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DESIGN
1)CONCURRENT ENGINEERING – la definizione
integrata del prodotto e del processo
Si definisce sistema di produzione un insieme integrato di macchinari e risorse umane che compie una o più
operazioni di trasformazione o di montaggio su un grezzo, una parte o un insieme di par�. I macchinari
integra� includono:
1) macchine e utensili per la lavorazione;
2) sistemi di movimentazione;
3) atrezzature di bloccaggio;
4) computer in grado di coordinare e/o controllare gli altri componen�.
Prima dell’avvento dei calcolatori in azienda, i prodo� venivano realizza� manualmente, le a�vità erano
affidate all’abilità dell’operatore. Il limite era rappresentato dalla massima quan�tà producibile. Limite non
più compa�bile con le esigenze atuali che richiedono tra l’altro il contenimento dei tempi e dei rela�vi
cos�. Le esigenze di incremento delle produzioni e di riduzione di tempi e cos� ha portato all’automazione
delle a�vità e dei sistemi di produzione.
Ai tempi di Frederick Taylor e Henry Fords vennero introdo� i principi di produzione di massa: erano i tempi
della rivoluzione industriale (anni ’90 del 800). I macchinari u�lizza� per la produzione vennero
interconnessi per formare le prime linee di produzione. Come grande svantaggio però le linee di produzione
e assemblaggio u�lizzate nella produzione di massa erano rigide, costose ed erano in grado di realizzare
un’unica �pologia di prodoto.
Solamente l’introduzione dei motori eletrici e dei disposi�vi eletronici allo stato solido risolsero lo stato di
stallo in cui si stava precipitando con gravi disagi sociali (dato da una grande richiesta di diversificazione del
prodoto). Ques� disposi�vi segnarono l’introduzione della macchina utensile a controllo numerico. Per
contro iniziavano a manifestarsi problemi di saturazione degli impian�, e i conseguen� e ritardi di consegna
con rela�ve perdite di quote di mercato. La soluzione di queste problema�che organizza�ve, individuabili
come esigenze di flessibilità, portò all’adozione di metodi matema�ci per la pianificazione e il controllo
della produzione. Tali metodi matema�ci diventarono u�li nel supporto delle a�vità produ�ve con la
nascita dei transistor e quindi dei calcolatori. Si getarono le basi della produzione integrata con il
calcolatore (CIM, Computer Integrated Manufacturing) per la ges�one dei primi sistemi di automazione
flessibili.
Ai tempi le aziende produtrici di beni di largo consumo si affidavano alla progetazione sequenziale, questo
approccio creò un rapporto di sudditanza (der. da suddito, dipendenza) della produzione rispeto alla
progetazione, infa� il proge�sta ordinava come andava realizzato senza curarsi della effe�va
realizzabilità. Lo schema che segue (fig.1.1) illustra come non sono presen� delle backac�ons, delle
retroazioni, tra le varie funzioni aziendali e gli eventuali errori del proge�sta vengono nota� solo durante le
fasi di produzione e collaudo, cioè troppo tardi.
Fig 1.1 (schema della produzione sequenziale)
Come si può evincere da questo schema, un approccio del genere, ovvero di produzione sequenziale, non
può funzionare poiché ha mol� limi�, che sono:
1) difficoltà a individuare gli errori e ad atribuire le responsabilità;
2) difficoltà a ges�re le modifiche richieste dei clien�;
3) difficoltà a definire standard hardware e so�ware comuni alle varie funzioni aziendali;
4) relazioni interne difficili.
Vis� i limi� è impera�vo passare ad un sistema di sviluppo che coinvolga tute le principali funzioni
aziendali, ovvero un approccio integrato nella progetazione prodoto-processo.
La progetazione integrata di prodoto e processo è nota anche come: concurrent engineering;
Occorre tener presente sin dalle prime fasi dello sviluppo del progeto tu� gli aspe� che intervengono nel
ciclo di vita del prodoto, operare secondo questa logica significa mutare radicalmente il modus operandi di
chi progeta e di chi ingegnerizza.
L’obie�vo viene raggiunto rendendo parallele alcune fasi del ciclo di sviluppo del prodoto e del rela�vo
processo produ�vo: la definizione delle specifiche del prodoto, il progeto del prodoto e
l’industrializzazione Queste tre fasi vengono sviluppate da un gruppo di lavoro composto da persone che
provengono dai diversi en� dell’azienda (fig.1.2).
Fig 1.2 (schema concurrent engineering)
Riassumendo, la fase di fase di definizione del prodoto deve essere stretamente connessa alla fase di
definizione del processo produ�vo, il calcolatore gioca un ruolo centrale per la progetazione, occorre
tenere a mente che è ancora impensabile realizzare una fabbrica completamente automa�ca.
