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Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

LA GESTIONE INFORMATICA
DEL
CICLO DI VITA DEL DISEGNO

Corso di «Rappresentazione Tecnica di Macchine»


GOALS

La Concurrent Engineering e il PDM


(Product Data Management)
Il Product Lifecycle Management (PLM)

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LA CONCURRENT ENGINEERING E
IL PDM (PRODUCT DATA
MANAGEMENT)
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Concurrent Engineering
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Concurrent Engineering
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Concurrent Engineering
• Fasi del ciclo di sviluppo coordinate in parallelo
• Sviluppo sinergico del nuovo prodotto
• Condivisione delle informazioni
• La qualità e la prontezza delle decisioni dipendono da integrazione e grado di
accessibilità delle informazioni

Nuova esigenza: strumento di supporto per gestire le informazioni del prodotto lungo
tutto il ciclo di vita
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Product Data Management (PDM)


Fino a anni ‘90:
• Integrazione delle componenti progettuali e produttive
• Tutti gli altri attori (es. clienti, fornitori) trascurati
• No integrazione tra attività di sviluppo, produzione, vendita e assistenza
• Semplice archivio di documenti elettronici e file CAD

Ora:
• Sistema ad accesso globale per la gestione di tutti i dati aziendali relativi ad un
prodotto industriale
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Product Data Management (PDM)


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Soluzione semplice: cloud storage


• Dropbox,
• Google Drive
• Microsoft OneDrive
• ….

Che cosa fa?: file hosting and synchronization


Il PDM
Un sistema di PDM, a volte chiamato anche EDM (Electronic Document Management)
è una piattaforma di servizi su rete che integra:
• la memorizzazione dei documenti in una area controllata chiamata vault;
• i servizi di libreria come:
• gestione del check-in/check-out dei documenti
• gestione delle versioni
• gestione della sicurezza
• i servizi di conversione da un formato ad un altro.
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Autodesk Vault
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Oltre il Vault
Oltre il Vault, un sistema di PDM consente di gestire:
• il ciclo di vita e l’iter di approvazione dei documenti aziendali (Release Management)
• la Struttura del Prodotto (distinta base di progettazione, produzione, spedizione,
montaggio, ecc.) e quindi il controllo di configurazione (Configuration Management)
• la Classificazione delle componenti standardizzate ed eventualmente dei fornitori
associati (Group Technology)
• il processo di modifica del prodotto (Engineering Change Process) ed i documenti
associati
• l’avanzamento dei progetti (Project Control)
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Esempio di Release Management


The software tracks the status of a document with a status property.

• Available:
When you create a document, the default status property is set to available.

• In Work:
If you want to work with a document for an extended time, you can use the Properties
command on the File menu to change the status to in work.

• In Review:
The software then stores your user name with the document. If you want to review
information in a document, you can change the status to in review.

• Baselined:
You can use the Properties command to baseline a document, freezing it and preventing
further modification. Documents linked to a baselined document are not frozen. You must
either baseline or release any linked documents that you want to freeze from modifications.

• Released:
Base documents contain all the links for individual documents. Individual documents can
contain parts, floorplans, drawings, and so forth. You can use the Properties command to
release a base document and its individual documents at the same time, or you can
release individual documents.
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Gli slogan del PDM


Obiettivi:
• Concurrent Engineering
• Ridurre il time to market e i costi complessivi attraverso la reingegnerizzazione dei
processi
• Promuovere e gestire le conoscenze aziendali (know-how)
• Permettere agli utenti di seguire il processo corretto, e di trovare le informazioni
relative
• Migliorare la qualità del prodotto, attraverso una miglior qualità della
documentazione
• Diminuire i costi di produzione, riducendo gli scarti
• Diminuire i costi di gestione delle scorte, favorendo una maggiore standardizzazione
• Eliminazione archivio cartaceo (ricadute positive autorizzazioni VVFF)

Un sistema PDM ha il compito di fornire l’informazione corretta al momento


opportuno, nel giusto formato ed alle persone giuste, mettendo in grado l’intera
organizzazione di realizzare prodotti ad un minor costo, con una migliore qualità ed
in minor tempo
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Tuttavia…..
• I progetti di PDM sono fondamentalmente progetti di System Integration. Questo
aspetto spesso è trascurato ed è fonte di problemi.
• C’è carenza di risorse esperte nel PDM/EDM
• Cambiamento culturale: a dispetto della sua intangibilità rimane l’ostacolo più difficile
da superare per raggiungere i risultati attesi
• Tipicamente si assiste ad un entusiastico lancio del progetto da parte del top
management che tende a trascurare la supervisione e la sponsorizzazione nella fase
critica dello sviluppo
• PDM si, ma solo se Poka-yoke (a prova di errore)
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IL PRODUCT LIFECYCLE
MANAGEMENT (PLM)
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Il Flusso del Valore (Value Stream)


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Product Lifecycle Management (PLM)


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Product Lifecycle Management (PLM)


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Product Lifecycle Management (PLM)


Definizione non semplice. Alcuni esempi:
• Successore del PDM allargato a tutta la vita di un prodotto
• PDM rivisto e aggiornato alle moderne tecnologie
• Gestore dei dati prodotti da sistemi CAD/CAM, lungo il ciclo di vita del prodotto (IBM)

Non esiste un vero e proprio prodotto “software PLM” sul


mercato, è più una integrazione di soluzioni unita ad un
cambiamento di mentalità!

Il PLM integra una vasta quantità di funzioni aziendali quali il CAD, CAM, CAE, la
gestione dei dati di prodotto (PDM), la gestione amministrativa con i sistemi ERP, la
visualizzazione, la collaborazione, la gestione della documentazione, il process
planning, la produzione, la logistica e la gestione qualità, i rapporti con i fornitori
(SCM) il marketing ed i rapporti con i clienti (CRM).
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Gestione della documentazione con Teamcenter per Inventor


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Gestione richieste di modifica in Inventor


Major PLM Players
• Teamcenter by Siemens PLM software

• ENOVIA PLM by Dassault Systems

• Windchill by PTC

• Autodesk Fusion Lifecycle (Cloud base)

• SAP

• AGILE PLM by ORACLE

• IBM PLM

• ARAS Enterprise PLM Software

• ….
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Enterprise Resource Planning (ERP)


• Gestione di ogni aspetto delle funzioni aziendali (acquisti, produzione, servizio
clienti, vendite, spedizioni, finanza, etc.)
• Permette di gestire in maniera completa e modulare l’intero work flow aziendale,
migliorando il controllo sui processi produttivi e la gestione dei documenti
digitalizzati.
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SAP
• SAP SE è una multinazionale europea per la produzione di software gestionale, una
delle principali aziende al mondo nel settore degli ERP e in generale nelle soluzioni
informatiche per le imprese.
• A fine 2019 SAP disponeva nel mondo di un organico di oltre 100.000 persone
• A fine 2016 circa 320.000 aziende in 190 paesi possedevano installazioni con
software SAP

• L'acronimo SAP significa "Systeme, Anwendungen, Produkte in der


Datenverarbeitung" (la leggibilità dell'acronimo è possibile anche in altre lingue come
nel caso dell'italiano "Sistemi, Applicazioni e Prodotti nell'elaborazione dati").
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SAP
• L'applicazione SAP ERP è un esempio di sistema ERP molto usato
• I numerosi moduli di cui si compone SAP gestiscono aree aziendali differenti:
• FI (Finanza e Contabilità);
• MM (Gestione Materiali – Logistica);
• CO (Controllo di Gestione);
• SD (Vendite e Distribuzione).

• SAP PP (Production Planning) è un modulo importante di SAP che traccia e


registra i flussi dei processi di produzione come la conversione del materiale o i costi
previsti e quelli effettivi.
END OF LESSON
Questions?

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ALBERI E ASSI

Corso di «Rappresentazione Tecnica di Macchine»


GOALS

Funzionalità
Rappresentazione
Calettamenti
Supporti
Lubrificazione e tenute
Costruzione
Quotatura
Montaggio

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FUNZIONALITA’
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Alberi e assi
ALBERO: “organo utilizzato per la trasmissione diretta del moto rotatorio e di un
momento torcente” o anche ”organo rotante di una macchina o di un qualsiasi
meccanismo, che assolve la funzione di trasmettere o ricevere coppie motrici o
resistenti “
ASSE: organo che sostiene, senza trasmissione di momento torcente, corpi rotanti
liberi di muoversi intorno ad esso.
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Gli assi
• Gli assi servono in genere come supporto per ruote portanti, carrucole per funi,
pulegge e simili, e non trasmettono alcun momento torcente.

• Gli alberi sono sollecitati a torsione e flessione, gli assi solo alla flessione; Gli assi
possono essere fissi o mobili: nei primi la sollecitazione è statica oppure a carico
pulsante (ma sempre nello stesso piano di carico), mentre negli assi mobili la
sollecitazione affaticante è sempre di tipo rotante.

L’asse della ruota panoramica di Londra


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Alberi speciali
Infine esistono alberi speciali come per esempio alberi a gomiti, a camme, cardanici e
flessibili
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Definizione e Nozioni base


Perni
• Sono facce cilindriche. Sono gli elementi principali degli alberi. Servono per accogliere i
cuscinetti o gli elementi collegati all'albero.
Battute
• Sono facce piane che separano i perni dell'albero che si trovano a diametri diversi.
Facce Iniziali
• sono le due facce piane che caratterizzano l'inizio e la fine dell'albero.
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Definizione e Nozioni base


Elementi caratteristici degli alberi sono perni e battute. Per cui quando si descrive la geometria
degli alberi ci si sofferma esclusivamente sulla descrizione delle battute e dei perni. Due alberi
sono morfologicamente diversi se il numero e la disposizione dei perni e delle battute sono
diverse.

Esempio di alberi morfologicamente identici. Cioè richiedono le stesse lavorazioni ma con tempi
diversi.
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Definizione e Nozioni base


Ogni albero è quindi costituito geometricamente da una serie di superfici cilindriche, piane e
unite da spigoli. Assieme a queste superfici si trovano altri elementi geometrici che fungono da
accessori funzionali (che assolvono una funzione specifica).

Accessorio (di un albero)


• Uno o più elementi geometrici che vengono realizzati sugli alberi di trasmissione senza che
questi modifichino significativamente la tipologia dell'albero.
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Perni e sedi di un albero


• Perno: è la zona dell’albero dove sono localizzati i cuscinetti, di rotolamento o di
strisciamento, sono in genere situati alle estremità dell’albero e hanno sezione
ridotto rispetto al reso dell’albero.
• Sede: è la zona dell’albero dove sono calettate le ruote dentate, le pulegge ecc. che
servono a trasmettere un momento torcente, in loro corrispondenza troviamo un
collegamento per la trasmissione del moto.
• Fusto: è la parte dell’albero che serve come collegamento tra le altre zone.
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Esempi di Alberi Perno Sede


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Esempi di Alberi Perno Sede


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Esempi di Alberi Perno Sede


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Tipologie costruttive
• Assi ed alberi devono supportare ruote, pulegge, anelli che, in generale, devono
poter essere montabili o smontabili assialmente, fissati ed eventualmente collegati
tramite giunti. Da questo deriva la forma di base con sezioni a diametri differenti.

• Per assi e alberi sollecitati a fatica, la scelta accurata della forma per aumentare il
limite di fatica è molto importante. Come già esposto, i materiali ad alta resistenza in
genere sono più sensibili all’intaglio, ed hanno bisogno di una forma accurata degli
spallamenti e dei raccordi.

• Nella realizzazione di alberi è meglio evitare di supportarli in tre punti, anche se a


volte risulta necessario se l’inflessione in caso di elevate distanze dei cuscinetti o se
l’estremità di un albero sporgente fosse troppo elevata.

• L’albero pieno è la tipologia più comune, mentre l’albero cavo è più costoso e viene
spesso utilizzato nelle costruzioni con materiale leggero, per esempio per propulsori
di aerei, avendo un peso ridotto, oppure perché garantisce altre funzioni come il
passaggio di olio lubrificante, cavi di corrente e barre di torsione, o addirittura nella
realizzazione di alberi coassiali.
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Elementi
• Calettamenti su sedi
• Cuscinetti e supporti
• Bloccaggi assiali
• Distanziali e Regolazioni
• Lubrificazione
• Tenute
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Tema d’anno Progettazione Meccanica


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Alberi uso motoristico a camme


• L'albero a gomiti è un albero motore dalla caratteristica forma dovuta alle manovelle
sui cui perni s'infulcrano le bielle

• L'albero a camme, nella meccanica, è un albero motore con parti eccentriche


calettate, atto a trasmettere particolari leggi di moto agli elementi che vi sono a
contatto.
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MOTORE DIESEL LOMBARDINI LDA - 672


Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari
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Albero a Gomiti
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Albero a camme per LOMBARDINI LDA - 672


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Sistema «aste e bilancieri» e «bialbero in testa» (DOHC)


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Forma delle camme


• Il profilo delle camme è caratterizzato da un'eccentricità più o meno marcata (alzo)
• La forma degli eccentrici è determinante ai fini del funzionamento in quanto regola la
trasformazione del moto da rotativo a lineare.
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RAPPRESENTAZIONE
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Alberi
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Regole di Rappresentazione
• Sezione longitudinale
• No campitura
• Sezioni parziali
• Vista interrotta
• Sezioni trasversali
• Sezioni successive
• Sezioni in vicinanza
• Rappresentazioni di particolari costruttivi
• Viste locali
• Rappresentazioni ingrandite
• Estremità (spianate/filettate)
• Quotatura e indicazioni
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Sezione longitudinale vs. trasversale


A-A: sezione longitudinale
C-C: sezione trasversale
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Ma attenzione…
Quando si fa la sezione longitudinale, l’albero va rappresentato come se
fosse in vista

Gli alberi si possono sezionare se vi sono particolarità interne da


rappresentare:
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Meglio con le sezioni parziali


• Evidenziare parti interne non molto estese
• Linea di contorno della zona sezionata: linea fine
irregolare o a zig-zag
Viste interrotte

Dimensione reale
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Sezioni successive
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Sezioni in vicinanza
Viste locali
Rappresentazione ingrandita
I perni di estremità
• I perni di estremità (UNI ISO 775) sono ricavati nella parte terminale dell’albero.
• Possono essere a:
• Estremità cilindrica lunga o corta
• Estremità conica (conicità 1:10), con o senza linguetta, con filettatura esterna o interna
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Estremità spianate
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Estremità filettate
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QUOTATURA DI ALBERI
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Quotatura di alberi
• Quotatura tecnologica (per la realizzazione)
• Geometrie particolari
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Esempio di quotatura (tecnologica)


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Esempio di quotatura (Tornitura e trapanatura)


Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Esempio di quotatura (Tornitura e trapanatura)


Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Esempio di quotatura (Tornitura e trapanatura)


Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Esempio di quotatura (Tornitura e trapanatura)


Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Esempio di quotatura (Tornitura e trapanatura)


Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Quotatura di cavità
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Attenzione a:
dimensioni non in scala

simmetrie
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Lavorazioni particolari
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Elementi con caratteristiche specifiche


• Linea mista grossa
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GEOMETRIE PARTICOLARI ALBERI


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Quotatura elementi di estremità


Albero a sezione variabile
− La variazione di diametro deve avvenire con continuità mediante tratto conico o
con piccoli gradini successivi
− Senza spigoli vivi ma con almeno un raccordo R>d/2

Alberi a sezione variabile con spallamenti retti, conicità e raccordi


Albero a sezione variabile
− Quando è necessario ricavare uno spallamento per appoggio di cuscinetti, boccole
o supporti, la norma impone che la variazione di diametro sia < al 20%, e con un
raccordo che può essere superato con l'interposizione di una ralla.

Spallamento piccolo con raccordo e ralla di appoggio


Quotatura di Gole UNI 4386

Gole di scarico per superfici da rettificare interne ed esterne


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Quotatura di Gole UNI 4386


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Esempio UNI 4386


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ATTENZIONE: UNI 4386 ritirata!!!!


2 Soluzioni:
1) usare la vista di dettaglio con tutte le quote senza
rappresentazione schematica
2) usare la DIN 509 ancora attiva
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UNI ISO 4755:1986 (ancora in vigore)


Gole di scarico per elementi di fissaggio con filettatura
esterna metrica ISO.
Anelli elastici
Impedire lo spostamento assiale relativo di due elementi

Anelli elastici tipo Seeger (sezione rettangolare)


Anelli elastici

a = cava a spigoli vivi


b = cava smussata dal lato non sollecitato
c, d = cave arrotondate sul lato sollecitato
e = cava con scarico per ridurre l'effetto intaglio
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GEOMETRIE PARTICOLARI PER


CALETTAMENTI
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Esempio
Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Esempio
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Esempio
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Esempio
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Esempio
Calettamenti su SEDI
Collegamento tra un albero rotante e il mozzo di un organo di trasmissione, in
modo che possano ruotare solidalmente.

