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Colloquio III anno

Taylorismo e fordismo

Elaborato di Chiara Michelone Classe di Scienze Sociali

A. A. 2011-2012

INDICE 1.La divisione del lavoro 2.La nascita del taylorismo 2.2 I principi dorganizzazione scientifica del lavoro 3. Il fordismo 3.2 Le caratteristiche del fordismo 4. La crisi del fordismo 5.La concezione delloperaio

1.La divisione del lavoro


Gi il greco Senofonte nella Ciropedia parla della divisione del lavoro sentenziando che impossibile che un uomo dai molti mestieri possa farli tutti bene []. Di necessit, chi svolge un compito molto specializzato lo far nel modo migliore.1 Con divisione del lavoro, che attraversa tutta la storia e la preistoria delluomo, si pu intendere linsieme di tutte le forme attraverso le quali la cooperazione sia diretta che indiretta dei lavoratori assicura la produzione di beni e servizi, sulla base delle esigenze della societ. Il lavoro oltre a mettere luomo in rapporto con la natura nel ruolo di trasformatore della materie prime facilita anche la creazione di rapporti e relazioni tra gli individui, infatti cooperazione e divisione del lavoro rappresentano entrambi la natura sociale del processo di produzione. Le due forme pi antiche di divisione del lavoro sono quella tra i sessi e quella per gruppi det ed entrambi si manifestano allinterno della famiglia che inizialmente anche lunit fondamentale della produzione. Nonostante ci si riferisca a caratteristiche biologiche anche in questi casi la divisione del lavoro un fenomeno sociale. Laumento della produttivit, connesso allo sviluppo di nuove tecniche, comporta forme pi complesse di divisione del lavoro in base ad altri criteri di differenziazione dei compiti. Grazie alla diffusione dellagricoltura arativa i contadini furono in grado di realizzare una produzione eccedente i propri bisogni e quindi un sovrappi, presupposto delle forme pi complesse di divisione del lavoro. Con la nascita della citt anche il lavoro si differenzia tra quest ultima e la campagna e compaiono lavoratori sempre pi specializzati che evidenziano lormai netta distinzione tra lavoro manuale ed intellettuale. Con lo sviluppo di una societ sempre pi complessa si allarga la sfera della cooperazione sociale e soprattutto grazie ad istituzioni politiche ed economiche si garant la circolazione dei beni e laccesso al consumo di prodotti realizzati da altri gruppi. Si ebbe quindi una divisione del lavoro in primis tra settori dattivit in secondo luogo tra mestieri allinterno della stessa attivit e infine tra unit produttive nello stesso mestiere. La divisione del lavoro nella stessa unit produttiva fu per un fenomeno essenzialmente moderno e si present con la manifattura che fu una grande innovazione per lorganizzazione del lavoro e port al modo di produzione capitalistico. I lavoratori non sono pi dispersi in una miriade di botteghe ma sono concentrati fisicamente in un unico luogo dove sono sorvegliati dallimprenditore e, mentre lartigiano era proprietario dei mezzi produttivi e vendeva esso stesso la propria merce, loperaio vende esclusivamente la propria forza lavoro ed soggetto alle direttive del proprietario degli strumenti di produzione. Il lavoro viene sottoposto a controlli, vincolato a rigidi orari lavorativi ed, attribuendo a soggetti che lavorano contemporaneamente fasi diverse dello stesso processo
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Senofonte, Ciropedia, 8, 2, 5

produttivo, emerge la figura del cosiddetto operaio parziale, simbolo di un evidente innovazione organizzativa del lavoro e dei rapporti sociali di produzione. Non vi ancora una trasformazione tecnica dei processi di produzione che avverr solo con la rivoluzione industriale di cui la manifattura costituisce un semplice presupposto. Tale fenomeno dovuto allunificazione e trasformazione delle fonti denergia e allintroduzione di macchine specializzate tale per cui loperaio svolge mansioni sempre pi parcellizzate e subordinate ai tempi ed ai modi di produzione delle macchine. Con innovazioni tecnologiche ed organizzative si arriv cos alla fabbrica, unit produttiva che rappresenta la forma di divisione del lavoro nel periodo dellindustrializzazione. Proprio in fabbrica sintroducono le prime macchine denominate macchine universali (come ad esempio la fresatrice), utilizzabili per diverse operazioni e adattate ad esse da un operatore che deve conoscere le diverse possibilit della macchina. Luso di esse rappresenta una prima fase della divisione del lavoro in fabbrica: lesecuzione del prodotto lasciata allabilit degli operai nelluso delle macchine ed essi sono raggruppati in squadre formate da persone di maggiore esperienza e da apprendisti che eseguono le mansioni pi semplici.

