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DELL’EDUCAZIONE FISICA
IN ETÀ EVOLUTIVA
PERCORSI DIDATTICI
A.A. 2015/16
INTRODUZIONE
A cosa può servire questo manuale?
Secondo noi dovrebbe essere un aiuto per tutti coloro che vengono chiamati ad insegnare
scienze motorie. La nostra idea è di fornire un minimo di riferimenti teorici (perché il
movimento ha sempre basi scientifiche) e una scaletta di interventi, giochi, esercizi,
feedback, riflessioni, valutazioni, proposte, ecc.. mirate alla costruzione di un breve
programma didattico per le principali fasce d’età e per le varie tipologie di settore (scuole,
centri di avviamento allo sport, centri estivi, società, ecc…) in cui ci si può trovare a
lavorare. Ovviamente quanto scritto non può essere altro che uno stimolo, una proposta,
senza alcuna pretesa di unicità e assoluta veridicità. E’ il frutto della nostra esperienza
pregressa, quindi ci potrebbero essere altre 1000 proposte migliori che starà a voi
sperimentare; è uno dei tanti modi di lavorare tenendo sempre ben presenti i principi guida
del nostro lavoro: le finalità, gli obiettivi, i contenuti, i metodi.
Sono due nomi della stessa disciplina educativa finalizzata allo sviluppo, alla crescita e al
mantenimento delle funzioni motorie coordinate con le capacità cognitive ed affettivo-
relazionali.
LE FINALITA’:
EDUCARE significa portar fuori ciò che sta dentro, rendere palese una predisposizione,
far scaturire le potenzialità esistenti nella persona da educare (dal latino educere =trarre
fuori). E’ il processo che tende allo sviluppo delle facoltà mentali, fisiche e relazionali
dell’individuo. Avviene attraverso l’istruzione (trasmissione di concetti e informazioni) e
l’insegnamento (relazione empatica che favorisce l’apprendimento).
Avviene in differenti contesti (famiglia, scuola, amici, società sportiva, oratorio, circoli
culturali, ecc.) tramite diversi attori (genitori, insegnanti, istruttori, gruppo dei pari, mass-
media) e attraverso la didattica (o pratica dell’educare) che si fonda sulla conoscenza di
metodi e contenuti.
· nel miglioramento della funzionalità di organi ed apparati, con particolare attenzione allo
sviluppo plastico dell’apparato neuro-muscolare per migliorare l’adattamento alle
situazioni della vita quotidiana;
· nel mantenimento dell’equilibrio tra energia introdotta e spesa (rapporto tra massa
magra e tessuto adiposo) al fine di ridurre i rischi di patologie.
Tutto ciò al fine di mantenere un equilibrio fisico, mentale e sociale che consenta di vivere
bene attraverso la realizzazione quotidiana delle proprie risorse e aspirazioni.
L’ETA’ è molto ovvio capire che le finalità, gli obiettivi, i contenuti, la metodologia, siano
molto diversi tra loro se devo insegnare a bambini, ragazzi, adolescenti, adulti, anziani.
E’ pur vero che potrei trovarmi ad insegnare ad un gruppo di adulti che vogliono fare una
ginnastica di potenziamento aerobico con gli attrezzi oppure ad un gruppo di adulti che
vogliono fare attività aerobica con la musica. In questo caso, pur essendo analoga l’età,
cambiano completamente i contenuti ed i mezzi.
Se siamo in una Polisportiva in cui esistono squadre di calcio, volley e basket, cercheremo
di sviluppare un’attività motoria che tenda anche ad individuare eventuali predisposizioni
nei nostri piccoli allievi verso questi particolari sport.
Se stiamo lavorando in una società di calcio che organizza tornei anche per i giovanissimi,
la nostra attività dovrà prevedere anche una preparazione tecnico/tattica che possa
consentire ai bambini di svolgere una partita di calcio piuttosto che di basket o altro.
Quindi l’obiettivo di quel particolare contesto sportivo vincola già la mia programmazione.
Potrei essere stato assunto solo per i 2 mesi estivi o per tutto l’anno scolastico, o per
sostituire un collega in malattia per qualche mese, o avere un incarico più prolungato.
Questa attività potrebbe svolgersi su due ore settimanali (in linea di massima è così) o per
tempi più dilatati. Gli obiettivi che mi porrò saranno proporzionali al tempo che avrò a
disposizione. Infatti si parla di programmazione a lungo, medio e breve termine.
Inoltre c’è da considerare che dipende anche in quale parte dell’anno ci troviamo, nel caso
mi trovi a sostituire un collega dovrò conoscere gli obiettivi già conseguiti
precedentemente dal gruppo, prima di poter programmare una sequenza adeguata di
contenuti.
