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7 - ESEMPI DI PRODOTTO IN FASE DI DECLINO.

(Santi)
Il declino di un prodotto si ha nel momento in cui il prodotto considerato non crea più valore aggiunto.

Questo succede nel momento in cui il prodotto viene surclassato dalla concorrenza e non risulta più
competitivo nel mercato.

Si noti che nella fase di declino del prodotto viene ancora generato dell’utile ma esso andrà a calare con il
passare del tempo, occorrerà dunque pianificare la cessazione dell’offerta.
Esempi di prodotto in fase di declino possono essere:

1) Cellulari classici a tastiera nel periodo in cui sono usciti i touch screen.

2) Floppy Disk nel momento in cui sono usciti i CD e cosi via per l’uscita delle chiavette USB.

3) Un esempio nel mondo della meccanica potrebbe essere quello delle macchine modello Euro 1 / 2 / 3 ,
palesemente da molti anni in fase di declino , causa norme sempre più stringenti sull’inquinamento.
(Adozione di marmitte catalitiche sempre più performanti)

8 - ANALIZZARE IL CICLO DI VITA DI UN PRODOTTO PRESENTE SUL MERCATO (Santi)

Il ciclo di vita di un prodotto è caratterizzato da 4 fasi:

-Introduzione

-Crescita

-Maturità

-Declino

(Nota 1: il suggerimento era di fare un esempio con la coca cola, ma io ne faccio uno con i cellulari touch
screen)

Soggetto: Cellulari Touch Screen

1) Introduzione:
Entrano nel mercato come una tecnologia disruptive, e presentano un’innovazione tecnologica
radicale per quanto riguarda il mondo dei cellulari. La loro espansione è inizialmente lenta e
graduale per via dei costi e segue la tipa curva ad “S” di diffusione tecnologica.

2) Crescita:
Si ha poi una fase di forte crescita, dove si nota l’affermazione di un “disegno dominante” da parte
del mercato, per quanto riguarda il prodotto (l’attuale touch screen). Le aziende puntano a
penetrare nel mercato scostandosi di poco dal disegno dominante della tecnologia in questione ed
apportandovi leggere modifiche. Qui si ha una forte espansione dell’utilizzo del prodotto nel
mercato.

3) Maturità:
Il prodotto arriva ad una fase di maturità, che è quella che stiamo vivendo con i cellulari touch
screen. Si vive una saturazione del mercato disponibile per quanto riguarda la tecnologia in uso.
Nella fase di maturità di un prodotto, tipicamente, il livello di incremento tecnologico che gli
riusciamo a conferire è minimo in quanto la tecnologia e la sua applicazione è globalmente
conosciuta ed è difficile aumentarne ulteriormente le performance.

4) Declino:
Si vivrà quando nel mercato entrerà una nuova tecnologia in grado di soppiantare l’utilizzo del
touch screen.
In quel momento, le persone che adotteranno i cellulari touch screen cominceranno a calare in
numero e di conseguenza faranno anche le relative vendite.

9 – EDM e Workflow (Francia)

Workflow:

Il WORKFLOW consente di stabilire chi fa cosa, mettere in relazione i componenti e decidere

quando passare alla fase successiva.

Il workflow ha delle date precise (anche per prevedere il costo di manodopera), lo stesso CAD

può contare le ore di lavoro, quindi, consente di valutare ritardi anticipi.

Un sistema di workflow è una piattaforma di servizi su rete che consente di :

1) descrivere ed eseguire un processo in accordo alle sue componenti elementari : attività,


relazioni tra le attività, oggetti e risorse coinvolte nelle attività.
2) coordinare l’interazione tra le attività del processo e gli strumenti (CAD, elaborazione testi, ...) che
creano e modificano gli oggetti delle varie attività.
Il “DM” ovvero il “Document Managment”

Un sistema di document management è una piattaforma di servizi su rete che integra:

1) la memorizzazione dei documenti in una area controllata chiamata vault;


2) i servizi di libreria come: gestione del check-in/check-out dei documenti, gestione delle versioni,
gestione della sicurezza. ( scarico i documenti sul mio pc = Check-out, ci lavoro sopra e poi faccio un
check-in dei documenti nel server = ovvero ricarico quei documenti, ora aggiornati, sul server.)
3) i servizi di conversione da un formato ad un altro.

