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Skill Acquisition Process: Alberto Pasini

Partiamo subito dalla definizione di Skill Acquisition: Diventare bravi e coordinati a fare qualcosa.
DEFINIZIONE DI ABILITà SECONDO EDWARDS
William , Edwards 2010 definiscono l’abilità come un attività che si apprende, diretta ad un
obiettivo che fa parte di una serie di comportamenti umani che entrano e coinvolgono non solo il
dominio motorio ma anche il dominio cognitivo e percettivo.

Nella definizione: A skill is a learned goal-directed activity a wide range of human behaviors
definisce alcuni aspetti importanti come:
• Non si parla soltanto di abilita motorie,percettive o cognitive ma di intersezioni di
abilità
esempio: Guidare la macchina coincide con tutte e 3 le abilità perché è impossibile
scindere una delle 3
• Orientata ad uno scopo o diretta ad un obiettivo
diventare coordinati significa diventare coordinati a fare qualcosa. Quando diciamo questo
calciatore è coordinato stiamo dicendo qualcosa che ha poco senso. Si parla di abilità mai
in termini generali ma sempre in termini specifici e con un obiettivo.
• Abilità che si apprendono
Noi non nasciamo abili si può parlare di predisposizione per determinate attività. Perché
l’apprendimento può avvenire in molte maniere:
Attraverso uno sviluppo biologico (come il camminare)
Attività apprese involontariamente (come accendere la luce)
Attività apprese tramite pratica intenzionale (allenamento)

DEFINIZIONE DI ABILITà SECONDO MYSZKA


Un altra definizione di abilità è quella di Myszka (sport movement skill conference 2020) esperto di
approccio ecologico dell’apprendimento che definisce l’abilità come : Dynamic functional and
flexible behaviors which are temporarily creatively organized out of a system degrees of freedom
cioè un comportamento dinamico inteso come possibilità di variare in funzione della necessità e
delle caratteristiche dell’individuo che mutano nel tempo, funzionale nei confronti della persona,
perché sono funzionali per le caratteristiche del soggetto, nei confronti del contesto e di quella
situazione specifica che si sta venendo a creare, e flessibile o variabile intesa come variabilità
motoria. Quindi un abilità è flessibile non statica come la staticità presente nei manuali della
tecnica.
Nel corso degli anni ci hanno fatto credere che esista un abilità in termini statici esempio: questo è il
modo di calciare giusto perfetto coordinato.
Ma questo stride totalmente con la flessibilità che dice Myszka perché nell’esempio sopra si
definiscono e si fissano le caratteristiche, mentre un abilità funziona in maniera completamente
diversa.
Quindi un abilità è un comportamento DINAMICO, FUNZIONALE E FLESSIBILE che
temporaneramente e creativamente sono organizzati.
TEMPORANEAMENTE!! perché deve rispondere alle necessità e alle caratteristiche
dell’ambiente e dell’individuo in quel preciso momento e che si modificano perché ci muoviamo.
Quindi un abilità è sempre temporanea.
Nella teoria COGNITIVISTA c’è poca creatività perché quello che vai a fare dovresti averlo già
appreso, già memorizzato.
Ed è uno dei principali problemi riscontrati.

DEFINIZIONE DI SPORT
Possiamo definire lo sport con abilità aperte e abilità chiuse. La differenza sostanziale è data dalle
caratteristiche del contesto, più il contesto è variabile, imprevedibile , caotico e più si tratta di
abilità aperte e l’individuo deve modificarsi in base a quello che succede.
Mentre per quanto concerne le abilità chiuse sono quelle abilità dove il contesto è stabile,
prevedibile che subirà poche o nulle modifiche o variazioni.

Esempio:
Atletica leggera (abilità chiusa) pronto allo sparo del via
Basket (abilità aperta) l’individuo si modifica in conseguenza dell’ambiente

Quindi abilità diverse presumono approcci diversi dal punto di vista dell’allenamento e dello
sviluppo di queste abilità

I 3 FATTORI CHE INFLUENZANO L’APPRENDIMENTO DELLE ABILITà MOTORIE

• Natura dell’abilità
anche le abilità aperte si differiscono nelle varie discipline infatti si possono dividere in
abilità aperte di invasione (Basket, Calcio) e abilità aperte di non invasione (Volley, Beach
Volley, Padel, Tennis…)
Un conto è muoversi in uno spazio dove non si può essere attaccati o disturbati e si ha la
libertà di potersi muovere liberamente, mentre cambia se un avversario mi disturba. Quindi
in base al tipo di attività che si svolge vi sarà un approccio differente anche dal punto di
vista dell’apprendimento, in sostanza la natura dell’abilità influenza l’apprendimento.

• L’individuo che apprende


Le caratteristiche dell’individuo influiscono sulle modalità, tempistiche e sulle strategie che
attuerà colui che apprende per imparare un abilità.
Esempio: parliamo di livelli di motivazione,età,sviluppo, caratteristiche
psicologiche,caratteristiche corporee, background di esperienze ecc.

• Ambiente
Qui entra in gioco il pensiero ecologico-dinamico riguardante l’allenamento perché si
considera l’ambiente come un fattore che influisce sull’apprendimento.
-Presenza di avversari o compagni
-Caratteristiche meteorologiche
-Predicibilità o meno della situazione
-Strumenti percettivi ecc.

DEFINIZIONE DI ABILITà MOTORIA COME LE CARATTERISTICHE DI


PERFORMANCE DI ABILITà

Quando un soggetto diventa bravo? Diventa Coordinato?


Quando:

• Raggiunge l’obiettivo sempre più spesso


Questa è una caratteristica della coordinazione. Mentre l’idea imperante è di una coordinazione
legato all’estetica, alla qualità visiva,fissata su caratteri (prendendo esempio la corsa dell’atleta)
che andrebbero discussi.
Nessuno in letteratura parla di aspetto estetico, Si parla di acquisire consistenza.

• Spesa energetica
Anche spendere meno è descritto come uno sviluppo di abilità, noi preparatori abbiamo sempre in
testa lo sviluppo delle capacita. Esempio: prendiamo un giocatore e lavoriamo sulla vam ma ci
dimentichiamo che la differenza la fa il costo energetico, e il costo energetico utilizzato nel calcio è
palesemente differente da quello della corsa continua.
Uno che spende meno diventa più efficiente ed è il concetto principale di abilità sia a livello fisico
che mentale e diventa impossibile scindere le cose.

