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Negli ultimi anni si sta ponendo sempre più l’attenzione sui cambiamenti climatici in modo da porre la
questione ambientale in una posizione prioritaria nell’agenda politica. Ci si concentra sul modello
economico vigente e sull’analisi delle conseguenze che questo ha sull’ambiente e sull’intera società, si
tiene sempre meno conto, infatti, delle condotte criminali come i gruppi mafiosi capaci di esercitare un
potere come quello dello Stato che condiziona i processi politici, economici, sociali e culturali. Si assiste
sempre più al crescere di un’imprenditoria deviata che agisce in maniera illecita autonomamente o
creando cooperative con gruppi mafiosi. Numerosi contributi ad oggi stanno cercando di tenere in
considerazione questa tematica anche nell’ampia cornice dei cambiamenti climatici.
I RIFIUTI
La gestione del ciclo dei rifiuti è uno dei primi varchi che sfociano nelle condotte criminali. Prima però di
trattare tale fenomeno bisogna concentrarsi sui quantitativi di rifiuti prodotti:
- In tutta l’unione europea la produzione di rifiuti risulta in crescita costante, nonostante infatti la
gerarchia delle quattro R (riduzione, riuso, riciclaggio, recupero energetico) si registra un aumento
sia dei rifiuti urbani, cioè quelli domestici, sia dei rifiuti speciali ovvero quelli derivanti da lavorazioni
industriali, agricole ed attività commerciali.
- Concentrandoci sul caso italiano è evidente come a peggiorare la situazione sia la carenza
infrastrutturale nel ciclo di smaltimento dei rifiuti. E da tale realtà, infatti, che si alimentano
condotte illecite. Oltre alle attività criminali, le regioni del Sud optano per la destinazione
extraregionale di parti significative di questi rifiuti, e questo causa non solo la difficoltà di gestione
dei rifiuti in quelle stesse regioni, ma anche nelle altre regioni.
Questo business del traffico dei rifiuti da paesi del mondo occidentale ai paesi del cosiddetto sud del
mondo evidenzia ancora una volta 2 asimmetrie:
1. In primo luogo va considerata l’asimmetria economica e produttiva tra i due emisferi, che innesca la
classica tensione tra domanda e offerta: i paesi africani ad esempio offrono costi di smaltimento a
più contenuti rispetto a quelli proposti nei paesi europei virgola e da questo scaturisce una duplice
convenienza economica di cui beneficiano sia i paesi destinatari virgola che traggono guadagno
dagli importazione dei rifiuti occidentali, sia nelle realtà produttive dei paesi di origine di questi
rifiuti le quali ottengono un contenimento dei costi di smaltimento;
2. La seconda simmetria riguarda invece le differenze di legislazione che ci sono tra diverse realtà
nazionali; infatti, se nei paesi occidentali sono più ferree, nei paesi in via di sviluppo sono
maggiormente permeabili e questo determina le numerose condotte illecite.
FATTORI CONGIUNTURALI
Lo scenario attuale della gestione dei rifiuti è in continuo e rapido mutamento, in quanto le novità
normative finiscono per aprire nuovi varchi per opportunità criminali:
- In Italia il decreto sblocca Italia del 2014, anche se volte a risolvere la crisi nella gestione dei rifiuti
tra Campania e Lazio, ha alimentato una rinnovata circolazione dei rifiuti sul territorio nazionale con
l’importazione nelle regioni settentrionali di quantità enormi di rifiuti prodotti nel meridione
- A livello internazionale La Cina a partire dal 2017 ha deciso di bandire 24 categorie di materiali, tra
cui tipi di plastiche e carta. La Cina stessa importa più del 70% degli scarti di plastica prodotti a
livello globale di conseguenza questa nuova politica introdotta dal governo cinese ha messo in crisi
il sistema globale dello smaltimento, infatti anziché incentivare lo sviluppo di più efficaci politiche di
economia ha deciso di inviare i rifiuti all’estero, come in Thailandia in Malesia in cui alcuni riciclatori
cinesi hanno aperto aziende per approfittare del nuovo mercato.
Da questa situazione ne deriva un incremento del prezzo di gestione dei rifiuti che getta le basi per la
creazione di un mercato nero con prezzi più contenuti è gestito dai gruppi criminali.