La compe��vità è sempre più globale e per mantenere le posizioni di leadership è necessario associare alla
dimensione tempi quatro fatori di vantaggio compe��vo: 1. qualità; 2. servizio; 3. costo; 4. innovazione.
1)Idoneità all’uso di un prodoto cioè disporre di un prodoto rispondente alle specifiche di progeto.
2) Inteso sia come rispeto dei tempi di consegna che di assistenza post-vendita.
3) Da non confondere con il prezzo di vendita del prodoto anch’esso fissato dal mercato, deve essere basso
ma tale da permetere alta flessibilità del prodoto e del volume di produzione.
4) Costante, progressiva e realizzabile in tempi brevi.
Il mutamento che il sistema produ�vo ha subito nel tempo è da lineare a trasversale, ovvero il processo
produ�vo atraversa più setori industriali mentre prima era più “con i paraocchi”.
l modi con cui vengono ges�� i tempi di produzione nello sviluppo dei nuovi prodo�, nelle vendite e nella
distribuzione rappresenta la maggior leva con cui otenere la leadership.
I tempi fondamentali per il miglioramento della compe��vità riguardano i processi aziendali e
precisamente:
1)�me to market = intervallo tra concezione prodoto e primo esemplare vendibile;
2)tempo di start-up = tempo necessario per dotarsi della capacità produ�va per il nuovo prodoto;
3)lead �me = Tempo richiesto per l’avvio di una nuova produzione, tempo programmazione + tempo di
avvio processo di produzione;
4)tempo di risposta = evasione degli ordini (avvio);
5)tempo di distribuzione = intervallo zona di produzione e luogo consegna.
Tali tempi dipendono diretamente dalle capacità di sviluppare nuove strategie e di introdurre innovazione
tecnologica negli impian� e nei sistemi di produzione.
L’uomo interpreta le informazioni fornite dal disegno e le trasmete alla macchina effetuando le manovre
necessarie. Viene pertanto a crearsi un rapporto indivisibile uomo-macchina. A causa degli inevitabili errori
personali, spesso lega� alla ripe��vità delle operazioni, il pezzo necessita di un controllo finale, un collaudo
e dei test.
La produzione di piccoli lo� di pezzi diversi tra loro e la necessità di macchine ad elevata precisione che
svincolassero l’uomo dalla macchina stessa, lasciandogli solo la sorveglianza, ha determinato lo sviluppo
delle macchine utensili a controllo numerico. La denominazione deriva dal fato che le informazioni
trasmesse alla macchina sono ricavate dal disegno e memorizzate in forma alfanumerica nella macchina
calcolatrice. Il controllo numerico è un modo di controllare i movimen� di una macchina inserendo nel
sistema istruzioni codificate in forma di numeri e letere, un codice per l’appunto (fig1.3).
Queste 4 diverse linee di lavoro si differenziano appunto per la capacità di produzione e la varietà di
prodo� offer� al mercato e quindi al cliente.
Nella simulazione viene realizzato un modello del processo che si vuole studiare e si analizza il suo
comportamento. In questo modo il proge�sta è in grado di analizzare diversi aspe� delle fasi produ�ve;
infa�, il modello che si u�lizza con�ene gli elemen� essenziali a simulare la realtà fisica.
La simulazione può intervenire in tute le fasi del processo produ�vo dalla pianificazione al controllo della
produzione e della qualità e la sua accuratezza non potrà mai essere superiore a quella delle misure
sperimentali da cui è derivata.
2.1) Applicazioni dell’approccio CAE (Computer Aided
Engineering)
L’approccio CAE è compa�bile con numerosi casi e discipline ingegneris�che:
1)analisi dinamica e analisi della sollecitazione di componen� e assiemi mediante l’analisi agli elemen� fini�
(FEA);
2)analisi degli aspe� fluidi e termici mediante la fluidodinamica computazionale (CFD);
3)analisi degli aspe� dinamici e cinema�ci dei meccanismi (dinamica mul�-body);
4)analisi acus�ca;
5)analisi dei sistemi di controllo;
6)simulazione dei processi di produzione come ad esempio i processi fusori, lo stampaggio ad iniezione, i
processi di deformazione plas�ca.
Ques� sono solo alcuni dei campi di applicazione della CAE
(+) permete di ridurre gli errori nel processo di progetazione del prodoto e del processo
(+) analizzare l’impato che la modifica dei parametri di processo ha sul prodoto/sistema produ�vo.