• Tempo di esecuzione del movimento


Altra caratteristica che identifica un movimento corretto,abile.
Più un atleta è veloce nel compito e più viene considerato bravo.
Con il trade off tra velocità e accuratezza, se sbagli perché sei troppo veloce viene a mancare il
primo punto fondamentale dell’atleta che è il raggiungimento dell’obiettivo.

Dobbiamo quindi fidarci della teoria ma che cos’è una teoria?


La teoria scientifica non è altro che una serie di affermazioni che mettono in risalto una serie di
osservazioni in un modo coerente,logico e verificabile.
Il fatto di poter su dei principi determinare una serie più ampia di considerazioni e tutto ciò
dev’essere da base per appoggiare la pratica.
LE PRINCIPALI TEORIE SCIENTIFICHE
I due principali approcci teorici che caratterizzano l’acquisizione di abilità sono:

l’approccio cognitivo che sicuramente antecede all’approccio ecologico e considera i sistemi


isolati dell’ambiente circostante

l’approccio dei sistemi dinamici che da il via all’approccio ecologico sull’apprendimento che
tratta il sistema umano come dipendente e aperto all’esterno, che deve coordinarsi con le situazioni
esterne e queste situazioni esterne influiscono sui comportamenti.
Può più di una teoria esser corretta?
Una teoria spiega spesso se è valida, un numero importante e significativo di osservazioni ma
ovviamente non le spiega tutte, ed entrambe le teorie possono avere dei punti di forza e di
debolezza.

Il dualismo di Cartesio dove ha inizio la teoria cognitivista.


Cartesio sosteneva che mente e corpo sono due cose completamente diverse (quello che negli anni è
stato definito come l’errore di Cartesio).

La domanda che si pongono gli esperti è : come può una cosa completamente non fisica come la
mente controllare una cosa completamente fisica come il corpo?

L’approccio cognitivo ci dice che la mente (i processi cognitivi) controllano il corpo

L’approccio dei sistemi dinamici invece mette tutto insieme mente e corpo, non le separa e li
considera come aspetti differenti di un unica entità.
APPROCCIO COGNITIVO: il concetto principale è quello del programma motorio ma che cosa
significa? Vengono considerate una serie di procedure memorizzate che danno il via a tutte le abilità
motorie e tutte queste abilità comandano il resto del corpo, muscoli ecc.
Il concetto principale è noi riusciamo ad apprendere un abilità solo quando riusciamo a
memorizzarla.
Noi creiamo questo programma motorio nel cervello e quando ne abbiamo la necessità andiamo a
riprenderlo, a pescare ed a utilizzarlo per produrre un movimento.

Concetto di programma motorio:


• Struttura localizzata centrale
• Struttura organizzata in maniera gerarchica
• Un apprendimento di tipo top-down

Con tutto quello che ne concerne il modello di apprendimento sul processo dell’informazione
Percepisco- Decido-Agisco
Questa linearità viene paragonata ad un computer

APPROCCIO DEI SISTEMI DINAMICI


L’approccio invece che ribalta la situazione è quello dei sistemi dinamici e lo fa per due motivi
principali:

• 1) La novità
Se è vero che noi possiamo applicare soltanto quello che abbiamo immagazzinato in
memoria nel programma motorio come possiamo spiegare un abilità che viene utilizzata per
la prima volta?
Se partiamo dall’idea cognitivista facciamo fatica a spiegarcelo

• 2) La quantità
La quantità infinita di movimenti che il nostro sistema dovrebbe essere in grado di
immagazzinare.
Perché se è vero come detto in precedenza che per ogni movimento abbiamo un programma
motorio dedicato diventa davvero difficile pensare che all’interno di una struttura come
quella del cervello si possa immagazzinare una serie cosi infinita di movimenti.
Ad esempio: il calciare è un concetto e ci sono tanti modi di calciare.

Noi tenteremo di superare queste problematiche (novità e quantità) con l’approccio delle teorie
ecologico-dinamiche che utilizzano le teorie dei sistemi dinamici per l’apprendimento con quella
che viene definita come l’emergenza delle abilità motorie.

In sostanza il problema dell’approccio cognitivista viene definito come il problema


dell’omuncolo cioè come se ci fosse un piccolo uomo nel cervello che organizza decide e fa tutto
per noi.
Quindi una struttura centrale che è capace da sola di organizzare tutto quello che è il movimento
necessario per eseguire determinate abilità.

NICOLAI BERNSTEIN
Nicolai Bernstein in assoluto il più importante personaggio sulla teoria dell’apprendimento ci dice
che non esiste nessun piccolo uomo e quindi nessuna struttura che sia in grado di sostenere
una cosi alta complessità di richieste e di compiti.
Quindi dobbiamo partire da Bernstein per definire due concetti fondamentali che danno il via
all’approccio ecologico

• 1) Variabilità all’interno del contesto


• 2) Gradi di libertà di movimento

1) Variabilità: (Bernstein 1967)


Bernstein ci spiega come non ci sia sempre correlazione tra quello che noi vediamo esteriormente
(il movimento) e quella che è l’attivazione neuromuscolare.
In una visione biomeccanica siamo propensi a pensare che quel specifico tipo di movimento lo fa
quel determinato muscolo. Fondamentalmente non funziona cosi perché il contesto influisce sul
movimento e lo condiziona.
Nell’immagine qui sopra se muovo lentamente il braccio, agisco e attivo il deltoide, nella seconda
immagine (quella in basso) si effettua lo stesso movimento (la cinematica è la stessa) ma se avviene
contro una resistenza o con una velocità diversa attiviamo un muscolo prevalentemente diverso che
è il latissimo del dorso, tutto questo perché cambiano i fattori che influiscono con il movimento.
In questa altra immagine abbiamo la definizione di Bosch (2020) sulla varibilità del contesto.
Nell’immagine vedete lo stesso movimento del giocatore ma è sufficiente che ci siano le GRF
(forze di relazione al suolo) che vadano in una direzione o nell’altra, per creare delle forze anche
minime che spostano le strutture coinvolte nel controllo motorio e nell’attivazione neuromuscolare.

