Sei sulla pagina 1di 60

FISIOPATOLOGIA (Mancin) – LEZ.

1 DEL 07/02/2023

LESIONI CUTANEE CLINICHE

Lesione cutanea à Qualsiasi alterazione della superficie cutanea, causata da un evento patologico,
traumatico o ambientale, viene definita “lesione cutanea”. Le lesioni elementari cutanee sono le espressioni
minime e più semplici di ogni dermatosi

• Lesione primaria
• Lesione secondaria

Caratteristiche da valutare:
• Grandezza: con un piccolo righello
• Forma: Può essere regolare o irregolare, rotondeggiante, anulare
• Numero delle lesioni
• Colorito: ci può dare un’indicazione sul decorso della ferita
• Limiti: Possono essere netti o sfumati.
• Consistenza: può essere molle, teso-elastica, dura
• Localizzazione: sede anatomica
• Distribuzione: può essere disseminata, raggruppata, confluente e zosteriforme
• Estensione: può essere localizzata, regionale o generalizzata

LESIONI PRIMARIE
ERITEMA à E’ un arrossamento cutaneo di natura congestizia o infiammatoria, dovuto a dilatazione capillare
transitoria, che scompare alla digito-pressione. Può essere circoscritto o diffuso, ed è presente in gran parte
delle malattie cutanee.

MACULA o MACCHIA à Area cutanea circoscritta, di forma e dimensioni variabili, caratterizzata da una
alterazione del normale colorito (discromia), che non scompare alla digito-pressione.
Conseguente ad una variazione quantitativa dei diversi pigmenti che contribuiscono a determinare il normale
colore della cute.
accumulo di melanina. Discromia cutanea

PAPULA à Lesione solida, rilevata sul piano cutaneo, con diametro di pochi millimetri (inferiore a 5 mm.),
rotondeggiante o poligonale, con superficie piana o leggermente convessa.
Possono essere infiammate (es. papule che hanno avuto un insulto) oppure non infiammate (es. verruche).

NODULO à detto anche cisti. E’ un rilievo solido, circoscritto e palpabile, a sede dermica o ipodermica di
forma arrotondata, rilevato sul piano della cute o in essa incassato
La cisti è un nodulo di consistenza piuttosto molle, riferibile ad una struttura capsulata con contenuto liquido

VESCICOLE/BOLLE à La vescicola è un piccolo rilievo dell’epidermide, di diametro inferiore a 0.5 cm, a


contenuto liquido solitamente limpido. Non sempre apprezzabile come tale, a causa della sua fragilità
(specie nell’eczema).
La bolla è una lesione simile alla vescicola dalla quale si distingue per le sue maggiori dimensioni. Può essere
tesa o flaccida, a contenuto sieroso, purulento o emorragico.

Se una ferita è infetta avrà molto essudato.


Se il paziente perde molto essudato quindi tante proteine, queste vanno integrate.
PUSTOLA à piccola raccolta circoscritta di essudato purulento nel contesto dell’epidermide o a sede
dermoepidermica. Quando è centrata dal pelo si definisce pustola follicolare.

POMFO à lesione caratteristica dell’orticaria. Rilevatezza edematosa cutanea circoscritta, rotondeggiante o


a forma irregolare di colorito roseo o rosso, spesso più chiara al centro, di grandezza variabile da pochi
millimetri a molti centimetri, quasi sempre pruriginosa.
Quando i singoli pomfi persistono oltre le 24 ore e si dimostrano poco pruriginosi va sospettata una
componente vasculitica.

LESIONI SECONDARIE
CROSTA à essicamento dell’essudato. Può essere sieroso, purulento o siero-ematico.
Medicazioni avanzate à la ferita ci mette di più a guarire a non con una crosta ma con un’epitelizzazione
continua fino a riformarsi del tessuto roseo (quindi ferita in ambiente umido).

IPERCHERATOSI à L’ipercheratosi è un ispessimento dello strato corneo apprezzabile ispettivamente e al


tatto. Generalmente il materiale corneo in eccesso si disperde nell’ambiente (per “desquamazione”)

ESCORIAZIONE à lesione traumatica che interessa l’epidermide ed il derma superficiale.


Un tipico esempio è dato da lesioni da grattamento e la lesione è generalmente ricoperta da crosta ematica.

RAGADI à evoluzione terziaria dell’ipercheratosi. La cute non è più elastica ma dura e si infettano. Soluzione
di continuo lineare che interessa l’epidermide ed il derma superficiale, consistente in una fessura nel
contesto cutaneo causata dalla mancanza di distensibilità cutanea.
La lesione è molto dolorosa e la comparsa di ragadi è favorita da infiammazioni croniche, da xerosi cutanea e
caratteristicamente nelle sedi orifiziali.

EROSIONE à è una perdita di sostanza superficiale (epidermide e derma superficiale) che risolve senza esito
cicatriziale. Può far seguito all’apertura di una vescicola, di una bolla o di una pustola

ULCERA à è una perdita di sostanza più o meno vasta e più profonda dell’erosione, che interessa il derma
fino ai tessuti profondi, con scarsa tendenza alla guarigione, che può avvenire solo con esito cicatriziale.
Obiettivo: andare sempre a rimuoverla.

CICATRICE à neoformazione di tessuto atto a riparare una perdita di sostanza cutanea. Complicanze
possono la cicatrice ipertrofica (regredisce spontaneamente in 6-12 mesi), il cheloide (stazionario e che
recidiva dopo asportazione).

ATROFIA à è una depressione della cute, apprezzabile ispettivamente e al tatto, dovuta a un


assottigliamento dell’epidermide o del derma.

SCLEROSI à è un aumento di consistenza della cute, apprezzabile al tatto anche come ispessimento e
riduzione dell’elasticità.
Ad esempio trattamento corticosteroide

LESIONI DIFFICILI à per ferita difficile, ulcera cutanea, lesione cronica, in genere si intende una lesione che
non guarisce e non progredisce attraverso le normali fasi della guarigione.

Le lesioni cutanee croniche sono aree di sostanza dermo-ipodermica che non dimostrano alcuna tendenza
alla riparazione spontanea.

Guardare la ferita dalla cute perilesionale perché se è in sofferenza la ferita si macera, si allarga e peggiora.
1) CUTE PERIRESIONALE: si intende l’area cutanea che parte dal bordo della lesione e si estende per
circa 5cm attorno alla lesione. Si valuta:
- Integrità cutanea
- Colore
- Temperatura
- Umidità/secchezza
- Fragilità à se la cute intorno alla ferita è fragile utilizziamo la medicazione più ampia cercando di
applicare la medicazione in cui la pelle è più resistente.
- Odore

Ferita in ambiente umido, NON bagnato.


La cura della cute perilesionale ha lo scopo di conservare: l’integrità di barriera, Il film idrolipidico e l’epitelio
neoformato.

Inoltre, è da valutare se la cute perilesionale può presentarsi:


- Integra
- Secca
- Macerata
- Flegmasica
- Con esiti sclero-atrofici o pigmentati

2) MARGINE
3) BORDO
4) FONDO

EPIDEMIOLOGIA
In Italia due milioni di persone sono affette da lesioni croniche cutanee.
Le ulcere da decubito colpiscono circa l'8% dei pazienti ospedalizzati e tra il 15% e il 25% in lungo degenza.
Il 15% dei pazienti diabetici presenta un’ulcera del piede e il numero delle lesioni è destinato ad aumentare
in previsione dell’aumento dei pazienti diabetici nel prossimo decennio.
Fonte: AIUC 2019

TIPOLOGIE DI LESIONI DIFFICILI


• Ulcere diabetiche (neuropatiche, ischemiche, miste)
• Ulcere vascolari (arteriose, venose, miste)
• Lesioni da pressione
• Skin tears
• Complicanze in lesioni chirurgiche
• Altro (neoplastiche, vasculitiche, in seguito a malnutrizione, edema)

PRINCIPALI SCALE DI VALUTAZIONE DELLE LESIONI


• Scala EPUAP/NPUAP, PUSHTOOL, BWAT per le lesioni da pressione
• scala TEXAS e WAGNER per le lesioni del piede diabetico
• scala di LERICHE FONTAINE per le lesioni di origine arteriosa dell’arto inferiore
• scala START per le skin tears
• scala ASEPSIS per le ferite chirurgiche.

La Classificazione Colore è una scala che può essere applicate alla maggior parte delle lesioni, sia acute che
croniche.

VALUTAZIONE DELLA LESIONE – Perché valutare?


• Perché una valutazione precisa è indispensabile per la pianificazione delle cure.
• Per uniformare il linguaggio e ottenere una trasmissione delle informazioni chiara e precisa.
• Per ottenere dati univoci e inequivocabili e poterli confrontare in tempi, luoghi e con persone
diverse.
• Per produrre una documentazione del lavoro compiuto

Deve essere eseguita:


à Valutazione dei fattori di rischio
- immobilità e l'inabilità
- incontinenza
- fattori nutrizionali
- livelli di coscienza alterati
- patologie croniche

à Valutazione globale della persona


- Stato generale della cute
- Nutrizione, dieta, alimentazione
- Mobilizzazione e attività
- Eliminazione urinaria ed intestinale
- Igiene
- Percezione sensoriale
- Farmaci assunti
- Patologie associate
- Cargivers
- Stato psico-emotivo
- Categoria socioeconomica
- Scolarità
- Impiego

à Valutazione della lesione – SCALA PSST


- origine
- classificazione
- sede
- cute perilesionale
- bordi/margini
- dimensione/ forma
- tipo di tessuto
- essudato
- profondità
- sottominazioni
- annessi
- odore
- dolore
- infezione

Deve essere valutata:


• SEDE à Documentare la sede d’insorgenza delle lesioni è importante sia per identificarne l’origine
che per dare indicazioni in riferimento ad un piano di prevenzione
- LDP: sacro (36-43%) grande trocantere (12-17%) tallone (11-12%), tuberosita’ ischiatiche (5-15%)
malleoli laterali, ecc
- L. Venose: 3° inferiore, caviglia zona perimalleolare
- L. Arteriose: 3° medio, metatarsi, dita, regioni calcaneari, parte volare piede
- Diabetiche: dita, 5° raggio, tallone, pianta piede, sporgenze ossee, ecc

• BORDI-MARGINI à bordo attivo, a scalino, non attivo

• DIMENSIONI – FORMA à I metodi basati sull’uso del righello per calcolare l’area. La forma della
lesione può indicare la causa della lesione

• TIPO DI TESSUTO
- TESSUTO DETERSO: Il fondo della lesione si presenta ROSSO vivo, con presenza di tessuto di
granulazione.
- TESSUTO INFETTO: E’ un tessuto generalmente di colorito scuro, con segni di congestione ed
essudato, solitamente purulento.
- TESSUTO NECROTICO: È un tessuto non vitale che si presenta di un colore che può variare dal nero al
giallastro, generalmente di consistenza dura, può andare incontro a fenomeni colliquativi. Ostacola
la guarigione, è focolaio d’infezione, prolunga la fase infiammatoria, ostacola la riepitelizzazione
• ESSUDATO à liquido infiammatorio extravascolare con elevata concentrazione proteica che si
raccoglie nei tessuti del corpo sottoposti a un processo d'infiammazione.

Importante valutare la quantità di essudato:


- Scarso / assente (ferita asciutta, fondo pallido o arancione, tessuti perilesionali secchi,
riepitelizzazione bloccata)
- Moderato (ferita umida) fondo lucente, medicazioni umide in 24 ore
- Abbondante (ferita iperessudante) fondo velato di liquido, medicazioni intrise in poche ore,
cuteperilesionale macerata

Importante valutare la qualità di essudato:


- Sieroso (chiaro acquoso)
- Ematico (Rosato o rosso dovuto alla presenza di eritrociti, indica danno capillare (essudato ematico o
emorragico)
- Sieroematico (tracce di sangue)
- Purulento (contenente batteri, materiale necrotico, globuli bianchi)

• PROFONDITA’ à La profondità dovrebbe essere misurata preferibilmente usando un tampone


sterile e flessibile, o specilli.
- Inserire il tampone nella parte più profonda della lesione
- Misurare la parte inserita con un righello

• TRATTI SOTTOMINATI à Canale o cavità al di sotto della lesione che interessa un’area più estesa
della superficie visibile della lesione stessa. Le linee guida RNAO ci indicano di valutare possibili aree
sottominate attraverso il metodo del quadrante dell’orologio.

• ANNESSI CUTANEI à (peli, ghiandole,unghie). Se sono presenti e’ presente una lesione acuta. In
caso di lesione cronica possono essere non presenti.

• ODORE à L’odore va documentato perché può essere un segno di cambiamento della lesione verso
uno stato infettivo.

ATTENZIONE !!! Anche alcune medicazioni semiocclusive come gli idrocolloidi danno un odore intenso

• DOLORE à esistono varie scale utilizzate per rilevare l’intensità del dolore. Il dolore va
documentato:
- percezione del paziente,
- sede,
- l’insorgenza,
- durata,
- intensità
- terapie antalgiche già prescritte
Assenza di dolore potrebbe essere segno di danno neurologico.

Dolore può provenire da:


• da ulcera ischemica: e’ oppressivo, gravativo, causato da un ischemia tissutale.
• da infezione: e’ di tipo pulsante
• da cicatrizzazione: e’ urente, causato dalla moltiplicazione cellulare, dove le terminazioni nervose sono
sensibili.

INFEZIONE
Una ferita non è mai sterile, ci sono sempre presenti dei batteri.
La lesione, anche quando viene definita detersa, è sempre contaminata da batteri, ma non può e non deve
essere definita infetta.
L’infezione è il principale nemico di una ferita, in quanto ne ritarda la guarigione favorendone la
cronicizzazione.

• Contaminazione
Tutte le ferite possono acquisire microrganismi. In assenza di idonee condizioni nutritive e fisiche questi
organismi non si riproducono e non creano danno all’ospite.

• Colonizzazione
Le specie microbiche crescono e si riproducono con successo, ma non provocano danni nell’ospite e non
provocano l’infezione della ferita.

• Infezione
La crescita, la proliferazione e la penetrazione nei tessuti dell’ospite provoca lesioni cellulari e reazioni
immunologiche manifeste nell’ospite. La guarigione della ferita è interrotta. Fattori locali possono fare
aumentare il rischio di infezione.
FISIOPATOLOGIA (Mancin) – LEZ.2 DEL 08/02/2023

LESIONI DA PRESSIONE

Che cos’è una lesione da pressione?


Una lesione tissutale, con evoluzione necrotica, che interessa, la cute, il derma, i muscoli, il tessuto
connettivo, la cartilagine e l’osso.
La lesione da pressione o da decubito è una conseguenza diretta di una elevata e/o prolungata compressione
e/o forza di taglio che causa uno stress meccanico dei tessuti e lo strozzamento dei vasi sanguigni.

FATTORI DI RISCHIO
• Locali o estrinseci: pressione, forze di stiramento o taglio, forze di attrito o frizione
• Generali o intrinseci/sistemici: ridotta mobilità o immobilità, compromissione sensoriale, stato
patologico acuto, livello di coscienza, estremi di età (gli anziani non hanno il tessuto adiposo che fa
da “cuscinetto”, spesso sono cachettici), pregressi danni da pressione, malnutrizione e disidratazione
• Fattori esacerbanti: farmaci, umidità della cute, temperatura

Legge fisica che va a causare una lesione da pressione è la PRESSIONE DI OCCLUSIONE CAPILLARE (quando
supera 32mm Hg di pressione - Landis nel 1930).
La maggior parte delle ulcere da pressione, ha origine dalla compressione del tessuto molle tra una
prominenza ossea (es. trocantere, sacro...) ed una superficie esterna (es. materasso, sedia...) per un periodo
di tempo prolungato.
à Per compressione non arriva ossigeno perché va a occludere i capillari.

