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ASSOCIAZIONE CIVICA PORTA NUOVA - VASTO

COMUNICATO STAMPA 19 Marzo ’05

ARIA DI VASTO (Parte seconda)

Il 27 Gennaio scorso l’allora assessore regionale all’Ambiente Massimo Desiati, replicando alla pri-
ma parte di questo comunicato, dichiarava che la città di Vasto “presenta una buona qualità media
dell’aria se posta al confronto con altre realtà regionali”. L’assessore aveva ragione.
1. La qualità dell’aria in Abruzzo non ha mai fatto oggetto di un’indagine sistematica, per il buon
motivo che la Regione Abruzzo non ha mai posseduto una rete di centraline fisse di rilevamento. A
questo proposito l’assessore uscente Desiati ha recentemente annunziato lo stanziamento di fondi
cospicui “per il posizionamento [nel territorio della regione] di una centralina ogni 10.000 abitan-
ti1”. Attendiamo con fiducia. Nel frattempo bisogna accontentarsi dei pochi dati disponibili; e que-
sti, talvolta, sono inquietanti. Parleremo qui di seguito di due composti: gli IPA (di nuovo) e i PCB.
2. Gli IPA in Abruzzo. Ne abbiamo parlato nella prima parte del comunicato: nel periodo Dicem-
bre 2003/Gennaio 2004 a Vasto, in Piazza Verdi, la media rilevata dal mezzo mobile dell’ARTA è
stata pari a 127 ng/m3. L’altra volta citammo anche, in raffronto, alcuni dati rilevati in Italia e all’e-
stero2; e vedemmo che quelli di Vasto erano notevolmente peggiori. C’è però effettivamente in
Abruzzo chi sta ancora peggio. Di seguito riportiamo la media delle rilevazioni eseguite dallo stesso
mezzo mobile dell’ARTA in varie località abruzzesi, nei mesi non estivi (per una questione di omo-
geneità con i dati di Vasto)3: Avezzano (Ottobre 2002): 188; Montesilvano (Febbraio 2003): 130;
Montesilvano (Marzo 2003): 134; Pescara (Febbraio 2002): 41; Roseto (Dicembre 2002): 181; Sca-
fa (Novembre 2003): 89; Spoltore (Marzo 2004): 85; Spoltore (Aprile 2004): 161.
3. IPA e PCB nei sedimenti marini. Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio ha
condotto, nell’ambito del Piano triennale di monitoraggio marino-costiero 2001-2004, una serie di
rilievi complessi e sistematici, della durata per l’appunto di un triennio, lungo l’intera estensione
delle coste italiane. Sono state prese in esame 12 sostanze inquinanti. I dati raccolti sono stati elabo-
rati e portati a conoscenza del grande pubblico da WWF e Legambiente nell’Aprile 20044. In
Abruzzo le stazioni di rilevamento erano Giulianova, la foce del Pescara, Ortona, e Vasto, che rap-
presentava l’area di bianco (significa che il rilevamento è stato effettuato, a Vasto, in un tratto di co-
sta lontano da insediamenti umani). Sui sedimenti prelevati alla stazione nei pressi di Giulianova
sono state trovate concentrazioni elevate di IPA5 e PCB6. Alla foce del fiume Pescara sono stati rile-
vati superamenti relativamente agli IPA7 e ai PCB8. Nell’area antistante ad Ortona sono state rileva-
te concentrazioni elevate di IPA9 e PCB10. Nella stazione di Vasto, nonostante sia il bianco della re-
gione, sono stati rilevati 3 superamenti dei limiti su 4 prove relativamente agli IPA totali 11 e 2 supe-
ramenti (su 4) sui PCB. Il litorale abruzzese, insieme a quello friulano, sono gli unici in Italia che
presentino tanti e tali superamenti nei valori di IPA e PCB. “Il fatto che alte concentrazioni di in-

