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L’ATTENZIONE
Ci sono diversi modi di concentrare l’attenzione, diverse situazioni in cui serve l’attenzione: quando
parliamo di “attenzione” abbiamo a che fare con DIVERSI processi.
Giornalmente non riceviamo mai stimoli singoli, ma siamo immersi in situazioni di iperstimolazione…tutte le
volte che la mente, attraverso i sensi, riceve questa miriade di stimoli deve decidere di concentrarsi su
alcuni stimoli a discapito di altri oppure scegliere di concentrarsi per un certo lasso di tempo. Naturalmente
queste decisioni si prendono in funzione della tipologia di compito da svolgere. Infatti, i processi attentivi
sono risorse attentive LIMITATE sia dal punto di vista di TEMPO che dal punto di vista di QUANTITÀ di
stimoli su cui focalizzarsi.
Non a caso, quando si è affetti di disturbo dell’attenzione, si riscontrano forti difficoltà nell’apprendimento:
non è possibile concentrarsi sugli input che devono essere processati dalla nostra MEMORIA DI LAVORO in
funzione di una loro eventuale conservazione a lungo termine.
Non solo! I processi attentivi permettono il buon funzionamento dei compiti della memoria di lavoro, ma
anche al recupero delle informazioni dall’archivio della MEMORIA A LUNGO TERMINE. Anche per
recuperare conoscenze già acquisite ho la necessità di convogliare le mie energie attentive sui magazzini a
lungo termine in cui ci sono i ricordi.
Spesso è associato al Supervisory Attentional System (sistema supervisore di tipo attentivo). Parte dagli
stimoli percettivi e attiva uno schema di controllo in cui stabilisce delle priorità su cui concentrare
l’attenzione. Poi gli input vengono inviati ai due sottosistemi: il ciclo e il taccuino.
Quindi l’attenzione gioca un ruolo fondamentale in tutte le attività che richiedono la memoria di lavoro
(quindi anche come ragionamento, problem solving, contesti di apprendimento, ecc).
Quando parliamo di attenzione, dobbiamo fare riferimento ad una distinzione: attenzione percettiva e
focale.
PERCETTIVA= compito attentivo AUTOMATICO, non sono consapevole di star prestando attenzione ai vari
stimoli. Questa attenzione percettiva prevede una processazione automatica degli input. Ad esempio, è
legata a cose che già sappiamo: quando leggiamo le slide del ppt, in quanto lettori esperti, lo facciamo in
maniera automatica.
Ma nell’apprendimento e nella acquisizione linguistica come si collocano queste due tipologie di attenzioni?
Processo di ACQUISIZIONE= abbiamo a che fare con l’attenzione PERCETTIVA. In realtà, però, quando siamo
esposti in modo inconsapevole agli input di una lingua straniera (o anche quando stiamo ascoltando
qualcuno che parla nella nostra lingua madre) se sentiamo una parola che non conosciamo la nostra
attenzione diventa focale.
Processo di APPRENDIMENTO= abbiamo a che fare con l’attenzione FOCALE, in quanto siamo chiamati a
rispondere in maniera conscia e consapevole agli stimoli linguistici.
Quasi sempre, accade che le due attenzioni siano integrate tra loro.
1. Arousal
2. Attenzione selettiva
3. Attenzione sostenuta
4. Attenzione distribuita
5. Attenzione alternata
1. AROUSAL= un processo fisiologico che ci pone in uno stato di allerta (ci fa capire che dobbiamo stare
attenti in modo consapevole a qualcosa). È un processo che attiva il “Sistema di Attivazione Reticolare” (si
trova in basso e dietro nel nostro cervello). È un sistema che ci pone in una condizione di maggiore allert
verso le novità, riconoscendo una priorità negli stimoli nuovi e risente dei cambiamenti che sono
nell’ambiente in cui il soggetto si trova.
