riporta, n nel dispositivo n nella motivazione, un elenco delle discariche da
bonificare.
73.
A rigore un siffatto elenco si potrebbe ricostruire dagli atti della causa C-135/05. A tal
proposito, sarebbero rilevanti le discariche menzionate in modo diretto o indiretto dalla
Commissione. Per la maggior parte delle regioni la base di detta ricostruzione sarebbe rappresentata
dal rapporto del Corpo forestale dello Stato italiano del 22 ottobre 2002, sul quale la Commissione
ha fondato il suo ricorso. Tale rapporto contabilizzava le discariche illegali nei territori boschivi e
montagnosi delle regioni a statuto ordinario in Italia (vale a dire, tutte le regioni italiane, eccetto il
Friuli-Venezia Giulia, la Sardegna, la Sicilia, il Trentino-Alto Adige e la Valle dAosta).
74.
Tuttavia, con ogni probabilit un elenco cos ricostruito non comprenderebbe tutte le
discariche di cui la Commissione chiede la bonifica nella presente causa. Infatti, lItalia,
rispondendo ad un quesito della Corte, ha elencato 71 discariche segnalate dalla Commissione che
non sarebbero state oggetto del procedimento nella causa C-135/05.
75.
La Commissione non sostiene di aver indicato tali discariche nel procedimento della causa
C-135/05. Essa si esprime unicamente sulle due discariche di cui controversa lesistenza (36).
Eppure emerge inequivocabilmente dalla sua argomentazione che la Commissione insiste nel
considerare da bonificare anche le altre 69 discariche. 44 di tali discariche si trovano nelle regioni in
cui il Corpo forestale ha svolto le sue ricerche, le restanti 25 in regioni rispetto alle quali il Corpo
forestale non ha competenza, la maggior parte in Sicilia e Sardegna. dubbio pertanto che in
particolare le discariche da ultimo citate siano state menzionate dalla Commissione del
procedimento della causa C-135/05.
122
76.
Tuttavia, le statuizioni della Corte nella sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250) non
mirano a stabilire se e come determinate discariche siano state menzionate nel procedimento. Nella
causa C-135/05, infatti, lItalia aveva gi lamentato, senza successo, la genericit e
lindeterminatezza dellinadempimento addebitato dalla Commissione. La Corte sottolineava per
che la Commissione poteva censurare una generale prassi amministrativa che provocava una
violazione ripetuta e prolungata del diritto dellUnione (37). Coerentemente, la Corte dichiarava
espressamente, al punto 45 di quella sentenza, che lItalia era venuta meno, in modo generale e
persistente, agli obblighi ad essa incombenti ai sensi della normativa in materia di rifiuti. La Corte
motivava i diversi inadempimenti non facendo ricorso ad unanalisi approfondita dei casi esposti,
ma limitandosi a rinviare esemplificativamente alla situazione riscontrata in determinate
regioni (38).
77.
Quindi, la dichiarazione della violazione del diritto dellUnione di cui alla sentenza
Commissione/Italia (EU:C:2007:250), in particolare degli articoli 4 e 8 della direttiva in materia di
rifiuti, nonch dellarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva relativa ai rifiuti pericolosi, va al di l dei
casi particolari denunciati alla Corte (39). La statuizione piuttosto da intendere nel senso che da
diverso tempo lItalia non ha adottato sul suo intero territorio i provvedimenti necessari a bonificare
le discariche illegali, vale a dire a rimuovere regolarmente i rifiuti abbandonati illegalmente come
prescritto dalle menzionate disposizioni. Il fatto , in nuce, che lItalia non si sufficientemente
impegnata per impedire lutilizzazione di discariche illegali.
78.
Resta per dubbio fino a che punto una siffatta dichiarazione di una violazione generale e
persistente, non limitata ai singoli casi denunciati (esemplificativamente) alla Corte, imponga ad
uno Stato membro, ai sensi dellarticolo 260, paragrafo 1, TFUE, di adottare provvedimenti che
possano essere eseguiti ai sensi dellarticolo 260, paragrafo 2, TFUE.
79.
Qualora lapplicazione dellarticolo 260 TFUE richiedesse lo stesso livello di determinatezza
di un titolo esecutivo, allora, riguardo alla bonifica delle discariche, lesecuzione della sentenza
Commissione/Italia (EU:C:2007:250) sarebbe certamente esclusa. Per quanto attiene ai titoli che
comportano un obbligo pecuniario ai sensi degli articoli 192 e 187 del Trattato CEE (dopo la
modifica, divenuti articoli 280 TFUE e 299 TFUE), la Corte, nonostante fosse possibile una
conversione, ha comunque escluso che essi venissero espressi nelle unit di conto europee, allora
ancora esistenti, in quanto potevano essere liquidati solo in moneta nazionale (40). Siccome n la
sentenza n il fascicolo del procedimento della causa C-135/05 indicano in modo chiaro quali
discariche in concreto debbano essere bonificate, sembrerebbe doversi escludere lobbligo di
procedere allesecuzione.
80.
per altrettanto vero che non si possono porre analoghe condizioni per larticolo
260 TFUE (41). Ci risulta gi dal fatto che le sentenze da eseguire ai sensi dellarticolo 258 TFUE
hanno un carattere meramente dichiarativo. Pertanto, a prescindere dalla decisione sulle spese, esse
non indicano affatto i provvedimenti concreti che uno Stato membro tenuto ad adottare per porre
fine alla violazione accertata del diritto dellUnione. Anzi, tali sentenze lasciano agli Stati membri,
di regola, notevoli margini operativi nella loro esecuzione.
81.
Pertanto, un criterio di riferimento dovrebbe essere costituito, piuttosto, dal principio
dellequo processo di cui devono poter beneficiare tutte le parti di una controversia della quale sia
investito il giudice dellUnione, indipendentemente dal loro status giuridico (42). Per soddisfare le
condizioni di tale principio, occorre che le parti conoscano e possano discutere in contraddittorio gli
elementi di fatto e di diritto decisivi per lesito del procedimento (43). Per questo necessario che
qualsivoglia decisione giudiziaria sia motivata, cos che il condannato possa comprendere le ragioni
della condanna (44). Tuttavia, la portata dellobbligo di motivazione pu variare a seconda della
natura della decisione giudiziaria di cui trattasi e devessere analizzata in relazione al procedimento
considerato nel suo complesso e sulla base dellinsieme delle circostanze pertinenti, tenendo conto
delle garanzie procedurali da cui tale decisione contornata (45).