I PREREQUISITI: ogni attività motoria deve essere adeguata, oserei dire fatta su misura,
per quello specifico gruppo. Quindi non si può fare una buona programmazione senza
conoscere il livello di capacità raggiunto dalle persone con cui lavorerò. Pertanto nelle
primissime lezioni dovrò prevedere una serie di giochi, staffette, percorsi, esercizi, che mi
diano la possibilità di “testare” il livello di sviluppo e padronanza delle principali capacità
motorie condizionali e coordinative, nonché il livello di socializzazione che eventualmente
esiste tra quelle persone, che potrebbe essere una grossa risorsa da cui partire.
non esiste una tipologia unica di lezione; ci sono un’infinità di cose che si possono
proporre in ciascuna lezione, ma dato che vogliamo dare alcune indicazioni a coloro che
sono all’inizio della loro esperienza, il consiglio è di partire da questo modello-tipo per poi
sperimentare di volta in volta l’introduzione di contenuti personali e metodologie differenti.
Il primo concetto basilare è la varietà delle proposte operative che tuttavia devono
sempre rispettare gli obiettivi prefissati e la finalità dell’insegnamento.
In modo molto schematico possiamo ricordare che ogni lezione dovrebbe contenere
almeno 5 momenti:
1. l’orientamento o l’accoglienza
La parte centrale con lo sviluppo di uno o più obiettivi specifici: rappresenta il cammino
operativo dell’apprendimento di nuovi contenuti, l’acquisizione di nuovi schemi motori,
nuove abilità, o l’applicazione di precedenti apprendimenti in nuovi contesti (trasferibilità).
(Vedi il capitolo Apprendimento motorio nella dispensa Marani)
La parte ludica può essere la trasferibilità degli apprendimenti appena acquisiti in modo
analitico, nel gioco globale o in una partita. Per esempio: imparare il tiro a canestro poi
utilizzarlo in un gioco (gara di tiri a canestro) o in una partita 3 contro 3 o 5 contro 5
In questa fase si ottiene anche un feedback, necessario sia all’insegnante che all’allievo,
sul livello di apprendimento raggiunto dal gruppo. Questo consente al docente di fare le
opportune correzioni al suo programma o al suo metodo e consente all’allievo di “sentire”
se ha raggiunto una sufficiente padronanza del gesto o se necessita di ulteriori
esercitazioni. In accordo con gli studenti, a livello scolastico, questo momento può anche
essere utilizzato per una verifica formativa o sommativa; mentre un gruppo gioca, alcuni
allievi vengono valutati dal docente poi si cambia, in modo che nessuno stia fermo ad
aspettare il proprio turno per essere valutato.
Il defaticamento: solitamente negli ultimi 5/10 minuti di lezione bisogna proporre un’attività
un po’ blanda, in modo che il ritmo cardio-respiratorio si abbassi e ritorni alla condizione di
normalità, per non mandare i ragazzi nello spogliatoio tutti affannati e accaldati.
Spesso è difficile farli smettere di giocare per fare un’attività blanda (che a loro appare
noiosa) quindi si utilizzano gli ultimi 5 minuti per rimetterli seduti in cerchio e chiedere loro
di fare una sintesi del lavoro appena svolto cercando di portarli a verbalizzare quello che
hanno appena sentito, provato, imparato, le difficoltà non superate, le proposte per la volta
successiva, ecc.
PERCORSI DIDATTICI
Ora vorremmo illustrarvi alcuni nostri percorsi didattici che crediamo possano essere
d’esempio e di stimolo per arricchire l’attività di chiunque si appresti a lavorare nel campo
delle Scienze motorie. Vi illustreremo 7 percorsi didattici dandovi, per ciascuno di essi,
anche alcune indicazioni teoriche che spiegano come la pratica sia sempre collegata ad
una base scientifica, ad una motivazione che va ben oltre il semplice “fare ginnastica”.
1. La socializzazione
2. Il riscaldamento
3. Il gioco
4. Il ritmo e la percezione
5. Il ritmo e la coordinazione
6. Gli sport di quadra e individuali
7. L’attività motoria nella prima infanzia
PERCORSO DIDATTICO N.1: LA SOCIALIZZAZIONE
RIFERIMENTI TEORICI:
Quando un gruppo si trova per la prima volta insieme con un nuovo insegnante, la cosa
più importante a cui fare attenzione sono i sentimenti e le emozioni delle persone e le
dinamiche relazionali. Quasi tutti nei primi momenti si chiedono chi siano i loro compagni,
se saranno all’altezza delle richieste dell’istruttore; se le persone hanno delle insicurezze
saranno nervose, tese, preoccupate del giudizio degli altri. Ecco perchè il compito
prioritario dell'insegnante durante le prime lezioni è quello di creare un clima sereno, di
rispetto reciproco, scevro da giudizi e preconcetti, fatto di conoscenza e accettazione
nonchè di collaborazione ed empatia. A volte dentro il gruppo capita che ci si senta un
numero, o comunque qualcuno che conta poco. Al contrario può capitare che ci sia
qualcuno che tenta di accentrare su di sè tutte le attenzioni. Entrambe le situazioni
complicano il percorso di apprendimento che risulta difficoltoso per gli individui che sono
preoccupati e distratti da emozioni negative.