2) Gradi di libertà di movimento


I gradi di libertà di movimento non sono altro che i modi che abbiamo a disposizione per muoverci
(esempio le articolazioni)
In sostanza quanti gradi di movimento ha l’articolazione di caviglia o del ginocchio.
Esempio: Calciare in porta
Il calciare in porta prevede una serie di utilizzo di articolazioni. Tutti questi gradi di libertà (che
sono tanti) sono tutti a disposizione per effettuare il gesto motorio del calciare.
Bernstein ci dice : c’è una ridondanza di gradi di libertà. Quindi diventare bravi a calciare
significherà diventare bravi nel gestire questa ridondanza di gradi di libertà.
La domanda che ci sorge spontanea è come si fa a controllare cosi tanti gradi di libertà?

Nella visione tradizionale cognitivista: come detto in precedenza c’è un controllo centrale che è in
grado di gestire tutta questa complessità

nella visione di Bernstein : il sistema,organismo, il tutto, si autorganizza per gestire tutta questa
moltitudine di gradi di libertà prendendo decisioni (quelle più efficienti) e che porteranno il risultato
in maniera autonoma.
QUINDI COSA SIGNIFICA SVILUPPARE COORDINAZIONE?
(Studio tutt’altro che recente del 1994 di Anderson e Sidaway sul calcio della palla).
In sostanza nello studio i giocatori principianti hanno modificato il loro modo di calciare e sono
diventati nel corso dell’esperimento (20 settimane di allenamento) sempre più efficienti nel
raggiungimento dell’obiettivo modificando il modo in cui riescono a gestire i gradi di libertà di
movimento e prendendo una direzione specifica per le caratteristiche dell’organismo.
Questo significa esser coordinati!!! la caratteristica fondamentale è che tutti calciano in maniera
diversa, e ognuno di noi tutte le volte che calcia, calcerà in maniera diversa (entro i limiti
perché la struttura dell’essere umano ha determinate caratteristiche).
Formare una struttura coordinata significa proprio modificare il modo in cui sappiamo gestire i
gradi di libertà per realizzare un compito.

E qui entra in gioco la definizione di Bernstein :


Apprendere un abilità significa: più sono bravo e più sono in grado di utilizzare i gradi di
libertà del movimento ma contestualmente se utilizzo più gradi di libertà devo anche controllarne
di più e può risultare più difficile controllare il movimento.
Sembra un paradosso ma più divento bravo e più diventa difficile.
La domanda è come fa uno cosi bravo che utilizza cosi tanti gradi di libertà ad esser cosi bravo a
controllarli?
Questa è la vera intuizione di Bernstein si formano delle sinergie cioè più aumento i gradi di libertà
di movimento a disposizione meno sono quelli che devo controllare proprio perché si formano
queste strutture coordinative per le quali io devo controllare più gradi di libertà ma riesco a metterli
insieme.
Una sinergia tra più gradi di libertà in relazione l’una con l’altra fa si che il numero da
controllare sia minore questo è il paradosso ma è la spiegazione principale della coordinazione.
Il fatto che sappiamo organizzare funzionalmente un movimento significa controllare più gradi di
libertà facendo meno fatica e creando meno stress al sistema e questo è giust’appunto lo sviluppo di
efficienza ( utilizzare il più alto numero di gradi di libertà dovendone controllare sempre meno).

I TRE STAGE DELL’APPRENDIMENTO DI BERNSTEIN

• Prima stadio: Quando vi approcciate per la prima volta ad un esecuzione di abilità


risultate rigidi, compassati, non riuscite ad utilizzare tutti i gradi di libertà e il sistema per
semplificare tenderà a limitarli.
• Secondo stadio: si liberano più gradi di libertà.
Avendo a disposizione gradi di movimento che prima non si potevano avere
• Terzo stadio : si iniziano ad utilizzare tutti i gradi di libertà e si diventa efficienti al
massimo
DEFINIZIONE DI COORDINAZIONE

• Bernstein definisce la coordinazione come: il processo di dominio dei gradi di libertà


ridondanti degli organi di movimento, in altre parole la loro conversione in un sistema
controllabile. (1967)
(significato ridondanti: essere in grado di organizzare e controllare tutti i gradi di movimento)

• Turvey definisce la coordinazione come: il processo attraverso il quale le componenti del


sistema neuro-biologico sono assemblate e portate in una relazione una con l’altra, durante
un attività diretta ad un obiettivo. (1990)
La prima parte è simile a quella di Bernstein dove si parla delle componenti del sistema (gli
individui) sono portati in relazione tra di loro. Subito dopo aggiunge durante un attività diretta ad
un obiettivo, quindi nessuno parla di coordinazione generale, la coordinazione generale
possiamo dire che non esiste.
Cosa vuol dire esser coordinati a livello generale?
Può esistere una coordinazione che vada bene sia per il basket che per il tiro al piattello?
E’ palese pensare che non esista un qualcosa di generale, per semplificarci la vita hanno diviso tutte
le cose in: adattamento,trasformazione, controllo…quelle speciali in l’equilibrio ecc. Come se
esistesse un equilibrio valido per tutti, come se l’equilibrio del calciare in porta fosse uguale
all’equilibrio di stare sulla tavoletta o l’equilibrio di stare su una fune.
Esiste l’abilità di calciare in porta che presuppone la gestione e il controllo motorio in
equilibrio su un piede ma solo per fare quell’attività specifica.

• Newell definisce la coordinazione come : il raggiungimento di un obiettivo, un obiettivo tra


colui che apprende, compito e l’ambiente. (1996)

Ecco il triangolo dell’approccio ecologico dalla quale emerge un movimento con un dato obiettivo
che diventa intenzione e non un azione fine a se stesso.
Tra l’approccio ecologico e il movimento atto ad un obiettivo c’è quello che spesso ci perdiamo
nell’allenamento delle abilità.
Perché identifichiamo la tecnica come abilità ma tecnica e abilità sono due cose completamente
diverse perché in mezzo c’è quel processo circolare e non lineare di percezione ed azione.

Gibson: Percepire per muoversi, muoversi per percepire.

