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1 Il problema dell’interazione

terreno-struttura

1.1 RISPOSTA SISMICA DI UN SISTEMA STRUTTURALE

1.1.1 Dinamica di un sistema strutturale

Per analizzare l’interazione terreno-struttura, è opportuno formulare l’equilibrio


dinamico del sistema strutturale in forma:
● discreta, per esigenze computazionali (metodo degli elementi finiti);
● lineare, affinché sia possibile applicare il metodo delle sottostrutture per l’analisi
dell’interazione terreno-struttura, il quale richiede la validità del principio di
sovrapposizione degli effetti.
Per un corpo solido deformabile e , di volume Ve , superficie Se , densità  , vincolato

al riferimento  X ,Y , Z  , soggetto nell’istante t al sistema di forze a , b 


e e
- tensioni

 e equilibrato ed al sistema di spostamenti ve - deformazioni  e congruente, il lavoro:

L   ve ae dVe   ve be dSe   e e dVe


T T T

Ve Se Ve
(1.1)

e l’energia cinetica:
1
 ve v e dVe
T
K (1.2)
2 Ve
sono legati dal teorema dell’energia cinetica:
dL dt  dK dt (1.3)a

 v e ae dVe  S v e be dSe  V  e e dVe  V ve ve dVe
T T T T

Ve
(1.3)b
e e e

in cui (fig. 1.1):

 x, y , z  riferimento solidale al corpo

v  x, y, z, t e campo di spostamenti vi in Ve

  x, y, z, t e  e  e  e  e   d ve


p t 0 e
campo di deformazioni  ik in Ve

e
p
deformazioni plastiche

3
e
t
deformazioni termiche

e
0
deformazioni iniziali

e
e
deformazioni elastiche

d  operatore di derivazione

a  x, y, z, t e forze di volume agenti su Ve

b  x, y, z, t e  be  be


c ni
forze di superficie agenti su Se

be
c
forze conservative

be
ni
forze dissipative non isteretiche

  x, y, z, t e    e  e


ni
campo di tensioni  ik in Ve

 e   E   e e  e  e 


e p t 0

 E  matrice di elasticità


 

e
ni
tensioni dissipative non isteretiche.

Figura 1.1 - Moto di un corpo deformabile.

1. DISCRETIZZAZIONE. Per discretizzare la (1.3) si deve:

4
a) scegliere un numero finito di n punti su Se (nodi), ciascuno caratterizzato da 6 componenti
T
di spostamento ..., vxi , v y i , vzi , xi ,  yi , zi ,...  1 ,...,6 n e  e ;
e

b) costruire una funzione di forma  A  r , s, t   e (fig. 1.2) definita in un sistema di coordinate

naturali  r , s, t  dell’elemento ( 1  r , s, t  1 , r , s, t    x, y , z  biunivoca) avente lo

scopo di esprimere approssimativamente il campo degli spostamenti v  x, y, z, t 


e
per

interpolazione tra i valori assunti nei nodi (in cui r, s, t  1, 1 ):

 r    x 
   
 s    J e  y  , J e  0 (1.4)
  t    z 
   

ve   Ae e (1.5)


e si ottiene il teorema dell’energia cinetica in forma discreta per l’elemento e :

 e  M e e   e S e   e S e   e S e   e  f e


T T ni T e T i T
(1.6)

in cui:
dVe  dxdydz  J drdsdt volume infinitesimo

 D e  d  Ae matrice delle deformazioni

 M e  V  Ae  Ae dVe


T
matrice delle masse

 K  e    D T  E    D  dVe
  e V e   e matrice di rigidezza

S e  S e e  S e  S e  S e  S e
ni e i ni
vettore delle forze interne

S e   K e  e e


e
vettore delle forze elastiche

S e  V  D e e dVe
i T i
vettore delle forze dissipative

isteretiche (attrito interno)

S e 
ni
  D 
V
T
e
ni
e
dVe    Ae  pe dSe
S
T ni
 vettore delle forze dissipative

non isteretiche (viscosità e attrito esterno)


 f e   f m e   f s e   f t e   f 0 e vettore delle forze esterne

 f m e  V  Ae ae dVe


T
vettore delle forze di massa

 f s e  S  Ae be dSe


T
vettore delle forze di superficie

5
 f t e   K e  e e
t
vettore delle forze termiche

 f 0 e   K e  e e


p
vettore delle forze di presollecitazione.

Figura 1.2 - Sistemi (x,y) e (r,s) per un elemento finito bidimensionale quadrilatero.

Nel caso di una struttura, cioè di un insieme di N elementi e vincolati tra loro ed al
riferimento  X ,Y , Z  , la discretizzazione dell’equazione del moto si articola nei seguenti

passi:
1) suddivisione ideale della struttura in un numero finito di porzioni contigue (elementi finiti)
dotati, per una buona approssimazione delle (1.5), di:
□ forma regolare, cioè rispettosa delle regole di cui alla fig. 1.3; evitare triangoli in 2D o
cunei in 3D;
□ dimensioni relativamente più piccole nelle vicinanze di concentrazioni di tensioni
(discontinuità geometriche o statiche);

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approssimazione mediana max
angoli zone curve
ve   Ae e mediana min

ottima circa 90° circa 1 < 15°


buona 45° ÷ 135° 1÷4 < 15°
sufficiente < 180° < 10 < 15°
Figura 1.3 - Regole di costruzione della mesh.

2) per ogni elemento finito, scelta di n nodi su Se tra punti vincolati (esternamente e/o

internamente) e punti con carichi concentrati (per i carichi distribuiti si sostituisce un


equivalente condizione di carichi concentrati) e definizione di una matrice T e di

trasformazione delle coordinate nodali da   x, y, z , t e a r  X , Y , Z e :

e  T e r e (1.7)

3) per l’intera struttura, definizione di una matrice di assemblaggio  B  (con elementi pari a 1

o 0) di trasformazione da r e  (componenti di spostamento ripetute per i nodi


T

comuni) a r  (in cui le componenti di spostamento dei nodi non sono mai ripetute):

  
 
r     B r  .
 e (1.8)
 
  

7
Quindi raccogliendo le N equazioni (1.6) e facendo le sostituzioni (1.7) e (1.8), si ottiene il
teorema dell’energia cinetica in forma discreta per l’intera struttura:

r  M r  r  S   r S   r S   r  f 


T T ni T e T i T
(1.9)

in cui:
 
 
T   B per ogni matrice X ;
 X    B   T e  X e T e    
T

 
 

  
 
 X    B  T e  X e T e  B  per ogni vettore  X  .
T  T

 
  
 
Matrici  X  e vettori  X  sono ottenibili meno onerosamente disponendo le matrici

T e  X e T e , e i vettori T e  X e T e nelle posizioni riferite alle componenti di r  e


T T

sommando i termini che si sovrappongono (condizioni di equilibrio ai nodi).