(+) facile visualizzazione delle peculiarità di diverse soluzioni progetuali e consentono di migliorare la
qualità del progeto.
(+) fornire una s�ma di ciò che avverrà nella realtà in tempi rido� consentendo una riduzione dei cos� per
l’o�mizzazione del processo.
(-) cos� della analisi CAE posso in alcuni casi essere molto eleva� rispeto all’uso della sperimentazione.
(-) Interpretazione dei risulta� lunga e complessa
La sperimentazione CAE non è la scelta migliore quando 1. è più semplice ed efficiente effetuare una
simulazione direta del sistema, 2. quando non si è in grado di convalidare il modello di simulazione. 3.
quando il costo (e il tempo) di una simulazione che fornisca risulta� accura� è proibi�vo.
Il prerequisito per atuare la progetazione integrata del prodoto e del processo è la disponibilità del
modello matema�co, realizzato al CAD 3D, del prodoto stesso. Il problema della interconnessione tra le
aree progetazione e produzione dell’azienda non è ancora stato risolto completamente tutavia è stato
riconosciuto a livello mondiale la necessità di standardizzazione delle interfacce.
Le informazioni che devono passare tra area CAD (Computer Aided Design) e area CAM (Computer Aided
Manufacturing) devono contenere da�: grafici, di disegno, geometrici, di prodoto che serviranno alla
generazione dei cicli di lavorazione, assemblaggio e collaudo, alla pianificazione, alla schedulazione, al
controllo della produzione e al controllo di qualità.
I vari sistemi CAD dovrebbero comunicare con l’area CAM tramite un’unica interfaccia (fig. 3.1) che adata i
protocolli di comunicazione, i differen� forma� dei da� e le velocità di trasmissione.
Fig.3.1 (interfaccia utopica universale)
Nella realtà l’interfaccia non è più una singola per ogni CAD bensì ogni CAD dispone di un’interfaccia di
“traduzione del contenuto” per l’area CAM dell’azienda. In questo modo non ci sarà uno schema come
quello nella figura precedente (fig 3.1) ma avremo un sistema molto simile a questo riportato qua soto (fig
3.2).
Il mo�vo per cui non è possibile avere un’interfaccia universale è il seguente: per avere un’interfaccia
universale CAD-CAM devono essere presen� TUTTI i seguen� prerequisi�:
1. essere in grado di maneggiare tu� i �pi di da�;
2. garan�re l’integrità dei da�;
3. essere efficiente per lavorare in tempo reale;
4. essere aperta per permetere futuri ampliamen�;
5. essere indipendente dalla piataforma hardware e dal protocollo di comunicazione u�lizzato;
6. essere in grado di discriminare i da� da elaborare per contenere tempi e cos�;
7. essere dotata di funzioni di autodiagnos�ca.
L’interfaccia non è un programma ma un file neutro standardizzato. Lo scambio delle informazioni avviene
tramite un formato neutro dei da�. Formato neutro significa che vengono trasferi�, tramite opportuni
programmi, i singoli elemen� e i singoli collegamen� tra elemen�. I da� del CAD tramite un preprocessore
vengono conver�� nel formato neutro e archivia� nel file dell’interfaccia.
Successivamente le informazioni contenute nel file dell’interfaccia vengono tradote da un post-processore
in informazioni comprensibili per l’area CAM. I so�ware CAD/CAM devono quindi essere equipaggia� con
pre- e postprocessori per poter rispe�vamente generare e leggere il formato neutro dell’interfaccia (fig
3.3).
IGES è un’interfaccia molto comune e spesso viene u�lizzata per scambiare da� con l’area CAM, vi sono
numerosi problemi causa� dal proliferare delle versioni. I pre- e post-processori da e verso IGES non sono
molto efficien� con conseguente perdita di informazioni.
Il primo processo ad essere influenzato dalla simulazione è la progetazione; Il primo processo ad essere
influenzato dalla simulazione è la progetazione e in più la simulazione modulare permete di modificare i
prodo� in modo flessibile e di velocizzare i processi di innovazione di prodoto. Ad oggi molte tecnologie
permetono di simulare il comportamento dei macchinari consentendo così di o�mizzare le loro prestazioni
e di ridurre i test sperimentali (riducendo gli sprechi).
Ai processi tradizionali viene aggiunto il digital twin, una rappresentazione virtuale di un oggeto o di un
sistema del mondo reale. Il digital twin non è solo una semplice immagine o una foto, ma un modello
completo che può essere usato per monitorare, analizzare e simulare l'oggeto reale. Le informazioni sul
suo funzionamento, le carateris�che e i da� sono rappresenta� nel digital twin in modo da rifletere
fedelmente l'oggeto reale (fig 4.4). Il vantaggio di avere un digital twin è che si può esplorare, testare e fare
previsioni sul comportamento dell'oggeto reale senza doverlo toccare o interagire diretamente con esso.
