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1 DEL 07/02/2023
Lesione cutanea à Qualsiasi alterazione della superficie cutanea, causata da un evento patologico,
traumatico o ambientale, viene definita “lesione cutanea”. Le lesioni elementari cutanee sono le espressioni
minime e più semplici di ogni dermatosi
• Lesione primaria
• Lesione secondaria
Caratteristiche da valutare:
• Grandezza: con un piccolo righello
• Forma: Può essere regolare o irregolare, rotondeggiante, anulare
• Numero delle lesioni
• Colorito: ci può dare un’indicazione sul decorso della ferita
• Limiti: Possono essere netti o sfumati.
• Consistenza: può essere molle, teso-elastica, dura
• Localizzazione: sede anatomica
• Distribuzione: può essere disseminata, raggruppata, confluente e zosteriforme
• Estensione: può essere localizzata, regionale o generalizzata
LESIONI PRIMARIE
ERITEMA à E’ un arrossamento cutaneo di natura congestizia o infiammatoria, dovuto a dilatazione capillare
transitoria, che scompare alla digito-pressione. Può essere circoscritto o diffuso, ed è presente in gran parte
delle malattie cutanee.
MACULA o MACCHIA à Area cutanea circoscritta, di forma e dimensioni variabili, caratterizzata da una
alterazione del normale colorito (discromia), che non scompare alla digito-pressione.
Conseguente ad una variazione quantitativa dei diversi pigmenti che contribuiscono a determinare il normale
colore della cute.
accumulo di melanina. Discromia cutanea
PAPULA à Lesione solida, rilevata sul piano cutaneo, con diametro di pochi millimetri (inferiore a 5 mm.),
rotondeggiante o poligonale, con superficie piana o leggermente convessa.
Possono essere infiammate (es. papule che hanno avuto un insulto) oppure non infiammate (es. verruche).
NODULO à detto anche cisti. E’ un rilievo solido, circoscritto e palpabile, a sede dermica o ipodermica di
forma arrotondata, rilevato sul piano della cute o in essa incassato
La cisti è un nodulo di consistenza piuttosto molle, riferibile ad una struttura capsulata con contenuto liquido
LESIONI SECONDARIE
CROSTA à essicamento dell’essudato. Può essere sieroso, purulento o siero-ematico.
Medicazioni avanzate à la ferita ci mette di più a guarire a non con una crosta ma con un’epitelizzazione
continua fino a riformarsi del tessuto roseo (quindi ferita in ambiente umido).
RAGADI à evoluzione terziaria dell’ipercheratosi. La cute non è più elastica ma dura e si infettano. Soluzione
di continuo lineare che interessa l’epidermide ed il derma superficiale, consistente in una fessura nel
contesto cutaneo causata dalla mancanza di distensibilità cutanea.
La lesione è molto dolorosa e la comparsa di ragadi è favorita da infiammazioni croniche, da xerosi cutanea e
caratteristicamente nelle sedi orifiziali.
EROSIONE à è una perdita di sostanza superficiale (epidermide e derma superficiale) che risolve senza esito
cicatriziale. Può far seguito all’apertura di una vescicola, di una bolla o di una pustola
ULCERA à è una perdita di sostanza più o meno vasta e più profonda dell’erosione, che interessa il derma
fino ai tessuti profondi, con scarsa tendenza alla guarigione, che può avvenire solo con esito cicatriziale.
Obiettivo: andare sempre a rimuoverla.
CICATRICE à neoformazione di tessuto atto a riparare una perdita di sostanza cutanea. Complicanze
possono la cicatrice ipertrofica (regredisce spontaneamente in 6-12 mesi), il cheloide (stazionario e che
recidiva dopo asportazione).
SCLEROSI à è un aumento di consistenza della cute, apprezzabile al tatto anche come ispessimento e
riduzione dell’elasticità.
Ad esempio trattamento corticosteroide
LESIONI DIFFICILI à per ferita difficile, ulcera cutanea, lesione cronica, in genere si intende una lesione che
non guarisce e non progredisce attraverso le normali fasi della guarigione.
Le lesioni cutanee croniche sono aree di sostanza dermo-ipodermica che non dimostrano alcuna tendenza
alla riparazione spontanea.
Guardare la ferita dalla cute perilesionale perché se è in sofferenza la ferita si macera, si allarga e peggiora.
1) CUTE PERIRESIONALE: si intende l’area cutanea che parte dal bordo della lesione e si estende per
circa 5cm attorno alla lesione. Si valuta:
- Integrità cutanea
- Colore
- Temperatura
- Umidità/secchezza
- Fragilità à se la cute intorno alla ferita è fragile utilizziamo la medicazione più ampia cercando di
applicare la medicazione in cui la pelle è più resistente.
- Odore
2) MARGINE
3) BORDO
4) FONDO
EPIDEMIOLOGIA
In Italia due milioni di persone sono affette da lesioni croniche cutanee.
Le ulcere da decubito colpiscono circa l'8% dei pazienti ospedalizzati e tra il 15% e il 25% in lungo degenza.
Il 15% dei pazienti diabetici presenta un’ulcera del piede e il numero delle lesioni è destinato ad aumentare
in previsione dell’aumento dei pazienti diabetici nel prossimo decennio.
Fonte: AIUC 2019
La Classificazione Colore è una scala che può essere applicate alla maggior parte delle lesioni, sia acute che
croniche.
• DIMENSIONI – FORMA à I metodi basati sull’uso del righello per calcolare l’area. La forma della
lesione può indicare la causa della lesione
• TIPO DI TESSUTO
- TESSUTO DETERSO: Il fondo della lesione si presenta ROSSO vivo, con presenza di tessuto di
granulazione.
- TESSUTO INFETTO: E’ un tessuto generalmente di colorito scuro, con segni di congestione ed
essudato, solitamente purulento.
- TESSUTO NECROTICO: È un tessuto non vitale che si presenta di un colore che può variare dal nero al
giallastro, generalmente di consistenza dura, può andare incontro a fenomeni colliquativi. Ostacola
la guarigione, è focolaio d’infezione, prolunga la fase infiammatoria, ostacola la riepitelizzazione
• ESSUDATO à liquido infiammatorio extravascolare con elevata concentrazione proteica che si
raccoglie nei tessuti del corpo sottoposti a un processo d'infiammazione.
• TRATTI SOTTOMINATI à Canale o cavità al di sotto della lesione che interessa un’area più estesa
della superficie visibile della lesione stessa. Le linee guida RNAO ci indicano di valutare possibili aree
sottominate attraverso il metodo del quadrante dell’orologio.
• ANNESSI CUTANEI à (peli, ghiandole,unghie). Se sono presenti e’ presente una lesione acuta. In
caso di lesione cronica possono essere non presenti.
• ODORE à L’odore va documentato perché può essere un segno di cambiamento della lesione verso
uno stato infettivo.
ATTENZIONE !!! Anche alcune medicazioni semiocclusive come gli idrocolloidi danno un odore intenso
• DOLORE à esistono varie scale utilizzate per rilevare l’intensità del dolore. Il dolore va
documentato:
- percezione del paziente,
- sede,
- l’insorgenza,
- durata,
- intensità
- terapie antalgiche già prescritte
Assenza di dolore potrebbe essere segno di danno neurologico.
INFEZIONE
Una ferita non è mai sterile, ci sono sempre presenti dei batteri.
La lesione, anche quando viene definita detersa, è sempre contaminata da batteri, ma non può e non deve
essere definita infetta.
L’infezione è il principale nemico di una ferita, in quanto ne ritarda la guarigione favorendone la
cronicizzazione.
• Contaminazione
Tutte le ferite possono acquisire microrganismi. In assenza di idonee condizioni nutritive e fisiche questi
organismi non si riproducono e non creano danno all’ospite.
• Colonizzazione
Le specie microbiche crescono e si riproducono con successo, ma non provocano danni nell’ospite e non
provocano l’infezione della ferita.
• Infezione
La crescita, la proliferazione e la penetrazione nei tessuti dell’ospite provoca lesioni cellulari e reazioni
immunologiche manifeste nell’ospite. La guarigione della ferita è interrotta. Fattori locali possono fare
aumentare il rischio di infezione.