Come si arriva al danno tissutale, morte cellulare (necrosi)?


1) Compressione vasale e ischemia
Infiammazione, iperemia, vasodilatazione
2) Formazione di metaboliti tossici da glicolisi anaerobia
3) Necrosi
Acidosi, edema e sofferenza tissutale (anche dei tessuti intorno) à NECROSI

Come possiamo evitare/prevenire la lesione da pressione?


Durante l’accertamento à SCALE DI VALUTAZIONE
Hanno il compito di identificare il rischio che una certa condizione si verifichi; in altre parole, sono usati per
identificare i soggetti che necessitano di misure preventive e hanno l’intento di contribuire alla prevenzione
dello sviluppo di lesioni da pressione.

Circa 40 indici à Indice di Gosnel, Andersen- Jensen, Knoll, Walsall, HoRT, Braden Q...

INDICE DI BRADEN ® Per valutare il rischio


Paziente inferiore o uguale a 18 à PAZIENTE A RISCHIO
BRADEN va a valutare:
1.Percezione sensoriale à Abilità a rispondere in modo corretto alla sensazione di disagio correlata alla
pressione.

2.Umidità à Grado di esposizione della pelle all'umidità

3.Attività à Grado di attività fisica.


4.Mobilità à Capacità di cambiare e di controllare le posizioni del corpo.

5.Nutrizione à Assunzione usuale di cibo.

6.Frizione e scivolamento à Bisogno di assistenza nel mobilizzare il paziente per non creare frizione o
scivolamento sulla struttura di appoggio del pz.
SEDI E REGIONI A RISCHIO DI DECUBITI
Tronco, arti superiori, sacro, trocantere, natiche, arti inferiori, calcagni.

RACCOMANDAZIONI
• Valutare la lesione da decubito (es. scala PSST)
• Ripetere la valutazione delle lesioni da decubito con frequenza almeno settimanale. Se le condizioni
del paziente si aggravano, rivalutare il piano di trattamento se presenti segni di peggioramento
• Comprendere chiaramente l’entità del danneggiamento dei tessuti

1° cosa da fare in caso di lesione da decubito: mobilizzazione del paziente su un altro decubito
2° cosa da fare: medicazione avanzata che garantisce e va a proteggere il pz da pressione o insulto (feci,
urine, umidità del pannolone, ecc).

Come possiamo classificare le lesioni da pressione?


Esistono vari tipi di classificazione e scale che valutano la perdita di tessuto, il colore della lesione, l’origine, i
tessuti coinvolti. Quella più usata è stata fatta da NPUAP (national pressure ulcer advisory panel) nel 1989.
E’ la più usata come strumento di comunicazione e valutazione per le ulcere da pressione. Si articola in 4
stadi:
• I STADIO à arrossamento cutaneo (di pelle intatta), che non scompare alla digitopressione.
• II STADIO à perdita parziale cutanea, dell’epidermide o del derma, tuttavia senza interessamento
sottocutaneo. Ulcera superficiale che si presenta come abrasione o vescicola.
• III STADIO à perdita totale di spessore cutaneo che comporta il danneggiamento o la necrosi del
tessuto sottocutaneo, in grado di estendersi in profondità fino alla fascia sottostante, senza però
oltrepassarla. L’ulcera si presenta come cratere profondo e può essere sottominato
• IV STADIO à perdita totale di spessore cutaneo con necrosi tissutale estesa e danneggiamento del
muscolo, osso o strutture di supporto (tendine o capsula articolare). Se l’osso viene intaccato à
ossomielite – infezione molto grave dell’osso.

LIMITAZIONI SCALA NPUAP


• Le LDD I stadio nelle persone con carnagione scura non sono valutate in modo affidabile e non è
possibile intervenire con piani di prevenzione e sorveglianza
• In presenza di un’escara (tessuto morto di colore nero) non è possibile valutare lo stadio della
lesione fino alla rimozione dell’escara stessa
• In persone con scarso tessuto muscolare e sottocutaneo è difficile valutare se una lesione
appartenga al III o IV stadio

Valutazione Push tool à Più pratica, veloce e semplice da compilare: dai 3 ai 5 minuti, rispetto alla PSST.
Ideata dalla NPUAP per sopperire alle lacune della precedente classificazione e per creare un nuovo
strumento universale di misurazione e valutazione per le ulcere da pressione
Valuta l’ulcera sulla base di 3 parametri: lunghezza per larghezza, quantità di essudato, tipo di tessuto

Punteggio da 0 (ferita chiusa) a 17 (ferita complicata)


1 – lunghezza per altezza (parametri da 0 a 10)

2 – quantità di essudato (parametri a 0 a 3)

3 – tipo di tessuto (punteggio da o a 4)


PRESIDI ANTIDECUBITO

Sul materasso antidecubito SOLO IL MINIMO INDISPENSABILE à altrimenti il materiale (lenzuola, ecc)
potrebbero aggrovigliarsi e causare pressione.

SUPERFICI STATICHE (MATERASSI)


• Superfici in schiuma: costituite da polimeri sintetici, per lo più poliuretani, solitamente rivestite da
fodere traspiranti. Riducono la pressione di contatto attraverso la distribuzione del carico su una
superficie più ampia.

Possono essere:
- A sezione unica o multiple
- Di densità omogenea o differenziata per strati o per zone corporee
- Di profilo e sagomature varie
- A strato unico o multistrato

• Superficie a fluidi viscosi e gel


• Superficie a fibra cava siliconata

SUPERFICI DINAMICHE (MATERASSI)


• Superfici a bassa cessione d’aria: composti da celle, riempite d’aria, costituite in materiale sintetico a
elevato coefficiente di permeabilità. Una pompa permette di avere un continuo ricambio di aria nella
superficie, rimpiazzando di continuo l’aria ceduta. caldano il materasso. La copertura posta sul
materasso deve essere impermeabile all’acqua ma permeabile all’aria.
• Superfici a bassa pressione continua: interagiscono con il paziente e garantiscono la compensazione
pressoria controllata nel tempo in relazione al peso e alla postura assunta.
• Letto ad aria fluidizzata (es. letti per ustionati): superficie ad alta tecnologia. Vasca contenente
microsfere calcio-sodiche (simile a sabbia) rivestite di silicone, separate dal paziente da un lenzuolo.
Le microsfere sono mantenute in continuo movimento attraverso l’immissione di un flusso d’aria
calda, pertanto, il corpo risulta “sospeso” in una condizione di fluttuazione (simile a quella di un
liquido).
• Superfici a pressione alternata: alimentate da un motore elettrico composte da celle riempite d’aria
che si gonfiano in modo alternato. Queste SdS assicurano la riduzione delle pressioni di contatto per
circa il 50-60% . Questo meccanismo ripropone il comportamento dell’individuo sano che cambia
posizione in seguito alla percezione di fastidio/dolore dovuto alla pressione. Criteri di scelta di un
presidio antidecubito
- Grado di rischio della persona assistita e condizioni generali
- Comfort (rumore, ad esempio, in quelli a cessione d’aria)
- Accettabilita’ della persona assistita relativamente alla liberta’ di movimento e autonomia residua
- Logistica (dimensione e peso del presidio)
- Costi

INTERVENTI ASSISTENZIALI
• Approccio multidisciplinare,
• Creazione di un programma assistenziale à CREARE UN PAI PER PRIORITA’
Personalizzato
• Presidi antidecubito e cambio di posizione ogni 2h
• Un adeguato trattamento della lesione attraverso l’uso di medicazioni avanzate e linee guida a
supporto
• Implementazione di un piano educativo a pz e caregiver
• Sottolineare importanza della prevenzione

Importanza della nutrizione à Garantire adeguato apporto di energia, stato di ipercatabolismo (aumentata
perdita proteica quindi il corpo richiede più energia). QUINDI:
- Adeguata idratazione (perdita di liquidi dalla ferita)
- Assumere un’adeguata quantità di proteine almeno pari a 1 g di proteine per chilo di peso corporeo
ideale per compensare le perdite proteiche e per favorire la rigenerazione dei tessuti.
- Garantire un apporto adeguato in micronutrienti (vitamine e Sali minerali) e antiossidanti (selenio,
carotenoidi, flavonoidi, vitamine)
- Integratori, NA, NPT

CASO CLINICO
1. Attualmente che problema/i presenta il paziente?
2. Identificare la causa del problema
3. Se possibile, come si potrebbe identificare preventivamente il problema? CON LA SCALA DI BRADEN
4. La classificazione NPUAP, è idonea a classificare questo tipo di lesione? Se si ogni quanti giorni dovrà
essere valutata la lesione? SE LA LESIONE E’ GIA’ PRESENTE à SCALA PSST
5. Oltre al piano di trattamento delle lesioni impostato, sarebbe utile fornire qualche altra tipologia di
supporto? (se, si indicare quale)

LE MEDICAZIONI AVANZATE à 3° medio della gamba à punto molto soggetto a lesioni.

Cosa sono? Materiale di copertura con caratteristiche


di biocompatibilità, che interagisce con la sede di lesione stimolando una reazione specifica

Caratteristiche:
- Rimozione dei tessuti necrotici
- Aumento dell’angiogenesi
- Non aderenza o imbrigliamento con ferita
- Stabilità termica
- Impermeabilità
- Scambio gassoso
- Controllo del dolore à alcune medicazioni hanno dentro anche antidolorifici
- Controllo delle complicanze à alcune medicazioni hanno dentro anche antisettici
- Controllo dei costi
Detersione à dall’interno verso l’esterno. Se ferita chirurgica dall’alto verso il basso e viceversa mentre se
ferita circolare (es.ulcera) movimenti circolari.

BASE SULLA GUARIGIONE DELLE FERITE à AMBIENTE UMIDO


Se le cellule vivono in ambiente umido hanno un ricambio costante e la ferita guarisce prima e meglio.
La guarigione della ferita in ambiente umido favorisce il rinnovamento della pelle. La crescita cellulare,
avviene in ambiente umido, e lo scopo principale di questo trattamento è di creare e mantenere quelle
condizioni ottimali di umidità affinchè la pelle si rigeneri.

à In una ferita protetta da una medicazione avanzata che favorisce il processo di guarigione in ambiente
umido, le cellule possono crescere, dividersi e migrare con una frequenza maggiore. Questo accelera
notevolmente il processo di guarigione.

Ovviamente vi sono dei limiti alla guarigione in ambiente umido:


- Eventuale sanguinamento post escarectomia (Asportazione chirurgica di un'escara)
- Lesione chirurgica nelle prime ore
- Presenza di tratti fistolosi (fistola collegata da un punto del corpo a un altro punto del corpo)
- Reazioni allergiche
- Tumori cutanei à “cellule impazzite” che si replicano soprattutto in ambiente umido
- Gangrena umida

A.I. quando si tratta un paziente con lesione da pressione:


- Creare e mantenere un ambiente umido
- Gestire l’essudato dell’ulcera
- Preservare i margini dell’ulcera
- Prevenire e/o trattare le infezioni
- Rimuovere il tessuto necrotico
- Controllare il dolore
- Ottimizzare la scelta per ridurre i costi
- Educare a prevenire e/o convivere

MEDICAZIONI AVANZATE sono:


- Strati a contatto: non ad, silicone
- Medicazioni passive: films schiume, idrogel
- Medicazioni interattive: idrocolloidi, alginato,
- Medicazioni attive: fattori di crescita, collagene, acido ialuronico, tessuto ingegnierizzato
- Medicazioni antimicrobiche: clorexidina, iodopovidone, argento

• Idrocolloidi
Sono costituite da sostanze come la gelatina, la pectina e la carbossimetilcellulosa
Possono essere utilizzati nelle medicazioni primarie o secondarie di ulcere da pressione, lesioni a spessore
parziale e a tutto spessore.

Quando fa una bolla bianca vuol dire che è da sostituire. Stare attenti ad applicarla perché se la cute è molto
fragile bisogna fare attenzione poiché è adesiva.

Utilizzo: lesioni con lieve o scarso essudato, lesioni con presenza di fibrina.

Principio del metodo: è in grado anche di andare a sciogliere la fibrina e far pulire la ferita.
L’essudato della ferita viene assorbito dai granuli di polveri contenuti nella medicazione
à Tale reazione fa “gonfiare” gli stessi granuli che si espandono e trattenendo l’essudato
à La membrana adesiva non permette il passaggio di liquidi e batteri, nella parte
soprastante, e mantiene la medicazione nella posizione primaria (parte sottostante)
Caratteristiche: Sono impermeabili ai batteri e ad altre contaminazioni
- Possono favorire lo sbrigliamento autolitico, a causa della loro scarsa permeabilità
- Sono autoadesive e si modellano bene
- Permettono un assorbimento da lieve a moderato
- Possono essere lasciati in sito per 3-5 giorni in base all’essudazione
- Non idonee per lesioni iperessudanti
- No se cute perilesionale fragile

• Idrogel
I principali componenti di queste medicazioni sono H2O e i polimeri.
H2O: determina il principio di idrolisi dei tessuti necrotici
Polimeri: determinano la viscosità , l’integrità e la loro capacità assorbente.

Una molecola ne vale 3 di acqua. Utilizzare con poco essudato, ma ne può produrre quindi sopra si potrebbe
applicare la schiuma di poliuretano.

Principio del metodo: le molecole di Acqua presenti nella medicazione, vengono “rilasciate” nella lesione e
agendo per idrolisi, rompono e “sbrigliano” i tessuti necrotici. Le proprietà occlusive della medicazione
mantengono l’umidità rilasciata dalla reazione tra medicazione e lesione, creando il microambiente ideale
per agevolare il processo di guarigione.

Indicazioni: le medicazioni a base di idrogel possono essere utilizzate come medicazioni primarie nel caso di
lesioni a spessore parziale o a tutto spessore, lesioni profonde.
- lesioni con presenza di necrosi o escara,
- ustioni minime
- danni da radiazioni

Caratteristiche:
- Sono lenitivi ed alleviano il dolore
- Reidratano il “letto” della lesione
- Favoriscono lo sbrigliamento (debridement) autolitico
- No in caso di forte essudato
- Possono causare macerazione perilesionale

Con molto essudato non è possibile utilizzare idrocolloidi, idrogel. Bisogna assorbirlo con la seguente:

• Schiume di poliuretano
Medicazione idrocellulare in schiuma di poliuretano.

Principi del metodo: l’essudato della ferita attiva i pre-polimeri di poliuretano che reagiscono con l’acqua
della medicazione. Tale reazione, porta all’assorbimento dell’essudato e all’espansione della superficie della
medicazione (rimane a contatto con il letto della ferita continuando a reagire fino a capacità di
assorbimento).

Hanno degli ioni di argento all’interno o antidolorifici. Da statica può diventare dinamica: più essudato c’è più
vengono rilasciati ioni di argento e disinfettano. Così come gli antidolorifici.

Le varie tipologie presenti sul mercato si differenziano in base: alla capacità di assorbire, alla modalità di
assorbimento, in base alla struttura della medicazione, nella capacità di non rilasciare l’essudato assorbito, in
base alla velocità di assorbimento.
SCHIUME à Caratteristiche:
- Possono essere utilizzate come medicazioni primarie e secondarie
- Sono antiaderenti
- Sono di facile applicazione e rimozione
- Assorbono grandi quantità di essudato
- Non sono efficaci nel caso di lesioni con escara secca
- Se si impregnano possono macerare la cute perilesionale se non sono ad assorbimento verticale
- non si possono utilizzare in caso di infezione

MEDICAZIONI NON ADERENTI à Consistono in un singolo strato di rete tessuta che quando viene messo a
contatto con la lesione agisce come materiale con bassa aderenza.