Tutte le volte che alleniamo un abilità togliendo l’aspetto della percezione legata al movimento o
del movimento legato alla percezione rendiamo il contesto asettico nel quale andiamo a sviluppare
apprendimento (analitico) e ci allontaniamo dalla definizione di processo coordinativo.
Qui sopra in foto un altro studio di Chow, Davids,Button, Koh che definiscono le caratteristiche
dell’abilità motoria.
In questo studio fanno calciare i giocatori e la cosa che emerge e che questi 4 giocatori modificano
nelle 12 sessioni il loro modo di calciare rendendolo più efficace.
Modificano gli angoli di certe articolazioni (anca ginocchio e caviglia) durante le settimane di
allenamento. Ma la cosa interessante è che non c’è una strategia comune. Quindi giocatori
diversi apprendono in modi diversi.
La teoria dei sistemi dinamici e l’approccio ecologico lo definiscono come dinamiche intrinseche

INFLUENZA DELLE DINAMICHE INTRINSECHE


Le dinamiche intrinseche non sono altro che quello che sappiamo già fare influenza
l’apprendimento di un nuovo movimento e sono due le cose fondamentali che appartengono alla
persona e influenzano l’apprendimento e sono la :
• Struttura: come siamo fatti
• Storia: quello che abbiamo già appreso.
Quello che abbiamo appreso in passato determina le strategie di apprendimento future.
Quindi si apprende in maniera non lineare, personale non vi è una regola precisa, se non che
siamo tutti diversi.

E LA TECNICA...

Come possiamo identificare allora una tecnica ideale come ad esempio il calcio della palla?
Non si può e c’è lo spiega Jean Le Boulch uno dei più grandi esperti della scienza del movimento,

Jean Le Boulch:
Non si può studiare il movimento isolatamente come qualcosa di indipendente dalla persona e
dal contesto, come ad esempio si è fatto per le tecniche sportive, se n’è fatto delle cose
astratte,staccate dal contesto vivente.

In questa slide Le Boulch ci spiega che abbiamo fatto della tecnica un qualcosa di astratto, valido a
prescindere dalle caratteristiche del contesto e dell’individuo.
Quindi una tecnica dev’essere funzionale solo se dipendente dal contesto dalle persone e da un
obiettivo.
Ed è questo l’errore del manuale della tecnica, eseguire una tecnica pre-stabilita, ma se fosse solo
concettuale l’errore potremmo anche dire lo si fa per identificare un modello, il problema è che
diventa un errore metodologico
Perché siccome si è convinti che esista una tecnica ideale allora noi insegniamo la tecnica
dicendo al giocatore che cosa deve fare.
Da una parte l’insegnamento della tecnica porta il tecnico a decidere cosa, mentre dall’altra
creiamo esperienze di adattamento per favorire lo sviluppo e in questo caso sono i giocatori a
decidere.
In questo caso è il giocatore che attua le strategie per risolvere quella situazione di gioco.

Nel grafico facente parte lo studio precedente di Chow, Davids,Button, Koh sulle caratteristiche
delle abilità motorie.
In alto al grafico possiamo vedere le 4 iniziali dei giocatori.
Il grafico tende a calare nelle 12 settimane ma cos’è che cala nel grafico? (in alto il rapporto anca-
ginocchio e nel secondo ginocchio-caviglia) cambia il modo in cui utilizzano l’articolazione. In
pratica più è alto il valore nel grafico e più all’interno della seduta hanno variato maggiormente il
modo in cui hanno calciato.
In pratica man mano che diventano bravi diminuisce la variabilità calciano sempre di più nello
stesso modo (ovviamente il tipo di adattamento come detto in precedenza è soggettivo).
Quindi il decremento di variabilità che significa acquisire consistenza (diventare coordinati).
Attenzione diminuisce la variabilità che viene definita disfunzionale (quella che non serve).
I soggetti nel modificarsi variano sempre meno acquisendo consistenza ma il variare meno rimane
comunque variare. Quindi non si può calciare due volte nello stesso modo!!!
Non si può fare nessun movimento nello stesso modo!!!
Bernstein quando inizio a parlare di ripetition without ripetition partì da gesti meno complessi
come degli operai che martellavano un chiodo, un gesto molto ripetitivo ma sempre leggermente
diverso.

Concetto fondamentale : si varia sempre meno perché si tira via la variabilità in eccesso (che non
serve, che ti porta fuori dall’efficacia) ma si mantiene quella variabilità che serve quando cambia il
contesto, tu devi essere in grado di fare la stessa cosa in modo diverso ed è la caratteristica
dell’evoluzione.
Se noi avessimo un modello generale di come calciare la palla unico,statico,rigido e valido
per tutti non riusciremmo a variare.

CARATTERISTICHE DELL’ABILITA’
• Consistenza
• Variabilità
• Equivalenza
• Modificabilità

1-2)

Consistenza e variabilità
Sembrano due cose quasi opposte ma come detto in precedenza acquisire consistenza significa
diminuire variabilità
Come visto in precedenza si toglie la variabilità in eccesso, superflua e quando si diventa bravi si è
sempre più variabili in un contesto di range di funzionalità dentro quel range atto a raggiungere un

obiettivo.

Equivalenza
Un altra caratteristica importante è l’equivalenza in pratica è dove nasce la creatività.
Noi siamo abituati a pensare che nell’approccio cognitivista, tutto quello che facciamo è perché lo
abbiamo già vissuto e appreso.
Quindi tutto quello che facciamo è perché noi glielo abbiamo insegnato in allenamento però non
bisogna dimenticare che non è sempre cosi perché se fosse cosi non si spiegherebbe la creatività.
La creatività è quella capacità di risolvere anche in maniera particolare,stravagante, una soluzione
di movimento.
Esempio: Aprire la porta di casa
Quando noi abbiamo acquisito consistenza, ci troviamo a dover aprire la porta di casa con le borse
della spesa e ci inventiamo un modo creativo per farlo (ovviamente che non avete mai sperimentato
prima ad esempio aprendo con il ginocchio o con il piede).
Perché riusciamo a farlo? Perché conosciamo l’obiettivo.
Il nostro sistema (cervello) ragiona in termini di obiettivi, di intenzionalità.
Conosco il fine (obiettivo) e lo raggiungo attraverso una modalità diversa.

Modificabilità
La modificabilità è la capacità del nostro sistema di modificare in corsa.
Questo aspetto ovviamente non interessa ad esempio il saltatore in alto ma interessa tutti quegli
atleti che praticano sport open skills.
Queste abilità vengono modificate nel corso della pratica sul momento, sono situazioni che ti
obbligano a modificare istantaneamente il movimento per rimanere efficiente trovando una strategia
diversa.

