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L’INQUINAMENTO AMBIENTALE: IN CAMPANIA


“Chi inquina deve essere punito perché commette un delitto contro la buona salute di tutti gli
abitanti”.
PREMESSA
La crisi dei rifiuti fonda le sue radici nel 1974, quando il governo per cercare di risolvere
l’emergenza rifiuti con “Leggi speciali”: Nasce lo “stato d’emergenza” che diventa una vera e
propria forma di governo. Vengono intraprese una serie di iniziative tra cui l’individuazione di una
serie di discariche e cave che secondo i rapporti ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la
Ricerca Ambientale) e ARPAC (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Campania),
risultano ben presto esaurite ed un maggior controllo sul territorio. Purtroppo, verso la fine del 1994
le organizzazioni malavitose scoprono il “business della monnezza”, esse avevano un progetto
chiaro e definito: trarre il massimo profitto da ogni singolo chilogrammo di rifiuti pericolosi
sotterrati o abbandonati, nelle cave, nelle terre o nelle discariche della Campania. Dietro il disastro
della “Terra dei veleni” si celano dei profitti economici inimmaginabili, in quanto per le industrie
smaltire illegalmente i rifiuti tossici in questo modo è non solo possibile ma anche più conveniente.
Le organizzazioni malavitose rappresentano la manovalanza locale, mentre i mandanti nazionali ed
europei appartengono ai cosiddetti “colletti bianchi”. Discorso diverso è per i roghi tossici, essi
sono la quotidiana attività di smaltimento illegale delle attività produttive delle industrie campane
situate in quei comuni situati principalmente alle falde del Vesuvio e consistente nella più grande
fabbrica “occulta” di scarpe, borse e lavorazione di pellami: questa è la ”Terra dei fuochi”. Il
primo allarme relativo allo scarico dei rifiuti tossici in Campania fu dato dalla famosa “Perizia
Balestri”, la prima perizia condotta dal Tribunale di Napoli Direzione Distrettuale Antimafia,
realizzata dal geologo toscano Giovanni Balestri nel 2008. I rilievi eseguiti hanno evidenziato la
presenza di alcuni elementi inquinanti, come metalli pesanti, ad esempio: stagno, rame, piombo,
arsenico, mercurio, ferro, PCB ed altri. Il dibattito nell’ultimo periodo si sta concentrando sul
“nesso di causalità”: capire le effettive cause del numero elevato di tumori, in particolar modo
delle leucemie, delle malformazioni congenite, delle malattie autoimmuni e delle patologie
cardiorespiratorie che spesso colpiscono la popolazione campana presenti nelle zone inquinate
cercando di capire se l’aumento dell’incidenza dei tumori e di altre malattie è dovuto allo
sversamento sul suolo e all’interramento dei rifiuti tossici o più al fenomeno, ancora più
vecchio e radicato, dei roghi tossici. Alcune aree della Campania in questi anni sono state
trasformate in parte in una discarica di rifiuti e di roghi tossici, inquinando di conseguenza le falde
acquifere di queste aree. Ad aumentare la preoccupazione della popolazione campana sono stati
anche alcuni studi scientifici che hanno confermato, come in alcune zone del napoletano e del
casertano come di altre regioni italiane, si ha un’incidenza di tumori più elevata rispetto alla media
italiana. Inoltre alcuni studi hanno evidenziato che le aree di interesse oncologico, di malformazioni
e malattie cardio-respiratorio sono localizzate al confine tra le suddette province ed individuate nel
SIN (Siti di Interesse Nazionale). Queste sono le aree più contaminate e classificate tra le più
pericolose dello stato italiano dal Progetto Sentieri (Studio epidemiologico nazionale dei territori e
degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento). Dal punto di vista politico è più opportuno
far credere alle affermazioni generiche che confutano il nesso di causalità, negando o edulcorando i
dati che evidenziano l’incremento di morbilità e mortalità.