FISIOPATOLOGIA (Mancin) – LEZ.2 DEL 08/02/2023
LESIONI DA PRESSIONE
FATTORI DI RISCHIO
• Locali o estrinseci: pressione, forze di stiramento o taglio, forze di attrito o frizione
• Generali o intrinseci/sistemici: ridotta mobilità o immobilità, compromissione sensoriale, stato
patologico acuto, livello di coscienza, estremi di età (gli anziani non hanno il tessuto adiposo che fa
da “cuscinetto”, spesso sono cachettici), pregressi danni da pressione, malnutrizione e disidratazione
• Fattori esacerbanti: farmaci, umidità della cute, temperatura
Legge fisica che va a causare una lesione da pressione è la PRESSIONE DI OCCLUSIONE CAPILLARE (quando
supera 32mm Hg di pressione - Landis nel 1930).
La maggior parte delle ulcere da pressione, ha origine dalla compressione del tessuto molle tra una
prominenza ossea (es. trocantere, sacro...) ed una superficie esterna (es. materasso, sedia...) per un periodo
di tempo prolungato.
à Per compressione non arriva ossigeno perché va a occludere i capillari.
Circa 40 indici à Indice di Gosnel, Andersen- Jensen, Knoll, Walsall, HoRT, Braden Q...
6.Frizione e scivolamento à Bisogno di assistenza nel mobilizzare il paziente per non creare frizione o
scivolamento sulla struttura di appoggio del pz.
SEDI E REGIONI A RISCHIO DI DECUBITI
Tronco, arti superiori, sacro, trocantere, natiche, arti inferiori, calcagni.
RACCOMANDAZIONI
• Valutare la lesione da decubito (es. scala PSST)
• Ripetere la valutazione delle lesioni da decubito con frequenza almeno settimanale. Se le condizioni
del paziente si aggravano, rivalutare il piano di trattamento se presenti segni di peggioramento
• Comprendere chiaramente l’entità del danneggiamento dei tessuti
1° cosa da fare in caso di lesione da decubito: mobilizzazione del paziente su un altro decubito
2° cosa da fare: medicazione avanzata che garantisce e va a proteggere il pz da pressione o insulto (feci,
urine, umidità del pannolone, ecc).
Valutazione Push tool à Più pratica, veloce e semplice da compilare: dai 3 ai 5 minuti, rispetto alla PSST.
Ideata dalla NPUAP per sopperire alle lacune della precedente classificazione e per creare un nuovo
strumento universale di misurazione e valutazione per le ulcere da pressione
Valuta l’ulcera sulla base di 3 parametri: lunghezza per larghezza, quantità di essudato, tipo di tessuto
Sul materasso antidecubito SOLO IL MINIMO INDISPENSABILE à altrimenti il materiale (lenzuola, ecc)
potrebbero aggrovigliarsi e causare pressione.
Possono essere:
- A sezione unica o multiple
- Di densità omogenea o differenziata per strati o per zone corporee
- Di profilo e sagomature varie
- A strato unico o multistrato
INTERVENTI ASSISTENZIALI
• Approccio multidisciplinare,
• Creazione di un programma assistenziale à CREARE UN PAI PER PRIORITA’
Personalizzato
• Presidi antidecubito e cambio di posizione ogni 2h
• Un adeguato trattamento della lesione attraverso l’uso di medicazioni avanzate e linee guida a
supporto
• Implementazione di un piano educativo a pz e caregiver
• Sottolineare importanza della prevenzione
Importanza della nutrizione à Garantire adeguato apporto di energia, stato di ipercatabolismo (aumentata
perdita proteica quindi il corpo richiede più energia). QUINDI:
- Adeguata idratazione (perdita di liquidi dalla ferita)
- Assumere un’adeguata quantità di proteine almeno pari a 1 g di proteine per chilo di peso corporeo
ideale per compensare le perdite proteiche e per favorire la rigenerazione dei tessuti.
- Garantire un apporto adeguato in micronutrienti (vitamine e Sali minerali) e antiossidanti (selenio,
carotenoidi, flavonoidi, vitamine)
- Integratori, NA, NPT
CASO CLINICO
1. Attualmente che problema/i presenta il paziente?
2. Identificare la causa del problema
3. Se possibile, come si potrebbe identificare preventivamente il problema? CON LA SCALA DI BRADEN
4. La classificazione NPUAP, è idonea a classificare questo tipo di lesione? Se si ogni quanti giorni dovrà
essere valutata la lesione? SE LA LESIONE E’ GIA’ PRESENTE à SCALA PSST
5. Oltre al piano di trattamento delle lesioni impostato, sarebbe utile fornire qualche altra tipologia di
supporto? (se, si indicare quale)
Caratteristiche:
- Rimozione dei tessuti necrotici
- Aumento dell’angiogenesi
- Non aderenza o imbrigliamento con ferita
- Stabilità termica
- Impermeabilità
- Scambio gassoso
- Controllo del dolore à alcune medicazioni hanno dentro anche antidolorifici
- Controllo delle complicanze à alcune medicazioni hanno dentro anche antisettici
- Controllo dei costi
Detersione à dall’interno verso l’esterno. Se ferita chirurgica dall’alto verso il basso e viceversa mentre se
ferita circolare (es.ulcera) movimenti circolari.
à In una ferita protetta da una medicazione avanzata che favorisce il processo di guarigione in ambiente
umido, le cellule possono crescere, dividersi e migrare con una frequenza maggiore. Questo accelera
notevolmente il processo di guarigione.
• Idrocolloidi
Sono costituite da sostanze come la gelatina, la pectina e la carbossimetilcellulosa
Possono essere utilizzati nelle medicazioni primarie o secondarie di ulcere da pressione, lesioni a spessore
parziale e a tutto spessore.
Quando fa una bolla bianca vuol dire che è da sostituire. Stare attenti ad applicarla perché se la cute è molto
fragile bisogna fare attenzione poiché è adesiva.
Utilizzo: lesioni con lieve o scarso essudato, lesioni con presenza di fibrina.
Principio del metodo: è in grado anche di andare a sciogliere la fibrina e far pulire la ferita.
L’essudato della ferita viene assorbito dai granuli di polveri contenuti nella medicazione
à Tale reazione fa “gonfiare” gli stessi granuli che si espandono e trattenendo l’essudato
à La membrana adesiva non permette il passaggio di liquidi e batteri, nella parte
soprastante, e mantiene la medicazione nella posizione primaria (parte sottostante)
Caratteristiche: Sono impermeabili ai batteri e ad altre contaminazioni
- Possono favorire lo sbrigliamento autolitico, a causa della loro scarsa permeabilità
- Sono autoadesive e si modellano bene
- Permettono un assorbimento da lieve a moderato
- Possono essere lasciati in sito per 3-5 giorni in base all’essudazione
- Non idonee per lesioni iperessudanti
- No se cute perilesionale fragile
• Idrogel
I principali componenti di queste medicazioni sono H2O e i polimeri.
H2O: determina il principio di idrolisi dei tessuti necrotici
Polimeri: determinano la viscosità , l’integrità e la loro capacità assorbente.
Una molecola ne vale 3 di acqua. Utilizzare con poco essudato, ma ne può produrre quindi sopra si potrebbe
applicare la schiuma di poliuretano.
Principio del metodo: le molecole di Acqua presenti nella medicazione, vengono “rilasciate” nella lesione e
agendo per idrolisi, rompono e “sbrigliano” i tessuti necrotici. Le proprietà occlusive della medicazione
mantengono l’umidità rilasciata dalla reazione tra medicazione e lesione, creando il microambiente ideale
per agevolare il processo di guarigione.
Indicazioni: le medicazioni a base di idrogel possono essere utilizzate come medicazioni primarie nel caso di
lesioni a spessore parziale o a tutto spessore, lesioni profonde.
- lesioni con presenza di necrosi o escara,
- ustioni minime
- danni da radiazioni
Caratteristiche:
- Sono lenitivi ed alleviano il dolore
- Reidratano il “letto” della lesione
- Favoriscono lo sbrigliamento (debridement) autolitico
- No in caso di forte essudato
- Possono causare macerazione perilesionale
Con molto essudato non è possibile utilizzare idrocolloidi, idrogel. Bisogna assorbirlo con la seguente:
• Schiume di poliuretano
Medicazione idrocellulare in schiuma di poliuretano.
Principi del metodo: l’essudato della ferita attiva i pre-polimeri di poliuretano che reagiscono con l’acqua
della medicazione. Tale reazione, porta all’assorbimento dell’essudato e all’espansione della superficie della
medicazione (rimane a contatto con il letto della ferita continuando a reagire fino a capacità di
assorbimento).