LE INTERAZIONI CHE FANNO EMERGERE UN COMPORTAMENTO


Le interazioni che fanno emergere un comportamento sono 3:

• Atleta
• Ambiente
• Compito

Ed è proprio la capacità di far emergere l’opzione più idonea a seconda delle caratteristiche
dell’ambiente che rende abile un giocatore.
Questa abilità che non è la tecnica!!! (in foto l’esempio del volley).
Il giocatore deve raggiungere l’obiettivo di schiacciare la palla nel campo opposto a seconda della
posizione e della difesa degli avversari,dall’altezza della palla,della posizione degli altri della
distanza dalla rete ecc.
L’abilità non è la tecnica (nell’esempio della schiacciata ) ma è il saper scegliere l’opzione più
funzionale in quella particolare situazione.
Possiamo dire che l’abilità è l’applicazione della tecnica ma è un applicazione funzionale,
contestuale.
Allenare il gesto senza considerare l’applicazione all’interno di un ambiente che presuppone un
adattamento al contesto possiamo considerarla una tecnica vuota, idealizzata che in realtà in
natura NON ESISTE!
Bisogna avere ben chiaro che l’apprendimento non è lineare.
Nell’esempio dell’esperimento precedente dove 4 giocatori modificavano nelle settimane di
allenamento il modo di calciare, riuscivano a modificarlo sempre in maniera personale mai nello

stesso stile e con una tempistica differente questa è principalmente la non linearità
nell’apprendimento.

L’allenamento dev’essere un processo attraverso il manipolare di questi 3 elementi


• Atleta
• Ambiente
• Compito

che riesce a far emergere comportamenti, questo è quello che viene chiamato Constraints led
Approch e l’interazione tra questi 3 ambienti non fa altro che modellare l’ambiente percettivo.
Quello che dicevamo in precedenza se consideriamo il concetto circolare di percezione-azione, con
l’importanza di saper dove sono e il conoscere le informazioni importanti dell’ambiente possiamo
trasformare una semplice tecnica in abilità.

Vincolare l’ambiente non significa prescrivere/obbligare significa guidare un comportamento.


Far si che emerga un comportamento senza obbligarlo (perché tutte le volte che obblighiamo un
comportamento non stiamo lasciando l’opportunità al nostro giocatore di interpretare tutto quello
scenario fondamentale per cui si allena e diventa abile).
Se dovessimo mettere 2 costanti come l’ambiente e il compito, le caratteristiche diverse
individuali faranno emergere comportamenti diversi, questo è il principio della pedagogia non
lineare.
Tutti siamo diversi, anche a parità di contesto e di compito troviamo delle strategie diverse per
raggiungere un obiettivo.

PEDAGOGIA NON LINEARE

Diventa difficile pensare che in uno sport come il calcio dove ci sono all’interno della partita più di
1000 movimenti differenti si possa pensare di idealizzare una tecnica.
Come si può pensare che esista una tecnica perfetta in questa infinità di movimenti?
E come possiamo allenare (secondo la teoria cognitivista) ogni singolo movimento per far si che
venga immagazzinato?
Bisogna ribadire il concetto il giocatore adotterà una strategia di adattamento al contesto
utilizzando una tecnica funzionale per risolvere quella determinata situazione di gioco .

L’ALLENAMENTO RAPPRESENTATIVO

Da questo nasce l’idea di Allenamento rappresentativo.


Ma cosa intendiamo per allenamento rappresentativo ? Rappresentiamo la performance durante
l’allenamento.
Il calcio è uno sport che modifica molto l’allenamento rispetto alla partita, in tanti altri sport le
condizioni che adottiamo nel calcio sono impensabili immaginiamo un allenamento di basket senza
canestri.
All’interno degli allenamenti calcistici pensiamo all’allenamento tecnico ( per non parlare di quello
fisico) modificando molto il contesto di gioco, mentre nell’allenamento rappresentativo
raffiguriamo le caratteristiche dell’ambiente di performance.
In questa tabella (qui sopra) si esprimono i criteri del
Representative learning design (allenamento rappresentativo)

• Dovrebbero prevedere compiti complessi


• Accesso alle fonti rilevanti d’informazione
• Uso dinamico del compito
• Consentire una percezione attiva
• Fissare obiettivi da raggiungere

Creare compiti che specifichino delle proprietà che sono di interesse per chi apprende.
Facciamo un esempio: vogliamo allenare il controllo orientato, dovrei determinare innanzitutto
quali sono le caratteristiche fondamentali che supportano il controllo orientato che sono
assolutamente la percezione dello spazio, la percezione di quello che c’è intorno quando vado a
controllare la palla.
All’interno di questa percezione ci sono tutte quelle proprietà d’interesse in cui l’atleta deve
diventare bravo a percepire e muoversi all’interno di essa perché proprio questa proprietà identifica
un atleta di alto livello.
L’atleta di alto livello percepisce solo le informazioni che gli interessano, quindi scarta le
informazioni meno rilevanti.
Ma come facciamo ad allenare a percepire le informazioni rilevanti?
Allenandoci a percepire le informazioni del contesto, se noi togliamo il contesto andiamo ad
allenare una tecnica fine a se stessa.
Ecco allora che tutto quello che toglie come ad esempio la spara palloni (foto in alto) è chiaro che si
sta allenando qualcosa che non collima con la realtà.
Come possiamo immaginare che il portiere diventi bravo a leggere la traiettoria (come se esistesse
una capacità coordinativa di lettura della palla ) con un macchinario che spara i palloni come se le
traiettorie fossero tutte uguali?
Qui manca il contesto! Il bravo portiere è in grado di leggere i movimenti anticipatori
dell’avversario perché se partisse dopo che è partita la palla, sarebbe difficile raggiungere
l’obiettivo di pararla. Ed è molto chiaro che con la spara palloni il portiere non potrà vedere quei
segnali cinematici anticipatori perché non ci sono.

La domanda provocatoria è: NON è CHE DIVENTIAMO BRAVI A FARE LE COSE


SBAGLIATE??!!

Attenzione perché vederli migliorati nell’allenamento non significa aver sviluppato


apprendimento.
Risultati della pratica e apprendimento non è detto che siano correlati, perché l’apprendimento non
è visibile mentre i risultati della pratica si.
Esempio: Tutti i giorni un atleta si allena nello slalom sui coni e nel corso del tempo si vede un
notevole miglioramento. Si!! ma a fare lo slalom sui coni!!!
Che questo apprendimento della capacità di fare lo slalom sui coni si trasferisca nel dominare la
palla o nella capacità di dribbling questo è tutto da vedere!!