Molti sono gli aspetti dell’inclusione: conoscere le persone del gruppo, condividere gli
stessi obiettivi (siamo tutti qui per mantenerci in forma), essere tutti lì con lo stesso scopo
(vogliamo imparare a giocare a basket), sentirsi simili (abbiamo tutti 70 anni o più).
Quindi la prima cosa che un docente deve fare è favorire la socializzazione e lo star bene
insieme, anche attraverso esercizi di contatto (per esempio i giochi di trasporto) che
favoriscano la conoscenza e la fiducia reciproca.
(Ulteriori approfondimenti sul tema della socializzazione sono reperibili nella dispensa
Marani pubblicata nel sito di UNIFE)
RIFERIMENTI PRATICI:
8- LE SCIMMIE IN BARCA:
Formare dei gruppi da 8/10 persone disposti sul lato lungo della palestra. In partenza uno
dei componenti della squadra è disposto sul punto diametralmente opposto. Scopo del
gioco passare da una parte all’altra “del fiume”, ovvero alla fine del gioco tutti i giocatori
devono trovarsi al lato opposto da dove erano partiti, compreso il compagno che parte
dalla posizione opposta. Come si può farlo? Ma in barca naturalmente!
RIFERIMENTI TEORICI:
COME SI FA IL RISCALDAMENTO
RIFERIMENTI PRATICI:
1 - CIRCLE TIME
Seduti in grande cerchio dire il proprio nome associato ad una caratteristica personale,
una emozione o un aggettivo; dopodiché provare a raggrupparsi per affinità o per opposti
per formare 4 gruppi.
3- IL RISCALDAMENTO
B – riflessione (5 min.): il gruppo deve indovinare la fascia d’età, l’obbiettivo centrale della
lezione e devono fare proposte per arricchire il riscaldamento (altri 4 minuti di
riscaldamento, per un totale di 15 min. )
A questo punto gli insegnanti propongono delle attività di riscaldamento differenziate per
fasce d’età:
Palestra divisa in 4 campi, in ciascuno di essi uno dei quattro gruppi iniziali divisi in due
squadre (ogni gruppo si divide a metà con pettorine o casacche) si effettua il gioco dei 5
passaggi utilizzando delle bottiglie di quattro diverse dimensioni e forme. (Acqua, succo di
frutta, latte da 1l. latte da ½ l.). Tempi e punteggio: Il gioco dura complessivamente 8
minuti, ogni due minuti viene cambiata la bottiglia ma ogni squadra prosegue con il proprio
punteggio già acquisito.
A) Prima Consegna: corsa lenta sul perimetro della palestra, ognuno deve fermarsi
quando crede sia trascorso un minuto di tempo. Stessa cosa per la durata di 3 minuti. Da
notare che questa attività stimola la percezione del tempo.
Seconda consegna: sempre correndo sul perimetro esterno della palestra bisogna
compiere un giro della stessa, dapprima in un minuto, successivamente in 45 e 30
secondi. Da notare che questa attività stimola la percezione dello spazio/tempo
B) Andature della corsa: a coppie corsa calciata solo con gamba esterna
C) Andatura della mobilità: Passo saltellato con circonduzione del solo braccio esterno
Mantenendo i quattro gruppi iniziali, ogni gruppo disposto in due file di fronte, ai lati
opposti della palestra:
A- Staffetta con racchetta da badminton e pallina. Ogni componente del gruppo deve
attraversare la palestra e consegnare al compagno posto nella fila di fronte la racchetta
con la pallina. Se la pallina durante il tragitto cade per terra, il giocatore la deve raccogliere
e ripartire solo dopo aver fatto tre passi indietro rispetto al punto in cui è caduta.
B- staffetta con i sacchi di riso (o grano) in testa. Stessa modalità esecutiva dell'attività
precedente. Da notare che in questo caso l'obiettivo ricercato é oltre che il controllo della
postura anche dell'equilibrio.
- IL GIOCO
Il gioco è una dimensione fondamentale nella vita di ogni bambino. Nel gioco egli si
muove, scopre, inventa, si relaziona con gli oggetti, con l’ambiente, col gruppo dei pari. Il
gioco favorisce lo sviluppo di tutte le 3 aree della personalità (cognitiva, affettivo-
relazionale, motoria), in particolare:
Area affettivo/relazionale (o sociale): dopo i tre anni i bambini possono lasciare i giochi
individuali ed iniziano a gradire i giochi con gli altri. Questo favorisce il superamento di
stati di timidezza, di insicurezza, di isolamento e stimola il confronto, la collaborazione,
l’amicizia.
Il gioco basato sulle regole può essere iniziato intorno ai 4/5 anni ma la fase di maggiore
sensibilità e disponibilità è intorno agli 8-10 quando il bambino è in grado di comprendere
e accettare alcuni concetti astratti come: il condividere, fare a turno, accettare di perdere,
essere leali, rispettare i tempi, comprendere la finalità del gioco. Per questo si dice che il
gioco è molto educativo! Il gioco viene ad essere una sorta di amplificatore di tutti gli
elementi utili allo sviluppo del soggetto e l’assimilazione di tutti questi elementi è resa più
rapida e relativamente semplice dall’aspetto ludico che il gioco per sua natura possiede.