82.
In parte, i requisiti della motivazione sono collegati alla possibilit di un ricorso in
impugnazione, possibilit che non rileva nel procedimento per inadempimento (46). Eppure, anche
in detto procedimento, la sentenza deve essere quantomeno sufficientemente chiara, affinch lo
123
Stato membro interessato possa individuare le infrazioni da rimuovere. Esso deve altres essere in
condizione di svolgere difese nei confronti della Commissione in merito allesecuzione che abbia
intrapreso.
83.
I requisiti di determinatezza delle statuizioni non possono per comportare che la
dichiarazione di una prassi generale e persistente non richieda alcuna attivit esecutiva. In caso
contrario, siffatte statuizioni, la cui possibilit riconosciuta costantemente dalla giurisprudenza
della Corte (47), sarebbero private delleffetto utile. Esse conserverebbero soltanto un carattere
meramente dichiarativo.
84.
La necessit di siffatte statuizioni piuttosto astratte senza specifica indicazione di tutti i
singoli casi in questione deriva, del resto, dal comportamento dello Stato membro interessato.
Infatti, questultimo anzitutto tollera una violazione generale e persistente del diritto dellUnione e
poi non informa pienamente ed esaurientemente la Commissione, nella fase precontenziosa del
primo ricorso per inadempimento, della portata della sua infrazione, violando il proprio dovere di
leale cooperazione. Pretendere nondimeno dalla Commissione di indicare precisamente, pur non
disponendo di propri specifici poteri di indagine, la violazione di diritto dellUnione, perch pi
tardi cessi, consentirebbe allo Stato membro di trarre ulteriori vantaggi dalla sua stessa violazione.
85.
Infine, la Corte ha gi applicato in almeno un caso simile lallora vigente articolo 228 CE
(dopo la modifica, divenuto articolo 260 TFUE). La condanna della Francia a causa
dellinsufficiente controllo sulle attivit di pesca riguardava, infatti, un deficit persistente e
strutturale nellapplicazione del diritto dellUnione (48), la cui eliminazione non era stata del pari
stabilita in concreto.
86.
Deve pertanto essere sufficiente il fatto che lo Stato membro sia in grado di individuare sulla
base della sentenza alloccorrenza, secondo uninterpretazione della stessa ai sensi dellarticolo 43
dello Statuto i provvedimenti necessari allesecuzione.
87.
La sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250) soddisfa detti requisiti in riferimento
allobbligo di bonifica delle discariche. Come stato illustrato in precedenza (49), lItalia, in quanto
Stato membro parte del procedimento, poteva desumere dalla sentenza e dagli atti di causa che la
bonifica delle discariche illegali chiuse era compresa. Tali discariche dovevano per forza di cose
essere quelle la cui utilizzazione non era stata precedentemente impedita dallItalia, secondo una
prassi generale e persistente, in violazione degli articoli 4, 8 e 9 della vecchia direttiva in materia di
rifiuti nonch, in parte, dellarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva relativa ai rifiuti pericolosi. La
necessit di bonificare tali discariche la conseguenza di detta utilizzazione (50).
88.
LItalia sempre stata al corrente della portata di tale obbligo. Gi nel procedimento della
causa C-135/05, e quindi nella fase precontenziosa della presente causa, detto Stato membro ha
perci identificato le discariche chiuse ancora da bonificare.
89.
In particolare, dalle comunicazioni trasmesse dallItalia alla Commissione risulta che, alla
scadenza del termine di cui al parere motivato, il 30 settembre 2009, non erano ancora state
bonificate tra le 368 (51) e le 422 (52) discariche illegali. Almeno 15 (53), forse anche 23 (54), di
tali discariche contenevano, secondo i dati forniti dallItalia nel procedimento precontenzioso, rifiuti
pericolosi. Dunque, a detta data, la sentenza non era ancora stata eseguita nella parte relativa alla
bonifica delle discariche. Ci basta a giustificare una nuova condanna ai sensi dellarticolo 260,
paragrafo 2, TFUE.
c) Sulla nuova autorizzazione delle discariche rimaste in funzione ai sensi della direttiva
discariche
90.
La sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250) dichiarava inoltre che era stato violato
larticolo 14, lettere da a) a c), della direttiva discariche. Tale disposizione disciplina le condizioni
alle quali le discariche che abbiano ottenuto unautorizzazione o siano gi in funzione alla scadenza
del termine di recepimento di detta direttiva, vale a dire al 16 luglio 2001, possono continuare a
funzionare.
91.
Ai sensi dellarticolo 14, lettera a), della direttiva discariche, il gestore della discarica deve
elaborare e presentare allapprovazione dellautorit competente un piano di riassetto della discarica
entro il 16 luglio 2002. La lettera b) prevede che, in seguito alla presentazione di detto piano,
124
lautorit decida sul mantenimento in funzione o sulla chiusura della discarica. In forza della lettera
c), in caso di mantenimento in funzione, lautorit deve autorizzare i necessari lavori di riassetto e
stabilire un periodo di transizione fino al 16 luglio 2009.
92.
Secondo i dati forniti dalla Commissione, che non sono stati contestati, alla scadenza del
termine di cui al parere motivato ne erano interessate almeno 93 discariche. Si trattava di 69
discariche, site in nove Regioni, che lItalia ha indicato alla Commissione nella risposta al parere
motivato e di altre 24, nella Regione Puglia, su cui lItalia ha fornito indicazioni solo in seguito.
Anche a tal riguardo, di conseguenza, la sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250) non era
stata ancora eseguita alla scadenza del termine.
d) Conclusione intermedia
93.
La Repubblica italiana quindi venuta meno agli obblighi ad essa incombenti ai sensi degli
articoli 4, 8 e 9 della direttiva rifiuti, dellarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva relativa ai rifiuti
pericolosi e dellarticolo 14 della direttiva discariche, nonch dellarticolo 260, paragrafo 1, TFUE,
non avendo adottato tutti i provvedimenti necessari per lesecuzione della sentenza
Commissione/Italia (EU:C:2007:250) alla data del 30 settembre 2009, allorch scaduto il termine
impartito dalla Commissione europea nel parere motivato.
C Sul procedimento contro la Grecia
94.
Loggetto del procedimento contro la Grecia pi limitato di quello del procedimento contro
lItalia. Nella sentenza Commissione/Grecia (EU:C:2005:592) la Corte ha dichiarato
esclusivamente la violazione degli articoli 4, 8 e 9 della vecchia direttiva in materia di rifiuti.