- Possono proteggere la base delle lesioni dai traumi durante i cambi medicazione
- Possono essere applicati a prodotti topici, di riempimento delle lesioni o garze
- Usate in siti di prelievo cutaneo

Sono i film in poliuretano: medicazioni costituite da una membrana in poliuretano adesiva e semipermeabile
e variano in spessore e dimensione.
Sono impermeabili all’acqua, ai batteri, agli agenti contaminanti in genere, tuttavia, permettono al vapore
acqueo di attraversare la barriera.
Mantengono condizioni umide, favorendo la formazione di tessuto di granulazione.

Svantaggi dei film di poliuretano:


- Non sono adatte in caso di lesioni infette
- Non sono indicate in caso di lesioni con essudato da moderato ad abbondante in quanto non sono in
grado di assorbirlo
- Richiedono la cute perilesionale intatta per l’applicazione del bordo adesivo della medicazione
- Nelle zone ad alta frizione si possono staccare

Quindi quando non li utilizziamo?


• Alginato
- Lesioni con essudato da moderato ad abbondante (alto potere assorbente)
- Lesioni a tunnel
- Lesioni infette (con Ag) e non infette
- Formano un gel all’interno della lesione per mantenere l’ambiente umido
- Favoriscono lo sbrigliamento autolitico
- Favoriscono l’emostasi (quelli con ioni di calcio)
- Sono sconsigliati per le lesioni con essudato lieve o con escara secca

• Biomateriali
In questa categoria è da considerarsi come unico elemento l’Acido Ialuronico
Mucopolisaccaride costituisce oltre il 50% della sostanza fondamentale del derma, condiziona il processo
fisiologico degli eventi cellulari indispensabili per la riparazione e la rigenerazione tissutale
Possono essere impiegati in ogni tipologia di lesione, anche cavitarie

MEDICAZIONE CON ARGENTO


L’Ag possiede notoriamente un ampio spettro d’azione che lo rende efficace nei riguardi di batteri, miceti,
virus e protozoi.
Queste medicazioni si attivano venendo a contatto con l’essudato rilasciando ioni Ag+, quindi è l’ambiente
della lesione a determinare la quantità di Ag+ disponibile.
MEDICAZIONE CONTENENTI CLOREXIDINA
La clorexidina è un antisettico di provata efficacia verso un ampio spettrodi batteri Gram-positivi e Gram-
negativi. Possiede una modesta efficacia anche contro funghi e virus.
La sua efficacia antibatterica è tuttavia decisamente minore di quella di altri antisettici.

• Iodopovidone
Lo iodo povidone agisce determinando la lisi della parete batterica.
Si utilizza: garza iodopovidone, soluzione e gel. Medicazioni contenenti cadexomero iodico a lento rilascio di
iodopovidone (betadine).

• Captazione batterica
Il tessuto della medicazione Cutimed Sorbact è rivestito con un derivato degli acidi grassi DACC
(dialchilcarbamoilcloruro) fortemente idrofobico. Anche i batteri hanno caratteristiche idrofobiche e,
attraverso il principio dell’interazione idrofobica, tendono a legarsi fi sicamente ed irreversibilmente alla
superfi cie idrofobica della medicazione. Vengono quindi rimossi dal letto della lesione ad ogni cambio
medicazione.

TRATTAMENTI PARTICOLARI
• Vacumterapia
• Elettroterapie
• Ozonoterapie
• Iperbarica
• Terapia con calore
• Terapia chirurgica

Vac terapia à Il Sistema Integrato V.A.C. Therapy promuove la guarigione delle ferite attraverso l’utilizzo di
pressione topica negativa (NPWT).
Applicando pressione negativa (vuoto) al letto della ferita mediante una medicazione unica ed esclusiva,
aiuta ad avvicinare i lembi della ferita, rimuove il materiale infetto e promuove attivamente la formazione di
tessuto di granulazione.
Questi meccanismi di azione (macro e micro-deformazioni) portano ad una rapida ed efficace guarigione
della ferita e migliorano la qualità della vita del paziente in maniera economicamente conveniente.
FISIOPATOLOGIA (Mancin) – LEZ.3 DEL 14/02/2023

ELIMINAZIONE URINARIA
Secrezione di urina con cui i metaboliti di scarto vengono allontanati in forma liquida, con svuotamento
vescicale.

Deve essere almeno 4/6 minzioni/die per una quantità di 1000 - 2000 ml/die.

LE URINE
L’urina è composta per il 95% da acqua e per il 5% da sostanze solide distinte in organiche ed inorganiche:
• organiche: rea, creatinina, ammonio
• inorganiche: sali minerali

La diuresi delle 24h: e’ il volume giornaliero di urina prodotta (in media tra i 900-2000 ml/24h)
bambino 400-800 ml/24h

La produzione d’urina è sterile.

Caratteristiche:
• QUANTITA’: Il volume medio di urine per un adulto è circa 250-400ml. ad ogni minzione.
ristagno normale in vescica di circa 5-10 ml.
La diuresi giornaliera è di norma intorno ai 1500 ml
• COLORE: Il normale colore delle urine è giallo chiaro paglierino, ma possono risultare anche di un
giallo più scuro, fino al giallo-marrone
• LIMPIDEZZA: Le urine sono normalmente trasparenti.
• ODORE: L’odore delle urine fresche è definito come aromatico, In genere più le urine sono diluite,
meno forte è l’odore, e più sono concentrate, più forte è l’odore
• PH: Il pH normale è acido intorno a 6. PROTEINURIA: 0-8 mg/d
• GLUCOSIO: assente. Se diabetico può essere presente perché diabete non compensato.
• CHETONI: assente (metabolismo dei grassi)
• GLOBULI ROSSI: 0-5 cell per campo (presente ematuria oppure se con infezione)
• GLOBULI BIANCHI: 0-5 cell per campo

Alterazioni del colore delle urine


• Incolore- giallo pallido: >introito di liquidi, alcolici, diuretici, diabete insipido (il pz urina tantissimo) e
nefropatie
• Giallo- bianco opalescente: I.V.U. (infezione delle vie urinarie - pus), contaminazione da creme
vaginali
• Giallo intenso: multivitaminici
• Rosa o rosso vivo: si parla di ematuria (micro se il sangue è presente ma non lo vediamo o macro il
sangue è presente e si vede). Presenza di eritrociti, flusso mestruale, barbabietole, mirtilli, more
• Blu- verde: blu di metilene, farmaci (propofol)
• Arancio-ambra: urine concentrate (disidratazione, febbre) aumento della bilirubina diretta,
farmaci (rifampicina)
• Marrone-nero: eritrocici vecchi, urine molto concentrate, farmaci (levodopa usata per alcune
patologie neurologiche)
• Urine torbide: cellule di sfaldamento, leucociti, batteri à I.V.U
• Odore: forte e sgradevole, ammoniacale, I.V.U., esposizione all’ aria
Alterazioni del PH
Il PH delle urine si modifica soprattutto dal punto di vista alimentare.
• Aumentato: basico dieta ricca di frutta, infezioni, alcalosi metabolica
• Diminuito: acido dieta ricca di carne e di mirtilli, digiuno e acidosi metabolica e respiratoria

Alterazioni del peso specifico à peso di un campione di materiale, diviso per il suo volume
• IPOSTENURIA: Polidipsia, aumentato apporto di liquidi, farmaci diuretici, diabete insipido, nefropatie
< 1005 g/l
• IPERSTENURIA: Ridotto apporto di liquidi, aumentate perdite (febbre diarrea vomito) > secrezione di
ADH >1035 g/l

Correlazione tra alterazioni urinarie e patologie


1) Proteine: malattie renali (proteinuria), stress fisici ed emotivi, dieta iperproteica
2) Glucosio: diabete mellito, dieta iperglucidica, cheto-acidosi
3) Chetoni: digiuno à aumento dello stress à corpo richiede energia à il corpo sintetizza gli zuccheri per
compensare
4) Eritrociti: I.V.U, danno glomerulo-tubulare
5) Leucociti: I.V.U.

LA MINZIONE à L’atto di urinare


Più specificamente, l’insieme degli atti volontari o involontari che provoca l’espulsione dell’urina dalla
vescica, attraverso l’uretra

DISTURBI URINARI
Aumento della diuresi
- Poliuria: emissione nelle 24 ore di una quantità di urina superiore ai valori max fisiologici/età della
persona (diuresi > 2500 ml/3000 ml)
- Nicturia: aumentata produzione di urine durante la notte (negli anziani cala l’ormone che blocca
l’escrezione di urina durante la notte)
Contrazione della diuresi
- Oliguria: emissione nelle 24 ore di una quantità di urina inferiore ai valori minimi fisiologici (diuresi <
500 ml)
- Anuria: assenza di produzione di urina nelle 24 ore (diuresi < 100 ml)
- Disuria: difficoltà generica della minzione
- Stranguria: minzione dolorosa, spasmodica e difficoltosa
- Pollachiuria: minzioni frequenti e ravvicinate di piccole quantità di urina (vescica irritabile)
- Ematuria: presenza di sangue nelle urine. MACROEMATURIA (visibile a occhio nudo) e
MICROEMATURIA (non rilevabile a occhio nudo)
- Proteinuria: presenza di proteine superiori a 150 mg/die o di albumina superiore a 30mg/die.
- Glicosuria: escrezione urinaria di glucosio > 180 mg/ml – soglia renale (glucosio nelle urine = quando
supera 180 mg/ml)
- Batteinuria: presenza di batteri nelle urine, puo’ associarsi a PIURIA ovvero presenza di pus
- Enuresi: emissione di urine involontaria ed incontrollata che avviene durante il sonno
- Distensione vescicale: sovradistensione vescica per incapacità della stessa di svuotarsi
- Urgenza: stimolo alla minzione indifferibile e insopprimibile
- Tenesmo vescicale: desiderio impellente di mingere associato a spasmo doloroso non seguito da
urine
ACCERTAMENTO INFERMIERISTICO
Accertamento della funzione urinaria
- Abitudini di eliminazione urinaria: frequenza, orario ultima minzione, se si alza durante la notte, se
urina prima di coricarsi o appena si sveglia (chiedere se ci sono recenti variazioni rispetto alla sua
normalità)
- Caratteristiche delle urine
- Presenza di dolore addominale durante la minzione
- Presenza di difficoltà alla minzione
- Presenza di distensione vescicale

Identificare il fattore correlato o la causa probabile del disturbo urinario


- Alterazioni motorie e cognitive (movimento, svestirsi, lavarsi, utilizzo di ausili o supporto di altre
persone)
- Presenza di patologie neurologiche e renali: interventi del tratto genitourinario, alterazioni delle vie
urinarie
- Farmaci assunti: possono influenzare l’urina, la minzione o la diuresi (es. Lasix aumenta la frequenza
della minzione ma si perde potassio)
- Liquidi introdotti e scelte dietetiche (qualità e quantità delle urine prodotte)
- Abitudini per favorire l’eliminazione: urinare prima di uno sforzo, viaggio, lavoro (evita
l’incontinenza)
- Utilizzare stimolazioni sensoriali per stimolare la minzione.
- Fattori ambientali: mancanza di privacy, barriere ambientali (fisiche, luce, gradini)

Procedure diagnostiche
• Esame delle urine
- Valuta le caratteristiche fisiche: colore, odore, trasparenza
- Determina il peso specifico e il ph
- Misura proteine, glucosio, corpi chetonici
- Esame del sedimento: presenza di gr, gb e cristalli
Atti di supporto: lavaggio delle mani, preparazione del materiale, identificazione dell’assistito, informare
l’assistito, ottenere il consenso, ottenere il campione, riordinare il materiale, registrare la procedura.

• Esame delle urine con strisce reagenti


Eseguibile a domicilio.
- Determina la presenza di Ph, peso specifico, proteine, glucosio, corpi chetonici, bilirubina, presenza
di gr, gb
Come si fa? Si immerge la striscia reagente nelle urine e si confrontano i colori delle varie aree con una scala
colorimetrica (rispettando il tempo di contatto indicato sulla confezione)

• Urinocoltura (esame colturale e antibiogramma)


• Raccolta del campione d’urina delle 24/h o frazioni di tempo

Raccolta campione d’urine à RACCOMANDAZIONI


1)Eseguire il prelievo di urina al mattino à urine più veritiere, il metabolismo è rimasto a riposo
2) Spiegare e motivare la finalità dell’esame
3) Informare ed illustrare al paziente la modalità di raccolta
4) Usare contenitori puliti, non sterili
5) Raccogliere almeno 15 ml di urina
6) Spedire il campione immediatamente in laboratorio o refrigerare se l’esame viene inviato a distanza di
due/tre ore
7) Evitare che il campione sia esposto alla luce del sole.
URINOCOLTURA o CAPIONE COLTURALE DELLE URINE à consente di evidenziare la presenza e la
concentrazione (carica batterica) di microrganismi. È possibile associare l’antibiogramma.

La raccolta si esegue in modo asettico con tre possibili modalità:


1. mitto spontaneo intermedio (eliminare primo getto e accurata igiene intima/mani)
2. cateterismo vescicale estemporaneo
3. catetere vescicale a permanenza à il catetere ha un gommino perforabile che può essere bucato. Deve
essere assolutamente disinfettato altrimenti l’esame sarebbe alterato.

URINE DELLE 24 ORE à controllo dei metaboliti urinari (Creatinina)


Obiettivi: Proteinuria, elettroliti urinari à calciuria – fosfaturia, azoturia, creatinuria, metaboliti urinari,
surrenalici.

Modalità di raccolta
- Data-ora
- Gettare la prima minzione della giornata
- Raccogliere la diuresi in contenitori graduati
- Riporre il contenitore in luogo fresco
- Dopo24oredallaprimaminzioneraccolta Inviare il campione
- Qu totale
- In parallelo prelievo ematico (se richiesto)

ALTERAZIONI DELLA FUNZIONE URINARIA (IVU)


Infezione di una o più strutture del sistema urinario, si dividono in:
• IVU INFERIORI: cistite (vescica), uretrite (uretra) e prostatite (prostata)
• IVU SUPERIORI: pielonefrite (reni)

Manifestazioni: disuria, stranguria, >frequenza, pollachiuria, urgenza e tenesmo, piuria e/o ematuria
Se propagazione alle alte vie urinarie: piressia >38°c, nausea vomito e malessere generale

Fattori di rischio IVU


- Attività sessuale (donna)
- Scarsa igiene
- Ostruzione delle vie urinarie (es. calcolo. Soprattutto con urine alcaline)
- Presenza di reflusso vescicoureterale
- Gravidanza
- Storia familiare di IVU
- Immunocompromissione
- Presenza di catetere vescicale e manovre
- Strumentali sul tratto urinario
- Sistema di derivazione dell’urina non sterile

Accertamento infermieristico IVU


Attraverso una precisa raccolta dati che vada a valutare:
- Presenza di disuria, stranguria, pollachiuria, tenesmo vescicale
- Dolore al fianco o sovrapubico
- Urine torbide o ipercromiche
- Ipertermia ≥37.9c°
- Negli anziani può insorgere stato confusionale
- Urgenza minzionale
Interventi assistenziali IVU
• educare alle norme igieniche (personale e sessuale)
• stimolare l’assunzione di liquidi
• consigliare alimenti per acidificare le urine
• mingere regolarmente
• educare sui fattori di rischio correlati al cateterismo
• somministrare regolarmente terapia antibiotica e antidolorifica
• integrare la dieta con probiotici

INCONTINENZA URINARIA (IU)


Perdita involontaria di urine, espressione di alterazione delle basse vie urinarie problema molto frequente
con percentuale superiore al 50%nei pz. Ricoverati.
Soglie: Lieve: < 5 episodi IU/sett. Moderato:5/10 episodi IU/sett. Severa: > 10 episodi IU/sett.