2.La nascita del taylorismo


Limpostazione organizzativa iniziale sopra descritta appariva per molto disorganizzata in quanto uno stesso lavoro poteva essere eseguito in tempi differenti a secondo del tipo di squadra e anche diversamente remunerato in base agli accordi tra caposquadra ed operai. Da ci nacque in Frederick Winslow Taylor lidea delaborare un metodo dorganizzazione del lavoro fondato su leggi scientifiche e quindi egli teorizz nella sua opera Lorganizzazione scientifica del lavoro un movimento di razionalizzazione basato su una stretta connessione tra tecnica ed organizzazione. Presupponendo che il lavoro manuale possa essere razionalmente analizzato e che possa essere scomposto in sotto-unit, il taylorismo diviene un esempio concreto dapplicazione dei modelli scientifici allorganizzazione del lavoro. Tale metodo mira al controllo di ogni singolo atto della catena produttiva al fine di ridurre al minimo luso delle risorse sia in termini di tempo che di materiale, massimizzando lefficienza. La migliore produzione si determina quando ad ogni lavoratore viene affidato un compito specifico, da svolgere in un determinato tempo e in un determinato modo. Quanto pi un compito sar parcellizzabile, tanto pi facilmente potr essere standardizzato e gli standard sono intesi come strumenti di controllo sull'effettivit della prestazione.

"Una completa standardizzazione dei metodi e di tutti i dettagli una premessa assolutamente indispensabile per poter stabilire il tempo di esecuzione di ogni operazione e per esigere che questa venga effettivamente eseguita nei limiti di tempo concessi." 2

2.2 I principi dorganizzazione scientifica del lavoro


Allinterno de Lorganizzazione scientifica del lavoro Taylor delinea quattro principi fondamentali alla base del suo metodo che potrebbero anche essere riassunti in uno solo cio nel fatto che lattivit esecutiva deve essere nettamente distinta da quella di direzione e controllo. Il taylorismo presuppone una cultura manageriale secondo la quale ciascun lavoratore affidato ad un supervisore-responsabile il quale, sulla base delle verifiche empiriche, stabilisce qual il compito specifico di ogni lavoratore, fornisce istruzioni dettagliate e supervisiona il rendimento del salariato. E necessario dividere il lavoro quasi equamente tra dirigenti e lavoratori, cosicch i dirigenti applichino i principi dell'organizzazione scientifica nella pianificazione del lavoro e i lavoratori svolgano, di fatto, il compito. La divisione del lavoro comporta una riduzione della discrezionalit e lespressione dellabilit professionale del lavoratore, intensificando la dipendenza verso limprenditore. Il primo principio enunciato riguarda la necessit di raccogliere tutta la conoscenza fino a quel momento accumulata per realizzare una scienza cio un insieme di regole e di leggi, anche matematiche, che sostituiscano le conoscenze precedenti. Dallesigenza dapplicare la scienza alla produzione si riesce a scegliere la soluzione migliore tra i diversi dati empirici. Ci si realizza nel: dividere il lavoro in operazioni elementari studiare con il cronometro il tempo richiesto da ciascuna fase di lavorazione eliminare le azioni inutile e i tempi morti, standardizzando i passaggi pi efficienti. analizzare le attrezzature e le tecnologie a disposizione attribuire maggiorazioni salariali sulla base della produttivit misurata dal cronometro indicare sempre il tempo minimo per ciascuna fase produttiva