GENEALOGIA DELLA CRIMINALITÀ IN ITALIA
Ciò che è e illecito nello smaltimento dei rifiuti è l’incontro tra una domanda, ovvero lo smaltimento di
materiali di scarto a prezzi più contenuti, e un’offerta di servizi, ovvero la reale capacità di soddisfare tale
richiesta da parte di gruppi criminali, illegali.
Il business ecocriminale affonda le proprie radici nella Campania degli anni 80 e nei gruppi di camorra della
storia della mafia campana. In particolare i Casalesi riuscirono ad assorbire la crescente domanda delle
imprese e del nord e ad allestire una filiera dello smaltimento nei territori di Caserta sotto il proprio
dominio, ciò fu possibile tramite tantissimi fattori criminali:
- Il controllo militare sul territorio e sui terreni agricoli
- La penetrazione nel tessuto amministrativo locale
- il controllo del ciclo del cemento
- la crisi economica dopo il terremoto del 1980
Col passare degli anni si affacciano nuovi attori come la ndrangheta, e in particolare in Lombardia inizia a
controllare la gestione dei rifiuti in questi territori. Tutto ciò viene ancora di più aggravato dal monopolio
acquisito nel settore del movimento terra che determina le basi per lo smaltimento illecito di rifiuti.
Recentemente il Lombardia si è affiancato anche al crescente fenomeno dello stoccaggio abusivo di rifiuti
in capannoni a cui viene successivamente dato fuoco.
TRAFFICI INTERNI E INTERNAZIONALI DI RIFIUTI
Sono nei traffici via mare quelli che nutrono azioni criminali:
- L’Italia si trova in un ruolo centrale per i traffici diretti verso l’area balcanica, le coste orientali
dell’africa attraverso il canale di Suez e della Somalia, stato fallito da un drammatico conflitto il cui caos
apre varchi criminali.
- Un altro fenomeno è quello delle cosiddette navi a perdere, ovvero la possibilità che gruppi criminali
abbiano fatto affondare nel Mediterraneo imbarcazioni cariche di rifiuti tossico-nocivi: si tratta di
imbarcazioni che contenevano rifiuti e radioattivi racchiusi in contenitori di acciaio che si depositavano
sul fondale Marino, si faceva affondare la nave con all’interno il carico pericoloso simulando un
affondamento accidentale. Nonostante le varie dichiarazioni di giustizia, le indagini sono state
infruttuose, non è stata raggiunta alcuna conclusione in termini di colpevolezza e responsabilità.
- Diverse la questione delle navi dei veleni, ovvero quelle imbarcazioni utilizzate per esportare rifiuti
verso paesi esteri del terzo mondo. La rete criminale è composta da:
1. produttori, ovvero le imprese che scelgono di contenere i costi aziendali attraverso lo smaltimento
dei rifiuti a minor costo
2. gli organizzatori, cioè i gruppi che rispondono alla domanda dei servizi illeciti di smaltimento
organizzando l’intera catena
3. tra questi due opposti si sviluppa un’arena popolata da soggetti in bilico tra il legale e l’illegale che
adempiono determinati compiti, come i broker che mettono in contatto imprenditori e criminali, i
professionisti che forniscono competenze tecniche, i funzionari pubblici che allentano le pratiche di
controllo.
In questa maniera si e realizza un triangolo i cui due perni, produttori e organizzatori, restano fissi, mentre
il terzo perno immobile scelto in base alla necessità.
Esempi: un traffico internazionale di rifiuti pericolosi riguarda il territorio italiano e la Somalia: i rifiuti
provenienti dall’Italia e destinati alla Somalia sono stati possibili tramite l’intermediario che opera in Italia
per l’esportazione dei rifiuti e il titolare di una ditta che spedisce quest’ultimi presso il porto di Livorno e
che risulta essere stretti i rapporti Faduma Aidid, addetta al consolato somalo di Milano durante il regime
di Siad Barre. Vuoi togliere i rifiuti venivano inviati in zone del Nord Italia da qui a Roma dove venivano
trasformati e ripartivano per La Spezia non più come plastica tedesca, ma come rifiuti di lavorazione di
plastica italiana punto una volta giunto alla Spezia il materiale veniva caricato in containers e spedito verso
il Cairo e poi da lì verso la Somalia. Il traffico da Bergamo a Roma del materiale plastico tedesco era solo
fittizio virgola in realtà le operazioni venivano compiute a Bergamo, mentre nella zona portuale ci si
limitava a controllare che il numero dei sigilli corrispondesse e che questi non fossero rotti, senza alcuna
verifica del materiale. Con questo sistema sono stati smaltiti quantitativi enormi di rifiuti pericolosi e
radioattivi.