Forzamento Chiavetta Grano di


pressione

Estremità
prismatica e Linguetta Accoppiamento
codolo filettato per e dado scanalato
dado d’arresto d’arresto

Estremità conica
con dado o ghiera Spina Brasatura
di forzamento trasversale o saldatura
Esigenze
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Cave per chiavette e linguette


• Lavorazioni di fresatura
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Linguette: tipologia
Linguette: tipologia
Linguetta a disco («americana»):
Usate per estremità di albero coniche
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Quotatura cave
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Misura della profondità delle cave


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Quotatura cave
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Quotatura cave
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Quotatura cave
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Esempio di Quotatura
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Esempio di Quotatura
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Esempio di Quotatura
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Tolleranze raccomandate
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Esempio di quotatura tecnologica


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Esempio di quotatura tecnologica


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Esempio di quotatura tecnologica


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Esempio di quotatura tecnologica


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Esempio di quotatura tecnologica


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Esempio di quotatura tecnologica


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Esempio di quotatura tecnologica


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Esempio di quotatura tecnologica


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Esempio di quotatura tecnologica


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Esempio di quotatura tecnologica


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Esempio di quotatura tecnologica


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Esempio di quotatura tecnologica


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Esempio di quotatura tecnologica


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Esempio di quotatura tecnologica


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Esempio di quotatura tecnologica


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Esempio di quotatura tecnologica


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Esempio di quotatura tecnologica


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Esempio di quotatura tecnologica


Alberi scanalati
• Alberi con sporgenze di pezzo disposte in maniera regolare sulla circonferenza
• Utilizzo:
• Alberi troppo piccoli, eccessiva profondità rispetto al diametro
• Elevata potenza da trasmettere, numero troppo alto di linguette
• Tipologie:
• Scanalature a fianchi paralleli (fuori norma)
• Scanalature ad evolvente
• Centraggio: sul diametro interno, sui fianchi, sul diametro esterno
Rappresentazione scanalati
Completa

Semplificata

Accoppiamento
• Longitudinale: albero copre mozzo
• Frontale: mozzo copre albero
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DIN ISO 14
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TECHNICAL SKETCH &


MEASUREMENT

Corso di «Rappresentazione Tecnica di Macchine»


GOALS

Freehand sketching techniques


Measurement
Measurement Tools

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FREEHAND SKETCHING
TECHNIQUES
Planning: 1. Observation of the piece
• Overall measurements
• Choice of the principal view
Planning: 2. Sketch of basic dimensions
Planning: 3. Adding details

• Adding useful details to complete


the representation (hatches,
sections, etc.)
Planning: 4. Setting the dimensioning

• Basic setting of the dimensioning,


study of the lay-out of the
dimensions
Planning: 5. Completion
• Accurate measurement
• Completion with dimensions and notes, etc.
Tips: Evaluation of dimensions

Evaluate the dimensions with rectangles that


approximate the views
Tips: Detail the design in a hierarchical way
Tips: The technique of the stroke

• Mark the extreme points


• Start with a thin line and darken
• Long lines are traced with small
segments, then go over
• Grip not too tight
• Orient the sheet as you wish
Tips: Curved elements
Draw curved lines
• Break arcs\circles in small segments
• Mark at least three reference points for each
line
Circle
• Sketch a light square and the diagonals
• Mark 2\3 away on the diagonals
• Rotate the sheet for each segment
Ellipse
• Use the circles method (starting from a
rectangle)
• Use thin lines (the ellipse is more difficult than
the circumference)
MEASUREMENT
How to measure a real part/assembly
1. Study of the part/assembly (the fine art of features identification)
2. Disassembly to single parts
3. Geometry decomposition and feature extraction
4. Choice and position of the views and/or sections
5. Simplified sketch of the object
6. Measurement (size and position) of all features
7. Detailed dimensioning
8. CAD modelling (optional)
Geometry decomposition and feature extraction

• Simplify a geometry in simpler geometric elements (primitives)


• In general a feature can be defined as a functional entity (object, shape, or
process) which has meaning in a certain domain e.g., a shaft in design, a
fastener in assembly, a groove in manufacturing, and a tab in sheet metal
fabrication
• This is fundamental in CAD modeling: features tree
Feature extraction

• How many features?

• 1 volume box • 1 volume box


• 1 through slot • 1 blind slot
• 1 through slot
• 1 through slot
• 1 blind hole
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N Features?
Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

N Features?
Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

N Features?
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Example 1
Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Example 2
Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Example 3
Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

STRUMENTI DI MISURA
Measurement tools

Ruler

Vernier Caliper

Goniometer
Strumenti per il rilievo

Set square

Radius
Gauge

Pitch gauge
Vernier Caliper

The Vernier Caliper is a precision instrument that can be used to


measure internal and external distances extremely accurately. The
example shown below is a manual caliper. Measurements are
interpreted from the scale by the user. This is more difficult than using
a digital vernier caliper which has an LCD digital display on which the
reading appears. The manual version has both an imperial and metric
scale.
Manually operated vernier calipers can still be bought and remain
popular because they are much cheaper than the digital version. Also,
the digital version requires a small battery whereas the manual version
does not need any power source.
Vernier (it: nonio)

The Vernier Caliper is a precision instrument that can be used to measure internal and external distances
extremely accurately. The example shown below is a manual caliper. Measurements are interpreted from the scale
by the user. This is more difficult than using a digital vernier caliper which has an LCD digital display on which the
reading appears. The manual version has both an imperial and metric scale.
Manually operated vernier calipers can still be bought and remain popular because they are much cheaper than
the digital version. Also, the digital version requires a small battery whereas the manual version does not need any
power source.
Examples

0,9 mm
Examples
Micrometer

Outside, inside, and depth micrometers


Digital Micrometer
Reads 0
Reads 1,19 mm
Chamfers and threads

Chamfer
measurement

Thread pitch
(pitch gauge)
EXAMPLES
Shaft support (1/4)

Measurement Sketch
Shaft support (2/4)

Measurement Sketch
Shaft support (3/4)

Measurement Sketch
Shaft support (4/4)

Part Sketch
Lever (1/4)
Lever (2/4)

Measurement Sketch
Lever (3/4)

Measurement
Sketch
Lever (4/4)

Part Sketch
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CALETTAMENTI RUOTE E
VOLANI

Corso di «Rappresentazione Tecnica di Macchine»


GOALS

Funzionalità
Classificazione
Funzionamento
Rappresentazione
Normativa e Cataloghi commerciali

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Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

FUNZIONALITA’
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Calettamento
• In tecnologia meccanica, operazione con la quale si rende solidale un organo rotante
con l'albero su cui esso ruota.

• ll collegamento può essere realizzato per:


• Evitare la traslazione reciproca
• Evitare la rotazione reciproca
• …..
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Perni e sedi di un albero


• Perno: è la zona dell’albero dove sono localizzati i cuscinetti, di rotolamento o di
strisciamento, sono in genere situati alle estremità dell’albero e hanno sezione
ridotto rispetto al reso dell’albero.
• Sede: è la zona dell’albero dove sono calettate le ruote dentate, le pulegge ecc. che
servono a trasmettere un momento torcente, in loro corrispondenza troviamo un
collegamento per la trasmissione del moto.
• Fusto: è la parte dell’albero che serve come collegamento tra le altre zone.
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Classificazione dei collegamenti

Collegamenti

Fissi Smontabili

per attrito per ostacolo


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COLLEGAMENTI PER ATTRITO


Chiavette
Forzamento diretto
Bussole Coniche
Altri..
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CHIAVETTE (TAPER KEY)


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Chiavette
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Chiavette: Forma

Le chiavette hanno spigoli smussati per


evitare forzamenti nel contatto
con gli arrotondamenti al raccordo con il
fondo della cava
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Chiavette: Forma
• Le differenti forme sono legate a differenti procedure di montaggio e smontaggio

Chiavetta diritta Chiavetta arrotondata Chiavetta con nasello


(tipo B) (tipo A) Il montaggio e lo
Il montaggio e lo Il montaggio e lo smontaggio si
smontaggio si eseguono smontaggio si eseguono eseguono agendo sul
agendo sulla chiavetta agendo sul mozzo nasello della chiavetta e
si impiegano quando un
lato non è accessibile
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Chiavette
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Chiavette Incassate
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Chiavette Ribassate
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Chiavette Concave
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Chiavette con Nasello


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Chiavette: Designazione
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Chiavette A e B
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Chiavette con Nasello, Concave


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UNI 6607 RITIRATA! Chiavette A e B


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FORZAMENTO DIRETTO
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Tolleranze Dimensionali con Interferenza


• Il forzamento può venire realizzato principalmente in due modalità: per forzamento
longitudinale, in cui albero e mozzo vengono accoppiati tramite l’applicazione di una
forza alla pressa, oppure per forzamento trasversale, che implica la modifica del
diametro di mozzo, albero o entrambi per effetto termico (riscaldamento o
raffreddamento); in quest’ultimo caso il forzamento viene realizzato quando la
temperatura delle parti ritorna ai valori ambientali.
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Forzamenti di estremità zigrinate


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BUSSOLE CONICHE
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Bussola Conica di compressione


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Bussola Conica di compressione


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Bussola Conica ad espansione


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Calettatori per attrito


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Raccordi idraulici «a ogiva»


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Raccordi idraulici «a stringere»


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ALTRI COLLEGAMENTI AD ATTRITO


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Manicotto compensatore (o elastico)


In condizioni libere l’anello compensatore ha un ingombro radiale maggiore di quello a
disposizione quando è inserito tra mozzo e albero. Sono costituiti da un nastro di
acciaio temperato e rinvenuto, ondulato e munito di bordini laterali
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Alberi striati
• Alberi striati: simili agli alberi scanalati, sono dentature assiali costituite da un
gran numero di rilievi a sezione triangolare.
• In genere l’accoppiamento è pero forzato, con l’inserzione dell’albero dentato in un
foro liscio, con deformazione essenzialmente elastica di quest’ultimo.
• La rappresentazione semplificata è uguale a quella degli scanalati ad evolvente.
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Interferenza graduabile con bulloni


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Spacco e Strettoio
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COLLEGAMENTI PER
OSTACOLO
Linguette
Alberi Scanalati
Anelli Elastici
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LINGUETTE (KEY)
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Attrito vs Ostacolo
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Linguette
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Effetti dello sforzo di taglio


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Linguette: bloccaggio assiale


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Linguette: bloccaggio assiale


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Linguette: bloccaggio nella sede


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Linguette: Tolleranze raccomandate


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Linguette: Forma
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Linguette: UNI 6604 (normali - forme A e B)


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Si trovano tranquillamente a catalogo!


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Si trovano tranquillamente a catalogo!


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Si trovano tranquillamente a catalogo!


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Si trovano tranquillamente a catalogo!


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Linguette: UNI 5710 (ribassate) …difficili da trovare


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Linguette a disco – UNI 6606


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Linguette a disco – UNI 6606


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Linguette a disco – UNI 6606 … tranquillamente a catalogo!


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Linguette: schema riepilogativo


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Perché non troviamo più chiavette a catalogo?


La linguetta è di gran lunga più usata della chiavetta, perché:
• non genera alcuna eccentricità o ovalizzazione del foro del mozzo (consigliate per
calettamenti di organi di trasmissione veloci: ruote dentate, pulegge, giranti di
pompe, ecc.)
• assicura un migliore centraggio circonferenziale (consigliate per calettamenti di
organi di trasmissione precisi)

Attenzione ai nomi nei cataloghi e siti! Spesso si trovano linguette indicate come
CHIAVETTE! Verificare norme UNI e DIN!

http://www.italchiavette.it/
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PROFILI SCANALATI (SPLINES)


Alberi scanalati
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Accoppiamenti scanalati: forma del profilo


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Manufacturing
• Brocciatrice cava singola https://youtu.be/S1njLLL0Rg0
• Brocciatrice scanalati https://youtu.be/rAJx-6SLdP0

• Asportazione esterna su tornio https://youtu.be/TW6QPl8Oy7g


• Fresatura esterna https://youtu.be/qTOSgI2bgxk

• Gear shaping (dentatrici a pettine) https://youtu.be/fU01NlP-dNI


• Gear hobbing (dentatura a creatore) https://youtu.be/JZnTXzReBkw

• Power skiving esterni https://youtu.be/ks3Fb2qiqJg


• Power skiving interni https://youtu.be/EefFxEGVbWo
Rappresentazione scanalati
Completa

Semplificata

Accoppiamento
• Longitudinale: albero copre mozzo
• Frontale: mozzo copre albero
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Accoppiamenti scanalati: centraggio


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Designazione
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UNI 8953??? Ritirata nel 2020


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DIN ISO 14
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Scanalature con fianchi ad evolvente (ISO 4156 ora


aggiornata al 2/2021)
• Questi scanalati realizzano un ottimo centraggio sui fianchi stessi, consentendo
alte velocità di rotazione e la trasmissione di momenti torcenti elevati. Sono costruiti
in modo analogo alle dentature delle ruote dentate e risultano pertanto di esecuzione
più economica
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Designazione
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Uso prevalente
• I profili scanalati a fianchi paralleli (UNI ISO 14) sono utilizzati principalmente per
cambi di velocità di macchine utensili mentre quelli a fianchi ad evolvente (UNI ISO
4156) principalmente nel settore automobilistico.
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Bloccaggio assiale se non scorrevole


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ANELLI ELASTICI
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Anelli Elastici
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Anelli Seeger
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Montaggio
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Montaggio
• Durante la delicata fase di montaggio, l’anello
subisce tensioni molto elevate, con possibile
rischio di deformazione permanente. E’
quindi indispensabile limitare l’apertura
dell’anello con l’utilizzo di pinze di montaggio
con vite di limitazione
• Il sistema di montaggio più efficace prevede
l’utilizzo di coni di spinta, che permettono
un’apertura minima e graduale del
particolare.
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Storia dei Seeger


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Anelli a montaggio assiale per alberi e fori

https://www.gandini.it/www/anelliarresto/
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Esterni DIN 471 UNI 3653-7435 Tipo A - per alberi


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Portata assiale dell’anello


• La portata assiale dell’anello è massima nelle condizioni rappresentate in Figura 1,
cioè con parte premente a spigolo vivo. In caso di appoggio con raggio o smusso “g”
(Figura 2), la portata diminuisce in relazione all’entità di questo valore. In questi casi
è possibile migliorare le condizioni di tenuta dell’anello con l’inserimento di una
rondella d’appoggio DIN 988 (Figura 3).
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DIN 983/4 Tipo AK/JK


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Anelli d’arresto autobloccanti


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Anelli d’arresto a montaggio radiale


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Compensazione del gioco assiale


• Non è possibile, utilizzando anelli Seeger normali, il montaggio di una parte di
macchina senza gioco assiale.
• In questi casi potrebbe risultare valido l'impiego di anelli Seeger con compensazione
del gioco assiale
• Una rigorosa e graduale riduzione del gioco può essere raggiunta utilizzando anelli
d'arresto con spessori selezionati. La tolleranza sugli spessori di questi anelli per lo
più rettificati si riscontra tra 0.025 mm e 0.05 mm.
• Anche le rondelle d'appoggio possono essere costruite con spessori differenziati.
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Compensatori di gioco assiale


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Rondelle
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Anelli d’arresto in filo


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Forma della cava


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Ricopertura radiale dell'anello Seeger


• Assialmente il sistema di fissaggio con anello Seeger è ottimale mentre radialmente la tenuta è
limitata alla sola forza di pre-serraggio. Nel caso di cariche assiali elevati e allo scopo di
ottenere massima sicurezza, può essere vantaggioso un contenimento radiale dell'anello nella
cava. I vantaggi sono rilevanti:
• - La fuoriuscita dalla cava è impossibile
• - La cava può essere più profonda e pertanto aumenta la propria capacità di carico.
• - Si elimina la limitazione del numero di giri ammissibili per l'albero.
• La figura mostra chiaramente come ricoprire radialmente i diversi tipi di anelli. Nel caso di
anello in filo può bastare anche un semplice smusso.
• Premessa però è che gli anelli siano con ingombro concentrico. Pertanto la ricopertura è
possibile con tutti gli anelli elastici a fascia radiale costante, con quelli tipo V e tipo K.
• Per gli anelli DIN 471/472 la ricopertura è possibile solo per particolari esecuzioni.
• Il sistema di ricopertura presentato in figura vale naturalmente solo se il montaggio
dell'elemento macchina da fissare avviene dopo quello dell'anello, e questo però non è sempre
possibile.