Tipologie di IU
- Da stress o da sforzo: a seguito dell’aumento della pressione endoaddominale (starnuto, colpo di
tosse, accesso di riso, sforzo fisico) più frequente
- Tipo urgenza: bisogno impellente, che non è possibile trattenere
- Tipo mista entrambe
- Da sovradistensione o da rigurgito: = iscuria paradossa ovvero un’ostruzione (es. calcolo) a vescica
piena
- Incontinenza funzionale: perdita di urine in soggetti con deficit cognitivi o di movimento che limitano
la capacità d’usare i servizi igienici

Accertamento infermieristico IU
Mirato a:
- Confermare incontinenza, grado e tipologia
- Determinare se può essere raggiunto un
- Miglioramento (eliminazione di fattori causali)
- Aspettative del pz. E capacità cognitive-motorie
Attraverso:
- Anamnesi: da quanto? – come avviene? - sintomi - frequenza - cause possibili - sintomi associati
come nicturia - precedente incontinenza - uso di ausili...
- Esame fisico: edemi - capacità - distensione vescicale

Molto importante à DIARIO URINARIO

INTERVENTI ASSISTENZIALI
• Supportare la persona incontinente a riferire il problema
• Istruire la persona a regolare l’assunzione di liquidi distribuendoli nella giornata, evitando caffeina,
bevande, e diuretici serali
• Avviare, in collaborazione con il medico e il dietista un piano di riduzione di peso per le persone
obese
• Rieducare la persona all’uso dei servizi igienici
• Adattare l’ambiente alle funzioni cognitive e fisiche della persona

1)istruire e sostenere la pz ad effettuare esercizi di rafforzamento del pavimento pelvico à spesso


l’incontinenza è causata da una diminuzione della capacità del pavimento pelvico
2)progettare un piano di rieducazione vescicale e sostenere l’adesione al trattamento
3)aiutare la persona o il familiare a scegliere i pannoloni piu’ adatti per il tipo d’incontinenza e vestibilita’
4) proporre agli uomini applicazione di urocondom (insegnare l’uso)
5)ducare la persona a curare la cute e ad adattare l’abbigliamento alle capacita’ fisiche e cognitive
6)analizzare e discutere gli effetti dell’incontinenza
Risultati attesi: riduzione episodi e aumento periodi di continenza, adesione pz a programmi per modifica
stili di vita, soddisfazione utente.
FISIOPATOLOGIA (Mancin) – LEZ.4 DEL 16/02/2023

RITENZIONE URINARIA ® incapacità a svuotare completamente la vescica, l’urina si accumula e raggiunge


volumi anche molto elevati (1000-2000 ml). Può essere:
• Ostruttiva
• Infettiva
• Neurologica
• Farmacologica
• Altro (immobilità, privacy, dipendenza da altri)

Può essere classificata in:


• ACUTA ® improvvisa incapacità ad urinare, associata a dolore e distensione vescicale apprezzabile
• CRONICA ® il pz. urina ma non svuota completamente la vescica

Puo’ essere associata a:


• Infezioni e formazioni di calcoli vescicali (dovuti al ristagno di urina)
• Alterazioni della funzionalità renale (aumento pressione endovescicale)
• Patologie neurologiche

GLOBO VESCICALE ® Aumento di volume della vescica che può arrivare a contenere fino a 4000 ml (4 litri)
ed oltre di urina.
Dovuto a ritenzione urinaria acuta ed è associato generalmente alla comparsa di una evidente tumefazione
dolorosa sovrapubica ed a una riduzione della contrattilità della vescica.

GESTIONE ASSISTENZIALE DELLA RITENZIONE URINARIA ACUTA


1. Attuare interventi ambientali e di rilassamento per favorire la minzione spontanea efficace
2. Eseguire il cateterismo estemporaneo per drenare le urine e decomprimere la vescica (drenare
lentamente 300-500ml ogni 10 min.)
3. Concordare con il medico il piano per la ripresa della minzione spontanea (se portatore di catetere
vescicale rimuovere il prima possibile e rivalutare la minzione che dovrà avvenire il prima possibile)
4. EDUCARE LA PERSONA/CAREGIVER ALL’AUTOCATETERIZZAZIONE in modo tale da ridurre i rischi di
un catetere vescicale a permanenza.

La persona/caregiver dovrà avere la capacità e volontà di eseguire la tecnica e le conoscenze anatomiche.

® Risultati attesi:
• Assenza di episodi di distensione vescicale e residuo post minzionale superiore a 500ml.
• Capacità ad eseguire autocateterismo
• Soddisfazione utente

L’INCONTINENZA URINARIA NELL’ANZIANO


Frequente nelle persone anziane 28% donne e 21% uomini. Cause:
- Da urgenza (residuo urinario post minzione)
- Riduzione contrattilita’ vescicale
- Ipertrofia prostatica
- Incontinenza notturna (iperproduz. Nott)
- Deficit fisici e cognitivi

Impostazione di programmi personalizzati che prevedano:


• Minzione temporarizzata, ad orari fissi in modo da evitare episodi d’urgenza
• Minzione guidata, dove infermiere/caregiver valuti la continenza tra una minzione e la successiva e
solleciti l’evaquazione oltre a supportare l’anziano nei bisogni primari
CATETERISMO VESCICALE
Per cateterismo vescicale si intende l’introduzione provvisoria o permanente di un catetere sterile in vescica
per via transuretrale o sovrapubica a scopo diagnostico, terapeutico o evacuativo.
• A breve termine quando il catetere è mantenuto in sede per pochi giorni (al massimo fino a 2
settimane)
• Per periodi più lunghi si definisce cateterismo a lungo termine ( + rischio di infezione delle vie
urinarie)

Sacca per raccogliere le urine


- A circuito chiuso ® quando c’è il rubinetto
- A circuito aperto ® quando non c’è

® Indicazioni per applicare cateterismo vescicale


- ritenzione urinaria acuta
- ostruzione acuta e cronica delle vie urinarie;
- disfunzione neurologica permanente della vescica;
- controllo della diuresi nei pazienti critici (stato di shock, coma, alterazione dello stato di coscienza);
- intervento chirurgico che richieda la vescica vuota (per esempio in caso chirurgia transuretrale della
prostata e della vescica), interventi ginecologici o del tratto gastrointestinale, interventi per
incontinenza urinaria femminile;
- trattamento di neoplasie vescicali con farmaci chemioterapici topici;
- esecuzione dei test di funzionalità vescicale;
- svuotamento della vescica prima del parto, se la donna non è in grado di urinare spontaneamente;
- incontinenza urinaria (nel caso non sia possibile usare metodi alternativi, come i condom o i
pannoloni);
- gravi casi di macroematuria e piuria per evitare il tamponamento vescicale.

Caratteristiche dei cateteri vescicali


I sistemi di drenaggio urinario sono costituiti da un catetere, una sacca di drenaggio e un circuito.
Caratteristiche principali del catetere sono:
1. Il diametro esterno (calibro) si misura in Charrièr (1 CH=1/3 di mm)
2. Numero di vie
- Cateteri a 2 vie una via favorisce il deflusso delle urine, l’altra, dotata di valvola, permette la
distensione di un palloncino (da testare prima dell’inserimento) in vescica che conferisce stabilità al
dispositivo
- Cateteri 3 vie (QUANDO VIENE EFFETTUATO UN LAVAGGIO VESCICALE) sono utilizzati nei casi in cui è
necessario irrigare la vescica (es. aggiunta di una soluzione che si occupa del lavaggio continuo della
vescica come per la macro-ematuria, tumore, ecc)
- Cateteri a una via sono utilizzati solo in caso di cateterismo a breve permanenza (es. pz a domicilio
oppure pz che non vogliamo cateterizzare subito)
3. Materiale ® La scelta del materiale del catetere viene fatta sulla base dello scopo del cateterismo e
seguendo le raccomandazioni del fabbricante. I materiali più utilizzati sono:
- il lattice siliconato (breve permanenza, max 28gg. Può causare allergie e traumi, incrostazioni)
- il PVC (breve permanenza, max 28gg. Rigidi, generalmente senza palloncino di fissaggio,
autolubrificanti)
- il silicone (biocompatibile, per lunga permanenza max 12 sett)

® Durata di permanenza DL 46/97


TIPOLOGIE DI CATETERI VESCICALI ® si differenziano sulla base della forma e delle caratteristiche
dell’estremità prossimale.

® C. DI NELATON
Ha l’estremità prossimale arrotondata e rettilinea, è dotato di 1 o 2 fori di drenaggio contrapposti.
• usato nella donna (es. Prelievo di urine in maniera sterile per coltura).
• estemporaneo

® C. DI FOLEY
• Molle, autostatico
• Dotato all’estremità distale di palloncino di ancoraggio
• 2 fori contrapposti e simmetrici.
• Flessibile ed elastico

Il palloncino va gonfiato con 7 - 8 ml di acqua bidistillata o soluzione fisiologica sterile

® C. DI TIEMANN
Semirigido, ha l’estremità a forma conica e con un’angolatura di 30°.
E’ indicato negli uomini che presentano restringimento dell’uretra.

® C. DI MERCIER
• Semirigido
• Punta arrotondata, presenta una angolatura (30° - 45°) per favorire nell’uomo l’introduzione
nell’uretra membranosa o prostatica;
• 1 o 2 fori di drenaggio
Nei casi di ritenzione urinaria da ipertrofia prostatica.
® C. COUVELAIRE
Punta a foro a becco di flauto e 2 fori laterali. In caso di emorragia vescicale e dopo interventi chirurgici
urologici.

® C. DUFOUR
• Semirigido, a tre vie
• Palloncino di ancoraggio
• Punta con una curvatura di 30 °, a becco di flauto con due fori laterali contrapposti.
• Terza via per il lavaggio continuo. Viene utilizzato in caso di
In caso di ematuria importante.

SISTEMI DI DRENAGGIO – PRESIDI


Presidi per il cateterismo sterili.
Per garantire l’assenza di contaminazioni bisogna utilizzare il drenaggio a circuito chiuso.
La sacca di drenaggio deve essere svuotata regolarmente (cioè quando piena per 3⁄4) tramite il rubinetto di
scarico se non ha un rubinetto ( sistema a circuito aperto), deve essere sostituita con tecnica asettica quando
è piena per 3/4.

La cura del meato urinario ® La cura quotidiana del meato urinario va fatta con acqua e sapone. Non è stata
dimostrata l’efficacia dell’uso di disinfettanti né di pomate antibiotiche o a base di iodopovidone, per
prevenire l’insorgenza di infezioni.
COMPLICANZE DEL CATETERE VESCICALE
• Ostruzione da ematuria
In presenza di ematuria il catetere può facilmente ostruirsi con formazione di coaguli.

• Ostruzione da struvite
Causata da batteri produttori di ureasi, che alcalinizzano le urine e si creano sali di fosfato magnesiaco.

• Perdite di urina
Il catetere può indurre lo stimolo a urinare oppure può provocare spasmi vescicali involontari (tenesmo
vescicale) che si manifestano con perdite di urina attorno all’uretra. Educare pz. a non spingere e sforzarsi
per urinare.

• Lesioni da decubito
La causa è la pressione del catetere sul meato. A volte la lesione è causata dal paziente stesso che strattona il
catetere fino a strapparlo. La lesione potrebbe essere causata da un mal posizionamento del tubo di
drenaggio e della sacca che col loro peso esercitano una pressione sul meato.

• Infezioni del tratto urinario associate a cateterismo vescicale (cauti)

Cateterizzazione ospedaliera molto diffusa 12-16% con durata media 2-4gg. Il 24% sviluppa un’infezione.
Agenti causali sono la flora enterica e le mani del personale sanitario che possono causare:
- Batteriuria (batteri nelle urine)
- Infezione (batteri patogeni localizzati)
- Batteriemia (infezione ematica, diffusa)

L’infezione può avvenire tramite:


• COLONIZZAZIONEEXTRALUMINALE: dopo posizionamento o da microorganismi che risalgono il film mucoso
fino all’uretra
• COLONIZZAZIONE INTRALUMINALE: da reflusso di microorganismi dalla sacca di drenaggio
Si ha un alto rischio nelle infezioni associate a formazione di BIOFILM poiché́ si creano comunità protette,
strutturate e in stretta connessione di batteri

Il fattore di rischio più importante per le CAUTI (infezioni dei cateteri) rimane la durata della cateterizzazione.

® qualsiasi drenaggio, catetere, drenaggio sondino naso-gastrico deve essere bloccato con un “clammer”
(forbicina) se il pz deve essere mobilizzato o deve alzarsi per poter spostare al di sopra del pz tutti i presidi
dalla parte in cui deve alzarsi.

PREVENZIONE DELLE CAUTI


1. L’utilizzo andrebbe limitato alle sole situazioni quali:
- Ritenzione urinaria acuta,
- Ostruzione vescicale, perioperatorio ove ci sia indicazione,
- Protezione lesioni cutanee sacrali 3-4 stadio in pz incontinenti,
- Comfort in fase di fine vita
2. Lasciare in situ fino a quando persistano le indicazioni
3. Adottare un sistema di documentazione (tipo, materiale, giorno posiz, etc...)
4. Utilizzare in alternativa ausili quali: condom-urinale
5. Selezionare il materiale in base alla durata della cateterizzazione e il diametro più piccolo in base alla
problematica (per ridurre il trauma uretrale)
6. In ambienti ospedalieri per acuti tecnica asettica e materiale sterile per il posizionamento del
catetere vescicale
7. In ambienti per non acuti – lungodegenze utilizzare tecnica pulita per la cateterizzazione a
intermittenza ai pz. che richiedono cateterizzazione cronica
APPLICAZIONE DI CATETERE VESCICALE ESTERNO
• Informare la persona
• Educazione del Pz/caregiver
• Privacy
• Igiene perineale
• Igiene mani e guanti
• Valutare se presenza lesioni
• Applicare fascetta (idrocolloide) lasciando uno spazio di 2,5-3cm dalla punta del pene
• Applicare adesivo
• Srotolare il condom e applicarlo
• Connettere il sistema di drenaggio
• Smaltire rifiuti, guanti
• Monitorare il drenaggio urine e il sistema
• Sostituire ogni 24h

INSERZIONE DI CATETERE VESCICALE A DIMORA


Materiale
Guanti sterili e non sterili, telo sterile fenestrato, lubrificante, garze sterili, siringa 10ml sterile, nacl 0,9%
10ml., sistema di drenaggio, catetere vescicale appropriato, contenitore rifiuti, materiale x igiene.

Prima della procedura


• Informare sulla procedura
• Anamnesi (patologie urinarie, farmaci, ultima diuresi, ecc.)
• Igiene
• Privacy
• Invitare o aiutare ad assumere posizione idonea (supina)

Inserimento del catetere


Operatore 1 sterile (effettua posizionamento) – operatore 2 non sterile (porge materiale)
• Frizione alcolica delle mani
• Indossare guanti sterili
• Posizionare telo sterile con buco con esposizione meato urinario
• Porre su telo ster. Siringa sterile riempita con Nacl 0,9% o riempirla in modo sterile
• Verificare tenuta palloncino e connettere in cv al sistema di drenaggio
• Lubrificare parte terminale del cv
• Invitare persona a mantenere respirazione controllata

Inserire catetere nel meato


• Donna: inserire il catetere nel meato urinario se dopo 5-7cm non fuoriesce urina (vagina).
• Uomo: introdurre x 18-20cm il catetere, poi porre il pene in posizione verticale e introdurre sino ad
avvertire una leggera resistenza. A quel punto posizionare il pene in posizione orizzontale e far
proseguire fino alla fuoriuscita di urina.
® Quando fuoriescono le urine far avanzare x 3cm e gonfiare il palloncino.