Tale schema continua anche negli anni 90 e negli anni 2000, i cui paesi e di destinazione sono l’Africa e il
sud-est asiatico, i porti restano infrastrutture cruciali, gli snodi in cui i traffici imboccano la destinazione
finale.
Per questi motivi le autorità italiane tengono alta l’attenzione, negli anni precedenti infatti sono state
sequestrate tonnellate di rifiuti irregolari, e nel 2011 l’operazione Gold Plastic ha portata 54 arresti di
persone per aver promosso, costituito ed organizzato un’associazione per delinquere dedita al traffico
illecito di rifiuti. Secondo le indagini attraverso i porti di Taranto, Napoli, Ancona, Catania, Genova,
Palermo, Livorno e La Spezia sono stati spediti centinaia di container pieni di rifiuti speciali.
Ad oggi anche la tipologia dei materiali è cambiata, infatti con lo sviluppo tecnologico vengono sempre più
smaltiti dai rifiuti elettronici la cui quantità è cresciuta anno dopo anno. Varie ricerche hanno dimostrato
che il mercato del riciclo degli e-waste imbocca sempre la strada del mercato nero a causa dell’insufficienza
di strumenti e politiche di controllo e contrasto.
La questione dei rifiuti e dei traffici illeciti è un problema globale, di conseguenza sono necessarie risposte
corali per implementare ed integrare diverse politiche nazionali in grado di regolare e prevenire abusi e
illeciti. A migliorare le cose sarebbe il riconoscimento di tale criticità come cause dei cambiamenti climatici
e delle patologie di cui soffre l’ecosistema. Le pratiche di smaltimento illecito infatti hanno ripercussioni:
- sull’ambiente sotto forma di inquinamento ambientale del suolo, dell’aria e dell’acqua.
- sulla salute umana con sempre più frequenti malattie dovute a rifiuti tossico-nocivi virgola
- sul benessere socioeconomico a causa dell’impoverimento del settore agricolo alimentare.
Di fronte a questa situazione occorrono politiche che costruiscano infrastrutture più solide, in quanto in
Italia e all’estero non sono più solo le ecomafie a operare in questo settore ma anche una criminalità
economica e di impresa , occorre quindi sanare il mercato e le normative nazionali per evitare il ricorso a
pratiche illegali, dannose per l’ambiente, popolazioni e società.
SAGGIO 4
Negli ultimi vent’anni l’unione europea ha incoraggiato ai paesi membri a utilizzare strumenti per la
gestione delle risorse naturali con lo scopo di infondere un senso di responsabilità verso di essa.
Molti studiosi, infatti, sostengono che tale scelta ha il potenziale di migliorare e favorire l’impegno etico
per l’ambiente; tuttavia, non è chiaro se questi accordi siano di fatto in grado di contenere il degrado
ambientale. Le persone interessate a questi interventi sono spesso beneficiarie passive, non sempre esiste
un reale coinvolgimento dei cittadini. Tali strumenti vengono visti come utili a “sostenere l’insostenibile”,
ossia, strumenti che:
- da un lato servono a rassicurare i cittadini sull’impegno in campo ambientale da parte dei governi,
- dall’altro non mettono in discussione i meccanismi che generano l’insostenibilità.
Nasce così il “paradosso post-ecologico”: una situazione per cui a una grande consapevolezza del degrado
ambientale non consegue un adeguato impegno politico nel modificare la realtà, tanto che le attuali
politiche ambientali appaiono blande e insufficienti. La ragione di tutto questo va scovata nel binomio
politico-economico: in altre parole, ogni progetto politico comporta necessariamente un discorso
ambientale e uno scenario socio-ecologico a esso associato.