Giocando si fa qualcosa che diverte e allo stesso tempo si apprende, senza pensare né
alla fatica né al tempo che scorre, né a cosa in realtà si sta facendo. Il divertimento è la più
grande motivazione a fare qualsiasi cosa! I giochi hanno la capacità di stimolare le abilità
sotto l’aspetto coordinativo, condizionale ed organico.
I giochi non codificati (palla rilanciata, palla avvelenata, ecc..) sono meno ancorati alle
regole rispetto ai giochi codificati (calcio, volley, basket, ecc..) e queste regole possono
anche essere ridotte, cambiate, adattate all’ambiente o decise dal gruppo. Consentono di
svolgere attività più creative e si adattano maggiormente al numero di persone che
abbiamo davanti, alle attrezzature presenti (anzi spesso non richiedono attrezzature
specifiche) alle finalità che vogliamo raggiungere.
La cosa che diverte in sè, è il confronto coi compagni, il misurarsi col tempo, il mettersi in
gioco e scoprire le proprie possibilità.
Nella fascia d’età della scuola primaria l’educazione ludico motoria dei bambini avviene
potenziando e diversificando sia proposte e occasioni di attività ludico-motorie che
pratiche pre-sportive. Le suddette, a qualsiasi età vengano praticate, ma soprattutto in
questa delicata fase di crescita, perseguono il principio di considerare i bambini tutti
protagonisti, nessuno escluso. Per riuscire a far questo è fondamentale tenere conto di
attitudini, preferenze e capacità individuali, rispettando i naturali ritmi di crescita e
promuovendo pari opportunità di partecipazione, con una particolare attenzione agli alunni
diversamente abili.
RIFERIMENTI PRATICI:
Scopo del gioco: comporre un elenco il più lungo possibile di tutti i giochi conosciuti dal
gruppo.
Come si gioca: Divisi in due squadre, seduti a distanza da un foglio, al via il primo
giocatore, munito di pennarello, corre al cartellone per scrivere il titolo di un gioco di
movimento, quindi ritorna velocemente al gruppo passando il testimone-pennarello al
secondo giocatore che fa la stessa cosa fino al termine del tempo stabilito. Lo stesso
gioco non va scritto due volte. Sono previste due manche con le rispettive consegne di
scrivere: 1) i giochi con la palla, 2) i giochi senza palla. Risulta vincitore il gruppo che ha
espresso il numero più elevato di giochi di movimento, con e senza palla.
Il gruppo rimane diviso in due sottogruppi. Fra tutti i giochi scritti sul foglio ne vengono
scelti 4 (giochi di collaborazione/socializzazione/conoscenza) senza motivare il perchè, e
ognuno dei due gruppi ne realizzerà due, dedicando ad ognuno 10 minuti circa. Al termine
di questa attività, gli studenti dovranno scoprire e verbalizzare l’obiettivo del gioco svolto.
Successivamente l’insegnante ne propone altri, ad esempio: IL SARACINO DI GOMMA E
I GIOCHI POPOLARI (i 4 cantoni, rubabandiera)
Scopo del gioco: ogni squadra cercherà di vincere infilando per un numero maggiore di
volte l'anello nella bacchetta. Come si gioca: Divisi in 2 squadre, sulla linea di fondo di un
campo da pallacanestro, da entrambe le parti, c’è un compagno (saracino) su una panca
con una bacchetta in mano; ogni squadra deve, passandosi l’anello di gomma, cercare di
infilarlo nel bastone del proprio saracino. Regole di gioco: Non si possono fare più di 3
passi con l’anello in mano. Il saracino sulla panca può cercare di intercettare con la
bacchetta, l’anello volante. Dopo ogni punto l’anello passa alla squadra avversaria che lo
rimette in gioco con un lancio da fondo campo. Vince chi fa più centri nel tempo stabilito.
Al termine chiedere quali trasformazioni si possono introdurre per renderlo per esempio,
più facile o più difficile e sperimentarle direttamente.
QUATTRO CANTONI:
Descrizione:
1. I quattro cantoni (cerchi disegnati col gesso o altri punti segnati a terra, cerchi veri)
vengono posizionati ai quattro angoli di un quadrato immaginario.
2. I giocatori posizionati nei cantoni devono scambiarsi di posto tra loro.
3. Chi è in mezzo (G) deve invece cercare di essere più svelto e prendere così il posto di
uno degli altri quattro
4. Il giocatore a cui viene sottratto il posto, va al centro e ricomincia il gioco.
VARIANTI:
A) I giocatori sono a coppie per mano e anche al centro c'è una coppia per mano e si
procede nello stesso modo.
B) I cantoni non sono quattro ma quanti si vuole per far partecipare più persone.
