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PROFESSIONALIZZAZIONE DELLO PSICOLOGO NEI CONTESTI PSICO-ORGANIZZATIVI

Testi:

- Le forma dell’aiuto – come costruire e sostenere relazioni. Raffaello Cortina Editore. Schein. E.H
(2010)
- L’arte di fare domande. Guerini editore. Schein (2014)

Per frequentanti: domande principalmente su lezioni e di ragionamento

Esame: 3 DOMANDE APERTE (senza limiti di spazio)

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mappa  una domanda dell’esame parte da questa

Parte grigia: vincoli/criticità

Parte bianca: opportunità

LEZIONE 24/11

 Come possiamo costruire un futuro lavorativo e cosa vuol dire nello scenario attuale?
 Cosa vuol dire pensare al futuro?
Parlare di professionalizzazione vuol dire parlare del nostro futuro.

“l’amare il proprio lavoro costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra” (Levi)

Ad oggi, il nostro mondo viene concepito sulla base di dimensioni non materiali e dove le differenze sono
più difficili da interpretare  aumento della complessità: le dimensioni da considerare sono moltissime e
meno tracciabili/prevedibili.
Contesti tecnologicamente densi  Viviamo in un contesto altamente tecnologico, che ha portato a grandi
trasformazioni nel modo di vivere e di concepire il mondo e i confini.

Mediazione tecnologica – sostituzione  la tecnologia porta anche ad una forte pressione portando con sé
un timore di sostituzione: molte competenze e professionisti vengono sostituite dall’utilizzo di tecnologie.

Potenziamento delle capacità grazie alle tecnologie VS timore della sostituzione

Democratizzazione e simmetria – livellamento delle competenze  la tecnologia porta anche ad un


importante cambiamento sul modo di percepire le relazione, si sviluppa una democratizzazione e un
livellamento delle posizioni e delle competenze lavorative e di vita. Cambiamento nella concezione di
professionista e di come questo possa creare una relazione di fiducia.

Ne manca uno guarda slide (non ne ha parlato mi pare)

35 anni  economicamente autonomo

55 anni  disoccupazione

70  pensione

Il contesto è complesso, multidimensionale, implicito, in contuno mutamento, poco prevedibile, in continua


evoluzione.

Dentro questo contesto è interessante capire come le due cose che fino a poco tempo fa erano “tranquille”
si stanno modificando completamente: il modo di concepire il tempo e lo spazio.

Il nostro modo di concepire lo spazio può essere definito con: ovunquismo e altrovismo  non siamo più
capaci di vedere cosa ci accade vicino ma siamo più in grado di vedere ciò che è più distante da noi.
Attraverso l’iperconnessione è venuta meno la tendenza a vedere ciò che è vicino.

Cambia anche il modo di concepire il tempo, molto meno lineare, adesso c’è una sorta di disaffezione per il
passato prossimo e per il futuro. È difficile pensare ad un futuro lontano. Si tratta di un esperienza lineare
definibile del presentismo, una grandissima densità del presente.

Professionalizzazione: libretto di istruzioni, elenco di istrizuini e strumenti da riprodurre nel contesto di


lavoro.

Dentro questa complessità e incertezza abbiamo l’esigenza di aggrapparci in qualcosa di concreto e


traducibile nell’immediato. Psicologicamente si tratta di una tensione naturale. La complessità richiede una
lettura trasversale mentre la tendenza è di suddividere le professioni in moltissimi settori scientifici
specifici. (sorta di paradosso) “all’interno di un mondo iperspecializzato per essere bravi professionisti
dovremo essere indisciplinati”  i problemi che incontreremo vanno oltre la specializzazione.

Non son gli strumenti e le tecniche a risolvere questioni di questa grande complessità, sarebbero soluzioni
riduzioniste.