Questi autori qui sopra ci dicono proprio che la natura statica dei coni non consente di diventare
bravi.
Manca la distanza interpersonale che c’è tra l’attaccante e il difensore che guarda caso è quella
caratteristica discriminate per la riuscita di un dribbling.
All’interno di un contesto come quello nell’esempio di natura statica mancano completamente tutte
le informazioni rilevanti.

Si passa dal ripetere per ripetere della soluzione tradizionale al…

Ripetere senza ripetere della via innovativa.


Il ripetere la soluzione al problema continuamente che sarà sempre diversa a seconda di quelle che
saranno le situazioni più funzionali.
Si che conta il contenuto ma conta sopratutto il contesto!!!
Bisognerebbe chiedersi non solo cosa facciamo ma sopratutto dove lo facciamo.
A conferma di ciò ci sono tutte le teorie scientifiche e riscontri bibliografici visti in precedenza.

Domanda: Per consistenza si può intendere efficacia?


Si perché l’idea di consistenza è raggiungere sempre più spesso un obiettivo

Domanda: Neuroscienze?
Queste teorie vanno a confermare questo tipo di approccio e quanto ci sia dietro l’intenzionalità del
movimento e non un movimento fine a se stesso.
Ogni volta che noi togliamo l’intenzione ( e possiamo intendere intenzione di movimento solo nel
momento in cui c’è un aspetto percettivo e cognitivo) e facciamo un attività prettamente analitica
(che siano aspetti tattici o tecnici) non andiamo nella direzione delle scoperte sui neuroni
specchio.

Domanda: Quando parli di ambiente ti riferisci anche alle emozioni?


Si l’aspetto psicologico fa parte di una delle caratteristiche di colui che apprende che influiranno su
quelle che saranno le strategie da mettere in atto.
Lo stato emozionale determina lo stato dell’atleta e può darsi che le scelte possano risultare diverse
a seconda dello stato emozionale che si sta vivendo in quel determinato momento.
Per semplificare ci hanno insegnato a dividere: aspetto psicologico,aspetto emotivo , fisico,
motivazionale ma in realtà esiste solo uno ed è quello che percepiamo in quel determinato momento
e tutti questi aspetti citati poco fa sono tutti collegati.

Domanda: il risultato dell’allenamento attraverso i vincoli lo otteniamo solo se lo riscontriamo in


partita?
Da un certo punto di vista si, proviamo a pensare ad altre discipline dove si verifica
l’apprendimento? Attraverso la partita.
Però attenzione vederli migliorati nella pratica non vuol dire che il giocatore abbia instaurato un
apprendimento consistente nella performance.
Noi non ci possiamo affidare al fatto che abbiamo visto i giocatori migliorati in allenamento e che
sicuramente questi aspetti verranno trasferiti in partita. Oltretutto bisogna tenere sempre conto che
se le caratteristiche dell’allenamento differiscono in maniera estrema alle caratteristiche della partita
riscontreremo meno trasfert, questo aspetto viene definito come il principio di Encoding.

Principio di Encoding: (da verificare):


(L’acquisizione di capacità motorie è dovuta all’aumento delle sinapsi (più collegamenti all’interno
della corteccia motoria per creare ulteriori codifiche).
La codifica della mappa motoria all’interno della corteccia motoria è data dalle sinapsi che
collegano i neuroni.
Questo vuol dire che l’apprendimento situazionale è migliore rispetto apprendimento analitico
statico per il solo fatto che avendo più stimolazioni e più possibilità di movimento (mettendo in atto
più gradi di libertà) si stimola il sistema motorio,celebrale facendo nascere nuovo sinapsi.
Quindi per riassumere in situazione si creano più sinapsi rispetto all’analitico.
Questo determina un notevole vantaggio, se alleno situazioni in allenamento molto simili a quelle
che si verificheranno in partita, si costruiranno reti che sono attivabili e riadattabili nell’esperienza
gara.
Tenendo conto di quello detto in precedenza il giocatore in situazione sperimenterà più variabili e
questo comporterà usare più gradi di libertà in tutti i distretti motori e otterrà un attivazione
maggiore di tutte le reti.)

Questo perché quando apprendiamo qualcosa non apprendiamo soltanto le modalità di esecuzione
di quell’abilità il cosiddetto apprendimento esplicito, se prendiamo l’esempio precedente del
calciare la palla sono proprio le modalità nel colpirla che si intende per apprendimento esplicito ma
oltre a questo ci sono tutte le modalità dell’apprendimento implicito che sono le caratteristiche del
contesto,presenza di avversari, compagni, spazi, condizioni del terreno,condizioni atmosferiche.
Queste caratteristiche implicite noi non le apprendiamo in maniera consapevole ma le apprendiamo,
perché l’apprendimento è caratterizzato da tutte e due gli aspetti sia l’implicito che l’esplicito.
Per quello più andiamo a modificare le caratteristiche della partita in allenamento e meno dobbiamo
aspettarci trasferibilità.
Bisogna aver chiaro comunque che la trasferibilità è sempre presente in ogni gioco o esercizio che
proponiamo, ma a seconda di quanto siamo bravi a rappresentare il contesto di performance ne
avremo più o meno.
Per questo che si parla di allenamento rappresentativo.
Attenzione la trasferibilità non sarà mai massima perché non riusciremo mai a ricreare il contesto
gara, contesto in cui ci sono avversari che non conosciamo e vi sono presenti aspetti
emotivi,motivazionali,psicologici diversi.
Dobbiamo però far si che la partita non diventi l’unico momento di apprendimento ma far si che
l’allenamento diventi un processo dove vi sia il più alto grado di trasferibilità.
Il rischio tornando alla definizione di allenamento coordinativo vada proprio contro questo
principio, visto che siamo soliti allenare la coordinazione a compartimenti stagni con i vari
preparatori che allenano la coordinazione di una situazione chiusa e differente dagli aspetti
situazionali dove vi è presente la tecnica e la tattica.
Il problema è che si intende ancora la coordinazione come un aspetto indipendente dal contesto ma
invece la coordinazione è semplicemente applicare la tecnica in una situazione reale (abilità)
facendo emergere un comportamento funzionale.
Riassumendo non sto dicendo che il percorso ad ostacoli non serva ma semplicemente che non
stiamo facendo un allenamento coordinativo, se per coordinativo intendiamo specifico per il
calcio.
Perchè se è vero che coordinazione significa adattamento nel gioco quindi saper far emergere un
comportamento abile utilizzando un interazione tra ambiente, colui che apprende e compito da
svolgere, capite bene che se noi togliamo il gioco stiamo andando contro la logica di allenamento
coordinativo.
Quando oggi diciamo i bambini odierni sono meno coordinati sono convinto che lo siano perché
conoscono meno il gioco.
I bambini dei decenni precedenti erano più coordinati non per la scaletta o per il percorso ad
ostacoli ma semplicemente per l’alto monte ore di gioco.
I bambini odierni risultano impacciati per la scarsa conoscenza del gioco ma non per la scarsa
conoscenza teorica ma pratica, per il vissuto,per la capacità di percepire in funzione delle
caratteristiche del contesto.
È tutto ciò lo possiamo riassumere come scarsa capacità coordinativa.
Ripeto non sto dicendo che il percorso motorio non serva ma dobbiamo sicuramente cambiare il
termine non definendolo allenamento coordinativo e in più dobbiamo fare delle scelte in funzione
del tempo a disposizione.
Dobbiamo decidere se fare questo tipo di lavoro multilaterale oppure concentrarci su aspetti più
specifici inerenti al gioco del calcio.