C) Le persone o le coppie si scambiano i cantoni non correndo semplicemente ma con
modalità diverse indicate dal conduttore del gioco. Es. su un piede solo, a piedi uniti, etc.
RUBA BANDIERA
Descrizione: diviso a metà, è disposto a circa 6m. di distanza su due righe, di fronte, per
coppie numerate. Chi regge la bandiera è disposto ad uguale distanza e all’inizio delle due
righe. Quando il numero della coppia viene chiamato questa deve correre sempre legata a
mano per tentare di prendere la bandiera e portarla dietro la propria riga.
VARIANTI:
PERCORSO DIDATTICO N. 4:
PERCEZIONE-EDUCAZIONE AL RITMO
RIFERIMENTI TEORICI:
Il ritmo è talmente insito nella nostra vita che alcune delle nostre funzioni biologiche hanno
un ritmo! (Il battito cardiaco, il respiro, masticare, succhiare, parlare, sonno/veglia, onde
cerebrali, movimento). In ogni nostro gesto c’è un prima e un dopo, con una sua durata,
con un inizio ed una fine, quindi ogni movimento ha un suo tempo e il ritmo è ordine nel
movimento!
Il senso ritmico non viene appreso, ma è già presente alla nascita (caratteristica solo del
genere umano); a soli due giorni dalla nascita, nel neonato è attiva l’induzione del ritmo,
ossia la reazione spontanea di andare a tempo. A 3/4 anni è già in grado di sincronizzare
(fase della sincronizzazione senso-motoria) il movimento della mano o del piede con un
ritmo che abbia una cadenza regolare.
1. prendere coscienza del ritmo con cui cose e persone si muovono (più facile perchè
è un ritmo esterno a noi)
2. prendere coscienza del ritmo dei nostri movimenti (ritmo interno, più difficile se non
si ha una buona propriocezione).
3. mirare alla capacità di adeguare le proprie contrazioni muscolari ai ritmi esterni, sia
che essi siano una musica o un pallone, o un avversario.
RIFERIMENTI PRATICI:
Viene proposta una breve sequenza di passi, con base musicale brasiliana, solo
guardando l’insegnante che la propone (per imitazione). Tutte le consegne vanno
effettuate senza parlare, utilizzando solo il linguaggio non verbale.
d- chi vuole, può lasciare la propria quartina e aggregarsi ad un altro gruppo, senza che il
gruppo lasciato sia mai inferiore alle 2 unità, per sperimentare gesti/ritmi diversi, per
proporre il proprio ritmo o suggerire variazioni.
PERCORSO DIDATTICO N. 5:
IL RITMO E LA COORDINAZIONE
RIFERIMENTI TEORICI:
Capacità di ritmo
In ogni forma di movimento possiamo riconoscere un ritmo esecutivo caratterizzato da
durata, pause, velocità, intensità, accentuazione e frequenza.
Il ritmo di movimento è “l’ordine cronologico specifico, temporale, caratteristico di un atto
motorio” (Kurt Meinel, 1977), è una “articolazione regolata dei movimenti nel loro
svolgimento temporale” Alla base del ritmo c’è quindi la dinamica muscolare, cioè il
continuo e fluido alternarsi di contrazioni e decontrazioni, tensioni e rilassamenti. Nel
ritmo, è evidente, si manifesta anche la coordinazione motoria. I ritmi di movimento sono
condizionati perciò, in modo determinante, dalla struttura dell’apparato motorio umano. La
capacità ritmica è fondamentale negli sport ciclici di lunga durata, come ad esempio il
ciclismo od il canottaggio, poiché il mantenimento di un regolare ritmo di movimento rende
più efficace ed economico, dal punto di vista energetico, il lavoro muscolare. Ci si può così
adattare ad un ritmo proveniente dall’esterno (come quello scandito da una musica) o
riprodurne uno personale, interiorizzato ed autonomo, come avviene ad esempio nella
corsa o nel nuoto.
Il ritmo ha certamente anche un’oggettiva funzione aggregante e coinvolgente, come ad
esempio quando riesce a trascinare un gruppo di persone a muoversi insieme
piacevolmente, contagiati dalla stessa musica.
La coordinazione
Numerosi autori considerano la capacità di ritmo come una capacità coordinativa speciale.
Ma che cos’è la coordinazione e come si rapporta con il ritmo?
La coordinazione è quella funzione del cervello che ordina e collega tutti gli elementi che
servono a progettare e realizzare quell’azione motoria che ci serve per raggiungere il
nostro obiettivo (per esempio fare canestro o saltare un ostacolo, ecc...)
La capacità di ritmo consiste essenzialmente nell’eseguire un movimento, un gesto,
rispettando dei precisi intervalli di tempo e di durata;
RIFERIMENTI PRATICI:
8. alunni disposti in coppia di fronte con 3 palloni, uno da calcio e due leggeri di diversi
colori e/o dimensioni. Simultaneamente al passaggio con i piedi del pallone da calcio,
senza soluzione di continuità, la coppia deve passarsi/lanciarsi anche i due palloni, in
maniera diversa a seconda della tipologia. (ad. Es. il pallone da basket battuto a terra e
quello da pallamano lanciato sopra la testa.)