Tendenze in questo contesto: (libretto di istruzioni)

- Difficoltà a guardare al futuro, a progettare (paralisi, immobilismo)


- Raccolta – bulimia delle informazioni
- Iper specializzazione (dominio della tecnica)
- Sfiducia nelle professionalità e competenza professionali. Mi fido solo di me (e di quelli come me)

25/11

Rispetto al contesto odierno, tempo fa si seguiva un percorso professionale stabile e costante.

Anche a livello psciologico la flessibilità e precarieta lavorativa odierna, ci da’ un idea di sviluppo
professionale molto sfumata e un idea di futuro paragonabile ad un labirinto, dove la meta non è chiara.

È difficile ad oggi avere chiara l’immagine finale della nostra identità lavorativa, è necessario puntare sulle
risorse, sui mzzi che prograssivamente abbiamo a disposizione, piuttosto che sulla meta finale.

“ le tracce di futuro nel presente, sono sfumate”

Nella ricerca emerge come vi siano tantissimi psicologi che fanno altro rispetto a ciò che hanno studiato,
che, come liberi professionisti, faticano ad esercitare la professionalità con continuità, esplorano percorsi
professionali innovativi lontani dalla psicologia o apparentemente lontani.  discontinuità che caratterizza
un percorso professionale.

Questa frammentazione ci fa perdere il senso e il significato del lavoro.

“perdere il senso del lavoro vuol dire non riuscire più a tracciare le ipotesi di fondo, il perché facciamo
determinate cose e le conseguenze di ciò he facciamo”  viviamo in paradossi: di fronte ad un mondo
caratterizzato da complessità e che ci richiede di essere flessibili, noi reagiamo sia a livello formativo che
professionale attraverso un tentativo di controllo, cercando di allineare ciò che non lo è. Ad esempio
attraverso la frammntazione, l’iper-tecnicismo. Così facendo però perdiamo il senso del lavoro.

È necessario riuscire a rintracciare il nostro essere professionisti rispetto a una modalità di operare che
utilizza le lenti/ sensibilità di psicologia.

SLIDE GUARDARE AL FUTURO

SLIDE AVERE UN PROGETTO…

Quali sono oggi le paure più diffuse associate al lavoro:

- Precarietà a livello psciologico, legato alla framentazione, come posso non sentirmi precario di
fronte a un mondo che non mi consente di posizionarmi chiaramente rispetto alla mia idea di
professionalità. (vs flessibilità)

Avere un progetto aperto è la chiave per guardare il futuro (VEDI SLIDE), dobbiamo essere
consapevoli che i nostri progetti professionali possono andare in fumo, le cose cambiano, le
opportunità cambiano. (impertinenza delle cose).
Ciò che fa la differenza tra precarietà è flessibilità è propro l’avere in mente un progetto aperto
consapevole del cambiamento delle cose.

- Sostituzione (vs potenziamento): l’ansia di essere sostituiti da qualcuno migliore (spesso riversiamo
quest’ansia sulla tencologia)  paura di non riuscire a concorrere con la complessità e velocità del
nostro tempo. Paura di essere indietro.
Aspetto positivo: potenziamento. Di fronte alla complessità noi dobbiamo lavorare con strumenti di
un concerto, insieme per uno scopo comune, si creerà sovrapposizione ma che sono possibilità di
potenziamento e non ripetizioni o competizioni. (es. psicologia e scienze dell’educazione non
competono, ma si dirigono insieme verso uno scopo)

Posizionandoci in una delle due polarità agiamo in modi differenti. Si tratta di polarità opposte e
vissute in modi differenti.

- Solitudine (vs autonomia): sentirsi soli nella costruzione della propria identità professionale. Ci
perciepiamo come lavoratori che agisocno individualmente. Noi stiamo vivendo secondo il
paradigma dell’individuazione: sperimentiamo molta più libertà, più scelta, più possibilità di
cambiamento ma ciò genera l’effetto svincolamento = mettendo al centro la possibilità di soddifare
il dedsiderio professionale, l’effetto collaterale è che per perseguire questo desiderio dobbaimo
svincolarci dagli altri, che percepiamo come un’ostacolo.
Questo effetto di svincolamento ci ha portato ha un’iper-responsabilità del nostro percorso
professionale.
Non possiamo costruire i legami come fossero semplici connessioni, dobbiamo approfondire.