Risultavano importanti soprattutto i dati cronometrici i quali venivano combinati in modo da definire i tempi di ogni operazione complessa e la giornata di lavoro veniva divisa dagli addetti al cronometraggio in modo da stabilire il ritmo produttivo ideale, naturalmente il pi intenso possibile, quello che impedisse ogni inutile perdita di tempo e permettesse di realizzare la pi grande quantit di lavoro in tempi scientificamente contingentati. Il secondo principio la selezione scientifica del lavoro ossia lo studio delle caratteristiche e del rendimento del lavoratore al fine di conoscerne le sue possibilit produttive, le sue abilit ed i suoi
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F. W. Taylor, Lorganizzazione scientifica del lavoro, 1967, p 82

limiti. Sulla base di ci sar necessario formare loperario mettendolo nelle condizioni favorevoli per migliorarsi e per realizzare compiti anche pi complessi. Dai due precedenti deriva come terzo principio il dover mettere insieme conoscenze scientifiche e manodopera selezionata, assicurando il controllo della direzione e incentivando al lavoro con premi giornalieri sulla base del cottimo differenziale. Infatti i lavoratori che completavano il proprio lavoro nel tempo determinato avrebbero ottenuto una paga pi elevata, grazie alla corresponsione della tariffa premio. Gli operai che invece non raggiungevano il ritmo di produzione previsto subivano una tariffa di penalizzazione, cio un compenso sensibilmente pi basso dei loro colleghi pi efficienti. Da ci si nota che il passaggio dallorganizzazione empirica a quella scientifica comporta necessariamente anche un mutamento dellatteggiamento mentale con dimostrazioni oggettive che mostrano alloperaio i vantaggi che otterr se collabora con la direzione e simpegna nel suo operato. Infine come ultimo principio Taylor teorizza la necessit di una ripartizione quasi uguale tra manodopera e direzione, oltre ad unintima e cordiale collaborazione tra di esse. Il lavoro che prima era svolto praticamente dagli operai viene ora affidato in parte alla direzione. Durante lintera giornata la direzione lavora a fianco aiutandoli, incoraggiandoli e spianando loro la strada, mentre in passato stava in disparte, non offriva che un aiuto assai ridotto e lasciava quasi interamente a loro la responsabilit di tutto quanto concerne metodi esecutivi, attrezzature, rapidit di lavoro ed armonica collaborazione fra i vari fattori produttivi3. Il lavoro operaio talmente vasto e complesso che non pu essere conosciuto nemmeno dal pi esperto operaio di mestiere e per questo occorre uno studio apposito da condurre con metodologie scientifiche, in cui la direzione si assume la gran parte dei compiti prima lasciata agli operai. Enunciati tali principi possiamo notare in sintesi che Taylor ritiene esistere un solo modo razionale e scientifico per svolgere un compito la cosiddetta One Best Way. Lideologia taylorista presuppone infatti, che sia indispensabile porre luomo giusto al posto giusto, ma che sia anche fondamentale intervenire sugli strumenti di lavoro rendendoli il pi possibile compatibili con le caratteristiche umane. Nonostante ci molto spesso il taylorismo elimin professionalit ed abilit artigiana ma ci risult essere talvolta poco rilevante in quanto soventemente i lavoratori erano ex coltivatori e non possedevano particolari capacit industriali. Ad alcuni inoltre sembr anche utopistica la possibilit di definire il modo migliore di fare una cosa e talvolta il taylorismo si ridusse ad una semplice compressione dei tempi di lavoro. Infine secondo una critica marxista il cui esponente pi noto Braverman, il taylorismo fu visto come espressione organica del capitalismo monopolistico e come uno strumento atto ad intensificare lo sfruttamento
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F. W. Taylor, Lorganizzazione scientifica del lavoro, 1967, p 205

del lavoro. In tale ottica, solo con la fine del capitalismo potr cessare la tendenza alla degradazione del lavoro dovuta alla sempre pi netta separazione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale. Tuttavia, nonostante le inevitabile critiche che gli furono mosse, indubbia limportanza e la pregnanza di questo metodo che costitu uno schema base per tutta lorganizzazione industriale successiva.

