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L’Illuminismo

L’Illuminismo
ILLUMINISMO

Il programma dell’Illuminismo è
simboleggiato dalla metafora
della luce, che indica il compito
di rischiarare la vita sociale
mediante l’uso della RAGIONE
che, disperdendo le «tenebre»
dell’ignoranza, del fanatismo e
della superstizione, deve
perseguire la trasformazione
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del mondo umano in vista della


conquista della felicità e della
libertà
La «luce» della ragione
Sorto in Inghilterra verso la fine del Seicento, l’ILLUMINISMO ebbe uno sviluppo molto
intenso in Francia a partire dagli anni Trenta del Settecento. Da qui si diffuse in tutta Europa.

 Assoluta fiducia nella ragione e nella


Elaborò teorie anche molto diverse tra
scienza in grado di «illuminare» le
loro, ma tutte accomunate dal desiderio di
menti contro le superstizioni e i
abbattere l’arretratezza della cultura,
pregiudizi imposti dalle tradizioni e
della società e della politica per migliorare
dalle religioni
la vita delle persone.
 Ragione intesa come esercizio di uno
spirito critico nei confronti di tutte
Definì concezioni politiche e sociali, quelle conoscenze mai dimostrate
atteggiamenti mentali che attraverso la
costituiscono ancora oggi il scienza
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fondamento di gran parte della


cultura occidentale.
Viene esaltata la fiducia nella ragione, ma di quale ragione si
tratta?

Gli illuministi si riferiscono ad una ragione ricondotta nei limiti


dell’uomo.

La ragione non può fare a meno dell’esperienza, fuori dalla


quale non sussistono che problemi insolubili e fittizi.
La ragione interviene sull’esperienza per conferirle un ordine,
per organizzarla.

Gli illuministi si richiamano al metodo di Newton che si basa


sulla generalizzazione concettuale dei dati dell’osservazione
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rifiutandosi di procedere al di là di tali generalizzazioni verso


«ipotesi» che valgano come spiegazioni metafisiche di esse
(Newton non si propone di spiegare la natura, ma solo di
descrivere i fenomeni).
L’illuminismo è fortemente polemico nei confronti delle religioni positive
(ebraismo, cristianesimo, islamismo) perché:

non riconoscendo ritiene che le varie


altro criterio di verità religioni della storia
abbiano contribuito a
all’infuori della tenere i popoli
ragione e nell’ignoranza e nella
dell’esperienza, servitù
misconosce il
concetto di
rivelazione

reputa che la religione,


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imbrogliando i popoli, li
abbia intristiti con il senso
del peccato, della morte e
del castigo
Due filoni della critica illuministica alla religione:

uno più moderato di


orientamento deista uno più estremistico di
tendenza atea
il deismo crede in una religiosità
naturale fondata su un nucleo l’ateismo ritiene che la religione
razionale di verità comuni a tutti sia un fenomeno patologico ed
(esistenza di Dio, amore e rispetto irrazionale che sgorga
per gli uomini); il dogma è ritenuto dall’interesse (interpretazione in
superfluo, il culto una pratica chiave politica: sottomissione a
irrilevante, la classe sacerdotale un Dio come manovra per
abuso di potere; il deismo esprime sottomettere gli uomini al re) e
versioni moderate (conciliazione tra
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dalla paura (il disagio dell’uomo


ragione e rivelazione) e radicali di fronte all’universo lo induce a
(riduzione della religione rivelata a pensare ad un Dio)
religione naturale)
- Alla ragione si oppone la TRADIZIONE che fa apparire veri gli
errori e i pregiudizi e giusti i privilegi e le ingiustizie, che hanno
la loro radice nel lontano passato

- ANTITRADIZIONALISMO: rifiuto di accettare l’autorità della


tradizione; impegno a portare davanti al tribunale della ragione
ogni credenza perché sia giudicata e respinta, se dimostrata
contraria alla ragione stessa

- CRITICA DELLA RELIGIONE POSITIVA (religione fondata su


verità che non sono naturali, ovvero che non possono essere
colte dalla sola ragione, ma che sono positivamente affermate
da un’autorità, come la Chiesa, che si fa interprete della
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rivelazione divina) a cui gli illuministi contrappongono, quando


non giungono all’ateismo, la RELIGIONE NATURALE, il DEISMO
(religione fondata sulla ragione secondo la quale Dio esiste, è
l’architetto del mondo, ma non interviene nelle vicende umane)
I CARDINI
DEL PENSIERO ILLUMINISTA