“Ad esempio, immagina di avere un digital twin di un edificio. Puoi utilizzarlo per monitorare i consumi energetici,
prevedere l'impatto di modifiche strutturali o testare l'efficacia di sistemi di riscaldamento e raffreddamento senza dover apportare
alcuna modifica fisica all'edificio stesso.” – ChatGPT
Fig 4.4 (Digital Twin in diverse applicazioni, schema)
Come si può immaginare, i benefici che si trarrebbero dall’applicazione di digital twin nell’industria sono
molteplici: 1. o�mizzazione dinamica, 2. manutenzione predi�va, 3. monitoraggio di atrezzature e
componen�, 4. design e sviluppo di prodo�.
Lo sviluppo del digital twin di un oggeto o sistema parte da un modello CAD usato per descrivere l’aspeto
esteriore dell’en�tà fisica grazie alle informazioni su dimensioni e materiali da usare in costruzione. Al
modello CAD vengono associa� dei sensori, collega� diretamente all’en�tà fisica, u�lizza� per
controllarne la performance durante il ciclo di vita del prodoto. l digital twin rappresentano, quindi, una
soluzione innova�va che permetono alle aziende di analizzare e o�mizzare le performance dei loro
processi o prodo� in condizioni opera�ve reali, simulando interven� e operazioni e fornendo previsioni
affidabili sulle prestazioni e sul funzionamento prima di procedere alla realizzazione fisica. Grazie all’uso di
digital twin, i processi di progetazione, sviluppo e produzione cambiano, diventano più rapidi dando la
possibilità di effetuare simulazioni e valutare alterna�ve che altrimen� sarebbero dispendiose in termini di
tempo e complicate, scelta non sempre compa�bile con il �me-to-market.
Gli scanner manuali a contato sono in generale i meno costosi e rappresentano la giusta soluzione per
l’estrazione di una quan�tà ridota di da�. L’applicazione finale determina cosa si desidera generare ed
esportare. I sistemi di digitalizzazione più diffusi sono le Macchine di Misura a Coordinate (Coordinate
Measuring Machines - CMM) e i bracci ar�cola� manuali. L’uso di sistemi come Total Sta�ons o Theodolites
è limitato all’acquisizione di struture molto grandi, generalmente palazzi (fig. 5.2).
La nuvola di pun� può essere modificata con un so�ware di ricostruzione delle superfici. I forma� più
u�lizza� in questo ambito sono tre: STL (scansione finalizzata al rapid prototyping), NURBS (scansione
finalizzata ad esattezza per creazione di superfici e solidi) e MESH (scansione finalizzata all’analisi di un
oggetto meccanico, strutturale o termico).
Qualsiasi sia la fase successiva in ambito industriale il processo di scansione ed acquisizione di superfici è
per lo più finalizzato ad una realizzazione tramite l’ausilio di tecnologie CAD/CAM.
I principali sistemi a contato erano installa� su una macchina utensile, vi è un tastatore (touch probe) che è
tenuto a contato con la superficie da rilevare. Molto sfrutata è la possibilità di montare il tastatore su un
braccio ar�colato: l’elevato numero di gradi di libertà disponibili (5) consentono di rilevare superfici
orientate con qualsiasi angolazione. I bracce� antropomorfi sono cos�tui� da una strutura ar�colata a 5
gradi di libertà sulla cui estremità è installata una sonda a contato che sarà a contato con la superficie
sulla quale effetuare le misurazioni.
I requisi� fondamentali per le macchine CMM sono la stabilità, la rigidità e la precisione; molta cura
richiede la collocazione in ambien� a temperatura controllata e in condizioni di equilibrio termico.
Il controllo può essere manuale, ibrido (manuale/joys�ck) oppure automa�co.
I misuratori a contato presentano diversi vantaggi (+) e svantaggi (-):
(+) il costo moderato del solo tastatore, qualora s’intenda sfrutare una macchina preesistente (CMM, CNC);
(+) Possibilità di u�lizzare apparecchiature già presen� nell’azienda;
(+) tratamento preven�vo della superficie non richiesto;
(+) non viene richiesto tempo ulteriore per la rimozione dei da� spuri, generalmente presen� nei sistemi
non a contato;
(+) i detagli molto piccoli possono essere accuratamente replica�.