Dopo l’inserimento
• Fissare il catetere
• Smaltire rifiuti
• Aiutare la persona ad assumere posizione comoda
E fornire informazioni a pz. E caregiver
• Documentare procedura (data di posizionamento, misura del catetere, quantità e qualità delle urine
drenate)
• Monitorare deflusso e complicanze
Irrigazione vescicale continua sistema a 3 VIE
® Materiale
Sacca soluzione per preparazioni iniettabili, deflussore con raccordo, asta, guanti, soluzione antisettica, sist
drenaggio, telo protettivo
• Informare la persona, privacy, lavaggio mani e guanti
• Vuotare sist. Drenaggio urine e annotare l’eliminato
• Lavaggio mani e indossare nuovi guanti
• Collegare il set alla sacca e far defluire la soluzione
• A pz supino o semiseduto e proteggere letto con telo
• Disinfettare con antisettico la 3 via del cv e il lume (a livello del catetere)
• Connettere e impostare la velocita’ di lavaggio secondo prescrizione e segnare ora avvio
• Rimuovere guanti e annotare procedura
• Monitorare sistema di drenaggio

Raccolta di campione di urina sterile


® Da catetere
Pinza per clampare, siringa e contenitore sterile, garze sterili, antisettico, guanti, contenitore per
smaltimento
• Informare il pz e privacy
• Un’ora prima clampare il cv
• Lavaggio mani e indossare guanti
• Pulire gommino perforabile con antisettico
• Aspirare 20ml urina e rimuovere ago
• Trasferire urine nel contenitore in modo sterile e
Apporre etichetta pz.
• Riaprire il cv
• Smaltire materiale, rimuovere guanti, lavare mani e
Inviare entro 1 ora campione (se no a 4c° x 48h)

Adulto – mitto intermedio


® Materiale: contenitore sterile per urine.
Educare la persona a:
• Lavare accuratamente genitali esterni
• Aprire il contenitore prima dell’uso in modo sterile
• Aprire il glande (uomo) e grandi labbra (donna) per
Ridurre il rischio di contaminazioni
• Eliminare il primo getto urina e riempire il contenitore
• Chiudere immediatamente
• Inviare entro 1 ora o conervare a 4c° (max 48h)

RIMOZIONE del catetere vescicale


® Materiale
Siringa 10ml, guanti, telino protettivo
• Informare la persona e privacy
• Verificare quant di soluzione palloncino di ancoraggio
• Pz in posizione supina
• Lavaggio mani e indossare guanti
• Sgonfiare palloncino con una siringa
• Chiedere al pz di effettuare respiro profondo e sfilare il cv
• Controllare punta cv (biofilm – incrostazioni) e chiedere se
Indicato esame colturale
• Smaltire materiale e guanti
• Verificare quantita’-caratteristiche prima diuresi
• Verificare la ripresa della minzione
• Documentare

DERIVAZIONE URINARIA ® Consiste nella creazione chirurgica di un percorso alternativo al normale flusso
urinario. Cause: Neoplasie – traumi - infezioni croniche - malformazioni - patologie neurologiche.
Divise in 2 tipologie:
• Incontinenti (urostomie): dove un tratto dell’apparato urinario è abboccato alla cute e l’urina
fuoriuscirà in un sistema esterno di raccolta.
• Continenti: utilizzano uno sfintere naturale (ano) e la creazione di una tasca che raccolga l’urina e
mantenere la continenza (neo-vescica) ® Modifica del sigma, (tratto del grosso intestino situato
subito prima del retto), realizzando una tasca interna dove vengono abboccati i due ureteri. In tal
modo la minzione avviene attraverso l’ano, evitando la derivazione esterna dell’urina.

Assistenza infermieristica alla persona con URETEROCUTANEOSTOMIA


® Dopo confezionamento
• Monitorare l’edema post intervento che si manifestera’ per 24-48h.
• Monitorare complicanze post operatorie: emorragia, infezione, necrosi dello stoma.
• Scelta del sistema di raccolta idoneo: 1 pezzo – 2pezzi.
• Educare la persona/caregiver alla gestione e cura della stomia.

® importanza dell’educazione
• Self care nella gestione della stomia e della cute peristomale
• Self care nell’utilizzare e applicare i dispositivi di raccolta
• Prevenire e riconoscere le complicanze a livello dello stoma, della cute e del tratto urinario
• Gestire la propria alimentazione e idratazione
• Mantenere le normali attivita’ di vita quotidiana, attivita’ fisica, hobby e abbigliamento.

Igiene della stomia e sostituzione sacca


® Materiale
Sistema di raccolta 1-2 pezzi, pasta barriera, guanti, garze, acqua tiepida, sapone neutro, film protetittivi,
klemmer, penna, forbici.

® Prima della procedura


Privacy – informazione – procedura davanti a uno specchio

® Importante sara’ interagire con persona/caregiver durante la procedura in modo che possano diventare
autonomi nella gestione.

® Procedura
• Lavaggio mani, indossare guanti
• Rimuovere il sistema di raccolta in modo delicato (da alto verso il basso umidificando la cute
peristomale)
• Esaminare la cute e clampare il tutore stomale
• Lavare la cute peristomale con acqua e sapone
Dall’interno all’esterno in modo rotatorio e asciugare tamponando
• Applicare la pasta livellante
• Misurare la larghezza dl foro della placca e applicare il istema e verificare l’adesione
• Smaltire rifiuti, guanti e documentare
® Risulta fondamentale il ruolo educativo dell’infermiere poiché dovrà
• Rispondere dubbi, perplessità
• Rinforzare i passaggi della manovra
• Fornire un ritorno/rinforzo al pz.
MODELLO FUNZIONALE ALIMENTAZIONE – METABOLICO

Nutrizione clinica:
• Alimentazione ® assunzione da parte di organismi viventi di sostanze semplici o complesse
(carboidrati, lipidi, proteine) indispensabili per il metabolismo e la costruzione di strutture
biologiche.
• Dieta ® Insieme degli alimenti che devono essere giornalmente somministrati per assicurare il
fabbisogno proporzionato allo sviluppo o al rinnovo dei tessuti e al consumo di energia.
• Dietoterapia ® valuta quando e come modificare la dieta fisiologica, in relazione allo stato clinico,
nutrizionale e metabolico del paziente al fine di curare o correggere gli errori alimentari e gli squilibri
metabolici valutando gli adattamenti qualitativi e quantitativi che è corretto apportare alla normale
alimentazione.

I NUTRIENTI ® sono sostanze chimiche che si trovano in tutti gli elementi in concentrazioni diverse.
• Macronutrienti ® carboidrati, grassi, proteine
• Micronutrienti ® vitamine, minerali

Dove viene stoccato il glucosio? Fegato e muscoli.

I nutrienti quali proteine, glucidi, lipidi, vitamine, Sali minerali, acqua ® hanno una funzione energetica,
plastica, regolatrice, protettiva.

Acidi biliari ® componenti essenziali per assorbire i grassi. Grassi sono importanti per veicolare proteine
liposolubili.

Carboidrati ® Sono classificati in monosaccaridi, oligosaccaridi e polisaccaridi.


• Costituiscono l’energia di rapido utilizzo del nostro corpo
• Svolgono funzione di riserva energetica (glicogeno)
• Funzione strutturale (DNA)
• In eccedenza vengono immagazzinati come riserva energetica

55-60% della dieta totale.


Funzione energetica Energia 4 Kcal/gr

Lipidi ® Sono sostanze insolubili in H2O e solubili in solventi organici e forniscono acidi grassi, indispensabili
al nostro organismo
• Veicolano vitamine liposolubili (assorbimento)
• Precursori di alcuni ormoni
• Componenti fondamentali delle membrane cellulari
• Acidi gr. Essenziali, fonti di ω3 e ω6 (eicosanoidi)
• Colesterolo ematico (lipoproteine)

Sono molto calorici 9 Kcal/gr. E hanno funzione energetica e di riserva (trigliceridi)

Proteine ® Sono i costituenti fondamentali per la costruzione dei tessuti e sono composte da amminoacidi.
Possono essere complete o incomplete in base al profilo aminoacidico contenuto.
Funzione:
• plastica e costruttiva,
• Sostegno (collagene)
• Trasporto (Hb, albumina)
• Deposito (ferritina)
• Contrattile (actina-miosina)
• Protettiva (anticorpi)
• Regolatrice (enzimi)

Fabbisogno gg è paria a 0,8-1gr./Kg die. 4Kcal/gr

Proteine complete nel vegano e vegetariano


• Consumo proteico con combinazioni di alimenti proteici
• Fonti complete: soia, grano saraceno, teff, tempeh, semi di canapa, chia, zucca.
• Persone vegetariane combinazioni con uova e latticini

Vitamine ® Sono essenziali al nostro organismo e devono essere necessariamente introdotte con gli
alimenti. Svolgono funzione bioregolatrice e si dividono in liposolubili e idrosolubili. Il fabbisogno varia in
base a: età, attività, condizioni fisiologiche e abitudini alimentari

Sali minerali ® Sono sostanze inorganiche che si trovano in tutti i tessuti e liquidi corporei. Svolgono
importanti funzioni biologiche di controllo, regolazione e di struttura.
Macroelementi: Calcio, fosforo, sodio, potassio, magnesio, cloro e zolfo.
Microelementi: Ferro, Rame, Zinco, Iodio, Selenio, Cromo, Cobalto, Manganese, Molibdeno.

Acqua ® E’ la componente fondamentale del nostro organismo, costituisce il 60-70% del peso corporeo. Il
fabbisogno gg. varia in base a clima, sforzo fisico, sudorazione o condizioni fisiche come: febbre, diarrea,
vomito.
LA PIRAMIDE ALIMENTARE

Il piatto sano
Per cucinare e condire usate oli vegetali (in particolare olio e.v. di olina). Limitate il burro ed evitare i grassi
trans.
• Verdure e ortaggi ® mangiate molta verdura e ortaggi, variando frequentemente la qualità (aiuta
l’assorbimento)
• Frutta ® mangiate molta frutta variandone i colori (la frutta fermenta quindi consigliato mangiarla
come spuntino)
• Cereali integrali ® mangiate cereali integrali (pasta, riso e pane). Evitate i cereali raffinati (riso
bianco e pane)
• Proteine “salutari) ® preferite il pesce, le carni bianche, i legumi e la frutta a guscio. Limitate le carni
rosse. Evitate gli affettati e le carni trasformate.
• Acqua ® bevete acqua, the o caffè (con poco zucchero o senza). Limitate il consumo di latte e
derivati (1-2 porzioni al giorno) e di succhi di frutta. Evitate le bibite gassate.
Metabolismo dei macronutrienti

Digestione e assorbimento dei nutrienti


• Bocca ® il cibo viene frantumato con la masticazione, la saliva agisce come lubrificante ed inizia la
digestione degli zuccheri
• Esofago ® trasporto attivo del cibo dalla laringe allo stomaco
• Stomaco ® funzione di serbatoio, sterilizzazione del cibo, digestione di proteine, cibo ridotto in
forma liquida
• Pancreas ® enzimi digestivi per digestione di grassi, carboidrati e proteine
• Fegato ® sintesi dei Sali biliari per digestione/assorbimento dei grassi nel piccolo intestino
• Colecisti ® accumulo e concentrazione dei Sali biliari
• Intestino tenue (duodeno, digiuno, ileo) ® stadio finale della digestione chimica e dell’assorbimento
dei nutrienti
• Intestino crasso (colon retto) ® assorbimento dell’acqua, fermentazione batterica e formazione ed
eliminazione delle feci. Il chilo attraversa la valvola ileocecale e passa nell’intestino crasso che si
divide in cieco, colon e retto. Qui avviene l’assorbimento dell’acqua e dei Sali minerali: due sostanze
preziose che non devono essere sprecate inutilmente. Qui vivono anche delle colonie batterie che si
nutrono di materiale non digerito e che, in cambio, producono alcune vitamine. E’ un fenomeno di
simbiosi tra due specie: i batteri e l’uomo. La convivenza della simbiosi è vantaggiosa e
indispensabile per entrambi. Tutto ciò NON può essere digerito (cellulosa, cellule morte, un po'
d’acqua e molti batteri) si trasforma in feci e viene espulso attraverso l’ano.

Proteine – zuccheri – grassi dove vengono assorbiti? Nel primo tratto dell’intestino tenue.
IL MICROBIOTA UMANO ® è definito come:
«l’insieme dei microrganismi che in maniera fisiologica, o talvolta patologica, vivono in simbiosi con il corpo
umano».
Questa popolazione microbica è concentrata perlopiù nel tratto intestinale dove i batteri più abbondanti
sono Firmicutes e Bacteroidetes.

Funzioni del microbiota intestinale


• Metabolica ® fermentazione di residui alimentari, muco, cellule esfoliate, produzione di acidi grassi
a catena corta, vitamine B e K, assorbimento ioni
• Trofica ® controllo della crescita e differenziamento cellulari, sviluppo omeostasi sistema
immunitario
• Protettiva ® effetto barriera con protezione da patogeni

Il tratto gastrointestinale dell’uomo ® è l’area più estesa dell0organismo sottoposta a costante stimolo
antigenico (quello degli animali ingeriti) ed è il fronte immunitario più importante del corpo. e’ un vero e
proprio ecosistema che presenta tre componenti maggiori:
- Cellule dell’ospite
- Batteri
- Nutrienti

Funzione protettiva del microbiota intestinale


La microflora batterica intestinale impedisce ai batteri patogeni di colonizzare l’intestino attraverso i
seguenti meccanismi:
• Aumento della velocità del transito intestinale
• Modulazione del sistema immunitario
• Competizione per i nutrienti e per lo spazio
• Amensalismo (produzione da parte di una specie microbica di sostanze che sono tossiche per
un’altra specie) ® es. la produzione di acidi grassi a catena corta inibisce la crescita degli aerobi
facoltativi e di batteri patogeni quali la salmonella.

Probiotici ® lattobacilli, bifidobatteri, enterococchi, lieviti.

Requisiti di un integratore probiotico


• Devono essere assolutamente sicuri sull’uomo; nessun rischio per i soggetti immunodepressi, non
patogeni
• Provenienza intestinale, normali componenti della microflora dell’intestino
• Resistenza all’ambiente acido/neutro e alle azioni proteolitiche degli enzimi del tratto
gastrointestinale
• Capacità di sopravvivere nel periodo della shelf-life
• Colonizzazione intestinale (devono persistere e riprodursi)
• Capacità di aderire all’epitelio intestinale con funzione di barriera

Meccanismo d’azione
• Modificano il microbiota intestinale;
• Competono con i patogeni per i siti di attacco alla mucosa;
• Rafforzano le giunzioni fra le cellule dell’epitelio intestinale poiché modulano l’espressione dei geni
che codificano per le proteine delle giunzioni stesse;
• Modulano il sistema immunitario a vantaggio dell’ospite;
• Producono acidi organici a basso peso molecolare (acido lattico e acido acetico) e batteriocine,
molecole tossiche per alcuni batteri patogeni.

Prebiotici ® sostanze di origine alimentare, non digeribili appartenenti alla classe chimica degli zuccheri e
fibre alimentari. Frutto-oligosaccaridi (FOS), galatto-oligosaccaridi (GOS), inulina (un polimero del fruttosio),
psyllium (chiamato anche ispagula), oligosaccaridi derivati dal latte umano

Meccanismo d’azione
• promuovere la moltiplicazione dei bifidobatteri
• migliorare l’assorbimento dei sali minerali (in particolare, del calcio)
• aumentare il volume delle feci e accelerare il transito intestinale
• influenzare favorevolmente i livelli di grassi e di zuccheri nel sangue
• ridurre l’infiammazione della mucosa intestinale e di aumentarne la resistenza nei confronti
dell’adesione di microrganismi patogeni o della penetrazione di sostanze dannose (composti tossici o
allergeni)
• migliorare le difese immunitarie intestinali, con ripercussioni positive anche a livello di sistema
immunitario generale
• promuovere la produzione di vitamine

Simbiotici ® integratori alimentari a base di prebiotici e probiotici in combinazione. Vantaggio di tali prodotti
è di nutrire e al contempo ripristinare e/o favorire una flora batterica intestinale equilibrata.
Alimentazione nelle fasi della vita
Gravidanza: aumento del fabbisogno energetico da 300 a 400 Kcal, aumento fabbisogno proteico, calcio,
acido folico, ferro, vitamine e Sali minerali, acqua.