Dalla (1.9)a:
● escludendo la condizione statica r  0 , la soluzione è l’equazione del moto della

struttura:

 M r  S   S   S    f 
ni e i
(1.10)

● integrando in  0, Td  , si ottiene l’equazione dell’energia della struttura nel riferimento XYZ

del vincolo:
Ek  E  Ee  Eh  Ei (1.11)
in cui:
Td durata di applicazione di  f 

Ek energia cinetica

E energia dissipata non isteretica

Ee energia elastica

Eh energia dissipata isteretica

Ei energia d’ingresso.

2. LINEARIZZAZIONE. Il comportamento reale è schematizzabile col legame elasto-


plastico (lo smorzamento viscoso è trascurabile rispetto a quello isteretico) con energia Eep

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dissipata in un ciclo. Per agevolare l’analisi computazionale conviene, per lo studio del
comportamento dinamico (fig. 1.4):
I) usare un modello visco-elastico, in cui l’energia dissipata per isteresi sia rappresentata da
uno smorzamento viscoso equivalente che includa quello isteretico e quella dissipata in un
ciclo sia Eev  Eep :
durata durata

 r S  dt   r  C  r dt  S   C  r 


T ni T ni ni ni

0 0 (1.12)
durata durata

 r S  dt   r  C  r  dt  S   C  r


T i T i i i

0 0
II) poi valutare la risposta fornita dal modello visco-elastico:
- in campo elastico, tal quale:
ni
 K    K 0 , C   C   S    K 0 r (1.13)

- al limite del campo anelastico, dividendo per il fattore di struttura q:


ni i
 K    K sec , C   C   C   S d  1 q  S 0  1 q   K 0 r (1.14)

definito, per un sistema ad un grado di libertà, dall’espressione:


S0 S Sy
q  0   q  qs (1.15)a
Sd S y Sd

in cui:
Sd forza di progetto

Sy forza di snervamento

S0 forza massima agente sul sistema elastico con uguale rigidezza k

  ru ry duttilità

qs  S y S d fattore di sovraresistenza

q  S0 S y fattore di duttilità:

per T  2   1sec : r0  ru  q  

per T  2   1sec : Ee  Eep  q  2   1 .

In normativa (OPCM, EC8) il fattore di struttura è definito per tipologia e materiali della
struttura con un’espressione del tipo:
q  q  ,  (1.15)b

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Figura 1.4 - Linearizzazione del comportamento meccanico non lineare (sistema a 1 g.d.l.).

Usando le (1.12), (1.13), (1.14), si trasformano le (1.9), (1.10), (1.11) nella forma per
sistemi lineari con smorzamento viscoso equivalente:

r  M r  r  C r  r   K r   r  f  ,


T T T T
(1.9)a

 M r  C r   K r    f  , (1.10)a

1 1 1
r   M r  r C r   r   K r   r   f  .
T T T T
(1.11)a
2 2 2
Nel caso di azione sismica, la (1.10)b diventa:
 M r  C r   K r    M T  uv   M uv  (1.16)a
in cui:
uv moto del vincolo esterno v della struttura, cioè del riferimento XYZ,
rispetto a un riferimento inerziale
T  vettore d’influenza dipendente dalla direzione del moto uv rispetto alla

configurazione delle masse della struttura (fig. 1.5)


uv   T  uv

10
Figura 1.5 - Vettore di influenza.

risoluzione valutazione
risoluzione di
dato di partenza della
(1.10)a, (1.16)a dominio metodo risposta

azione generica:
 f  t  soluzione temporale
analisi
temporale
azione sismica:
tempo equazioni
differenziali
r t 
uV  t 

azione generica: scomposizione


..., F  ,... della struttura
analisi frequenze in oscillatori massima
spettrale strutturali semplici r max
azione sismica:
(disaccoppiare
S a  ,   le equazioni)
scomposizione
azione generica: temporale
dell’azione
 f t    F  e jt
in armoniche r t 
analisi frequenze
semplici e/o
armonica dell’azione
accelerogramma: (eventualmente massima
u t     2  U     e jt anche della r max
struttura)
Figura 1.6 - Metodi di soluzione dell’equazione del moto dei sistemi lineari.

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In pratica, a secondo membro della (1.16)a compare un termine aggiuntivo che rappresenta le
forze esterne agenti sulla sovrastruttura (forze gravitazionali e sovraccarichi). Ma, data la
linearità della (1.16)a, è lecito determinare gli effetti r di ogni singola azione e poi

sommarli. Ci soffermeremo sulle (1.10)a, (1.16)a per lo studio dell’interazione terreno-


struttura e sulla (1.11) per qualche cenno agli obiettivi dell’Ingegneria Sismica.
La soluzione della (1.10)b o (1.10)c può essere cercata in tre modi (fig. 1.6), dei quali
illustreremo solo l’analisi spettrale e l’analisi armonica.

1.1.2 Analisi spettrale

L’analisi spettrale si basa sul disaccoppiamento della (1.10)a o della (1.16)a in z


equazioni indipendenti, cioè sulla scomposizione della struttura in z oscillatori elasto-viscosi
fittizi e l’azione sismica è rappresentata da forze modali ricavate dallo spettro di risposta di
pseudo-accelerazione assoluta. Si opera nel dominio delle frequenze per valutare
approssimativamente la risposta massima.
1. SCOMPOSIZIONE DELLA STRUTTURA. È dimostrabile che la simmetria e la definitezza
positiva di  M  e  K  (per la seconda, previa condensazione statica se il numero di g.d.l.

statici è maggiore del numero di g.d.l. dinamici), implicano che il problema:

 K i   i2  M i  , i   0  det  K i2  M   0 (1.17)

 
ammetta soluzioni i , i  dotate delle seguenti proprietà:

● i numeri i2  ki* mi* (pulsazioni naturali) sono reali, positivi e non necessariamente tutti
distinti;

● i vettori    ... ... 


1 i z (modi di vibrazione), definiti a meno di un

moltiplicatore arbitrario, sono linearmente indipendenti, quindi per ogni r  esistono

x1 t  ,..., xi t  ,..., xz t  coordinate principali tali che (fig. 1.7):

r t   x1 t  1   ...  xi t  i   ...  xz t   z   x t  (1.18)

● i vettori    ... ...  sono ortogonali (salvo sostituirne i sottoinsiemi aventi
1 i z

in comune lo stesso valore di  i2 con opportune combinazioni lineari):

12
 0  0
   
 M *     M   
T
m *  ,  K *
   
T
 K      k * 
   i     i  (1.19)
0  0 
 

Figura 1.7 - Scomposizione del moto.