Hanno degli ioni di argento all’interno o antidolorifici. Da statica può diventare dinamica: più essudato c’è più
vengono rilasciati ioni di argento e disinfettano. Così come gli antidolorifici.
Le varie tipologie presenti sul mercato si differenziano in base: alla capacità di assorbire, alla modalità di
assorbimento, in base alla struttura della medicazione, nella capacità di non rilasciare l’essudato assorbito, in
base alla velocità di assorbimento.
SCHIUME à Caratteristiche:
- Possono essere utilizzate come medicazioni primarie e secondarie
- Sono antiaderenti
- Sono di facile applicazione e rimozione
- Assorbono grandi quantità di essudato
- Non sono efficaci nel caso di lesioni con escara secca
- Se si impregnano possono macerare la cute perilesionale se non sono ad assorbimento verticale
- non si possono utilizzare in caso di infezione
MEDICAZIONI NON ADERENTI à Consistono in un singolo strato di rete tessuta che quando viene messo a
contatto con la lesione agisce come materiale con bassa aderenza.
- Possono proteggere la base delle lesioni dai traumi durante i cambi medicazione
- Possono essere applicati a prodotti topici, di riempimento delle lesioni o garze
- Usate in siti di prelievo cutaneo
Sono i film in poliuretano: medicazioni costituite da una membrana in poliuretano adesiva e semipermeabile
e variano in spessore e dimensione.
Sono impermeabili all’acqua, ai batteri, agli agenti contaminanti in genere, tuttavia, permettono al vapore
acqueo di attraversare la barriera.
Mantengono condizioni umide, favorendo la formazione di tessuto di granulazione.
• Biomateriali
In questa categoria è da considerarsi come unico elemento l’Acido Ialuronico
Mucopolisaccaride costituisce oltre il 50% della sostanza fondamentale del derma, condiziona il processo
fisiologico degli eventi cellulari indispensabili per la riparazione e la rigenerazione tissutale
Possono essere impiegati in ogni tipologia di lesione, anche cavitarie
• Iodopovidone
Lo iodo povidone agisce determinando la lisi della parete batterica.
Si utilizza: garza iodopovidone, soluzione e gel. Medicazioni contenenti cadexomero iodico a lento rilascio di
iodopovidone (betadine).
• Captazione batterica
Il tessuto della medicazione Cutimed Sorbact è rivestito con un derivato degli acidi grassi DACC
(dialchilcarbamoilcloruro) fortemente idrofobico. Anche i batteri hanno caratteristiche idrofobiche e,
attraverso il principio dell’interazione idrofobica, tendono a legarsi fi sicamente ed irreversibilmente alla
superfi cie idrofobica della medicazione. Vengono quindi rimossi dal letto della lesione ad ogni cambio
medicazione.
TRATTAMENTI PARTICOLARI
• Vacumterapia
• Elettroterapie
• Ozonoterapie
• Iperbarica
• Terapia con calore
• Terapia chirurgica
Vac terapia à Il Sistema Integrato V.A.C. Therapy promuove la guarigione delle ferite attraverso l’utilizzo di
pressione topica negativa (NPWT).
Applicando pressione negativa (vuoto) al letto della ferita mediante una medicazione unica ed esclusiva,
aiuta ad avvicinare i lembi della ferita, rimuove il materiale infetto e promuove attivamente la formazione di
tessuto di granulazione.
Questi meccanismi di azione (macro e micro-deformazioni) portano ad una rapida ed efficace guarigione
della ferita e migliorano la qualità della vita del paziente in maniera economicamente conveniente.
FISIOPATOLOGIA (Mancin) – LEZ.3 DEL 14/02/2023
ELIMINAZIONE URINARIA
Secrezione di urina con cui i metaboliti di scarto vengono allontanati in forma liquida, con svuotamento
vescicale.
Deve essere almeno 4/6 minzioni/die per una quantità di 1000 - 2000 ml/die.
LE URINE
L’urina è composta per il 95% da acqua e per il 5% da sostanze solide distinte in organiche ed inorganiche:
• organiche: rea, creatinina, ammonio
• inorganiche: sali minerali
La diuresi delle 24h: e’ il volume giornaliero di urina prodotta (in media tra i 900-2000 ml/24h)
bambino 400-800 ml/24h
Caratteristiche:
• QUANTITA’: Il volume medio di urine per un adulto è circa 250-400ml. ad ogni minzione.
ristagno normale in vescica di circa 5-10 ml.
La diuresi giornaliera è di norma intorno ai 1500 ml
• COLORE: Il normale colore delle urine è giallo chiaro paglierino, ma possono risultare anche di un
giallo più scuro, fino al giallo-marrone
• LIMPIDEZZA: Le urine sono normalmente trasparenti.
• ODORE: L’odore delle urine fresche è definito come aromatico, In genere più le urine sono diluite,
meno forte è l’odore, e più sono concentrate, più forte è l’odore
• PH: Il pH normale è acido intorno a 6. PROTEINURIA: 0-8 mg/d
• GLUCOSIO: assente. Se diabetico può essere presente perché diabete non compensato.
• CHETONI: assente (metabolismo dei grassi)
• GLOBULI ROSSI: 0-5 cell per campo (presente ematuria oppure se con infezione)
• GLOBULI BIANCHI: 0-5 cell per campo
Alterazioni del peso specifico à peso di un campione di materiale, diviso per il suo volume
• IPOSTENURIA: Polidipsia, aumentato apporto di liquidi, farmaci diuretici, diabete insipido, nefropatie
< 1005 g/l
• IPERSTENURIA: Ridotto apporto di liquidi, aumentate perdite (febbre diarrea vomito) > secrezione di
ADH >1035 g/l
DISTURBI URINARI
Aumento della diuresi
- Poliuria: emissione nelle 24 ore di una quantità di urina superiore ai valori max fisiologici/età della
persona (diuresi > 2500 ml/3000 ml)
- Nicturia: aumentata produzione di urine durante la notte (negli anziani cala l’ormone che blocca
l’escrezione di urina durante la notte)
Contrazione della diuresi
- Oliguria: emissione nelle 24 ore di una quantità di urina inferiore ai valori minimi fisiologici (diuresi <
500 ml)
- Anuria: assenza di produzione di urina nelle 24 ore (diuresi < 100 ml)
- Disuria: difficoltà generica della minzione
- Stranguria: minzione dolorosa, spasmodica e difficoltosa
- Pollachiuria: minzioni frequenti e ravvicinate di piccole quantità di urina (vescica irritabile)
- Ematuria: presenza di sangue nelle urine. MACROEMATURIA (visibile a occhio nudo) e
MICROEMATURIA (non rilevabile a occhio nudo)
- Proteinuria: presenza di proteine superiori a 150 mg/die o di albumina superiore a 30mg/die.
- Glicosuria: escrezione urinaria di glucosio > 180 mg/ml – soglia renale (glucosio nelle urine = quando
supera 180 mg/ml)
- Batteinuria: presenza di batteri nelle urine, puo’ associarsi a PIURIA ovvero presenza di pus
- Enuresi: emissione di urine involontaria ed incontrollata che avviene durante il sonno
- Distensione vescicale: sovradistensione vescica per incapacità della stessa di svuotarsi
- Urgenza: stimolo alla minzione indifferibile e insopprimibile
- Tenesmo vescicale: desiderio impellente di mingere associato a spasmo doloroso non seguito da
urine
ACCERTAMENTO INFERMIERISTICO
Accertamento della funzione urinaria
- Abitudini di eliminazione urinaria: frequenza, orario ultima minzione, se si alza durante la notte, se
urina prima di coricarsi o appena si sveglia (chiedere se ci sono recenti variazioni rispetto alla sua
normalità)
- Caratteristiche delle urine
- Presenza di dolore addominale durante la minzione
- Presenza di difficoltà alla minzione
- Presenza di distensione vescicale
Procedure diagnostiche
• Esame delle urine
- Valuta le caratteristiche fisiche: colore, odore, trasparenza
- Determina il peso specifico e il ph
- Misura proteine, glucosio, corpi chetonici
- Esame del sedimento: presenza di gr, gb e cristalli
Atti di supporto: lavaggio delle mani, preparazione del materiale, identificazione dell’assistito, informare
l’assistito, ottenere il consenso, ottenere il campione, riordinare il materiale, registrare la procedura.
