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Questo scritto è dedicato agli Studi in onore del Prof. Carmine Punzi
Scritti sul processo civile
. Sul punto cfr. M, D. Viti e il concetto di azione, in Giur. it., , IV, e ss.
e dottrina ivi richiamata.
. Sulla genesi della nostra prima legislazione processuale e sull’ambiente giuridico
e culturale da cui trasse ispirazione si rinvia a M, Codice di procedura civile del
Regno d’Italia – . Introduzione, IX e ss.; I., Il « codice per lo Regno delle due Sicilie » ed il suo
influsso sul primo codice di procedura civile italiano, in Riv. dir. proc., , e ss.; C,
Codice per lo Regno delle due Sicilie. II Leggi della procedura né giudizi civili – . Introduzione,
IX e ss.
. Preclusioni e giusto processo: due concetti incompatibili
pessimismi .
Dunque, le preclusioni ed il principio di eventualità, mentre arre-
cano danni evidentissimi alle parti cui il processo serve per la difesa
dei propri diritti, non hanno sortito lo sperato beneficio di snellire il
processo civile ed accelerarne l’iter .
Ma c’è di più, perché da essi nascono anche dei problemi pratici,
la cui soluzione può incidere sull’esito delle controversie influendo
negativamente sul contenuto delle sentenze. Proprio di uno di questi
problemi, che con una buona legge processuale non dovrebbero essere
neppure concepibili, intendo riferire.
. Al riguardo cfr. le statistiche sulla durata media dei processi civili, quali si desumono
dalle più recenti relazioni del Procuratore generale della Corre di Cassazione, riportate
in G. M, L’attuale dibattito sugli orientamenti pubblicistici del processo civile, in
www.judicium.it. News ottobre , ed in corso di pubblicazione in Rassegna forense.
. Da ultimo e per tutti, in questo senso B, Le preclusioni istruttorie tra
concentrazione del processo e ricerca della verità, nn. e ss. Si tratta della relazione tenu-
ta dall’A. al Convegno sulle prove indetto dall’Associazione italiana degli Studiosi del
processo civile e svoltosi in Cagliari in data ottobre , ora in questo stesso fascicolo di
questa Rivista.
. Preclusioni e giusto processo: due concetti incompatibili
sia concesso in materia probatoria di fare ciò che alle parti, vere ed
uniche titolari del diritto in contesa, viene tassativamente proibito .
Dal riferito assetto legislativo è scaturito un problema che sotto un
profilo teorico appare veramente inconsistente, ma che sotto un profi-
lo pratico può avere conseguenze molto negative potendo determinare
la pronuncia di sentenze la cui ingiustizia risulta per tabulas.
Partendo dalla constatazione di fatto, dalla evidenza irresistibile
ed incontestabile, che la produzione di nuovi documenti nel corso
del processo non comporta di norma alcun riflesso negativo sul suo
iter, stante che il giudice non deve fare altro che valutarne l’efficienza
probatoria al momento della decisione, si era formato un indirizzo
giurisprudenziale di gran lunga maggioritario secondo il quale la lo-
cuzione legislativa « mezzi di prova » si riferisse soltanto alle prove
costituende, quelle, cioè, da assumere in giudizio, e non alle pro-
ve precostituite che si depositano puramente e semplicemente. In
conseguenza, la prova documentale sfuggirebbe al descritto sistema
preclusivo e la parte potrebbe avvalersene sia in primo grado che in
appello senza incorrere nelle strettoie di legge.
Alcune altre decisioni, di numero però molto esiguo, affermava-
no invece che anche i documenti rientrano tra i mezzi di prova, e
che quindi anche per la loro produzione valgono i limiti processuali
previsti per tutti gli altri, così facendo di tutta l’erba un fascio.
Il contrasto, invero artificiosamente coltivato per la netta spropor-
zione tra le decisioni più liberali (di molto prevalenti) e quelle più
restrittive (molto poche), è approdato alle Sezioni Unite della Corte
di Cassazione, che lo ha composto con due sentenze. La sentenza n.
del aprile riguarda le controversie di lavoro; la sentenza n.
con la stessa data riguarda le controversie ordinarie: in entrambi i
casi il Collegio aveva la medesima composizione .
Si noti subito, a conferma di quanto poco sopra osservato, come
a causa delle c.d. preclusioni la nostra giurisprudenza, sia di legitti-
mità che di merito, sia stata costretta con varie decine di decisioni
ad impegnarsi a fondo su di un problema che in punto teorico è
insussistente.
Non può, infatti, seriamente dubitarsi che i documenti siano mezzi
di prova, ed anzi lo sono per eccellenza dando garanzie di gran lunga
superiori ad ogni altro. Epperò sul piano concreto della tutela giuri-
sdizionale dei diritti la nostra legislazione processuale racchiude una
pericolosa trappola, poiché si può giungere all’emanazione di sen-
tenze chiaramente ingiuste, con ciò intendendosi la contrarietà al vigente
diritto positivo, quando la parte non abbia depositato tempestivamente
il documento che le dà ragione. Così, ad esempio, il malcapitato ed
asserito debitore dovrà pagare due volte sol perché non ha prodotto la
quietanza liberatoria entro la prima udienza di trattazione, oppure non
l’ha indicata nell’atto di appello, essendo così incorso nella preclusione.
