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(Gennaro Napolitano)
I dati ARPAC degli ultimi sei anni (dal 2015 al 2020) indicano che la centralina di San Vitaliano
segna, anno dopo anno, il maggior numero di sforamenti del limite massimo giornaliero consentito
di PM 10 (cioè 50 ug/m.c.) non solo della rete regionale ARPAC, ma, a ben guardare, dell'intera
Italia.
Precisamente 127 sforamenti nel 2015, 78 nel 2016, 104 nel 2017, 122 nel 2018, 115 nel 2019, 107
nel 2020. Nell'anno in corso, al 19 Febbraio, dopo appena 50 giorni dall'inizio del 2021 siamo già a
29 sforamenti.
Per avere un'idea della gravità dell'inquinamento atmosferico nella piana nolana-acerrana è
sufficiente considerare che nel recente rapporto Legambiente 2021 "Mal'aria di città" (che prende
in considerazione solo i dati dei comuni italiani capoluogo di provincia) Torino, considerata la città
più inquinata d'Italia con il più alto numero di sforamenti di PM 10, ha presentato lo scorso anno
98 sforamenti totali, cioè un numero minore di quello di San Vitaliano.
Spesso, nei periodi invernali, si susseguono sforamenti con diffusa continuità giornaliera,
raggiungendo anche pericolosissime sequenze di 10 giorni successivi. Le centraline di Pomigliano
d'Arco ed Acerra, pur se con un numero leggermente inferiore di sforamenti, seguono un
andamento analogo.
Per definire l'aria di un territorio sufficientemente pulita, la legislazione vigente (legge 155/2010)
ammette, al massimo, 35 giorni di sforamento del limite consentito in un anno intero per le PM10.
Anche se, secondo le linee guida dell'OMS, gli sforamenti di PM10 non dovrebbero superare il
numero di 3 all'anno. Qui si superano impunemente i 100 giorni all'anno con valori di tre volte e,
qualche volta, anche quattro volte superiori al numero annuo di giorni di sforamento consentiti.
L'altro parametro da valutare, per definire la qualità dell'aria di un territorio, è la media giornaliera
annua delle polveri sottili che, secondo la legislazione vigente, non dovrebbero superare, per le
PM 10, i 40 microgrammi/metro cubo, e, per le PM 2,5, i 25 microgrammi/metro cubo. Per
l'Organizzazione Mondiale della Sanità questi valori dovrebbero essere notevolmente più bassi se
si vuole evitare di provocare danni alla salute umana, 20 ug/m.c. per le PM 10 e 10 ug/m.c. per le
PM 2,5.
Ebbene, in questi anni, secondo i dati della ARPAC, le medie annuali del PM 10 segnate dalla
centralina di San Vitaliano sono sempre state superiori ai 40 ug/m.c. e, precisamente, 56 ug/m.c.
nel 2015, 46 ug/m.c. nel 2016, 48 ug/m.c. nel 2017, 51 ug/m.c. nel 2018, 47 ug/m.c. nel 2019, 48,9
ug/m.c. nel 2020.
In questi primi 50 giorni del 2021 la media giornaliera annua del PM 10 è stata del 49,7 ug/m.c.
La media giornaliera annua delle PM 2,5, segnalata dalla ARPAC a San Vitaliano, è stata di 26
ug/m.c. nel 2015, 24 ug/m.c. nel 2016, 18 ug/m.c. nel 2017, 19 ug/m.c. nel 2018, 18,3ug/m.c. nel
2019, 19.4 ug/m.c. nel 2020.
Nei primi 50 giorni del 2021 la media giornaliera annua è stata di 19,1 ug/m.c.
Come si può notare nel 2020, rispetto all'anno precedente, le medie giornaliere annue del PM10
tendono ad innalzarsi, nonostante lockdown e limitazioni indotte dalla pandemia Covid-19.
Da qui ci si può fare un'idea di quale "aria sporca" i cittadini sono costretti a respirare in questo
territorio, di quale gravità è l'inquinamento atmosferico e di quale rischio corra il loro stato di
salute.