(-) eventuali impronte lasciate dal passaggio del tastatore, ovvero usura del tastatore stesso;
(-) con alcuni sistemi non è possibile scansire par� con profili complessi: sotosquadri e deflessione (fig. 5.3).
(-) Impossibilità di u�lizzare le sonde a contato per la scansione di ogge� deformabili a pressione.
5.4) Misurazione
Come avviene la misurazione? In generale, la tecnica a luce struturata è basata sull’illuminazione della
scena e sulla proiezione di codici (paterns), di cui il più semplice è rappresentato da un re�colo di linee
parallele, sulle superfici da misurare. La curvatura superficiale dell’oggeto deforma il re�colo proietato e le
informazioni di misura sono ricavate dal confronto tra i paterns di riferimento e i paterns deforma�.
L’acquisizione deve sempre essere preceduta dalla calibrazione del sistema.
La forma e la distribuzione delle frange forniscono la forma dell’oggeto. La griglia del patern appare
all’operatore piata se la superficie dell’oggeto è liscia, o distorta se presenta delle variazioni sulla
superficie.
La mappa tridimensionale è otenuta dal so�ware confrontando il re�colo deformato con quello originale
(fig. 5.4) ricavato durante la calibrazione e avendo come riferimento la distanza dell’oggeto dalla
telecamera.
Fig. 5.4 (comparazione delle immagini con e senza reticolo, mappa ricavata dalla misurazione)
Molto diffuso è l’uso di questo sistema per la scansione del corpo umano, a causa della completa
adatabilità a superfici morbide.
Fig. 5.5 (oggetto prima e dopo scansione, dettaglio sulla differenza d’intensità per definire profondità dell’oggetto in questione)
Importante notare come la quan�tà di pun� scansiona� e la loro densità sono diretamente proporzionali
alla corretezza e rappresentazione fedele del mesh (fig. 5.10).
Una mesh manifold deve essere "2-manifold", il che significa che deve essere una rappresentazione
coerente di una superficie bidimensionale nello spazio tridimensionale. Ciò implica che ogni punto della
mesh deve avere un intorno ben definito e mappabile su un piano bidimensionale senza creare
sovrapposizioni. I triangoli non-manifold, quindi, sono triangoli che violano questa proprietà di 2-manifold.
Ciò può accadere quando almeno uno dei ver�ci di un triangolo ha conne�vità non correta rispeto agli
altri ver�ci della mesh. Ad esempio, un triangolo non-manifold potrebbe avere un ver�ce che è condiviso da
un numero diverso di facce rispeto agli altri ver�ci circostan�, creando un'anomalia nella strutura della
mesh (fig. 5.13).
Queste irregolarità possono provocare errori nelle elaborazioni successive. Per le correzioni i so�ware
metono a disposizione comandi di pulizia automa�ca (cleaning). A volte però è necessario l’intervento
manuale sul singolo triangolo.
La chiusura dei fori può essere effetuata ricorrendo a:
-nuova scansione (digitalizzazione) nel caso di un difeto esteso;
-u�lizzano gli strumen� di automa�ci (fill holes) forni� dai so�ware (Cap Planar Holes di Rhinoceros ad esempio)
Atraverso l’operazione di levigazione (smoothing), si procede alla lisciatura delle piccole asperità create per
descrivere l’andamento delle superfici in zone caraterizzate da un alto rumore residuo. Tutavia, esiste il
rischio di otenere superfici prive di spigoli e lontane dalle forme reali del modello fisico.
L’ul�mo passaggio, prima della definizione dell’espressione matema�ca dell’oggeto analizzato, consiste
nella segmentazione (segmentation) e nell’alles�mento delle superfici, così come saranno organizzate nella
loro forma finale.
Segmentazione: suddivisione della mesh poligonale in una serie di sub-mesh connesse tra loro, chiamate
regioni o patch.
Una volta terminata la fase di segmentazione, si è otenuto un insieme di patches collegate in modo da
rappresentare la superficie dell’oggeto.
La ricostruzione matema�ca delle superfici si basa sull’u�lizzo di funzioni parametriche quali le superfici
NURBS o di Bèzier.
Proto�pazione rapida (PR) è un termine ampiamente u�lizzato per descrivere le tecnologie che creano
proto�pi fisici diretamente da da� digitali (fig. 6.3).
Il termine proto�pazione rapida non descrive efficacemente le applicazioni più recen� della tecnologia.
Mol� pezzi defini�vi sono infa� ormai diretamente prodoto da tali tecnologie, quindi è errato e�chetarli
come proto�pi. Il termine adotato di recente è fabbricazione addi�va.
