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LA PRATICA
DI PROSPETTIVA DEL
CAVALIERE LORENZO
MO Si rigarti
AL SEI*". FERDINANDO
MEDICI CRANDVCA
Di Tofcana
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IN VENETI A
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ERDINANDO MEDICI
GRAN DVCA DI TOSCANA-
Lorenzo Sirigattt.
A 2 A.BE-
A BENIGNI, ED AMOREVOLI
LETTORI
gran-
gran patienza, e una lunga fatica non può ucnirfi al fine dell'opera . Tutto quefto
mi è flato ftimolo di penfare fe ci fofle modo , ò regola di ageuolare quefta operatio-
ne3Ia quale eflendomi paruto d'hauertrouato,m'e paruto anche di publicarla, per-
vadendomi cheella fia per eitere di giouamento à chi fi diletta di limile facoltà.
Della perfettione, ò imperfetion della quale ne rimetto il giuditio in tutto , e per tut-
to àquelli , che hanno uiflo le regole date da tanti altri , e folo pregherò quelli che la
leggeranno àuederlauolcntieri, il che uerrà lor fatto tuttauolta , che hauranno ri-
guardo alla (inceri tà dell'animo mio, il quale non è di acquiftarmi ambitiofa lode
col fuperaregl'altrijma folamente d'apportar qualche giouamento à gli ftudiofi di
cofi bella feienza . Efeconofceròenagrata,ericeuutauolentieri quefta mia ope-
ra piglierò
, animo di darne fuori , quanto prima un'altra , la quale in quefta materia
farànonmeno bella, che utile, fpiegandocon eflà difficultà fottiliffime,chcln cflà
materialoglionoaccadercficheuipregoad aggradirla uolentieri , e darmi animo
di attendere con più diligenza, che forfè non hò fatto (inoalprefenteà (ìmiliftudii ,
Dio ui feliciti.
TAVOLA DE CAPITOLI NELLA
PRESENTE OPERA CONTE NVTI.
F Qap.j.car.6
Cap.43.car.4s
Finti della feena che unifica con le cafe del palco da metterfi in farci»
Q
Quadrato perfetto da metterfi in fiordo Cap. 5 . car. 5
Quadrato perfetto da metterfi in fiordo fuori 'di JquadrOj Cap. \ 2. car. 9
Quadrato pei fitto da metterfi tn fiordo con un'angolo verfi la uiftaj Cap. I 3 . car. 9
V
Cap.41.car.41
'Viola da metterfi in Jcorcio con la viHa fuori di Jquadra
O V A
q
Errori
Correggi mento
tata Neil» lettera al G. D. Ver. 14. accioche
V. 9. alteraafilK materia ' ^V.*Y^» \ auuerra che
• nlteratiune di-materia
Kcllalettcìaa' Lettoti V. 6. cheli de l)
Nella medelima .
V. 10. Tjrtriangoli
ciferuiamo r^ww¥' ( \. '■
Cap.il- V.V. 42. 2.4.
... liletuiamo
treangolo
Cap.UI.
Cap. 'li-
Cap.H t 49. N- punto della 1)alclla
puntoqualedella,
Cup-lll. 25. Itilo
2j. del quale ciìono
Cap-V. .L.6 isfe rio
CaF.V 1111. ,. 42. I-li tono
25- 6- Pian
Cap.V.
Cap. 1 X. V. vitmio l'ieiusferio
Cap. XI. fi. ripigtcio liando digradato ■ le^marjnfiripigl a 2. t*il medelìmo digitato
iando
(cordo
Cap. XI. 10. illco
legat a. 2. legnino _ . -
Cap. XIII. 0. lileg limo
Cap. XXI.
Cap.XXlIII. pian tannini.
22.
J7t 4. lega lo, fegninfi
profindo
come da,
prohlo
l?g
clic da ,laltroà gl'angoli della
mando
Cap. XXV. V.
Cap XXV. due archi.ò ucro due porte , due porte , ò nero due archi
Cap.XXVIII.
Cap.XXVIIi. ilV.titolo.4-, cercaua per cercaua: per
Cap.XXVllI. V. }6.
Cap.XXXI. ilV.titolo» o.. picdcftello
portione
Cap.XXXI 11.1.
Cap.XXXI y< j 5, uuouole uuouolo
pìedcltallo
Cap.X iXVI. parte proportione
V. 23. rapprelcntaci elappreientatoci
le linee
Cap. X L.U V, 13. e linee 7- linee. L'altezza
. Cap.XLII. V. 2{. linee l'altezza
AL1U. V. -2 —2.5- che perpendicolari che ha parti
la linea.
Cap.XLllI V. la linea
perpendicoli
ionoa Firen
Ottoh PerGirolamo Franchi Sanefe
, ^i-t-
Stampatocene»* adi zi-Libra
\
LIBRO PRIMO.
Capitola I I.