95.
Le parti sono daccordo sul fatto che tale violazione concerna sia lutilizzazione di discariche
illegali sia la loro bonifica.
96.
La data di riferimento si deduce dallinvito integrativo a presentare osservazioni del 29
ottobre 2010, nel quale la Commissione fissava il termine del 29 dicembre 2010.
97.
Dato che il termine di trasposizione della nuova direttiva in materia di rifiuti scaduto il 12
dicembre 2010, ai fini della persistenza dellobbligo di eseguire la sentenza Commissione/Grecia
(EU:C:2005:592) occorre accertare se la nuova direttiva riproduca gli articoli 4, 8 e 9 della vecchia
direttiva in materia di rifiuti.
98.
Ci accade, in linea di principio, con gli articoli 13, 36, paragrafo 1, 15, paragrafo 1, nonch
23 della nuova direttiva in materia di rifiuti, che contengono unicamente modifiche non sostanziali.
99.
In linea di massima, lobbligo di bonifica non messo in dubbio dallarticolo 2, paragrafo 1,
lettera b), della nuova direttiva in materia di rifiuti. Tale disposizione ha integrato la normativa in
materia di rifiuti nel senso che la direttiva in materia di rifiuti non applicabile al terreno (in situ),
incluso il suolo contaminato non escavato. I rifiuti abbandonati illegalmente non costituiscono per
terreno n si trovano in situ, vale a dire nella loro condizione originaria (55). Altrimenti
labbandono illegale di rifiuti spianerebbe la strada allelusione della normativa in materia di rifiuti.
La rimozione di tali rifiuti pu pertanto continuare ad essere imposta conformemente a detta
normativa.
100. Ne consegue che la sentenza Commissione/Grecia (EU:C:2005:592) doveva essere ancora
eseguita alla scadenza del termine impartito dalla Commissione.
101. Dagli argomenti delle parti non risulta chiaro il livello di esecuzione della sentenza
Commissione/Grecia (EU:C:2005:592) alla data del 29 dicembre 2010. In ogni caso, sei mesi pi
tardi la Grecia comunicava che sarebbero state in uso ancora 82 discariche illegali e che avrebbero
dovuto essere bonificate ancora 596 discariche illegali chiuse.
102. Pertanto, la Repubblica ellenica venuta meno agli obblighi ad essa incombenti ai sensi degli
articoli 4, 8 e 9 della direttiva in materia di rifiuti, nonch dellarticolo 260, paragrafo 1, TFUE, non
avendo adottato tutti i provvedimenti necessari per lesecuzione della sentenza Commissione/Grecia
alla data del 29 dicembre 2010 (EU:C:2005:592), allorch scaduto il termine impartito dalla
Commissione europea nellinvito integrativo a presentare osservazioni.
D Sulle sanzioni pecuniarie
103. Spetta alla Corte, in ciascuna causa e in relazione alle circostanze del caso di cui investita
nonch al grado di persuasione e di dissuasione che le sembra necessario, determinare le sanzioni
125
pecuniarie adeguate per garantire lesecuzione pi rapida possibile della sentenza che ha
precedentemente constatato un inadempimento e prevenire il ripetersi di infrazioni analoghe al
diritto dellUnione (56).
104. A tal fine, le proposte della Commissione non possono vincolare la Corte, ma costituiscono
soltanto un utile punto di riferimento. Del pari, orientamenti come quelli contenuti nelle
comunicazioni della Commissione non vincolano la Corte, ma contribuiscono a garantire la
trasparenza, la prevedibilit e la certezza del diritto con riferimento allazione condotta dalla stessa
Commissione (57).
1.
Sulla penalit
105. Limposizione di una penalit in forza dellarticolo 260 TFUE si giustifica, in linea di
principio, soltanto se perdura linadempimento relativo alla mancata esecuzione di una precedente
sentenza della Corte (58).
106. Pertanto, quanto finora affermato in ordine allinsufficiente esecuzione delle sentenze alla
scadenza del termine impartito dalla Commissione non giustifica ancora alcuna penalit. Va
piuttosto ulteriormente verificato se alla data della decisione della Corte le sentenze richiedano
ancora di essere eseguite.
107. Anche a tal riguardo, il perdurare dellinadempimento presuppone che le disposizioni violate,
nonostante le modifiche della normativa in materia di rifiuti medio tempore intervenute, siano
sostanzialmente ancora eseguibili alla data della decisione della Corte.
108. Per quanto attiene al procedimento contro la Grecia nulla cambia, giacch al momento della
suddetta verifica dellesecuzione della sentenza alla scadenza del termine impartito dalla
Commissione era gi applicabile la nuova direttiva in materia di rifiuti (59).
109. Nel pi ampio procedimento contro lItalia, occorreva invece tener conto soltanto della
direttiva consolidata in materia di rifiuti (60). Da quanto affermato in merito al procedimento contro
la Grecia consegue per che la nuova direttiva in materia di rifiuti non mette in dubbio lobbligo di
bonifica stabilito dalla vecchia direttiva in materia di rifiuti. Inoltre, larticolo 35 della nuova
direttiva in materia di rifiuti riproduce lobbligo sancito dallarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva
relativa ai rifiuti pericolosi, disponendo che gli stabilimenti e le imprese di cui allarticolo 23, vale a
dire, inter alia, i gestori di discariche di rifiuti, tengano un registro cronologico in cui sono indicati
la quantit, la natura e lorigine dei rifiuti. Pertanto, anche tale obbligo pu essere ancora eseguito.
a) Sulla causa C-196/13, Commissione/Italia
110. Al fine di pronunciarsi sullimposizione di una penalit contro lItalia, occorre anzitutto
esaminare in quale misura perdurino le infrazioni alla scadenza del termine impartito dalla
Commissione. Dopodich necessario stabilire la forma che tale penalit deve assumere, in
particolare se sia imposta a titolo di somma invariabile oppure in misura decrescente in relazione
allesecuzione, nonch il suo importo di base e le condizioni per la sua cessazione.
i) Sulla persistenza delle violazioni
111. In larghissima parte, la persistenza delle violazioni alla data delludienza era, in effetti,
pacifica, ma due casi, rispetto ai quali lItalia fornisce nuove informazioni nella controreplica,
necessitano di ulteriore approfondimento.