1
Il Tempo, 23.2.’05. Quattro centraline sono previste a Vasto, due a S. Salvo.
2
Richiamiamo velocemente i più significativi (rimandando per le note al comunicato precedente). Canada (zone urbane, 1987-1997):
da 10 a 65 ng/m3. Marsiglia (Ottobre ’01-Gennaio ’04): 16,7 ng/m3. Milano corso Garibaldi (Dicembre 2000): media giornaliera mas-
sima 44 ng/m3. Milano via Messina (Giugno 2002- Marzo 2003): media giornaliera massima 27 ng/m 3. Milano piazzale Loreto (Feb-
braio 2004) 9,03 ng/m3, etc.
3
Dati tratti da: www.micso.it/artape/.
4
WWF, Legambiente – Lo stato di salute del mare italiano, Roma, 20 Aprile 2004.
5
4 superamenti su 4, con un picco di 3,2 mg/Kg: sedici volte superiore al limite di legge.
6
2 su 4, in entrambi i casi circa 8 volte superiore al limite.
7
In tutti e quattro i campioni con un picco di 1,08 mg/Kg, oltre cinque volte il limite di legge.
8
2 campioni su 4, con una concentrazione massima di quasi 30 microgrammi/Kg, sette volte superiore al limite previsto dal decreto
9
4 campioni su 4, con un picco di 1,43 mg/kg oltre sette volte superiore al limite di 0,2.
10
2 su 4; in un caso il limite di legge è stato superato di oltre dieci volte.
11
Il picco massimo, con +150% rispetto al limite di legge, è stato registrato nel secondo semestre 2002.
quinanti si ritrovino in alcune aree di bianco è un dato che deve assolutamente far riflettere. E in-
durre a prendere provvedimenti concreti12”. Ma cosa sono –e quanto sono pericolosi- gli IPA e i
PCB?
4. IPA e PCB. Degli IPA (idrocarburi policiclici aromatici) abbiamo già parlato nel primo comuni-
cato, cui rinviamo. Quanto ai PCB (policlorobifenili o bifenili policlorurati), essi presentano caratte-
ristiche chimiche e di pericolosità analoghe alle diossine. Provocano disturbi della funzionalità ri-
produttiva, alterazioni del sistema endocrino ed effetti cancerogeni. Sono inoltre composti bioaccu-
mulabili (cioè entrano nel ciclo alimentare), immunotossici, teratogenici, dermotossici13. Come gli
IPA, sono estremamente persistenti (il che significa che possono conservarsi nel tempo e nello spa-
zio), e, come gli IPA, possono essere generati da processi di incenerimento.
5. A proposito di incenerimento: si è molto parlato in Abruzzo, da qualche anno in qua, degli ince-
neritori previsti dalla bozza del Piano Regionale dei Rifiuti. Nessuno, ma proprio nessuno, ha detto
che in Abruzzo gli inceneritori ci sono già.
6. La valorizzazione energetica dei rifiuti speciali pericolosi. In attività di incenerimento denomi-
nate di “valorizzazione energetica” (perché in esse i rifiuti entrano come combustibile nel processo
industriale) sono state bruciate in Italia, secondo i dati più recenti risalenti al 2002 14, 118.313 ton-
nellate di rifiuti speciali pericolosi, il 93% nei cementifici. Di quelle 36.737 tonnellate, pari al 31%,
sono state incenerite in Abruzzo e Molise, e precisamente: 9.866 tonnellate nel cementificio di Pe-
scara, 12.403 in quello di di Bojano, 14.468 in un impianto sito a Lentella. Per ovvie ragioni ci oc-
cuperemo specificamente di quest’ultimo.
7. La Laterlite di Lentella. L’impianto di deposito preliminare e smaltimento di rifiuti speciali non
pericolosi e pericolosi ubicato in località Coccetta del Comune di Lentella, a pochi metri dal fiume
Sinello e dal suo affluente Treste, appartiene alla ditta Laterlite S.p.A., con sede a Solignano (Par-
ma), ed è attivo –con altro proprietario ed altro nome- sin dal 1984. L’impianto alimenta un forno
rotante per la produzione di argilla espansa. Nel 2002 esso ha incenerito, come detto, 14.468 tonnel-
late di rifiuti speciali, tutti pericolosi15. Le tipologie di rifiuto che sono state ammesse dalla Regione
allo smaltimento16 (ognuna è contrassegnata da un codice CER) sono 17617. Per grandezza l’impian-
to è il secondo in Italia nel suo genere18, e l’ottavo in assoluto tra gli inceneritori (con o senza recu-
pero di energia) di rifiuti speciali pericolosi. Nel Febbraio del 2003 l’impianto cosiddetto di termo-
valorizzazione di Bojano (appartenente alla stessa ditta) fu sottoposto a sequestro preventivo dalla
Procura della Repubblica di Campobasso, e i rifiuti che esso bruciava indirizzati, grosso modo, ver-
so l’impianto di Lentella. L’inceneritore di Bojano è ancora chiuso. Attualmente si bruciano a Len-