Per disaccoppiare la (1.10)a o la (1.16)a:


1) si pone (smorzamento di Rayleigh, fig. 1.8):

C   2  K   2  M  (1.20)a
ottenendo una buona approssimazione se i meccanismi di dissipazione non isteretica sono
simili in tutta la struttura; se si fissano     struttura  , min , max , si ottiene:

1  
  ,    min max (1.21)
min  max min  max

Figura 1.8 - Smorzamento di Rayleigh.

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2) si sostituisce r t  con  x t  , in virtù della (1.18);

3) si premoltiplicano entrambi i membri per  ;


T

quindi si ottiene la (1.10)a disaccoppiata (azione generica):

 M *   x  C *   x    K *  x  T  f   mi* xi  ci* xi  ki* xi  i T  f  (1.10)b’
     

 x  2  x     x   p  xi  2i i xi  i2 xi  pi


2
(1.10)b’’

o la (1.16)a disaccoppiata (azione sismica):


 M *  x  C *   x    K *   x   g *  uv  mi* xi  ci* xi  ki* xi  gi*uv
      (1.16)b’

1 g*
 x  2  x     x    M * 
2
g *  uv  xi  2i i xi  i2 xi   mi* uv (1.16)b’’
i

in cui  g *     M T  è il vettore delle masse di partecipazione modale gi* .


T

Le (1.10)b, (1.16)b ammettono come soluzione (dopo un breve e trascurabile


transitorio dipendente dalle condizioni iniziali r0    x0  , r0    x0  , nullo se si

annullano queste ultime), rispettivamente:


t
1
xi t      pi  ei i t sin  di t   d  (1.22)
mi  di 0
*

e:
t
g* g* g
xi t    * i   uv t  ei i t sin  di t   d    * i Vi t    i Vi t  (1.23)
mi di 0 mi  di  di

in cui:
1 2
mi* massa modale (= 1 se si usa   M *  anziché  )
1 2
ki* rigidezza modale (=  i2 se si usa   M *  anziché  )

i2  ki* mi*   2 Ti 


2
quadrato della pulsazione naturale

( 1  pulsazione fondamentale)

ci*  2ki*  2mi*  2i  i mi* coefficiente di smorzamento modale

i   i   i fattore di smorzamento modale

di  i 1i2  i pulsazione modale smorzata (  a quella non smorzata).

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Il moto r t    x t  della struttura causato da  f  (  M T  uv ) equivale alla somma

di z moti xi t  i  caratterizzati da:

● ampiezza xi t  , pari al moto (1.22) ((1.23)) dell’oscillatore ( mi* , ki* , ci* ) soggetto alla forza

modale i   f  ( gi*uv );


T

● forma (o modo di vibrazione) i  , soluzione della (1.17) e quindi intrinseca della

struttura.
Nel caso di azione sismica, dalle (1.16)b, (1.23) segue:
xi  g i uv  2i i xi   i2 xi  i2 xi  g i  i Vi t  (1.24)

e, se il sistema strutturale si riduce ad un oscillatore semplice ( gi  gi* mi*  1 ) si definisce

spettro di risposta di pseudo-accelerazione (fig. 1.9):


S a ,    x  uv max   2 xmax  Vmax (1.25)

inversamente proporzionale a  .

In pratica, il fattore di smorzamento  fissato per i modi con i minimo e massimo (indicato
dalle norme antisismiche in funzione di materiali e tipologia strutturale) viene usato per tutti
gli oscillatori per determinare la (1.25). Confrontando le (1.24), (1.25) si ottiene:
i2  xi max  gi  i Vi max  g i  S a  i ,  . (1.26)
2. RISPOSTA STRUTTURALE. Si procede nel seguente modo:

 
1) si determinano le soluzioni i , i  della (1.17);

2) essendo le forze statiche equivalenti S t    K r t  sono:

S t  K xt  x1 t  K 1 ...  xi t  K i  ... xz t  K z  , (1.27)

in cui per ogni modo di vibrare i  , il vettore degli spostamenti di ampiezza massima

xi max  i  (esplicitato a secondo membro per l’azione sismica):

g i  S a   i , 
xi max  i    i  (1.28)
i2
è provocato dalla forza modale (esplicitata a terzo membro per l’azione sismica):
xi max  K i   xi max  i2  M i   gi  Sa i ,  M i  , t  ti (1.29)

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3) le sollecitazioni massime approssimate E si ricavano come combinazione statistica delle
Ei (spostamenti, c.d.s. e c.d.d., attinti in istanti ti diversi) corrispondenti alle forze (1.28) o

(1.29):

E  i, j ij Ei E j , ij  ij  , i  j  . (1.30)


i j

Per ottenere un’approssimazione accettabile della (1.30), non è necessario considerare


tutte le sollecitazioni Ei , ma solo quelle associate ai modi di vibrazione i  che

contribuiscono significativamente al moto. Infatti, al crescere di  i2 , i modi di vibrazione

i  sono caratterizzati da un numero di inversioni crescente 0, 1, 2, 3, … (fig. 1.7) e, di

conseguenza, da un contributo al moto decrescente. Tale contributo è misurabile dal rapporto


adimensionale 0  gi  gi* mi*  1 (fattore di partecipazione modale) dipendente

dall’interazione tra la forma modale i  e la distribuzione delle masse  M T  partecipanti

al moto del riferimento XYZ solidale al vincolo: esso è tanto più vicino a 1 quanto più l’i-
esimo modo partecipa al moto globale. La normativa indica come significativi:
s z
i primi s  z modi tali che  g *2 mi*  k1   i 1 mi
i 1 i
(1.31)a

oppure:
z
tutti i modi con gi*2 mi*  k2   i 1 mi (1.31)b

in cui:
k1 = 0,85 per l’OPCM e 0,90 per l’EC8

k2 = 0,05 per OPCM ed EC8.

Per cogliere meglio il significato fisico dell’analisi spettrale, in fig. 1.9 è illustrato un
esempio per un sistema ad 1 grado di libertà.

16
Figura 1.9 - Sollecitazioni nell’analisi spettrale.

17
1.1.3 Analisi armonica

Nell’analisi temporale l’azione sismica è rappresentata da forze temporali ricavate da


un set di accelerogrammi. Si opera nel dominio del tempo per valutare con precisione la
risposta in ogni istante. L’analisi armonica differisce solo per il fatto che si by-passi
l’integrazione dell’equazione del moto risolvendo tante equazioni lineari non differenziali
quanti sono i termini della trasformata di Fourier della forza  f  t  o  M T  uv , per poi

tornare al dominio del tempo con l’antitrasformata.