Ricopertura radiale di una anello normale (a sinistra) ed il filo (a destra)


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COLLEGAMENTI PER
OSTACOLO E ATTRITO
Appartengono a questa categoria gli organi che realizzano il collegamento tra
due parti essenzialmente per ostacolo, ma che hanno bisogno di essere
forzati affinché non si sfilino dalle relative sedi
• Spine
• Chiavette trasversali
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PERNI E SPINE (PINS)


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Spine e perni
Distinzione in base alla funzione:
• Perni: elementi cilindrici con funzione di fulcro per parti rotanti
• Spine: elementi cilindrici con funzione di arresto, centraggio e di collegamento

Snodo realizzato Centraggio tramite Spina cilindrica usata


con un perno spine di riferimento per trasmissione
moto rotatorio
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Spine
• Le spine sono elementi meccanici di forma cilindrica o conica.
• Possono essere classificate, a seconda dello scopo per cui sono utilizzate, in:
• spine di riferimento, se vengono usate per fissare in una posizione relativa invariabile due parti
• spine di collegamento, se vengono usate per trasmettere un certo sforzo tra le due parti
collegate
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Spine e perni unificati


• Perni senza testa

• Spine cilindriche
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Foratura per spina


1. Foratura
2. Svasatura
3. Alesatura

• https://youtu.be/6t8O5ixBqWQ
• lamatura di un foro – YouTube
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Spine (collegamento)
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Cacciaspine
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Spine cilindriche
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Spine cilindriche
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Spine cilindriche ISO 2338


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Spine cilindriche da catalogo


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Spine elastiche
• Le spine elastiche rappresentano il sistema più semplice ed economico per il
collegamento di diverse parti di componenti meccanici. Per la loro applicazione è
sufficiente realizzare fori a trapano eliminando i costosi lavori di alesaggio e
d'aggiustaggio.
• Le spine elastiche vengono introdotte semplicemente nel foro con un martello o
meccanicamente con una pressa. Possono essere facilmente smontate con martello
e spinotto e usate più volte senza perdere la loro elasticità.
• Il diametro nominale della spina è contemporaneamente il diametro del rispettivo
foro di ricezione che ha tolleranza H12.
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Spine elastiche
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Spine ad intagli
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Applicazioni spine elastiche


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Copiglie
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Copiglia elastica d’arresto, con riferimento alla UNI 8833


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Spine coniche

Attenzione: richiede alesatore conico $$$$


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Spine coniche da catalogo


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Spine coniche con forzamento longitudinale


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Chiavetta coniche (spina conica) con spianatura


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Chiavella per bici (epoca)

https://youtu.be/0zHhva2M7vU
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Chiavette trasversali o biette


• Bloccaggio contro la traslazione e la rotazione reciproca di due pezzi
• È un collegamento rigido particolarmente efficiente in senso assiale (non
adatto in presenza di momenti torcenti elevati)
• Vengono inserite in scanalature normali all’asse dei pezzi
• La sezione trasversale della bietta è ad asola e longitudinalmente presenta un lato
inclinato di 1:50 rispetto l’altro
• L’inserimento è forzato e ha come effetto quello di spingere assialmente i due pezzi
da collegare in senso opposto→ Essendo questo spostamento impedito nasce
una deformazione elastica sulle superfici di contatto bietta/componenti →
forzamento
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Collegamento fra due tiranti mediante manicotto e chiavette


trasversali
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Collegamento con chiavetta trasversale e attacco conico


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Esempio
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RIEPILOGO
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Esempi di collegamento
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Esempi di collegamento
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Esempi di collegamento
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Esempi di collegamento
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Esempi di collegamento
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Cono Morse (MT)


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Coni morse
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Riduttori
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Doppia asola
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Applicazioni
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Sostituzione mandrino su trapano a colonna


• https://youtu.be/wxpjlxXCoZg
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Cono Morse (MT) e cono ISO


• Il mandrino Cono Morse è una tipologia che nasce prettamente per la foratura, si fissa sfruttando la
conicità e garantisce l’antirotazione tramite il tenone piatto posto sull’estremità. Le massime
prestazioni quindi si ottengono solo se la spinta è assiale e di conseguenza non è adatto alla
fresatura che prevede anche delle spinte radiali che causano il distacco del cono.
• Per poter effettuare fresature o maschiature con mandrino cono morse si possono utilizzare dei
mandrini modificati che hanno al posto del tenone un filetto femmina che fissato tramite il tirante alla
macchina consente di rendere l’accoppiamento solidale ed evitare il distacco. Questo attacco per
essere utilizzato deve essere previsto dalla macchina e non può essere modificata in seguito.
Nonostante tutto anche se previsto non è adatto a grandi asportazioni di fresatura.
• I mandrini con cono ISO DIN nascono invece per lavorazioni di fresatura. Garantiscono il fissaggio,
la tenuta e l’antirotazione del tirante posteriore e delle due scanalature frontali. La maggiore conicità
del cono rispetto a quella dei cono morse assicura una migliore rigidità rendendoli ideali per la
fresatura.
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Cono DIN ISO 7388-1 ISO30/ISO40/ISO50 (precedentemente


DIN 69871)
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Fresatrice verticale
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Montaggio cono porta fresa ISO40


• https://www.youtube.com/watch?v=WtVe3PAUWo4
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Vi ricorda qualcosa???
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Applicazioni
Rappresentazione Tecnica di Macchine, Facoltà di Ingegneria, Politecnico di Bari
Rappresentazione Tecnica di Macchine, Facoltà di Ingegneria, Politecnico di Bari
END OF LESSON
Questions?

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SPECIFICAZIONE GEOMETRICA
DEI PRODOTTI 1
(GPS) GEOMETRICAL PRODUCT SPECIFICATION

Corso di «Rappresentazione Tecnica di Macchine»


GOALS

Generalità
Tolleranze Dimensionali
Tolleranze Dimensionali nella pratica
industriale

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GENERALITÀ
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Generalità
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Generalità
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Tipologie di errore
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Approccio corretto
• Ammettere l’esistenza dell’errore
• Definire i limiti accettabili: TOLLERANZA
• Precisare sul disegno
• Controllare l’errore in produzione
GPS – Specifiche Geometriche Prodotto
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Ambiti normativi
• Prima di entrare nei dettagli delle singole quote/tolleranze a disegno è necessario
capire come il disegno deve essere letto. Oggi infatti esistono due ambiti normativi
differenti:
• ISO/GPS (Geometrical Product Specification)
• ASME/GD&T (Geometric Dimensioning & Tolerancing)
• Pur condividendo molti aspetti in comune i due ambiti sono differenti nelle loro regole
basilari di interpretazione: per ISO/GPS vale il principio di indipendenza mentre per
ASME/GD&T vale il principio di inviluppo.
• Nel primo caso dimensione e forma della feature geometrica quotata sono da
considerarsi indipendenti una dall’altra mentre nel secondo caso sono correlate, cioè
la tolleranza dimensionale limita anche gli errori di forma anche se questi non sono
esplicitamente espressi a disegno.
TOLLERANZE
DIMENSIONALI
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Importanti solo per gli elementi soggetti ad Accoppiamento


Intercambiabilità
I pezzi da accoppiare sono prodotti in quantità prefissate (lotto); accoppiamento
garantito dalle tolleranze di lavorazione

Vantaggi:
• Produzione in luoghi e tempi diversi
• Lavorazione e controllo più rapidi
• Costi contenuti
• Rapidità nel montaggio (“catene di montaggio”)
• Necessità di mano d’opera meno qualificata
• Costruzione anticipata di pezzi di ricambio sicuramente funzionali
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Alberi e fori
Albero:
• Pieno
• Dimensione misurabile esternamente
• Lettera minuscola (es. «g»)

Foro:
• Vuoto
• Dimensione misurabile internamente
• Lettera MAIUSCOLA (es. «F»)
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Tolleranza
I pezzi che soddisfano le esigenze funzionali avranno dimensioni comprese tra un
valore minimo ed uno massimo accettabili
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ISO 14405/1: Feature of size (elemento dimensionale)


• Una feature of size ha le seguenti caratteristiche:
• a) È dotata di un asse o un piano mediano
• b) Ha dei punti in opposizione rispetto ad un asse o un piano mediano
• c) E’ un’entità accoppiabile e quindi dotata di tolleranza dimensionale
• In tutti gli altri casi, bisogna ricorrere alle tolleranze geometriche di forma e di
posizione.
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Misura di un diametro
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Problema: quale misura prendere?


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ISO 14405/1: caratteristiche dimensionali


• Classificazione delle caratteristiche dimensionali applicate a una feature estratta
(con i relativi simboli). La dimensione può essere classificata in locale, calcolata e
globale
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LP (distanza tra 2 punti)


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LP, LS
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GX, GN
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Collaudo a due livelli

Calibro a forcella (alberi) Calibro a tampone (fori)


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Definizioni
• Linea dello zero: dimensione nominale
• Scostamento superiore: differenza algebrica tra dim max e la dim nominale
• Scostamento inferiore: differenza algebrica tra dim min e la dim nominale
• Tolleranza (IT=International Tolerance): differenza tra dim max e dim min
• Fori: IT=Es-Ei
• Alberi: IT=es-ei
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Esempio

Albero A:

Albero B:

Foro:
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Tolleranze ISO
Norma UNI EN ISO 286
Ampiezza zona
di tolleranza
Albero/foro

Posizione

Linea dello zero = Dimensione nominale

Dimensione Ampiezza Zona


Nominale Tolleranza Albero

Posizione Zona Ampiezza Zona Posizione Zona


Tolleranza Foro Tolleranza Foro Tolleranza albero
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Ampiezza zona di tolleranza


Tolleranza (IT) dipende da:
• dimensione nominale
• grado di tolleranza (precisione di
lavorazione)
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Problema del Costo!


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Ampiezza zona di tolleranza


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Posizione zona di tolleranza


• Scostamento fondamentale: posizione della zona di tolleranza rispetto alla linea
dello zero
• Dipende da dimensione nominale
• Il sistema ISO prevede 27 posizioni
• Fori: lettere maiuscole
• Alberi: lettere minuscole
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Scostamenti fondamentali alberi


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Tabella scostamenti fondamentali alberi


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Tabella scostamenti fondamentali fori


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Quante combinazioni?
• 20IT x 27posizioni = 540 tolleranze per albero e foro
• 540albero x 540foro = 291600 combinazioni albero-
foro
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Sistema Foro base


• La posizione H ha Ei=0: il diametro min del foro coincide con il diametro nominale
• Molto usato in pratica industriale perchè trapani e frese hanno punte con diametro
standard
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Sistema albero base


Sistema albero base:
• La posizione h ha es=0: il diametro max dell’albero coincide con il diametro nominale
• Usato solo in quei casi (rari) dove l’albero è acquistato con diametri standard
(solitamente gli alberi si fanno al tornio)
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Quanti IT in pratica?
• Solo 6/7 gradi di tolleranza (da IT5 a IT11) praticamente ottenibili con le macchine
utensili tradizionali
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Quante combinazioni ora?


• 6IT x 27posizioni x 6IT x 1(h/H) = 972 combinazioni
foro base o albero base
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TOLLERANZE NELLA PRATICA


INDUSTRIALE
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Accoppiamenti raccomandati
• 7 gradi di tolleranza (da IT5 a IT11): macchine utensili tradizionali
• Si accoppia albero ITn con foro IT(n+1), es. H7/f6: si riesce a realizzare alberi più
precisi dei fori a parità di costo
• I gradi di tolleranza di due elementi accoppiati non dovrebbero differire di più di due
valori
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Accoppiamenti raccomandati
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Accoppiamenti raccomandati
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Accoppiamenti Raccomandati Foro Base


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Accoppiamenti Raccomandati Albero Base


Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Dimensional Management
• Il Dimensional Management è una metodologia ingegneristica che sfrutta alcuni
strumenti per gestire in modo sistematico le tolleranze.
• L’obiettivo dichiarato è definire ed ottenere la “precisione necessaria solo dove
effettivamente serve” per produrre ad un livello qualitativo accettabile (dipendente
dall’applicazione) minimizzando i costi.
• Ottimizzare i valori delle tolleranze in funzione del rapporto costi derivanti dal
processo produttivo / precisione richiesta alla geometria del componente.
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Tolleranze generali
• Evitare di appesantire la quotatura
• Utilizzata per quote dove non ci sono prescrizioni particolari (quote non
funzionali)
• Quattro classi di tolleranza
• Tabelle per dim lineari, smussi e raccordi, dim angolari
• Tabelle specifiche per getti (pezzi ottenuti per fusione)
• L’indicazione va riportata all’interno del riquadro delle iscrizioni: «quote senza
indicazione di tolleranza secondo ISO 2768-m»
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Quotatura funzionale
• Quote funzionali:
• Essenziali per lo scopo a cui il pezzo è destinato
• Non possono mai essere dedotte da altre quote
• Si applica una tolleranza specifica

• Quote non funzionali:


• Non incidono sulla funzionalità del componente, ma sono necessarie per definirlo completamente
• Vanno specificate tenendo conto delle esigenze di fabbricazione o controllo
• Si applica la tolleranza generale

• Quote ausiliarie:
• Non indispensabili alla definizione del prodotto, ottenibili da altre quote
• Usate a scopo informativo per evitare calcoli a chi deve produrre il pezzo
• Sono scritte tra parentesi
• Non hanno prescrizioni di tolleranza
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Quotatura funzionale
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Indicazione delle quote con tolleranza


Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Indicazione delle quote con tolleranza


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Indicazioni nei disegni


Casi pratici (esercizi MRT)
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Scostamenti fondamentali alberi


Casi pratici (esercizi MRT)
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Esempio di quotatura tecnologica


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Linguette: Tolleranze raccomandate


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Accoppiamenti Linguette
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Esempio
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Esempio
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TOLLERANZE DIMENSIONALI PIU’ COMUNI PER IL


CALETTAMENTO DEI CUSCINETTI RADIALI
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Collegamento diretto di forza


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Calettamento a caldo
• Il calettamento a caldo dei cuscinetti (frequentemente chiamato “piantaggio”) è una
particolare tecnica, piuttosto diffusa in ambito industriale e all’interno delle officine
meccaniche, per poter favorire il montaggio o lo smontaggio di componenti
meccanici come i cuscinetti e degli organi di trasmissione.
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Installing a bearing using a bearing heater


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Calettamento a freddo
CATENE DI TOLLERANZE
Montaggi Assiali
Tipo di lavorazione e quote senza tolleranza
Lavorazione di una superficie piana
a) Fresatura periferica
b) Fresatura frontale
Tipo di lavorazione e quote senza tolleranza
Tornitura
Tipo di lavorazione e quote con Campo di tolleranza -

+ +

+
-

Xmax = 110max – 45min = 110,3-44,9 = 65,4


Xmin = 110min – 45max = 109,9-45,1 = 64,8

+0,4
Fresatura L = 110±0,2 Tornitura X = 65 - 0,2

= 110,2 - 109,8 = 0,4 = 65,4-64,8 = 0,6


Catena di tolleranza su più elementi

Sede Gioco

n.b. le facce dei cubi sono a contatto tra Gioco min = Sede min - ∑ Cubi max
loro e con la parte sinistra della sede Gioco max = Sede max - ∑ Cubi min
END OF LESSON
Questions?

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SPECIFICAZIONE GEOMETRICA
DEI PRODOTTI
(GPS) GEOMETRICAL PRODUCT SPECIFICATION

TOLLERANZE GEOMETRICHE

Corso di «Rappresentazione Tecnica di Macchine»


MOTIVAZIONE
Limiti delle Tolleranze Dimensionali
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Problema
• Impossibilità di ottenere la forma geometrica esatta prevista a disegno
• L’uso delle sole tolleranze dimensionali non basta a garantire un corretto
accoppiamento
Consideriamo la piastra forata…
Questa specificazione è adeguata?
Problema
6 n. 1

Sono i bordi del pezzo ad essere localizzati rispetto ai fori o viceversa?