Allattamento al seno: aumento del fabbisogno energetico di 500 Kcal, richieste proteiche e vitamine (A, C, B).
Caffeina, alcool e farmaci vengono escreti nel latte materno

Neonato e infante: alta richiesta energetica, proteica, vitaminica e di minerali poiché il metabolismo basale è
molto elevato. fabbisogno neonato 108Kcal/Kg – infante 98Kcal/Kg e fabbisogno idrico 100-150 ml/Kg die.

Età prescolare: adeguato apporto proteico per aumento dei tessuti muscolari, calcio e fosforo per ossa e
denti. Pasti piccoli e frequenti per migliorare apporto nutrizionale

Età scolare e adolescenza: adeguato apporto proteico e di vit. A e C. Importanza del calcio per la rapida
crescita ossea e delle proteine per la massa muscolare. Iodio per supportare attività tiroidea e vit. B per
sostenere attività metabolica.

Anziano: Fabbisogno energetico più basso (calo della massa muscolare e dell’attività fisica quotidiana),
Adeguati introiti di fibra alimentare (mantiene attività intestinale e idratazione)
Nutrienti di maggiore necessità: calcio (preserva mineralizzazione ossea), acqua (diminuisce senso della sete)

Accertamento e valutazione nutrizionale (!!! Domanda d’esame)

Anamnesi generale e nutrizionale


• Storia clinica (ricoveri, interventi, ecc)
• Patologia di base e comorbidità (iperteso, diabetico, ecc)
• Terapie in atto
• Familiarità
• Ricerca di fattori che espongono l’individuo ad un aumentato rischio di malnutrizione (disgeusia,
edentulia, anoressia, astenia, disfagia, sarcofobia, scialorrea, xerostomia, mucositi, ecc)
• Sintomatologia gastrointestinale (nausea, vomito, dolori addominali, stipsi, diarrea)
• Storia del peso (peso abituale pre-malattia, peso max/min., andamento ponderale)
• Intolleranze/allergie
• Consumo di alcolici, abitudine al fumo
• Dati socioeconomici e grado di autosufficienza della persona
• Allettamento/attività fisica
Rapporti di energia e nutrienti
- Diario alimentare ® riportare cibo/bevande ingeriti a colazione, spuntino, pranzo, spuntino e cena
ed eventuali disturbi riscontrati.
Si stimano, in base a quello che mangia il pz, le calorie ingerite (normale tra 1800-2000 kcal) e di
conseguenze si può valutare se l’apporto energetico è giusto.
- Recall 24H

Antropometria e composizione corporea: misurazione del peso, altezza e BMI


BMI ® BODY MAX INDITEX ® peso/altezza2 = kg/m2
• Normale 18,5 < 24,9
• Malnutrizione:
- lieve 17-18,4
- moderata 16-16,9
- grave < 16

• Sovrappeso 25-29,5
• Obesità:
- III grado > 40
- II grado 25-40
- I grado 30-35

® l’attendibilità del peso corporeo e dell’IMC può risultare alterata nel paziente con edemi, ascite,
versamenti o in caso di massa muscolare be sviluppata.

Plicometria e circonferenze
- Circonferenza vita: espressione della distribuzione viscerale grasso.
Rischio M> 94cm, F>80cm
- Circonferenza braccio: indice della massa proteica e delle riserve energetiche dell’organismo.
Rischio di sottopeso (<23,5cm) o di sovrappeso (>32cm).
- Plicometria: metodo clinico utilizzato per la valutazione del grasso corporeo. Bicipitale, tricipitale,
sottoscapolare e sovrailiaca.

Nella persona allettata


Parametri ematochimici ® se c’è una malnutrizione le proteine si abbassano tutte (prima si guardano quelle
che calano più velocemente es. prealbumina)
• Albumina: principale proteina sierica riflette apporto e assorbimento di proteine. Emivita molto
lunga 20gg
• Prealbumina: emivita 2gg
• Transferrina: riflette perdita e recupero patrimonio proteico (e 8gg)
• Proteina legante il retinolo: se deficit energetico-proteico è una delle prime proteine a non essere
più sintetizzata
• Emoglobina: trasporto ferro e ossigenazione del sangue

La Bioimpedenziometria (BIA) ® è senza dubbio una delle metodiche più attendibili e sicuramente la meno
invasiva per valutare la composizione corporea, poiché si basa su un modello di tipo “tricompartimentale”,
composto da: Massa Grassa; Massa Cellulare; Massa Extracellulare.
La BIA si basa sul principio che i tessuti biologici si comportano come conduttori, semiconduttori o isolanti.
Le soluzioni elettrolitiche intra ed extracellulari dei tessuti magri sono ottimi conduttori, mentre osso e
grasso sono isolanti, e non sono attraversati dalle correnti.

Calcolo fabbisogno calorico a riposo – FORMULA DI HARRIS BENEDICT


Formula che ci permette di calcolare il metabolismo basale quindi a riposo, senza calcolare l’attività fisica che
fa il paziente.
Una volta calcolato, si applicano dei fattori: valore basale x fattore di attività

Come capire il fattore di attività? Osservando il pz.


- Deambulante 1.25-1.50
- Allettato sveglio 1.10
- Riposo assoluto 1.00

Qualunque fattore che può creare stress al paziente crea un danno al metabolismo (risultato di valore basale
x fattore di attività x fattore di stress)
- Malnutrito 1.00
- Chirurgia elettiva 1.10
- Chirurgia complicata 1.25
- Trauma o sepsi 1.25-1.50

OBESITA’ E SOVRAPPESO
L’obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica a livello mondiale sia perché la sua
prevalenza è in costante e preoccupante aumento non solo nei Paesi occidentali ma anche in quelli a basso-
medio reddito sia perché è un importante fattore di rischio per varie malattie croniche, quali diabete mellito
di tipo 2, malattie cardiovascolari e tumori.

Sovrappeso ® IMC da uguale o superiore a 25 fino a 29,99


Obesità ® IMC uguale o superiore a 30. Circonferenza vita ≥95cm uomini ≥81cm donne tessuto adiposo
≥20% donne ≥19% uomini.

® Grasso corporeo cerca di stoccare tutto ciò che è solubile. Tessuto adiposo (grasso) è un tessuto molto
attivo ® produce ormoni, quindi, è un tessuto in continua “infiammazione”.

Secondo dati dell’OMS, la prevalenza dell’obesità a livello globale è raddoppiata dal 1980 ad oggi. Nel 2008 si
contavano oltre 1,4 miliardi di adulti in sovrappeso (il 35% della popolazione mondiale).
Accertamento infermieristico
• Osservare forma corpo e distribuzione tessuto adiposo:
- Androide (uomo) rischio: cardiovascolare, diabete (grasso stoccato maggiormente a livello
addominale)
- Ginoide (donna) rischio: ernia, osteoartrite, stasi venosa (grasso stoccato maggiormente a livello di
glutei, fianchi)
• Valutare rischio e/o presenza di patologie associate attraverso:
- Profilo lipemico (colesterolo tot, ldl, hdl, trigliceridi)
- Presenza di ipertensione arteriosa
- Profilo glicemico

Leptina ® ormone della sazietà

Interventi assistenziali
• Educazione,
• Regime dietetico,
• Esercizio fisico,
• Prevenzione delle complicanze quali: ipertensione, ipercolesterolemia e iperglicemia.

® Attraverso la collaborazione in team multidisciplinare (dietologo, dietista, infermiere, nutrizionista,


psicologo).

• Impostazione di una dieta ipocalorica (- 500/1000 kcal) da parte dello specialista


• Impostazione di un programma di educazione alimentare che vada a valutare quantità delle porzioni,
qualità del cibo, preparazione, etc..
• Incoraggiare il pz ad esprimere i suoi sentimenti sulle restrizioni dietetiche
• Educare il pz ad un esercizio fisico costante, aerobio
• Monitorare l’introito di cibo ed educare il pz a farlo (diario alimentare)
• Monitorare introito ed eliminazione di liquidi monitorare il peso settimanalmente (decremento
consigliato 0,5-1 kg/sett)
• Somministrazione ed educazione sulla terapia farmacologica a supporto
• Chirurgia bariatrica (bmi ≥35)

Risultati attesi ® Vanno stabiliti non appena individuato il problema e in base al piano di cura
• Riduzione peso 10% con decremento sett. 05-1 kg fino a bmi 30
• Riduzione circonferenza vita
• Mantenimento peso
• Assenza e/o riduzione patologie correlate

Dopo un ricovero ospedaliero bisognerà accertare che il pz:


• Riconoscerà complicanze legate alla patologia,
• Identificherà gli alimenti ad alto contenuto calorico e di grassi saturi
• Importanza della dieta e attività fisica
MALNUTRIZIONE E SINDROME DA CACHESSIA NEOPLASTICA
Malnutrizione ® Stato morboso derivante dall’apporto insufficiente di proteine e/o di calorie rispetto al
fabbisogno nutrizionale del paziente. Rappresenta una “malattia nella malattia” in quanto in grado di
influenzare la morbilità e la mortalità della malattia di base.

Molto alta anche nei Paesi sviluppati ed è legata a fattori per lo più dipendenti da stati patologici. Le
categorie maggiormente a rischio sono:
- Anziani;
- Pazienti oncologici;
- Pazienti Chirurgici.

Lo studio nazionale Nazionale PIMAI 2005 ha coinvolto 13 strutture ospedaliere in 13 regioni per un
campione totale di 1830 soggetti; la percentuale di soggetti malnutriti all’ingresso in ospedale è risultata del
31%.

Classificazione

Cause di malnutrizione
• Riduzione dell’apporto orale:
- anoressia
- nausea
- disfagia
- dolore
- ostruzione gastro-intestinale
• Perdita di nutrienti:
- malassorbimento
- diarrea
- emorragie
- sindrome nefrosica
- drenaggio fistole
• Aumento del fabbisogno:
- sepsi
- traumi
- ustioni
- neoplasie
- interventi chirurgici
- malattie infiammazioni croniche
• Alterata utilizzazione dei nutrienti:
- insufficienza epatica/renale
- neoplasie
- sepsi

SINDROME DA ANORESSIA E CACHESSIA NEOPLASTICA ® Calo ponderale involontario e progressivo,


riduzione massa muscolare, anoressia, sazietà precoce, astenia

Cause principali: neoplasie, patologie cronico- degenerative allo stadio terminale

Come prevenire la malnutrizione: lo screening nutrizionale


Lo screening nutrizionale (NUTRITIONAL SCREENING) è un sistema semplificato di primo orientamento per la
rapida valutazione di fattori di rischio per malnutrizione e/o di problemi nutrizionali.
• MNA (Mini Nutritional Assessment)
• MUST (Malnutrition Universal Sreening Tool)
• NRS (Nutritional Risk Screening)
• SGA (Subject Global Assessment)

MUST (Malnutrition Universal Sreening Tool) ® è uno strumento di screening in cinque fasi per identificare
adulti malnutriti, a rischio di malnutrizione od obesi.
Include anche linee guida gestionali che possono essere utilizzate per sviluppare un programma terapeutico.
È adatto all’uso in ospedale, comunità e altre strutture assistenziali.
Step 1 ® Punteggio BMI
Step 2 ® Punteggio di perdita di peso
Step 3 ® Punteggio effetto malattia acuta
Step 4 ® Rischio complessivo di malnutrizione
Step 5 ® Linee guida di gestione:
• 0 rischio basso
• 1 rischio medio
• 2 o più alto rischio

MNA (Mini Nutritional Assestement) ® è uno strumento di monitoraggio e valutazione ideato allo scopo di
individuare i pazienti anziani a rischio di malnutrizione.
Punteggio max 30.
Se il punteggio è superiore a 23,5 il paziente presenta uno stato nutrizionale normale e non sono necessari
ulteriori interventi.
Se il punteggio è inferiore a 23,5 indirizzare a consulenza dietetica.

Valutare inoltre:
• Pelle, mucose, unghie, capelli (tessuti a crescita rapida che necessitano di nutrizione adeguata)
• Muscoli e scheletro
• Stato neurologico del pz.
• Dosaggio di vitamine e minerali
• Sistema immunitario e test immunologici (cellule del sistema immunitario sono proteine ® se ho
una malnutrizione ho una perdita di proteine)
Interventi assistenziali
• Calcolare fabbisogno calorico del pz
• Educare pz e famiglia a un regime dietetico iperproteico e ipercalorico
• Monitorare introito di cibo ed educare il pz. A farlo
• Favorire l’appetito e desiderio del cibo
• Evitare digiuni
• Monitorare il peso quotidianamente
• Controllare parametri ematochimici
• Nel caso di pz. In nutrizione enterale o parenterale ® somministrazione di formule nutrizionali

Risultati attesi
• Aumento progressivo del peso fino a BMI di 20 o superiore
• Aumento dei valori di proteine sieriche con bilancio azotato positivo
• Riduzione astenia
• Aumento appetito
• Tolleranza alla ne/parenterale e assenza di complicanze

Dopo un ricovero il pz dovrà:


• Riconoscere segni/sintomi malnutrizione
• Alimentarsi correttamente mantenendo un regime ipercalorico e iperproteico
• Essere educato alla nutrizione enterale o parenterale

Valutazione introito alimentare (SCHEDA PIATTINI) ® strumento oggettivo che va a valutare ciò che
effettivamente il pz mangia.

DISFAGIA ® è una disfunzione dell'apparato digerente, consistente nella difficoltà a deglutire, ed al corretto
transito del bolo nelle vie digestive superiori.
Quasi sempre si manifesta come conseguenza di altri disturbi: neurologici, ostruttivi o motori, come
presenza di neoplasie o acalasia.
Può riguardare solo i cibi solidi, o anche quelli semiliquidi o liquidi.
Manifestazioni cliniche della disfagia sono rappresentate da:
• Difficoltà nel controllo del bolo nella cavità orale con perdita di saliva o cibo dalla bocca
• Tosse, sensazione di soffocamento per aspirazione nelle vie aeree
• Rigurgito nasale
• Affaticamento durante il pasto
• Deglutizioni multiple per uno stesso bolo
• Disidratazione - malnutrizione
• Polmonite ab ingestis

DISFAGIA screening (water swallow test)


Valutazione:
Pz. seduto in ambiente tranquillo con pulsossimetro
1. 5 ml di acqua (3 volte) con cucchiaino da caffè
2. 50ml d’acqua a piccoli sorsi
3. Acqua gelificata
4. Solidi
Dopo ogni somministrazione si valuta la chiusura delle labbra, masticazione, deglutizione.
Si osserva se tosse o segni d’inalazione (In quest’ultimo caso ci si ferma e non si procede allo step
successivo).

Interventi assistenziali
Assistere ed educare il pz/famigliari a una corretta alimentazione garantendo la sicurezza:
• Prima del pasto, in modo da poter garantire ambiente, confort, postura, etc.
• Durante il pasto: fornendo assistenza e supporto al pz.
• Dopo il pasto: postura seduta in modo da favorire la digestione
• Educare a tossire in modo efficace monitorare introito di cibo, liquidi e peso rivalutare regolarmente
la capacità di deglutizione

In base al grado di disfagia: lieve- moderata, verrà indicata una dieta specifica. Nel caso di grave disfagia si
valuterà la NE.