Modalità di raccolta
- Data-ora
- Gettare la prima minzione della giornata
- Raccogliere la diuresi in contenitori graduati
- Riporre il contenitore in luogo fresco
- Dopo24oredallaprimaminzioneraccolta Inviare il campione
- Qu totale
- In parallelo prelievo ematico (se richiesto)
Manifestazioni: disuria, stranguria, >frequenza, pollachiuria, urgenza e tenesmo, piuria e/o ematuria
Se propagazione alle alte vie urinarie: piressia >38°c, nausea vomito e malessere generale
Tipologie di IU
- Da stress o da sforzo: a seguito dell’aumento della pressione endoaddominale (starnuto, colpo di
tosse, accesso di riso, sforzo fisico) più frequente
- Tipo urgenza: bisogno impellente, che non è possibile trattenere
- Tipo mista entrambe
- Da sovradistensione o da rigurgito: = iscuria paradossa ovvero un’ostruzione (es. calcolo) a vescica
piena
- Incontinenza funzionale: perdita di urine in soggetti con deficit cognitivi o di movimento che limitano
la capacità d’usare i servizi igienici
Accertamento infermieristico IU
Mirato a:
- Confermare incontinenza, grado e tipologia
- Determinare se può essere raggiunto un
- Miglioramento (eliminazione di fattori causali)
- Aspettative del pz. E capacità cognitive-motorie
Attraverso:
- Anamnesi: da quanto? – come avviene? - sintomi - frequenza - cause possibili - sintomi associati
come nicturia - precedente incontinenza - uso di ausili...
- Esame fisico: edemi - capacità - distensione vescicale
INTERVENTI ASSISTENZIALI
• Supportare la persona incontinente a riferire il problema
• Istruire la persona a regolare l’assunzione di liquidi distribuendoli nella giornata, evitando caffeina,
bevande, e diuretici serali
• Avviare, in collaborazione con il medico e il dietista un piano di riduzione di peso per le persone
obese
• Rieducare la persona all’uso dei servizi igienici
• Adattare l’ambiente alle funzioni cognitive e fisiche della persona
GLOBO VESCICALE ® Aumento di volume della vescica che può arrivare a contenere fino a 4000 ml (4 litri)
ed oltre di urina.
Dovuto a ritenzione urinaria acuta ed è associato generalmente alla comparsa di una evidente tumefazione
dolorosa sovrapubica ed a una riduzione della contrattilità della vescica.
® Risultati attesi:
• Assenza di episodi di distensione vescicale e residuo post minzionale superiore a 500ml.
• Capacità ad eseguire autocateterismo
• Soddisfazione utente
® C. DI NELATON
Ha l’estremità prossimale arrotondata e rettilinea, è dotato di 1 o 2 fori di drenaggio contrapposti.
• usato nella donna (es. Prelievo di urine in maniera sterile per coltura).
• estemporaneo
® C. DI FOLEY
• Molle, autostatico
• Dotato all’estremità distale di palloncino di ancoraggio
• 2 fori contrapposti e simmetrici.
• Flessibile ed elastico
® C. DI TIEMANN
Semirigido, ha l’estremità a forma conica e con un’angolatura di 30°.
E’ indicato negli uomini che presentano restringimento dell’uretra.
® C. DI MERCIER
• Semirigido
• Punta arrotondata, presenta una angolatura (30° - 45°) per favorire nell’uomo l’introduzione
nell’uretra membranosa o prostatica;
• 1 o 2 fori di drenaggio
Nei casi di ritenzione urinaria da ipertrofia prostatica.
® C. COUVELAIRE
Punta a foro a becco di flauto e 2 fori laterali. In caso di emorragia vescicale e dopo interventi chirurgici
urologici.
® C. DUFOUR
• Semirigido, a tre vie
• Palloncino di ancoraggio
• Punta con una curvatura di 30 °, a becco di flauto con due fori laterali contrapposti.
• Terza via per il lavaggio continuo. Viene utilizzato in caso di
In caso di ematuria importante.
La cura del meato urinario ® La cura quotidiana del meato urinario va fatta con acqua e sapone. Non è stata
dimostrata l’efficacia dell’uso di disinfettanti né di pomate antibiotiche o a base di iodopovidone, per
prevenire l’insorgenza di infezioni.
COMPLICANZE DEL CATETERE VESCICALE
• Ostruzione da ematuria
In presenza di ematuria il catetere può facilmente ostruirsi con formazione di coaguli.
• Ostruzione da struvite
Causata da batteri produttori di ureasi, che alcalinizzano le urine e si creano sali di fosfato magnesiaco.
• Perdite di urina
Il catetere può indurre lo stimolo a urinare oppure può provocare spasmi vescicali involontari (tenesmo
vescicale) che si manifestano con perdite di urina attorno all’uretra. Educare pz. a non spingere e sforzarsi
per urinare.
• Lesioni da decubito
La causa è la pressione del catetere sul meato. A volte la lesione è causata dal paziente stesso che strattona il
catetere fino a strapparlo. La lesione potrebbe essere causata da un mal posizionamento del tubo di
drenaggio e della sacca che col loro peso esercitano una pressione sul meato.
Cateterizzazione ospedaliera molto diffusa 12-16% con durata media 2-4gg. Il 24% sviluppa un’infezione.
Agenti causali sono la flora enterica e le mani del personale sanitario che possono causare:
- Batteriuria (batteri nelle urine)
- Infezione (batteri patogeni localizzati)
- Batteriemia (infezione ematica, diffusa)
Il fattore di rischio più importante per le CAUTI (infezioni dei cateteri) rimane la durata della cateterizzazione.
® qualsiasi drenaggio, catetere, drenaggio sondino naso-gastrico deve essere bloccato con un “clammer”
(forbicina) se il pz deve essere mobilizzato o deve alzarsi per poter spostare al di sopra del pz tutti i presidi
dalla parte in cui deve alzarsi.
Dopo l’inserimento
• Fissare il catetere
• Smaltire rifiuti
• Aiutare la persona ad assumere posizione comoda
E fornire informazioni a pz. E caregiver
• Documentare procedura (data di posizionamento, misura del catetere, quantità e qualità delle urine
drenate)
• Monitorare deflusso e complicanze
Irrigazione vescicale continua sistema a 3 VIE
® Materiale
Sacca soluzione per preparazioni iniettabili, deflussore con raccordo, asta, guanti, soluzione antisettica, sist
drenaggio, telo protettivo
• Informare la persona, privacy, lavaggio mani e guanti
• Vuotare sist. Drenaggio urine e annotare l’eliminato
• Lavaggio mani e indossare nuovi guanti
• Collegare il set alla sacca e far defluire la soluzione
• A pz supino o semiseduto e proteggere letto con telo
• Disinfettare con antisettico la 3 via del cv e il lume (a livello del catetere)
• Connettere e impostare la velocita’ di lavaggio secondo prescrizione e segnare ora avvio
• Rimuovere guanti e annotare procedura
• Monitorare sistema di drenaggio
DERIVAZIONE URINARIA ® Consiste nella creazione chirurgica di un percorso alternativo al normale flusso
urinario. Cause: Neoplasie – traumi - infezioni croniche - malformazioni - patologie neurologiche.
Divise in 2 tipologie:
• Incontinenti (urostomie): dove un tratto dell’apparato urinario è abboccato alla cute e l’urina
fuoriuscirà in un sistema esterno di raccolta.
• Continenti: utilizzano uno sfintere naturale (ano) e la creazione di una tasca che raccolga l’urina e
mantenere la continenza (neo-vescica) ® Modifica del sigma, (tratto del grosso intestino situato
subito prima del retto), realizzando una tasca interna dove vengono abboccati i due ureteri. In tal
modo la minzione avviene attraverso l’ano, evitando la derivazione esterna dell’urina.
® importanza dell’educazione
• Self care nella gestione della stomia e della cute peristomale
• Self care nell’utilizzare e applicare i dispositivi di raccolta
• Prevenire e riconoscere le complicanze a livello dello stoma, della cute e del tratto urinario
• Gestire la propria alimentazione e idratazione
• Mantenere le normali attivita’ di vita quotidiana, attivita’ fisica, hobby e abbigliamento.
® Importante sara’ interagire con persona/caregiver durante la procedura in modo che possano diventare
autonomi nella gestione.