Problema
7 n. 2

Qual è l’orientamento corretto del pezzo per controllare le tolleranze


dimensionali?
Problema
8 n. 3

Qual’è la dimensione critica della zona di tolleranza (lato del quadrato o


diagonale del quadrato)

La zona di tolleranza dell'asse del


foro è quadrata mentre la forma
del foro circolare
Problema
9 n. 4

La quotatura determina l’accumulo dell'errore sulla posizione dei fori. Quale è


la vera tolleranza funzionale?
Zona di tolleranza
del foro 1

1 2

Zona di tolleranza
del foro 2
In10definitiva….

Una specificazione ambigua può portare a scartare il pezzo perché non


conforme alle tolleranze prescritte a disegno anche se in pratica accettabile e
funzionante, e viceversa!
Altro
11 esempio: Questo disegno è esauriente?
Problema
12 1: cosa sto quotando?

A cosa corrisponde la quota del gradino?


Problema
13 2: cosa sto quotando?

Qual è la distanza del foro?


Problema
14 3: cosa sto quotando?

A cosa corrisponde la quota del raggio?


Problema 4: angoli retti?
15

E se gli angoli non sono proprio di 90°?


La
17 soluzione è:

Adottare una specificazione esauriente e non ambigua mediante l’uso


corretto delle tolleranze dimensionali e geometriche…
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INDICAZIONI A DISEGNO
Diamo per scontati i concetti di…
• Significato di uno spazio di tolleranza geometrica
• Significato dei diversi tipi di tolleranza
• Indicazione a disegno …..
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Ripasso tipologie da MRT


Classificazione
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Indicazioni
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Indicazione della tolleranza


Riquadro unito all’elemento cui è riferita la tolleranza, mediante linea continua fine
terminante con una freccia

Elemento in tolleranza:
• Linea o superficie: freccia termina su linea di contorno o linea di prolungamento
(staccata da linea di misura), o utilizzando linea di richiamo
• Asse o piano mediano: freccia in corrispondenza della linea di misura

Linea di richiamo
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Indicazione del riferimento


• Elemento ideale associato ad un elemento reale
• Identificato da una lettera maiuscola, iscritta in un riquadro, collegata ad un triangolo

Elemento di riferimento:
• Linea o superficie: triangolo termina su linea di contorno o linea di prolungamento
(staccata da linea di misura), o utilizzando linea di richiamo
• Asse o piano mediano: triangolo in corrispondenza della linea di misura; è
ammesso sostituire una delle due frecce della linea di misura col triangolo
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Indicazione del riferimento

Assi e piani mediani

Vecchia norma: non più valida


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Indicazioni particolari
Tolleranze o riferimenti a parti limitate del pezzo
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METROLOGIA E ISPEZIONE
TOLLERANZE GEOMETRICHE
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Piano di riscontro
• In ghisa (stagionata e poi fresata e raschiettata) con un'accuratezza sulla planarità di
+/- 0,01 mm.
• In granito (lapidellatura) con errori sulla planarità di 1-2 micron.
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Comparatore e Base magnetica


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Il comparatore
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Porta Comparatori
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Blocchetti pianparalleli
• Il blocchetto pianparallelo, anche detto blocchetto di riscontro, è un calibro fisso
costituito da un parallelepipedo lavorato in modo da ottenere due facce contrapposte
perfettamente parallele, distanziate tra loro di una quota precisa (spessore
nominale). I blocchetti pianparalleli vengono anche chiamati blocchetti Johansson,
dal nome dello svedese Carl Edvard Johansson che li brevettò.
• Blocchetto pianparallelo – Wikipedia
• Esempio. Per un blocchetto da 10mm, i massimi errori saranno (a 20°) circa:
• +/-0,48 micron per il grado 2;
• +/-0,24 micron per il grado 1;
• +/-0,12 micron per il grado 0;
• +/-0,06 micron per il grado 00.
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Barraseno
• Acciaio temprato, durezza 60 HRC, superfici di riscontro lappate, precisione
planarità ± 0,001 mm, precisione interasse tra cilindri ± 0,005 mm
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Blocchi paralleli a V
• Lavorati e forniti in coppia, superfici formanti la cava a 90°. In acciaio, precisione
0,01mm
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1-2-3 block
• Simply put, a 1-2-3 block is a common shop setup tool usually made of hardened
steel that measures 1" thick × 2" wide × 3" long. Machinists use the blocks for
myriad machine and inspection setup tasks.
• The blocks are accurately ground to size and orthogonal geometry, within 5µm,
with the intention of trusting them as de facto shop floor setup standards
without regard to delicacy when performing setups.
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Misura delle tolleranze

Planarità

Oscillazione totale
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Links
• https://www.pragmaticmetrology.com/
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Macchina di misura 3D ad azionamento manuale


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Macchina di misura 3D automatica


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Macchina di misura 3D – protocollo di misura


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Planarità
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TOLLERANZE DI FORMA
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Tolleranze di forma
Limiti di variazione dalla forma ideale indicata nel disegno
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Rettilineità
• Specifica una zona bidimensionale determinata da due rette parallele tra loro con
una distanza uguale al valore della tolleranza.
• Va posta nella vista dove l’elemento appare esplicitamente rettilineo

Applicata ad un asse
Rettilineità (1)
Rettilineità (2)
Rettilineità (3)
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Planarità
• Specifica una zona tridimensionale determinata da due piani tra loro paralleli con
una distanza uguale al valore della tolleranza.
• È opportuno che sia minore della metà della tolleranza dimensionale associata
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Misura Planarità
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Circolarità
• Specifica una zona bidimensionale determinata da due cerchi concentrici posti ad
una distanza che radialmente è pari al valore della tolleranza
• È opportuno che sia minore della metà della tolleranza dimensionale associata
• Si applica a tutte le sezioni trasversali lungo l’elemento tollerato
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Cilindricità
• Specifica una zona tridimensionale determinata da due cilindri concentrici posti ad
una distanza che radialmente è pari al valore della tolleranza
• Può controllare simultaneamente la circolarità, rettilineità ed il parallelismo degli
elementi della superficie
• È opportuno che sia minore della metà della tolleranza dimensionale associata
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Misura di circolarità e cilindricità

https://youtu.be/wNHaObwYlAk
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Misura di circolarità e cilindricità

Stabilità con i
V-Block??
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Misura di circolarità e cilindricità


Quindi come facciamo?
• Manualmente con più misure di un
micrometro
• Altrimenti abbiamo bisogno di un
turntable con un software di misura
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Profili lineari
• La zona di tolleranza è limitata dalle due linee di inviluppo dei cerchi di diametro
uguale al valore della tolleranza e i cui centri sono situati su di una linea avente la
forma geometricamente corretta
• Possono essere associati a dei riferimenti per ottenere tolleranze di forma, posizione
e orientamento contemporaneamente
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Profili di superfici
• La zona di tolleranza è limitata dalle due superfici di inviluppo delle sfere di diametro
uguale al valore della tolleranza e i cui centri sono situati su di una superficie avente
la forma geometricamente corretta
• Possono essere associati a dei riferimenti per ottenere tolleranze di forma posizione
e orientamento contemporaneamente
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Video
• Pragmatic Metrology - GD&T Inspection - Part 1M – YouTube

• GD&T Inspection: Flatness, Parallelism and Profile – YouTube


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TOLLERANZE DI ORIENTAMENTO
RIFERIMENTI E SISTEMI DI
RIFERIMENTO (PARTE 1)
(prima di iniziare)
Sistemi di riferimento per il controllo delle tolleranze
geometriche
Riferimenti

Datum

Datum Feature

Datum Feature Simulator


Riferimenti
Riferimenti
Riferimenti
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Tolleranze di orientamento
Limiti di variazione di una superficie o una singolarità rispetto ad uno o più elementi
assunti come riferimento
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Parallelismo
• Scostamento dal parallelismo di una singolarità geometrica
• Utilizzata per geometrie a 180°

Parallelismo di un asse rispetto ad un Parallelismo di una superficie rispetto ad


asse di riferimento una retta di riferimento

Parallelismo di un asse rispetto ad un Parallelismo di una superficie rispetto ad


piano di riferimento un piano di riferimento
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Perpendicolarità

Perpendicolarità di un asse rispetto ad un


asse di riferimento

Perpendicolarità di una superficie


rispetto ad una retta di riferimento

Perpendicolarità di un asse rispetto ad Perpendicolarità di una superficie


un piano di riferimento rispetto ad un piano di riferimento
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Inclinazione

Inclinazione di un asse rispetto ad un asse Inclinazione di una superficie rispetto ad


di riferimento una retta di riferimento

Inclinazione di un asse rispetto ad un Inclinazione di una superficie rispetto ad


piano di riferimento un piano di riferimento
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TOLLERANZE DI POSIZIONE
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Tolleranze di posizione
Stabiliscono i limiti di variazione di una superficie o una singolarità rispetto una
posizione ideale stabilita dal disegno e ad uno o più elementi di riferimento
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Localizzazione
È lo spostamento consentito a una singolarità geometrica rispetto ad una posizione
teoricamente esatta
RIFERIMENTI E SISTEMI DI
RIFERIMENTO (PARTE 2)
Riferimenti
Sistema di riferimenti
Riferimenti parziali
Riferimenti
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Concentricità
• Rappresenta la condizione in cui i punti medi di tutti gli elementi diametralmente
opposti di una figura di rivoluzione si trovano sull’asse o il punto centrale di un
elemento di riferimento
• Da non confondere con il concetto di coassialità
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Simmetria
Rappresenta la condizione in cui gli elementi sono disposti simmetricamente rispetto
ad un asse o ad un piano mediano
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TOLLERANZE DI OSCILLAZIONE
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Tolleranze di oscillazione
Stabiliscono i limiti di variazione di una superficie o una singolarità rispetto ad una
forma stabilita durante una rotazione della parte attorno ad elemento di riferimento
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Oscillazione circolare e totale

Circolare

Totale
(max errore
letto)
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Links
• Stock? Mill? Square! – YouTube
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APPLICAZIONI PRATICHE
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Esempio di misurazione di un pezzo lavorato al tornio


Esempio:
87 Specificazione geometrica di un tavolo

Requisito 1: la superficie del tavolo deve essere piana

Zona di tolleranza:
•coppia di piani paralleli tra loro
•distanti 0,5 mm
Nota: un piano è piano
indipendentemente da come è
orientato nello spazio

La forma è una proprietà intrinseca La zona di tolleranza si “adatta”


dell’elemento geometrico all’elemento geometrico
Specificazione
88 geometrica di un tavolo….

Requisito 2: la superficie del tavolo deve essere “orizzontale”

Zona di tolleranza:
•coppia di piani paralleli tra loro
•distanti 0,5 mm
•paralleli al riferimento A (pavimento)
Nota: la zona di tolleranza ha stessa forma e dimensioni di quella della planarità.
In aggiunta ha solo il vincolo di essere parallela al pavimento.
Specificazione
89 geometrica di un tavolo…

Requisito 3: la superficie del tavolo deve essere alla distanza di 800mm dal
pavimento
800

Zona di tolleranza:
• coppia di piani paralleli tra loro
• distanti 0,5 mm
• paralleli al riferimento (pavimento)
• il cui piano medio dista 800 mm dal riferimento
Nota: la zona di tolleranza ha stessa forma e dimensioni di quella della planarità e
del parallelismo. In aggiunta ha solo il vincolo di distanza dal pavimento.
Specificazione
90 geometrica di un tavolo…

Riassumendo:
A parità di tolleranza (0,5 mm nell’esempio), la specifica di
localizzazione vincola non solo la posizione del piano, ma
anche la sua orientazione (tolleranza di parallelismo = 0,5 mm)
e la sua forma (tolleranza di planarità = 0,5 mm).

Ha senso invece specificare


800

forma, orientazione e posizione


se le tolleranze sono crescenti
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Esempi da pragmaticmetrology.com (Stepped Shaft)


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Esempi da pragmaticmetrology.com (Flange)


Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Esempi da pragmaticmetrology.com (Angle Block)


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Albero pompa
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Verifica tolleranze di costruzione di un cuscinetto


Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Verifica tolleranze di costruzione di un cuscinetto


Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Verifica tolleranze sulle sedi sull'albero e sul supporto


Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Verifica tolleranze sulle sedi sull'albero e sul supporto


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LEGAME TRA TOLL. DIMENSIONALI


E GEOMETRICHE
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Principio di indipendenza
• Ciascuna prescrizione dimensionale o geometrica specificata su un disegno deve essere rispettata
in se stessa in modo indipendente, salvo non sia prescritta sul disegno una relazione particolare.
• Le deviazioni di forma non sono più limitate dalle tolleranze dimensionali

Solo toll. Dimensionali (h8):


dmin=29.967 mm
dmax=30.000 mm
Requisiti funzionali
Interdipendenza tra tolleranze dimensionali e geometriche
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Principio del Massimo Materiale


Principio del Massimo Materiale
Principio del Massimo Materiale
M
Esempio 1
Esempio 2
Quando applicare il Principio del Massimo Materiale
Altri
11 esempi di Specificazione geometrica
2
Altri
11 esempi di Specificazione geometrica
3
Esigenza d’inviluppo
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Ok, ma come si misura?


Modificatore di inviluppo per le feature esterne
Per le feature esterne, il modificatore di inviluppo, indicato con la lettera E riassume in
un solo simbolo due specifici operatori:
• operatore GN (minimo inviluppo circoscritto) per il limite superiore (controllo con
calibro funzionale costituito da un elemento tubolare con le dimensioni interne
equivalenti al massimo materiale)
• operatore LP (distanza tra due punti) per il limite inferiore (controllo con micrometro).
Modificatore di inviluppo per le feature interne
Per le feature interne, il modificatore di inviluppo, indicato con la lettera E riassume in
un solo simbolo due specifici operatori:
• operatore LP (distanza tra due punti) per il limite superiore (controllo con micrometro
d’interni ).
• operatore GX (massimo inviluppo inscritto) per il limite inferiore (controllo un calibro
funzionale costituito da un elemento cilindrico con le dimensioni esterne equivalenti
al massimo materiale)
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PER RIASSUMERE
Qual è il percorso per identificare una specifica geometrica corretta,
completa e coerente? Possiamo dare delle Regole?
Regola
11 #1
9

1) Tolleranze dimensionali utilizzate solo per definire le dimensioni degli elementi e


gli ingombri.
Regola
12 #2
0

2) Indicazione esplicita di un sistema di riferimento a tre piani ortogonali


rispetto i quali localizzare in maniera univoca gli assi dei fori.
Regola
12 #3
1

3) Gli elementi di riferimento sono “qualificati” e organizzati gerarchicamente


Regola
12 #4
2

4) Tutte le altre quote sono “quote teoricamente esatte” e definiscono la


posizione teorica delle feature rispetto al sistema di riferimento.
Regola
12 #5
3

5) Le zone di tolleranza dei fori sono definite mediante tolleranza di


localizzazione (di forma cilindrica). È possibile ampliarle ulteriormente
applicando il requisito di massimo materiale.
END OF LESSON
Questions?

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SPECIFICAZIONE GEOMETRICA
DEI PRODOTTI
(GPS) GEOMETRICAL PRODUCT SPECIFICATION
TOLLERANZE DI SUPERFICIE

Corso di «Rappresentazione Tecnica di Macchine»


Metodi di Rappresentazione Tecnica, Facoltà di Ingegneria, Politecnico di Bari

Tipo di errore
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Tolleranze Dimensionali, Geometriche e Rugosità!


Metodi di Rappresentazione Tecnica, Facoltà di Ingegneria, Politecnico di Bari

Problema specifico
• Le superfici degli oggetti non sono perfettamente lisce, ma presentano irregolarità,
dovute a:
• Fessure, cricche: errori aperiodici
• Striature, solchi prodotti dalle lavorazioni: ripetizione regolare
• La rugosità influisce su:
• Resistenza a fatica
• Resistenza a corrosione
• Lubrificazione
• Attrito
• Ergonomia
• Aspetto estetico Ordine di
grandezza del μm
(=0,001 mm)
Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

OK, MA COME SI MISURA?