1. SCOMPOSIZIONE DELL’AZIONE. Il segnale sismico u  t  definito nel dominio del

tempo, di forma generica e di durata Td  2  , può essere espresso come somma di

n  1... funzioni periodiche sinusoidali di pulsazioni n (serie di Fourier):


  
j  nt n 
u  t   U 0   U n  cos  nt  n   U 0   Un  e  U0  U n  e jnt (1.32)
n 1 n  n 

in cui:
Td
U 0  1 Td   u  t  dt = valore medio del segnale u  t  (  0 per l’eccitazione sismica)
0

Td
An  2 Td   u  t  cos ndt  U n cos n
0

Td
Bn  2 Td   u  t  sin ndt  U n sin n
0

U n  An 2  jn  Bn 2

U n  An 2  Bn 2  U n e jn = ampiezza della n-esima armonica

j  nt n 
 U n  cos  nt  n   j U n  sin  nt  n 
Un  e 
 jn

 U n  e  e
jnt
 U n  e jnt

tg n   Bn An = tangente della fase iniziale della n-esima cosinusoide.


Per tornare dalla (1.32) al dominio del tempo si procede nel modo seguente. Tra due
termini successivi della serie di Fourier, esiste una differenza di pulsazione pari a  . Se si fa
tendere   0 allora la serie (1.32) si trasforma nella antitrasformata di Fourier continua
(inverse fast Fourier transform = IFFT):
1 max
u t    U    e jt d  (1.33)a
2  min

e i coefficienti U n diventato variabili con continuità e sono dati dalla trasformata di Fourier

continua (fast Fourier transform = FFT):

18
Td
U      u  t  e  jt dt (1.34)a
0

In pratica  non può essere 0 ma un “piccolo”  : il segnale u  t  di cui si dispone,

essendo digitale, è una funzione discreta del tempo definita in Td  N  t  2  , della

quale siano note N registrazioni u  0  , u  t  ,…, u  k t  ,…, u   N  1 t  . In tal caso le

(1.33)a, (1.34)a non hanno più la forma di integrale, ma quella di sommatoria e diventano
rispettivamente l’antitrasformata di Fourier discreta (discrete Fourier transform = DFT):
 N 1
u  k t     n 0 U  n  e jnk t (1.33)b
2
e la trasformata di Fourier discreta (inverse discrete Fourier transform = IDFT):
N 1
U  n   t   k 0 u  k t  e  jnk t (1.34)b

In generale, essendo il moto sismico u  t  (o sue derivate temporali) fortemente

influenzato dalla distribuzione delle ampiezze in termini di frequenza U n  U n  f  (spettro di

Fourier delle ampiezze), è accettabile l’approssimazione di considerare, degli infiniti segnali


elementari, solo quelli le cui frequenze f n  n 2 appartengano ad un intervallo ristretto

nel quale le ampiezze presentino i valori di picco (fig. 1.10). Tale intervallo è definito come
 f c , f max  , in cui:
f max frequenza di taglio (frequenza di cut-off), assunta costante in una data regione;

fc frequenza di corner, inversamente proporzionale a 3 M 0 , essendo M 0 il momento

sismico (descrizione diretta della sorgente del terremoto) definito come:


M0    A D (1.35)a

log10 M 0  1.5M s  16.1 (1.35)b

dove:
M0 momento sismico

 resistenza a taglio della roccia


A area di rottura
D scorrimento medio
Ms magnitudo delle onde S.

19
Figura 1.10 - Spettro di Fourier delle ampiezze.

Al limite, scegliendo un solo segnale elementare, interno a  f c , f max  , si può pensare che il
moto sismico abbia carattere armonico semplice u  t   U  cos t , con frequenza f   2

corrispondente al valore di picco delle ampiezze U  U n max (ampiezza massima). Tuttavia

mostreremo nel prossimo paragrafo che la risposta strutturale dipende essenzialmente dalla
struttura (  ), nel senso che è quest’ultima a decidere quali armoniche U    cos t

privilegiare (fig. 1.11).


Concludendo, l’azione sismica  M T  uv può scomporsi come:

 M T  uv   M T   n U n e jnt
2
n (1.36)a
n

  :  M T  uv   M T 2 U  e jt (1.36)b

Analogamente l’azione generica  f  t  può scomporsi come:



 f  t   F    F  n   e
0 n
jnt
(1.37)a
n 

 :  f  t   F     e j t
(1.37)b

in cui per ogni componente f  t  del vettore  f  t  :


Td
F0  1 Td   f  t  dt = valore medio del segnale f  t 
0

Td
An  2 Td   f  t  cos ndt  Fn cos n
0

Td
Bn  2 Td   f  t  sin ndt  Fn sin n
0

20
Fn  An 2  jn  Bn 2

Fn  An 2  Bn 2  Fn e jn = ampiezza della n-esima armonica

j  nt n 
 Fn  cos  nt  n   j Fn  sin  nt  n 
Fn  e 
 jn

 Fn  e  e
jnt
 Fn  e jnt

tg n   Bn An = tangente della fase iniziale della n-esima cosinusoide.

La risposta r t  alla forza (1.37)b ((1.36)b) è del tipo:



r t   R0    R n e jnt (1.38)a
n

 : r t   R  e jt , r t   j R  e jt , rt   2 R  e jt (1.38)b

Se nella (1.10)a ((1.16)a) facciamo le sostituzioni (1.47) ((1.46)), (1.48) e dividiamo per e jt
allora per ogni  otteniamo, per azione generica:
 S  R   F  (1.10)c
 
e per azione sismica:
 S  R   2U  M T   2  M U  (1.16)c
 
in cui  S  è l’impedenza dinamica del sistema strutturale:

 S    K   jC 2  M    K  2  M  . (1.39)


   
2. RISPOSTA STRUTTURALE. Si procede nel seguente modo:
1) per ogni  si determinano le risposte R  con la (1.10)c ((1.16)c);

2) si determinano le forze statiche equivalenti S t    K r t  :

S t    K    R  e jnt (1.40)

3) si determinano le sollecitazioni esatte nel dominio del tempo E t  associate alle forze

statiche equivalenti (1.40).


Per cogliere il significato fisico dell’analisi armonica, illustriamo brevemente il caso
della (1.10)a per un sistema ad 1 grado di libertà:
mx  cx  kx  f t  (1.41)

Scomponendo f t  in serie di Fourier, per ogni  si ha:

mx  cx  kx  F cos t  Re  F  e jt  . (1.42)

la cui soluzione è:

21
x  t   F  C  cos  t     Re  F  C  e  j e j t   Re  Xe j t  (1.43)

in cui:
C  C 

X  F    C     e  j .