Nell’arousal è coinvolto anche il Sitema Limbico= quello che controlla le nostre emozioni, si trova vicino alla
ghiandola Amigdala (si occupa di produrre neurotrasmettitori che vengono prodotti quando si instaurano
stati emotivi particolari).
2. ATTENZIONE SELETTIVA= processo cognitivo che permette di concentrarsi su uno/più stimoli esterni o
interni selezionati in mezzo ad altri presenti nell’ambiente/nella nostra mente. Gli stimoli vengono
selezionati se ritenuti utili al compito da svolgere, trascurandone altri.
BOTTOM-UP= l’attenzione è concentrata in modo Involontario e il processo parte da ciò che percepiamo
visivamente/con l’udito. Ad esempio, quando involontariamente ascoltiamo una conversazione che non ci
riguarda.
TOP-DOWN= l’attenzione volontariamente seleziona alcuni input su cui poi vogliamo concentrarci in
maniera approfondita. Ad esempio, quando siamo nel caos di altre voci e ci sforziamo per ascoltare e
comprendere solo ciò che ci sta dicendo qualcuno in particolare.
Lo studio dell’attenzione selettiva è stato collegato al funzionamento di un filtro, il FILTRO SELETTIVO (che
blocca gli stimoli non necessari). A tal proposito, degli studiosi si son chiesti “Come funziona questo
filtro?”…sono state formulate, nello specifico due ipotesi:
FILTRO PRECOCE di Broadbent= c’è un intervento piuttosto in anticipo sugli input, in modo che
questi vengano bloccati, lasciando solo gli input utili.
FILTRO ATTENUATO di Treisman= inizio a svolgere l’attività, quando
mi rendo conto che alcuni stimoli non siano utili, li disattivo,
mantenendo attivi solo quelli necessari. (vedi immagine)
MODELLI A CARICO= recentemente sono stati sviluppati dei modelli
che superano quelli di Broadbent e Treisman: affermano, infatti, che
il pensiero di Broadbent e Treisman non può essere applicato in
maniera universale a tutte le situazioni e a tutti i soggetti. Può accadere che tutto dipenda da
quanto i miei sistemi cognitivi siano già carichi (ad esempio, se sono già impegnata a pensare ai
miei pensieri, alle mie preoccupazioni seleziono presto gli altri input che arrivano).
I modelli a carico, a differenza di quelli di Broadbent e Treisman, considerano anche la condizione di
partenza del soggetto e le variabili soggettive.
Dal punto di vista neuroanatomico l’attenzione selettiva attiva la parte anteriore dell’emisfero cerebrale
(comprende diverse aree: la corteccia prefrontale dorsolaterale, corteccia orbitofrontale, la corteccia
cingolata anteriore, ecc).
3. ATTENZIONE SOSTENUTA= quella che mettiamo in atto per mantenere la concentrazione per un tempo
prolungato su una certa tipologia di stimoli. Sono sempre a carico sia del Sistema Attentivo Anteriore che
del Sistema Attentivo Posteriore. Ad esempio, è un compito svolto da autisti, perché una distrazione
potrebbe provocare incidenti.
5. ATTENZIONE ALTERNATA= consente di spostare il focus attentivo da uno stimolo ad un altro. In certe
circostanze questi switch sarebbe meglio evitarli.
Ma è possibile svolgere compiti in cui queste tipologie di attenzione entrano in gioco insieme? (tutte, molte
di esse, in modo alternato, simultaneamente, in diverse fasi)
Quando svolgiamo dei compiti cognitivi, ci sono vari gradi di difficoltà. Torna, qui, l’esempio della guida:
1. si attiva in primis l’arousal: preparazione all’azione cosciente per cui dobbiamo essere vigili
2. sia attiva l’attenzione selettiva: deve mettere a fuoco gli stimoli provenienti della strada
3. si attiva l’attenzione distribuita: sentendo anche ciò che dice il navigatore, ecc
4. c’è anche l’attenzione sostenuta: fino a quando non arrivo alla meta devo essere vigile
5. potrebbe servire anche l’attenzione alternata: il focus attentivo potrebbe essere spostato
6. in tutto ciò, utilizziamo sia attenzione percettiva che focale!