® Procedura
• Lavaggio mani, indossare guanti
• Rimuovere il sistema di raccolta in modo delicato (da alto verso il basso umidificando la cute
peristomale)
• Esaminare la cute e clampare il tutore stomale
• Lavare la cute peristomale con acqua e sapone
Dall’interno all’esterno in modo rotatorio e asciugare tamponando
• Applicare la pasta livellante
• Misurare la larghezza dl foro della placca e applicare il istema e verificare l’adesione
• Smaltire rifiuti, guanti e documentare
® Risulta fondamentale il ruolo educativo dell’infermiere poiché dovrà
• Rispondere dubbi, perplessità
• Rinforzare i passaggi della manovra
• Fornire un ritorno/rinforzo al pz.
MODELLO FUNZIONALE ALIMENTAZIONE – METABOLICO
Nutrizione clinica:
• Alimentazione ® assunzione da parte di organismi viventi di sostanze semplici o complesse
(carboidrati, lipidi, proteine) indispensabili per il metabolismo e la costruzione di strutture
biologiche.
• Dieta ® Insieme degli alimenti che devono essere giornalmente somministrati per assicurare il
fabbisogno proporzionato allo sviluppo o al rinnovo dei tessuti e al consumo di energia.
• Dietoterapia ® valuta quando e come modificare la dieta fisiologica, in relazione allo stato clinico,
nutrizionale e metabolico del paziente al fine di curare o correggere gli errori alimentari e gli squilibri
metabolici valutando gli adattamenti qualitativi e quantitativi che è corretto apportare alla normale
alimentazione.
I NUTRIENTI ® sono sostanze chimiche che si trovano in tutti gli elementi in concentrazioni diverse.
• Macronutrienti ® carboidrati, grassi, proteine
• Micronutrienti ® vitamine, minerali
I nutrienti quali proteine, glucidi, lipidi, vitamine, Sali minerali, acqua ® hanno una funzione energetica,
plastica, regolatrice, protettiva.
Acidi biliari ® componenti essenziali per assorbire i grassi. Grassi sono importanti per veicolare proteine
liposolubili.
Lipidi ® Sono sostanze insolubili in H2O e solubili in solventi organici e forniscono acidi grassi, indispensabili
al nostro organismo
• Veicolano vitamine liposolubili (assorbimento)
• Precursori di alcuni ormoni
• Componenti fondamentali delle membrane cellulari
• Acidi gr. Essenziali, fonti di ω3 e ω6 (eicosanoidi)
• Colesterolo ematico (lipoproteine)
Proteine ® Sono i costituenti fondamentali per la costruzione dei tessuti e sono composte da amminoacidi.
Possono essere complete o incomplete in base al profilo aminoacidico contenuto.
Funzione:
• plastica e costruttiva,
• Sostegno (collagene)
• Trasporto (Hb, albumina)
• Deposito (ferritina)
• Contrattile (actina-miosina)
• Protettiva (anticorpi)
• Regolatrice (enzimi)
Vitamine ® Sono essenziali al nostro organismo e devono essere necessariamente introdotte con gli
alimenti. Svolgono funzione bioregolatrice e si dividono in liposolubili e idrosolubili. Il fabbisogno varia in
base a: età, attività, condizioni fisiologiche e abitudini alimentari
Sali minerali ® Sono sostanze inorganiche che si trovano in tutti i tessuti e liquidi corporei. Svolgono
importanti funzioni biologiche di controllo, regolazione e di struttura.
Macroelementi: Calcio, fosforo, sodio, potassio, magnesio, cloro e zolfo.
Microelementi: Ferro, Rame, Zinco, Iodio, Selenio, Cromo, Cobalto, Manganese, Molibdeno.
Acqua ® E’ la componente fondamentale del nostro organismo, costituisce il 60-70% del peso corporeo. Il
fabbisogno gg. varia in base a clima, sforzo fisico, sudorazione o condizioni fisiche come: febbre, diarrea,
vomito.
LA PIRAMIDE ALIMENTARE
Il piatto sano
Per cucinare e condire usate oli vegetali (in particolare olio e.v. di olina). Limitate il burro ed evitare i grassi
trans.
• Verdure e ortaggi ® mangiate molta verdura e ortaggi, variando frequentemente la qualità (aiuta
l’assorbimento)
• Frutta ® mangiate molta frutta variandone i colori (la frutta fermenta quindi consigliato mangiarla
come spuntino)
• Cereali integrali ® mangiate cereali integrali (pasta, riso e pane). Evitate i cereali raffinati (riso
bianco e pane)
• Proteine “salutari) ® preferite il pesce, le carni bianche, i legumi e la frutta a guscio. Limitate le carni
rosse. Evitate gli affettati e le carni trasformate.
• Acqua ® bevete acqua, the o caffè (con poco zucchero o senza). Limitate il consumo di latte e
derivati (1-2 porzioni al giorno) e di succhi di frutta. Evitate le bibite gassate.
Metabolismo dei macronutrienti
Proteine – zuccheri – grassi dove vengono assorbiti? Nel primo tratto dell’intestino tenue.
IL MICROBIOTA UMANO ® è definito come:
«l’insieme dei microrganismi che in maniera fisiologica, o talvolta patologica, vivono in simbiosi con il corpo
umano».
Questa popolazione microbica è concentrata perlopiù nel tratto intestinale dove i batteri più abbondanti
sono Firmicutes e Bacteroidetes.
Il tratto gastrointestinale dell’uomo ® è l’area più estesa dell0organismo sottoposta a costante stimolo
antigenico (quello degli animali ingeriti) ed è il fronte immunitario più importante del corpo. e’ un vero e
proprio ecosistema che presenta tre componenti maggiori:
- Cellule dell’ospite
- Batteri
- Nutrienti
Meccanismo d’azione
• Modificano il microbiota intestinale;
• Competono con i patogeni per i siti di attacco alla mucosa;
• Rafforzano le giunzioni fra le cellule dell’epitelio intestinale poiché modulano l’espressione dei geni
che codificano per le proteine delle giunzioni stesse;
• Modulano il sistema immunitario a vantaggio dell’ospite;
• Producono acidi organici a basso peso molecolare (acido lattico e acido acetico) e batteriocine,
molecole tossiche per alcuni batteri patogeni.
Prebiotici ® sostanze di origine alimentare, non digeribili appartenenti alla classe chimica degli zuccheri e
fibre alimentari. Frutto-oligosaccaridi (FOS), galatto-oligosaccaridi (GOS), inulina (un polimero del fruttosio),
psyllium (chiamato anche ispagula), oligosaccaridi derivati dal latte umano
Meccanismo d’azione
• promuovere la moltiplicazione dei bifidobatteri
• migliorare l’assorbimento dei sali minerali (in particolare, del calcio)
• aumentare il volume delle feci e accelerare il transito intestinale
• influenzare favorevolmente i livelli di grassi e di zuccheri nel sangue
• ridurre l’infiammazione della mucosa intestinale e di aumentarne la resistenza nei confronti
dell’adesione di microrganismi patogeni o della penetrazione di sostanze dannose (composti tossici o
allergeni)
• migliorare le difese immunitarie intestinali, con ripercussioni positive anche a livello di sistema
immunitario generale
• promuovere la produzione di vitamine
Simbiotici ® integratori alimentari a base di prebiotici e probiotici in combinazione. Vantaggio di tali prodotti
è di nutrire e al contempo ripristinare e/o favorire una flora batterica intestinale equilibrata.
Alimentazione nelle fasi della vita
Gravidanza: aumento del fabbisogno energetico da 300 a 400 Kcal, aumento fabbisogno proteico, calcio,
acido folico, ferro, vitamine e Sali minerali, acqua.
Allattamento al seno: aumento del fabbisogno energetico di 500 Kcal, richieste proteiche e vitamine (A, C, B).
Caffeina, alcool e farmaci vengono escreti nel latte materno
Neonato e infante: alta richiesta energetica, proteica, vitaminica e di minerali poiché il metabolismo basale è
molto elevato. fabbisogno neonato 108Kcal/Kg – infante 98Kcal/Kg e fabbisogno idrico 100-150 ml/Kg die.
Età prescolare: adeguato apporto proteico per aumento dei tessuti muscolari, calcio e fosforo per ossa e
denti. Pasti piccoli e frequenti per migliorare apporto nutrizionale
Età scolare e adolescenza: adeguato apporto proteico e di vit. A e C. Importanza del calcio per la rapida
crescita ossea e delle proteine per la massa muscolare. Iodio per supportare attività tiroidea e vit. B per
sostenere attività metabolica.