3. Il fordismo
L'applicazione pratica dei principi organizzativi della direzione scientifica del lavoro apre la strada alla prima catena di montaggio, introdotta negli stabilimenti della Ford Motors Company nel 1913, e con ci si modific di fatto tutta l'organizzazione del lavoro nelle industrie, superando il tradizionale modo di produrre. La catena di montaggio diventato il simbolo del modo di lavorare nella fase di meccanizzazione spinta4 Tale sistema si manifest in particolare nella produzione automobilistica rivolta al mercato di massa il cui capostipite fu Henry Ford. E bene precisare che questa produzione in serie fu possibile grazie soprattutto allavvento delle macchine speciali che non erano flessibili e compivano solo una o poche operazioni senza particolari interventi di regolazione. In questo modo il lavoro richiesto era pi semplice di quello delloperaio di mestiere e, di conseguenza, aument il numero degli operai poco qualificati. La produzione in serie consent di costruire unautomobile alla portata di tutti, raggiungendo lobiettivo di Ford del consumo di massa generato da una produzione di massa e creando nuove condizioni di mercato. Il notevole aumento della quantit di beni prodotti e labbattimento dei costi, favorirono la diffusione di una domanda di massa da parte di una classe sociale che vide aumentare il suo potere d'acquisto diventando in grado di assorbire i prodotti standardizzati delle fabbriche fordiste. La differenza tra taylorismo e fordismo sta proprio nella concezione del lavoratore, inteso da Ford come realizzatore di un prodotto di cui diventa potenziale consumatore. Solo se il mercato molto esteso ed include anche i produttori stessi dei beni, possibile ammortizzare i costi dellorganizzazione produttiva in catena di montaggio. Non esister vera prosperit finch un operaio impiegato nella produzione di un articolo di utilit non potr acquistare larticolo che fabbrica.5 Il fordismo stato anche un modello di trasformazione sociale dovuta al rapporto tra produzione di massa e consumo di massa, facendo in modo che le potenzialit offerte dal nuovo sistema tecnico-

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A. Cavalli- S. Tabboni, La divisione del lavoro, 1981, p. 200 H. Ford e S. Crowther,, I salari: il punto di vista del grande capitale,1977, p.71

produttivo potessero pienamente dispiegarsi. Lorganizzazione scientifica del lavoro non sarebbe bastata da sola a rivoluzionare il lavoro se Ford non avesse imposto in via meccanica quei tempi desecuzione che Taylor voleva insegnare a ciascun operaio. Ford rese ineludibili quei tempi, accertati tayloristicamente, mediante banali apparati di convogliamento che obbligavano a eseguire le operazioni in linea, cio in una sequenza prefissata: non cera quindi nessun bisogno daddestrare ogni singolo operaio, come pretendeva Taylor con poco realismo.6 Mentre Taylor non credeva che gli operai avessero la conoscenza necessaria per eseguire scientificamente la propria mansione, Ford riteneva che non fosse necessario impartire ai lavoratori rigide prescrizioni ma che fosse sufficiente che questi eseguissero i movimenti temporizzati dal rudimentale nastro trasportatore della catena di montaggio. Bastava portare il lavoro agli operai e non gli operai al lavoro7

3.2 Le caratteristiche del fordismo


La frase gli americani avranno lauto che vorranno, del colore che vorranno purch sia nera, attribuita ad Henry Ford, sintetizza ed esplica la principale caratteristica della produzione fordista: la realizzazione di un prodotto standardizzato venduto a basso prezzo per essere accessibile alle masse. A Ford si dovette la riduzione della settimana lavorativa con la diminuzione della giornata lavorativa ad otto ore, il concetto di pagamento a rate e anche i salari pi alti del suo tempo. La presenza dalti salari giustificata, come dice Gramsci in una sua opera, dal fatto che: lindustria di Ford richiede una discriminazione, una qualifica, nei suoi operai che la altre industrie ancora non richiedono, un tipo di qualifica di nuovo genere, una forma di consumo di forza lavoro e una quantit di forza consumata nello stesso tempo medio che sono pi gravose e pi estenuanti che altrove e che il salario non riesce a compensare in tutti, a ricostruire nelle condizioni date dalla societ cos com8 Il metodo fordista considerato razionale e per questo deve generalizzarsi, per ci pu avvenire solo con un lento processo di mutamento anche delle condizioni sociali e, non solo, attraverso la coercizione, ma anche, con la persuasione e soprattutto grazie agli alti salari che garantiscono un migliore tenore di vita. La paga pi alta veniva considerata come un premio di rendimento che era percepito integralmente solo da chi eseguiva per intero la produzione fissata e secondo i metodi previsti.
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A. Accornero, Era il secolo del lavoro, 1997, p. 50 H. Ford, La mia vita e le mie opere, 1925, p. 96 8 A. Gramsci, Scritti deconomia politica, 1994, p.96