RICERCA E METODOLOGIA
Contratto di Fiume Seveso
Si tratta di una ricerca effettuata fra il 2013 e il 2017 condotta attraverso diversi strumenti:
- l’analisi di tutti i documenti e le politiche relative alla legislazione ambientale nel campo delle
acque, della partecipazione e della governance in EU;
- l’analisi delle politiche nazionali e regionali relative ai contratti fluviali in Italia, Lombardia e
nell’area milanese
- l’analisi di documenti ufficiali e analisi secondarie di studi, documenti di archivio e contenuti
multimediali
- 38 interviste semi–strutturate di testimoni privilegiati usate come “fatti informativi”, cioè discorsi
sulla base dei quali analizzare le percezioni e le visioni degli informatori su questioni specifiche, e le
loro idee più generali.
- 3 osservazioni partecipate di dibattiti pubblici
- 2 focus group e analisi dei documenti.
Il lavoro sul campo è stato suddiviso in tre periodi:
Molti sostengono che la migliore soluzione ecologica sarebbe quella di ripristinare le funzioni naturali del
suolo, ma il costo della protezione ambientale, dopo il costo del lavoro, è l'altro costo assolutamente
insostenibile per l'economia.
In questa situazione di stallo però non si tiene conto che alcuni costi e benefici possono contare più di altri,
la qualità dell'acqua ad esempio è percepita come un potenziale rischio per la salute. In questo scenario i
corpi idrici artificiali o fortemente modificati come il fiume Seveso dovrebbero raggiungere un buon
potenziale ecologico, ma il raggiungimento di tali obiettivi pare essere ritardato fino al 2027 a causa dei
costi sproporzionati. È evidente allora come non sono previsti nemmeno all'interno delle politiche
dell'unione europea norme utili a fermare il degrado ecologico attuale.
Si vuol far credere alle persone di essere partecipi delle decisioni ma in realtà questa partecipazione
consiste in “ti ho invitato, ma abbiamo già deciso… ti presento le cose ma devi accettarle”, attori meno
potenti vengono quindi costretti ad accettare la regola della maggioranza in quanto gli stakeholder hanno
già deciso a priori. Lo spazio politico è considerato una caratteristica fondamentale della democrazia, alcuni
studiosi infatti hanno dimostrato che esiste un diffuso appello alla cooperazione a tutto tondo e al rifiuto
del conflitto per trovare delle soluzioni ecologiche, uno dei rappresentanti del consiglio nazionale del
contratto di fiume ha detto infatti “non ci sono interessi in conflitto quando ci sono interessi comuni,
bisogna distinguere quindi interessi e posizioni”.
Un altro problema che è emerso è stata la miopia nella pianificazione locale e nazionale, la politica usa
infatti spesso interventi su larga scala per legittimarsi e ottenere approvazione elettorale. Questo è
successo anche nel bacino del Seveso in quanto il problema è stato rinviato nel tempo e nello spazio. Il
decreto “Sblocca Italia” accelerare il processo di gestione delle problematiche idrauliche definendo Milano
la Lombardia come aree prioritarie. Nonostante questo, nel giugno del 2016 un'indagine ha rivelato che
molti scarichi non erano autorizzati e sono stati compiuti sforzi insufficienti per evitare le grandi
esondazioni. Data la grande emergenza l'intero processo burocratico ha subito un’accelerazione; infatti, i
bacini e lei sondaggione sono diventati una priorità, ma al contempo problemi come la qualità dell'acqua
sono diventati un problema secondario.
DALLE EMERGENZE AMBIENTALI A NUOVI IMMAGINARI SOCIO-ECONOMICI
Attraverso questa ricerca si è cercato di dare un contributo alla questione ambientale.
Alla base di tale questione c'è una relazione società-natura secondo voi la natura e la società si influenzano
e si modellano reciprocamente. Nel caso del bacino del Seveso però si è trattato di un processo che ha
cercato di nascondere la natura con lo scopo di promuovere l'urbanizzazione, La Lombardia e Milano,
infatti, hanno cercato di proteggere il centro città a discapito delle aree periferiche.
Da questo si evince come il contratto di fiume sia stato scarso tanto da rendere le comunità locali diffidenti
nei confronti delle istituzioni. Questo ha portato i cittadini ad affermare il diritto di decidere e a mobilitarsi
per le problematiche ambientali. Inoltre, si è visto come la partecipazione puoi aprire spazi per nuovi
scenari socioeconomici, ma è necessario considerare chi partecipa, quando e su che cosa.
