Sei sulla pagina 1di 2

Luperini

Secondo lo scrittore le elaborazioni teorico-critiche che sono avvenute nel corso del
‘900 in ambito universitario hanno avuto una grande ricaduta anche nella scuola. Egli
afferma che c’è una differenza di vent’anni fra le elaborazioni originali e il prodotto
ultimo diffuso nelle scuole. Nella prima metà del ‘900 la cultura è stata egemonizzata
da Croce, anche se qualcuno era ancora fermo al pensiero di De Sanctis. L’insieme di
queste due modalità di pensiero ha portato, nel dopo guerra, alla stesura di manuali
che risentivano di un impianto storicistico-idealistico. Successivamente, negli anni
Sessanta, si diffusero le indagini critiche di stampo strutturalistico, formalistico e
semiologico, che influenzeranno i manuali pubblicati negli anni Novanta. Nell’ultimo
periodo, nelle università italiane, si è sviluppata un’indagine di stampo ermeneutico-
cioè, sulla capacità che un testo ha di essere interpretato da un lettore attento- la cui
diffusione è iniziata solo nell’ultimo periodo. La critica storicistica ha prediletto gli
aspetti contenutistici, essendosi trovata nella posizione di dover esprimere una
preferenza fra quest’ultima e gli aspetti formali del testo. In effetti, si vide presente
anche l’attenzione dell’autore, inteso come mente creativa che voleva lanciare un
messaggio (difatti, ci si poneva domande come :<< Quale messaggio voleva far
passare lo scrittore tramite queste parole?>>, ad evidenziare l’interesse dell’autore
stesso). La critica strutturalistica-formalista-semiologica ha privilegiato gli aspetti
formali, in un testo si è dato più valore alla rivalutazione dell’opera nella sua
autonomia, piuttosto che all’autore, all’analisi delle strutture formali, della
narrazione, della metrica e della retorica; al sistema dei personaggi, o alla
semiologica, nonché scienza che studia i segni. Secondo questa critica, il testo
potrebbe essere analizzato prescindendo dall’autore e dalla sua biografia. Fra le varie
critiche, quella preferita da Luperini è la critica di stampo ermeneutico.
 Il formalismo studia le strutture dei testi e, nello specifico, analizza le relazioni
tra i vari personaggi e le funzioni di cui essi sono investiti nel testo in
questione; così, tutte le relazioni dei personaggi sono riducibili a degli schemi
geometrici.
 Lo strutturalismo, formulato da Roman Jakobson, studia le strutture dei testi
poetici e narrativi.
 La semiologia studia, invece, i segni, a ognuno dei quali corrisponde un
significato, associato dalla stessa a ogni elemento della vita.
I due approcci di critica sono legati da un rapporto di causa-effetto nella testualità.
Nel 1936, Luciano Anceschi pubblicò un’opera, intitolata “Autonomia ed Eteronomia
dell’arte”, nella quale egli rifletteva circa la possibilità che un testo ha di essere
autonomo o condizionato da agenti esterni. Per esempio, nei “Malavoglia”,
considerando il libro in sé e per sé, un ipotetico lettore direbbe che l’autore, Giovanni
Verga, intende descrivere una famiglia di umili condizioni, la quale cerca la
redenzione ma che, tuttavia, è costretta a fronteggiare una serie di peripezie dovute al
contesto storico-sociale in cui i protagonisti sono costretti a vivere (come la leva
militare). In realtà, il vero intento dello scrittore è quello di far commuovere il lettore,
anche se lui stesso era antiprogressista e sfavorevole ai movimenti socialisti.
Pertanto, si può avere una critica che si disinteressa della vita dell’autore e si fonda
solo ed esclusivamente sull’opera. È una critica intermedia, di tipo biografico-
ideologico, che cerca di capire come Verga abbia cerato un romanzo che fa
commuovere.

Potrebbero piacerti anche