• Razionalismo: la ragione è l’unico strumento


atto ad indagare la realtà, discernendo la verità
dall’errore, contro ogni forma di pregiudizio,
superstizione, tradizione acriticamente accettata,
dogma
• Sensismo: la realtà è costituita solo dalla realtà
naturale percepibile attraverso i sensi
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• Materialismo: tendenza a ricercare nella


materia la causa di ogni fenomeno
• Deismo: ritiene che l'uso corretto della ragione
consenta all'uomo di elaborare una religione
naturale e razionale completa ed esauriente,
capace di spiegare il mondo e l'uomo. Il deista
fonda la propria teologia non sui testi sacri ma
sulla ragione, tuttavia assume a priori priori l'
esistenza della divinità, come base indispensabile
per spiegare l'ordine, l'armonia e la regolarità
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nell'universo.
– QUINDI  Molti illuministi non sono atei, ma
ammettono l’esistenza di un Essere Supremo,
creatore della macchina-mondo,
comprensibile razionalmente all’interno
dell’ordine naturale delle cose
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IL DIBATTITO RELIGIOSO

Gli illuministi erano avversi alla Chiesa,intesa come


centro di potere e come sostegno degli aspetti
ritualistici e superstiziosi del Cristianesimo, e vedevano
nel clero un nemico dei “Lumi” e del progresso
intellettuale e civile. Le loro idee in materia di religione
erano tuttavia per altri aspetti piuttosto disuguali.
Convinzione comune agli illuministi era che le religioni
istituzionali agivano come un grande inganno intessuto
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dagli ecclesiastici di tutte le epoche per tenere i popoli


nell’ignoranza e nella sottomissione politica, ed alcuni
di loro erano dichiaratamente materialisti e atei.
I filosofi illuministi proponevano una
visione laica della vita improntata ai
valori dell’uguaglianza, della libertà e
della tolleranza. Perciò furono fortemente
critici nei confronti di ogni fanatismo
religioso e di ogni forma di intolleranza.
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VOLTAIRE
Altri illuministi, a cominciare da
Voltaire, aderirono alla dottrina
detta deismo: credevano cioè in un
Dio conoscibile con la sola
ragione, senza bisogno di una
rivelazione, di testi sacri o di una
Chiesa istituzionale; un Dio che
poteva ben conciliarsi con la
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scienza newtoniana, in quanto


creatore e supremo ordinatore
dell’Universo e delle leggi che lo
regolano.
 Affermazione della libertà
dell’uomo, intesa come libertà
di pensiero , di espressione, di
 Critica alle ingiustizie dell’Antico Regime: religione.
 gli uomini, poiché tutti dotati di  Naturale è sinonimo di
ragione, devono essere considerati razionale, come chiarisce
uguali. Rousseau nell’Emilio: «Tutto è
 Esaltazione del diritto naturale, per il perfetto quando esce dalle
quale gli uomini sono uguali, in mani dell’autore delle cose,
contrapposizione al diritto positivo, tutto degenera fra le mani
che introduce le disuguaglianze e si dell’uomo»
fonda sui privilegi  Esaltazione del valore della
tolleranza e del
cosmopolitismo.
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Per ANTICO REGIME si intende l’insieme di aspetti politici, sociali e giuridici che
caratterizzano la storia d’Europa dal XIV al XVIII secolo:
 il re detiene un potere assoluto che è espressione della volontà divina
 in una società divisa in ordini, clero e aristocrazia godono di molti privilegi,
mentre la maggior parte delle persone non ha alcun diritto.
Voltaire

(1694-1778)

 Durante un periodo di esilio in Inghilterra (1726-28)


rimase profondamente colpito per la realtà culturale e
politica dell’isola e per libertà di pensiero che vi regnava,
tanto da definirla «l’isola della ragione».
 Nelle Lettere sugli inglesi del 1734 idealizza il modello
inglese proponendolo come simbolo di una libertà
illuminata, in contrapposizione all’intransigente
assolutismo politico e confessionale della Francia Dio, per Voltaire, come per
 Esalta il pluralismo delle confessioni là ammesso e la Newton e Rousseau, è il grande
tolleranza architetto (intelligenza
 In campo religioso sostenne il deismo ordinatrice) che ha creato e
 In campo politico, visto il potere che gli ordini privilegiati ordinato l’intero sistema del
detenevano ancora in Francia, sostenne il «Dispotismo mondo; l’esistenza di Dio non è
un articolo di fede (rifiuto delle
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illuminato». Riteneva che il filosofo avesse il compito di