Polo opposto: autonomia.

NON LUOGHI: luoghi di passaggio, che non sono identitari e dove i soggetti transitano. Per non diventare un
non luogo, bisogna dare un senso, costruzione di senso, costruibile grazie al dialogo relazionale e
interdisciplinare (psicologo in ospedale, dialogo e confronto con i medici per costruire un’identità)essere
coscienti del proprio ruolo, della propria utilità. Contesti organizzativi monologici (non c’è scambio
produttivo, relazione uni-direzionale in contesti di lavoro come medico-medico o capo-impiegato) sono
nocivi da questo punto di vista. Bisogna concepire i contesti organizzativi con tante prospettive diverse e
dialogo tra le professioni.

IERI: attraverso l’appartenenza forte ad un’organizzazionela fedeltà veniva premiata, il turnover veniva
visto come sintomo di patologia organizzativa.

OGGI: cambiare lavoro e mettersi in discussione è un valore. Cambiamento è natura ed è intrinseco alla
costruzione della professionalità.

Come concepire l’identità lavorativa/professionale?

In psicoanalisi l’identità viene definita come il senso e la consapevolezza di sé come entità distinta dalle
altre e continua nel tempo (distinzione tra me e fuori da me).

Le dimensioni identitarie in psicologia sociale è una dimensione poliedrica. Ogni soggetto dà maggiore o
minore importanza a 8 domini (politica, religione, amicizia, valori, rapporti di coppia, lavoro, cultura,
famiglia) e nella misura in cui lo fa costruisce la sua identità. Il lavoro è tendenzialmente la dimensione
maggiormente centrale.
Storicamente…
Nell’antichità sovrapposizione tra posizione lavorativa e status sociale. Nell’antico Egitto in società era
divisa in classi: le persone non erano considerate tutte uguali ma occupavano un gradino della scala
gerarchica. Soltanto con l’affermazione del Cristianesimo si diffonde in Occidente, la nozione di identità
intesa come coscienza dell’individualità e insostituibilità di una persona.

Bauman analizza la rivoluzione industriale in Inghilterra tra il 1760 e il 1780 e il cambiamento radicale e
nell’organizzazione del lavoro. Il nuovo lavoro all’interno delle fabbriche era meccanico, impersonale,
disumano, organizzato in catena di montaggio e senza uno scopo visibile. Questo in contrasto alle botteghe
che caratterizzavano il lavoro prima della rivoluzione industriale. Secondo Bauman grazie ad una nuova
etica del lavoro basata sul fatto che il lavoro nobilita l’uomo e lo rende rispettabile, gli individui venivano
convinti a lavorare.

Cosa diventava il lavoro per l’identità del singolo individuo?

 Il fulcro della vita individuale: lavoro come fattore di dignità, rispetto e autostima.
 Il fulcro della vita collettiva: lavoro come fattore di definizione della posizione nella comunità.

Il tipo di professione determinava stile di vita, diritti e doveri, aspettative sul futuro, modello di famiglia,
vita sociale e tempo libero. Quindi la professione diventava l’unica variabile indipendente che consente di
prevedere ogni altro fattore.

(Se prima la postazione lavorativa aveva dei confini strutturali ben definiti, ora la professione influenza
prepotentemente la sfera privata)

CONSEGUENZA: La carriera professionale diviene il principale fattore nella definizione della propria identità:
diventa la principale fonte di fiducia in se stessi o di incertezza, di autocompiacimento o di
autodisapprovazione, di orgoglio o di vergogna.

Max Weber evidenzia come la religione protestante favorisca lo spirito del capitalismo, ovvero una
disposizione socio-economico-culturale al guadagno individuale.