Siamo interessati alla gestione delle versioni e alla gestione della sicurezza. Infatti, ogni utente

può accedere solo a certe informazioni contenute nel server in base alle autorizzazioni del suo

username.

Note:

Il termine “vault” è solo un termine utilizzato per dire che sono documenti contenuti in un server protetto
da password. Il software utilizzato per accedervi registra gli accessi ed anche quanto tempo ci restiamo
collegati.

EDM= Engineering Document Managment ( Sistema di gestione dei documenti dell’impresa )

È una parte del PDM, e viene usato per la gestione dei file quali ad esempio schede tecniche e manuali
d’uso dei prodotti. Tende ad essere equiparato ai sistemi PDM. Un sistema EDM è un application
framework che consente di identificare, creare, modificare e archiviare i documenti e le informazioni
collegate e di definire, modificare ed eseguire le procedure di approvazione e rilascio dei documenti che
descrivono un prodotto o un progetto. ( è un o.k. definitivo per la produzione, ed è la prima “firma” che
finisce dal giudice nel caso vi siano problemi )

Nota PROF per esame:

Se all’esame mi chiedono “Dove intervengono i sistemi P.D.M. ed E.D.M?

La risposta corretta è DAPPERTUTTO.


Elencando alcune aree cardine :

-Sviluppo del prodotto

-Fase di concept

-Marketing e vendite e approvvigionamento, perchè una volta definito quante viti mi servono per un
certo prodotto, quando ricevo una commessa da 10 pezzi ( cioè 10 prodotti uguali) allora
automaticamente sarpò quante viti dovrò comprare.

-Amministrazione e controllo + risorse umane

Nota: al giorno d’oggi i PDM e gli EDM sono quasi sovrapposti come funzionalità e si collegano alla
parte operativa del prodotto.

Si noti che un sistema PDM può anche funzionare senza un sistema CAD.

10 – Rapid Prototyping “RP” (Santi)


La prototipazione rapida è un insieme di tecniche industriali volte alla realizzazione fisica del prototipo, in
tempi relativamente brevi, a partire da una definizione matematica tridimensionale dell'oggetto. (
Tipicamente su CAD ).

Diversamente da tutte le macchine tradizionali, che funzionano per sottrazione successiva di materiale da
un blocco nel quale è contenuta la forma che si vuole ricavare, i sistemi di RP fabbricano strati successivi di
materiali costituiti di volta in volta da liquidi, polveri, fili o laminati. Strato dopo strato, queste macchine
ricostruiscono l'oggetto che rappresenta il modello matematico di partenza.

Storicamente la costruzione di prototipi era affidata ad artigiani ed i tempi di questa fase erano elevati.

Questo scenario è logicamente incompatibile con le esigenze della competizione globale, infatti per
un’impresa odierna, un ritardo di pochi mesi può causare una perdita sugli utili anche del 30%.

Per quanto premesso sono stati messi a punto processi con l'obiettivo di ridurre sia i costi di realizzazione
che i tempi di costruzione del prototipo stesso; queste tecniche vengono definite rapid
prototyping (abbreviata in RP) o prototipazione rapida.

Le Tecniche di RP sono:

SLS = Selective Laser Sintering

MFJ = Multi Jet Fusione ( è della HP )

Stampa 3D a resina, di cui vediamo 3 tecniche

- SLA = Stereolithography
- - DLP = Digital Light Processing
- MSLA = Masked Stereolithography

Polyget

FDM = Fusion Deposition Modelling

Per quanto riguarda i metalli invece:


SLM = Selective Laser Melting

Metal Binder Jetting

RIASSUMENDO:

Le fasi della RP
La prototipazione rapida si può paragonare all'operazione di stampa di un testo, solo un po' più
complicata. In dettaglio le fasi che portano alla realizzazione del prototipo sono le seguenti:

1. Creazione del file STL


2. Gestione del file STL
3. Costruzione del prototipo layer by layer (strato dopo strato)
4. Eventuali post trattamenti

Qui sopra DOBBIAMO SVILUPPARE OGNI SINGOLO PUNTO? ( All’orale penso che dovremo saperlo
, ma è sostanzialmente prendere il paccone di lezione sulle plastiche e sbobinarlo tutto )

11 – SMA ( Materiale e memoria di forma ) (Francia) Ma ne hai mai parlato ? Altrimenti la


Francia non dovrebbe chiedere cose fuori programma ( Qui ci sarebbe tutta una trattazione su
Martensite – Austenite e geminati da fare, mi sembra però un po’ too much ).

