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ATTACCO DELLA VI SEZ.

DELLA CASSAZIONE ALLA LEGGE PINTO: NOTA CIRCA LE RAGIONI DELLANOMALA E PALESE ERRONEITA DELLORDINANZA 10198/10.5.11 CON LA QUALE LA VI SEZ. DELLA CASSAZIONE CERCA DI STRAVOLGERE LA COMPETENZA PER TERRITORIO NEI PIGNORAMENTI PRESSO TERZI EX LEGGE PINTO ALLO SCOPO DI DIROTTARLI DOVE NON CI SONO I FONDI. Dimostreremo solo di seguito conto agevolmente, vista la sua anomalia linfondatezza dellordinanza Cass. VI Sez. n. 10198/10.5.11, secondo la quale per i pignoramenti presso terzi ex legge Pinto di questo difensore sarebbe territorialmente competente Napoli. Fermo restando che non siamo in presenza di un orientamento sfavorevole della Cassazione perch la competenza deve invece rimanere radicata a Roma, non solo secondo la ben diversamente formulata sentenza della Cass. Lavoro, n. 3382, dell11.2.2009, ma persino secondo la Circolare del 27.10.11 del Ministero della Giustizia, Dipartimento dell'Organizzazione Giudiziaria, del Personale e dei Servizi, Direzione Generale del Personale e della Formazione, ad oggetto: Circolare Uffici NEP: Pignoramenti di crediti presso terzi Chiarimenti riguardanti le modalit di esecuzione. Lo dimostreremo solo di seguito perch faremmo male il lavoro di difensori se ci limitassimo ad una mera disamina di certi anomali provvedimenti senza prima portare alla luce ci che implicano, ovvero il quadro delle deprecabili strategie, delle ragioni di fondo, dei veri obiettivi, degli interessi, degli intenti, di cui sono frutto. Incultura giuridica, insensatezze, anomalie, che sottraggono sempre pi autorit alle giurisdizioni superiori e ai loro provvedimenti, perch pi alta la dignit formale di una giurisdizione pi nascono tendenze a disattenderla, se troppo esagera nello sciogliersi dai vincoli con la verit e la giustizia sostanziale di cui allinequivocabile e facile dettato costituzionale. Quello che insomma la Cassazione, e la Corte Costituzionale, non avevano previsto (non laveva previsto nessuno, ma che non lo abbiano previsto le magistrature superiori denso di pi gravi implicazioni), che la politicizzazione della giustizia avrebbe causato linstaurarsi, innanzitutto presso di loro, della vigenza di una cultura dellignoranza. Una politicizzazione tra virgolette perch volesse il cielo quelle giurisdizioni avessero intenti genuinamente politici, non trattandosi invece altro che di fini di parte o individuali. Asserzione, quella circa la cultura dellignoranza, di carattere scientifico (frutto della mia teoria sul modo di formazione del pensiero) che spiego analiticamente di seguito, e nella quale si ricercherebbero vanamente i caratteri dellinvettiva o dellallocuzione sarcastica, magari quale conseguenza dello sdegno per i continui attacchi alla legge Pinto, lultimo dei quali un incredibile tentativo addirittura di abrogarla attraverso il recente maxiemendamento al recente DDL sventato proprio da questo avvocato mediante un documento oggetto, come sempre, di unampissima quanto immediata divulgazione via mail tra i magistrati, gli avvocati, i giornalisti ecc. italiani tutti. La cultura infatti, ho scritto altrove, il modo che gli uomini, attraverso il rapporto di forza sociale, mediano di dover avere in comune nel vedere la realt. Se pertanto i Signori magistrati della Cassazione e della Corte Costituzionale hanno mediato di dover negare cos tante e tanto giuste cose da non potere avere in comune una visione colta e acuta del diritto, automatico si debba insediare in quei nidi daquile la cultura dellignoranza e della stupidit, ferma restando la minoranza di giudici che, non sempre vincendo, continua a lottare per contrastarle. Come mai una tale involuzione pi che altrove proprio presso le magistrature superiori? Ebbene quando stupide i quali facile: il motivo, il semplice motivo, quello che ho gi detto, e cio che, la Cassazione e la Corte Costituzionale hanno troppo spesso bisogno di fingersi e ignoranti per non dover censurare le troppo gravi responsabilit dei poteri con sono culturalmente colluse e dai quali sono in non modesta parte anche

materialmente corrotte, ovvio finiscano nel tempo per rimanere pervase davvero dalla stupidit e dallignoranza. Finiscono davvero per esserne pervase perch via via lintelligenza e la cultura esecrate dallunico, depravatissimo potere vigente, quello bancario, che tutto governa e governa anche la magistratura divengono causa di emarginazione e sofferenza, mentre la stupidit e lignoranza sono invece apprezzate e garantiscono le carriere. Si ha cos gradualmente laffermarsi di un organigramma dei poteri, di un gusto, di orientamenti, di mode, di interpretazioni, e infine di un apparato giurisdizionale, di una giurisprudenza, sempre pi incolti e stupidamente pretestuosi. N questo il peggior risultato da temere, perch un tal processo non pu che degenerare in direzione del sempre peggio: un peggio in