Metodi di Rappresentazione Tecnica, Facoltà di Ingegneria, Politecnico di Bari

Rugosimetro
Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Tastatore
Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Rugosimetro
https://youtu.be/y5sPPeeckuc
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Facoltà di Ingegneria, Politecnico di Bari

Definizioni
• Linea media: linea parallela al profilo
geometrico tale da ottenere delle aree uguali
al di sopra e al di sotto di essa.
Matematicamente:
• Linea per cui si ha il minimo valore della somma dei
quadrati delle distanze da essa dei punti del profilo
reale
• Se viene assunta come asse ascisse, la somma
delle ordinate dei punti risulterà nulla
• La lunghezza di valutazione viene divisa in 5
lunghezze più piccole, chiamate lunghezze
di base (5 -10 mm, unificate)
• Evitare che un valore anomalo locale (es. cricca),
venga spalmato su tutto il profilo
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Misura della rugosità


Scostamento medio aritmetico del profilo (Ra):
• R = Roughness, a = arithmetical average
• Misurato in micrometri (μm) ISO o micropollici (μinch) in USA
• Geometricamente equivale al valore dell’area sottesa tra il profilo reale e la linea
media.


𝟏 𝐋

𝐋 𝟎
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Altre misure di rugosità


• Rz (sui rugosimetri anche Rt): altezza massima del profilo, distanza tra la linea
di picco e quella di valle in un lunghezza di base
• Rq: valore quadratico medio delle ordinate del profilo
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Vecchia norma (prima del 2004)


• L’altezza massima del profilo era indicata con Ry, perché l’asse perpendicolare alla
superficie di riferimento era indicato con y
• Rz indicava l’altezza delle irregolarità in 10 punti: la media aritmetica dei valori
assoluti dei 5 picchi più alti e delle 5 valli più profonde compresi in un lunghezza di
base
• Rz è stata eliminata dalla norma
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Validazione Statistica (16% di errore ammissibile)


• Se non è specificato un valore Ramax, la superficie risulta accettabile al controllo se
non più del 16% di tutti i valori misurati eccede il valore prescritto
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RIPASSO: INDICAZIONE DELLA


RUGOSITÀ
Norma per i segni grafici: UNI EN ISO 1302
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Orientamento e disposizione indicazioni


• Scegliere una superficie vista di
profilo
• Orientare il simbolo in modo che
sia leggibile dal basso o dal lato
destro (come per le quote, ISO
129-1)
• Il simbolo si posiziona su:
• Contorno
• Linea di riferimento
• Linea di richiamo
• Riquadro tolleranza geometrica
• Il segno grafico deve puntare dal
lato esterno del materiale
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Indicazioni particolari
• Due o più metodi di fabbricazione

• Requisiti per tutte le superfici di contorno


di un profilo del pezzo in lavorazione (solo
superfici di profilo in questa vista)
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Indicazioni particolari

nel riquadro
iscrizioni
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Da vecchia a nuova norma


a) Valore della rugosità Ra
b) Altri valori di rugosità (Rz, Rq)
c) Particolari tipi di lavorazione
d) Orientamento preferenziale dei
solchi
e) Sovrametallo di lavorazione (in
mm)
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Orientamento dei solchi


Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

APPROFONDIAMO….
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Struttura della superficie


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Differenza tra rugosità, ondulazione e forma


Analizziamo i tre elementi principali della struttura della superficie: rugosità,
ondulazione e forma:
• Rugosità: Di solito si tratta dei segni legati al processo o di quelli caratteristici
prodotti dall'azione dell'utensile da taglio o del processo di lavorazione a macchina,
ma possono riguardare altri fattori come ad esempio la struttura del materiale.
• Ondulazione: Di solito è prodotta dall'instabilità del processo di lavorazione, come ad
esempio lo squilibrio di una mola, o da azioni deliberate nel processo di lavorazione.
L'ondulazione presenta una lunghezza d'onda più ampia rispetto alla rugosità, che si
sovrappone all'ondulazione.
• Forma: Forma generale della superficie, ignorando le variazioni dovute alla rugosità
e all'ondulazione.
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Rapporti passo/ampiezza
Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Componenti di un rugosimetro
Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Tastatore, stilo e pattino


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Misura della Rugosità e Ondulazione


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Misura della rugosità


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QUINDI LE TOLLERANZE DI
SUPERFICI SONO PER PROFILI 2D?
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Arriva nuova norma!


• Da quando i primi strumenti per la misura della rugosità sono apparsi all’inizio degli
anni ’30, la misurazione dell’errore microgeometrico si è basata su rugosimetri a
contatto che rilevavano un profilo 2D. Infatti, la misura di rugosità viene quasi
sempre effettuata rilevando il profilo che si ottiene sezionando l’oggetto con un piano
normale alla superficie e con direzione perpendicolare all’orientamento principale dei
solchi presenti sulla superficie
• Solo all’inizio degli anni ’80 sono comparsi strumenti per misurare le superfici
tridimensionali, come interferometri a luce bianca e profilometri 3D. A seguito di
questa evoluzione, il comitato tecnico ISO/TC213 (Dimensional and geometrical
product specifications and verification) ha creato un nuovo gruppo di lavoro col
compito di sviluppare futuri standard internazionali per la trama superficiale 3D.

• A seguito di questa evoluzione, il comitato tecnico ISO/TC213 (Dimensional and


geometrical product specifications and verification) ha creato un nuovo gruppo di
lavoro col compito di sviluppare futuri standard internazionali per la trama
superficiale 3D. Nel 2005 è nata l’architettura del nuovo standard a cui è stato
assegnato il numero ISO 25178 (Geometrical product specifications, Surface texture:
Areal).
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ISO 25178
• La norma ISO 25178 del 2016 ha definito un nuovo simbolo per l’indicazione della
finitura superficiale di area, aggiungendo un rombo al simbolo definito nella ISO
1302 del 2002 (fig. 1). Nella norma ISO 25178/2 tutti i parametri di area iniziano con
la lettera maiuscola S e, a differenza dei parametri del profilo, non c’è alcuna
distinzione tra rugosità e ondulazione. Infatti, mentre per i profili abbiamo i parametri
Pa, Ra e Wa, per le superfici, è stato definito solo il simbolo Sa, che può quindi
essere un parametro di rugosità, o di ondulazione, a seconda del prefiltraggio che
viene eseguito. Il parametro Sa (rugosità media) viene calcolato con la formula
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Nuova Simbologia
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Regola del 16%

Nel nuovo standard la regola del 16% non


sarà più la regola predefinita, sostituita dal
default Tmax che vuole dire che “nessuno
dei valori misurati sull’intera superficie di
ispezione deve eccedere il valore di
rugosità specificato nel disegno”. Nel caso
si volesse utilizzare la regola del 16%, il
simbolo di accettazione è T16%, indicato
nel disegno
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Lavorazioni e rugosità
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Processi di lavorazione e superficie

Lavorazioni più accurate (costose) danno finiture con tolleranza di superficie minori
che devono essere valutate in base alle esigenze di funzionalità dei particolari e
devono essere sempre contenute nelle tolleranze geometriche e dimensionali
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Processi di lavorazione e superficie


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Applicazioni comuni
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Dimensioni nominali e tolleranze di superficie consigliate


END OF LESSON
Questions?

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SOPPORTI E CUSCINETTI

Corso di «Rappresentazione Tecnica di Macchine»


GOALS

Sopporti
I Cuscinetti Radenti
I Cuscinetti Volventi
Montaggio
Lubrificazione e Tenute
Cuscinetti particolari

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I SOPPORTI PER ALBERO


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Utilizzo
• Supporti: elementi funzionali destinati a sorreggere gli elementi rotanti e a
vincolarne la posizione degli assi
• La parte interna del sopporto può essere direttamente a contatto con il perno di
albero, o contenere un elemento intermedio detto cuscinetto, che può essere
radente o volvente
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Tipologie
I sopporti possono essere di quattro tipi:
• con incastellatura in un sol pezzo;
• con incastellatura in due pezzi;
• sopporti con cuscinetti oscillanti;
• sopporti con dispositivo di lubrificazione.
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Sopporti con incastellatura in un sol pezzo


I sopporti con incastellatura in un sol pezzo sono di semplice costruzione ma possono
essere impiegati solo in corrispondenza di perni di estremità.
Possono essere a occhio o a flangia.
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Sopporti con incastellatura in un due pezzi


I sopporti con incastellatura in un due
pezzi vengono impiegati quando si ha la
necessità di assemblare organi facilmente
smontabili, su alberi lunghi, pesanti e
difficili da manovrare, sui perni intermedi.
Il sopporto è diviso in due parti:
• la parte superiore è detta cappello
• la parte inferiore è detta base
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I sopporti con cuscinetti oscillanti


I sopporti con cuscinetti oscillanti sono impiegati su alberi lunghi e soggetti a
deformazioni flessionali.
La particolarità costruttiva permette ai cuscinetti di seguire le oscillazioni dell’albero su
cui sono montati in corrispondenza del perno
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I sopporti con dispositivi di lubrificazione


I sopporti con dispositivi di lubrificazione sono indispensabili in presenza di attrito
radente.
Esistono diversi tipi di lubrificatori, dagli ingrassatori agli oliatori, tutti rigorosamente
unificati
• Il nome: ingrassatore o oliatore,
• Una lettera o un numero per la forma;
• La sigla della filettatura e la norma UNI corrispondente.
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Ingrassatori e pompe da ingrassaggio

UNI: 7663 Tipo A


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Tipologie Ingrassatori
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Tipologie Oliatori
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I CUSCINETTI RADENTI
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I Cuscinetti Radenti o a Strisciamento


• Il cuscinetto radente è un guscio cilindrico di forma differenziata che avvolge il perno
di albero rotante ed è alloggiato in modo stabile nel sopporto e con gioco sull’albero.
• È costruito con materiale diverso da quello dell'albero e consente la riduzione della
forza di attrito entro limiti accettabili.
• Come?:
• Materiali a basso coefficiente d’attrito (ferro sinterizzato, bronzo, con o senza piombo, etc.)
• Trattamenti superficiali (carbonitrurazione, superfinitura, etc.)
• Lubrificazione (olio o grasso, silicone, grafite, azoto, etc.)
• Cuscinetti idrodinamici: strato di lubrificante ha capacità portante
• Cuscinetti idrostatici: lubrificante iniettato in pressione
• Cuscinetti autolubrificanti: Nylon, PTFE
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I Cuscinetti Radenti
• Boccole: costruiti in un sol pezzo
• Bronzine: due parti semicilindriche
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I Cuscinetti Radenti
• Il cuscinetto radente è un guscio cilindrico di forma differenziata che avvolge il perno
di albero rotante ed è alloggiato in modo stabile nel sopporto e con gioco sull’albero.
• Il bloccaggio del cuscinetto sul sopporto può essere ottenuto mediante
accoppiamento con interferenza oppure utilizzando uno di questi sistemi:
• vite senza testa ed estremità a coppa o cilindrica
• vite o spina assiale
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I Cuscinetti Radenti
• Le forme dei cuscinetti sono diverse.
• Nei sopporti con incastellatura in due pezzi, anche il cuscinetto è diviso in due metà.
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I Cuscinetti Radenti
• Particolare attenzione deve esserci
nell'accoppiamento perno-cuscinetto per poter
garantire una adeguate lubrificazione ottenuta
introducendo del lubrificante tra il cuscinetto e il
perno.
• Opportune scanalature ricavate nel cuscinetto
facilitano tale operazione.
• Le scanalature possono essere longitudinali o
incrociate (zampe di ragno)
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Tipologie
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Bronzine per biella


Perni con spinta assiale: attrito e lubrificazione

Sopporto Boccola
Rosetta

Quando il perno deve scaricare dall’albero al


sopporto una forza assiale occorre garantire
l’uniforme distribuzione della pressione sugli
appoggi. Ciò è ottenibile mediante
l’interposizione di boccole flangiate che
aumentano la superficie di contatto e, in caso di
usura, siano facilmente sostituibili

Accoppiamento stabile tra boccola e sopporto in


modo che non si verifichi movimento relativo.

Solitamente si preferisce realizzare un


accoppiamento con giuoco tra albero (costruito
con materiale più duro in modo che si consumi
di meno) e boccola facilmente sostituibile.
Perno con spinte assiali dotato di boccola e
rosetta intercambiabili dopo l’usura
Alberi verticali
Gli alberi verticali si appoggiano con una estremità detta perno di spinta ad una ralla o
ad una superficie (deve sostenere oltre al peso, l’intero sforzo assiale presente
sull’albero). La superficie di appoggio può essere piana, anulare o sferica
Alloggiamento per perno di
spinta.
- La boccola 1 è bloccata
Boccola sulla base a ha gioco
rispetto all’albero;
- La ralla 2 è vincolata a
ruotare con l’albero
mediante incastro a tenone;
Ralla
- La ralla 3 è bloccata sulla
base mediante grano a
punta cilindrica
L’attrito e l’usura sono
concentrati sulle ralle
facilmente sostituibili e
Ralla lubrificate con olio a
circolazione forzata per
ottenere anche
l’asportazione del calore
generato dall’attrito
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Consigli SKF per l'albero per tolleranza ISO, Ra superficiale

• Bronzo massiccio
• Bronzo sinterizzato
• Avvolgimento in bronzo
• PTFE(Politetrafluoroetilene o
Teflon) composito
• POM (Poliossimetilene o
Resina Acetalica) composito
• Poliammide con PTFE
• Fibre avvolte
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I CUSCINETTI VOLVENTI
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Cuscinetti volventi o a rotolamento


Dimensioni normalizzate:
• d = diametro interno
• D = diametro esterno
• B = larghezza
• r = raggio di raccordo

Schermo Anello esterno

Corpo volvente

Anello interno

Gabbia
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Confronto con i cuscinetti radenti


Vantaggi
• Attrito mediamente dieci volte più piccolo;
• Limitato attrito di primo distacco;
• Minore riscaldamento del cuscinetto;
• Facile e rapida intercambiabilità;
• Ridotta usura durante il funzionamento;
• Minore esigenze di rugosità superficiale dei perni;
• Minore ingombro assiale.

Svantaggi
• Necessità di tolleranze dimensionali e geometriche più strette;
• Maggiore delicatezza (carichi pulsanti)
• Maggiori problemi di montaggio;
• Maggior costo.
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Elementi costituenti
Anello interno: alloggiato su albero
Anello esterno: alloggiato in opportuna sede
Schermo di protezione:
• Proteggere da inquinanti esterni
• Cuscinetti con schermo sono sigillati e non richiedono
manutenzione
Gabbia: tenere distanziati gli elementi volventi
Corpi volventi:
• Sfere
• Rulli
• rullini
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Classificazione
• Capacità di reazione rispetto alla direzione del carico
• Radiali
• Assiali
• Obliqui
• Possibilità di rotazione relativa dei due anelli
• Rigidi
• Orientabili
• Forma degli elementi volventi
• A sfere
• A rulli
• A rulli conici
• A rullini
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Direzione del carico


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Rotazione relativa
• Cuscinetti rigidi

• Cuscinetti orientabili
• Auto-allineamento
• Piccole inclinazioni tra gli assi
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Forma elementi volventi


• A rulli: sopportano carichi superiori rispetto a c. a sfere a parità di ingombro radiale
• Doppia corona (sfere o rulli): aumentare capacità di carico
• Rullini: riduzione ingombro radiale
• Rulli conici: carichi obliqui
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Rappresentazione
• Disegno semplificato
• Forma
• Relazione con altri componenti
• Tralasciare gabbie, schermi
• No rappresentazione in scala elementi

• Disegno simbolico (UNI EN ISO 8826)


• Quadrato
• Linea separazione anelli
• Rettilineo per cuscinetti rigidi
• Curvo per cuscinetti orientabili
• File di corpi volventi
• Uno o più trattini perpendicolari
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Cuscinetti radiali rigidi


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Cuscinetti radiali orientabili


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Cuscinetti obliqui
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Cuscinetti assiali
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Tipi di cuscinetti e idoneità per determinati requisiti d'uso

https://www.skf.com/binaries/pub12/Images/0901d196805fd45c-1708-0021-EN---
17000-w_tcm_12-291479.pdf
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MONTAGGI CUSCINETTI RADIALI


Problema principale: Vincolo assiale degli anelli del cuscinetto
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Alberi lisci e con spallamenti


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Posizione e ampiezza delle classi di tolleranza per alberi e


alloggiamenti
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Criterio generale di bloccaggio degli anelli per cuscinetti


radiali e radiali-assiali
Gli anelli del cuscinetto non devono mai ruotare strisciando sugli elementi su cui
vengono calettati per effetto della rotazione dell’ albero e/o della sede.
A tale scopo occorre predisporre una opportuna interferenza nel calettamento
dell’anello interno e/o esterno con le relative superfici di contatto dell’ albero e/o della
sede. Si può procedere anche utilizzando dei collanti

REGOLA GENERALE
• Si caletta con interferenza il solo anello che, sotto carico, tende a ruotare
strisciando, cioè quello soggetto a carico rotante
• Per l’altro anello si imporrà un accoppiamento mobile o incerto
• Quando sia I’anello interno che quello esterno sono soggetti a carichi rotanti è
necessario bloccarli entrambi
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Es. Anello interno soggetto a carico rotante


Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Si blocca l’ anello soggetto a carico rotante


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Si blocca l’ anello soggetto a carico rotante


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Posizione e ampiezza delle classi di tolleranza per alberi e


alloggiamenti
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Cuscinetti con foro conico su bussole


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Vincolo assiale degli anello del cuscinetto


In generale, per vincolare assialmente gli anelli dei cuscinetti in una sede cilindrica,
non è sufficiente un accoppiamento con interferenza. Modi comuni per vincolare
assialmente gli anelli del cuscinetto comprendono:
• spallamenti albero o alloggiamento
• ghiere di bloccaggio o anelli filettati
• piastre di estremità e coperchi alloggiamento
• distanziali, che realizzano il supporto contro componenti adiacenti
• anelli di ancoraggio
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Spallamenti
• Raggi raccordo spallamenti minori di r
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Collari distanziali concepiti per evitare il contatto con i


raccordi albero
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Anello interno supportato mediante una ghiera di bloccaggio e uno


spallamento albero
Ghiere
• Le ghiere KM (ghiere di montaggio/smontaggio) sono anelli di fissaggio con
filettatura interna prodotti in varie versioni che vengono principalmente utilizzati per
ancorare cuscinetti o bussole di calettamento sugli alberi. Hanno un numero di cave
a seconda della grandezza e serie necessarie per il montaggio e lo smontaggio
mediante l’utilizzo di chiavi a settore.
Ghiere
• Le ghiere KM a norma DIN 981 si possono abbinare alle rosette di bloccaggio MB.
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Anello esterno supportato mediante un anello filettato


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Anello supportato mediante una piastra di estremità e


coperchi alloggiamento
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Distanziali che realizzano il supporto contro componenti


adiacenti
Distanziali
Nel caso in cui si debbano realizzare bloccaggi assiali di spinta senza giochi si
utilizzerà un distanziale.
La parte centrale dell’albero, in corrispondenza del distanziale, sarà scaricata con una
leggera diminuzione del diametro, per favorire il montaggio degli elementi.