FORME DI INQUINAMENTO
Sono diverse le forme di inquinamento ambientale: Inquinamento dell’aria o inquinamento
atmosferico, questa è una delle maggiori problematiche in particolar modo per chi vive nelle grandi
città (lo smog delle città), che può essere prodotto sia dal traffico cittadino che dal riscaldamento
domestico, dalle industrie e può essere facilmente modificato dai venti e dalle piogge in particolar
modo acide. Purtroppo, l’inquinamento atmosferico è un assassino invisibile per l’uomo, per gli
animali e per le piante. Le sostanze tossiche che lo compongono sono: il particolato atmosferico
(MP10 e MP2,5) che contamina anche le acque ed il suolo, questo ha anche un impatto sulla
visibilità e sul clima, ma principalmente sull’apparato respiratorio dell’uomo causando malattie
cardio-respiratorie (bronchiti croniche, asma, etc.), tumori polmonari, malattie infiammatorie-
infettive delle vie respiratorie per il possibile trasferimento di virus e batteri; il Biossido di Azoto;
l’ozono troposferico (O3); il Biossido di zolfo; il Benzene; il Benzo(a)pirene ed altri IPA; alcuni
Metalli pesanti; residui organici volatili (VOC); piccole particelle di polveri (aerosol);
l’Ammoniaca; il Carbonio elementare, Organico ed il Black carbon. Quindi l’inquinamento
atmosferico può avere sia fonti antropiche che fonti naturali quali le eruzioni dei vulcani, gli incendi
di boschi e foreste, ma anche dolosi (es. quelli della terra dei fuochi) e si diffonde oltre che nell’aria
anche nel terreno, nelle falde acquifere, nei fiumi, nei laghi e nei mari. Altra forma di inquinamento
è l’inquinamento delle acque con lo sversamento nelle falde acquifere sotterranee, nei fiumi, nei
laghi e nelle acque costiere dei mari sostanze tossiche, pesticidi, antibiotici, plastiche e sostanze
tossiche come solventi industriali (il tricloroetilene) ed altre sostanze inquinanti, ma anche per il
non funzionamento degli impianti di depurazione. Uno dei fiumi più inquinati d’Europa è senza
dubbio il fiume Sarno in Campania dove oltre allo scarico di sostanze tossiche delle concerie di
pellami quali metalli pesanti (Cr, Hg, Nichel, Cadmio, etc.) e sostanze organiche, si ritrova anche
materiale plastico, bottiglie, cassette di polistirolo, materiale di imballaggio, solo l’effetto del
lockdown aveva reso le acque più limpide grazie anche alla chiusura di diverse attività. Altri fiumi
molto inquinati sono il fiume Irno a Salerno, il Savone a Mondragone, mentre tra quelli italiani uno
dei più inquinati è il Po, il fiume Aniene e il Tevere, il fiume Labro ed il fiume Oliva in provincia di
Cosenza in cui sono stati riversati rifiuti radioattivi alcuni cancerogeni come Nichel, Tallio,
Arsenico, Vanadio, Berilio, Piombo, Tallio, Stagno, PBC e Diossine. Tra i laghi ricordiamo il lago
d’Orta, Viverone ed il lago Maggiore in Piemonte, nonché il lago di Bracciano, Bolsena, mentre in
Campania il lago Patria, il Matese ed il lago di Lucrino. Altra forma di inquinamento è
l’inquinamento dei suoli per interramento di sostanze sia tossiche che radioattive, o di materiali
altamente tossici abbandonati al suolo e incendiati: queste sono le “Terre dei veleni e terre dei
fuochi”. Dai recenti rapporti della Commissione Europea, emerge che i suoli europei, anche quelli
adibiti a coltivazioni agricole, abbondano di sostanze altamente tossiche.