fondo al quale c la depravazione istituzionale e listituzionalizzazione della criminalit, come appunto accaduto oggi: oggi che spiace dirlo: sotto locchio tollerante della magistratura da Draghi a Monti, da Barroso a Obama, da Tremonti persino a Bonino, il mondo intero governato dagli uomini del Bilderberg: il circolo occulto, criminale, attraverso il quale le banche dirigono gli uomini che dirigono il mondo. Potere bancario che combatte in tutte le sedi, e quindi anche in sede esecutiva, la legge Pinto perch, veloci o no che siano i processi negli altri paesi delloccidente, ha l addomesticato la cultura giuridica e giudiziaria, mentre nonostante laiuto che qui da noi gli fornisce la pochezza e lopportunismo di non pochi non riesce a domare quella italiana, sicch cerca nella lentezza dei processi lantidoto allacutezza dei nostri giudici e dei nostri avvocati. Lentezza: un valore per costoro; un valore che gi troppo stato compromesso dalla legge Pinto e che ora si teme ne sia travolto, mentre i burattini di regime, a partire dal bilderberghino Monti, tanto supponente quanto poco intelligente, nelle loro prolusioni di maniera e di dozzina, fingono di volere una in realt inauspicata celerit dei processi. Uomini da nulla ignari persino del fatto che la loro parte in commedia scadr a brevissimo, non appena cio la societ sar certa del fatto che le loro idiozie circa il salvataggio del mondo a furia di sacrifici tra i quali magari anche il taglio degli indennizzi ex legge Pinto non funzionerebbero nemmeno se fosse direttamente Rockefeller, anzich i suoi servi sciocchi, il prossimo Presidente del Consiglio dei Ministri, perch il vero problema invece che occorre una profonda riconversione industriale planetaria, giacch la vera causa della crisi non nella finanza, ma nel fatto che di tutto c troppo, che il 70% di quello che si produce inutile, e che finita la possibilit di conseguire quel plusvalore detestato dal vecchio Marx, data la concorrenza planetaria. Ragioni per cui, non riuscendo pi lapparato industriale e commerciale a vendere n a lucrare, le sue azioni, cos come il titoli di Stato, che di quegli apparati simbolizzano il coacervo, hanno sempre meno valore, sicch inevitabile che la parte inutile dellapparato produttivo e commerciale, cio la gran parte, a partire dallindustria automobilistica, sar in breve inesorabilmente fermata dalla mancanza di domanda e di utili. Potere che non ama la legge Pinto perch, riportando in tema di lentezza dei processi esempi tratti dalla mia esperienza, la Corte dAppello Lavoro di Napoli, prima della legge Pinto fissava le prime udienze a cinque e anche sei anni, laddove da subito dopo inizi a fissarle entro lanno e mezzo, mentre il TAR Campania, allepoca un cimitero dei diritti, raggiunse in breve una qualit di funzionamento quantomeno non indegno. Senza dimenticare ci che pi conta: le cause contro le banche, divenute possibili e vittoriose grazie alla velocizzazione, mentre per il passato, questo avvocato se ne occupa dal 1980, le straordinarie lentezze tipiche delle materie alle quali sono rivolte le speciali attenzioni dei poteri le rendevano praticamente impossibili. Legge Pinto che quindi non ha travolto dimpeto le disfunzioni della giustizia, ma sempre pi le sta pericolosamente erodendo, sicch i poteri, specie attraverso lorganizzazione privata dedita al crimine del signoraggio primario e secondario denominata Banca dItalia, e le lobby giudiziarie, avvocatesche, politiche e burocratiche

che intorno ad essa orbitano, fanno di tutto per abrogarla, neutralizzarla, depotenziarla e quantaltro. Un processo di velocizzazione che questo avvocato segue dal 1990, epoca in cui deposit 2.000 ricorsi alla Corte di Strasburgo non tanto nella speranza di vincerli, ma nellintento di impegnare quella giustizia in una lotta che, nel 1998, in seguito al documento intitolato Circa il fatto che la Corte Europea dei Diritti dellUomo una tigre di carta, pubblicato il 28.11.97, produsse la riforma di cui al Protocollo n. 11, in vigore dal 1.11.98. Ci in unepoca in cui nella Corte strasburghese la prevalenza lobbistico/burocratica era assoluta, e la Corte, nonostante il nome altisonante, non garantiva alcuna giustizia, se non in relazione a rare vicende, magari gravissime, ma la cui proclamazione di illegittimit fosse scontata. Documento nel quale esordivo scrivendo: Non so come ho fatto a non capire prima che la Commissione dei Diritti dellUomo di Strasburgo una tigre di carta. Visto che infatti funziona da decenni, chiaro che se avesse mai veramente assolto al suo ruolo di giudice della Giustizia e degli Stati, la Giustizia italiana non potrebbe essere al punto in cui ... Un cambiamento innescato da quel foglio e da altre iniziative che intrapresi deputato europeo ma un cambiamento anche ormai maturo, ed anzi differito, perch era a quel punto insopportabile la radicalit di quella giurisdizionalit perpetuata per decenni ai danni della buona fede di portavano faticosamente le loro carte allesame di quellorgano ipocrita. ero allora gi troppo finzione di coloro che