Quindi la (1.41) si può riscrivere, per ogni  :


S  X  F (1.44)

in cui S  è l’impedenza dinamica dell’oscillatore (fig. 1.11):

S   k  jc 2 m  k 2 m (1.45)a

 2 
S   K 1 2   jC  K  k  j C (1.45)b
  

 2  
S   K 1 2   j 2 K   K  k   j 2 K  D  . (1.45)c
   

Figura 1.11 - Impedenza dinamica dell’oscillatore semplice.

E la risposta dell’oscillatore a f t  è:

x t   X 0  X n  e jnt (1.46)
n 

in cui le componenti della risposta X  e jt (provocate dalle F  e jt ) sono tanto più ampie
quanto maggiore è C    , tendente a  per    ,    1, 0  (risonanza). In pratica   0 ,

quindi le componenti F  e jt dell’azione privilegiate dall’oscillatore (ovvero dall’oscillatore


fittizio di pulsazione minima nell’analisi spettrale) sono quelle con    (fig. 1.12).

22
Figura 1.12 - Risposta di un oscillatore semplice visco-elastico ad un’azione armonica.

Questo fatto si può evidenziare sovrapponendo gli spettri di Fourier F  F    e

C    , ovvero nel caso di azione sismica (3° caso illustrato in fig. 1.11), sovrapponendo

Uf  e T   2  (fig. 1.13).

23
Figura 1.13 - Risposta di un oscillatore semplice visco-elastico ad un’azione armonica.

1.1.4 Analisi armonica con scomposizione spettrale

Se si conosce l’azione nel dominio del tempo e oltre a voler by-passare l’integrazione
della (1.10)a o (1.16)a, si vuol determinare direttamente il valore massimo e non temporale
della risposta, allora è utile eseguire entrambe le scomposizioni: della struttura (analisi
spettrale) e dell’azione (analisi armonica).
1. SCOMPOSIZIONI. Usando le (1.18), (1.38)b è lecito esprimere la risposta, per ogni
 , nel modo seguente:

r t    x t    X  e jt


r t    x t   j X  e jt (1.47)

rt   xt   2  X  e jt


Confrontando le (1.47) con le (1.38)b si osserva che:

R    X  (1.48)

La (1.48) consente di riscrivere le (1.10)c (azione generica):


 S   X   F  (1.10)d’
 

 X     H  F 


T
  (1.10)d”

e le (1.16)c (azione sismica):


 S   X   2U  M T  (1.16)d’
 

24
 X   2U   H   M T 
T
  (1.16)d”

2. RISPOSTA STRUTTURALE. Si procede nel modo seguente:


1) per ogni  si determinano le risposte  X  con la (1.10)d” o (1.16)d”;

2) si determinano le forze statiche equivalenti S t    K r t  :

s > 1: S t  s X1s e jt  K 1 ...s Xis  e jt  K i  ...s X zs  e jt  K z  (1.49)a

s = 1: S t   X 1  e jt  K 1   ...  X i  e jt  K i   ...  X z  e jt  K  z  (1.49)b

3) le sollecitazioni massime E si ricavano come combinazione statistica delle Ei

corrispondenti alle forze modali:

s > 1: xi max  K i    s


X is 2  K i    s
X is 2   i2  M i  (1.50)a

s = 1: xi max  K i   X i  K i   X i  i2  M i  (1.50)b

e combinare poi le sollecitazioni Ei provocate da tali termini con la (1.30).

Nel caso di azione sismica e se l’azione si riduce ad un’unica armonica (s = 1):


X i   i2  M i   gi  S a  i ,   M i  , t  ti (1.51)
Inoltre, considerando che:
● la risposta r t  è scomponibile nella somma dei contributi xi t  i  , il più significativo

dei quali – a prescindere dall’azione  f t  – è quello in cui la risposta xi t  è relativa

all’oscillatore con pulsazione minima   1 ;

● se si scompone l’azione f t  agente su un oscillatore semplice di pulsazione  in

armoniche semplici F     e jt , la più significativa ha frequenza    ;

allora eseguire entrambe le scomposizioni consente di cogliere sommariamente il


comportamento dinamico della struttura, in prima approssimazione simile a quello
dell’oscillatore fittizio di pulsazione fondamentale 1 soggetto all’azione armonica

i  F  e jt


T
di frequenza   1 (fig. 1.12).

25
1.2 L’INGEGNERIA SISMICA

1.2.1 Abbattimento del rischio sismico

Il rischio sismico è la probabilità che a causa delle azioni di un terremoto una struttura,
nel corso della sua vita utile Tu , subisca danni (fig. 1.13) e da questi derivino perdite per una
collettività riguardanti determinate risorse umane ed economiche. È oggi scientificamente
riconosciuto che il comportamento di una costruzione durante un terremoto dipende da tre
fattori: dalle caratteristiche energetiche dell’azione sismica (pericolosità del terremoto), dalle
caratteristiche strutturali del manufatto (vulnerabilità strutturale della costruzione) e dalla
risposta del terreno (vulnerabilità geotecnica del sito). Quindi il rischio sismico può essere
ragionevolmente definito dalla relazione simbolica:
R  P V (1.52)
in cui:
R rischio sismico = perdite attese
P pericolosità sismica (non riducibile) = probabilità di occorrenza, in un dato intervallo di
tempo, di un terremoto di prefissate caratteristiche
V vulnerabilità sismica (riducibile) = livello di danno atteso in un sito a seguito di un
evento sismico di assegnata intensità.

26
Figura 1.13 - Pericolosità e vulnerabilità.

La pericolosità sismica (magnitudo, momento sismico, PGA) non è riducibile ed è


geograficamente definita:
● a grande scala, dalla macrozonazione la quale consiste nella mappatura del più probabile
moto uR  t  alla roccia affiorante (accelerogrammi uR  t  e/o PGA = uR max );

● a piccola scala, dalla microzonazione la quale consiste nella mappatura dell’entità delle più
probabili conseguenze del moto sismico (fig. 1.14).

27
Figura 1.14 - Microzonazione a diverse scale geografiche.

La vulnerabilità sismica è l’esposizione di persone, strutture, attività economiche


all’evento sismico (fig. 1.15).

Figura 1.15 - Vulnerabilità strutturale.