Anziano: Fabbisogno energetico più basso (calo della massa muscolare e dell’attività fisica quotidiana),
Adeguati introiti di fibra alimentare (mantiene attività intestinale e idratazione)
Nutrienti di maggiore necessità: calcio (preserva mineralizzazione ossea), acqua (diminuisce senso della sete)
• Sovrappeso 25-29,5
• Obesità:
- III grado > 40
- II grado 25-40
- I grado 30-35
® l’attendibilità del peso corporeo e dell’IMC può risultare alterata nel paziente con edemi, ascite,
versamenti o in caso di massa muscolare be sviluppata.
Plicometria e circonferenze
- Circonferenza vita: espressione della distribuzione viscerale grasso.
Rischio M> 94cm, F>80cm
- Circonferenza braccio: indice della massa proteica e delle riserve energetiche dell’organismo.
Rischio di sottopeso (<23,5cm) o di sovrappeso (>32cm).
- Plicometria: metodo clinico utilizzato per la valutazione del grasso corporeo. Bicipitale, tricipitale,
sottoscapolare e sovrailiaca.
La Bioimpedenziometria (BIA) ® è senza dubbio una delle metodiche più attendibili e sicuramente la meno
invasiva per valutare la composizione corporea, poiché si basa su un modello di tipo “tricompartimentale”,
composto da: Massa Grassa; Massa Cellulare; Massa Extracellulare.
La BIA si basa sul principio che i tessuti biologici si comportano come conduttori, semiconduttori o isolanti.
Le soluzioni elettrolitiche intra ed extracellulari dei tessuti magri sono ottimi conduttori, mentre osso e
grasso sono isolanti, e non sono attraversati dalle correnti.
Qualunque fattore che può creare stress al paziente crea un danno al metabolismo (risultato di valore basale
x fattore di attività x fattore di stress)
- Malnutrito 1.00
- Chirurgia elettiva 1.10
- Chirurgia complicata 1.25
- Trauma o sepsi 1.25-1.50
OBESITA’ E SOVRAPPESO
L’obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica a livello mondiale sia perché la sua
prevalenza è in costante e preoccupante aumento non solo nei Paesi occidentali ma anche in quelli a basso-
medio reddito sia perché è un importante fattore di rischio per varie malattie croniche, quali diabete mellito
di tipo 2, malattie cardiovascolari e tumori.
® Grasso corporeo cerca di stoccare tutto ciò che è solubile. Tessuto adiposo (grasso) è un tessuto molto
attivo ® produce ormoni, quindi, è un tessuto in continua “infiammazione”.
Secondo dati dell’OMS, la prevalenza dell’obesità a livello globale è raddoppiata dal 1980 ad oggi. Nel 2008 si
contavano oltre 1,4 miliardi di adulti in sovrappeso (il 35% della popolazione mondiale).
Accertamento infermieristico
• Osservare forma corpo e distribuzione tessuto adiposo:
- Androide (uomo) rischio: cardiovascolare, diabete (grasso stoccato maggiormente a livello
addominale)
- Ginoide (donna) rischio: ernia, osteoartrite, stasi venosa (grasso stoccato maggiormente a livello di
glutei, fianchi)
• Valutare rischio e/o presenza di patologie associate attraverso:
- Profilo lipemico (colesterolo tot, ldl, hdl, trigliceridi)
- Presenza di ipertensione arteriosa
- Profilo glicemico
Interventi assistenziali
• Educazione,
• Regime dietetico,
• Esercizio fisico,
• Prevenzione delle complicanze quali: ipertensione, ipercolesterolemia e iperglicemia.
Risultati attesi ® Vanno stabiliti non appena individuato il problema e in base al piano di cura
• Riduzione peso 10% con decremento sett. 05-1 kg fino a bmi 30
• Riduzione circonferenza vita
• Mantenimento peso
• Assenza e/o riduzione patologie correlate
Molto alta anche nei Paesi sviluppati ed è legata a fattori per lo più dipendenti da stati patologici. Le
categorie maggiormente a rischio sono:
- Anziani;
- Pazienti oncologici;
- Pazienti Chirurgici.
Lo studio nazionale Nazionale PIMAI 2005 ha coinvolto 13 strutture ospedaliere in 13 regioni per un
campione totale di 1830 soggetti; la percentuale di soggetti malnutriti all’ingresso in ospedale è risultata del
31%.
Classificazione
Cause di malnutrizione
• Riduzione dell’apporto orale:
- anoressia
- nausea
- disfagia
- dolore
- ostruzione gastro-intestinale
• Perdita di nutrienti:
- malassorbimento
- diarrea
- emorragie
- sindrome nefrosica
- drenaggio fistole
• Aumento del fabbisogno:
- sepsi
- traumi
- ustioni
- neoplasie
- interventi chirurgici
- malattie infiammazioni croniche
• Alterata utilizzazione dei nutrienti:
- insufficienza epatica/renale
- neoplasie
- sepsi
MUST (Malnutrition Universal Sreening Tool) ® è uno strumento di screening in cinque fasi per identificare
adulti malnutriti, a rischio di malnutrizione od obesi.
Include anche linee guida gestionali che possono essere utilizzate per sviluppare un programma terapeutico.
È adatto all’uso in ospedale, comunità e altre strutture assistenziali.
Step 1 ® Punteggio BMI
Step 2 ® Punteggio di perdita di peso
Step 3 ® Punteggio effetto malattia acuta
Step 4 ® Rischio complessivo di malnutrizione
Step 5 ® Linee guida di gestione:
• 0 rischio basso
• 1 rischio medio
• 2 o più alto rischio
MNA (Mini Nutritional Assestement) ® è uno strumento di monitoraggio e valutazione ideato allo scopo di
individuare i pazienti anziani a rischio di malnutrizione.
Punteggio max 30.
Se il punteggio è superiore a 23,5 il paziente presenta uno stato nutrizionale normale e non sono necessari
ulteriori interventi.
Se il punteggio è inferiore a 23,5 indirizzare a consulenza dietetica.
Valutare inoltre:
• Pelle, mucose, unghie, capelli (tessuti a crescita rapida che necessitano di nutrizione adeguata)
• Muscoli e scheletro
• Stato neurologico del pz.
• Dosaggio di vitamine e minerali
• Sistema immunitario e test immunologici (cellule del sistema immunitario sono proteine ® se ho
una malnutrizione ho una perdita di proteine)
Interventi assistenziali
• Calcolare fabbisogno calorico del pz
• Educare pz e famiglia a un regime dietetico iperproteico e ipercalorico
• Monitorare introito di cibo ed educare il pz. A farlo
• Favorire l’appetito e desiderio del cibo
• Evitare digiuni
• Monitorare il peso quotidianamente
• Controllare parametri ematochimici
• Nel caso di pz. In nutrizione enterale o parenterale ® somministrazione di formule nutrizionali
Risultati attesi
• Aumento progressivo del peso fino a BMI di 20 o superiore
• Aumento dei valori di proteine sieriche con bilancio azotato positivo
• Riduzione astenia
• Aumento appetito
• Tolleranza alla ne/parenterale e assenza di complicanze
Valutazione introito alimentare (SCHEDA PIATTINI) ® strumento oggettivo che va a valutare ciò che
effettivamente il pz mangia.
DISFAGIA ® è una disfunzione dell'apparato digerente, consistente nella difficoltà a deglutire, ed al corretto
transito del bolo nelle vie digestive superiori.
Quasi sempre si manifesta come conseguenza di altri disturbi: neurologici, ostruttivi o motori, come
presenza di neoplasie o acalasia.
Può riguardare solo i cibi solidi, o anche quelli semiliquidi o liquidi.
Manifestazioni cliniche della disfagia sono rappresentate da:
• Difficoltà nel controllo del bolo nella cavità orale con perdita di saliva o cibo dalla bocca
• Tosse, sensazione di soffocamento per aspirazione nelle vie aeree
• Rigurgito nasale
• Affaticamento durante il pasto
• Deglutizioni multiple per uno stesso bolo
• Disidratazione - malnutrizione
• Polmonite ab ingestis
Interventi assistenziali
Assistere ed educare il pz/famigliari a una corretta alimentazione garantendo la sicurezza:
• Prima del pasto, in modo da poter garantire ambiente, confort, postura, etc.
• Durante il pasto: fornendo assistenza e supporto al pz.