Un cambiamento che consistette in unaccentuazione della giurisdizionalit a scapito dellassetto censorio di tipo politico-burocratico fin l vigente sotto il laido controllo della non meno laida Commissione (laida, ma vero legislatore europeo, perch essa sola ha il potere di promulgare le leggi votate dal Parlamento, che dunque un finto Parlamento), sicch la giurisdizionalit prevalse e la Corte divenne anche full time, da part time che era. Un cambiamento che produsse un tale incremento dei ricorsi degli italiani a Strasburgo che lEuropa fece pressione perch lItalia si dotasse di uno stumento nazionale per dirimere quelle controversie: la legge Pinto. Ma, qualunque cosa accadesse nel mentre, la cultura dellignoranza andava via via evolvendosi causando sempre pi che i meriti, le qualit, divenissero invisi, e la pochezza, lincultura, la convenzionalit, il servilismo, divenissero strumento per ascendere alle massime cariche. Una situazione quella tipica della cultura dellignoranza, della pochezza e della stupidit in cui automatico che, pi si procede verso lalto, peggio ; perch ovvio che sono migliori i cittadini comuni, che quella cultura la esercitano da generici, senza tante pretese, che coloro i quali, come i magistrati delle magistrature superiori, gli ideologi, e insomma i sapienti di regime, la esercitano da specialisti. Una situazione una delle cui conseguenze che sono pertanto i giudici di merito che devono dettar le regole alla Cassazione o alla Corte Costituzionale, cercando di porre cos un limite ai picchi di cultura dellignoranza espressi dai giudici supremi. Ma svolte queste premesse amare ma indispensabili per capirsi (bisogna giungere a nuove forme del conoscere rispetto a tutto quanto gi si sa) veniamo al merito. La decennale crociata ostile alla velocizzazione si concreta oggi in un nuovo, inane attacco alla legge Pinto. Con lordinanza n. 10198, del 10.5.11, la VI Sez. della Cassazione cos infatti statuiva: La residenza di cui all'art. 543 citato, pertanto, e quindi la sede legale trattandosi di terzo persona giuridica, non individuata alla stregua dei criteri validi per individuare la sede del "rapporto" con gli istituti di credito anche delegati a funzioni di tesoreria (Cass. n. 8112 del 2006 citata nella relazione e Cass. n. 8920 e n. 11758 del 2002), ma imposta inderogabilmente dalle norme della pubblica contabilit, le quali individuano la

competenza della sede del terzo nel giudice del luogo in cui ha sede la Sezione di Tesoreria Provinciale nella quale il creditore domiciliato. Se infatti la competenza per territorio nel caso di domanda di pagamento di denaro nei confronti della P.A. assegnata, ai sensi degli artt. 1182 c.c., comma 3, R.D. n. 2440 de 1923, art. 54, del R.D. n. 827 del 1924, art. 278, lett. D), artt. 287 e 407, al giudice del luogo in cui ha sede la predetta Sezione di Tesoreria (Cass. nn. 17399 e 15601 del 2007), tale previsione inderogabile opera anche le volte in cu viene in rilievo il criterio della sede del terzo debitore della stessa P.A. (il luogo di residenza de terzo di cui all'art. 543 c.p.c.). Ed infatti alla scelta delle norme di contabilit sottesa la esclusione di alcuna rilevanza, sul piano della competenza, alla concreta dotazione della provvista per la solatio, tale competenza venendo pertanto ad indentificarsi nella stessa sede - la Sezione di tesoreria Provinciale gestita dalla Banca d'Italia - tanto per la cognizione di domande di pagamento verso la P.A. quanto per l'accertamento dell'obbligo del terzo Sezione di Tesoreria - sede provinciale della Banca d'Italia ad effettuare, come delegato ex lege, il pagamento di un debito della stessa P.A.. E del resto tanto stato percepito dalla sede di Palermo della Banca d'Italia che nella specie parrebbe aver reso dichiarazione (allo stato) negativa. Un attacco mal congegnato, come abbiamo detto in premessa, e privo di ogni altra ratio che quella di contrastare i diritti dei creditori fingendosi custodi della funzione pubblica nel mentre si vuol custodire il soggetto pubblico ponendo nel nulla i pignoramenti pendenti e soprattutto costringendo i creditori a riproporli l dove non ci sono i fondi. Un orientamento basato sulla rimozione del principio di cui allart. 