Da questa ricerca si è anche capito però che la natura possiede una dimensione profondamente politica;
quindi, il desiderio di voler aiutare la nostra terra deve basarsi su principi di giustizia (ambientale) e
uguaglianza territoriale, che, se affrontati seriamente e definitivamente, richiederebbero enormi
cambiamenti strutturali nell’organizzazione sociale e territoriale in generale. Questo potrebbe essere un
potenziale per la ri-politicizzazione e per la creazione di territori più sostenibili e democratici.
SAGGIO 5
Il cambiamento climatico attuale è una delle sfide più complesse della sostenibilità economica,
ambientale, sociale e territoriale. L’agricoltura, dovendosi modificare nel tempo a causa del progresso, è
responsabile di quasi un quarto di tutte le emissioni globali di gas serra, ma allo stesso tempo permette di
rimuovere l'anidride carbonica dall'atmosfera attraverso la fotosintesi.
A causa della crisi climatica si prevedono per l'Italia molte criticità:
- La riduzione delle superfici dedicate alle colture agricole tradizionali
- la diminuzione delle risorse idriche
- lo spostamento delle aree di coltivazione verso nord
- la variazione sia qualitativa che quantitativa di viti e olivi a causa delle precipitazioni e dell'aumento
della temperatura
Di fronte a questa situazione:
- si sta cercando di mitigare le emissioni e le concentrazioni di gas ad effetto serra nell'atmosfera
- ma allo stesso tempo si sta cercando di adattarsi e di trarre vantaggio da nuova opportunità che
possono sorgere a causa del cambiamento climatico.
ESEMPI:
In Emilia in Romagna come progetto Life climate changer sono state messe a punto tecniche di
coltivazione e di allevamento che hanno ridotto l'emissione di gas climalteranti.
Grazie alla sua posizione e alla sua conformazione, il territorio Campano presenta suoli con
caratteristiche e proprietà ereditate da materiali vulcanici e che manifestano un’elevata fertilità
naturale dei suoli. Tale eccezionale e la buona disponibilità idrica hanno favorito lo sviluppo di una
agricoltura particolarmente intensiva, determinando però, in questi ultimi anni, un declino sensibile
della loro fertilità intrinseca. Di conseguenza la regione necessita di una specifica salvaguardia per
ridurre gli impatti dei cambiamenti climatici al fine di salvaguardare le tipicità agricole e la loro capacità
di mantenere il livello degli asset strutturali e patrimoniali del territorio.
EMISSIONI INQUINANTI E LEGISLAZIONE NEL SETTORE AGRICOLO DELLA REGIONE
In Campania le emissioni inquinanti di origine agricola provengono:
- prevalentemente dagli allevamenti bufalini concentrati nelle aree delle province di Caserta e
Salerno, che nel complesso emettono “il 78% del metano
- pratiche colturali intensive, che producono impatti negativi sulla struttura del suolo e sul contenuto
in sostanza organica
- attività di combustione, tra le quali le emissioni dovute agli incendi boschivi, alla obsolescenza delle
macchine e delle attrezzature agricole e forestali e ai combustibili usati per il condizionamento
- l’uso elevato di prodotti chimici di sintesi che conduce ad un deterioramento della risorsa idrica+
Per migliorare questa 11 Aprile del 2018 è stata approvata una legge regionale che cerca di migliorare la
situazione promuovendo strumenti e risorse per salvaguardare tra dimensione climatica, economica della
produttiva e sociale, gli obiettivi che infatti riguardano:
- preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi ;
- incentivare l’uso efficiente delle risorse e il passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio e
resiliente al clima;
- tutelare le acque superficiali, marine e sotterranee;
- promuovere il trasferimento di conoscenze e l’innovazione;
- potenziare su tutto il territorio regionale la redditività delle aziende agricole, la competitività e la
qualità delle produzioni alimentari.
Tale impianto normativo regionale si è poi inserito all'interno del sistema nazionale in quello europeo
in modo da fornire strumenti anche ad altri territori per tutelare la realtà agricola il territorio di fronte
alle criticità climatiche.