. Le sentenze sono state pubblicate: in Foro it., , I, e ss. con note di D,
Limiti all’ammissibilità di documenti nuovi in appello: le Sezioni Unite compongono il contrasto di
giurisprudenza (anche con riferimento al rito ordinario), di B, Nuovi documenti in appello:
è tutto chiarito?, di P P, Nuove prove in appello e funzione del processo, in Corriere giur.,
, e ss., con note di R, Preclusioni istruttorie in primo grado e ammissione di nuove
prove in appello ec., di C, Le sezioni unite restringono i limiti delle nuove produzioni
documentali nell’appello civile, ma non le vietano, in Riv. dir. proc., , e ss. con note di
C, Anche i documenti sono “mezzi di prova” agli effetti degli artt. – c.p.c., in Giust.
civ., , I, e ss., con note di G–C, Nuove prove in appello: viene
meno la distinzione tra prove costituite e prove costituende, di G, La produzione di nuovi
documenti in appello nel processo ordinario e in quello del lavoro secondo la sezioni unite della Corte
di Cassazione. In commento alle stesse cfr., pure, B, Sulla produzione di nuovi documenti
in appello, in www.judicium.it, News settembre ; B, È irreversibile in appello
l’estinzione del diritto di produrre documenti?, ivi.
. Preclusioni e giusto processo: due concetti incompatibili
. Sul punto cfr. M, Diritto processuale civile, cit., – e nota ; R,
La prova nel giudizio civile di appello, Padova , –, e ss. con ampi richiami. Dalla
premessa che, esattamente, qualifica i documenti come mezzi di prova, non si può trarre
la conclusione che il regime processuale della loro acquisizione sia sic et simpliciter uguale a
quello di ogni altro. Le Sezioni Unite nelle sentenze sopra richiamate pongono in rilievo
che anche la produzione tardiva di documenti potrebbe intralciare lo svolgimento del
processo stante che, in ossequio al contraddittorio ed al diritto di difesa, la controparte
potrebbe muovere contestazioni che danno vita a giudizi incidentali (come la querela di
falso o la verificazione della scrittura privata), o comunque chiedere altre prove in contrario.
L’argomento prova troppo, perché esso vale anche quando i documenti siano prodotti
tempestivamente o comunque in ossequio alla legge. Ed allora, ad essere coerenti, per
assicurare la ragionevole durata del processo, bisognerebbe impedire sempre la prova
documentale (!). In ogni caso, la giusta preoccupazione di salvaguardare il contraddittorio
e la difesa della parte a fronte della avversa iniziativa probatoria non può giustificare
la compressione dei medesimi principi in danno di quella, che dei documenti intende
avvalersi per tutelare i suoi diritti: sarebbe davvero il colmo se, per garantire la difesa di
uno dci contendenti, si sopprimesse quella dell’altro!
. Non resta che rinviare, per tutti, a Furno, Contributo alla teoria della prova legale,
Padova , e ss., il quale pone magnificamente in rilievo come non la verità in assoluto,
ma la certezza, sia al centro della giurisdizione e del processo.
Scritti sul processo civile
.. La nomofilachia
. Invenzione dovuta, com’è noto, alla teoria professata dal C, La Cassa-
zione civile, I, Torino , , e dallo stesso poi tradotta nella attuale formula dell’art.
dell’Ordinamento giudiziario, alla cui stesura concreta egli cooperò coevamente a quel-
la del codice di procedura civile del . In argomento cfr. le contrarie e fondatissime
obbiezioni e precisazioni del S, Corte di cassazione, in Enc. dir., X, Milano , –.
Sulla inconsistenza della nomofilachia, assunta a funzione tipica e principale della
Corte di Cassazione, cfr. pure F, Recensione a P. Calamandrei, La cassazione civile, in
Arch. giur., Modena , e ss., e spec. –, nonché I., Sul problema delle cassazioni
territoriali, Firenze , ss. L’impossibilità concreta che un organo giurisdizionale, anche
se unico, abbia ad assicurare realmente l’uniformità della giurisprudenza era stata del
resto vaticinata con profetica chiarezza da V. E. O, Sulla unificazione della cassazione
civile, Palermo , il quale per tal ragione si opponeva alla soppressione delle cassazioni
regionali. L’esperienza, che tutti noi viviamo, dimostra ampiamente che una Cassazione
apparentemente unica, ma con sei sezioni civili ed alcune centinaia di magistrati che si
avvicendano nell’attività decisoria, non può unificare ed assicurare nulla.
Scritti sul processo civile
. Aderisce da ultimo all’indirizzo restrittivo Bove, Sulla produzione di nuovi documenti
in appello, cit.
Scritti sul processo civile