Bisogna fare una differenza tra stampa 3d (riferito all’ambito domes�co/hobbis�co) e fabbricazione
addi�va, ovvero la tecnologia usata in ambiente industriale e nelle filiere produ�ve.
Gli ambi� di impiego di questa tecnologia sono molteplici e sempre più in aumento (fig. 6.5) come il campo
medico, il campo ingegneris�co, il campo della produzione industriale etc. etc.
Nonostante la FA non sos�tuirà i metodi di produzione tradizionali, permete di progetare prodo� in modo
tale che possano avere funzionalità impossibili per prodo� realizza� con tecnologie standard.
6.2) Le fasi della fabbricazione additiva
Le macchine di fabbricazione addi�va sono sistemi automa�zza� che, partendo dai da� informa�ci rela�vi a
stra� bidimensionali, costruiscono ogge� solidi tridimensionali. (fig. 6.6)
(FASE 1) Lo standard universale nella fabbricazione addi�va per i modelli matema�ci è il formato STL. Si
converte il modello CAD di �po solido (3D) in un modello �po “Shell” in cui la superficie esterna è
approssimata atraverso triangoli di diverse dimensioni. Bisogna però porre molta atenzione ai possibili
errori dei file STL, come: buchi tra le varie celle, normali inver�te, intersezioni di triangoli, mura interne, etc.
etc.
(FASE2) (fig. 6.7) Per poter u�lizzare la FA e quindi sviluppare cer� ogge� bisogna fornire al computer una
serie di suppor� (fisici e virtuali) per evitare che il componente in ques�one venga prodoto male o che non
venga proprio stampato.
Un’altra sotofase della fase 2 è lo slicing (affettamento) del medello CAD; è una fase molto cri�ca perché ne
determina la precisione e il tempo di produzione. Vi sono due �pi di slicing, lo slicing uniforme, dove lo
spessore è mantenuto costante durante lo stampaggio e lo slicing addi�vo, dove lo spessore viene scelto in
base alla curvatura superficiale (fig. 6.10).
Fig. 6.11 (fase 3 della FA, pulizia, rimozione supporti e finiture superficiali)
ESEMPI APPLICAZIONI
Come si può vedere dalle foto sopra riportate, i campi d’applicazione sono molteplici: automo�ve, moda,
gioielli, architetura, design biologico, ambito medico, ambito aerospaziale, industria alimentare, struture
re�colari e filtri, giun� e cerniere in ambito meccanico etc. etc.
6.5) Previsioni delle tendenze future
7.3) Metodologia di
progettazione
Il pieno potenziale della libertà di progetazione AM
può essere otenuto facendo un uso efficace
dell'o�mizzazione topologica (OT). Quando la OT
viene u�lizzata per definire una forma o�male per la
produzione AM, non vengono applica� vincoli di
produzione nella procedura. Il design otenuto dall’OT
deve essere rivisto prendendo in considerazione le
regole di progetazione per l’AM, in modo da garan�re
una produzione efficace. Un ulteriore passaggio è
necessario per convalidare la geometria o�mizzata in
base all'insieme di carichi e vincoli che definiscono i
requisi� della parte. Questo è di solito un approccio
itera�vo. (fig. 7.1)
Fig. 8.1 (schema riassuntivo delle principali tecnologie di FA con polimeri liquidi, a sinistra focus sulla fotopolimerizzazione)
8.1) La fotopolimerizzazione
Il primo sistema commerciale è stato basato sul processo di stereolitografia di 3D Systems con impiego di
fotopolimeri liquidi. I processi di fotopolimerizzazione fanno uso di resine liquide (fotopolimeri), che
induriscono se esposte a radiazioni par�colari. I fotopolimeri reagiscono alle radiazioni nella gamma di
lunghezze d'onda ultraviolete (385-405 nm).
8.3) Stereolitografia – il
processo
1) SLA crea par� solide solidificando
sele�vamente una resina fotopolimerica liquida
u�lizzando un laser UV.
2) La parte in costruzione poggia su una
piataforma o elevatore che viene immerso nella
vasca contenente la resina.
3) Dopo aver creato ogni strato, la piataforma
viene abbassata, la superficie del pezzo viene
ricoperta dal liquido ed il laser inizia a tracciare il
percorso per lo strato successivo del modello
CAD, costruendo il proto�po dal basso verso l'alto (fig. 8.2). Fig. 8.2 (schema della SLA)
8.4) I fotopolimeri
Queste resine sono state preparate da acrila�, che avevano un'elevata rea�vità ma �picamente
producevano par� deboli a causa dell'imprecisione causata dal ri�ro e dalla deformazione. Le resine
epossidiche producono par� più precise, dure e resisten� rispeto alle resine acriliche. Le resine
epossidiche presentano gli svantaggi di una bassa velocità di fotosensibilità e di fragilità delle par�
polimerizzate. Un altro svantaggio è la loro sensibilità all'umidità, che può inibire la polimerizzazione. Di
conseguenza, la maggior parte delle resine SLA oggi disponibili in commercio sono epossidiche con un certo
contenuto di acrila�.