2740 cc, secondo il quale il debitore risponde delle obbligazioni con tutti i beni presenti e futuri ovunque si trovino. Principio naturalmente valido anche per i debiti dello Stato e degli enti pubblici ai quali pure si applica il principio della responsabilit patrimoniale ex artt. 2740 e 2910 cc, sicch, di fronte alla sentenze di condanna al pagamento di somme di denaro, la posizione della PA uguale a quella del privato (da ultimo, Cass. 5/5/2009, n. 10284), cos come non ci sono differenze per la qualit pubblica o privata del soggetto debitore al fine della formazione del titolo esecutivo perch la natura del debitore non influisce sui requisiti del titolo esecutivo limitandosi il GE a controllare la liquidit del credito portato dal titolo (Cass. 11/1/2006, n. 234). Cose asserite dal 1979 dalle SU (SU 13/7/1979, n. 4071, e SU 25/10/1999, n. 740), che affermano il principio, pacifico, secondo il quale, a seguito di sentenza di condanna al pagamento della PA da parte del giudice amministrativo o del giudice ordinario, il pagamento del debito un atto dovuto, rispetto al quale la PA manca di potere discrezionale, con la conseguenza che, in caso di inerzia, la situazione del creditore integra un diritto soggettivo tutelabile dinanzi al giudice ordinario attraverso lesecuzione forzata per espropriazione. Intepretazione del resto costituzionalmente orientata e pienamente conforme ai dettati degli artt. 24 e 111 Cost. anche in relazione allart. 3 Cost. N c certo da dubitare che, ai sensi dellart. 543 cpc, il terzo ed il debitore devono essere citati a comparire davanti al giudice dellesecuzione del luogo di residenza del terzo. Competenza territoriale per il procedimento di esecuzione che inderogabile, e quindi rilevabile di ufficio ai sensi e nei limiti di cui agli artt.28 e 38 cpc (Cass. 26.5.99 n 5180, e Cass. 9.6.02, n. 8920 ). Principi rafforzati dallart. 483 cpc (in correlazione agli artt. 474 e 475 cpc, sullobbligo per gli ufficiali giudiziari di rendere effettiva lesecuzione) che consente al creditore di avvalersi cumulativamente dei diversi mezzi di espropriazione forzata e quindi di agire contemporaneamente ove esistano sul territorio differenti beni del debitore. Principi che negano tutti, univocamente, che si possa disconoscere che il creditore possa aggredire tutti i beni del debitore, anche con pignoramento presso terzi la cui competenza regolata inderogabilmente dallart. 543 cpc in correlazione con lart 26 cpc, non essendo conferenti allesecuzione presso terzi le norme sulla contabilit dello Stato che disciplina lipotesi di pagamento spontaneo dello Stato debitore e non della banca dItalia terzo.

Sennonch, tutto ci detto, si deve osservare che, nel caso dellordinanza n. 10198, la VI Sez. della Cassazione ha evidentemente dimenticato di leggere persino le norme che pone a fondamento della sua decisione, ovvero lart. 1182 cc, comma 3; lart. 54 del RD n. 2440, del 1923; gli artt. 278 lett. D, 287, e 407 del RD n. 827, del 1924. Gli invocati artt. 54 del RD n. 2440, e artt. 278 lett. D, 287, e 407 del RD n. 827, contengono infatti la disciplina speciale in materia di modalit di pagamento di spese dello Stato. Lart. 54, RD n. 2440, intitolato Nuove disposizioni sull'amministrazione del patrimonio e sulla contabilit generale dello Stato, recita cio: Il pagamento delle spese dello Stato si effettua, secondo le disposizioni di cui ai successivi articoli: a) con assegni a favore dei creditori, tratti sull'istituto bancario incaricato del servizio di tesoreria; b) con aperture di credito a favore di funzionari delegati, i quali provvedono sia col mezzo di assegni come alla precedente lettera a), sia direttamente mediante prelevazione di fondi dai crediti medesimi; c) in base a ruoli, per le spese fisse e cio stipendi, pensioni ed altre di importo e scadenze determinate; d) mediante ordinativi diretti sulle tesorerie dello Stato. Le forme per i pagamenti del debito pubblico all'interno e all'estero, delle spese di giustizia e di quelle per le vincite al lotto, nonch le modalit dei riscontri su tali pagamenti da parte della corte dei conti e le giustificazioni relative sono stabilite dal regolamento. Il regolamento determina anche le comunicazioni che relativamente ai pagamenti disposti dovranno essere fatte dalle ragionerie centrali alla direzione generale del tesoro agli effetti della vigilanza sul movimento di tesoreria. Norma la lettura della quale induce subito a chiedersi come sia potuto sfuggire alla VI Sez che essa non introduce alcuna disciplina delle esecuzioni presso terzi per i debiti dello Stato, e men che mai alcuna disciplina del foro di competenza in materia di esecuzione. Cosa mai avranno cio a che fare le norme che stabiliscono i criteri interni a cui deve attenersi la PA nellorganizzare le modalit di pagamento spontaneo con la determinazione del foro del terzo debitore pignorato ex art. 543 cpc? E in che modo il cambiamento, ex RD n. 2440 del 1923 art. 54, RD n. 827 del 1924, art. 278, lett. D) e artt. 287 e 407, della disciplina relativa ai soggetti e alle procedure interne per il pagamento dei debiti erariale pu derogare a una disciplina inderogabile quale quella della competenza in materia di esecuzione forzata ex art. 28 cpc? E come mai la VI Sez. della Cassazione ignora che a prescindere dalla totale mancanza di relazioni tra la normativa indicata e i pignoramenti quandanche le relazioni vi