Gli operai inoltre erano scarsamente qualificati essendo il lavoro diviso in compiti semplici e ripetitivi che limitano fortemente la loro autonomia. Il fordismo si svilupp in particolare nel ventennio successivo alla seconda guerra mondiale, grazie alla diffusione dellelettricit e al miglioramento dei mezzi di trasporto e di comunicazione, e si bas sule grande industrie le quali avevano la caratteristica dessere verticalmente integrate cio includevano al loro interno diverse fasi produttive che prima erano svolte da aziende distinte. Questa integrazione poteva realizzarsi a valle al momento della distribuzione per motivi dassistenza del cliente, ma anche a monte nel controllo delle materie prime e spesso anche nei servizi di ricerca e sviluppo. Come gi inoltre stato accennato, laltra principale caratteristica era che le imprese simpegnavano nella produzione di massa tale per cui venivano creati in grande quantit, con luso di macchine specializzate, beni standardizzati. Ci permetteva di sfruttare leconomia di scala e i vantaggi delle nuove tecnologie, abbassando cos i costi in quanto elevati volumi di produzione fanno scendere i costi unitari. I metodi della produzione di massa detta anche manifattura avanzata si basavano infatti su due idee fondamentali correlati: la standardizzazione e lintercambialit. Sulla base di ci Ford elabor tre principi riguardanti il funzionamento della catena di montaggio, attorno alla quale sincentra tutto il sistema fordista: - lordinata progressione del prodotto in una serie doperazioni pianificate tali per cui il pezzo giusto arriva al posto giusto nel momento giusto - lerogazione meccanica agli e dagli operatori dei pezzi man mano che si procede nel montaggio - la scomposizione delle operazioni nei semplici movimenti costitutivi La cadenza del lavoro quindi controllata pi meccanicamente che dalle direttive del capo-reparto, il ritmo di lavoro scandito dalla macchina e lenergia delloperaio deve essere spesa ad intervalli regolari esattamente definiti che denunciano una costante ripetitivit di movimenti. Scarso inoltre risultava essere il grado dattenzione richiesta tanto che, per svolgere le proprie mansioni, agli operai spesso bastava una semplice attenzione mentale in superficie.

4. La crisi del fordismo


Il sistema fordista fu superato e si ebbe una trasformazione di tale modello a partire dagli anni 70. La saturazione del mercato dei beni di massa e laccresciuta concorrenza dei paesi di nuova industrializzazione, con pi basso costo del lavoro, riducono lo stimolo alla crescita del fordismo. Inoltre limpennata sia dei prezzi del petrolio che delle materie prime e il venir meno del regime di cambi fissi, con la maggiore stabilit che ne consegue sul mercato internazionale, non favoriscono la riproduzione di tale modello produttivo. Le tendenze di crisi di manifestano per in modo pi o 9

meno dirompente a seconda delle capacit del contesto istituzionale d arginare il conflitto industriale e di mantenere una politica di regolazione della domanda tale da garantire una maggiore stabilit. Lesistenza in alcuni paesi europei di un sistema di rappresentanza pi strutturato e di tipo neocorporativo ha fatto sentire in maniera meno forte la crisi del fordismo mentre in altri, carenti di tali caratteri, come USA, Regno Unito ed Italia, limpatto stato pi forte e le trasformazioni socialmente pi costose. Oltretutto laumento dei redditi e la nascita di nuovi stili di vita e modelli di consumo porta alla diversificazione e allofferta di beni pi personalizzati e di qualit. Con la produzione di massa e il conseguente consumo di massa aumentarono le esigenze dei consumatori e il carattere sempre pi competitivo delle industrie fece s che il cuore del sistema fordista qualunque colore perch nero non fosse pi appropriato. Le imprese tentarono di soddisfare al meglio i bisogni dei clienti proponendo prodotti vari e differenti e ci si pu notare, ancora una volta, nellindustria automobilistica prendendo come riferimento la casa automobilistica Toyota da cui deriva il toyotismo che ha come obiettivo quello di produrre solo ci che gi stato chiesto dal cliente. Macchine automatiche e macchine a controllo numerico sono usate per dare maggiore elasticit alla produzione sancendo il passaggio dalla mass alla flexible production, basata sulla riproduzione dello stesso prodotto in numerose versioni, simili lun laltra ma tuttavia differenti. La produzione a lotti piccoli e diversificati permetteva di rispondere alle variazioni di mercato e alle richieste personalizzate dei clienti con un tempismo ed una flessibilit ignote alle fabbriche di grande serie e, oltretutto, ci facilitava un controllo della qualit estremamente pi efficace a quello ottenuto nella produzione di massa. Tale forma dorganizzazione in media ha portato ad un miglioramento della qualificazione professionale e ad un aumento dellautonomia in ambito lavorativo. Con lintroduzione delle nuove tecnologie elettroniche che resero possibile la riprogrammazione per mezzo del cambiamento del software si poteva programmare il macchinario per poterlo usare per compiti e prodotti diversi. Grazie a ci i costi di produzione flessibile sabbassarono e fu possibile produrre beni non standardizzati delevata qualit, in serie limitate, a costi pi bassi e per i quali comunque i consumatori erano disposti a pagare anche prezzi pi alti. Nonostante ci il modello fordista e la produzione di massa non fu completamente abbandonato e si pot ravvisare la combinazione di due tendenze: uso delle nuove tecnologie per riadattare il metodo fordista e spinta alla multinazionalizzazione. Nel primo caso si pu parlare di strategie neofordiste dette anche di produzione flessibile di massa in cui grazie ad un ampio uso di macchine automatiche come i robot vi fu un risparmio di lavoro ma un coinvolgimento pi limitato della manodopera. Nel secondo caso invece la grandi imprese della produzione di massa investendo nei paesi in via di sviluppo, con forme di multi nazionalizzazione, cercarono di ritrovare in essi le condizioni favorevoli di sviluppo prima esistenti nei paesi avanzati, come costi di lavoro pi bassi. 10