INQUINAMENTO IN ITALIA
Infatti, risulta che dei ventotto stati dell’Unione Europea quelli con una più alta soglia
d’inquinamento siano quelli dell’Europa occidentale ed in particolare quelli del Mediterraneo. Oggi
sono più di 40 le aree inquinate nel nostro “Bel Paese”. Le più note si trovano oltre che in
Campania, in Piemonte, Lombardia, Veneto, lungo la valle del Po, in Puglia e Sicilia. Tra queste
ricordiamo: il polo petrolchimico di Porto Marghera, il complesso chimico di Val d’Ossola o Pieve
Vergonte, le industrie Eternit di Casale Monferrato, le industrie Caffaro di Brescia, il polo
petrolchimico di Mantova, il polo siderurgico di Taranto, il polo petrolchimico di Priolo Gargallo ed
il polo petrolchimico di Gela in Sicilia, nonché l’area di Pianura e di contrada Pisani a nord di
Napoli e l’area Vesuviana di Boscoreale e Castellamare a sud di Napoli; ultima, ma non per
importanza, è l’area Acerra-Nola-Marigliano più nota come “triangolo della morte”, dove sono stati
accumulati enormi quantità di rifiuti: amianto, diossine, PCB (policlorobifenili) CVM (cloruro di
vinile monomero), fosfogessi radioattivi, dalle cosiddette “ecomafie”. Queste aree, dall’elevato
inquinamento ambientale, espongono i cittadini al rischio di malattie e principalmente tumori. Per
citare, a titolo esplicativo, soltanto alcune aree inquinate, ricordiamo:
• Comune di Emarese (Aosta): aumento di malattie del sistema cardiocircolatorio e tumori
pleuro-polmonari per presenza di amianto e di discariche di rifiuti industriali.
• Comune di Pieve Vergonte e Verbania (Piemonte): oltre ai rifiuti speciali ci sono i rifiuti della
metallurgia come Pb, Zn, Cu e diossine dei cavi elettrici plastificati che sono stati causa di un
incremento di malattie cardiocircolatorie e tumori (colon-retto e stomaco).
• Comuni di Arenzano e Cogoleto (Genova): con discariche in particolar modo di bicromato di
sodio, quindi con alte concentrazioni di metalli pesanti quale cromo esavalente, nichel, argento,
mercurio, piombo, rame e zinco che sono causa di un incremento delle malattie dell’apparato
genito-urinario, nonché cardiorespiratorio.
• Comune di Balangero (Torino): con discariche in particolar modo di amianto che causa oltre a
malattie cardiorespiratorie, anche tumori pleuro-polmonari.
• Casal Monferrato (Alessandria): presenza di discariche di amianto, anche qui, causa di malattie
cardiorespiratorie e tumori pleuro-polmonari.
• Porto Marghera (Venezia): presenza di impianti petrolchimici, raffinerie ed impianti di
elettrometallurgia con incremento delle malattie dell’apparato digerente e cardiorespiratorio, e
dei tumori pleuropolmonari, del fegato e dello stomaco.
• Comune di Trieste: presenza di raffinerie e impianti siderurgici con aumento di malattie
dell’apparato cardiocircolatorio, respiratorio e digerente, nonché dei tumori pleurici.
• Comune di Carrara e Massa con impianti farmaceutici, petrolchimici, siderurgici, discariche di
amianto con cui si è evidenziato un incremento delle malattie pleuro-polmonari, dell’apparato
digerente e genito-urinario, e un incremento di mortalità per tumori del fegato e polmonari, un
incremento anche di tumori linfoemopoietici, in particolar modo del linfoma non-Hodgkin.
Nelle donne si è osservato un incremento della mortalità per il tumore del colon-retto e del
polmone.
• Comune di Bari per la presenza di discariche di amianto è stato evidenziato un incremento della
mortalità dei tumori dell’apparato respiratorio e digerente, in particolar modo è stato
evidenziato un aumento significativo della mortalità per asbestosi dei tumori pleuro-polmonari
e del mediastino.
