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Nel 2015 pubblica l’enciclica Laudato sì sulla questione della ecologia integrale (cfr. Azione
cattolica, Paolo VI: fare qualcosa che coinvolga tutte le dimensioni della persona) dove il papa dà
un magistero in chiave ecumenico, è la prima enciclica in cui si citano fonti magisteriali che non
sono solo della Chiesa cattolica. Si dà una grande importanza al dialogo con le scienze e si parla
anche di una cura del bene comune che è certamente più allargato. I problemi ecologici hanno un
impatto sociale e reciprocamente quelli sociali hanno impatti ecologici: ogni cosa è collegata.
8. Ogni realtà ed attività umana, se vissuta nell’orizzonte di un’etica adeguata, cioè nel rispetto della
dignità umana ed orientandosi al bene comune, è positiva. Questo vale per tutte le istituzioni a cui dà vita
la socialità umana ed anche per i mercati, ad ogni livello, compresi quelli finanziari. A questo proposito
occorre rimarcare che anche quei sistemi a cui danno vita i mercati, prima ancora che reggersi su anonime
dinamiche, elaborate grazie a tecnologie sempre più sofisticate, si fondano su relazioni che non
potrebbero essere instaurate senza il coinvolgimento della libertà di singoli uomini. È chiaro allora che la
stessa economia, come ogni altro ambito umano, «ha bisogno dell'etica per il suo corretto funzionamento;
non di un'etica qualsiasi, bensì di un'etica amica della persona»[14].
La Chiesa non ha mai posto un sistema economico concreto ma ha provato durante la storia di
essere critica davanti a situazioni assolutamente inaccettabili (es. Basilio che denuncia il modo in
cui vengono trattati i poveri, Leone XIII critica il modo in cui veniva trattata la classe operaria etc.).
La Chiesa certamente non ha situazioni tecniche ma ha comunque sempre proposto dei principi che
possono informare l’ordine economico perché l’economia c’entra con la libertà umana che ha
sempre bisogno di liberalizzazione ed evangelizzazione.
Quali sono alcune delle domande tradizionali che la teologia si è posto riguardo all’economia?
Certamente c’è l’usura che continua ad essere un peccato; la questione del prezzo giusto; la
questione della proprietà privata e di una giusta retribuzione del lavoro.
Sostenere che etica ed economia non sono in relazione si cita sempre la frase di A. Smith in La
ricchezza delle nazioni come esempio dell’indipendenza dell’economia da qualsiasi questione
morale:
Ma da ciò non si può concludere che non ci sia relazione tra le due, considerando che lo stesso
Smith era un professore di filosofia morale. Come nella crisi del 2008, la questione che ha portato a
problemi economici è stato proprio il venire meno della fiducia da parte delle banche nel prestare il
denaro. Solamente quando c’è fiducia nella moralità della controparte l’economia funziona, quando
si dubita allora l’economia va in tilt. Parte della crisi del 2008 in questo senso è stata dovuta ad una
crisi morale. Economia ed etica sono legate non perché i moralisti devono dettare agli economisti
leggi sul loro agire ma perché ogni economia è fondata su alcune strutture sociali che vivono con
alcuni valori sociali e la morale in questo senso può aiutare l’economia a cogliere la valenza morale
di alcune scelte economiche.
Abbiamo alcuni argomenti per il dialogo tra economia ed etica:
a. Innanzitutto si propone una questione di metodo (= es. “che cos’è lo sviluppo economico?” esso
viene normalmente sviluppato in termini materiali: è più sviluppata una società che produce più
materiali e ha più servizi, per Benedetto XVI però lo sviluppo deve comprendere anche una crescita
spirituale oltre che materiale della persona siccome essa è un’unità di anima e corpo, la capacità che
ha ogni essere umano di portare avanti ciò che considera una vita buona che come tale ha una
dimensione spirituale. Una teoria economica che ignora ciò sarà mutilata in quanto ignora e non
prende in considerazione parte di ciò che è l’essere umano. James Meade, premio Nobel
dell’economia del 1977 diceva che la scienza economica non è soltanto una questione di
osservazione scientifica ma ha bisogno anche di una riflessione filosofica, politica e morale). Per
questo è importante sviluppare una base antropologica: la morale sociale può allargare i fondamenti
antropologici della scienza economica che normalmente è povera (= un agente economico agisce
soltanto per massimizzare la sua utilità). Un altro problema è anche quello delle definizioni: gli
economisti solitamente hanno un grande senso pratico ma a volte manca loro una profondità
teologico-filosofica per fare certe considerazioni sulle definizioni (es. riflessione sulla questione dei
lavori essenziali e della loro retribuzione).
b. Il problema della partecipazione sufficiente: una delle cose che contribuisce alle crisi economiche
è una mancanza di rappresentanza adeguata nelle istituzioni economiche e quelle finanziarie. La
crisi del 2008 ha mostrato il bisogno di dare rappresentanza ad economie la cui crescita emergente
era stata ignorata come ad esempio la Cina. L’economia dipende sempre dall’istituzione sociale, il
mercato economico è un insieme di rapporti sociali istituzionalizzati. Le istituzioni economiche
hanno bisogno di una rappresentazione delle persone perché di solito i potenti hanno una
rappresentanza nelle istituzioni che di solito va oltre il loro peso economico.
c. È importante anche sottolineare la base morale dell’economia: nello scoprire le leggi che
regolano l’economia, gli economisti dovrebbero tenere conto di come le istituzioni sociali hanno
sempre dei valori sociali: ubi societas, ibi ius (cfr. Cicerone) dove ius non è solo il diritto ma anche
l’insieme dei valori e delle norme di un gruppo sociale. Si tratta del codice etico che permette al
gruppo sociale di andare avanti. Su quest’argomento possiamo parlare anche dell’ecologia morale
dei mercati che permette ad ogni economia/mercato di funzionare: la corruzione, ad esempio, ha un
costo immenso per l’economia sociale e per sua propria natura in quanto tende ad essere nascosta è
difficile quantificarla.