• Dopo il pasto: postura seduta in modo da favorire la digestione
• Educare a tossire in modo efficace monitorare introito di cibo, liquidi e peso rivalutare regolarmente
la capacità di deglutizione
In base al grado di disfagia: lieve- moderata, verrà indicata una dieta specifica. Nel caso di grave disfagia si
valuterà la NE.
Interventi assistenziali ® Obiettivo sarà il recupero del peso e la gestione della malnutrizione
in un pz che tenderà a rifiutare i trattamenti proposti.
• Monitoraggio del peso e dell’introito calorico
• Indirizzare e supportare pz durante la terapia
Cognitivo-comportamentale
• Somministrazione ed educazione del pz/famigliari
Della terapia farmacologica e favorendone l’aderenza.
Risultati attesi:
• Aumento ponderale fino al raggiungimento di un BI accettabile
• Ripristino del ciclo mestruale
• Consapevolezza e accettazione del regime alimentare
• Riduzione o assenza dei comportamenti anomali
• Accettazione di un’immagine corporea normale
Vomito – caratteristiche
• Vomito alimentare ® È quello più comune, che contiene residui alimentari ingeriti di recente.
• Vomito psicogeno ® Acquoso e mattutino, è acido a causa del contenuto di succhi gastrici. È
collegato alla sfera psichica, nell’ambito delle emozioni negative, allo stress, alla paura e alla
depressione.
• A getto ® Così è definito il vomito nelle sue forme più gravi e violente: Il contenuto gastrico può
essere espulso addirittura a distanza.
• Biliare ® Si definisce biliare il vomito che contiene anche della bile. Si riconosce dal colore del
contenuto, che va dal giallo al verde scuro L’emissione di bile può segnalare la presenza di alcune
patologie come l’appendicite, l’ulcera peptica, l’ernia addominale, l’occlusione intestinale.
• Caffeano ® Si definisce caffeano un particolare tipo di vomito dal colore molto scuro, che ricorda i
fondi del caffè. Ha questo colore perché il suo contenuto contiene del sangue e in genere può voler
indicare che nel tratto gastrointestinale superiore c’è del sanguinamento. Assume questa
colorazione scura (marrone o nerastra) perché il sangue è rimasto a lungo nello stomaco,
trasformato dai succhi acidi. Potrebbe essere causato da: esofagite, gastrite, ulcera gastrica e altri
disturbi e traumi fisici o da un uso prolungato di farmaci antinfiammatori.
• Vomito di colore rosso vivo ® È un vomito che ha presenza di sangue non digerito che potrebbe
essere la conseguenza di un’ulcera allo stomaco o all’esofago o di altre patologie.
• Fecaloide ® Si tratta di una tipologia di vomito che si presenta con un colore scuro, marrone, con un
cattivo odore, simile a quello delle feci, tipico dell’occlusione intestinale Le cause dell’ostruzione
possono essere molteplici, quali ad esempio masse fecali indurite a causa di stitichezza e altre
patologie.
ALIMENTAZIONE DELL’ANZIANO
La fragilità:
- Alto rischio di ospedalizzazione, istituzionalizzazione, morte
- Rischio o presenza di dipendenza funzionale
- Stato socio-ambientale critico
- Polifarmacoterapia complessa
- Comorbilità grave
- Invecchiamento avanzato
Modifiche corporee età correlate:
• Riduzione della massa magra
• Riduzione della massa ossea ® per osteoporosi
• Disidratazione
• Aumento della massa grassa (BMI <25 quindi aumentano di peso ma perdono massa muscolare)
• Modifiche del tratto gastrointestinale (assorbimento)
• Problemi alla masticazione
• Riduzione della motilità intestinale
Fornire i mezzi per idratarsi ® tazza con foro per il naso, tazza a due manici, porta bicchiere, ecc.
Fornire i mezzi per alimentarsi ® stoviglie speciali per facilitare l’assunzione del cibo, sistema di descrizione
degli alimenti sul vassoio secondo la rotazione oraria per un pz cieco.
E’ indicata nei pazienti che hanno l'apparato gastrointestinale funzionante, ma che non possono ingerire una
quantità sufficiente di sostanze nutritive, in quanto non sono in grado di nutrirsi per os o non vogliono farlo.
Vantaggi:
• Una migliore conservazione della struttura e della funzione del tratto gastrointestinale
• Una riduzione dei costi
• Probabilmente minori complicanze, in particolare le infezioni
Le controindicazioni sono:
• Adeguata nutrizione x os
• Occlusione intestinale
• Ileo paralitico con ostruzione meccanica (quando c’è un trauma a livello intestinale ® intestino non
attiva peristalsi)
• Vomito o diarrea intrattabile
• Peritonite
• Emorragie tratto digestivo superiore e inferiore
Miscele nutrizionali ® vengono utilizzate per nutrire il paziente. Preparazioni standard industriali da
utilizzare per accesso digiunale duodenale. Preparazioni standard forniscono:
- Calorie1kca/ml
- Glucidi 48-55% per lo piu’ maltodestrine
- Lipidi 25-40% olii vegetali, trigliceridi a catena media
- Proteine 12-30% idrolizzate
• Miscele per diete polimeriche ® Costituite da elementi intatti che necessitano di digestione per
assorbimento. Osmolarita’ accettabile 250-300. Somministrabili per sonda o per os.
Nella pratica clinica esistono formule create per determinate patologie con formulazioni diverse es. Diabetici
– irc – ipercaloriche ...
Tipi di sonde:
• Sng (sondino naso gastrico): dal naso allo stomaco
• Nasoduodenali: dal naso al duodeno
• Naso digiunali: dal naso al digiuno
• Stomia gastrica o digiunale introdotta chir.:
Gastrostomia digiunostomia
• Stomia per via endoscopica: peg, pej
Sondino naso gastrico ® misurazione da punta del naso – lobo dell’orecchio – processo xifoideo. Utilizzato
nelle fasi iniziali di NE
• Sondino di grandezza ≤ 12 fr (1fr equivale 0,3mm)
• La sonda deve avere caratteristiche: morbidezza, flessibilità, biocompatibilità, radiopacità
• Sonde in pvc max 24h (rilascio di sostanze dannose per organismo) e rischio di decubito
Posizionamento nella zona distale dello stomaco per prevenire ristagno gastrico.
Si valuta il posizionamento con rx torace (gold standard) e poi si marca la sonda con un pennarello nella sede
d’inserzione nella narice.
Ad ogni innesto della nutrizione controllare inserzione mediante segno indelebile su sonda e controllo
mediante due metodi contemporanei tra:
• Ph test (ph tra 0 e 4 è gastrico se superiore a 6 intestinale)
• Controllo bilirubina mediante strisce reagenti (se presente probabilmente si è andati fino
all’intestino)
• Auscultazione (non affidabile poiché non da indicazioni sul posizionamento della sonda)
• Controllo e gestione del ristagno gastrico mediante aspirazione manuale con siringa
Nelle prime ore di somministrazione controllo ristagno gas. Ogni 2-4 ore per poi passare a 8h, con
trattamento a regime. Contenuto accettabile 200ml, il ristagno va reinfuso al pz ® deplezione liquidi
Sonda naso digiunale ® più lunga perché deve arrivare al digiuno.
Si utilizza con presenza di problemi di gastroparesi o rischio di polmonite ab ingestis.
Posizionamento per via endoscopica o mediante endoscopio e sondino con guida.
No controllo del ristagno gastrico.
Corretto assorbimento dei nutrienti se pz. Non riferisce complicanze quali crampi, distensioni addominali o
feci non formate.
Indicazioni PEG
• Trattamento nutrizionale ≥ 4 sett.