28
Essa è riducibile coi mezzi dell’Ingegneria Sismica, i quali sono:
a) il miglioramento del comportamento meccanico del terreno (abbattimento della
vulnerabilità geotecnica) che consiste nell’uso di materiali di riporto duttili o rinforzati,
interventi di compattazione, cementazione, modifiche granulometriche, abbassamento di
falda, realizzazione di pozzi drenanti, diaframmi sotterranei;
b) la progettazione antisismica della fondazione (abbattimento della vulnerabilità strutturale)
prevede l’uso di fondazioni continue, fondazioni su pali, rinforzo delle fondazioni, riduzione
del sollevamento, giunti flessibili, controllo deformazioni mediante barriera di pali o
geogriglie;
c) la progettazione antisismica della sovrastruttura (abbattimento della vulnerabilità
strutturale) per la quale, in primo luogo, si preferisce una tipologia strutturale beneficiata dal
terreno di fondazione ovvero tale da non ricadere nel caso di risonanza ( Tterreno  Tstruttura ); in

secondo luogo, si minimizza l’energia di deformazione associata alle forze d’inerzia


orizzontali (protezione sismica).
La protezione sismica si ottiene con una delle seguenti tecniche (fig. 1.16):
c1) controllo attivo: uso di dispositivi elettronici (attuatori idraulici) che si attivano in
occasione di terremoto applicando forze dinamiche uguali e contrarie a quelle sismiche
((1.27) o (1.40));
c2) controllo passivo: alla fine di un terremoto di durata Td , il bilancio dell’energia sismica
(1.11) assume la forma:
E  Td   Eh Td   Ei Td  , (1.53)

in cui l’assorbimento dell’energia d’ingresso Ei è controllabile con due possibili tecniche:


● l’isolamento sismico:
Ei  Td   0 ; (1.54)
● e/o la dissipazione energetica:
 E Td  permanenza in campo elastico
Ei  Td    ; (1.55)
 E Td   Eh  Td   Eh  Td  ingresso in campo plastico

29
Figura 1.16 - Tecniche di protezione sismica.

La fondazione deve essere progettata prevedendo (EC8, parti 5.1, 5.2):


● un unico tipo per una stessa struttura e rigidezza tale da trasmettere al terreno nel modo più
uniforme possibile le azioni localizzate ricevute dalla sovrastruttura; la rigidezza nel suo
piano orizzontale deve essere scelta considerando gli effetti degli spostamenti relativi
orizzontali tra elementi verticali;
● le forze trasmesse dalla sovrastruttura al terreno non devono provocare deformazioni
permanenti eccessive; tali deformazioni devono essere compatibili con i requisiti essenziali
di funzionalità della struttura.
La sovrastruttura, escludendo l’uso di attuatori idraulici o di isolatori sismici, deve
essere dotata di una elevata capacità di assorbimento di energia di isteresi Eh , ovvero di

30
elevata duttilità  locale (regole di dettaglio) e globale (regolarità strutturale, fig. 1.17). In
altri termini, deve essere minimizzata l’energia di deformazione D che le azioni orizzontali
devono investire per raggiungere la fondazione (regolarità) scegliendo l’itinerario a minore
energia ( Dmin ) tra quelli equilibrati a disposizione (numerosi in funzione dell’iperstaticità) e

basso l’incremento percentuale di energia di deformazione D D associato all’abbandono di


un itinerario non più percorribile per scegliere quello meno dissipativo tra i rimanenti
(duttilità).

Figura 1.17 - Regolarità strutturale.

1.2.2 Obiettivi prestazionali: SLD, SLU

Secondo l’approccio prestazionale delle normative europea (fig. 1.18) ed italiana più
recente (fig. 1.19), una struttura (caratterizzata da geometria a e materiali X ) deve essere
progettata, realizzata e manutenuta in modo che, durante la sua vita utile Tu , le azioni F alle

quali essa è destinata provochino effetti E la cui entità si mantenga al di sotto di determinati
stati limite R con probabilità Ps (affidabilità):

Ps  prob  E  R   e Tu Tr
(1.56)a

E  E  F, X , a (1.56)b

R  R X ,a (1.56)c

31
adeguatamente alta in funzione dell’entità delle conseguenze economiche e sulla vita umana
dell’evento E  R (con tempo di ritorno Tr ), per ciascuno dei requisiti richiesti alla

struttura:
1) resistenza: le F con prob  F  bassa mettano la struttura fuori servizio evitando il

collasso;
2) robustezza: le F eccezionali provochino danni non sproporzionati rispetto ad F ;
3) funzionalità: le F con prob  F  alta mantengano la struttura in servizio;

4) durabilità: le F di degrado non facciano decrescere R durante Tu .

Figura 1.18 - Struttura degli Eurocodici.

32
Figura 1.19 - Struttura delle Norme Tecniche per le Costruzioni e ispirazione agli Eurocodici.

Operativamente la (1.56)a si può verificare con tre possibili approcci, dei quali il più
semplice è quello di “livello 1” (metodo dei coefficienti parziali) che impone alle azioni Fk

con probabilità opportunamente bassa di essere superate (azioni caratteristiche), amplificate


per coprire le incertezze da moltiplicatori  F  1 , di provocare effetti Ed inferiori alle

resistenze aventi probabilità opportunamente bassa di essere disattese Rk (resistenze

caratteristiche) a loro volta ridotte, per coprire le incertezze, da divisori  R  1 :

Ed  Rd (1.57)
in cui:
Fd   F Fk valori di progetto delle azioni

Xd  Xk M valori di progetto delle proprietà dei materiali

ad  anom  a valori di progetto dei dati geometrici

33
Ed   E E  Fd , X d , ad  valori di progetto degli effetti delle azioni

Rd  R  Fd , X d , ad   R resistenze di progetto.

La (1.57) deve essere soddisfatta per due categorie di stati limite Rd :


● stati limite ultimi (SLU), relativi ai requisiti 1) e 2), definite come condizioni il cui
superamento determina il fuori servizio irreversibile della struttura e rischi elevati per la
vita umana: la (1.57) deve essere soddisfatta con riferimento a perdita di equilibrio e
collasso;
● stati limite di servizio (SLS), relativi ai requisiti 3) e 4), definite come condizioni il cui
superamento determina la perdita reversibile o irreversibile di una funzionalità della
struttura e nessun rischio per la vita umana: la (1.57) deve essere soddisfatta con riferimento
a deformazioni e vibrazioni.
La verifica di una delle due categorie di stati limite può essere omessa purché sia dimostrabile
che essa sia soddisfatta dalla verifica dell’altra categoria. Operativamente si procede come di
seguito.
1. AZIONI DI PROGETTO. In base alle condizioni in cui si richiede alla struttura di
soddisfare la sua funzione, gli stati limite da considerare devono essere selezionati tra i
seguenti:
● stati limite strutturali:
EQU perdita di equilibrio di corpo rigido che non ne coinvolga le resistenze (SLU),
STR collasso (SLU) o deformazione eccessiva (SLS) che ne coinvolga le resistenze,
FAT collasso per fatica (SLU),
● stati limite geotecnici:
UPL perdita di equilibrio per sollevamento dovuto a sovrappressioni (SLU),
GEO collasso (SLU) o deformazione eccessiva (SLS) che ne coinvolga le resistenze,
HYD collasso per sifonamento (SLU).
Per ogni stato limite considerato, l’azione di progetto Fd è fornita dalla normativa (fig. 1.20).