fossero, e va ribadito che non vi sono, ci sarebbe comunque lostacolo dellinapplicabilit di una norma speciale a una fattispecie processuale diversa? Reiterato cio ancora che tra le due discipline non sussiste alcuna relazione, (obiezione che non richiederebbe alcun altra delle precisazioni che si andranno dunque a fare solo per completezza), va osservato che la VI Sez. estende uninestensibile disciplina speciale a una materia che per di pi centra quanto potrebbe entrarci la materia della circolazione stradale degli autoveicoli o della separazione dei coniugi. Si legge infatti nella contestata ordinanza: Se infatti la competenza per territorio nel caso di domanda di pagamento di denaro nei confronti della P.A. assegnata, ai sensi degli artt. 1182 c.c., comma 3, R.D. n. 2440 de 1923, art. 54, del R.D. n. 827 del 1924,

art. 278, lett. D), artt. 287 e 407, al giudice del luogo in cui ha sede la predetta Sezione di Tesoreria (Cass. nn. 17399 e 15601 del 2007), tale previsione inderogabile opera anche le volte in cui viene in rilievo il criterio della sede del terzo debitore della stessa P.A. (il luogo di residenza de terzo di cui all'art. 543 c.p.c.). Uninspiegata applicazione analogica, in pratica, quella che vuole realizzare la VI Sezione. N si capisce come alla VI Sez. sia potuto sfuggire che, in base alla lettera dellart. 28 cpc, il foro in materia di esecuzione forzata inderogabile. Pare infatti proprio che lart. 28 cpc (Foro stabilito per accordo delle parti) reciti: La competenza per territorio pu essere derogata per accordo delle parti, salvo che per le cause previste nei numeri 1, 2, 3 e 5 dellarticolo 70, per i casi di esecuzione forzata, di opposizione alla stessa, di procedimenti cautelari e possessori, di procedimenti in camera di consiglio e per ogni altro caso in cui linderogabilit sia disposta espressamente dalla legge. Cos come pure pare che la disciplina generale della competenza territoriale in materia di esecuzione forzata dei crediti sia contenuta nellart. 26, co. 2 cpc, secondo il quale: Per l'espropriazione forzata di crediti [543 ss.] competente il giudice del luogo dove risiede il terzo debitore. N sembra vi siano dubbi circa la possibilit\necessit di adire una parte processuale nella sua sede legale centrale, invece che in persona della sezione provinciale. N si direbbe che la VI Sez. avesse letto di recente il chiaro ed esaustivo art. 12 della preleggi dove recita: Nell'applicare la legge non si pu ad essa attribuire altro senso che quello fatto palese dal significato proprio delle parole secondo la connessione di esse, e dalla intenzione del legislatore . E nemmeno deve aver letto (non vi fa cenno) in relazione a una fattispecie per quel rileva identica alla nostra, bench in riferimento a una diversa disciplina e a diversi soggetti la sent. Cass. Lavoro, n. 3382, dell11.2.2009: Il pignoramento di crediti di cui all'art. 543 c.p.c. promosso nei confronti di Enti ed Istituti esercenti forme di previdenza ed assistenza obbligatorie organizzati su base territoriale deve essere instaurato, a pena di improcedibilit rilevabile d'ufficio, esclusivamente innanzi al giudice dell'esecuzione della sede principale del Tribunale nella cui circoscrizione ha sede l'ufficio giudiziario che ha emesso il provvedimento in forza del quale la procedura esecutiva promossa...". Secondo il consolidato orientamento di questa Corte (cfr, ex plurimis, Cass., nn. 5128/2001; 3495/1996; 3359/1975), nell'ipotesi in cui l'interpretazione letterale di una norma di legge sia sufficiente ad individuarne, in modo chiaro ed univoco, il relativo significato e la connessa portata precettiva, l'interprete non deve ricorrere al criterio ermeneutico sussidiario costituito dalla ricerca della mens legis; al contempo il criterio di interpretazione teleologia, previsto dall'art. 12 preleggi, pu assumere rilievo prevalente rispetto all'interpretazione letterale soltanto nel caso, eccezionale, in cui l'effetto giuridico risultante dalla formulazione della disposizione di legge sia incompatibile con il sistema normativo, posto che non consentito all'interprete correggere la norma, nel significato tecnico giuridico proprio delle espressioni che la compongono, nell'ipotesi in cui ritenga che l'effetto giuridico che ne deriva sia solo inadatto rispetto alla finalit pratica cui la norma intesa. N el caso che ne occupa la locuzione usata dalla norma all'esame ("Il pignoramento di crediti di cui all' art. 543 del codice di procedura civile promosso nei confronti di Enti ed Istituti esercenti forme di previdenza ed assistenza obbligatorie organizzati su base territoriale...") indica chiaramente, secondo il significato proprio delle parole usate, che ci che rileva che detti enti ed istituti siano i soggetti passivi della procedura esecutiva, ossia gli esecutati, e, appunto perci, nei cui confronti sia stato promosso il pignoramento dei crediti, laddove il cosiddetto terzo pignorato unicamente il soggetto presso il quale, siccome debitor debitoris, il pignoramento deve essere eseguito. Non a caso, del resto, la norma in parola inserita nell'ambito del D.L. n. 669 del 1996, art. 14, convertito in L. n. 30 del 1997, contemplante una serie di disposizioni tutte