Il mind wandering è anche condizionato dall’età: i soggetti più avanti con l’età sono meno suscettibili al
mind wandering. I più giovani sono più esposti al rischio: abbiamo più desideri, cose da fare, più sogni.
Tuttavia, i giovani sono in grado di gestire meglio le interferenze esterne, grazie ai processi dell’INIBIZIONE:
permettono di spegnere l’attenzione su ciò che non è pertinente con ciò che stiamo facendo. I processi
dell’inibizione, tuttavia, smettono di essere efficienti quando si avanza con l’età (è una questione
fisiologica). Per esempio, le persone che parlano più lingue e sono allenati a passare da una lingua all’altra
inibendo subito gli input della lingua precedentemente lasciata, sono protetti dalla perdita di efficienza dei
processi di inibizione.
Si è visto attraverso studi neuro-cognitivi, neuro-fisiologici che, ad esempio, alle 8 di mattina i soggetti più
giovani hanno più difficoltà a innalzare l’attenzione a livelli ottimali per svolgere compiti di apprendimento.
Naturalmente, ci sono variabili soggettive e contingenti. Tra l’altro, influisce anche il metabolismo. Ad
esempio, per i soggetti anziani la mattina presto è più ottimale per l’apprendimento, in quanto cambiano i
ritmi del sonno con l’avanzare dell’età. Anche l’utilizzo di droghe, farmaci ed alcool influenzano la tendenza
del ciclo circadiano.
Alle 10 (fino alle 14) tendenzialmente tutti i nostri sistemi cognitivi sono pronti per lavorare al massimo. Tra
le 14.30 e le 17 è più opportuno fare attività sportiva. Di conseguenza, cerchiamo di collocare in maniera
giusta eventuali elementi che possono influenzare positivamente le nostre prestazioni cognitive.
L’ATTENZIONE CONGIUNTA
Ai tipi di attenzione che abbiamo appena elencato, si aggiunge una
particolare tipologia di attenzione: L’ATTENZIONE CONGIUNTA (Joint
Attention), teorizzata dallo studioso Tomasello (1995-2005). Questa è
importante in funzione della costruzione dei rapporti sociali e dello sviluppo
di tutte le abilità sociali, inclusa quella linguistica.
L’attenzione congiunta è alla BASE dello sviluppo delle abilità sociali. I bambini, ad esempio, in funzione del
loro apprendimento linguistico, comunicano istintivamente le loro intenzioni attraverso i gesti deittici. Gli
adulti provano a comprendere i loro gesti, facendolo verbalmente (<<Cosa vuoi? Vuoi questo?>>) Così il
bambino impara a parlare.
Nessuna azione didattica può avvenire senza che si instauri una attenzione congiunta in classe. È
imprescindibile!
Tornando allo sviluppo infantile, Tomasello individua tre periodi in cui si sviluppa l’attenzione congiunta:
1. I primi 9 mesi di vita (Esogestazione)= il bambino è ancora molto simile nei comportamenti alle fasi
in cui è nel grembo materno. Le abilità di attenzione congiunta non emergono. Il bambino non
piange perché intenzionalmente vuole che l’adulto lo comprenda, ma la mamma congiunge la sua
attenzione su di lui...non c’è la reciprocità intenzionale e consapevole richiesta dalla joint attention.
2. Dai 9 ai 18 mesi= gli infanti vedono cosa fanno gli altri, ne comprendono (anche se non
pienamente) le intenzioni e imparano a dirigere questi comportamenti, ad influenzarli.