Allo scopo di:


- Evitare segni e sintomi di malnutrizione e disidratazione
- Polmonite ab ingestis

DCA – ANORESSIA E BULIMIA NERVOSA


Donne giovani ® 1-3%
• Anoressia nervosa: rifiuto di mantenere un peso corporeo minimamente normale per l’età e
l’altezza, paura intensa di aumentare di peso o di diventare grassi, dalla distorsione dell’immagine
corporea e da amenorrea ® grave sottopeso (BMI ≤ 18.5)
• Bulimia nervosa: ricorrenti episodi (almeno 3 volte sett, per 3 mesi consecutivi) di iperalimentazione
seguiti da comportamenti anomali ® vomito autoindotto, uso di lassativi con distorsione
dell’immagine corporea e preoccupazione per il peso ® normopeso o lieve sovrappeso

Interventi assistenziali ® Obiettivo sarà il recupero del peso e la gestione della malnutrizione
in un pz che tenderà a rifiutare i trattamenti proposti.
• Monitoraggio del peso e dell’introito calorico
• Indirizzare e supportare pz durante la terapia
Cognitivo-comportamentale
• Somministrazione ed educazione del pz/famigliari
Della terapia farmacologica e favorendone l’aderenza.

Risultati attesi:
• Aumento ponderale fino al raggiungimento di un BI accettabile
• Ripristino del ciclo mestruale
• Consapevolezza e accettazione del regime alimentare
• Riduzione o assenza dei comportamenti anomali
• Accettazione di un’immagine corporea normale

Disturbi dell’apparato digerente – NAUSEA E VOMITO


La malattia, l’assunzione di farmaci, gli interventi chirurgici o lo stress emotivo possono rendere le persone
più sensibili verso certi stimoli. Odori, sapori, l’aspetto di alcuni cibi, tutto potrebbe indurre la sensazione di
nausea o emesi (vomito).
• Prima della fase eiettiva
Preparare il materiale occorrente: bacinella, teli protettivi, fazzoletti di carta, guanti monouso, vestiti del
paziente e lenzuola puliti, presidi per l’igiene della persona e del cavo orale
• Durante la fase eiettiva
Sempre con indosso i guanti, posizionare il paziente seduto o semi- seduto, far vomitare il paziente dentro la
bacinella o sul telino, osservare le caratteristiche del vomito: aspetto e quantità.
• Durante la fase post-eiettiva
Aiutare il paziente nell’igiene del cavo orale, igiene del
viso e igiene delle mani, cambiare la biancheria del letto e i vestiti qualora fossero sporchi, arieggiare la
camera.

Vomito – caratteristiche
• Vomito alimentare ® È quello più comune, che contiene residui alimentari ingeriti di recente.

• Vomito psicogeno ® Acquoso e mattutino, è acido a causa del contenuto di succhi gastrici. È
collegato alla sfera psichica, nell’ambito delle emozioni negative, allo stress, alla paura e alla
depressione.

• A getto ® Così è definito il vomito nelle sue forme più gravi e violente: Il contenuto gastrico può
essere espulso addirittura a distanza.

• Biliare ® Si definisce biliare il vomito che contiene anche della bile. Si riconosce dal colore del
contenuto, che va dal giallo al verde scuro L’emissione di bile può segnalare la presenza di alcune
patologie come l’appendicite, l’ulcera peptica, l’ernia addominale, l’occlusione intestinale.

• Caffeano ® Si definisce caffeano un particolare tipo di vomito dal colore molto scuro, che ricorda i
fondi del caffè. Ha questo colore perché il suo contenuto contiene del sangue e in genere può voler
indicare che nel tratto gastrointestinale superiore c’è del sanguinamento. Assume questa
colorazione scura (marrone o nerastra) perché il sangue è rimasto a lungo nello stomaco,
trasformato dai succhi acidi. Potrebbe essere causato da: esofagite, gastrite, ulcera gastrica e altri
disturbi e traumi fisici o da un uso prolungato di farmaci antinfiammatori.

• Vomito di colore rosso vivo ® È un vomito che ha presenza di sangue non digerito che potrebbe
essere la conseguenza di un’ulcera allo stomaco o all’esofago o di altre patologie.

• Fecaloide ® Si tratta di una tipologia di vomito che si presenta con un colore scuro, marrone, con un
cattivo odore, simile a quello delle feci, tipico dell’occlusione intestinale Le cause dell’ostruzione
possono essere molteplici, quali ad esempio masse fecali indurite a causa di stitichezza e altre
patologie.
ALIMENTAZIONE DELL’ANZIANO
La fragilità:
- Alto rischio di ospedalizzazione, istituzionalizzazione, morte
- Rischio o presenza di dipendenza funzionale
- Stato socio-ambientale critico
- Polifarmacoterapia complessa
- Comorbilità grave
- Invecchiamento avanzato
Modifiche corporee età correlate:
• Riduzione della massa magra
• Riduzione della massa ossea ® per osteoporosi
• Disidratazione
• Aumento della massa grassa (BMI <25 quindi aumentano di peso ma perdono massa muscolare)
• Modifiche del tratto gastrointestinale (assorbimento)
• Problemi alla masticazione
• Riduzione della motilità intestinale

® Si consiglia dieta normocalorica, normoproteica che garantisca un adeguato apporto di vitamine e


minerali, aumento dell’apporto di calcio nella dieta (osteoporosi) cibi di consistenza adeguata e facilmente
digeribili.

La persona non autosufficiente:


• Preparare un ambiente favorevole
• Preparare il paziente al pasto
• Posizionare il paziente in posizione seduta o semi seduta
• Imboccare
• Conversare con il paziente
• Igiene del cavo orale
• Registrazione della quantità e qualità di cibo e liquidi introdotta

Fornire i mezzi per idratarsi ® tazza con foro per il naso, tazza a due manici, porta bicchiere, ecc.

Anziano con protesi dentaria


• Igiene della bocca prima e dopo i pasti
• Igiene della protesi prima e dopo i pasti
• Aiutare ad applicare la protesi
• Accertarsi della sua corretta applicazione
• Accertarsi che non crei irritazione o lesioni (correlate a dimagrimenti o ad alterazioni gengivali)

Fornire i mezzi per alimentarsi ® stoviglie speciali per facilitare l’assunzione del cibo, sistema di descrizione
degli alimenti sul vassoio secondo la rotazione oraria per un pz cieco.

INTERAZIONE ALIMENTI–FARMACI (Succo di pompelmo interferisce con i farmaci)


- Quando si deve assumere un farmaco non sono importanti soltanto le vie di somministrazione, ma
anche le modalità di assunzione
- Un determinato medicinale va assunto a stomaco pieno oppure lontano dai pasti.
- Alcune sostanze contenute nei cibi e nelle bevande possono interagire con i principi attivi dei
farmaci.
- La maggior parte dei farmaci per via orale va assunto con una bevanda, è preferibile orientarsi
sull'acqua; opportuno non berne troppa, poiché un eccessivo quantitativo di liquido, infatti, può
ridurre l'efficacia del farmaco.
NUTRIZIONE ARTIFICIALE

Nutrizione enterale ® è un tipo di nutrizione artificiale che prevede la somministrazione di alimenti


attraverso il posizionamento di una sonda nell'apparato digerente del paziente che è impossibilitato a
nutrirsi per via orale.

E’ indicata nei pazienti che hanno l'apparato gastrointestinale funzionante, ma che non possono ingerire una
quantità sufficiente di sostanze nutritive, in quanto non sono in grado di nutrirsi per os o non vogliono farlo.

Vantaggi:
• Una migliore conservazione della struttura e della funzione del tratto gastrointestinale
• Una riduzione dei costi
• Probabilmente minori complicanze, in particolare le infezioni

Le indicazioni specifiche per la nutrizione enterale comprendono:


• Prolungata anoressia o stati ipercatabolici
• Patologie gastrointestinali (es. malattie infiammat. - chron)
• Grave malnutrizione proteico-energetica
• Neoplasie
• Coma o sensorio depresso
• Insufficienza epatica
• Incapacità di assumere un'alimentazione orale a causa di traumi cranici o al collo
• Malattie gravi (es. ustioni) che causano stress metabolico

Le controindicazioni sono:
• Adeguata nutrizione x os
• Occlusione intestinale
• Ileo paralitico con ostruzione meccanica (quando c’è un trauma a livello intestinale ® intestino non
attiva peristalsi)
• Vomito o diarrea intrattabile
• Peritonite
• Emorragie tratto digestivo superiore e inferiore

Miscele nutrizionali ® vengono utilizzate per nutrire il paziente. Preparazioni standard industriali da
utilizzare per accesso digiunale duodenale. Preparazioni standard forniscono:
- Calorie1kca/ml
- Glucidi 48-55% per lo piu’ maltodestrine
- Lipidi 25-40% olii vegetali, trigliceridi a catena media
- Proteine 12-30% idrolizzate

• Miscele per diete polimeriche ® Costituite da elementi intatti che necessitano di digestione per
assorbimento. Osmolarita’ accettabile 250-300. Somministrabili per sonda o per os.

• Miscele per diete elementari/semielementari ® Nutrienti elementari, facilmente utilizzabili ad alta


osmolarità (300-500) normo caloriche 1kcal/ml. Somministrati in caso di grave compromissione delle
capacità digestive. Infusione lenta

Nella pratica clinica esistono formule create per determinate patologie con formulazioni diverse es. Diabetici
– irc – ipercaloriche ...

Scelta della sonda dipende da:


- Stato clinico del pz.
- Accessibilità
- Capacità di assorbimento apparato digerente

Tipi di sonde:
• Sng (sondino naso gastrico): dal naso allo stomaco
• Nasoduodenali: dal naso al duodeno
• Naso digiunali: dal naso al digiuno
• Stomia gastrica o digiunale introdotta chir.:
Gastrostomia digiunostomia
• Stomia per via endoscopica: peg, pej

Sondino naso gastrico ® misurazione da punta del naso – lobo dell’orecchio – processo xifoideo. Utilizzato
nelle fasi iniziali di NE
• Sondino di grandezza ≤ 12 fr (1fr equivale 0,3mm)
• La sonda deve avere caratteristiche: morbidezza, flessibilità, biocompatibilità, radiopacità
• Sonde in pvc max 24h (rilascio di sostanze dannose per organismo) e rischio di decubito

Posizionamento nella zona distale dello stomaco per prevenire ristagno gastrico.
Si valuta il posizionamento con rx torace (gold standard) e poi si marca la sonda con un pennarello nella sede
d’inserzione nella narice.

Ad ogni innesto della nutrizione controllare inserzione mediante segno indelebile su sonda e controllo
mediante due metodi contemporanei tra:
• Ph test (ph tra 0 e 4 è gastrico se superiore a 6 intestinale)
• Controllo bilirubina mediante strisce reagenti (se presente probabilmente si è andati fino
all’intestino)
• Auscultazione (non affidabile poiché non da indicazioni sul posizionamento della sonda)
• Controllo e gestione del ristagno gastrico mediante aspirazione manuale con siringa

Nelle prime ore di somministrazione controllo ristagno gas. Ogni 2-4 ore per poi passare a 8h, con
trattamento a regime. Contenuto accettabile 200ml, il ristagno va reinfuso al pz ® deplezione liquidi
Sonda naso digiunale ® più lunga perché deve arrivare al digiuno.
Si utilizza con presenza di problemi di gastroparesi o rischio di polmonite ab ingestis.
Posizionamento per via endoscopica o mediante endoscopio e sondino con guida.
No controllo del ristagno gastrico.
Corretto assorbimento dei nutrienti se pz. Non riferisce complicanze quali crampi, distensioni addominali o
feci non formate.

Gastro-digiunostomia percutanea endoscopica (PEG/D) ® viene posizionata in endoscopia.

Indicazioni PEG
• Trattamento nutrizionale ≥ 4 sett.
• Facile posizionamento (no intervento chirurgico)
• Buona tollerabilità del pz. (nessun passaggio dalla bocca)
• Possibilità di rialimentarsi dopo 24h dal posizionamento

Controindicazioni PEG
• Coagulopatia
• Impossibilità a passare l’endoscopio (ostruzioni esofagee, varici esofagee)
• Impossibilità di apporre correttamente la parete gastrica alla parete addominali
• Sepsi (peritonite, infezioni locali cutanee)
• Ulcere gastriche sanguinanti
Cura dello stoma e della cute dopo posizionamento
Dopo posizionamento e per 3-4 gg:
- Cura della cute peristomale come fosse una ferita chirurgica e controllo delle complicanze
(arrossamento, gonfiore, pus, succo gastrico)
- La cute attorno alla stomia può essere pulita con acqua e sapone
- Controllo quotidiano dell’inserzione della sonda attraverso scala di misurazione graduata
- Dopo circa 2 sett. si forma la fistola che collega la parete addominale con lo stomaco
- Insegnare al pz. / caregiver la cura della cute peristomale con pulizia esclusivamente con acqua e
sapone
- Controllo della cipolla di ancoraggio con rotazione settimanale
- Controllo periodico tra bumper (parete gastrica) e stoma sia al livello del primo impianto
- Non clampare
- Ristagno gastrico accettabile 100ml o meno

Somministrazione della NE (nutrizione enterale)


- Continua: in 24 ore oppure in 12 ore (durante la notte) mediante nutripompa
- Intermittente: a intervalli specifici, che di solito coincidono con i pasti.
Sconsigliata per sonde digiunali piche’ provoca distensione, ipereccitamento della peristalsi e diarrea

Si inizia con velocità somm. 50ml/h che verrà poi incrementata di 25ml/h sino al raggiungimento della soglia
tollerata. Max 150 ml/h.

Set infusionale

Gestione del set infusionale


• Set infusionali e siringhe vanno sostituiti ogni 24h (rischio contaminazione batterica a 24h 23% e a
48h 43%)
• Preparare la sacca seguendo opportune norme igieniche
• Disconnessioni minime dal set
• Lavare la siringa dopo ogni uso e asciugarla
• Somministrare la miscela a temp. Ambiente
• Confezioni di miscele gia’ preparate possono essere conservate per 24h tra 4 e 8 gradi
Irrigazione della sonda ® il pz. deve anche bere
• Usare acqua sterile per irrigare la sonda nutritiva, per la diluizione dei farmaci in pazienti critici o
immunodepressi
• Per pz. al domicilio irrigare la sonda nutritiva con 15-30 ml di acqua naturale batteriologicamente
pura ogni 4-6 ore (se l’alimentazione è continua), per prevenire l’ostruzione della sonda:
- Dopo ogni bolo alimentare
- Dopo la somministrazione di farmaci
- Dopo il controllo del volume gastrico residuo

® La quantità di acqua infusa va calcolata nel bilancio idrico.