114. Come si gi rilevato (63), in effetti, lItalia aveva inserito, nel controricorso (64), dette
discariche nei suoi elenchi, senza indicazione di una data di chiusura, e aveva segnalato anche
provvedimenti programmati di bonifica. Nella controreplica (65), per, lItalia esponeva che a
Matera/Altamura Sgarrone, alla luce di pi recenti analisi condotte in situ, non si troverebbe alcuna
ex discarica, mentre, nel caso della presunta discarica di Reggio Calabria/Malderiti, lItalia riferiva
che in passato vi erano stati effettivamente abbandonati rifiuti, che per gi da molto tempo erano
stati rimossi.
Sullulteriore utilizzazione delle discariche illegali
115. Mentre la Commissione contesta allItalia che sarebbero ancora in funzione discariche illegali
nei due siti summenzionati, lItalia riportava gi nel controricorso che, in quel
momento, nessuna delle discariche illegali di cui trattasi nella presente causa fosse ancora utilizzata.
116. Pertanto, la Commissione deve dimostrare lutilizzazione di dette discariche. Essa fa leva sul
fatto che lItalia non ha comunicato alcuna data di chiusura.
117. La mancata indicazione di una data di chiusura non prova per che, in entrambi i siti, siano
ancora effettivamente in funzione discariche illegali.
118. Dato che la Commissione non fornisce alcun altro elemento di prova dellutilizzazione di
discariche illegali a Matera/Altamura Sgarrone e a Reggio Calabria/Malderiti, il ricorso devessere
respinto in tale parte.
Sulla necessit di bonificare le due discariche
119. In ogni caso, la controversia relativa ai due casi verte anche sullobbligo di bonifica delle
discariche.
120. Nel controricorso e nella fase precontenziosa, lItalia ammetteva che le ex discariche illegali di
Matera/Altamura Sgarrone e di Reggio Calabria/Malderiti fossero da bonificare. Il nuovo
argomento dedotto dallItalia mira invece ad affermare che le due summenzionate farebbero parte
erroneamente dellelenco delle ex discariche illegali da bonificare. Si tratta dunque di una modifica
della linea difensiva.
121. Ai sensi dellarticolo 127, paragrafo 1, del regolamento di procedura, vietata la deduzione di
motivi nuovi in corso di causa, a meno che essi si basino su elementi di diritto e di fatto emersi
durante il procedimento.
122. LItalia si fonda su tali elementi di fatto; infatti, la consapevolezza che entrambe le discariche
erano state inserite erroneamente nellelenco delle discariche da bonificare si basa su controlli svolti
in situ, compiuti dopo il controricorso (66).
123. In tali nuove acquisizioni si manifesta, invero, il ritardo dellItalia nel fare piena luce sulla
situazione in tempo utile, la qual cosa invece imposta, in particolare, dallobbligo di leale
collaborazione con la Commissione. Tuttavia, larticolo 127, paragrafo 1, del regolamento di
procedura non esclude una modifica degli argomenti defensionali per la semplice circostanza che i
nuovi elementi di fatto avrebbero dovuto essere conosciuti gi in precedenza.
124. Tale generosit nellaccogliere nuovi argomenti , quantomeno nel presente caso, anche
ragionevole. Qualora la Corte condannasse lItalia per tali due casi, non tenendo conto del nuovo
argomento, lesecuzione della sentenza si rivelerebbe al riguardo praticamente molto difficile. In
che modo lItalia dovrebbe dimostrare che dette presunte discariche siano state bonificate se esse
effettivamente non esistono (pi)?
125. Ne consegue che tale nuovo argomento ricevibile.
126. Nella controreplica si fa riferimento a nuove prove o almeno ad unofferta di prova
supplementare , precisamente ai risultati dei pi recenti controlli compiuti in situ. Ai sensi
dellarticolo 128, paragrafo 1, del regolamento di procedura, in tale fase possono essere ancora
presentate nuove prove o offerte di prova in caso di ritardo giustificato. Anche tale condizione
soddisfatta, in quanto la ragione del ritardo risiede nel fatto che tali informazioni sono state
acquisite solo a seguito di pi recenti controlli.
127. Tale argomentazione ha forse sorpreso la Commissione, ma questultima avrebbe potuto
chiedere alla Corte la concessione di un congruo periodo di tempo per svolgere proprie ricerche.
128. Il nuovo argomento presentato dallItalia sostanzialmente anche fondato.
127
129. vero che largomentazione svolta dallItalia appare ictu oculi poco persuasiva a causa della
contraddizione, sottolineata dalla Commissione, rispetto al precedente argomento, in particolare alla
luce dei previsti provvedimenti di bonifica. Ci si aspetterebbe, infatti, che i provvedimenti di
bonifica siano programmati solo quando esistano effettivamente discariche da bonificare.
130. Daltra parte, non si comprende perch lItalia dovrebbe consapevolmente fornire alla Corte e
alla Commissione, in tale fase del procedimento, informazioni false su due dei quasi 200 casi
specifici, informazioni che potrebbero essere presumibilmente confutate in maniera relativamente
agevole. Con una spesa molto contenuta si potrebbero, ad esempio, utilizzare foto satellitari
dellarea in questione e perfino una visita dei luoghi non comporterebbe oneri eccessivi. La
Commissione non si per sforzata di fornire una prova siffatta, al fine di controbattere il nuovo
argomento dedotto dallItalia.
131. Inoltre, non pare da escludere che uno Stato membro, tenuto a far fronte a violazioni della
normativa dellUnione in materia di rifiuti in relazione a diverse centinaia di discariche illegali,
registri erroneamente un certo numero di casi e scopra lerrore piuttosto tardi. Nella fase
precontenziosa, in particolare in relazione alla risposta al parere motivato, la Commissione
accettava la comunicazione di siffatte registrazioni erronee e la loro cancellazione dagli elenchi.
132. Pertanto, il riferimento della Commissione alla contraddizione rispetto alle precedenti
comunicazioni non sufficiente a inficiare largomento dedotto dallItalia.
133. Dato che, nellambito di un procedimento per inadempimento, la Commissione ha lobbligo di
dimostrare lesistenza dellinadempimento contestato (67) ed essa non deduce alcun ulteriore
argomento al riguardo, non si pu dichiarare che a Matera/Altamura Sgarrone e a Reggio
Calabria/Malderiti esistano ex discariche illegali da bonificare.
134. Pertanto, anche in tale punto, il ricorso della Commissione nella causa C-196/13 devessere
respinto.