relative, come risulta anche dalla sua rubrica, alla "Esecuzione forzata nei confronti di pubbliche amministrazioni. La difforme interpretazione prospettata dal ricorrente, oltre ad essere contrastante (e ci, come detto, decisivo) con l'inequivoco tenore testuale della norma all'esame, muove altres da un'errata lettura del suo primo periodo, ritenendo che la disposizione ivi contenuta e relativa alla notifica agli enti (anche) degli atti di pignoramento sarebbe di per s sufficiente a radicare territorialmente la procedura esecutiva nella circoscrizione dell'ufficio giudiziario nel quale si trova l'ente debitore, laddove, viceversa, tale disposizione si limita ad individuare la struttura territoriale dell'ente pubblico presso cui deve essere effettuata la notifica, non incidendo, perci, sulla regola generale individuativa del giudice competente per l'esecuzione forzata dei crediti dettata dall'art. 26 cpc, comma 2, (regola che, invece, viene appunto derogata dal successivo secondo periodo del ricordato art. 14, comma 1 bis). Inoltre, ribadite le assorbenti censure in ordine al contenuto e alla non applicabilit ai giudizi di pignoramento presso terzi incardinati contro la banca dItalia degli artt. 54 del RD n. 2440, del 1923; e 278 lett. D, 287, e 407 del RD n. 827, del 1924, va anche segnalato che lorientamento espresso nellordinanza in questione costituisce una negazione sostanziale del diritto alla difesa e dei principi di uguaglianza e ragionevolezza. La sostanza dei fatti, lo ribadiamo precisandolo, che il dirottamento a Napoli delle procedure (o altrove, ma noto che il grosso delle procedure che si tenta di dirottare sono napoletane e di questo avvocato) finalizzato, non solo a causarne una grave e lunga interruzione, ma soprattutto a spedirle dove poi non troveranno fondi, perch noto che a Napoli (e nelle altre tesorerie provinciali) non ci sono fondi pignorabili, tant che stata proprio la mancanza di fondi presso le tesorerie provinciali a costringere le parti ricorrenti a inseguire il terzo a Roma. E del resto chiaro che se vi fosse stata la possibilit di pignorare i fondi presso le Tesorerie Provinciali nessun creditore avrebbe preferito proporle a Roma. Lordinanza n. 10198 viola quindi per cominciare lart. 3 della Costituzione laddove recita che: Tutti i cittadini hanno pari dignit sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Mira infatti a creare uningiustificata sproporzione tra le facolt e gli oneri processuali a carico dei cittadini e la PA Art. 3 della Costituzione che lordinanza n. 10198 viola anche dal punto di vista del principio di ragionevolezza e uguaglianza perch mira a impedire la soddisfazione dei propri crediti da parte dei cittadini gi pesantemente pregiudicati dalla lungaggine processuale ex lege n. 89/01. Una sproporzione ancora pi odiosa non soltanto perch va a incrementare una preesistente debolezza del singolo cittadino rispetto alla PA, ma perch vuole premiare la colpevole violazione dei principi e della disciplina del giusto processo. Lordinanza percorre cio in senso inverso il nobile sentiero tracciato dalla sempre pi bistrattata Carta costituzionale. Allart. 24 della C. si legge infatti: Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi. La difesa diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento. Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione. La legge determina le condizioni e i modi per la riparazione degli errori giudiziari. Tutti, ma non anche i creditori ex legge Pinto nei confronti di PCM e MEF: speciali cittadini quali evidentemente la VI Sezione vuole chiedere un sacrificio personale in favore delle esauste finanze pubbliche. Unimpositiva richiesta/proposta desiderano accogliere. di sacrificio personale che queste persone non

Una logica assurda resa poi ancora pi assurda dal fatto che la PA e la collettivit non hanno alcun altro motivo di essere in crisi se non quello di essere svenati dal sistema bancario mediante il tributargli gli immensi proventi del signoraggio bancario primario e secondario e delle sei leggi illegittime di cui si spera sopravvenga presto labrogazione per via referendaria o costituzionale. Unordinanza che, tra laltro, legittimerebbe anche lo squilibrio tra cittadini residenti nella provincia di Roma, dove il Servizio di Tesoreria ha qualche liquidit pignorabile, e cittadini di tutte le altre provincie in cui tale liquidit non esiste, con particolare riferimento, lo abbiamo gi detto, ai cittadini napoletani, della provincia di Napoli e della regione campana. Una situazione che rende a tacer daltro deprecabile