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Progettazione Strutturale secondo le NTC 2008


Parte I. Fondamenti di Meccanica delle Strutture
Cap. 3. L’elemento finito

Docente: ing. Matteo Oliveri


www.StudioIngegneriaStrutturale.com

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I. Fonda menti di Mecca nica delle Strutture
1 Concetti prel imi na ri
2 L'elemento i nfi nites imo
3 L'elemento fi nito
3.1 L'elemento s truttura le
3.2 L'elemento monodimens i ona l e
3.3 L'elemento bi di mens i ona l e
3.4 Di s creti zza zi one
3.5 Lega me s pos ta menti -s ollecita zi oni
4 La s truttura
I Fondamenti di meccanica delle Strutture
3 L’elemento finito
3.1 L’elemento strutturale 1/1
ELEMENTI STRUTTURALI
Gli elementi strutturali che concorrono a formare le strutture portanti sono riconducibili a tre
categorie distinte:
1)elementi monodimensionali: funi, aste, travi;
2)elementi bidimensionali: membrane, lastre, piastre, gusci;
3)elementi tridimensionali: solidi tozzi.
Nel caso (1), una delle tre dimensioni (y1) - la «lunghezza» - è molto più grande delle altre due
(y2 , y3) relative alla sezione trasversale. Quindi è possibile dedurre gli spostamenti dei punti
dell’elemento dagli spostamenti dei punti dell’asse (y2 = y3 = 0).
Nel caso (2), una delle tre dimensioni (y3) - lo «spessore» - è molto più piccola delle altre due
(y1 , y2) relative alla superficie. Quindi è possibile dedurre gli spostamenti dei punti dell’elemento
dagli spostamenti dei punti del suo piano medio (y3 = 0).
I Fondamenti di meccanica delle Strutture
3 L’elemento finito
3.2 L’elemento monodimensionale 1/7
SOLLECITAZIONI

y2 , y3 assi principali di inerzia

elemento ASTA:
V2=V3=T=M2=M3=0
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3 L’elemento finito
3.2 L’elemento monodimensionale 2/7
SPOSTAMENTI (teoria di Bernoulli)

Spostamenti della generica sezione della trave:


u1 , u2 , u3 = traslazioni lungo y1 , y2 , y3
φ1 , φ2 , φ3 = rotazioni intorno a y1 , y2 , y3

Spostamenti del generico punto (y2 , y3) della sezione:

Bisogna distinguere tra:


•trave snella o di Bernoulli: trascura le deformazioni a taglio (conservazione dell’ortogonalità tra
asse e sezioni) e rappresenta un’approssimazione accettabile per L/h>4;
•trave tozza o di Timoshenko: considera le deformazioni a taglio ed è sempre utilizzabile.
I Fondamenti di meccanica delle Strutture
3 L’elemento finito
3.2 L’elemento monodimensionale 3/7
Legame SPOSTAMENTI-SOLLECITAZIONI
(materiale iperelastico isotropo – teoria di Bernoulli)
I Fondamenti di meccanica delle Strutture
3 L’elemento finito
3.2 L’elemento monodimensionale 4/7
TENSIONI NORMALI (materiale iperelastico isotropo)
I Fondamenti di meccanica delle Strutture
3 L’elemento finito
3.2 L’elemento monodimensionale 5/7
TENSIONI NORMALI (materiale iperelastico isotropo)

MODULI DI RESISTENZA ELASTICO Wel E PLASTICO Wpl


I Fondamenti di meccanica delle Strutture
3 L’elemento finito
3.2 L’elemento monodimensionale 6/7
TENSIONI TANGENZIALI (materiale iperelastico isotropo)

CENTRO DI TAGLIO K
Una forza V parallela alla sezione provoca rotazione φ1=0 (tensioni torsionali nulle) solo se
passa per il centro di taglio K (che è un punto intrinseco della sezione).
In generale, le tensioni tangenziali τ12 , τ13 sono dovute a due contributi:
-tensioni da taglio τ12(V2) , τ13(V3) ;
-tensioni torsionali τ12(Mt) , causate da torsione pura (Mt=M1) oppure da taglio eccentrico rispetto a
K (Mt = VeK ≠ M1 = VdK).
τ12 = τ12(V2) + τ12(Mt) , τ13 = τ13(V3) + τ13(Mt)
Il punto K giace su eventuali assi di simmetria. Nel caso di sezione composta da rettangoli sottili che
si intersecano in un unico punto, K coincide con tale punto.
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3 L’elemento finito
3.2 L’elemento monodimensionale 7/7
TENSIONI TANGENZIALI (materiale iperelastico isotropo)