Occlusione della sonda


Cause:
• Dalla viscosità della formula nutritiva,
• Dalle caratteristiche della sonda (le sonde in silicone si occludono e
Degradano più facilmente di quelle in poliuretano),
• Dalla proliferazione di microrganismi all’interno del lume,
• Da irrigazioni insufficienti
• Da una scorretta somministrazione dei farmaci (i farmaci vanno triturati non spezzati. Controllare se
il farmaco può essere digerito dallo stomaco)

Disostruzione:
• Irrigare il tubo con acqua tiepida (lavaggio a bassa pressione)
• Tecnica “stop and start” (ripetere più volte cioè ad aspirare e lavare)
• Spremere, massaggiare delicatamente la sonda tra pollice e indice prima di effettuare il lavaggio
• Usare bevande a base di anidride carbonica
• Se fallisse anche il metodo precedente utilizzare enzimi pancreatici (dopo prescrizione medica)
sciolti in 5 ml di acqua tiepida

Complicanze della nutrizione enterale


• Distensione e dolori addominali
• Diarrea
• Stipsi
• Decubito a livello della narice
• Aspirazione e polmonite
• Si previene utilizzando sonde nasodigiunali (riduzione di rigurgito e aspirazione)
• Elevazione della testa del letto a 30-45 gradi
• Curare l’igiene orale più volte al giorno

Distensione e diarrea ® solitamente provocate dalla troppa velocità della NE


In caso di stipsi o diarrea ® si cambia sacca solitamente con apposita sacca con fibre

Nutrizione parenterale ® I nutrienti vengono somministrati direttamente in vena attraverso un accesso


centrale o periferico: giugulare int, giugulare ext, succlavia (più a rischio di trombosi e infezioni).
BILANCIO IDROELETTROLITICO E GESTIONE DELLE ALTERAZIONI

L’acqua
Componente fondamentale del nostro corpo, rappresenta il 60% della componente corporea
Il nostro corpo mantiene in equilibrio i liquidi corporei (in cui sono disciolti elettroliti ) attraverso entrate ed
uscite e questo è chiamato equilibrio idroelettrolitico.

Omeostasi idroelettrolitica ® I liquidi corporei sono distribuiti in due compartimenti


• Intracellulare
• Extracellulare, che a sua volta è suddiviso in extra e intra vascolare

L’acqua si sposta costantemente tra i due compartimenti portando con se sali ed elettroliti con funzioni
specifiche per la bioregolazione corporea.

Lo spostamento da un compartimento all’altro di liquidi ed elettroliti è regolato da diversi meccanismi:


• Osmosi ® osmolarità del plasma compresa tra i 275-290 mosm/l determinata principalmente dal
sodio. Quindi una soluzione sarà:
- Ipertonica
- Ipotononica
- Isotonica

Inoltre, le pro-plasmatiche (albumina) determinano anch’esse l’osmolarità plasmatica attraverso la pressione


oncotica
• Filtrazione (per pressione)
• Trasporto attivo (attraverso canali intracellulari)

Regolazione dei liquidi corporei ® Introito di liquidi


Introito giornaliero medio:
- Liquidi 1000-2000ml
- Da solidi800-1000m
- Da processi metabolici di ossidazione e decomposizione 300ml (carboidrati-proteine-grassi)
- Infusioni EV

Eliminazione dei liquidi


• Reni 1000-1500 ml/24h - 60/70ml/h
• Cute e polmoni:
- Perspiratio insensibilis regolata dall’organismo e che può aumentare in caso di febbre oustioni
- Perspiratio sensibilis (sist. Simpatico) attraverso sudorazione da attività fisica o stati febbrili e
temperatura ext
• Apparato gastro-intestinale: feci 200ml, ma che può aumentare in caso di diarrea e vomito.

Meccanismi di controllo della volemia


• Osmorecettori che determinano lo stimolo della sete
• Adh (ipofisi) riassorbimento dal tubulo renale
• Ipotalamo (influenzato da osmolarità) che attiva il senso della sete quando i liquidi corporei
scendono del 2%. Stimolo maggiore in gravidanza e minore nell’anziano
• Sitema renina angiotensina aldosterone (vasocostrizione e riassorbimento di acqua dal tubulo
renale)

In sintesi possiamo accertare...


• Rilevare il peso corporeo (valutare variazioni nell’ultimo periodo)
• Quantificare l’introito di liquidi, sali e elettroliti
• Accertare il senso di sete
• Rilevare le caratteristiche delle urine e quantità minzioni (rispetto alle abitudini)
• Valutare il turgore cutaneo (edemi) e le mucose del cavo orale
• Rilevare fc, ritmo, ampiezza del polso, pa, fr
• Valutare lo stato di coscienza e mentale della Persona

Il bilancio idroelettrolitico

Il bilancio idrico va sempre correlato con il peso giornaliero del pz.


- In situazione di normalità sarà in pari
- Se presenti alterazioni saranno in positivo o in negativo (negativo se disidratato)
La valutazione può essere supportata da indagini specifiche quali: pvc, esami ematochimici, valutazione
soggettiva della persona, ecc.

Alterazioni dell’equilibrio idroelettrolitico


• Disidratazione ® Eccessiva perdita di acqua corporea, rispetto a quella introdotta riduzione dei fluidi
corporei, causato da:
- Vomito/diarrea
- Febbri
- Ustioni
- Alte temperature
- Attività fisica prolungata
- Malattie
- Farmaci
- Ridotto introito (deficit neurologici, motori, disfagia, etc)
Manifestazioni disidratazione
• Mucose secche
• Aumento della sete
• Occhi infossati
• Ridotto turgore cutaneo
• Contrazione della diuresi
• Calo ponderale improvviso
• Riduzione/assenza della sudorazione ascellare
• Astenia
• Stato di agitazione, confusione, sopore
• Alterazioni elettrolitiche (Na - K)
• Ipotensione ortostatica, tachicardia
• Alterazioni caratteristiche delle urine

Disidratazione ® stadiazione
• Lieve o isotonica: la perdita di liquidi è inferiore al 5% del peso corporeo
• Moderata o ipotonica: la perdita di liquidi è compresa fra il 10% del peso corporeo
• Severa o ipertonica: la perdita di liquidi è superiore al 15% del peso corporeo (pericolo di vita)

Ipovolemia ® è la diminuzione del volume di sangue circolante (volemia), e perdita di volume intravascolare.
- Cause principali possono essere una forte emorragia esterna o interna, sudorazione eccessiva e le
ustioni gravi, perdite gastrointestinali (vomito-diarrea). Intra e post-operatorio.

Quando il volume si riduce a 1/5 del volume circolante si instaura un quadro di shock ipovolemico.

- Sintomi: sudorazione fredda, pallore cutaneo, tachicardia, tachipnea e repentina caduta della
pressione arteriosa.

Anziano con disidratazione


• Riduzione dello stimolo della sete
• Riduzione del numero di nefroni
• Variazione della massa (meno massa magra e più massa grassa con riduzione dei liquidi
intramuscolari)
• Scarsa risposta all’ormone ADH
• Concomitanza di più patologie
• Polifarmacoterapia

Accertamento infermieristico disidratazione e ipovolemia


Dopo un’attenta raccolta dati, si può approfondire l’accertamento mediante:
• Rilevazione pa- fc durante il cambio posturale (ipotensione ortostatica)
• Rilevare la pvc (pressione venosa centrale)
• Verificare valore elettroliti sierici e peso specifico urine /1010 – 1030)
• Valutare variazioni peso su peso abituale

Gestione assistenziale della disidratazione


1. Educare pz/caregiver ad aumentare introito idrico sulla base del fabbisogno gg, attuando:
a. Offrire frequentemente piccoli sorsi di liquidi, ghiaccio, etc.
b. Acqua a portata di mano
c. Preferenze del pz.
d. Dieta ad alto contenuto di liquidi
e. Pianificare introito liquidi gg. Diviso in base a pasti e spuntini
2. Se attività fisica intensa reintegrare liquidi/elettroliti
3. Educare pz/caregiver a scegliere liquidi appropriati in caso di patologie (disfagia, integrazione con
glucosio o sali minerali)
4. Educare pz/caregiver a scegliere alimenti che contengano liquidi ed elettroliti (frutta-verdura)
5. Educare pz/caregiver a riconoscere segni e sintomi
6. Somministrazione di liquidi ed elettroliti intraossea di cristalloidi in caso di severa disidratazione
7. Monitorare entrate-uscite attraverso B.I
8. Attuare interventi atti a ridurre o eliminare i fattori di rischio

Risultati attesi
• Quantità di liquidi assunta secondo piano assunzione
• Aderenza all’educazione
• B.I e peso rinormalizzato
• Assenza di segni e sintomi di disidratazione
• Pz/caregiver riconoscono segni e sintomi

Squilibrio idroelettrolitico ® Alterazione della fisiologica proporzione tra acqua ed elettroliti nel corpo
Principali elettroliti: sodio (extracellulare), potassio (intracellulare), cloruro, manganese, magnesio e calcio.
Sodio e potassio regolati dalla pompa sodio-potassio.

Possibili condizioni:
• IPONATRIEMIA: riduzione della concentrazione sierica di sodio sotto ai 135 mEq/l.
Si manifesta con astenia, crampi muscolari, ipotensione.
Può essere provocata da un eccesso di acqua (iperidratazione).In tal caso non è una perdita di sodio in
quando tutti gli elettroliti sono diluiti.
L’iponatriemia può invece essere provocata con reale perdita di sodio durante il vomito, nelle diarree
imponenti, nelle nefropatie e dopo interventi chirurgici di una certa rilevanza

• IPERNATRIEMIA: aumento della concentrazione sierica di sodio sopra a 145 mEq/l.


Generalmente, l’ipernatriemia è una conseguenza della disidratazione. Cause possono essere riconducibili a:
Scarsa assunzione di liquidi, Vomito, Diarrea, Assunzione di diuretici, Eccessiva sudorazione.
Il sintomo principale è la sete, Sintomi più gravi dell’ipernatriemia sono quelli causati dalla disfunzione
cerebrale.
L’ipernatriemia grave può portare a confusione, spasmi muscolari, convulsioni, coma e morte.

• IPOKALIEMIA: riduzione della concentrazione sierica di potassio sotto ai 3,5 mEq/l.


Provoca astenia, aritmie cardiache, depressione.
Le cause principali sono: effetto di diuretici, squilibri ormonali, vomito e diarrea, traumi, ustioni ed interventi
di chirurgia addominale.
Comporta inoltre disturbi del ritmo cardiaco, debolezza muscolare, insufficienza Renale e, in casi estremi,
persino la morte.

• IPERKALIEMIA: concentrazione sierica di potassio supera i 5,5 mEq/l.


Si riscontra in seguito all’assunzione di preparati sostitutivi del comune sale da cucina, trasfusione di sangue,
chemioterapia, insufficienza renale acuta e cronica, pielonefrite.
Reni sono in buono stato possono filtrare moderate quantità eccessive di potassio, eliminando il sovrappiù
attraverso le urine.
Un eccessivo apporto di potassio con la dieta può compromettere la funzionalità renale, sfociando in un
arresto cardiaco, alterazioni del ritmo, spasmi muscolari e pseudo-paralisi.

• IPOCALCEMIA: riduzione della concentrazione sierica di calcio ionizzato sotto ai 4,5 mEq/l e calcio
sierico sotto ai 8,5 mEq/l
Alterazioni del metabolismo e della fissazione del calcio danno luogo a:
- Osteoporosi,
- Provocare alterazioni dell’emocoagulazione,
- Alterazioni dell’eccitabilità del tessuto nervoso e muscolare, sino alle convulsioni

• IPERCALCEMIA: aumento della concentrazione sierica di calcio ionizzato sopra a 5,5 mEq/l e di calcio
sierico sopra a 10,5 mEq/l.
Un elevato tasso di calcio nel sangue (ipercalcemia) produce costipazione, inappetenza, nausea, dolori
addominali e insufficienza renale.
E’ spesso dovuto a tumori, affezioni renali, sovradosaggio di vitamina D o disturbi ormonali.

Equilibrio acido-base
L’acidosi e l’alcalosi sono condizioni cliniche anomale che derivano da uno sbilanciamento nel pH del sangue
(7.35 e 7.45) , dovuto ad un eccesso di acidità o di basicità.
I polmoni e i reni sono gli organi principali deputati alla regolazione del pH del sangue.
• I polmoni smaltiscono l’acido fuori dall’organismo, rilasciando CO2 (variazioni in pochi minuti)
• I reni eliminano acido nelle urine e regolano la concentrazione di bicarbonato mantenendola
costante a valori compresi tra: 21–30 mEq/L o 21-28 mmol/L (variazioni in pochi giorni)

Entrambi questi processi sono in continua attività, e mantengono il pH del sangue sotto stretto controllo.
CO2 ® è acida. Se si va in iperventilazione si elimina CO2.

Acidosi ® quando il pH del sangue scende sotto a 7.35. Può essere dovuta a:
• Aumento della produzione di acido nell’organismo
• Consumo di sostanze che vengono metabolizzate in acidi
• Diminuzione dell’escrezione di acidi
• Aumento dell’escrezione di basi

Alcalosi ® quando il pH del sangue sale sopra a 7.45. Può essere dovuta a:
• Alterazione nella concentrazione degli elettroliti, causata, ad esempio, da vomito prolungato o
disidratazione grave
• Somministrazione o consumo di sostanze basiche
• Iperventilazione (con aumentata escrezione di acido sotto forma di CO2)

Qualsiasi condizione clinica o patologia che colpisca i polmoni, i reni, il metabolismo o l’apparato
respiratorio, può potenzialmente può causare acidosi o alcalosi.

Sovraccarico di liquidi ® Eccessivo accumulo di liquidi caratterizzato da ipervolemia con aumento della
pressione idrostatica, trasudazione di liquido intravascolare nell’interstizio e terzo spazio.
Il bilancio idrico sarà positivo.
Esordio con edemi declivi fino a un quadro generalizzato detto anasarca
- Aumento peso
- Turgore giugulari
- Tachipnea
- Riduzione dell’ematocrito
- Pa elevata

Situazioni cliniche:
• IRC: riduzione del filtrato glomerulare con conseguente accumulo di liquidi ed elettroliti nel
comparto extracellulare
• Scompenso cardiaco: deficit della pompa cardiaca con riduzione della perfusione e filtrazione renale.
Si avrà riduzione della diuresi e accumulo di liquidi con sovraccarico di circolo fino al quadro di
edema polmonare
Edema
- Edemi da stasi: sovraccarico di circolo o da aumento della pressione idrostatica o da ostacolo al
ritorno venoso (cronico)
Dovuto a deficit cardiaci - polmonari
- Edema da riduzione della pressione oncotica (epatopatie, sindrome nefrosica, grave anemia,
cachessia)
- Edema infiammatorio
- Edema indotto da farmaci

Accertamento infermieristico sovraccarico di liquidi


Dopo un’attenta raccolta dati, si puo’ approfondire l’accertamento mediante:
• Valutare variazioni di peso rispetto a peso abituale
• Valutare la diuresi: oliguria e nicturia
• Valutare presenza edemi
• Rilevare la pvc
• Rilevare saturazione e caratteristiche del respiro

Accertamento infermieristico sovraccarico di liquidi ® Osservare turgore delle giugulari ( pz seduto a 45°
distesione delle v. Giugulari non superiore a 2 cm)

Interventi assistenziali sovraccarico di liquidi


• Segni e sintomi (dispnea, edemi, fovea, >peso, ipervolemia, vene giugulari turgide)
• B.I dovrà essere in negativo ogni 24h, se instabilita’ ogni 3h, se medio-critica ogni 6-7h
• Restrizione di liquidi e sodio
• Monitorare calo ponderale max 500-900gr/die
• Valutare pvc se paziente portatore di cvc
• Monitorare infusione e.v di liquidi
• Monitorare diuresi e variazioni di peso,
• Parametri vitali: pa, polso, fr

Risultati attesi
• B.I negativo non oltre i 900ml/24h e poi quando ristabilita omeostasi non oltre 600ml/24h
• Diuresi ≥ 1ml/kg/h con urine normocromiche
• Assenza di: edemi, dispnea, crepitii polmonari
• Vene giugulari piatte
• Pvc 3–10 cmh2o
• Ematocrito

Pressione venosa centrale (pvc) ® Il valore di PVC permette di valutare il volume ematico circolante. Il range
di normalità:
• Limite inferiore, ha un valore da 0 a 5
• Limite superiore va da 7 a 12.
Valori negativi della PVC ® indicano ipovolemia.
Valori superiori a 12 ® indicano ipervolemia.
Esame effettuabile solo in pazienti portatori di CVC, non invasivo.

Potrebbero piacerti anche