9. CON MUSICA: 4 coni posizionati in fila a terra che servono come punto di partenza.
Ogni ragazzo con pallone da basket deve avanzare facendo due appoggi e due
palleggi iniziando con la mano destra, poi con palla in mano fare l’arresto ad un tempo,
proseguire con altri due appoggi partendo in palleggio con la mano sinistra ma questa
volta sul secondo arresto effettuare ½ giro. Tornare indietro ricominciando a
palleggiare di nuovo con la destra.
10. due file di cinesini non simmetrici fra loro, i ragazzi avanzano con la palla al piede
facendo un percorso a zig zag, l’andata con il piede destro e il ritorno con il piede
sinistro. In ultimo ripetere l'esercizio camminando all'indietro.
RIFERIMENTI TEORICI:
Vi è una sostanziale differenza tra gli sport di squadra e quelli individuali: negli sport di
squadra l’atleta fa parte di un team e la responsabilità del risultato è condivisa mentre
negli sport individuali la responsabilità del risultato è pienamente a carico dello stesso
atleta anche se i risultati individuali potrebbero convergere in una valutazione collettiva di
squadra (per es.atletica, nuoto, scherma). Inoltre sovente negli sport di squadra gli atleti
devono ridefinire continuamente gli schemi di gioco, in base all’azione dei compagni, alle
loro prestazioni, agli avversari, e questo richiede una mentalità molto aperta, elastica e
disponibile. Mentre l’individualista è spesso disciplinato da schemi rigidamente predisposti
quindi necessita di una mentalità concentrata su stesso, sul riconoscimento delle proprie
prestazioni, sul piacere di sfidare i propri limiti.
A lungo andare gli effetti delle pratiche sportive saranno diversi: collaborazione, senso di
appartenenza, spirito di gruppo e competizione saranno accresciuti negli atleti che
praticano sport di squadra; viceversa, senso di responsabilità, disciplina, sfida dei propri
limiti e di se stessi, saranno tipici degli atleti individualisti.
Quando si deve proporre uno sport di squadra bisogna valutare bene, in base all’età
dell’utenza e ai prerequisiti del gruppo, che tipo di gradualità applicare e quali modalità di
insegnamento utilizzare. Quando i bambini sono piccoli o l’utenza è inesperta, si partirà
con il proporre i cosiddetti giochi pre-sportivi, ovvero i giochi sportivi convenzionali molto
semplificati, con le sole regole essenziali e che prevedono l'inserimento graduale e
progressivo dei gesti tecnici specifici di quello sport, dai più facili ai più difficili. Il gioco
sport dello scoutball (gioco propedeutico al rugby) ne è l'esempio più classico, ma altri
come il saracino di gomma, il gioco dei 5 passaggi, tra due fuochi, per citarne solo alcuni,
ne rappresentano l'esempio più concreto. Solo successivamente i giochi pre-sportivi
potranno evolvere verso le prime vere e proprie forme sportive, ovvero i cosiddetti mini-
volley, mini-basket, min-handball, ecc...
Il risultato principale che si ottiene ponendo la giusta attenzione alla corretta progressione
di insegnamento dello sport é in primis la salvaguardia dell'aspetto ludico- ri-creativo che il
bambino prova nel praticare queste forme via via sempre più evolute dal gioco al gioco-
sport, quindi al gioco pre-sportivo e infine al mini sport. Rispettando questa progressione i
bambini non perdono mai il senso della ludicitâ dello sport perché l'insegnante non sarà
fiscale sulla correttezza del gesto, così che tutti possono giocare e divertirsi anche se
ancora non hanno imparato il gesto tecnico. Questo è ancora più importante quando nel
gruppo c’è una persona disabile o in difficoltà, infatti l'aspetto dell’inclusione della persona
in difficoltà è da tenere sempre presente; è molto importante per l’insegnante conoscere
eventuali aspetti clinici o limitazioni motorie dei propri studenti, per diversi motivi:
per insistere sull’aspetto della collaborazione, del mettersi nei panni dell’altro, del
non dare giudizi negativi alle persone che non raggiungono immediatamente
l’apprendimento tecnico;
per fare proposte operative adatte a tutti;
per allungare i tempi di gioco in modo che ci sia più tempo per raggiungere gli
obiettivi prefissati.
Il gioco motiva moltissimo e diverte, quindi è più facile lavorare per tempi lunghi e far
percepire che sono la tenacia e la costanza a far raggiungere buoni risultati.
Le dinamiche sono molto differenti in un gioco di squadra in cui esiste o no il contatto tra le
squadre (per esempio: basket/volley). Quindi se abbiamo un gruppo che ancora non sa
controllare la propria vivacità non proporremo il basket o il calcio ma giochi in cui non ci sia
il contatto tra le due squadre.