Conclusione parziale
135. Siccome, per, a prescindere dai due casi anzidetti, alla sentenza Commissione/Italia
(EU:C:2007:250), alla data delludienza, non ancora stata data piena esecuzione in parti
sostanziali, la condanna della Repubblica italiana al pagamento di una penale costituisce, in linea di
principio, un mezzo finanziario appropriato per incitare questultima ad adottare i provvedimenti
necessari per mettere fine allinadempimento constatato e per garantire la completa esecuzione della
sentenza (68).
ii) Sulla forma della penalit fissa o decrescente?
136. Per quanto attiene alla forma della penalit, si pone la questione se debba essere applicata una
penalit periodica nella forma di una somma fissa da versare, da parte della Repubblica italiana,
fino alla piena esecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250). Lalternativa la
somma decrescente proposta dalla Commissione, che si riduce a misura dellavanzamento
nellesecuzione della sentenza.
137. A favore di una somma fissa depone il fatto che la Corte, nella sentenza da eseguire, non ha
individuato un fascio di singole infrazioni, ma uninfrazione generale e persistente. Ad ununica
violazione dovrebbe corrispondere ununica penalit costante.
138. Va osservato, tuttavia, che detta infrazione articolata in diverse situazioni specifiche che
richiedono, di volta in volta, provvedimenti ad hoc al fine di eseguire la sentenza. Una
differenziazione approssimativa risulta gi dal fatto che la violazione degli articoli 4 e 8 della
direttiva in materia di rifiuti e dellarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva relativa ai rifiuti pericolosi
determina lobbligo di bonificare le discariche illegali chiuse, mentre la violazione dellarticolo 14
della direttiva discariche impone una nuova autorizzazione ai sensi di detta direttiva delle discariche
rimaste in funzione. In relazione ai due aspetti, ogni singola discarica in questione necessita di
provvedimenti ad hoc. Gi tale conformazione dellobbligo di esecuzione depone per lirrogazione
di una somma decrescente a misura dellavanzamento nellesecuzione (69).
139. Ancora pi importante , tuttavia, che solo questultimo modus procedendi pu assicurare che
la penalit corrisponda alla non ancora piena esecuzione della sentenza Commissione/Italia
(EU:C:2007:250). Infatti, una somma costante, corrispondente, al momento della fissazione del suo
128
importo, allo stato dellesecuzione, non sarebbe pi adeguata, a seguito degli ulteriori progressi
realizzati dallItalia nellesecuzione, alle particolari circostanze del caso e risulterebbe pertanto non
commisurata allinadempimento accertato (70). Ai sensi del principio di proporzionalit, che fa
parte dei principi generali del diritto dellUnione, gli atti delle istituzioni dellUnione inclusi
quelli della Corte non possono superare i limiti di ci che idoneo e necessario per il
conseguimento degli scopi legittimi perseguiti dalla normativa di cui trattasi, fermo restando che,
qualora sia possibile una scelta tra pi misure appropriate, si deve ricorrere a quella meno restrittiva
e che gli inconvenienti causati non devono essere sproporzionati rispetto agli scopi perseguiti (71).
140. Per tale motivo, la Corte ha gi imposto penalit decrescenti in tre sentenze concernenti
infrazioni strutturate in modo simile. Detti casi riguardavano la qualit di un elevato numero di
acque di balneazione (72), il recupero di un gran numero di aiuti (73) e lallacciamento dei residenti
a impianti di depurazione delle acque (74).
141. Nel pi recente procedimento di tal genere, per, nonostante la sussistenza di uninfrazione
strutturata in modo simile, relativa alla costruzione di pi impianti di depurazione, e una conforme
richiesta della Commissione (75), la Corte ha imposto una penalit fissa (76).
142. Detto caso non denota, tuttavia, una svolta fondamentale dalla prassi di fissare una penalit
decrescente in determinate circostanze, e ci gi in quanto la Corte non fornisce alcuna motivazione
per lo scostamento dalla precedente giurisprudenza, motivazione che sarebbe stata doverosa non
solo in ragione della proposta della Commissione, ma anche perch la stessa Corte, solo un mese
prima, aveva imposto ancora una penalit decrescente (77). Lultima sentenza pu dunque basarsi
tuttal pi su una valutazione non esplicitata delle particolari circostanze di specie.
143. Nel presente caso, invece, non emergono circostanze che renderebbero necessaria
limposizione di una penalit fissa che non decresca, conformemente al principio di proporzionalit,
secondo lulteriore avanzamento nellesecuzione della sentenza.
144. In particolare, i possibili difetti di cooperazione dellItalia con la Commissione non forniscono
alcuna ragione per imporre la penalit nella forma di una somma invariabile. Vero che le
informazioni trasmesse dallItalia sono state in parte incomplete o contraddittorie, tuttavia, di
norma, la Corte prende in considerazione siffatte violazioni dellobbligo di leale cooperazione nel
calcolo dellimporto forfettario, facendo riferimento al comportamento dello Stato membro
interessato (78).
145. Al contrario, lassenza di cooperazione nella fase dellapplicazione della penalit si
ritorcerebbe automaticamente contro lo Stato membro. La bonifica o la nuova autorizzazione di una
discarica, infatti, possono essere riconosciute solo dopo che lo Stato membro abbia trasmesso tutte
le informazioni necessarie per una valutazione di detto argomento (79). Qualora esso trasmetta
informazioni incomplete e/o in ritardo, la penalit perdura, conseguentemente, pi a lungo del
necessario.
146. La penalit dovrebbe dunque essere imposta in forma decrescente.
147. Come propone la Commissione, la diminuzione dovrebbe tener conto della diversa qualit
delle singole infrazioni parziali, vale a dire, in particolare, dei rischi per lambiente. Il rischio
connesso alle discariche illegali chiuse da bonificare prive di rifiuti pericolosi , per esempio, molto
basso. Esse dovrebbero essere prese in considerazione con un fattore pari a 1. Le due discariche da
autorizzare nuovamente comportano rischi pi elevati, in quanto si tratta di impianti pi grandi che
continuano a funzionare, sebbene il rispetto in toto della direttiva discariche sia quantomeno poco
chiaro. Esse dovrebbero essere prese in considerazione con un fattore pari a 2. Le pi rischiose sono
le 13 discariche illegali chiuse da bonificare che contengono rifiuti pericolosi, poich da tali rifiuti
derivano pericoli particolarmente gravi per lambiente. A tali discariche dovrebbe essere applicato
un fattore pari a 3. Se si moltiplica il numero delle discariche rispettivamente interessate per i
corrispondenti fattori e si sommano i risultati, si ottiene un totale di 226.