LA DISTRIBUZIONE AGRICOLA NEL TERRITORIO
La Campania ha elaborato una ripartizione in macroaree della sua superficie:
- are e comuni rurali
- zone provinciali
DESTINATARI STRUTTURA
I destinatari erano Il questionario era composto dai 5 domande a risposte aperte, che
adolescenti di età compresa partendo da questioni più generiche si concentrano poi sulle esperienze
tra i 16 e i vent'anni di un dirette degli adolescenti. Attraverso un processo auto-valutativo i ragazzi
liceo Di Palermo: si trattava sono stati invitati a riflettere sulle proprie competenze di partenza ed
di studenti prossimi al esprimere libere valutazioni sulle azioni, comportamenti individuali e
diploma di maturità, questo collettivi volti a contrastare gli effetti del cambiamento climatico. È stata
ha consentito di studiare la importante chiarire in anticipo che questo questionario non era una
percezione di adolescenti che verifica didattica proprio perché è necessario che gli intervistati si
si avviano ad essere giovani sentano liberi di rispondere senza la preoccupazione di un'eventuale
adulti. valutazione curricolare, per evitare il rischio di risposta parziali o assenti.
Oltre all'analisi delle risposte al questionario per gli studiosi è stato interessante studiare anche ciò che ha
accompagnato la somministrazione vera e propria:
- sia prima che dopo la distribuzione del questionario, infatti, è stata avviata in aula una
conversazione con gli studenti e sono date risposte ad alcune domande sulle modalità di
compilazione.
- alla fine diversi di loro hanno evidenziato varie difficoltà nel rispondere ad alcuni quesiti,
soprattutto il terzo e il quinto, hanno infatti affermato ciò che la loro preparazione sulle tematiche
proposte era lacunosa e non consentiva una piena consapevolezza di alcuni quesiti; ciò era dovuto
ad una scarsa preparazione geografica di base e al poco utilizzo delle fonti di informazione
mediatica
Da questo si aprono due importanti riflessioni:
1. Il ruolo della geografia come disciplina insegnata ed appresa ha subito dei cambiamenti a partire
dalla riforma Gelmini del 2010 quando l'insegnamento della geografia ha subito una diminuzione dei
numeri di ora e la trasformazione degli obiettivi. successivamente ci sono stati altri due interventi voi
per cercare di migliorare la situazione:
Il primo ha introdotto negli indirizzi dove la disciplina era completamente assente un'ora
settimanale
nel secondo sono state proposte quattro ore settimanali tra storia e geografia nel primo
biennio, ma non essendo stato esplicitato il criterio con cui scegliere il monte ore settimanale da
assegnare alle discipline, molte scuole hanno optato per un'offerta formativa composta da tre
ore di storia e un'ora di geografia.
In questa situazione gli studenti stessi avvertono una carenza nella loro formazione di base per quanto
concerne la geografia, la quale gli impedisce di entrare nel vivo di certe questioni ed eventi che
caratterizzano la vita quotidiana.
2. La seconda riguarda l'utilizzo delle fonti di determinazione mediatica: se da una parte, infatti, i
contenuti esposti dai media costituiscono le principali fonti di informazione, dall'altra gli stessi media
vengono consultati in modo saltuario. Secondo gli studenti questo succede perché il tema viene
proposto da varie tipologie di informazione fino a diventare poco interessante e scontato.
Questo studio hai dimostrato come la contrazione delle ore di insegnamento di geografia ha
effettivamente determinato un gap che gli studenti avvertono; Infatti, che se alcuni temi ambientali
possono essere affrontate altre discipline, proprio la geografia è deputata a svolgere un ruolo di primo
piano per offrire ai giovani un'istruzione strutturata ed efficace.
Questi dati però non ci consentano di fare generalizzazioni, infatti gli adolescenti intervistati hanno
mostrato consapevolezza delle principali questioni che riguardano il cambiamento climatico; è stato
interessante notare come essi siano molto positivi riguardo alla possibilità di attuare pratiche individuali e
collettive volte a ridurre gli effetti dell'inquinamento.
Gli attuali adolescenti sono la generazione che considera già parte della propria esperienza di vita il
cambiamento climatico e che stanno assistendo ai suoi effetti più consistenti; è necessaria proprio per
questo un'importante opera di informazione sia attraverso la formazione scolastica che i media, ma
principalmente è necessaria un'azione in grado di restituire alla geografia un ruolo che nei corsi di studio
ne valorizzi sia per specificità disciplinari che la capacità di costruire percorsi interdisciplinari.