tella 24.000 tonnellate annue di rifiuti speciali pericolosi provenienti da tutta Italia.
8. Postcombustione. Due mesi dopo il sequestro degli impianti (Aprile 2003) la Regione Molise
sospendeva l’autorizzazione quinquennale alla combustione dei rifiuti speciali pericolosi. Nel Set-
tembre il Tribunale di Campobasso revocava l’ordinanza di sequestro, a condizione che fosse pre-
viamente installato nello stabilimento un dispositivo di postcombustione e filtraggio delle emissio-
ni. La Laterlite accettava la prescrizione, ma non otteneva comunque dalla Regione il ripristino del-
l’autorizzazione, essendo questo stato subordinato alla conclusione di un procedimento giudiziario
contro la stessa Laterlite, ancora in corso. Resta che per il Tribunale di Campobasso costituiva con-
dizione necessaria all’autorizzazione al funzionamento dell’impianto di Bojano che esso fosse for-
nito di un apparato di postcombustione. L’impianto di Lentella, che pure brucia una quantità doppia
di rifiuti, non ne ha alcuno, né se ne fa cenno nel testo della recente autorizzazione regionale.
12
Cit., pag 6.
13
Forse l’idea di installare impianti di fanghi termali e talassoterapia lungo la costa andrebbe quantomeno sottoposta ad una più at-
tenta verifica.
14
Queste cifre, come altri dati successivi, sono tratti da: APAT, ONR – Rapporto rifiuti 2004 (Dicembre 2004).
15
Nel dettaglio: rifiuti della produzione di prodotti chimici organici di base, rifiuti della produzione di plastiche e gomme sintetiche,
rifiuti prodotti dal trattamento chimico- fisico di rifiuti, solventi organici, emulsioni contenenti oli.
16
L’ultima autorizzazione regionale, di durata quinquennale, risale al 1° Luglio 2004.
17
Erano 35 nell’autorizzazione precedente del 2 Giugno 1999.
18
Ossia tra i cosiddetti termovalorizzatori di rifiuti speciali pericolosi.
[9. Informazioni. Con sentenza emessa il 2 dicembre 2004 dalla Corte di Giustizia delle comunità
europee l’Italia è stata condannata per non aver ancora recepito la Direttiva 2000/76/CE del Parla-
mento europeo e del Consiglio del 4 dicembre 2000 sull'incenerimento dei rifiuti. Fino a che il go-
verno non si deciderà a farlo, sarà difficile per un cittadino accedere alle informazioni su questo
come su altri impianti19.]
10. Ampliamento. L’impianto dispone di due linee di cottura, una sola delle quali, secondo le di-
chiarazioni dell’azienda, viene alimentata dai reflui. Di recente l’azienda ha presentato domanda
alla Regione Abruzzo per ottenere l’autorizzazione ad alimentare nello stesso modo che la prima an-
che la seconda linea di cottura. Se la domanda dovesse essere accolta, la capacità di incenerimento
dell’impianto passerebbe, sempre secondo le dichiarazioni dell’azienda, dalle attuali 24.000 a
60.000 tonnellate annue, divenendo questo così, per grandezza, il primo impianto nel suo genere in
Italia (il secondo in assoluto tra gli inceneritori di rifiuti speciali pericolosi).
11. Conclusioni. Abbiamo mostrato alcuni dati inquietanti, emersi da indagini di organi ufficiali,
che riguardano la presenza, in alcune matrici ambientali della nostra zona, di alcune sostanze inqui-
nanti. Abbiamo altresì mostrato che, nella stessa zona, esiste almeno un impianto potenzialmente al-
tamente nocivo, e per di più suscettibile di emettere proprio quelle sostanze. Sia chiaro che noi non
intendiamo né dimostrare, né escludere tra i due fatti alcuna connessione. Noi non vogliamo allar-
mare nessuno, né difendere alcuna tesi.
Vogliamo solo fare informazione. Le notizie che abbiamo rivelato sono state per anni (talune per un
ventennio) fino ad oggi gelosamente custodite. Questo, a nostro avviso, è ancora più grave del loro
contenuto. Di ciò il ceto politico locale nel suo insieme porta certamente gravi responsabilità.

19
Art. 12: “Per gli impianti di incenerimento e coincenerimento aventi una capacità nominale di due o più tonnellate l'ora la rela-
zione annuale relativa al funzionamento ed alla sorveglianza dell'impianto che il gestore deve fornire all'autorità competente è resa
accessibile al pubblico. Tale relazione fornisce, come requisito minimo, informazioni in merito all'andamento del processo e delle
emissioni nell'atmosfera e nell'acqua rispetto alle norme di emissione previste dalla presente direttiva”.

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