«illuminare» il principe perché questi utilizzasse il suo religioni rivelate con le loro
potere per realizzare riforme giuridiche e sociali finalizzate credenze, i loro riti e le loro
alla felicità del popolo. liturgie) ma un risultato della
ragione. La storia, di
conseguenza, è affare degli
uomini e gli eventi umani non
dipendono dalla Provvidenza.
alcune espressioni della tendenza deista prendono spunto dalla cosmologia
di Newton (ordine della natura impresso da un Dio creatore) e dalle
riflessioni di Locke contenute nella “Ragionevolezza del cristianesimo”
caratterizzanti in senso antidogmatico e razionale il contenuto del
cristianesimo

per Voltaire l’ordine del mondo rimanda al disegno di un Autore


divino
la frase “c’è un Dio” è la più verosimile che gli uomini possano pensare…
anche se è una verosimiglianza che non può trasformarsi in certezza

la sua polemica non è nei riguardi della religione in quanto tale


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ma di quella che degenera in superstizione e che può essere


combattuta solo con la ragione
ROUSSEAU
Una forma diversa di “ religione
naturale”, cui ciascuno poteva
arrivare attraverso il sentimento più
che con la ragione, è quella che
troviamo in Rousseau.Nell’ “Emilio”
egli sviluppa l’idea religiosa fondata
sulla coscienza, che chiama istinto
divino, e sull’intima esperienza
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personale. Anche la ragione deve


essere fondata sul sentimento del
cuore, per Rousseau, infatti, la
religione non implica verità rivelate.
Cesare Beccaria

(1738-1794)

 È tra i più celebri illuministi italiani.


 Nel 1764 pubblicò Dei delitti e delle
pene, opera che fu tradotta in
molte lingue e suscitò un vasto
dibattito.
 Criticò due pratiche diffuse in tutti
i Paesi dell’epoca, la tortura e la
pena di morte:
 la paura della morte non ha mai
impedito a un uomo di compiere
azioni illecite, ma semmai la certezza
di essere arrestato e punito
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 la pena di morte è una pratica ingiusta:


nessuno, nemmeno lo Stato ha il diritto Illustrazione della
di uccidere versione originale
 la tortura è invece «il mezzo più sicuro per del testo di Beccaria
assolvere i delinquenti robusti e condannare
i deboli innocenti».
Dei delitti e delle pene
Cesare Beccaria fu uno
degli illuministi che
ebbe più successo a
livello internazionale. Il
suo saggio “Dei delitti e
delle pene” venne infatti
tradotto, commentato e
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discusso in tutta
Europa. Beccaria pose
un duplice problema
scottante:
QUELLO DELLA TORTURA…
Beccaria spinse la pratica
della tortura in un dilemma
che conduceva inevitabilmente
alla sua abolizione: «O il
delitto è certo o incerto; se è
certo , non gli conviene altra
pena che la stabilità delle
leggi; mentre, se è incerto, non
si deve tormentare un
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innocente, perché tale è,


secondo le leggi, un uomo i cui
delitti non sono provati».
… E QUELLO DELLA PENA DI MORTE
Più importanti furono le sue
argomentazioni contro la pena di
morte. Egli riteneva infatti che: un
uomo è una persona e non una
cosa; gli uomini si riuniscono in
società, attraverso un contratto,
soltanto per ottenere difesa e
sicurezza; i delitti costituiscono un
danno fatto alla società nel senso
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che ne diminuiscono la misura di


sicurezza; le pene sono legittime
soltanto se impediscono nuovi
danni, nuova paura ed insicurezza.
Da questi principi derivò che fosse preferibile
prevenire i delitti piuttosto che comminare la
pena di morte; una volta che la prevenzione
avesse fallito e si fossero commessi i delitti
questi andavano puniti prontamente senza
lungaggini e temporeggiamenti, con pene
moderate ma infallibili. La pena di morte, a
giudizio di Beccaria, risulta inopportuna per tre
motivi principali:
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• Perché nessuno è padrone di uccidersi e, a
maggior ragione, nessuno può porre la propria
vita a discrezione dei giudici; la vita è il
massimo di tutti i beni, e la sua interruzione
violenta non rientra in un patto sociale;

• Perché l’esperienza di tutti i secoli ci dice che la


pena di morte non è un deterrente infallibile;
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• Infine la morte regale è un dato contraddittorio,


perché le leggi non possono proibire l’uccisione
e contemporaneamente prevederla come pena.
Nonostante questi tre argomenti Beccaria ritenne
che almeno in un caso la pena di morte fosse
inevitabile: quando il reo abbia tale potenza e tali
relazioni che possa attentare alla sicurezza della
Nazione anche se imprigionato. In ciò, Beccaria
riflettè l’opinione antichissima dell’uccisione
lecita del tiranno.
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