iii) Sullimporto di base
148. Nellesercizio del suo potere discrezionale spetta alla Corte fissare la penalit in modo tale che
essa sia, da una parte, adeguata alle circostanze e, dallaltra, commisurata allinadempimento
accertato nonch alla capacit finanziaria dello Stato membro interessato. Nellambito della
129
valutazione della Corte, i criteri fondamentali da prendere in considerazione per garantire la natura
coercitiva della penalit ai fini dellapplicazione uniforme ed effettiva del diritto dellUnione sono
costituiti, in linea di principio, dalla durata dellinfrazione, dal suo grado di gravit e dalla capacit
finanziaria dello Stato membro per cui causa. Per lapplicazione di tali criteri, la Corte deve tener
conto, in particolare, delle conseguenze dellomessa esecuzione sugli interessi privati e pubblici e
dellurgenza di indurre lo Stato membro interessato a conformarsi ai suoi obblighi (80).
149. Secondo la Commissione, limporto della penalit giornaliera dovrebbe essere calcolato
moltiplicando limporto forfettario di base della penalit, uguale per tutti gli Stati membri e pari a
EUR 640 al giorno, moltiplicato per un coefficiente di gravit dellinfrazione, fissato a 8 (su una
scala da 1 a 20), per un coefficiente di durata, pari a 3 nella specie (su una scala da 1 a 3), nonch
per un fattore n, che rappresenta la capacit di pagamento dellItalia, pari a 16,72. Limporto
ottenuto in applicazione di tale metodo di EUR 256 819,20 al giorno.
150. Per quanto tale proposta costituisca un buon punto di partenza, necessario esaminarla in
maniera pi precisa.
151. Anzitutto, per quanto attiene al calcolo della penalit, dovrebbero essere applicati i dati
aggiornati, elaborati dalla Commissione nella sua comunicazione del 21 novembre 2013 (81).
Infatti, occorre tener conto della capacit finanziaria dello Stato membro, vale a dire del pi recente
andamento dellinflazione e del PIL, come si presenta con riferimento agli ultimi dati economici
sottoposti alla valutazione della Corte (82). Ne risultano un importo di base di EUR 650 e un fattore
n di capacit di pagamento pari a 16,57.
152. Per quanto riguarda la durata dellinfrazione, secondo costante giurisprudenza, spetta alla
Corte valutarla tenendo conto del momento in cui essa esamina i fatti e non di quello in cui adita
dalla Commissione (83).
153. Poich la Repubblica italiana ha ammesso, in effetti, di non avere posto fine
allinadempimento dellobbligo di dare esecuzione alla citata sentenza Commissione/Italia
(EU:C:2007:250), come rilevato al paragrafo 112 delle presenti conclusioni, tale inadempimento
dura da pi di sette anni. In materia di recupero di aiuti, la Corte ha considerato un tale lasso di
tempo del tutto considerevole (84).
154. Inoltre, la sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250) ha dichiarato una violazione generale
e persistente degli obblighi incombenti in forza della normativa in materia di rifiuti, in vigore, in
parte, gi dalla scadenza del termine di trasposizione della prima direttiva in materia di rifiuti, cio
dal 1977, e, nel caso della direttiva discariche, almeno dal 2002. Dovrebbe dunque essere preso in
considerazione anche il fatto che, nel caso di specie, si tratta di uninfrazione che ha avuto una
durata straordinariamente lunga (85).
155. Daltra parte, va riconosciuto che in special modo la bonifica di discariche illegali chiuse pu
essere molto onerosa ed giustificato, in linea di principio, stabilire priorit a tal riguardo al fine di
intervenire anzitutto sui rischi per lambiente pi gravi.
156. Dunque, pur essendo opportuno che la Commissione proponga il pi alto coefficiente di durata
possibile in base al suo sistema, vale a dire 3, non necessario andare oltre e scegliere un
coefficiente ancora pi elevato (86).
157. La valutazione della gravit dellinfrazione costituisce, infine, la sfida pi difficile.
158. A tal proposito, emerge dalla giurisprudenza che la mancata esecuzione di una sentenza
particolarmente grave se essa pu arrecare danni allambiente, la cui conservazione fa appunto parte
degli obiettivi della politica dellUnione, come risulta dallarticolo 191 TFUE (87). La Corte ha
inoltre gi rilevato che la lunga durata di uninfrazione della normativa in materia di rifiuti
conferisce ulteriore gravit allinadempimento (88), sebbene tale circostanza costituisca un
elemento della ponderazione del coefficiente di durata e dunque sarebbe presa in considerazione
due volte.
159. Inoltre, non si tratta di casi specifici isolati, ma di una prassi generale. Qualora la Commissione
avesse portato alla cognizione della Corte tutti i casi uno alla volta, sarebbe stato ragionevole
proporre, per ciascuna delle discariche da bonificare o da autorizzare nuovamente, un coefficiente
di gravit almeno pari a 1, il che avrebbe determinato un totale di almeno 198. Gi nei primi
130
volta in volta di EUR 150, qualora la Grecia dimostri alla Commissione la chiusura di una discarica
illegale, insieme con lallestimento e lutilizzazione di capacit sufficienti per il recupero o lo
smaltimento legale dei rifiuti, oppure la bonifica di una discarica illegale chiusa.
3)
La Repubblica ellenica condannata a versare alla Commissione europea, sul conto Risorse
proprie dellUnione europea, una somma forfettaria di EUR 22 milioni.
4)
La Repubblica ellenica condannata alle spese del procedimento.
1
2
Direttiva 1999/31/CE del Consiglio, del 26 aprile 1999, relativa alle discariche di rifiuti (GU
L 182, pag. 1), nella versione del regolamento (CE) n. 1882/2003 del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 29 settembre 2003 (GU L 284, pag. 1).
3
Nei primi procedimenti, direttiva 75/442/CEE del Consiglio, del 15 luglio 1975, relativa ai
rifiuti (GU L 194, pag. 39), nella versione modificata dalla direttiva 91/156/CEE del Consiglio, del
18 marzo 1991 (GU L 78, pag. 32).
4
Direttiva 91/689/CEE del Consiglio, del 12 dicembre 1991, relativa ai rifiuti pericolosi (GU
L 377, pag. 20).
5
Direttiva 2006/12/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 aprile 2006, relativa ai
rifiuti (GU L 114, pag. 9).