3. Dai 18 ai 24 mesi= emerge la joint attention in modo strutturato e complesso. Si manifesta
soprattutto nell’apprendimento della lingua dei bambini, in quando associano le parole a gesti. Fase
propedeutica, in cui si afferma come fondamento l’attenzione congiunta per lo sviluppo delle abilità
verbali che poi saranno migliorate, abbandonando i gesti deittici, ecc…
COME CONSIDERARE L’ATTENZIONE CONGIUNTA RISPETTO ALL’APPRENDIMENTO?
Quindi, l’attenzione congiunta è…
Volontaria, consapevole ed intenzionale. Ci sono degli elementi che possono favorire strategicamente
l’instaurarsi e il mantenimento:
INTRINSECA: motivazione relativa a motivi interni, che fanno riferimento a ciò che ci procura piacere fare, a
ciò che genera interessa. L’apprendimento diventa un piacere in sé. Questa
motivazione è di tipo INTEGRATIVO: spinge a volersi sentire parte di una comunità
linguistica (ad esempio, della lingua target).
DI TIPO UDITIVO= ad esempio, durante i compiti di listening. Occorre prestare attenzione alle eventuali
interferenze…rumori, voci che si sovrappongono, ecc…
Ad esempio, il problema del COCKTAIL PARTY, che in una classe crea non pochi problemi.
Un altro esempio di interferenza di tipo uditivo è L’INTERFERENZA STRUTTURALE: evitare di far attivare più
abilità linguistiche contemporaneamente, soprattutto se il livello di competenza degli alunni non è
abbastanza alto. L’ideale è quello di separare i momenti o che uno dei compiti sia quasi automatico (vedi, in
questo caso l’attenzione distribuita).
Questa attenzione alternata è molto sviluppata nei soggetti bilingui e plurilingui, in quanto sono allenati al
passaggio da una lingua all’altra: traggono un vantaggio cognitivo in termini di risorse.
Per evitare eventuali problematiche relative a questo tipo di attenzione, gli insegnanti possono adottare
alcune strategie, tenendo anche conto del livello di partenza degli alunni…non posso forzare lo switch da
una lingua all’altra se il livello di competenza nelle due lingue non è abbastanza (richiede eccessivo sforzo
cognitivo).
Rilevanza e coerenza del materiale didattico e della struttura della lezione: ciò che viene utilizzato
deve essere pertinente rispetto agli obiettivi. Naturalmente, il materiale e la lezione devono essere
vari e stimolare interesse (come dicevamo prima, preferire materiale colorato, ecc…).
Scelta dei temi da affrontare in base ai presunti interessi degli studenti: tuttavia, questo è difficile in
classi eccessivamente grandi. È importante in quanto attivano emozioni positive.
Flessibilità del docente e il coinvolgimento dello studente: il docente deve saper leggere le
dinamiche nella classe. Ad esempio, tramite il tono di voce oppure scegliere di fare una battuta per
attirare l’attenzione, oppure rendere la lezione interattiva.
CONSAPEVOLEZZA E META-ATTENZIONE
Rapporto stringente tra consapevolezza e meta-attenzione. Gli studenti
possono rivolgere questa attenzione consapevole anche a loro stessi,
alle loro capacità cognitive. Gli alunni, in altri termini, possono
comprendere le loro potenzialità e i loro limiti nel concentrare
l’attenzione. Cosa mi distrae? Quali strategie posso adottare per
evitare il mind wandering? Cosa posso sfruttare per favorire
l’attenzione?
o Essere consapevoli delle proprie ATTITUDINI: verso quali abilità si è predisposti in modo
favorevole?
o Consapevolezza verso la PROPRIA MOTIVAZIONE!!! È meglio sapere di doversi predisporre ad una
sessione di studio o ad una lezione motivati.
o Ruolo svolto dalle esperienze pregresse: ci forniscono consapevolezza circa elementi, situazioni che
possono generare interferenze, in grado di condizionare le nostre scelte nello studio. Posso inibire
in partenza ciò che so che può influenzare negativamente i miei processi di apprendimento.