34
Figura 1.20 - Azioni di progetto.

Per la situazione di progetto sismica, si deve verificare (NTC, Eurocodici) la struttura


per i due stati limite (fig. 1.21):
● limitazione del danno (stato limite di danno o SLD, cioè SLS irreversibile per situazione
sismica): per eventi sismici con Tr  Tu è richiesto che la struttura subisca al più danni

limitati rispetto al costo della struttura stessa:


sld
Fd   G ki   I AEd  Pk   0iQki ; (1.58)

● non collasso (stato limite ultimo o SLU): per eventi sismici con Tr  Tu è richiesto che la
struttura non collassi e conservi una capacità portante residua per le azioni orizzontali e
intera per quelle verticali:
slu
Fd   G ki   I AEd  Pk   2i Qki ; (1.59)

in cui:
Gki valore caratteristico dell’i-esima azione permanente

Pk valore caratteristico dell’azione dovuta alla precompressione

Qki valore caratteristico dell’i-esima azione variabile

 0i Qki valore raro dell’i-esima azione variabile Qi

35
sld
AEd azione sismica per masse partecipanti pari a 1 g    0 i Qki

 2i Qki valore quasi permanente dell’i-esima azione variabile Qi


slu
AEd azione sismica per masse partecipanti pari a 1 g    2i Qki

 coefficiente dipendente dalla correlazione tra i carichi

 I 1 fattore d’importanza dell’opera.

categoria vita utile SLU SLD

struttura Tu  50 Ps  0,90 in 50 anni: Ps  0,50 in 50 anni:


ordinaria OPCM: “classe 1”
 I  1, 0 Tr  475 Tr  72
EC8: “cat. 4”
struttura Tu  100 Ps  0,95 in 50 anni: Ps  0,70 in 50 anni:
non ordinaria OPCM: “classe 2”
 I  1, 0 Tr  975 Tr  140
EC8: “cat. 5”
Figura 1.21 - Parametri per i livelli di affidabilità indicati per situazione sismica.

Nel progetto strutturale (fig. 1.22):


● lo SLD condiziona il limite elastico S y :

x  S a  2  x y  S y  m  Sa ; (1.60)

● lo SLU condiziona la duttilità  :

x  S a  2  xu    x y    m  Sa S y . (1.61)

Se la duttilità q è molto alta (molto bassa), rispettivamente è sufficiente soddisfare solo lo


stato limite SLD (SLU).

36
Figura 1.22 - Progettazione agli stati limite SLD e SLU.

2. EFFETTI DELLE AZIONI. Si valutano le sollecitazioni con modelli strutturali (1.56)b


adeguati allo stato limite e al tipo di azione (statica o dinamica). Per la situazione di progetto
sismica, assegnate le masse 1 g    0 i Qki ( 1 g    2i Qki ) al modello strutturale, si
sld slu
determinano gli effetti AEd ( AEd ) considerando le seguenti combinazioni di carico (fig. 1.23):

1, 0 Ex  0,3E y  0,3E z (1.62)a

0,3E x  1, 0 E y  0,3E z (1.62)b

0,3E x  0,3E y  1, 0 E z (1.62)c


in cui:
Ex azione sismica in direzione x con verso ed eccentricità variabili ( Ex1 , Ex 2 , Ex3 , Ex 4 )

Ey azione sismica in direzione y con verso ed eccentricità variabili ( E y1 , E y 2 , E y 3 , E y 4 )

Ez azione sismica in direzione z con verso variabile ( Ez1 , Ez 2 ).

37
Figura 1.23 - Combinazioni di carico per valutare gli effetti AEd dell’azione sismica E (EC8, OPCM)

1.3 L’INTERAZIONE DINAMICA TERRENO-STRUTTURA

1.3.1 Definizione

Si supponga che ad una certa profondità dalla superficie libera del terreno, esista un
substrato roccioso (bedrock) con un forte contrasto di rigidezza rispetto al terreno sovrastante,
e sia uRIM  t  (RIM = rock input motion) la componente orizzontale dell’accelerazione

38
sismica agente in esso. Gli strati di terreno che si trovano sopra il bedrock operano da filtro
sul moto uRIM  t  e, in generale, l’accelerazione uFFM  t  (FFM = free field motion) in

superficie risulta amplificata data la maggiore deformabilità dei depositi superficiali rispetto
alla roccia di base. Inoltre, poiché il piano campagna costituisce il limite del semispazio entro
cui si propagano le onde sismiche, allora nel terreno prossimo alla superficie libera l’impulso
incidente si sovrappone a quello riflesso e di conseguenza in tale zona le accelerazioni
umax  z  subiscono un incremento definito amplificazione sismica locale (fig. 1.24).

Figura 1.24 - Risposta sismica in assenza di strutture.

In presenza di strutture, durante un terremoto il terreno si deforma per effetto del


passaggio delle onde sismiche e trascina nel suo moto la fondazione e la struttura in
elevazione. A sua volta il moto indotto nella sovrastruttura genera delle forze di inerzia che
producono delle sollecitazioni e deformazioni nella fondazione e nel sottosuolo (campo in cui
il moto è variato) con la generazione di ulteriori onde al contatto fondazione-terreno. In
risposta a ciò fondazione e struttura in elevazione subiscono ulteriori spostamenti dinamici,
che a loro volta generano ulteriori forze d’inerzia, e così via. Tali fenomeni sono simultanei e
costituiscono nel loro insieme l’interazione dinamica terreno-fondazione-struttura (SSI = soil
structure interaction), fig. 1.25. La differenza tra il moto di terreno libero e il moto in presenza
di fondazione è più evidente alle alte frequenze.

39
Figura 1.25 - Risposta sismica in presenza di strutture.

In altre parole l’interazione terreno-struttura si manifesta se l’interfaccia terreno-


struttura si muove o si distorce in modo diverso rispetto alla corrispondente superficie in
condizioni di campo libero (free-field), cioè in assenza della struttura: la componente
orizzontale dell’accelerazione uFFM  t  sulla superficie libera del terreno, lontano da ogni

costruzione, è diversa dalla componente orizzontale dell’accelerazione (FIM = foundation


input motion) che ne risulta al piede della fondazione per effetto della deformazione subita dal
terreno sottostante esercitata dalle fondazioni stesse (fig. 1.26).

40
Figura 1.26 - Definizione di interazione terreno-struttura: forze d’interazione.

Fisicamente l’interazione terreno-struttura si può scindere in due fenomeni (fig. 1.27):


● l’interazione cinematica;
● l’interazione inerziale.