Distanziale

Spallamento

Diametro alleggerito
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Cuscinetto supportato in direzione assiale da anelli di


ancoraggio e spallamento albero
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Combinazioni tipiche di sistemi di supporto


Le disposizioni di cuscinetti supportano e vincolano l'albero, in senso radiale e
assiale, rispetto a componenti come gli alloggiamenti.
Tipicamente, sono necessari due sistemi di supporto per posizionare un albero. In
base a determinati requisiti, quali rigidezza o direzione del carico, un sistema di
supporto può prevedere uno o più cuscinetti.

• Le disposizioni che comprendono due cuscinetti sono:


• disposizioni di cuscinetti per il lato di vincolo/libero
• disposizioni di cuscinetti regolati
• disposizioni di cuscinetti flottanti
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Disposizioni di cuscinetti per il lato di vincolo e per il lato


libero

https://www.skf.com/it/products/rolling-bearings/principles-of-rolling-bearing-
selection/bearing-selection-process/bearing-type-and-
arrangement/arrangements-and-their-bearing-types

• Disposizioni di cuscinetti in cui lo spostamento assiale avviene all'interno del


cuscinetto
• Disposizioni di cuscinetti in cui lo spostamento assiale avviene tra un anello
del cuscinetto e la sua sede
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Cuscinetto radiale a sfere / cuscinetto a rulli cilindrici


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Cuscinetto obliquo a due corone di sfere /cuscinetto a rulli


cilindrici
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Cuscinetti a una corona di rulli conici appaiati/ cuscinetti a


rulli cilindrici
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Cuscinetto a rulli cilindrici design NUP / cuscinetto a rulli


cilindrici NU
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Cuscinetto a rulli cilindrici e cuscinetto a quattro punti di


contatto / cuscinetto a rulli cilindrici
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Cuscinetto radiale a sfere / cuscinetto radiale a sfere


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Cuscinetto orientabile a rulli / cuscinetto orientabile a rulli


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Cuscinetti obliqui a una corona di sfere appaiati / cuscinetto


radiale a sfere
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Cuscinetto orientabile a rulli / cuscinetto toroidale a rulli

sistemi orientabili di cuscinetti che possono compensare un maggiore disallineamento


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Cuscinetti orientabili e cuscinetti di allineamento


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Disposizioni di cuscinetti regolati


• Nelle disposizioni di cuscinetti regolati, l’albero è vincolato assialmente in una
direzione da un sistema di supporto e nella direzione opposta dall’altro (vincolo
incrociato). Le disposizioni di cuscinetti regolati richiedono la registrazione corretta di
gioco o precarico durante il montaggio.
• Queste disposizioni si utilizzano generalmente per alberi corti, in cui la dilatazione
termica ha effetti minimi.
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Montaggio cuscinetti obliqui


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Disposizione con cuscinetti regolati, cuscinetti obliqui a sfere


disposti a "X"
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Disposizione con cuscinetti regolati, cuscinetti a rulli conici


disposti ad "O"
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Precarico a molle

Nei piccoli motori elettrici e in applicazioni simili, il precarico dei cuscinetti consente
di ridurne la rumorosità. Il metodo più semplice per applicare il precarico è utilizzare
una molla ondulata. La molla agisce sull'anello esterno di uno dei due cuscinetti, che
deve poter essere spostato assialmente.
La forza di precarico rimane pressoché costante anche in caso di spostamento
assiale del cuscinetto, causato dalla dilatazione termica dell'albero.
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Disposizioni di cuscinetti "flottanti"


• Nelle disposizioni di cuscinetti flottanti, l'albero, nonostante il vincolo incrociato, può
muoversi in direzione assiale per una certa distanza (s) tra le due estremità (ovvero
“galleggiare”).
• Quando si determina la distanza “flottante” (s), considerare la dilatazione termica
dell'albero rispetto all'alloggiamento e le tolleranze dei componenti che influenzano
la distanza tra i due cuscinetti.
• In queste disposizioni, l'albero può anche essere vincolato assialmente da altri
componenti sullo stesso (ad es. ingranaggio a elica doppia).
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Disposizione con cuscinetti in opposizione, flottanti, cuscinetti


radiali a sfere
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Disposizione con cuscinetti flottanti, cuscinetti orientabili a


rulli
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Disposizione di cuscinetti flottanti, cuscinetti a rulli cilindrici


con design NJ, montanti in disposizione speculare con gli
anelli sfalsati
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Predisposizioni per il montaggio e lo smontaggio

Intagli o incavi nell'albero per l'impiego di strumenti di estrazione


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Predisposizioni per il montaggio e lo smontaggio

Fori filettati nell'alloggiamento per estrarre il cuscinetto dalla sua


sede mediante bulloni
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Condotti di mandata e scanalature per iniezione d'olio (??)


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Per semplificare il montaggio….


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Esempio: Montaggio cuscinetti radiali


Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Esempio: Montaggio cuscinetti radiali


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MONTAGGIO CUSCINETTI ASSIALI


Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Montaggio cuscinetti assiali


• Uno degli anelli ha diametro leggermente minore
• Occorre sempre cuscinetto radiale
• Funzionano in un solo verso (a semplice effetto) o in entrambi (a doppio effetto)
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Montaggio cuscinetti assiali


Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Montaggio cuscinetti assiali


Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Montaggio cuscinetti assiali


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LUBRIFICAZIONE E TENUTE
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Lubrificazione
Una opportuna lubrificazione garantisce il corretto funzionamento del cuscinetto,
prolunga la sua durata riducendone l'usura e le possibilità di grippaggio
La lubrificazione dei cuscinetti realizza le seguenti funzioni:
• riduce l'attrito dei corpi in moto relativo;
• protegge dall'ossidazione;
• asporta il calore sviluppato;
• funzionamento silenzioso;
• minore vibrazione;
• impedisce l'entrata di polvere dall'esterno;

La scelta del lubrificante dipende dalle condizioni di lavoro del cuscinetto:


• temperatura;
• velocità;
• facilità di accesso;
• frequenza di manutenzione;
• influenza dell'ambiente circostante.
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Lubrificazione
La lubrificazione può essere:
• a grasso (da preferire quando si ha difficoltà di tenuta di olio, e quando si vuole
evitare il gocciolamento dell'olio sul prodotto lavorato -alimenti, tessuti-).
• a olio (migliore di quella a grasso - da preferire in condizioni di scarsa accessibilità,
quando si devono realizzare lubrificazioni forzate e/o centralizzate - facilità di
controllo livello di lubrificante)
I sistemi di lubrificazione sono:
• manuale (si introduce il lubrificante -olio o grasso- manualmente)
• ad immersione (viene usata solo per la lubrificazione ad olio, il cuscinetto - ad asse
orizzontale- risulta parzialmente immerso nell'olio – il livello non deve superare il
diametro del corpo volvente più basso)
• a circolazione forzata (da utilizzare nei sistemi dove risulta necessario asportare
calore per evitare il surriscaldamento- serbatoio, pompa olio, e radiatore olio)
• a getto d'olio (viene usata per cuscinetti ad alta velocità – si usa getto di olio – 15
m/s - in pressione verso il cuscinetto)
• a tenuta stagna (realizzata con cuscinetti dotati di guarnizioni incorporate già muniti
di grasso con un grado si riempimento appropriato alle dimensioni del cuscinetto, il
cui effetto supera la durata del cuscinetto stesso)
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Tenute e Guarnizioni
• Evitare fuoriuscite di lubrificante
• Impedire infiltrazioni di impurità
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Anelli di tenuta toroidali anche detti O-Ring


• Applicazioni statiche
• Movimenti rotatori o assiali lenti
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Funzionamento O-Ring
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Materiali O-Ring
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Indicazioni Costruttive O-Ring


Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Indicazioni Costruttive O-Ring


Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Indicazioni Costruttive O-Ring


Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Indicazioni Costruttive O-Ring


Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Tenuta a labbro
• Alberi rotanti
• Concavità rivolta verso il fluido da ritenere

Materiale sintetico

Anima metallica

Molla a spirale in acciaio

Labbro di tenuta

Labbro parapolvere
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Tenuta a labbro
• Alberi rotanti
• Concavità rivolta verso il fluido da ritenere

Materiale sintetico

Anima metallica

Molla a spirale in acciaio

Labbro di tenuta
Labbro parapolvere
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Tenute V-ring
• Alberi rotanti
• Labbro di tenuta di forma conica
• Ruotano insieme all’albero

1
2

1 Guarnizione a labbro interna (tenuta paraolio)


2 Guarnizione a labbro esterna (tenuta parapolvere)
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Tenute a labirinto
• Alberi rotanti
• Attrito quasi nullo
• Condizioni ambientali ostili
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Tenute a labbro ad U
• Moti rettilinei
• Moti alternativi: montaggio a coppie
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Rappresentazione
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Guarnizioni piane e ad anello


Le superfici devono essere piane e lavorate con buona rugosità
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Guarnizioni piane
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CUSCINETTI PARTICOLARI
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I cuscinetti volventi lineari


I cuscinetti volventi lineari sono elementi di guida per movimenti longitudinali alterni e
precisi, di lunghezza illimitata con basso attrito e minima usura. Sono costituiti da:
• una boccola esterna in acciaio con delle scanalature longitudinali sulla superficie
interna nelle quali scorrono le sfere.
• una boccola interna in ottone con analoghe scanalature longitudinali per il
contenimento delle sfere.
• una serie di sfere
Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

I cuscinetti volventi lineari


• Le due boccole sono bloccate tra loro mediante anelli metallici o rondelle forzati alle
estremità.
• Le sfere vengono a contatto con l'albero interno in corrispondenza delle scanalature
della boccola interna, mentre rifluiscono all'indietro attraverso le scanalature della
boccola esterna. Per questo motivo questi cuscinetti sono noti anche con il nome di
“cuscinetti a ricircolo di sfere”.
• Possono essere impiegati anche senza lubrificazione o con poco olio. Il montaggio
deve essere effettuato con le stesse precauzioni che si adottano per gli altri
cuscinetti rotativi.
END OF LESSON
Questions?

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Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

ELEMENTI FILETTATI

Corso di «Rappresentazione Tecnica di Macchine»


GOALS

Collegamenti Filettati
Dispositivi Antisvitamento

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COLLEGAMENTI FILETTATI
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Problema: collegare 2 lamiere


Collegamento con bullone

Collegamento con vite mordente

Collegamento con vite di pressione


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Collegamento con bullone

Gambo
filettato

Gambo non
filettato

Dado
Testa
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Collegamento con vite prigioniera

Usato quando il materiale in


cui è ricavato il foro non
sopporta frequenti svitamenti
(es. ghisa, leghe leggere,
etc.) o per esigenze di
disegno (accessibilità, spazio)
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Viti senza testa


Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Esempi di viti unificate


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Forma della testa delle viti e impieghi


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Tipologie di fori per elementi filettati


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Rappresentazione fori
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Esempio: Giunto a Gusci


Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Esempio: Giunto a Gusci


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Diametri dei fori passanti per viti


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ALTRI ELEMENTI FILETTATI


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Dadi
• Vecchia norma distingueva dadi esagonali in:
• Alti
• Normali
• Bassi
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Inserti filettati
• Cilindri sottili internamente filettati
• Per filettature in materiali poco resistenti
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Rosette (o rondelle) d’appoggio


• Dischetti piatti forati posti fra il dado (o la testa) e la superficie d’appoggio
• Funzione:
• fornire un preciso piano di appoggio al dado
• aumentare la superficie di contatto
• proteggere il materiale sottostante
• tenuta o bloccaggio

• Piastrine: contorno quadrato o rettangolare


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DISPOSITIVI ANTISVITAMENTO
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Dispositivi antisvitamento spontaneo


Vibrazioni, urti, dilatazioni termiche possono portare all’allentamento del collegamento

Soluzioni:
• Mantenere sempre a contatto i filetti della vite e della madrevite (sicurezza relativa)
• Impedire la rotazione relativa tra vite e madrevite (sicurezza assoluta)
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Dispositivi a sicurezza relativa: Rosetta Elastica

Rosetta
elastica

Detta anche Rosetta spaccata o Grower utilizzata con vite\dado con filettatura destra
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Dispositivi a sicurezza relativa: altre Rosette Elastiche

Rosetta
ondulata

Rosetta
dentata
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Dispositivi a sicurezza relativa: sistema dado-controdado


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Dispositivi a sicurezza relativa: dado tagliato


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Dispositivi a sicurezza relativa

Dado con
inserto elastico

Dado di sicurezza con 6 intagli


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Dispositivi a sicurezza relativa

dado autofrenante VARGAL con molla

dado autofrenante TOPLOCK

dado autofrenante DAX


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Dispositivi a sicurezza relativa: Frenafiletti


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Dispositivi a sicurezza assoluta: dado ad intagli con copiglia


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Dispositivi a sicurezza assoluta: Rosette e Piastrine di


sicurezza

Rosetta di sicurezza Piastrina di sicurezza


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Dispositivi a sicurezza assoluta: legature


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CATALOGHI
Example
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Cataloghi commerciali
• Ricchissimi di informazioni
• Riferimenti norme
• Disponibilità Diametri e Lunghezze (NB)

• Es. BULLONERIA EMILIANA (bulloneria-emiliana.it)


END OF LESSON
Questions?

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INTRODUZIONE AL CORSO

Corso di «Rappresentazione Tecnica di Macchine»

Antonio UVA
antonio.uva@poliba.it
GOALS

▪Perchè questo Corso?