 Religione cattolica la fede ha carattere sociale, comunitario. Serve l’intermediazione della chiesa
per interpretare la bibbia, per avere un rapporto con dio QUINDI la salvezza di raggiunge per mezzo
dell’istituzione ecclesiastica e l’azione individuale viene inibita.
 Religione protestante (1517, Martin Lutero) la fede ha carattere individuale: la chiesa non ha più
il ruolo di intermediario tra singolo individuo e Dio QUINDI la salvezza diventa un fatto individuale e
soprattutto l’azione individuale viene incentivata in quanto considerata come mezzo per onorare
Dio, per pregare.

CONSEGUENZE SULL’ECONOMIA:

 le risorse economiche prima ingentemente utilizzare per opere comunitarie ora sono disponibili per
rilanciare l’economia.
 Dalla regola benedettina ora et labora al più capitalistico laborare est orare (lavorare è pregare).
 L’iniziativa economica privata, se in ottica cattolica veniva considerata come attività disonesta,
distante dalla mentalità comunitaria, ora viene riabilitata.

COME SI RIPERCUOTE SULL’IDENTITA’ PROFESSIONALE?

La dedizione al lavoro da valore in sé, da attività intesa come di per sé nobilitante… comincia a essere
concepita come mezzo per diventare più indipendenti e ricchi. Non più l’etica del lavoro, ma l’INCENTIVO
ECONOMICO risulta essere la motivazione per la quale gli individui decidono di lavorare. Il lavoro inizia a
essere concepito come mezzo e strumento.

Cambio di paradigma da più lavori, più hai dignità a più guadagni, più hai dignità.

(1) etica del lavoro stimolava fedeltà del dipendente al datore di lavoro e incentiva la permanenza nella
stessa organizzazione per la durata dell’intero arco della propria vita vs (2) incentivo economico dove la
ricerca di un maggior guadagno fa cadere il concetto di fedeltà e viene favorita una maggior mobilità tra
organizzazione differenti, alla ricerca di un maggior guadagno individuale.

Se nell’epoca industriale a carriere lineari, preordinate e contrattuali sia associavano identità professionali
stabili e certe, dagli anni 70’ in poi a carriere discontinue si associano identità fluide e frammentate.

PROTEAN CAREER (1974): identifica un modello di carriera in cui gli individui sono in grado di adattarsi,
autodeterminarsi e modellare la propria carriera in base all’ambiente circostante, seguendo i propri valori
sia lavorativi che personali e raggiungere il successo e al soddisfazione psicologica personale (Hall,2004).

Nuova attitudine individuale a gestire il cambiamento lavorativo e la propria carriera in modo proattivo,
autonomo e responsabile: orientare la propria carriera e prendere decisioni relative a essa, facendosi
guidare dai propri valori personali e professionali.

Focus sull’individuo e sulla propria agentività.

BOUNDARYLESS CAREER: identifica un modello di carriera costituito da una sequenza di opportunità di


lavoro che vanno oltre i confini di un solo contesto lavorativo.

Attitudine generale a lavorare intorno o al di fuori di contesti organizzatici: interesse a spostarsi fisicamente
tra diverse organizzazioni in un contesto caratterizzato da mobilità lavorativa.

Focus sui luoghi entro i quali il soggetto agisce.

Rispetto alla carriera tradizionale, con questi nuovi modelli la carriera può svolgersi in diverse
organizzazioni e attraverso lavorative frammentate nel tempo che rendono necessari per il lavoratore
affrontare eventuali interruzioni o momenti di non lavoro. La diversificazione delle esperienze e la
moltiplicazione delle occasioni di apprendimento contribuiscono ad aumentare la capacità degli individui di
rendersi occupabili, una risorsastratificazione progressiva delle competenze.
In quest’ottica la carriera è considerata come strettamente personali, slegata dalla struttura organizzativa.
Lavoro come flusso piuttosto che status o semplice posizione. Carriera come percorso che coinvolge in
modo più articolato tutta la persona. Identità personale come un costrutto dove soggetto ha continui
mutamente e ridefinizioni identitarie

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