Una lega a memoria di forma “LMF” ( Shape Memory Alloys, SMA, memoria metallica) è una lega
metallica che "mantiene la memoria" della sua forma, riacquisendola quando viene surriscaldata. Questa
caratteristica, unita all'effetto superelastico delle LMF, ne ha diffuso l'uso in ambito industriale.

Una delle prime leghe ad essere osservate, che presentavano questa caratteristica, fu nichel-titanio (poi
ribattezzata Nitinol). I vantaggi delle leghe Ni-Ti sono:

- maggiore deformazione recuperabile (8% contro il 4-5%)

- stabilità termica

- miglior resistenza alla corrosione


- maggior duttilità (soprattutto in fase martensitica)

Nota:

La superelasticità si riferisce alla capacità delle leghe a memoria di forma di recuperare la forma originale,
anche se stata prima deformata, applicando un opportuno sforzo.

12- Struttura del prodotto (Francia)

Un prodotto è strutturato tipicamente dalle seguenti parti:

1) Componente: svolge una o più funzioni, l’insieme strutturato di più componenti,


costituisce l’architettura del prodotto.
2) Funzione: Ragion d’essere del componente.
3) Interfaccia: Elemento di connessione dei componenti.
4) Il componente può essere
4.1) Componente “coupled”: Quando la modifica/sostituzione di un componente
comporta la modifica dell’interfaccia.
Oppure
4.2) Componente “decoupled” o “loosely-coupled”(eventuali):Quando l’interfaccia non
varia al variare dei componenti.

5) L’architettura può essere

5.1) Architettura integrale: Le interfacce sono progettate in modo da interagire


solo e specificatamente con gli stessi componenti (interfaccia “coupled”)
Mappatura complessa fra funzioni e componenti.
5.2) Architettura modulare: Le interfaccie sono comuni a più componenti.

6) Carry over: Riutilizzo di componenti/sottoassieme già utilizzati su altri prodotti.

(Da qui in giù c’è la trascrizione fedele di ciò che ha detto Liverani in classe)

I componenti Coupled:

Quindi la struttura di un prodotto deve svolgere una o più funzioni. Nel campo meccanico è facile
pensare a macchine che svolgano una funzione sola, ma non è detto. Magari ad esempio per
svolgere una funzione sono necessarie due macchine. Da qui si evince che la definizione della
struttura di un prodotto parte ancora prima della sua scomposizione, infatti essa parte dalle
funzioni che dovrà andare a svolgere questo prodotto.

Esempio: se devo trasportare persone o cose.

Posso avere mini van per le persone e furgono per le cose.

Cosa posso fare? O compro due veicoli separati per adempiere a due funzioni diverse, oppure
compro un unico furgone-van chiuso che trasporta sia cose che persone. Otterrò cosi una
macchina che svolge due funzioni diverse, ovvero un componente Coupled.
Cos’è un “Componente Coupled” —>è un componente che ha Funzioni Coupled = ovvero più
funzioni accoppiate in un unico prodotto—>esempio cellulare ( fa sia foto che video che telefona
che messaggia). Questa cosa è molto più semplice per i software, in quanto essi possono essere
molto versatili.

Per i componenti meccanici essere un Componente Coupled in termini di funzioni risulta essere
molto più difficile. Perché i pezzi fisici sono logicamente molto meno versatili. C’è anche da dire
che la riconfigurabilità per un prodotto meccanico è molto meno importante rispetto a quanto
possa esserlo per un software. Un software da un’interfaccia deve poter aprire tante applicazioni,
un pezzo meccanico invece 1 cosa o massimo due deve fare.