▪Struttura e Programma

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MRT
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Tema d’anno Progettazione Meccanica


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Ma nella realtà…..
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Disegni industriali
Rappresentazione Tecnica di Macchine, Ingegneria, Politecnico di Bari
Rappresentazione Tecnica di Macchine, Ingegneria, Politecnico di Bari

MRT
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Azienda
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Obiettivi del corso (6 CFU)


Colmare il gap che c’è tra le applicazioni della rappresentazione tecnica
(disegno) all’università e quelle aziendali

Aspetti Teorici
• Rivedere ed integrare norme e tecniche di rappresentazione
• Comprendere aspetti funzionali e costruttivi della maggior parte dei componenti di
macchine

Aspetti Pratici
• Applicare norme e tecniche di rappresentazione a casi reali
• Imparare non a leggere un disegno ma a capire cosa è rappresentato in un disegno
• Eseguire un rilievo geometrico e dimensionale dal vivo
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Organizzazione del corso


Il corso è organizzato in:

• Lezioni teoriche
• Seminari svolti da esperti aziendali
• Assignment individuali da consegnare
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Programma
Tipologie di disegni tecnici e casi reali
Ciclo di Vita del Disegno e Ufficio Tecnico. La gestione informatica del disegno tecnico
Rappresentazione avanzata di organi di macchine, disegni tipo e casi applicativi:
• Alberi e Assi
• Calettamenti ruote e volani
• Cuscinetti e Supporti
• Lubrificazione, Tenute e Guarnizioni, Molle
• Collegamenti Filettati
• Collegamenti Permanenti
• Giunti, Innesti
• Lettura dei cataloghi
Geometrical Product Specifications (GPS): applicazioni di tolleranze dimensionali,
geometriche e rugosità
Quotatura funzionale degli organi di macchine, catene di tolleranze
Seminari con casi pratici di interesse industriale
Rilievo geometrico e dimensionale dal vivo
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Esame
• Valutazione Assignment e Progetto
• Domande teoriche e lettura disegni
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Testi consigliati

• Chirone-Tornincasa, Disegno
Tecnico Industriale Vol. II, Ed. Il
Capitello. (in biblioteca)
END OF LESSON
Questions?

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Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

IL CICLO DI VITA DEL


PRODOTTO

Corso di «Rappresentazione Tecnica di Macchine»


GOALS

▪ Ciclo di Vita del Prodotto


▪ Fasi del Ciclo di Vita del Prodotto
▪ Esempi: Ciclo di Vita del Common Rail

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CICLO DI VITA DEL PRODOTTO


Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Ciclo di vita del prodotto


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Ideazione
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Ciclo di vita del prodotto


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Progettazione/Ingegnerizzazione
(sviluppo prodotto)

• Definizione architettura finale prodotto


• Specifiche funzionali
• Scelta geometrie, materiali, componenti
standard

• Utilizzo di Computer Aided Engineering (CAE)


• Simulare comportamento strutturale,
cinematico, termico e dinamico degli organi
meccanici

• Prototipo
• Progetto costruttivo (complessivi e particolari)
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Ciclo di vita del prodotto


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Industrializzazione

• Collegamento tra progettazione e produzione


• Ottenere la migliore qualità al costo minore

Principali funzioni:
• Pianificazione del processo (process planning)
• Cosa produrre
• Come produrre
• Con quali mezzi produrre
• Foglio di produzione
• Pianificazione della produzione (production
planning)
• Quante unità produrre
• Quando e dove
• Da chi devono essere prodotte
• Reagire alla domanda irregolare del mercato
DIGITAL MANUFACTURING
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Ciclo di vita del prodotto


Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Controllo di Qualità
• La prima fase d'intervento prevede controlli da effettuare su tutti i materiali (grezzi,
semilavorati, finiti) in fase di accettazione.
• La seconda fase d'intervento si svolge lungo il ciclo di trasformazione (lavorazione) e
si espleta in una serie di controlli dimensionali, sulla qualità delle lavorazioni, sulla
riuscita di trattamenti, sulle operazioni di assemblaggio e montaggio, sulle operazioni
di finitura.
• La terza fase di intervento si svolge sul prodotto finito e assume un particolare rilievo
quando comprende operazioni di controllo del funzionamento e delle prestazioni del
prodotto finito, nonché una sua messa a punto (regolazione, taratura, aggiustaggi).

• Le operazioni di controllo, per ragioni tecniche e per ovvie ragioni di costo, non
possono essere effettuate (salvo prodotti particolari e fasi particolari del controllo)
sempre su tutti i pezzi (o in modo continuo).
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Ciclo di vita del prodotto


Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Concurrent Engineering
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Altro ciclo di vita del prodotto (scala temporale)

modello di Theodore Levitt (1965)


Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Risposta del mercato di riferimento


Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Rivitalizzazione
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IL CICLO VITA PRODOTTO DEL


"COMMON RAIL"
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CVP - "COMMON RAIL"


• 1942 – Cooper Bessemer GN-8 motore diesel common rail ad azionamento idraulico

• 1990 – Fiat Croma 1.9 TD UNIJET– ELASIS Modugno (BA)


Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Schema circuito idraulico ed elettrico


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CVP - "COMMON RAIL"


Rivitalizzazione

1987 - CP1 1998 CP1 / CP1H 2015 - CP4


Progettazione Produzione in serie Progettazione

1990 - CP1 2000 Grande 2012


Sviluppo serie CP3 Remanufactoring

1996 - CP1
Industrializzazione
Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Evoluzione pompe Common Rail in alta pressione


Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Bosch CP1H
Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

BOSCH CP1H interactive parts diagram - Diesel Injection


Pumps
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Questions?

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DISEGNO TECNICO:
TIPOLOGIE E UTILIZZI

Corso di «Rappresentazione Tecnica di Macchine»


GOALS

▪ Tipologie del disegno tecnico


▪ Classificazione
▪ Il disegno tecnico in funzione del ciclo vita
prodotto

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Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Classificazione dei disegni in funzione del Settore industriale


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Classificazione dei disegni di Macchine

I Disegni tecnici di Macchine sono classificabili in base a:

• Aggregazione
• Collocazione nel ciclo di vita
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AGGREGAZIONE
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Aggregazione: di particolare

Disegno di particolare (o di produzione). Rappresenta un singolo


componente. Riporta tutte le indicazioni necessarie alla fabbricazione ed
al controllo dello stesso (es.: quote, tolleranze, rugosità, etc.). Ogni
particolare disegnato su un solo foglio
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Aggregazione: di complessivo

Disegno di particolare (o di produzione). Rappresenta un singolo


componente.

Disegno di complessivo (o disegno di assieme). Rappresenta l’insieme dei


gruppi in condizioni di montaggio fino a definire la macchina completa. Di
solito non riporta quote, se non gli ingombri complessivi.
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Aggregazione: di gruppo

Disegno di particolare (o di produzione). Rappresenta un singolo


componente. Riporta tutte le indicazioni necessarie alla fabbricazione ed
al controllo dello stesso (es.: quote, tolleranze, rugosità, etc.).

Disegno di gruppo (o di sottoassieme). Rappresenta in modo completo un


particolare gruppo funzionale. Può riportare alcune quote funzionali che
debbono essere soggette a controllo. Scopo: mettere in evidenza modalità
di montaggio e principi di funzionamento

Disegno di complessivo (o disegno di assieme). Rappresenta l’insieme dei


gruppi in condizioni di montaggio fino a definire la macchina completa. Di
solito non riporta quote, se non gli ingombri complessivi.
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Aggregazione: di sottogruppo

Disegno di particolare (o di produzione). Rappresenta un singolo


componente. Riporta tutte le indicazioni necessarie alla fabbricazione ed
al controllo dello stesso (es.: quote, tolleranze, rugosità, etc.).

Disegno di sottogruppo. Analogo al disegno di gruppo, ma ad un livello di


gerarchia inferiore (maggiore livello di dettaglio) Scopo: mettere in
evidenza condizioni di accoppiamento

Disegno di gruppo (o di sottoassieme). Rappresenta in modo completo un


particolare gruppo funzionale. Può riportare alcune quote funzionali che
debbono essere soggette a controllo. Scopo: mettere in evidenza modalità
di montaggio e principi di funzionamento

Disegno di complessivo (o disegno di assieme). Rappresenta l’insieme dei


gruppi in condizioni di montaggio fino a definire la macchina completa. Di
solito non riporta quote, se non gli ingombri complessivi.
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Aggregazione: di dettaglio
Disegno di dettaglio. Rappresenta parti di un componente, normalmente
ingrandite, con indicazioni geometriche e costruttive.

Disegno di particolare (o di produzione). Rappresenta un singolo


componente. Riporta tutte le indicazioni necessarie alla fabbricazione ed
al controllo dello stesso (es.: quote, tolleranze, rugosità, etc.).

Disegno di sottogruppo. Analogo al disegno di gruppo, ma ad un livello di


gerarchia inferiore (maggiore livello di dettaglio) Scopo: mettere in
evidenza condizioni di accoppiamento

Disegno di gruppo (o di sottoassieme). Rappresenta in modo completo un


particolare gruppo funzionale. Può riportare alcune quote funzionali che
debbono essere soggette a controllo. Scopo: mettere in evidenza modalità
di montaggio e principi di funzionamento

Disegno di complessivo (o disegno di assieme). Rappresenta l’insieme dei


gruppi in condizioni di montaggio fino a definire la macchina completa. Di
solito non riporta quote, se non gli ingombri complessivi.
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

COLLOCAZIONE NEL CICLO DI VITA


Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Collocazione nel ciclo di vita


• Disegno di concepimento (di avanprogetto): schizzi più o meno completi
• Disegno costruttivo (di definizione): riportano in modo completo tutte le
prescrizioni funzionali (quote, tolleranze, rugosità)
• Disegno di fabbricazione (di produzione): tutte le indicazioni necessarie a
fabbricazione, controllo, montaggio
• Disegno come costruito: documento finale per manuali, ordini pezzi ricambio, etc

progettazione industrializzazione
Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Classificazione in funzione nel ciclo di vita

Ideazione
Bozza Schizzo
Disegni di concepimento

Progettazione Di Di Di
Costruttivi Di offerta
Disegni di definizione montaggio brevetto prototipo

Industrializzazione Costruttivi Di layout Di


Grezzi
interoperazionali macchine processo

Costruttivi Di Di Di
Produzione evoluti
Di controllo
montaggio imballaggio manutenzione

Ergonomici

Assistenza post market Cataloghi/ordini/ricambi


Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Disegno di Concepimento: Bozza

Rappresentazione
grafica di massima di
un'idea allo stato iniziale
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Disegno di Concepimento: Schizzo

Rappresentazione utile a fissare


la geometria e visualizzare le
caratteristiche funzionali di un
componente o complessivo
Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Disegno di Concepimento: Schizzo


• Disegno di un particolare o di un gruppo, eseguito a mano libera senza vincoli di
precisione
• Fissare idee, proporre soluzioni, esplorare forme alternative
• Norme e convenzioni usate in maniera non rigorosa
• Solo carta e matita
• Apprendimento: rilievo dal vero
Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Disegni di definizione : disegno costruttivo

Riporta tutte le informazioni utili a


costruire l'oggetto rappresentato
incluso tolleranze dimensionali,
geometriche e di superficie.
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Disegni di definizione : disegno costruttivo (differisce)

In caso di famiglie di prodotto con


specifiche clienti, si definisce un disegno
costruttivo di base e disegni differisce per
ogni cliente
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Disegni di definizione : disegno di montaggio

Contiene tutti i particolari, gruppi,


sottogruppi utili al funzionamento della
macchina con le posizioni nella BOM
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Disegni di definizione : disegno per brevetto

Rappresentazione grafica e descrizione schematica su


scopo, funzionalità e rivendicazioni
Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Disegni di definizione: esempio di brevetto internazionale

In lingua inglese, si riportano i


dati del detentore e numero
del brevetto. Si descrive la
funzionalità ed i vantaggi
dell'innovazione.
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Disegno di definizione: disegno di offerta (complessivo)

Si riportano gli ingombri di massima, le


interfacce, le applicazioni finali.
Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Disegni di definizione: disegno di offerta

SEMI ASSE DUCATO


BOXER 14Q 26,0 MM

Si riportano gli ingombri di massima, le


interfacce, le applicazioni finali.
Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Disegni di definizione : disegno di prototipo

Disegno utilie a far comprendere le


funzionalità del prodotto al cliente finale
esperto nel settore. Si indicano i gruppi
principali cui è composto.
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Industrializzazione: disegno di pezzo grezzo

Stampigliare codice id nell’area contrassegnata: xxx


Dopo stampaggio verificare l’assenza di cricche
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Industrializzazione: disegno costruttivo inter-operazionale

Utilizzato per descrivere le singole fasi di lavorazioni e per utilizzi su diverse


tipologie di macchine utensili.
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Industrializzazione: disegno di layout


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Industrializzazione: disegno di processo

Utilizzato per descrivere le fasi di un processo industriale.


Esempio riportato: Setacciatura e carico di inerti
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Produzione: disegno costruttivo CAD/CAM


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Produzione: disegno costruttivo per Addizione di Materiale

https://www.igus-cad.com/Default.aspx
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Produzione: disegno di componente


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Produzione: disegno di controllo


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Industrializzazione: disegno di montaggio

• Instruzione di montaggio:

• Operazioni preliminari:
• Check pulizia
• Check servomezzi
• Check DPI
• Check presenza
particolari
• Verifica libro stazione

• Operazioni di montaggio:

• - Prelevare il particolare
1, posizionarlo
nell’apposito supporto etc
etc……….
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Produzione: disegno di imballaggio

Definiscono le tipologie di imballo e spedizione del prodotto finito al cliente


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Produzione (Manutenzione): disegni di impianto


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Produzione: disegno di ergonomia

Definizione delle corrette


movimentazioni e corretta postura

Indicazioni ergonomiche
di una poltrona per
odontotecnici
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Assistenza post market: disegno di catalogo


• Cassetta wc da incasso Sonner-40
• Tipologia: casetta da incasso wc con struttura
• Montaggio a incasso a muro o pareti leggere cartongesso per WC sospesi
• Staffe vaso con interasse regolabile da 18 a 23cm
• Struttura metallica per fissaggio pareti cartongesso
• Profondità installazione: 13,5 cm
• Capacità 6lt
• Possibilità di funzionamento a distanza(comando pneumatico)
• Rivestimento anti-condensa
• Fusto in polietilene
• Attacco dell'acqua: alto
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Assistenza post market: disegno di catalogo


Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Assistenza post market: disegno per ricambi (esploso)


END OF LESSON
Questions?

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UFFICIO TECNICO E
CICLO DI VITA DEL DISEGNO

Corso di «Rappresentazione Tecnica di Macchine»


GOALS

 Scopo, finalità e ruoli dell'UT


 I documenti di competenza dell’UT
 La gestione delle informazioni
 Ciclo di vita del disegno tecnico
 Il processo delle modifiche ai documenti
tecnici

Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari


Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

L’UFFICIO TECNICO
Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Organigramma tipico aziendale


Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Ufficio Tecnico
L'Ufficio Tecnico ha il compito di curare tutta la documentazione di natura tecnica
legata alla gestione di uno o più progetti e/o prodotti.