Domanda come identificheresti il talento? Come la capacità di un atleta di adattarsi all’ambiente?


Direi che è una bella definizione anche se prima bisogna chiarire cosa si intende per talento.
La definizione di Williams precedente mi piace particolarmente
Io penso che l’identificazione del talento sia un altro di quei processi un po alla ribalta nel mondo
odierno calcistico anche perché tutti vorrebbero identificare il talento più precocemente possibile
perché questo ti permetterebbe di selezionare quello che diventerà un futuribile calciatore di alto
livello.
A volte però credo che si parta su delle logiche sbagliate spesso lineari, individuo quel parametro
faccio una sorta di fotografia di quell’atleta (secondo parametri che ho scelto) e sicuramente questo
mi darà informazioni sul futuro di quell’atleta.
Ma se fosse cosi semplice significherebbe che ci sarebbe un linearità nell’apprendimento.
L’altro fattore importante è la modalità in cui viene ricercato il talento, che spesso sono di natura
analitica cioè si fa un analisi attraverso una separazione di parti ad esempio ti faccio una valutazione
fisica o tecnica, o tattica spezzettandola nelle varie caratteristiche e infine metto tutto insieme per
descrivere il giocatore.
Questo è un chiaro esempio di errore analitico , quando invece l’approccio anche in questo caso
dev’essere un approccio globale,sistemico cioè valutare il giocatore nel complesso, nella globalità
all’interno della performance.
I processi di identificazione del talento sono proprio difficili per questo.
La definizione della domanda mi piace, il sapersi adattare calza a pennello poi certo che all’interno
vi è una scala di applicazione della tecnica, all’interno del contesto che sarà differente in base ai
livelli di talento.
In sostanza entro quale livello di abilità riesco ad adattarmi al contesto e tutto ciò determinerà le
categorie nel quale giocherà ogni atleta.

Domanda: Una scelta fatta in un tempo brevissimo può diventare da volontario ad automatico?
Si. Diciamo che se noi allenassimo il controllo della palla in un regime dove abbiamo tutto il tempo
per farlo attiveremmo un controllo motorio differente rispetto al controllo motorio che avremmo
attivato in un regime dove non avremmo questo tempo a disposizione.
La cosiddetta pressure time che è semplicemente la pressione degli avversari.
Quando non si ha il tempo, il sistema motorio che entra in gioco è un sistema diverso ed è
comunemente chiamato il fenomeno del choking.
Fenomeno del Choking: (articolo tss academy Alberto Pasini)
Nel contesto sportivo viene inteso come un calo significativo della prestazione atletica in condizioni
pressanti.
Frans Bosch massimo esperto delle teorie dell’apprendimento motorio diceva che abbiamo a
disposizione due sistemi di controllo una la cosiddetta Working memory (memoria di controllo)
che utilizza un controllo conscio del movimento ed è adatta per processi lenti e soluzioni di
movimento specifiche e l’altra è definita come Hard drive (disco rigido) basato sul controllo
inconsapevole e utilizzata per i movimenti sottoposti a grande pressione temporale e per quelli già
appresi e automatizzati nella memoria a lungo termine.
Evidenze scientifiche dimostrano che questi 2 sistemi operino separatamente.
La performance sportiva richiede entrambi i sistemi di controllo a seconda della situazione in cui si
verifica.
Se c’è tempo sufficiente (esempio giocatore di golf che prepara uno swing) può entrare in azione il
controllo consapevole (working memory) mentre se questo tempo non c’è come ad esempio nel
tennis ( una volta a rete devo ribattere la pallina nel campo avversario) entra in azione il controllo
inconsapevole (hard drive).
Negli sport come il calcio dove l’ambiente circostante è assolutamente imprevedibile e dove la
congestione di diversi giocatori all’interno di spazi ridotti rende estremamente alte le richieste di
velocità di movimento spesso è il sistema hard drive ad entrare in azione.
Il problema può nascere quando gli apprendimenti non vengono immagazzinati nel hard drive ma
nella working memory poiché abbiamo sviluppato apprendimenti in allenamento in cui è
consentita la possibilità di attivare un controllo consapevole che poi nella realtà di un ambiente di
performance imprevedibile ed estremamente caotico non può esser chiamato in gioco.
Frans bosch lo definisce “to choke” soffocare
Gli apprendimenti sviluppati attraverso un controllo consapevole,senza pressione di tempo non
possono essere archiviati nel hard drive, poiché la loro struttura non si adatta alla matrice.
I metodi di allenamento che prevedono l’utilizzo della working memory mostrano immediati
miglioramenti durante la pratica e si è riscontrato un notevole miglioramento, tuttavia il reale
processo di apprendimento è invisibile e l’efficacia di apprendimento risulta essere piuttosto bassa.