• Facile posizionamento (no intervento chirurgico)
• Buona tollerabilità del pz. (nessun passaggio dalla bocca)
• Possibilità di rialimentarsi dopo 24h dal posizionamento
Controindicazioni PEG
• Coagulopatia
• Impossibilità a passare l’endoscopio (ostruzioni esofagee, varici esofagee)
• Impossibilità di apporre correttamente la parete gastrica alla parete addominali
• Sepsi (peritonite, infezioni locali cutanee)
• Ulcere gastriche sanguinanti
Cura dello stoma e della cute dopo posizionamento
Dopo posizionamento e per 3-4 gg:
- Cura della cute peristomale come fosse una ferita chirurgica e controllo delle complicanze
(arrossamento, gonfiore, pus, succo gastrico)
- La cute attorno alla stomia può essere pulita con acqua e sapone
- Controllo quotidiano dell’inserzione della sonda attraverso scala di misurazione graduata
- Dopo circa 2 sett. si forma la fistola che collega la parete addominale con lo stomaco
- Insegnare al pz. / caregiver la cura della cute peristomale con pulizia esclusivamente con acqua e
sapone
- Controllo della cipolla di ancoraggio con rotazione settimanale
- Controllo periodico tra bumper (parete gastrica) e stoma sia al livello del primo impianto
- Non clampare
- Ristagno gastrico accettabile 100ml o meno
Si inizia con velocità somm. 50ml/h che verrà poi incrementata di 25ml/h sino al raggiungimento della soglia
tollerata. Max 150 ml/h.
Set infusionale
Disostruzione:
• Irrigare il tubo con acqua tiepida (lavaggio a bassa pressione)
• Tecnica “stop and start” (ripetere più volte cioè ad aspirare e lavare)
• Spremere, massaggiare delicatamente la sonda tra pollice e indice prima di effettuare il lavaggio
• Usare bevande a base di anidride carbonica
• Se fallisse anche il metodo precedente utilizzare enzimi pancreatici (dopo prescrizione medica)
sciolti in 5 ml di acqua tiepida
L’acqua
Componente fondamentale del nostro corpo, rappresenta il 60% della componente corporea
Il nostro corpo mantiene in equilibrio i liquidi corporei (in cui sono disciolti elettroliti ) attraverso entrate ed
uscite e questo è chiamato equilibrio idroelettrolitico.
L’acqua si sposta costantemente tra i due compartimenti portando con se sali ed elettroliti con funzioni
specifiche per la bioregolazione corporea.
Il bilancio idroelettrolitico
Disidratazione ® stadiazione
• Lieve o isotonica: la perdita di liquidi è inferiore al 5% del peso corporeo
• Moderata o ipotonica: la perdita di liquidi è compresa fra il 10% del peso corporeo
• Severa o ipertonica: la perdita di liquidi è superiore al 15% del peso corporeo (pericolo di vita)
Ipovolemia ® è la diminuzione del volume di sangue circolante (volemia), e perdita di volume intravascolare.
- Cause principali possono essere una forte emorragia esterna o interna, sudorazione eccessiva e le
ustioni gravi, perdite gastrointestinali (vomito-diarrea). Intra e post-operatorio.
Quando il volume si riduce a 1/5 del volume circolante si instaura un quadro di shock ipovolemico.
- Sintomi: sudorazione fredda, pallore cutaneo, tachicardia, tachipnea e repentina caduta della
pressione arteriosa.
Risultati attesi
• Quantità di liquidi assunta secondo piano assunzione
• Aderenza all’educazione
• B.I e peso rinormalizzato
• Assenza di segni e sintomi di disidratazione
• Pz/caregiver riconoscono segni e sintomi
Squilibrio idroelettrolitico ® Alterazione della fisiologica proporzione tra acqua ed elettroliti nel corpo
Principali elettroliti: sodio (extracellulare), potassio (intracellulare), cloruro, manganese, magnesio e calcio.
Sodio e potassio regolati dalla pompa sodio-potassio.
Possibili condizioni:
• IPONATRIEMIA: riduzione della concentrazione sierica di sodio sotto ai 135 mEq/l.
Si manifesta con astenia, crampi muscolari, ipotensione.
Può essere provocata da un eccesso di acqua (iperidratazione).In tal caso non è una perdita di sodio in
quando tutti gli elettroliti sono diluiti.
L’iponatriemia può invece essere provocata con reale perdita di sodio durante il vomito, nelle diarree
imponenti, nelle nefropatie e dopo interventi chirurgici di una certa rilevanza
• IPOCALCEMIA: riduzione della concentrazione sierica di calcio ionizzato sotto ai 4,5 mEq/l e calcio
sierico sotto ai 8,5 mEq/l
Alterazioni del metabolismo e della fissazione del calcio danno luogo a:
- Osteoporosi,
- Provocare alterazioni dell’emocoagulazione,
- Alterazioni dell’eccitabilità del tessuto nervoso e muscolare, sino alle convulsioni
• IPERCALCEMIA: aumento della concentrazione sierica di calcio ionizzato sopra a 5,5 mEq/l e di calcio
sierico sopra a 10,5 mEq/l.
Un elevato tasso di calcio nel sangue (ipercalcemia) produce costipazione, inappetenza, nausea, dolori
addominali e insufficienza renale.
E’ spesso dovuto a tumori, affezioni renali, sovradosaggio di vitamina D o disturbi ormonali.
Equilibrio acido-base
L’acidosi e l’alcalosi sono condizioni cliniche anomale che derivano da uno sbilanciamento nel pH del sangue
(7.35 e 7.45) , dovuto ad un eccesso di acidità o di basicità.
I polmoni e i reni sono gli organi principali deputati alla regolazione del pH del sangue.
• I polmoni smaltiscono l’acido fuori dall’organismo, rilasciando CO2 (variazioni in pochi minuti)
• I reni eliminano acido nelle urine e regolano la concentrazione di bicarbonato mantenendola
costante a valori compresi tra: 21–30 mEq/L o 21-28 mmol/L (variazioni in pochi giorni)
Entrambi questi processi sono in continua attività, e mantengono il pH del sangue sotto stretto controllo.
CO2 ® è acida. Se si va in iperventilazione si elimina CO2.
Acidosi ® quando il pH del sangue scende sotto a 7.35. Può essere dovuta a:
• Aumento della produzione di acido nell’organismo
• Consumo di sostanze che vengono metabolizzate in acidi
• Diminuzione dell’escrezione di acidi
• Aumento dell’escrezione di basi
Alcalosi ® quando il pH del sangue sale sopra a 7.45. Può essere dovuta a:
• Alterazione nella concentrazione degli elettroliti, causata, ad esempio, da vomito prolungato o
disidratazione grave
• Somministrazione o consumo di sostanze basiche
• Iperventilazione (con aumentata escrezione di acido sotto forma di CO2)
Qualsiasi condizione clinica o patologia che colpisca i polmoni, i reni, il metabolismo o l’apparato
respiratorio, può potenzialmente può causare acidosi o alcalosi.
Sovraccarico di liquidi ® Eccessivo accumulo di liquidi caratterizzato da ipervolemia con aumento della
pressione idrostatica, trasudazione di liquido intravascolare nell’interstizio e terzo spazio.
Il bilancio idrico sarà positivo.
Esordio con edemi declivi fino a un quadro generalizzato detto anasarca
- Aumento peso
- Turgore giugulari
- Tachipnea
- Riduzione dell’ematocrito
- Pa elevata
Situazioni cliniche:
• IRC: riduzione del filtrato glomerulare con conseguente accumulo di liquidi ed elettroliti nel
comparto extracellulare
• Scompenso cardiaco: deficit della pompa cardiaca con riduzione della perfusione e filtrazione renale.
Si avrà riduzione della diuresi e accumulo di liquidi con sovraccarico di circolo fino al quadro di
edema polmonare
Edema
- Edemi da stasi: sovraccarico di circolo o da aumento della pressione idrostatica o da ostacolo al
ritorno venoso (cronico)
Dovuto a deficit cardiaci - polmonari
- Edema da riduzione della pressione oncotica (epatopatie, sindrome nefrosica, grave anemia,
cachessia)
- Edema infiammatorio
- Edema indotto da farmaci
Accertamento infermieristico sovraccarico di liquidi ® Osservare turgore delle giugulari ( pz seduto a 45°
distesione delle v. Giugulari non superiore a 2 cm)
Risultati attesi
• B.I negativo non oltre i 900ml/24h e poi quando ristabilita omeostasi non oltre 600ml/24h
• Diuresi ≥ 1ml/kg/h con urine normocromiche
• Assenza di: edemi, dispnea, crepitii polmonari
• Vene giugulari piatte
• Pvc 3–10 cmh2o
• Ematocrito
Pressione venosa centrale (pvc) ® Il valore di PVC permette di valutare il volume ematico circolante. Il range
di normalità:
• Limite inferiore, ha un valore da 0 a 5
• Limite superiore va da 7 a 12.
Valori negativi della PVC ® indicano ipovolemia.
Valori superiori a 12 ® indicano ipervolemia.
Esame effettuabile solo in pazienti portatori di CVC, non invasivo.