Solitamente esistono due macro tipologie di Ufficio Tecnico:


Ufficio Tecnico Aziendale, che si prende cura del prodotto in tutto il suo
ciclo di vita, partendo dalla progettazione e sviluppo, protezione
brevettuale, industrializzazione e produzione, fino all' after market e tecniche
di smaltimento, è parte attiva nei rapporti con i clienti e fornitori;
Ufficio Tecnico Comunale, che segue la progettazione, la realizzazione, la
manutenzione straordinaria e ordinaria del patrimonio comunale (immobili, strade,
verde, altre aree, ecc.), emette pareri sugli aspetti tecnici riguardanti gli interventi
di altri sul patrimonio pubblico, cura i rapporti con i cittadini;
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Ufficio Tecnico Aziendale nelle grandi Aziende


Nelle grandi realtà aziendali multinazionali, l'Ufficio Tecnico è strutturato come di
seguito:
• UT Casa Madre
• UT di Progettazione e Sviluppo
• UT di produzione
Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Ufficio Tecnico Aziendale nelle grandi Aziende


UT Casa Madre
E' l'Ufficio Tecnico che definisce il prodotto, le strategie di fabbricazione e di
mercato,
Solitamente di tipo gestionale;
Definisce le nomenclature di prodotto nelle varie fasi di vita (progettazione,
sviluppo, produzione, vendita, aftermarket);
Cura le fasi di definizione e deposito Brevetti e Marchi;
Coordina la documentazione tecnica di tutti gli UT degli stabilimenti distribuiti nel
mondo;
E' a stretto contatto con i vertici aziendali per contribuire nella definizione delle
strategie di marketing.
Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Ufficio Tecnico Aziendale nelle grandi Aziende


UT di Progettazione e Sviluppo
E' l'Ufficio Tecnico che definisce e sviluppa uno o più progetti, dalla nascita fino
alla industrializzazione;
Collabora nella definizione delle strategie e tecniche di fabbricazione con i futuri
stabilimenti produttivi;
Definisce con i clienti e fornitori le caratteristiche del prodotto completo e dei suoi
componenti;
Realizza i disegni di sviluppo (Sample A, B, C, D) ed i disegni di offerta per i clienti
finali;
Definisce ed esegue tutte le prove funzionali e di durata;
Definisce la Distinta Base di sviluppo;
Definisce le linee guida e gli standard per l'uso univoco dei software CAD e PDM
Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Ufficio Tecnico Aziendale nelle grandi Aziende


UT di produzione
E' l'Ufficio Tecnico che definisce i disegni di produzione secondo le tecnologie produttive
prescelte: ( produzione di massa, produzione flessibile, fasi e processi di produzione);
Mantiene in vita e modifica la documentazione del prodotto (disegni di componenti, disegni
inter-operazionali, disegni di utensili e di calibri speciali, layout di linee e impianti, disegni di
imballo);
Definisce e verifica l'ergonomia delle linee produttive e di montaggio;
Definisce e mantiene attuale la BOM (Bill of Material), distinta base di produzione
Definisce i disegni di controllo e di qualità;
Collabora nella definizione delle strategie e tecniche di fabbricazione con tutti i reparti dello
stabilimento locale e parallelo (Produzione, Qualità, Acquisti, Logistica, Amministrazione e
Finanze, Sviluppo, Assistenza Clienti e Fornitori, Manutenzione, etc.);
Discute le modifiche del prodotto con i clienti e fornitori;
Gestisce gli archivi dei disegni e documenti di macchine ed impianti;
Collabora con l'ufficio HSE (Health, Safety & Environment - Salute, Sicurezza e Ambiente)
nella messa a punto dei documenti riguardanti la salute e sicurezza dei lavoratori da tenere a
bordo macchina;
Definisce i kit per la ricambi e fornisce supporto nella definizione dei cataloghi ricambi;
Definisce le linee guida e gli standard per l'uso univoco dei software CAD/CAM e CNC.
Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Ufficio Tecnico in una piccola (ma anche media) Azienda


• Nel tessuto industriale, oltre ai grandi gruppi multinazionali, sono presenti una
miriade di piccole e medie aziende (indotto), solitamente definite come fornitrici di
prodotti e servizi, con alta competenza tecnica ma con pochi collaboratori.
• In queste realtà, le attività di competenza dell'Ufficio Tecnico e quindi della figura
responsabile di reparto, coprono quasi la totalità dei servizi tecnici.
Rappresentazione Tecnica di Macchine, Politecnico di Bari

Ufficio Tecnico – tipologia documentale


Macro famiglie: Grafica (disegni) Testuale (dati)

Grafica:
• Disegni prodotto nelle varie tipologie (bozza, componente, assieme, etc..);
• Layout impianti e macchine;
• Layout processi;
• Layout ergonomici;
• Grafici andamenti produttivi e di qualità;
• Disegni informativi di processo e di sicurezza (percorsi di esodo, planimetrie,
pittogrammi prodotti chimici, smaltimento, DPI);

Testuale:
• Bill of materials;
• Prescrizioni di prova e delibera prodotti;
• Manuali di manutenzione;
• Prescrizioni di processo;
• Procedure di fabbricazione e di qualità;
• Quantità di produzione;
• Database disegni e Bill of Materials;
• Archivi documentali.
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LA GESTIONE DELLE
INFORMAZIONI NEL DISEGNO
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Quali sono le informazioni


• Informazioni
• Dati di identificazione
• Dati descrittivi
• Dati amministrativi
• Bill of Materials (BOM o distinta base)

• Strumenti
• Riquadro delle iscrizioni
• Gestione tradizionale cartacea/statica
• Database PDM - Gestione informatica dinamica
• Archivio digitale (es. PDF/A – non modificabile)
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Cosa serve sapere?


Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Esempio numerazione WEBER


Numero progressivo del Settore prodotto:
disegno/documento 77=pompe alimentazione diesel
Sottogruppo prodotto:
20=valvole
123456 A B 7720 - 11 Tipologia sottogruppo:
11=valvole di intercettazione

Codice identificativo: Formato disegno/documento:


A – Complessivi e/0 prodotto finito A = A0
D – Solo grafica (no BOM p.e. limit sample) B = A1
E – Elemento singolo C = A2
K – complessivo D = A3
R – Grezzo E = A4
T – Insiemi di elementi singoli L = Fuori standard ( nA0, nA1)
U – documento H = Disegni con più fogli
V – semilavorato Z = Elemento differisce
W - materiale Y = Elemento senza disegno
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Esempio numerazione 10 cifre Bosch - Siemens


Codice identificativo:
A – Disegno di offerta
B – Complessivo di montaggio
C – Singolo componente
D – Sottogruppo
Y – Schizzi, disegni temporanei
F – Disegno produttivo
0 – Prodotto completo finito 890= Codice progressivo

1 2 3 4 5 6 7 8 9 0

7= Codice sottogruppo
234= Codice Stabilimento

56= Codice prodotto


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RIQUADRO DELLE ISCRIZIONI


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Riferimenti normativi
ISO 7200:2007 (sostituisce la UNI 8187)
Aree dei dati nei riquadri delle iscrizioni e delle intestazioni dei
documenti
• Specifica i campi di dati da utilizzare nel riquadro delle iscrizioni e nelle intestazioni
di documenti tecnici di prodotto (non solo disegni!!)
• Scopo: consentire l’utilizzo incrociato di documenti ed il loro riutilizzo

ISO 9431: Zone riservate al disegno e al testo e riquadro delle iscrizioni


sui fogli da disegno
• Informazioni testuali di un disegno che non sono riportate nel riquadro delle iscrizioni

ISO 5457
Formati e disposizioni degli elementi grafici dei fogli da disegno
Disposizione del riquadro delle iscrizioni:
• formati da A0 ad A3: angolo inferiore destro
• formato A4: parte inferiore
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ISO 7200:2007
Campo di dati: zona ben delimitata e destinata a contenere una categoria
specifica di dati
• Di identificazione
• Descrittivi
• Amministrativi

Cosa è contenuto nella norma:


• Nome del campo
• Contenuto dell’informazione
• Numero di caratteri raccomandati

Principi fondamentali:
• Esigenze legate a documentazione digitale di prodotto: es. dimensioni del
documento, ricerca documentaria
• Limitare al minimo il numero di campi utilizzato
• I campi non inclusi nella norma (es. scala, segno grafico s. proiezione, tolleranze
generali) vanno inseriti solo se utilizzati
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Campi dati di identificazione

Proprietario legale:
• nome di colui (ditta, società) che detiene la proprietà legale del documento
• può essere anche un marchio o logo
Numero di identificazione:
• riferimento al documento stesso
• deve essere univoco
Indice di revisione:
• versioni differenti numerate in ordine crescente mediante una o più lettere (AA, AB, AC) o
una cifra
• è conveniente evitare le lettere I e O (si confondono con 1 e 0)
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Campi dati di identificazione

Data di edizione:
• data della prima pubblicazione ufficiale del documento e di ogni nuova versione
• data alla quale il documento è disponibile per l’utilizzo previsto
• importante per ragioni legali
Numero della parte/foglio:
• identificazione della parte/foglio
• una parte (o segmento) è una porzione prefissata di un documento che condivide lo stesso n. di
identificazione di altre porzioni, ma che è presentata in modo individuale
• nel caso di un disegno tecnico, prende il nome di foglio
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Campi dati di identificazione

Numero di parti/fogli:
• numero totale di parti/fogli costituenti il documento
Codice della lingua:
• lingua nella quale sono presentate parti del documento scritte in diverse lingue
• si basa sulla ISO 639 (italiano = ita)
• è conveniente presentare i documenti in una sola lingua
• nei documenti multilingue, i codici vanno separati da un segno
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Campi dati descrittivi

Titolo:
• contenuto del documento
• informazioni più specifiche vanno messe nel sottotitolo
• è conveniente usare termini stabiliti da norme (nazionali, internazionali, d’impresa) o
consuetudini
• abbreviazioni da evitare
• esempio: «piastra di base di apparecchio»
Sottotitolo:
• fornire ulteriori informazioni sull’oggetto (es. origine, adattamento commerciale,
condizioni normative, direzione o posizione di montaggio)
• abbreviazioni da evitare
• esempio: «Assieme e supporti»
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Campi dati amministrativi

Reparto responsabile:
• nome/codice dell’unità organizzativa responsabile dei contenuti e dell’aggiornamento
del documento
Riferimento tecnico:
• nome della persona che conosce il contenuto tecnico del documento in modo
sufficiente da poter essere interpellata su di esso
• il nome può essere aggiornato
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Campi dati amministrativi

Verificatore:
• nome della persona che ha controllato il documento
• se la verifica ha coinvolto diversi specialisti, i nomi possono essere indicati nel
riquadro delle iscrizioni o in una parte differente del documento
Autore:
• persona che ha preparato o revisionato il documento
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Campi dati amministrativi

Tipo di documento:
• ruolo del documento in relazione all’informazione che contiene e al formato di
presentazione
• è uno dei principali mezzi di ricerca documentaria
Classificazione/parole chiave:
• testo o codice che classifica il contenuto del documento per la ricerca documentaria
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Campi dati amministrativi

Stadio del documento:


• posizione del documento nel suo ciclo di vita
• es. «in preparazione», «in corso di approvazione», «pubblicato», «ritirato»
Numero della pagina
Numero di pagine
Formato dei fogli:
• formato dei fogli del documento originale (es. A4)
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Il riquadro delle iscrizioni secondo la ISO 7200


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GESTIONE TRADIZIONALE
CARTACEA/STATICA
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Dove mettere informazioni nel foglio da disegno?

Se una figura occupa tutta la larghezza del foglio:


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Informazioni testuali
Spiegazioni:
• informazioni necessarie per la lettura
del disegno
• es. spiegazioni simboli, designazioni,
abbreviazioni, unità di misura
Istruzioni:
• informazioni supplementari a quelle
contenute nella zona del disegno e
necessarie per l’esecuzione di ciò che
è rappresentato
• es. materiale, trattamento superfici,
montaggio, numero di unità
• se nel disegno vi sono numerosi
oggetti, nella zona riservata al testo
vanno messe solo le istruzioni
generali, le istruzioni particolari vanno
messe vicino alle rispettive figure
Riferimenti:
• a disegni supplementari o altri
documenti
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Informazioni testuali
Figura di localizzazione:
• posizionata in modo da restare visibile
anche a disegno piegato
• deve comprendere: pianta schematica
del sito, della costruzione, della
sezione
Tabella delle modifiche:
• correzione e/o integrazioni successive
alla prima edizione, tutti gli
avvenimenti che potrebbero
influenzare la validità del disegno
• deve contenere:
• descrizione della modifica e, se necessario,
il numero di posizioni in cui sono state
apportate correzioni
• dettagli della modifica
• data della modifica
• firma del responsabile della modifica
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Tabella delle modifiche

Staccata dal cartiglio

Larghezza minima: 100 mm


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Esempi di layout con la ISO 7200


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Riquadro delle iscrizioni (vecchia norma UNI 8187)


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Vecchia norma: UNI 8187


Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Vecchia norma: UNI 8187


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Esempi da realtà industriali


Metodi di Rappresentazione Tecnica, Politecnico di Bari

Esempi da realtà industriali

Ditta
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Esempi da realtà industriali

Ditta
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Esempi da realtà industriali

Ditta
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CICLO DI VITA DI UN DISEGNO E


MODIFICHE
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Il ruolo del Disegno Tecnico


• Documentazione di Prodotto
• Ma anche Prodotto lui stesso e quindi con relativo ciclo di vita e con una
collocazione nei sistemi Qualità e della certificazione connessa
• Procedura di generazione del disegno tecnico in tre fasi:
• Redazione
• Verifica (ed eventualmente Riesame Indipendente)
• Emissione
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Il flusso dei disegni in UT – Sistema Qualità


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Check list per la preparazione ed emissione disegni


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Scheda verifica disegni di assiemi


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Modifica di un disegno / documento


• Ogni particolare meccanico, singolo componente, complessivo, gruppo o
sottogruppo che sia, ha una sua carta di identità, che in analogia al documento di
una persona fisica ha una parte grafica ed una testuale.

• La parte grafica, il disegno, serve a fissare nello spazio le forme geometriche, le


grandezze dimensionali e tutte quelle proprietà definite "visibili".

• La parte testuale, la BOM, serve a definire tutte le restanti caratteristiche fisiche


descrittive ed accessorie (materiali, quantità, utilizzi, tecniche di montaggio, costi,
etc.).

• Ogni qualvolta si presenta la necessità di modificare una di queste caratteristiche


grafiche o descrittive è indispensabile utilizzare un processo di modifica univoco e
concordato tra tutti gli enti di produzione e sviluppo interni alle aziende e spesso in
contatto con i clienti e fornitori.

• Una modifica deve essere: richiesta, discussa e concordata, indispensabile, fattibile,


tracciata, verificata in tutti gli aspetti produttivi e di impatto sul cliente finale e
sull'ambiente, fissata nel tempo, atta a ridurre i costi senza danneggiare la qualità,
seguire una logica "PDCA" (ciclo di Demming) e "CIP" (Continuous Improvement
Process).
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Esempio di modulo richiesta di modifica


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Classi di richiesta modifica

Le classi A,B,C richiedono l’intervento di altri enti (es. Produzione, Materiali,


Qualità) che possono accettare il parere dell’UT o formulare alternative. Le
classi D o E vengono decise direttamente perché, coinvolgendo la sicurezza,
richiedono immediata introduzione
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Causale modifica
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Modifica di un disegno / documento


• MODIFICHE "QUICK and DIRTY"
• Progettazione
• Prototipazione
• Laboratori di test e prove
• In fase di "customer agreements"
• Durante "brainstorming"

• MODIFICHE "STRUTTURATE"
• Produzione
• Nuove delibere di prodotto - varianti progetto
• Nuove delibere di prodotto - nuovi clienti
• Nuove delibere di prodotto - nuovi fornitori
• Nuove delibere linee produttive
• Nuovi stabilimenti produttivi paralleli
• Varianti normative di riferimento
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Processo di modifica – macro fasi


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Processo di modifica - flowchart


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Processo di modifica - flowchart


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Processo di modifica – esempio requisito normativo

ISO/TS 16949:2002
4.2 Requisiti relativi alla documentazione

“L’organizzazione deve conservare una registrazione della data in cui


ogni modifica è stata messa in atto in produzione.”

“La messa in atto deve comprendere l’aggiornamento della documentazione.”

Nota: ……….. le registrazioni devono rimanere leggibili, facilmente identificabili,


e rintracciabili. Deve essere predisposta una procedura documentata per
stabilire le modalità necessarie per l’identificazione, archiviazione, la
protezione, la reperibilità, la definizione della durata di conservazione e le
modalità di eliminazione delle registrazioni.
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The ABCs of Engineering Change Orders


The stages of the engineering change process are:
1. Issue identification & scoping: Someone identifies a problem or issue and determines that it may
require a change. The scope of the issue and its possible impact are estimated.
2. ECR creation: An engineering change request (ECR) is created to examine the necessity and
feasibility of the change, to identify parts, components and documentation that might be affected, to
estimate costs and to list the resources required to implement the change.
3. ECR review: The ECR is circulated for review and discussion among key stakeholders and is
modified as needed.
4. ECO creation: Once the ECR is approved, an engineering change order (ECO) is generated, which
lists the items, assemblies and documentation being changed and includes any updated drawings,
CAD files, standard operating procedures (SOPs) or manufacturing work instructions (MWIs)
required to make a decision about the change.
5. ECO review: The ECO is then circulated to a change review board made up of all stakeholders
(including external partners when appropriate) who need to approve the change.
6. ECN circulation: Once the ECO has been approved, an engineering change notification/notice
(ECN) is sent to affected individuals to let them know that the ECO has been approved and the
change should now be implemented.
7. Change implementation: Those responsible for implementation use the information in the ECO and
ECN to make the requested change.

While an engineering change order is used for changes that are executed by engineering, other types
of change orders may be used by other departments. These include the:
• Manufacturing change order (MCO): A change order describing modifications to the manufacturing
process or equipment.
• Document change order (DCO): A change order detailing modifications to documents, specifications
or SOPs.
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Processo di modifica – Tipologie

ECR Types
from Jan. to Mar. 2006
60

50

40

30

20

10

0
Design Change Logistic Change Process Change Correction of Miscellaneous
Documents
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Processo di modifica – esempio del modulo di richiesta


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Processo di modifica – modulo di richiesta parte 1


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Processo di modifica – modulo di richiesta parte 2


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Processo di modifica – modulo di richiesta parte 3


END OF LESSON
Questions?

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