lordinanza 10198 laddove recita: Ed infatti alla scelta delle norme di contabilit sottesa la esclusione di alcuna rilevanza, sul piano della competenza, alla concreta dotazione della provvista per la solatio[]. La Cassazione dovrebbe infatti vigilare sulla conservazione dellefficacia dei mezzi esistenti per garantire la soddisfazione dei diritti, non impegnarsi a vanificarli nel presunto interesse di una PA che, invece, proprio in virt di queste visioni incondivisibili, divenuta il sito di ogni sorta di violazioni. Ordinanza che cozza anche con i precetti della Costituzione agli artt. 101, 102 e 104, 117,1, in relazione all'art. 6 della Convenzione Europea per la Salvaguardia dei Diritti dell'Uomo e della Liberta Fondamentali (CEDU), ratificata e resa esecutiva con legge 4.8.1955, n. 848. Ordinanza che, nel volere stravolgere la competenza territoriale in oggetto, viola anche la riserva accordata dalla Costituzione ai magistrati della funzione giurisdizionale e lede la loro indipendenza e autonomia. Lart. 6 della CEDU, che sancisce il diritto ad un giusto processo dinanzi ad un tribunale indipendente ed imparziale, impone infatti al legislatore di uno Stato contraente, nell'interpretazione della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo, di non interferire nell'amministrazione della giustizia allo scopo d'influire su una singola causa o su una determinata categoria di controversie attraverso interpretazioni che assegnino alla disposizione interpretata un significato vantaggioso per una parte del procedimento, salvo il caso di ragioni imperative d'interesse generale, che ovviamente qui non ci sono e alle quali del resto lordinanza nemmeno allude. LA CIRCOLARE DEL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA Tutto ci detto, vediamo di seguito il testo integrale della circolare del 20.7.2011, del Ministero della Giustizia, perch in essa appunto il Ministero, in tema di competenza territoriale, asserisce (ponendo cos lordinanza della VI Sez. nel campo delle originalit), proprio come fa questa difesa, ex art. 26, 2 comma, e art. 543, 2 comma cpc, che la competenza territoriale quella del luogo dove risiede il terzo debitore. Competenza per territorio che il Ministero definisce: esclusiva ed inderogabile, come espressamente dispone lart. 28 c.p.c., per cui le violazioni della relativa disciplina sono rilevabili anche di ufficio, in ogni stato e grado del processo. Circolare, si osservi, successiva allordinanza della Cassazione, e che sancisce tre inderogabili principi: -1) per lespropriazione forzata di crediti competente il Giudice del luogo dove risiede il terzo debitore. -2) tale competenza esclusiva e inderogabile. -3) le violazioni della relativa disciplina sono rilevabili anche di ufficio, in ogni stato e grado del processo. Ma vediamo la circolare.

Ministero della Giustizia. Dipartimento dell'Organizzazione Giudiziaria, del Personale e dei Servizi. Direzione Generale del Personale e della Formazione. OGGETTO: Circolare Uffici NEP: Pignoramenti di crediti presso terzi Chiarimenti riguardanti le modalit di esecuzione. pervenuto dalla Direzione Generale della Giustizia Civile apposito quesito formulato da un Ufficio NEP, riguardante la materia indicata in oggetto, in merito alla quale vengono richieste direttive riguardanti i seguenti punti: -1. lordine in cui procedere alle notificazioni del terzo e del debitore; -2. il momento in cui si concretizza il pignoramento, se con la notifica al terzo o al debitore e, quindi, quando effettuare il deposito dellatto alla cancelleria del Tribunale competente; -3. come procedere, in caso di mancata notifica al terzo, ai fini della notifica al debitore. Il procedimento di espropriazione di crediti del debitore presso terzi ha inizio con la notifica dellatto di pignoramento di cui allart. 543 c.p.c. al terzo e al debitore esecutato. In proposito, si osserva che le norme che disciplinano la notifica del predetto atto nellespropriazione presso terzi non prevedono un ordine tassativo tra terzo e debitore, anche se si ritiene consigliabile notificare latto di pignoramento prima al terzo, al fine di assicurare il credito da indebite tempestive sottrazioni da parte del debitore o preservarlo da contingenti vicende esterne al procedimento di espropriazione in questione. Il funzionario UNEP che ha proceduto alla notificazione dellatto di pignoramento al terzo e al debitore, tenuto a depositarne immediatamente loriginale nella cancelleria del Tribunale per la formazione del fascicolo previsto dallart. 