6
Direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 novembre 2008,
relativa ai rifiuti e che abroga alcune direttive (GU L 312, pag. 3).
7
9
Direttiva 2006/24/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 marzo 2006,
riguardante la conservazione di dati generati o trattati nellambito della fornitura di servizi di
comunicazione elettronica accessibili al pubblico o di reti pubbliche di comunicazione e che
modifica la direttiva 2002/58/CE (GU L 105, pag. 54).
10
11
Direttiva 2002/58/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 luglio 2002, relativa
al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni
elettroniche (GU L 201, pag. 37), come modificata dalla direttiva 2009/136/CE del Parlamento
europeo e del Consiglio, del 25 novembre 2009 (GU L 337, pag. 11).
12
Sentenze Commissione/Italia (C-365/97, EU:C:1999:544, punto 36, concernente la
normativa in materia di rifiuti); Commissione/Francia (C-492/08, EU:C:2010:348, punto 31) e
Commissione/Polonia (C-281/11, EU:C:2013:855, punto 37).
13
V. articolo 20 della direttiva consolidata in materia di rifiuti e articolo 41 della nuova
direttiva in materia di rifiuti.
14
15
16
Sentenze
Commissione/Spagna
(C-610/10,
EU:C:2012:781,
Commissione/Repubblica ceca (C-241/11, EU:C:2013:423, punto 23).
17
punto
67)
18
V. sentenze Commissione/Germania (C-191/95, EU:C:1998:441, punto 55),
Commissione/Spagna (C-186/06, EU:C:2007:813, punto 15) e Commissione/Regno Unito
(C-530/11, EU:C:2014:67, punto 39).
19
Sentenze Belgio e Forum 187/Commissione (C-182/03 e C-217/03, EU:C:2006:416, punto
147), Masdar (UK)/Commissione (C-47/07 P, EU:C:2008:726, punto 81) e Kahla Thringen
Porzellan GmbH/Commissione (C-537/08 P, EU:C:2010:769, punto 63).
20
Sentenze Kahla Thringen Porzellan GmbH/Commissione (C-537/08 P, EU:C:2010:769,
punto 63) e AJD Tuna (C-221/09, EU:C:2011:153, punto 72).
21
Sentenze Bosch (135/77, EU:C:1978:75, punto 4), Commissione/Lussemburgo (C-526/08,
EU:C:2010:379, punto 29) e Commissione/Germania (C-95/12, EU:C:2013:676, punto 40).
22
Punto 39.
23
Punto 42.
24
Punto 43.
25
26
Punto 14.
27
28
Punto 45.
29
30
Pagg. da 412 a 422 degli allegati della controreplica dellItalia nella causa C-135/05.
31
Sentenze Commissione/Italia (C-365/97, EU:C:1999:544, punto 108), Commissione/Italia
(C-383/02, EU:C:2004:501, punti 40, 42 e 44), Commissione/Italia (C-447/03, EU:C:2004:751,
punti 27, 28 e 30), Commissione/Irlanda (C-494/01, EU:C:2005:250, punto 181) e
Commissione/Portogallo (C-37/09, EU:C:2010:331, punti 54 e 55).
32
33
Sentenze Commissione/Italia (C-383/02, EU:C:2004:501, punti 32 e 36), nonch
Commissione/Italia (C-447/03, EU:C:2004:751, punti da 19 a 24).
34
Sentenze
Commissione/Spagna
(C-361/05,
EU:C:2007:298,
Commissione/Portogallo (C-37/09, EU:C:2010:331, punto 37).
punto
20)
136
35
Sentenza Commissione/Spagna (C-361/05, EU:C:2007:298, punti 24 e 26), precisata nella
sentenza Commissione/Portogallo (C-37/09, EU:C:2010:331, punto 37).
36
37
38
39
40
Sentenza Socit anonyme Gnrale sucrire/Commissione (41/73, 43/73 e 44/73,
EU:C:1977:41, punti 14 e 15).
41
42
43
44
45
46
47
V., ad esempio, sentenze Commissione/Francia (21/84, EU:C:1985:184, punto 13),
Commissione/Germania (C-387/99, EU:C:2004:235, punto 42), Commissione/Irlanda (C-494/01,
EU:C:2005:250, punto 28) e Commissione/Germania (C-160/08, EU:C:2010:230, punto 106).
48
49
50
Non deve essere deciso se la Commissione possa addirittura nella presente sede indicare
ancora altre discariche oppure avviare in futuro nuovamente un procedimento ai sensi dellarticolo
260 TFUE a causa di discariche illegali finora sconosciute. In ogni caso, siffatte ulteriori discariche
potrebbero eventualmente rientrare nella sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250) ove
derivino dalla prassi generale e perdurante, dichiarata in detta sentenza, di utilizzare discariche
illegali. Nuovi casi specifici isolati, manifestatisi a dispetto dellattuazione in linea di principio
adeguata della normativa in materia di rifiuti e dellesistenza di sufficienti infrastrutture, possono
invece verificarsi ovunque e non sarebbero espressione della violazione generale e persistente del
diritto dellUnione messa in luce dalla sentenza.
51
52
53
54
55
V. ordinanza del Verwaltungsgericht Aachen del 16 luglio 2009 (9 L 153/09, Juris, punti da
17 a 21).
56
57
Sentenze Commissione/Portogallo (C-70/06, EU:C:2008:3, punto 34), Commissione/Grecia
(C-369/07, EU:C:2009:428, punto 112), Commissione/Italia (C-496/09, EU:C:2011:740, punto 37)
e Commissione/Belgio (C-533/11, EU:C:2013:659, punto 64).
58
Sentenze
Commissione/Francia
(C-121/07,
EU:C:2008:695,
punto
27),
Commissione/Grecia (C-369/07, EU:C:2009:428, punto 59), Commissione/Italia (C-496/09,
EU:C:2011:740, punto 42), Commissione/Spagna (C-610/10, EU:C:2012:781, punto 96) e
Commissione/Lussemburgo (C-576/11, EU:C:2013:773, punto 43).
59
60
61
Punto 8 della risposta della Commissione, del 13 maggio 2014, al quesito posto dalla Corte.