Ma se in un prodotto multifunzionale una funzione non lavora più come dovrebbe cosa succede?
Succede che devo buttare via il prodotto. ( Esempio: se un unico prodotto adempie a tre funzioni,
e una di quelle tre smette di funzionare —> io dovrò buttare via un prodotto che può ancora
svolgere due funzioni “solo” perché quella terza funzione è invalidata. Se invece ho un prodotto
con singola funzione —>sostituisco quel singolo componente e ciao.)

Esempio di prodotti multifunzione in ambito meccanico: I robot sono multifunzione in ambito


meccanico, ma lo sono nel senso che siamo in grado di riconfigurarli.(Cioè quel robot non deve piu
montare un pezzo in un certo modo, ma deve farlo in un altro —> bene, lo riconfiguro e lui lo farà )
—> Questo però è sempre possibile grazie all’elevata versatilità dei software.

I componenti Coupled, dettagli ulteriori:

Cosa succede se vado a definire componenti distinti su un’unica piattaforma modulare?

Ciascuno dei componenti dovrà connettersi con gli altri.

Esempio: telaietto con già montato il motore ed i componenti principali, che si và ad incastrare
dentro lo shassy nella catena di montaggio.

Il telaietto dovrà avere un interfaccia nello Shassy , tale per cui , posizionato , avvitando dei bulloni
viene fissato in maniera definitiva. Cosi come tutta la parte elettrica dovrà avere un interruzioni
dei cavi —>cavi che entrano in un certo modo e si inseriscono in un determinato modo ( dagli
agganci dello shassy,agli agganci del telaietto alle candele ).

Problemi di una piattaforma modulare?

1)L’interfaccia è più soggetta ad errori. ( nel senso che se sbaglio a progettare l’input di un
componente allora esso non entrerà nella mia interfaccia standard ) —> ( Io personalmente però
ho da ridire —>questa è una progettazione a prova di stupido , è ciò che tira nel mondo industriale
odierno, quindi in realtà dal mio punto di vista limita gli errori)

2)L’interfaccia ha dei costi —>e se esagero nella suddivisione dei moduli , avrò un peso
importante.

(Altri esempi di Liverani detti a voce in classe)


Architettura Modulare ed Architettura Integrale

Esempio meccanico:

Ho un albero e una ruota dentata.

Architettura integrale —>Costruisco da un unico pezzo, la ruota dentata e l’albero, dentando la


parte esterna della ruota dentata. Qui non ho costi di interfaccia tra ruota e albero, ma se si rompe
qualcosa dovrò buttare via tutto.

Architettura modulare —> costruire da due pezzi diversi, rispettivamente, la ruota dentata e poi
l’albero. Qui dovrò predisporre un’interfaccia tra albero e ruota ( che prende il nome di
“collegamento” —>tipo linguetta o chiavetta). Qui ho costi di interfaccia, ma se si rompe la ruota
dentata, allora vado a cambiare solo quella.

Nota: questo sopra era solo un esempio.

E’ importante che tu capisca che non si dice mai meglio un’architettura integrale in assoluto o
meglio un architettura modulare in assoluto! <——>DIPENDE SEMPRE DAI CASI NON ESISTE UN
GIUSTO ASSOLUTO!

Se il mio pezzo finito è un albero con ruota dentata dove la differenza tra diametro dell’albero e
diametro della ruota dentata è elevato —>allora mi converrà un’architettura modulare ( cioè mi
conviene farlo da due pezzi diversi , e poi montarli insieme ) Nota: qui parliamo di convenienza
economica.

Se il mio pezzo finito è un albero con una differenza tra il diametro dell’albero e il diametro della
ruota dentata molto poco marcata —> allora mi converrà un’architettura integrale ( cioè mi
conviene farlo tutto da un pezzo unico )

Componenti a modularità elevata

I LEGO sono un esempio molto comune di prodotto con modularità elevata. Con gli stessi pezzi
(dei lego) riusciamo a costruire 3 / 4 componenti diversi ! ( aeroplano / macchina ecc. )

Altro esempio : la cucina! La cucina è un prodotto modulare perché di base sono stati definiti dei
moduli e delle interfacce di collegamento tra essi.

Il computer fisso rispetto al portatile è molto più modulare.

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