488 c.p.c. Al riguardo, si osserva che condizione necessaria affinch si concreti il pignoramento presso terzi e possa essere depositato nella cancelleria competente, lavvenuto espletamento della notificazione dellatto di pignoramento al terzo, in quanto la mancata notifica a tale parte impedisce lulteriore corso della procedura esecutiva. Nel caso di mancata notifica dellatto di pignoramento al terzo, si ritiene che lUfficio NEP debba restituire il predetto atto al procuratore della parte procedente, per le eventuali ulteriori indicazioni in merito, essendo venuto meno lavvio effettivo del procedimento espropriativo. Per completezza argomentativa sulla materia in questione, si richiamano le allegate note prot. n. 6/283/03-1/2010/CA del 23 febbraio 2010 e prot. n. 6/1018/03-1/2010/CA del 6 luglio 2010, contenenti risposte a quesiti circa ulteriori aspetti di carattere generale, riguardanti lesecuzione del pignoramento presso terzi. Con riferimento alla notifica dellatto di pignoramento presso terzi in ipotesi di pluralit di terzi di cui soltanto uno o alcuni aventi sede, residenza o dimora nellambito del circondario ove ha competenza territoriale lUfficio NEP a cui stata richiesta lesecuzione, questa Direzione Generale ha rilevato, a seguito di indicazioni di numerosi Uffici NEP, che sul territorio nazionale vengono seguite due prassi differenti per quanto riguarda liter procedurale: 1. quella di notificare per posta latto di pignoramento a terzi fuori dal circondario di competenza dellUfficio NEP presso il quale stato incardinato il procedimento di espropriazione; 2. quella di rifiutare di notificare per posta latto di cui al punto 1) con le relative condizioni specificate. Stando alla normativa di riferimento dellistituto giuridico in questione, la prassi di cui al punto 1) da ritenersi inapplicabile.

Infatti, ai sensi dellart. 26, terzo comma, e dellart. 543, secondo comma, n. 4 del codice di procedura civile, per lespropriazione forzata di crediti competente il Giudice del luogo dove risiede il terzo debitore. La competenza stabilita da tale norma esclusiva ed inderogabile, come espressamente dispone lart. 28 c.p.c., per cui le violazioni della relativa disciplina sono rilevabili anche di ufficio, in ogni stato e grado del processo. Inoltre, linderogabilit della competenza stabilita per lespropriazione forzata di crediti dallart. 26 c.p.c., nonch dallart. 543, secondo comma, n. 4, c.p.c., determina linapplicabilit al processo esecutivo della norma di cui allart. 33 c.p.c. (connessione soggettiva), che consente la deroga della competenza per territorio in caso di connessione di cause proposte contro pi persone (cfr. Cassazione civile 17/12/1991 n. 13954 e, per quanto riguarda espressamente la materia dellesecuzione forzata, Cassazione civile, 2/08/2000 n. 10123). Ne consegue che, nel caso in cui il creditore intenda procedere allespropriazione di crediti vantati dal proprio debitore nei confronti di pi soggetti aventi residenza in circoscrizioni di diversi Uffici giudiziari, tale parte non potr citare tutti i terzi debitori a comparire davanti ad un unico Giudice, da lui scelto, anche in deroga ai criteri di cui agli artt. 26 e 543 c.p.c., ma dovr promuovere distinte procedure esecutive. Pertanto, alla luce di quanto sopra esposto, la nota prot. n. 6/1152/03-1/2011/CA del 15 giugno 2011, inoltrata alla Corte di Appello di Catania, da ritenersi superata. Si prega di voler comunicare la presente nota ai Dirigenti degli Uffici NEP dei distretti di rispettiva competenza, affinch ne tengano conto nella regolazione della materia. xxxxx Ribadiamo dunque che non siamo in presenza di un orientamento sfavorevole della Cassazione perch lordinanza in oggetto in contrasto sia con una pi articolata, coerente ed esaustiva sentenza della Cassazione e sia, addirittura, con lorientamento del Ministero. Fermo restando che il nostro ordinamento consente comunque al Giudice di merito di operare un distacco critico da una precedente pronuncia della Cassazione quando appaia dimostrato, come nel caso di specie, che sussistano motivazioni adeguate per dissentire. Ci mediante diverse tecniche giurisprudenziali specie di matrice anglosassone, quali ad esempio il distinguishing (il precedente non pertinente al caso di specie), o loverruling (il precedente si palesa inadeguato e va introdotto un diverso principio di diritto per la regolamentazione della fattispecie-tipo). Giustizia che, consentendo ai cittadini di ripetere finanche dallo Stato quanto loro dovuto ex lege n. 89/01, pu cos portare linfa alla pianta del diritto vivente, altrimenti destinata a divenire legna da ardere nel rogo dellormai aperta ancorch non armata guerra civile dichiarata dalle banche alla societ. Una guerra civile perpetuata, attraverso una strategia dei tagli ai danni di una collettivit gi allosso, unicamente per fini di destabilizzazione e di dominio, perch si sta affamando il mondo per somme che non corrispondono a un centesimo di quanto si ricaverebbe dallinterruzione del furto continuo che la politica consente alle banche di perpetuare attraverso le sei ormai note leggi illegittime e lincredibile crimine del signoraggio primario e secondario. 21.11.11 Avv. Alfonso Luigi Marra

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