62
Calabria: Firmo/Sciolle; Emilia Romagna: S. Giovanni in Persiceto/V. Samoggia 26 (sito
Razzaboni); Lazio: Riano/Piana Perina; Liguria: Careare/Premara Paleta, La Spezia/Pitelli
discarica Ruffino Pitelli, La Spezia/Pitelli IPODEC, nonch Lerici/Pertusola; Lombardia:
Mantova/Valdaro; Zanica/Ex cava Cuter; Marche: Ascoli Piceno/SGL Carbon; Piemonte:
Serravalle Scrivia/La Luminosa; Umbria: Gualdo Tadino/Vigna Vecchia; Sicilia: Priolo
Gargallo/Penisola Magnisi.
63
64
65
Punto 14.
66
Sotto tale profilo detto argomento a difesa si distingue da quello respinto nella sentenza
Commissione/Malta (C-351/09, EU:C:2010:815, punti 23 e 24), preesistente alla presentazione del
controricorso.
67
68
V.
sentenze
Commissione/Italia
(C-496/09,
EU:C:2011:740,
punto
45),
Commissione/Spagna (C-610/10, EU:C:2012:781, punto 114) e Commissione/Lussemburgo
(C-576/11, EU:C:2013:773, punto 45).
69
V. sentenze Commissione/Spagna (C-278/01, EU:C:2003:635, punto 50),
Commissione/Italia (C-496/09, EU:C:2011:740, in particolare punto 51) e Commissione/Belgio
(C-533/11, EU:C:2013:659, punto 73), nonch gi le conclusioni dellavvocato generale RuizJarabo Colomer nella causa Commissione/Grecia (C-387/97, EU:C:1999:455, paragrafo 104).
70
V. sentenze Commissione/Spagna (C-278/01, EU:C:2003:635, punti 48 e 49) e
Commissione/Italia (C-496/09, EU:C:2011:740, punto 49).
138
71
Sentenze Jippes e a. (C-189/01, EU:C:2001:420, punto 81), S.P.C.M. e a. (C-558/07,
EU:C:2009:430, punto 41) nonch Afton Chemical (C-343/09, EU:C:2010:419, punto 45).
72
73
74
75
Sentenza Commissione/Lussemburgo (C-576/11, EU:C:2013:773, punti da 48 a 50). Per
contro, nellancor pi recente sentenza Commissione/Portogallo (C-76/13, EU:C:2014:2029, punto
74), la respinta domanda dello Stato membro interessato riguardava una violazione non facilmente
suddivisibile.
76
77
78
Sentenze
Commissione/Francia
(C-121/07,
EU:C:2008:695,
punto
62),
Commissione/Spagna (C-610/10, EU:C:2012:781, punto 141) e Commissione/Lussemburgo
(C-576/11, EU:C:2013:773, punto 58).
79
80
Sentenze Commissione/Grecia (C-369/07, EU:C:2009:428, punti 114 e 115),
Commissione/Italia (C-496/09, EU:C:2011:740, punti 56 e 57), Commissione/Spagna (C-610/10,
EU:C:2012:781, punti 118 e 119) e Commissione/Lussemburgo (C-576/11, EU:C:2013:773, punti
46 e 47).
81
C(2013) 8101
http://ec.europa.eu/eu_law/docs/docs_infringements/c_2013_8101_it.pdf.
final,
82
V.
sentenze
Commissione/Grecia
(C-407/09,
EU:C:2011:196,
punto
42),
Commissione/Spagna (C-610/10, EU:C:2012:781, punto 131) e Commissione/Irlanda (C-279/11,
EU:C:2012:834, punto 78).
83
Sentenze Commissione/Grecia (C-369/07, EU:C:2009:428, punto 116), Commissione/Italia
(C-496/09, EU:C:2011:740, punto 58) e Commissione/Spagna (C-610/10, EU:C:2012:781, punto
120).
84
85
V. sentenze Commissione/Spagna (C-610/10,
Commissione/Irlanda (C-374/11, EU:C:2012:827, punto 38).
86
71).
EU:C:2012:781,
punto
122)
87
Sentenze
Commissione/Grecia
(C-387/97,
EU:C:2000:356,
punto
94),
Commissione/Francia (C-121/07, EU:C:2008:695, punto 77), Commissione/Irlanda (C-279/11,
EU:C:2012:834, punto 72) e Commissione/Belgio (C-533/11, EU:C:2013:659, punto 56).
139
88
89
Conclusioni dellavvocato generale Ruiz-Jarabo Colomer nella causa Commissione/Grecia
(C-387/97, EU:C:1999:455, paragrafo 101).
90
Invece di una penalit giornaliera di EUR 256 819,20, quale proposta dalla Commissione,
con un coefficiente di gravit pari a 198 si arriverebbe a una somma giornaliera di
EUR 6 356 275,20.
91
92
93
V.
sentenze
Commissione/Italia
(C-496/09,
EU:C:2011:740,
punto
45),
Commissione/Spagna (C-610/10, EU:C:2012:781, punto 114) e Commissione/Lussemburgo
(C-576/11, EU:C:2013:773, punto 45).
94
C(2013) 8101
http://ec.europa.eu/eu_law/docs/docs_infringements/c_2013_8101_it.pdf.
95
final,
96
Sentenze Commissione/Francia (C-304/02, EU:C:2005:444, punti da 80 a 86),
Commissione/Grecia (C-369/07, EU:C:2009:428, punto 143) e Commissione/Spagna (C-610/10,
EU:C:2012:781, punto 140).
97
Sentenze
Commissione/Francia
(C-121/07,
EU:C:2008:695,
punto
62),
Commissione/Spagna (C-610/10, EU:C:2012:781, punto 141) e Commissione/Lussemburgo
(C-576/11, EU:C:2013:773, punto 58).
98
Sentenze
Commissione/Spagna
(C-610/10,
EU:C:2012:781,
punto
141),
Commissione/Irlanda (C-374/11, EU:C:2012:827, punto 47) e Commissione/Svezia (C-270/11,
EU:C:2013:339, punto 40).
99
100
101
102 Sentenze
Commissione/Francia
(C-121/07,
EU:C:2008:695,
punto
69),
Commissione/Italia (C-496/09, EU:C:2011:740, punto 90), Commissione/Irlanda (C-279/11,
EU:C:2012:834, punto 70) e Commissione/Spagna (C-184/11, EU:C:2014:316, punto 78).
103
La prima sentenza Commissione/Italia (da 30/81 a 34/81, EU:C:1981:317) riguardava la
mancata trasposizione di diverse direttive in materia di rifiuti, mentre lultima sentenza
Commissione/Italia (C-297/08, EU:C:2010:115) concerne rilevanti carenze nella gestione dei rifiuti
in Campania.
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