• Comune di Taranto per la presenza di un impianto siderurgico e di una raffineria, è stato
evidenziato un incremento della mortalità dei tumori pleuro-polmonari, nonché di
malformazioni congenite.

INQUINAMENTO IN CAMPANIA
In Campania ricordiamo Pianura e contrada Pisani a Nord, nonché l’area Vesuviana di
Boscoreale e Castellamare a sud di Napoli, dove spesso vengono appiccati degli incendi che
sono causa di produzione e liberazione nell’ambiente di una notevole quantità di gas e sostanze
tossiche, anche di Diossine e metalli pesanti. Nei comuni di Boscoreale, Castellammare di
Stabia, Ercolano, Pompei, Torre Annunziata e Torre del Greco, alle falde del Vesuvio, vi è la
presenza di discariche di amianto, di rifiuti di pellami, di vernici, di colle, di polivinilcloruro
(PVC) e materiale plastico di diverso tipo, oltre allo smaltimento illecito di tanti altri rifiuti
tossici ed ingombranti. Anche qui è stato evidenziato un incremento della mortalità per tumori
dell’apparato digerente, in particolar modo del colon-retto, genito-urinario e pleuro-polmonare.
Ultima, ma non per importanza, è l’area Acerra-Nola-Marigliano più nota come “Triangolo
della morte”, ai confini tra la provincia di Napoli e quella di Caserta, dove sono stati
accumulati ed interrati enormi quantità di rifiuti tossici: amianto, diossine, PCB, CVM e
fosfogessi radioattivi oltre a materiali ed apparecchiature di scarto. Purtroppo, sono queste le
aree dall’elevato inquinamento ambientale che espongono i cittadini al rischio di malattie e
tumori. Anche nei comuni del litorale Domizio-Agro-Aversano sono state riscontrate diverse
discariche di rifiuti industriali con materiale altamente tossico, causa di un incremento di
malattie e di un aumento della mortalità per tumori polmonari, epatici, gastroenterici, tiroidei,
della mammella e della vescica, secondo quanto riportato da diversi studi epidemiologici e da
tanti articoli di quotidiani locali. Con l’appellativo “Terra dei fuochi e dei veleni” s’intende
una vasta area geografica che si estende da Napoli Nord alla provincia di Caserta Sud e
racchiude cinquantasette comuni con circa due milioni e mezzo di abitanti. Questa terminologia
è stata usata per la prima volta nel “Rapporto Ecomafie” del 2003 realizzato da Lega
Ambiente per descrivere e denunciare il traffico di rifiuti speciali in queste terre. Prima di tutto
occorre precisare che per “Terra dei fuochi” intendiamo i roghi tossici appiccati ai
materiali sversati nella fascia di comuni compresi tra Napoli e Caserta e che per “Terra
dei veleni” ci riferiamo al tombamento dei rifiuti industriali in queste terre; due fenomeni
strettamente collegati da un comune denominatore: inquinamento ambientale ed
illegalità.
DALLA DIAGNOSI PRECOCE ALLA PREVENZIONE DEI TUMORI
Oggi la diagnostica strumentale (Eco, RM, TC, PET, etc.) messa a disposizione dalle diverse
strutture sanitarie permette di individuare, localizzare, valutare e studiare pienamente una patologia
sia come malattia che come neoplasia, nelle sue dimensioni, forme, rapporti e possibili evoluzioni.
Con questi metodiche è possibile oltre che studiare la malattia anche avere una valutazione sulla sua
aggressività e sulle sue possibili cure.