L'OMS stima che l'inquinamento atmosferico causi nel mondo circa 3,7 milioni di decessi all'anno,
800.000 solo in Europa, 40mila in Italia. Esso può esercitare i suoi effetti sulla salute sia per
esposizioni acute, di breve durata (qualche giorno) sia per esposizione cronica, di lunga durata. Ad
esposizione acuta è risultata associata l'insorgenza di patologie acute, quali infarto del miocardio,
ictus cerebrale o addirittura decesso, in caso di persone particolarmente suscettibili. Per
esposizione cronica si può andare incontro a patologia cardio-respiratoria (come broncopatie
croniche ostruttive, broncopatie asmatiche, scompenso cardiaco) neurologica, metabolica ed
oncologica, sopratutto tumore del polmone, cerebrale, della mammella, dell'apparato digerente
ed urinario.
L'inquinamento atmosferico è al quinto posto nel mondo tra le cause di malattia e di mortalità
dopo la dieta, il fumo, l'ipertensione, e il diabete.
Nel 2013 l'Agenzia per la ricerca del Cancro (IARC) ha classificato l'inquinamento atmosferico come
cancerogeno per polmone e vescica, ricordando che l'esposizione a polveri sottili (PM 2,5) ha
causato nel mondo 3,2 milioni di morti premature nell'anno 2012, (prevalentemente per patologie
cardiovascolari) e circa 223.000 morti per tumore al polmone.
Recenti ricerche hanno messo in relazione l'inquinamento da PM 2,5 con l'incremento di casi di
autismo infantile, demenze senili, morbo di Parkinson, disturbi psichiatrici.
Studi attuali, ancora in corso, evidenziano che la diffusione del virus Sars-cov-2, responsabile della
pandemia covid-19, viene favorito, in modo diretto e/o indiretto, dalle alte concentrazioni di
polveri sottili nell'aria.
Studi effettuati dall'Arpac affermano che questa eccessiva presenza di polveri sottili nella piana
Nola-Acerra trova origine da 1) assetto morfologico dell'area che è ubicata in una valle a quota
modesta con depressione orografica ed intensi periodi di stagnazione atmosferica per scarso
rimescolamento verticale; 2) l'andamento metereologico legato alla presenza di ventilazione
sufficiente o meno, alte o basse pressioni atmosferiche, grado di umidità; 3) emissioni di area
vasta, come provenienti dalle grandi navi ormeggiate nel porto di Napoli o dagli aerei
dell'aeroporto di Capodichino o dalle autostrade; 4) emissioni locali per a) eccessivo traffico
territoriale con parco autoveicolare privato e pubblico vetusto, eccessivo e sregolato, b)
riscaldamento domestico e pubblico con impianti antiquati, camini e canne fumarie irregolari di
attività commerciali e di ristoro, c) emissioni provenienti dall'inceneritore di Acerra, interporto,
cave di Polvica e Casamarciano, attività produttive varie, STIR di Tufino, discariche autorizzate e
selvagge, d) insufficiente presenza arborea di verde pubblico capace di far da filtro alle polveri
sottili, e) mancata regolazione dei fuochi d'artificio, f) diffusa presenza di roghi agricoli e di rifiuti,
g) eccessivo uso di fertilizzanti ed antiparassitari in agricoltura.
Sempre secondo studi ARPAC, le fonti di emissione locale per attività antropiche contribuirebbero
per il 41% con il traffico stradale, per il 38% con i riscaldamenti domestici, per il 16% con industrie
e cave, per lo 0,1% con l'inceneritore di Acerra.
Pur essendo in vigore dal 2007, il "Piano regionale per il miglioramento della qualità dell'aria" non
viene messo in atto e non viene adeguatamente aggiornato; solo negli ultimi mesi ha preso avvio
un tentativo di aggiornamento. Nonostante la legislazione vigente obblighi gli amministratori
regionali e locali all'adozione di piani e misure atte ad agire sulle principali fonti di emissione per
riportare i valori limite del PM10 negli intervalli consentiti e ridurre la gravità dell'inquinamento
atmosferico nel territorio, nessun provvedimento idoneo, in questi anni, è stato assunto sia da
parte degli amministratori regionali che locali. Di conseguenza si è cagionato una
compromissione/deterioramento della qualità dell'aria che ha provocato centinaia di morti
all'anno e ridotto la speranza di vita di migliaia di persone residenti nell'area nolana-acerrana della
Campania.