I due principali vantaggi della tecnologia SLA rispeto ad altre tecnologie AM sono l'accuratezza del pezzo e
la finitura superficiale, in combinazione con proprietà meccaniche moderate.
1) spessore dello strato 0,05 - 0,025 mm;
2) precisione < 0,1 mm;
3) materiali trasparen�;
4) la finitura superficiale varia da valori di Ra inferiori al micron per superfici rivolte verso l’alto (nella
direzione di costruzione) a valori superiori a 100 µm per superfici inclinate.
I principali campi di applicazione della SLA sono: i modelli per gli stampi in silicone, i test aerodinamici, le
analisi dei flussi, la produzione di par� complesse con detagli di dimensioni minime, i test di assemblaggio,
gioielleria e arte (ce ne sono altri).
8.5) Stereolitografia – i vantaggi
(+) Tecnica di AM che assicura le migliori prestazioni in termini di tolleranze dimensionali e rugosità
superficiali;
(+) spessore di strato compreso tra (0,025 ÷ 0,05) mm;
(+) possibilità di realizzare elemen� trasparen�/traslucidi;
(+) possibilità di produrre modelli a perdere per la microfusione;
I campi di impiego principali di questa tecnologia sono: il setore medico, il setore micro-ingegneris�co
proto�pazionale, la gioielleria etc. etc.
8.7) Direct Light Projection – i vantaggi
(+) Tecnica di AM che assicura buone prestazioni in termini di tolleranze dimensionali e rugosità superficiali;
(+) possibilità di realizzare elemen� trasparen�/traslucidi;
(+) assenza di post-tratamento;
(+) limitato di contato con il fotopolimero liquido;
(+) assenza di vincoli per l’installazione;
(+) ampia gamma di fotopolimeri.
Fig. 8.5 (esempio di componente realizzato con diversi materiali per conferire diverse proprietà)
Tra i materiali u�lizzabili con la tecnologia Polyjet vi sono materiali: rigidi e opachi, trasparen�, bio-
compa�bili, �po gomma, ABS simulato, materiale “dentale” per simulare la bocca e altri, nella figura soto
(fig. 8.6) c’è la lista dei materiali un po’ più accurata.
Per quanto riguarda i materiali usa� con questa tecnologia bisogna citarne due
realizza� da Solidscape:
Il Solidscape Model (1) e il Solidscape Support (2) (fig. 8.10).
Tra gli altri materiali u�lizzabili ci sono: plusCAST, induraCAST, induraFILL, LabCAST,
LabFILL e altri meno conosciu�.
8.20) il processo
del APF
9) Fabbricazione additiva, tecnologie per materiali
polimerici – Polimeri solidi e polveri
9.1) Fused Deposition Modelling (FDM)
Produtore: Stratasys (USA). La scadenza del breveto
ha portato alla diffusione delle stampan� 3D a basso
costo.
Descrizione del processo: deposizione mediante
estrusione di materiale.
Materiali: termoplas�ci defini�vi, pezzo e supporto in
materiali termoplas�ci differen�, quello di supporto
può essere solubile in soluzione acquosa.
I pezzi di supporto al componente possono essere poi rimossi manualmente o disciol� in un bagno acido
che li “distrugge” (fig. 9.2).
Durante il processo di deposizione, le fibre con�nue vengono posizionate in modo strategico secondo le
specifiche del componente da produrre. Ciò consente di otenere proprietà meccaniche superiori rispeto
alle stampe 3D tradizionali, dove il materiale è omogeneo (fig. 9.3).
Processo: Sviluppato e brevetato dal Prof. Emanuel Sachs del MIT di Boston e concesso in licenza in
funzione del materiale a 5 aziende. Solo 3 di queste hanno effe�vamente sviluppato le macchine. Emanuel
Sachs.
Descrizione del processo: Deposizione di legante su leto di polvere.
Materiali: Il materiale era inizialmente cellulosa rapidamente sos�tuito con gesso, amido o polvere di
gesso, la colla è un cianoacrilato. Le par� richiedono infiltrazioni per migliorare le prestazioni meccaniche.