Nel caso della sezione rettangolare:


Av = 2/3A
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3.2 L’elemento monodimensionale 7/7
TENSIONI TANGENZIALI (materiale iperelastico isotropo)
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3.3 L’elemento bidimensionale 1/3
SOLLECITAZIONI

elemento LASTRA:
M1=M2=M12=0

Elemento PIASTRA:
N1=N2=N12=0
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3 L’elemento finito
3.3 L’elemento bidimensionale 2/3
SPOSTAMENTI (teoria di Kirchoff)

Spostamenti del generico segmento ortogonale al piano medio:


u1 , u2 , u3 = traslazioni lungo y1 , y2 , y3
φ1 , φ2 = rotazioni concordi a M1 , M2

Spostamenti del generico punto (y3) dello spessore:

Bisogna distinguere tra:


•piastra sottile o di Kirchoff: trascura le deformazioni a taglio (conservazione dell’ortogonalità tra
spessore e piano medio) e rappresenta un’approssimazione accettabile per L/h>10;
•piastra spessa o di Mindlin: considera le deformazioni a taglio ed è sempre utilizzabile.
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3.3 L’elemento bidimensionale 3/3
Legame SPOSTAMENTI-SOLLECITAZIONI
(materiale iperelastico isotropo – teoria di Kirchoff)
a meno delle
deformazioni termiche
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3 L’elemento finito
3.4 Discretizzazione 1/7
CAMPO DI SPOSTAMENTI
Nel modello continuo (elemento strutturale), una «geometria semplice», consente di applicare
una teoria - della trave per elementi monodimensionali, delle piastre per elementi bidimensionali,
ecc. - che esprima gli spostamenti di tutti i punti in funzione degli spostamenti di una porzione
limitata dell’elemento, rispettivamente asse, piano medio, ecc. (infiniti punti).
Nell’elemento finito si fa un passo successivo: restando nel campo degli spostamenti della
porzione limitata (asse o piano medio), si esprime lo spostamento di un punto qualunque (infiniti
punti) in funzione degli spostamenti di un numero finito di punti («nodi» dell’elemento).
Ogni elemento finito deve essere caratterizzato da:
1) un numero finito di n punti («nodi»), ciascuno caratterizzato da ≤ 6 gradi di liberta (g.d.l.) di cui
≤ 3 di traslazione (u, v, w) e ≤ 3 di rotazione (θ, ϕ, 𝜓):
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3 L’elemento finito
3.4 Discretizzazione 2/7
CAMPO DI SPOSTAMENTI

2) un riferimento locale (1, 2, 3) - coerente a quello degli n nodi - cui riferire le caratteristiche della
sollecitazione/deformazione dell’elemento:
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3 L’elemento finito
3.4 Discretizzazione 3/7
CAMPO DI SPOSTAMENTI

g.d.l. nodo g.d.l.


n° nodi 𝜓
elemento finito tralazioni rotazioni elemento
(n)
u v w θ ϕ {η}e
biella (truss) 2 2
monodimensionale
trave (beam) 2 12
lastra (membrane) 3 6
senza drilling d.o.f. 4 8
lastra (membrane) 3 9
con drilling d.o.f. 4 12
piastra (plate) 3 9
bidimensionale
4 12
guscio (shell) 3 15
senza drilling d.o.f. 4 20
guscio (shell) 3 18
con drilling d.o.f. 4 24
solid 4 12
tridimensionale
8 24
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3 L’elemento finito
3.4 Discretizzazione 4/7
CAMPO DI SPOSTAMENTI

3) una funzione di forma [A]e (definita in un riferimento (r,s,t) invisibile nel codice di calcolo)

in grado di correlare gli spostamenti {v}e di un punto qualsiasi dell’elemento con gli

spostamenti nodali {η}e:

{v}e = [A]e{η} e (FF)


TRAVE PIASTRA
Spostamenti di un punto (y2 , y3) della sezione : Spostamenti di un punto (y3) dello spessore:

La (FF) correla gli spostamenti dei punti P del piano


La (FF) correla gli spostamenti dei punti P dell’ asse: medio:
u1 , u2 , u3 , φ1 , φ2 , φ3 u 1 , u 2 , u 3 , φ1 , φ2
agli spostamenti dei 2 nodi: con gli spostamenti dei 3 (o 4) nodi:
N1: u1 , v1 , w1 , θ1 , ϕ1 , 𝜓1 N1: u1 , v1 , w1 , θ1 , ϕ1 N2: u2 , v2 , w2 , θ2 , ϕ2
N2: u2 , v2 , w2 , θ2 , ϕ2 , 𝜓2 N3: u3 , v3 , w3 , θ3 , ϕ3 (N4: u4 , v4 , w4 , θ4 , ϕ4 )
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3.4 Discretizzazione 5/7
SCELTA DELL’ELEMENTO

Ai fini di una buona approssimazione della (FF), per l’elemento finito devono essere scelti in
modo opportuno:
a)formulazione: adatta al comportamento reale dell’elemento strutturale.
b)forma: non eccessivamente distorta;
mesh
c)dimensioni: decrescente in prossimità di singolarità geometriche e/o statiche;

mesh
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3.4 Discretizzazione 6/7
SCELTA DELL’ELEMENTO

La formulazione dell’elemento finito deve essere scelta dall’analista strutturale per modellare
in modo verosimile il comportamento dell’elemento strutturale.
Per gli elementi «trave» e «piastra», va sempre bene adottare rispettivamente la formulazione
più completa di Timoshenko e Mindlin, che include le deformazioni a taglio. Se l’approssimazione è
accettabile (e il codice lo consente), è possibile adottare la formulazione semplificata,
rispettivamente di Bernoulli (trave snella) e Mindlin (piastra sottile), che considera solo le
deformazioni flessionali.
Per gli elementi «biella» e «lastra» esiste la formulazione di elemento reagente solo a
trazione/compressione. Ad esempio, per i controventi «a diagonale tesa attiva» delle strutture di
acciaio, è opportuno adottare l’elemento «biella tesa».
In casi come questo (elementi reagenti solo a trazione/compressione), non è applicabile il principio
di sovrapposizione degli effetti, di conseguenza il codice di calcolo deve procedere con un’analisi
iterativa che restituisce la risposta strutturale (sollecitazioni, deformazioni) direttamente per le
combinazioni di carico e non anche per i casi di carico.
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3.4 Discretizzazione 7/7
FORMA E DIMENSIONI: MESH

Forma e dimensioni dell’elemento finito influiscono sull’approssimazione della (FF) per gli
elementi bidimensionali e tridimensionali e non per gli elementi monodimensionali. La scelta di
forma e dimensioni consiste nel disegnare la «mesh» degli elementi strutturali in modo semi-
automatico:
-dimensione: l’analista
strutturale indica al codice
il passo massimo (input);
-forma: il codice disegna
automaticamente
la mesh ottimizzando
le forme degli elementi (output).
Per le «piastre», la letteratura
suggerisce:
passo = 3÷4 h
e meno nelle zone di singolarità
(nodi colonna-solaio):
h < passo < 3÷4 h
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3 L’elemento finito
3.5 Legame spostamenti-sollecitazioni 1/4
MODELLO CONTINUO: ELEMENTO STRUTTURALE

Nel modello strutturale continuo (volume V, superficie S) c’è un numero infinito di «elementi
infinitesimi» sede di forze di volume {a}dV, stato tensionale {σ} e deformativo {ε} e, sulla superficie
esterna S, di forze di superficie {b}dS (attive sulla superficie libera e reattive sulla superficie
vincolata).

{v(P+dP)}={v(P)}+[R]{dP}+[ε]{dP}
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3 L’elemento finito
3.5 Legame spostamenti-sollecitazioni 2/4
MODELLO CONTINUO: ELEMENTO STRUTTURALE
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3 L’elemento finito
3.5 Legame spostamenti-sollecitazioni 3/4
MODELLO DISCRETO: ELEMENTO FINITO
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3 L’elemento finito
3.5 Legame spostamenti-sollecitazioni 4/4
ELEMENTO FINITO NEL RIFERIMENTO LOCALE

Matrice di rigidezza dell’elemento finito


L’equazione appena trovata: (riferimento locale)

{S}e = [K]e {η}e (EF)


rappresenta il legame tra sollecitazioni nodali e spostamenti nodali dell’elemento finito.
Ad esempio, per un elemento «beam» tipo Bernoulli nel piano XY (n=2 ; g.d.l. = 2x3=6) di materiale
linearmente iperelastico isotropo, l’equazione (EF) assume la forma:
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Grazie
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