Ma il problema fondamentale, oggi, è anticipare l’evento malattia scrutando a livello genetico
eventuali modifiche che potrebbero essere causa o rischio di malattia. Oggi, quindi, con i test
genetici è possibile anticipare l’evento malattia, con un’azione predittiva effettuando la vera
prevenzione delle malattie partendo dalla selezione di pazienti che presentano storie familiari quali:
cardiopatie, malattia di Alzheimer giovanile, diverse neoplasie: mammella, ovaio, stomaco e colon-
retto. In questo caso il test deve essere effettuato prima su di un componente della famiglia che
abbia già sviluppato la malattia (caso indice) e successivamente sugli altri componenti del nucleo
familiare. Una seconda possibilità di utilizzo dei test genetici è rivolta a pazienti che necessitano di
programmazioni terapeutiche non standard, quindi necessitano di test genetici di precisione per
individuare la terapia specifica più efficace. ad es. antitumorale (carcinoma della mammella, ovaio,
colon-retto, melanoma metastatico, carcinoma polmonare, carcinoma gastrico, carcinoma vescicale,
tumore della tiroide, etc.) in particolar modo nei casi in cui sono state praticate terapie che non
hanno dato i dovuti benefici o se sono da attuare protocolli non tradizionali ad es. terapie
biologiche.
Altra metodica utile alla prevenzione delle malattie è la ricerca ed il dosaggio di alcune sostanze
tossiche in persone che vivono o lavorano in ambienti inquinati: dosaggio dei metalli pesanti, delle
diossine, dei PVC, dei furani ed altri. Infatti, la determinazione di queste sostanze tossiche
riscontrabili in concentrazioni significative nel sangue, nelle urine, nei capelli o in altro liquido
biologico degli abitanti “delle zone a rischio”, permetterebbe di risalire al tipo di inquinamento
ambientale in quella zona. L’epidemiologia abbinata alla tossicologia molecolare permette di
individuare le correlazioni tra fattori ambientali e mutazioni genetiche. Ma va precisato che alcuni
metalli in traccia sono elementi chimici essenziali per la vita, per citarne alcuni: selenio, rame,
ferro, iodio, zinco, litio etc., mentre altri sono elementi tossici anche a bassissime concentrazioni e
questi sono il cadmio, il mercurio, il cromo e il piombo. In sintesi dalla rilevazione dei tipi di
metalli pesanti, di diossine o di furani presenti in concentrazioni significative nei liquidi organici
degli abitanti, è possibile risalire al potenziale rischio di contrarre una malattia, ovvero un tumore.
Pertanto in base alla determinazione dei metalli pesanti riscontrati si può attuare un programma di
prevenzione mirata e specifica. Quindi sapere se un individuo è portatore di alte concentrazioni di
metalli pesanti o diossine consente di attuare un programma di prevenzione di malattie d’organo
mirato, ovvero personalizzato.
DIRITTO ALLA SALUTE
La tutela della salute è garantita da norme è leggi che regolano il controllo dei cibi, delle acque,
della qualità dell’aria, dello stato dell’inquinamento del suolo e delle falde acquifere, delle
frequenze e delle radiazioni presenti nell’etere, nonché fondamentale è il diritto alla prevenzione e
alla cura delle malattie. Purtroppo si è passato da un periodo di assistenzialismo indiscriminato
“tutto a tutti “ ad un assistenzialismo “ tutto solo ad indigenti”.
L’articolo 32 della Costituzione Italiana sancisce che ciascun individuo ha diritto alla salute, inteso
non come assenza di malattia e/o infermità fisiche/psichiche, ma come stato di completo benessere
fisico, mentale e sociale, così come sostiene anche l’OMS.
Anche gli articoli 2 e 13 della Costituzione, riconoscendo e garantendo i diritti dell’uomo ne
ribadiscono l’inviolabilità.
Purtroppo l’attuazione dei programmi di analisi e recupero dei territori, di programmi di
prevenzione delle tante malattie, di screening genetici e di determinazioni di metalli pesanti,
diossine e furani sia alla nascita che durante tutta la vita, restano ancora un miraggio.
Sorge spontanea una domanda: “forse si preferisce curare ma non prevenire le malattie?”

Bibliografia
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www.scienzaesalute.blogosfere.it
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 Atlante di mortalità in Italia per tumori – Banca dati AIRTum2019; Intermedia Editore -
Brescia

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