Il ruolo in cui si gioca aggiunge una difficoltà, una responsabilità e non tutti i ragazzi
potrebbero essere adatti a rivestirlo in quella particolare fascia d’età in cui si trovano. Per
esempio: a 8 anni non tutti sono psicologicamente pronti per tirare un rigore, per qualcuno
potrebbe essere fonte di stress. Oppure a 14 anni ci possono essere ragazzi che non se la
sentono di fare il “libero” nella pallavolo, di avere la responsabilità di ricevere palloni forti,
ma soprattutto dove sbagliare la ricezione significa dare un punto sicuro all’avversario,
quindi non vanno mai forzati.
Anche l’atteggiamento dei giocatori è diverso nelle azioni in cui la propria squadra è in
difesa o in attacco e lo stress a cui sono sottoposti durante una partita è maggiore quando
i momenti in cui si è in attacco o in difesa cambiano repentinamente come ad esempio nel
basket o nel calcio.
Infine, come insegnanti dobbiamo essere molto attenti a non dare giudizi ai ragazzi che
sbagliano ma cercare sempre di gratificare le azioni positive, di valorizzare i loro progressi,
di stimolare la crescita della loro autostima.
Dobbiamo ricordare che non bisogna mai dire ad un bambino che non è capace di fare
una cosa perchè in questo modo è possibile che alla fine diventi realmente incapace di
farla. A volte le aspettative dell’insegnante inducono, anche inconsciamente, delle risposte
nell’allievo che vanno in quella direzione (la profezia che si avvera) pertanto dobbiamo
sempre pensare in positivo ed agire spronando tutti, ma soprattutto i più deboli, ad
insistere e perseverare nell’attività, perchè alla fine arriveranno anche loro al risultato
sperato.
RIFERIMENTI PRATICI:
Raduniamo il gruppo in cerchio al centro del campo, comunichiamo loro che oggi sarà una
giornata speciale, perché andremo alle Olimpiadi, ma per poterlo fare dobbiamo prepararci
bene, ad esempio, sappiamo come si cammina nella parata della cerimonia di apertura
delle Olimpiadi e come ci si saluta nel villaggio Olimpico?
PARATA OLIMPICA: chiediamo di fare la camminata come se fossero durante la parata
della cerimonia di apertura olimpica, con le seguenti variabili: aumentare e diminuire
velocità, camminare lateralmente, a passi incrociati, saltellando su di una sola gamba, o
su tutte e due le gambe, ecc..
SALUTI AL VILLAGGIO OLIMPICO: GIVE ME FIVE: quando si incrocia qualcuno
bisogna salutarsi. Come? Utilizzando via via, sempre più parti del proprio corpo, ad
esempio: solo con lo sguardo, solo con un cenno del capo, quindi con un cenno
dell'occhio, poi solo muovendo le spalle, muovendo un braccio, due braccia, una mano,
due mani, braccia e mani, ecc...quindi salutarsi toccandosi reciprocamente con: solo un
fianco, solo la gamba, solo un piede, mano e piede insieme, spalla e fianco, dandosi un 5
(GIVE me FIVE!) con una mano, anche in corsa, poi un 10 con entrambe le mani, magari
in salto e perché no con un salto girato, dulcis in fundo darsi un 5 quindi piegarsi sulle
gambe e rialzandosi in salto darsi un 10!
Proposte degli insegnanti, non in ordine didattico ma casuale; pallavolo con rimbalzo, palla
rilanciata con costruzione del gioco (fare i 3 passaggi) o senza, palla bomba, schiaccia 7,
pallavolo da seduti. Dopo aver fatto sperimentare le proposte di gioco verrà chiesto al
gruppo di riordinare la sequenza collegandola all’età più idonea.
3- SPORT INDIVIDUALI (20 min): viene proposta agli studenti una serie di esercitazioni
atte a renderli consapevoli delle loro predisposizioni affinchè possano scegliere in modo
più appropriato uno sport adatto alle loro capacità e attitudini. Le capacità motorie che si
andranno a verificare sono: velocità, forza, mobilità, agilità/destrezza e coordinazione.
Stazione 1- velocità (sulla distanza di 15 mt. max) si dovà effettuare una corsa veloce
individualmente, davanti a tutti.
Stazione 2A - forza degli arti inferiori balzi da fermi: 3 file di cerchi disposti a zigzag, a
distanze differenti tra loro, scegliere quale delle 3 serie si pensa di essere in grado di
superare saltandovi dentro a piedi uniti. Questa scelta favorisce l’autovalutazione delle
proprie capacità.
Stazione 2B - forza degli arti superiori: prove di lancio della palla medica: cordella
metrica distesa a terra con lo zero sul bordo interno della linea bianca di partenza; due
palle mediche da 2 Kg. pronte dietro la linea. L’allievo seduto a terra dietro la linea di
partenza, senza toccarla con alcuna parte del corpo, deve effettuare 2 lanci successivi
della palla medica. Un compagno gli leggerà le misure raggiunte.