Per quanto possa sembrare strano (alla maggior parte degli allenatori) migliori sono stati i
risultati della pratica all’interno dell’allenamento, minore sarà il grado di apprendimento
dell’atleta.
I risultati della pratica e i risultati dell’apprendimento sono antagonisti
Frans Bosch

Di conseguenza tutte le indicazioni degli allenatori che attivano un controllo consapevole


dovrebbero essere evitate.
Utilizzare feedback interni attiva la working memory all’interno della quale vengono cosi archiviati
gli apprendimenti.
Ecco che qui si verifica il Fenomeno del Choking, quando nelle prime fasi dell’apprendimento un
atleta viene sottoposto a troppi feedback interni non solo non apprende come eseguire un
movimento ma anche come costruirlo o ricostruirlo nella memoria di lavoro.
Nelle situazioni di stress (come gli sport di situazione) l’atleta ha necessita di attivare hard
drive utilizzano movimenti automatici.
Se invece non ha possibilità di farlo poiché i suoi apprendimenti sono costruiti attraverso la
memoria di lavoro l’atleta come detto in precedenza va incontro al fenomeno del choking ovvero il
soffocamento delle proprie abilità che risulterà meno efficace.
Allenare hard drive:
Gli atleti che durante gli allenamenti attiveranno il meno possibile la memoria di lavoro non
potranno farlo nemmeno durante la competizione, garantendo cosi una più fluida autorganizzazione
del proprio sistema al fine di trovare la più efficiente soluzione di movimento.
L’obiettivo quindi nelle prime fasi dell’apprendimento dev’essere quello di utilizzare il meno
possibile la working memory al fine di poter archiviare i propri apprendimenti direttamente nel
proprio disco rigido (hard drive).

Tornando quindi alla domanda il termine automatico risulta calzante perché lo si fa


inconsapevolmente, perché non si ha il tempo di attivare un processo consapevole.

Domanda: Si può dire che lavorando sulle abilità si lavora sulla tecnica ma non viceversa?
Assolutamente si.
L’allenamento più reale è quello legato alla situazione, è certo che più ci allontaniamo dalle
caratteristiche del contesto e meno c’è apprendimento.
In molti casi noi facciamo allenamenti tecnici dove non sbaglia nessuno, e la richiesta
dell’allenatore è proprio quella che non sbagli nessuno.
Ma ci dimentichiamo che l’unico modo per migliorare è attraverso l’errore.
Perché se non c’è errore vuol dire che quella cosa è già stata interiorizzata quindi abbiamo
necessità dell’errore.
Nel gioco gli errori sono molto presenti quindi nasce la necessità di esser sempre più bravi ad
interpretare le situazioni.
L’allenamento analitico può andar bene in alcuni casi per dare consapevolezza purché ci siano degli
errori, perché se non ci sono errori vuol dire che noi stiamo andando a migliorare nessun aspetto,
ma stiamo allenando una cosa già consolidata nei nostri giocatori (che sanno già fare) .
Quindi allenare è sempre una questione di scelte in base al tempo che ho a disposizione.

Domanda
la prima domanda è :All’interno di un settore giovanile la multilateralità può essere utile? Per
apprendere le caratteristiche dell’abilità descritte precedentemente? o conviene rimanere
all’interno della disciplina praticata?
La seconda domanda è: Per mantenere creatività nei bambini è giusto mantenere una costanza
nella ricerca dell’obiettivo?

Nella prima domanda dico di no se utilizzo la multilateralità con l’obiettivo dello sviluppo di quelle
4 caratteristiche che abbiamo descritto prima direi no. Perché quelle caratteristiche sono specifiche
dell’abilità stessa.
Quindi io alleno l’abilità di modificare la parata attraverso l’allenamento specifico della parata non
esiste l’abilità di modificare il movimento in generale.
Questo non vuol dire che lo sviluppo di multilateralità sia inutile, non è utile per lo sviluppo
specifico dell’abilità del calciatore potrà esser utile per altri motivi.
E’ troppo ottimistico dire alleno attraverso la multilateralità delle componenti del gioco.
Nella seconda domanda invece sono d’accordo infatti più che allenamenti di multilateralità intesi
come percorsi, una cosa intelligente potrebbe esser i giochi tradizionali, perché cosa c’è nei giochi
tradizionali proprio questa ricerca della strategia, in questi giochi non c’è il learn to play
( l’apprendere per giocare) ma quella che si potrebbe definire come il lear to lear to play
(l’apprendere ad apprendere nel giocare) che non è altro che l’interagire con le caratteristiche
dell’ambiente, alleno un bambino a scegliere,a prendere decisioni e a cooperare con i compagni.
All’interno di questi giochi ci vedo molto più trasferibilità rispetto ad altre attività che invece sono
chiuse, prevedono l’esecuzione di compiti prestabiliti esempio percorsi,scalette,ostacoli dove ti dico
quanti tocchi devi far per superare l’ostacolo, ed è tutto controllo consapevole.
Noi pensiamo di allenare una cosa soltanto se siamo noi a dirgli cosa fare, noi ad esempio siamo
convinti di allenare il tiro in porta soltanto se facciamo un esercitazione per il tiro in porta, perché
se facciamo 3vs3 e tirano 10 volte a testa per come siamo schematizzati mentalmente non stiamo
allenando il tiro in porta.
la colpa è perché siamo sempre abituati a pensare in maniera analitica, perché per definire meglio,
separiamo questa è una forma mentale che ci appartiene ma invece dovremmo pensare più in
termini globali.
Noi nel gioco tradizionale volpi,serpenti e galline stiamo allenando i cambi di direzioni non
abbiamo bisogno dei coni e del percorso motorio, non ci serve correggere il bambino dicendo in
che modo debba mettere il piede siamo convinti che se non glielo diciamo noi non lo stiamo
allenando...
se sta facendo un cambio di direzione all’interno del gioco lo sta allenando indirettamente!!! e lo sta
allenando meglio di quando noi gli diciamo come fare!! perché sta utilizzando meccanismi di
controllo che sono quelli inconsapevoli e sono quei meccanismi che tirerà fuori nella prestazione.
Invece noi siamo convinti che il bambino alleni il cambio di direzione solo se messo li ad un
esercizio sui cambi di direzione se no non l’abbiamo allenato.
Perché nel 3vs3 non ci sono i cambi di direzione?
Questo è un po il controsenso in cui andiamo incontro, dobbiamo leggere la motricità durante il
gioco.
Dobbiamo rispettare la contestualità è le caratteristiche dello sport facendo emergere i
comportamenti che servono, questa dovrebbe essere la logica da attuare.

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