Figura 1.27 - interazioni cinematica (KI) ed inerziale (II).

1. INTERAZIONE CINEMATICA. Nel caso di evento sismico una certa massa di terreno
sottostante la fondazione si muoverà quasi solidalmente con essa e pertanto anche quasi
solidalmente con la struttura. Segue che, anche trascurando la massa della struttura, il moto
nei punti di contatto tra terreno e fondazione è diverso dal moto originario, poiché risente dei
vincoli che la sovrastruttura impone ai punti considerati. Questo fenomeno è detto di
interazione cinematica (KI = kinematic interaction) e diviene importante quando la rigidezza
della fondazione è diversa da quella del terreno che essa sostituisce, e cresce all’aumentare del
grado di ammorsamento nel terreno della fondazione.
Il moto F.I.M., che differisce da quello free field nella misura in cui è importante
l’interazione cinematica, è caratterizzato da componenti traslazionali e rotazionali, sia nel
piano verticale (rocking motion) che in quello orizzontale (torsional motion).
2. INTERAZIONE INERZIALE. Avendo la struttura massa diversa da zero il moto del
terreno induce sulla struttura delle forze di inerzia che a loro volta causano ulteriori modifiche
del moto dei punti di contatto tra terreno e struttura. Tale fenomeno, detto di interazione

41
inerziale (II = inertial interaction), è sempre più importante all’aumentare della massa ed è
predominante quasi sempre rispetto al fenomeno cinematico, a meno che non si tratti di
struttura rigida molto estesa in pianta o di struttura parzialmente o totalmente interrata.

1.3.2 Formulazione del problema

Il fenomeno dell’interazione terreno-struttura, osservato a grande scala, coinvolge


diversi fattori (fig. 1.28).

Figura 1.28 - Fenomeni coinvolti nell’interazione terreno-struttura.

Ma la modellazione dei diversi fattori ha senso se è verosimile e di complessità non


sproporzionata rispetto agli obiettivi ingegneristici. Operativamente – ancorché in un’ottica
più accademica che operativa – è preferibile avere come dato iniziale il moto al bedrock,
anziché ricavarlo come trasformazione delle variabili sorgente e percorso di propagazione,
ammesso che siano note, dalle quali dipende in modo troppo complesso e difficilmente

42
prevedibile. Quindi in modo più semplificato, ancorché complesso, dal punto di vista più
globale il comportamento di una struttura rispetto ad una sollecitazione sismica può essere
analizzato valutando in sequenza (fig. 1.29):
1) il moto uRIM  t  al bedrock: si registra o si stima con metodi probabilistico-statistici il moto

della roccia affiorante uR  t  (moto di riferimento, cap. 2) e poi, mediante deconvoluzione

del moto alla base del deposito, si determina il moto sismico al bedrock u RIM  t  ;

2) l’amplificazione locale (cap. 3) dal moto uRIM  t  al moto di terreno libero uFFM  t  ;

3) trasformazione del moto uFFM  t  nel moto uv  t  dei vincoli esterni da usare come input

nell’equazione (1.16) relativa al sistema strutturale considerato (terreno + struttura o solo


struttura, rispettivamente) nella modellazione (cap. 4).

Figura 1.29 - Formulazione del problema dell’interazione terreno-struttura.

43
1.3.3 L’interazione nella normativa sismica

Spesso il progetto delle strutture in zona sismica tiene conto solo dell’interazione
inerziale, trascurando quella cinematica. Questo dipende dal fatto che:
● l’interazione cinematica in molti casi può effettivamente essere trascurata;
● le norme antisismiche, fatta eccezione di pochi codici tra cui l’EC8, non le considerano;
● gli effetti dell’interazione cinematica sono molto più difficili da valutare in maniera
rigorosa rispetto a quelli dell’interazione inerziale.
Le N.T.C. si limitano ad indicare che l’interazione terreno-struttura può essere
considerata (fig. 1.30):
● nelle verifiche allo stato limite ultimo per situazione di progetto sismica, «quando ritenuto
necessario dal Committente e dal progettista, di concerto»;
● nelle verifiche allo stato limite di servizio per le opere interagenti coi terreni, affermando
che «il grado di approfondimento dell’analisi di interazione terreno-struttura è funzione
dell’importanza dell’opera».

Figura 1.30 - L'interazione terreno-struttura nelle Norme Tecniche per le Costruzioni.

Gli Eurocodici non solo indicano gli stati limite e le situazioni di progetto in cui essa
potrebbe essere considerata, ma descrivono dettagliatamente il fenomeno indicando anche
(fig. 1.31):

44
● come si modifica la risposta sismica (EC8 parte 5, appendice D);
● per quali tipi di strutture (EC8 parte 5, punto 6) e fondazioni (EC8 parte 5, punto 5.4.2) si
deve tenerne conto;
● con quali metodi o modelli si possono eseguire le verifiche di interazione (in generale: EC0
punto 5.1.3; per i pali: EC8 parte 5, appendice C; per le torri: EC8 parte 6, appendice C).

45
Figura 1.31 - L'interazione terreno-struttura negli Eurocodici.

Secondo l’EC8 (parte 5, punto D.1) per effetto della SSI dinamica, la risposta sismica
di una struttura su base flessibile, ovvero di una struttura fondata su terreno deformabile,

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differisce sotto vari aspetti da quella della stessa struttura fondata su terreno rigido (base
fissa) e soggetta ad un’identica eccitazione di campo libero. Le cause sono le seguenti:
1) il modo della fondazione della struttura su base flessibile è diverso da quello della
superficie libera, e può includere una componente importante di rotazione legata al moto
della struttura su base fissa;
2) il periodo fondamentale di vibrazione della struttura su base flessibile è superiore a quello
della struttura su base fissa;
3) i periodi naturali, le forme modali ed i fattori di partecipazione modale della struttura su
base flessibile sono diversi da quelli della struttura su base fissa;
4) lo smorzamento complessivo della struttura su base flessibile include sia quello da
"radiazione" che quello interno, generato all’interfaccia terreno-fondazione. Va inoltre
considerato lo smorzamento relativo alla sovrastruttura.
La stessa normativa al punto 6 afferma che si deve tenere conto degli effetti di
interazione dinamica terreno-struttura nel caso di:
a) strutture in cui devono essere considerati gli effetti P-δ (secondo ordine);
b) strutture con fondazioni massicce o profondamente interrate, quali pozzi di fondazione di
ponti, cassoni di strutture offshore e silos;
c) strutture alte e snelle, come torri o camini industriali, trattate nell’EC8 parte 3;
d) strutture fondate su terreno molto deformabile, con velocità media di propagazione delle
onde di taglio Vs max minore di 100 m/s.

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