9.9) 3 Dimensional Printing (3DP) – il processo
Le goccioline di legante formano agglomera� sferici di par�celle di liquido e polvere e forniscono un legame
allo strato stampato in precedenza. Una volta stampato uno strato, il leto di polvere viene abbassato e un
nuovo strato di polvere viene distribuito su di esso. Il processo viene ripetuto fino al completamento del
pezzo (fig. 9.5).
Un’analogia che si può fare è quella del leto di polvere come carta e la goccia come inchiostro. Questa
analogia aiuta a comprendere come funziona.
9.10) Voxeljet
Funzionamento del tuto analogo al processo di 3D Systems; impian� con volumi di lavoro medio-grandi per
le produzioni di componen� in materiale plas�co, modelli sacrificali per la microfusione e forme e anime
per la fusione in sabbia. Possibilità di effetuare un post-tratamento di infiltrazione per consolidare la parte.
L’azienda opera anche conto terzi per la produzione di forme e anime.
9.11) Multi jet Fusion (MJF)
Produtore: Hewlet Packard (HP), nel 2016 dopo anni
di sperimentazioni e collaborazioni varie, HP lancia
sul mercato la Mul� Jet Fusion 4200.
1) Pallinatura/buratatura.
2) Levigatura (la superficie non porosa consente di otenere una qualità superficiale molto elevata).
(-) La qualità superficiale è buona, ma con rugosità più elevata rispeto a quelle di par� prodote con
tecnologie a base di fotopolimeri (SLA, Polyjet).
(-) I componen� prodo� sono grigi nello stato grezzo. Essi possono essere facilmente �n� di nero, ma altri
colori richiedono un tratamento di verniciatura (a costo aggiun�vo).
(-) Limitata disponibilità di materiali.
(-) Poco chiara la riciclabilità dei pezzi (PA + agen� creano confusione).
9.14) MJF e SLS a confronto
HP Mul� Jet Fusion (MJF) e Selec�ve Laser Sintering (SLS) sono due tecnologie di stampa 3D industriale che
appartengono alla famiglia della fusione a leto di polvere. In entrambi i processi, le par� sono costruite
fondendo (o sinterizzando) par�celle di polvere polimerica strato per strato.
La principale differenza tra MJF e SLS è la fonte di calore e la sua modalità di applicazione:
- MJF viene distribuito un inchiostro (agente di fusione) sulla polvere che favorisce l'assorbimento della luce
infrarossa.
Nonostante l’applicazione dell’energia di fusione avvenga in modo differente il tempo di stampa tra il
sistema SLS e MJF è confrontabile, in quanto è la fase di ricopertura (e il numero totale di stra�) che
determina principalmente il tempo di stampa totale, che è mol� simile per entrambi i processi. Il processo
MJF è significa�vamente più rapido del processo SLS nella fase di raffreddamento e post-tratamento. In
MJF la polvere recuperata può essere riciclata e riu�lizzata all’80-85%, mentre in SLS la polvere è riciclabile
solo al 50%. Tempi di raffreddamento più rapidi e maggiore riciclabilità significano che è possibile lanciare
un job MJF anche quando il volume di lavoro è solo parzialmente pieno. Questa aspeto influenza il flusso di
lavoro comportando normalmente tempi di consegna più brevi.
Guardando le foto sopra riportate si può dire che entrambe le tecnologie sono valide ma MJF eccelle in
mol� campi che sono importan� quando si parla di produzione in larga scala.
10. TECNOLOGIE PER METALLI POLVERE
2. JOULE PRINTING
11.2 ESTRUSIONE
Un processo di trasformazione è la
modi ca di alcune proprietà del prodotto
attraverso operazioni elementari selezionate.
I principali processi di trasformazioni
possono riguardare:
‣ forma e dimensioni (macroscopiche)
‣ nitura super ciale (microscopiche)
‣ proprietà meccaniche (rigidezza, duttilità ecc)
‣ stato (solido, liquido, ecc) e temperature
‣ assemblaggio
12.2 DEFINIZIONI
12.6 RISORSE
12.7 VARIABILITÀ
12.9 TOLLERANZE
Gli errori durante la realizzazione dei pezzi possono essere di due tipi:
12.13 PROGETAZIONE
Negli accoppiamento la parte cava che viene montata su una parte piena
si chiama foro e la parte di corpo piena si chiama albero (perno ma nel
gergo tecnico si de nisce albero).
Gli errori geometrici, che corrispondo alla deviazione delle super ci reali da
quelle nominali, possono essere di due tipi: microgeometrici, che
riguardando la rugosità, e macrogeometrici, che riguardano le tolleranze
geometriche.
12.19 LA RUGOSITÀ