Stazione 3 - mobilità seduti a terra con gambe incrociate, impugnare una bacchetta posta
dietro la nuca (impugnatura larga palmo in avanti), 6 massime torsioni a destra e sinistra.
Il GIOCO E IL GIOCO-DRAMMA
Fino alle soglie del 900, il gioco veniva considerato una attività contrapposta alle così dette
attività“ serie”. Solo nel 1898 lo studioso Karl Groos (1898) attribuì al gioco una funzione
importante nello sviluppo della persona, considerandolo una specie di palestra per i
comportamenti futuri. Il bambino, fin dal 10^ mese di vita, diviene capace di “fare finta” e
con questa abilità entra nella sua vita la possibilità di rielaborare gli elementi della propria
realtà, costruendo una realtà parallela all’interno della quale il mondo viene ricreato
secondo i propri bisogni e desideri. Questa elaborazione del mondo va di pari passo con la
formazione del proprio senso di identità.
Sue Jenning individuò tre fasi del gioco infantile le quali si succedono integrandosi:
* Saper ritornare come bambini : Per l'educatore diventa importante riscoprire di aver
avuto, e avere, desideri forti come i loro, aver desiderato di essere qualcun altro e di
averlo giocato in mille e più svariate imitazioni; e ancora riscoprire che desideri e sogni
che avevamo da bambini, ancor oggi sono presenti, magari solo in parte e/o con modi e
maniere diverse, ma pur sempre ancora vivi. Questo ci può aiutare a capire la personalità
in divenire dei bambini. Davanti alla eventuale timidezza e alla paura del bambino a
mostrarsi, a esibire le proprie emozioni e sentimenti, dobbiamo cercare di portare a lui la
capacità di sentirsi a proprio agio per quello che si é, anche e soprattutto accettando i
propri limiti, anche quelli espressivi.
* Mettersi in gioco: È necessario mettersi in gioco per quello che si è: chi è bravo e chi
non lo è, chi ha grandi capacità espressive e chi non le ha. Situazioni di abilità e capacità
opposte sono frequentemente presenti nello stesso gruppo. Si tratta di prendere
consapevolezza profonda che quella del gioco-dramma è un'attività fondamentale del
bambino. Un'attività che egli ricerca spontaneamente, che persegue volentieri nel suo
tempo, che percorre nei suoi tratti con grande coinvolgimento emotivo, affettivo e sempre
con grande trasporto motivazionale. É veramente interessato alle storie che racconta,
appassionato dalla fantasia, sedotto dal racconto e incantato dalle immagini.
RIFERIMENTI PRATICI:
Obiettivo principale dell'attività: conoscenza della varie parti del corpo, utilizzo degli
schemi motori di base ed esercitazioni di coordinazione generale (spazio tempo, ritmo,
laterali tra, ecc..)
"Bambini, volete venire con me a cacciare il leone? Ecco che Il bans che abbiamo fatto
insieme dovrà guidarci alla caccia del leone, per riuscire insieme a scovarlo, allora, venite
con me?"
A- La giornata del cacciatore (prima di andare alla caccia del leone che cosa
bisogna fare?)
L'educatore mima l'inizio della giornata del cacciatore, utilizzando le varie posizioni nello
spazio, da in piedi, da seduto, inginocchiato, ecc.. La situazione di partenza è quella del
risveglio, a partire da quella il cacciatore si dovrà vestire, fare colazione, ecc...
Focalizzando in particolare modo la sua attenzione alle diverse parti del corpo che di volta
in volte vengono prese in considerazione. Ad esempio se ci stiamo infilando i pantaloni
dapprima ci tocchiamo le gambe per assicurarci di averle, poi verificheremo la presenza e
magari la funzionalità delle ginocchia, come si muovono le ginocchia? E perché non le
coloriamo?! Fingere di colorarle dopo aver trasformato per magia le nostra dita nei diversi
colori dell'arcobaleno...
Note metodologiche: Questa parte di attività va condotta in un continuo dialogo con i
bambini, saranno loro a suggerirci le cose da dire e da fare, la loro fantasia é sconfinata,
libera, creativa, a noi compete di accoglierla e dirigerla verso l'obiettivo dichiarato in
partenza.
B - il cacciatore parte alla caccia del leone: (...andiamo alla caccia del leone...)
- attività di imitazione degli animali.
Quali animali il cacciatore incontrerà sul suo percorso? Quali animali incontra tra quelli in
via di estinzione? il cacciatore alla fine dell'attività avrà incontrato, e quindi imitato, tutti
quegli animali che gli avranno dato occasione di sperimentare tutti gli schemi motori di
base.
ATALÍ ATALÁ
Ataliii...Atalaaa...
Titipitum...paaaa
La men...
E la men druá..
- e la men druá su le cappuccion del mon amic
- e la men druá su le gargarozzo del mon amic
- e la men druá sul pancion del mon amic
- e la men druá su le ginocchion del mon amic
- e la men druá su le caviglion del mon amic
E nu feson là danze là danze là danze, e nu feson là danze là danze del busciá!