A partire dagli anni 70 quindi si verificata una diversificazione dei modelli produttivi condizionato non soltanto dal ruolo dello stato ma anche dallinterazione tra le imprese ed, in particolare, dal contesto sociale in cui sono inserite.

5.La concezione delloperaio


Loperaio fordista era considerato essere una sorta di operaio bue, cio un essere muscolare che eseguiva meccanicamente il proprio compito e del quale non era minimamente tenuto in considerazione laspetto mentale. Si riteneva, infatti, che siccome luomo medio non amava il lavoro dovesse costantemente esservi costretto e controllato in ogni fase del processo di produzione. Si trattava quindi di una manodopera fortemente disciplinata in cui era anche limitata la possibilit per i singoli di emergere dalla massa di lavoratori soprattutto a causa delleccessiva deprofessionalizzazione del lavoro Nella piramide fordista-taylorista solo una minoranza era dedita alla fase di progettazione, mentre la gran massa dei lavoratori era impegnata nellattivit di produzione materiale. Monotonia e noia spesso attaccavano loperaio, provocando un rallentamento dei ritmi produttivi e un abbassamento dellattenzione. Questo modello fu per messo in discussione a causa di una serie di motivi che ne minarono la solidit tra cui: la presa di potere sempre maggiore dei sindacati che diedero alloperaio, per la prima volta, un elevato potere antiproduttivo nei confronti degli imprenditori. Il nuovo sistema post-fordista invece ha portato ad una de-specializzazione dei lavoratori al fine di trasformarli in pluri-operatori, cio in tecnici polivalenti e multifunzionali, dotati di maggiori conoscenze per dar prova della propria creativit. Essi diventavano necessariamente meno passivi e capaci di prendere decisioni operative, facendo s che la motivazione al lavoro non fosse legata solamente allaspetto economico. Flessibilit e adattabilit al continuo mutare delle esigenze del mercato sono le due caratteristiche che non devono mancare nella formazione di questo nuovo tipo doperaio. Per concludere, il passaggio dal fordismo al post-fordismo si configura come un vero e proprio cambio di paradigma non solo produttivo, ma anche sociale: mutano i processi di lavoro, il ruolo del lavoro nella vita di individui, il prototipo di lavoratore e la struttura del mercato, sempre pi avviato verso la globalizzazione.

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Bibliografia: Gramsci, Antonio, Scritti deconomia politica. Torino, Bollati Boringhieri editore, 1994 Alessandro Cavalli e Simonetta Tabboni, La divisione del lavoro. Torino, Loesher editore, 1981 Taylor, Frederick Winslow, Lorganizzazione scientifica del lavoro. Milano, 1967 Accornero, Aris, ,Era il secolo del lavoro. Bologna, Il Mulino, 1997 Triglia, Carlo, ,Sociologia economica. Bologna, Il Mulino Accornero, Aris, Il mondo della produzione. Bologna, Il Mulino, 2002

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