7ll*nxl^
irC*;\\m regolai a quello,
^^PnmoapparircrofaimpcrtincnrcccrcarccK
cheinteramentcneèpnuo, e che defidcriamo dare
nltnngerefotto determinati precetti, cofa cheelTendoper
raraienza termine , ci fi può inoltrare in infiniti modi , tale Giana
in ve-
ro il
e volere alTegnareparticularc , e determinato luogo per
di-
ftanza alla viltà, che ha da vedere le immaggini , le quali
fi hanno
. dadifcgnareinprofpettiua .attcfoclicilm^dcfimooseetto può
eflereuedutodaluoghiinfiniti.rlipondendoàqueftaragioneapparentedfcm
perqueltalolacagionccioepercheininfinitiluoghifipuò collocarela
villa habb.a-
inogmclicatoneceli^inoairegnare luogo particulare perfito
di elTa , acciò chi opera
non rem confufo dalla infinita ; Dicamodunquecheladeterminationedi
quclloluo
òperelettione, e per ncccifit-a quando
conmett,dal!alcarI,tadelIuogo,0daaltroaccidentenonpolfiamoalloiHanarci,òau-
SSSSS'J ^5^°^*°^'
uicnaraal oggetto a piacer nomo, pcròintali calici habbiamo
accomodare il me-
glio chepolliamo ingegnandoci quanto fia polfibile di accollarli alla
regola , che ne-
ghamo dare, ouc faremo liberi d ogni impedimento percheallora
elfcndo in noltra
clenonepighareilluogodellauilta.giudichiamo (fecondo
tratta damolnpamcuhnci^ che una lunga efperienza
fndodaeirounapapcndicularefopra^
dadilegnareinfcorao,edaltermi,KdieCaperPen^
emme dell oggetto quella linea tirata fia più lunga una
volta e mezzo dalla ma Jor
linea tranciale de l'oggetto, che all'occhio fi rapprefenta,
in oltre fia l'aES
do no, a porre in fcorc.o qua fi voglia delle prelente figure, prefa
la ma™]„ea tran-
ciale d,qual fi,uogha delle polle figure, che in tal loto a poflà apS
, qual i
Ver mettere in fcorck il pentagono con vna delle fue facete 'verfola, vi Ha,
Capìtolo Vili.
IANO difpoftelecofe lolite, ciò è la linea de! piano A. e lotto eflà la metà del
pentagono 3. 4- [> '> E la linea del taglio C. P. B. e il punto L. delle lar-
ghez e ,e l'occhio D. ò vero punto delle lunghezze ,e dall'angolo 4. li mera
vna lineai piombo fopra la linea del piano, la quale terminerà nel punto 4.
e col (ilo drizzato al punto 1. fi pigliela la lunghezza P. y. e col filo L. driz-
zato alpunto: 1. fuo corrifpondente fi piglierà la larghezza P. 6. e quefte
traportate, e incrociate al modo iolito, ci diano i punti, I. 1. dentro le linee
à (quadra , e con la medelima regola fiano ritrouati 1 punti 2. e 2. e 3. e chiu-
dali lafigura , e con quella medefuna regola metteremo in feorcio qual lì uoglia piano contenta
to da linee rette ,
p:?g||g|§IA la linea del piano A. la linea del taglio P.C. B. il punto delle
larghezze L. l'occhio , e punto delle lunghezze D. c N. fia la
metà del piano da digradarli, diuifo per lunghezza in quante parti
vguali fi vogliano dai punti i. 2. 3. 4. 5. e per la metà della larghez-
za fia diuifo da i punti R. e H. Q^e N. e fia difegnato tra le
linee à fquadra in feorcio, con l'aiuto del Capitolo precedente il
piano propofto , ma non partito , le cui larghezze fiano 9. 9. 2. 2. e le lunghezze
9. 2. e 9- 2. ora per partire il quadrato proportiónatamentc al perfètto, quanto alle
larghezze balta diuiderlein parti vguali, perche quefte non efiendo vedute in feorcio,
non variano proportione dal perfètto 5 fiano adunque diuifc ne punti G. H. 3. e
quattro, da quali fiano tirate le linee G. 3. e H. 4; e quando pure volelfimo „
polliamo col filo L. trouare nella linea del taglio le medefimediuifioni, pero che
drizzato à punti R. darà lediuifioni O. G. che fono nel digradato la G.H. e driz-
zato punti
à H. N. piglicremo le diuifioni I. Z. che nel digradato fono le 3.4. Per
trouare poi le diuifioni fecondo la lunghezza , diftendafi il filo D. ài punti 1. 2. 3.
4. 5. & notinfi nella linea del taglio P. C. le lunghezze P. 5. e. P. 4. e P. 3. c P. 2.
e P. 1. e quefte fiano traportate fòpra la linea à fquadra O. Z. & fiano le O. 5. le O.
4. le O. 3- le O. 2. leO. 1. e peri punti 1. 2. 3. 4. 5. fiano tirate le linee paralclle alla 2.
a.eharemo il piano compartito come fi dclìdcraua,.
Ver tirare ìnprojpettiuail mede/imo quadrato con vno angolo ver/ola uiB(L>,
Rapitolo XIII.
I ANO ordinate lefolitc cofe necelfarie comenclla figura fi vede,
efia dilègnatoil quadrato perfetto R. S. D. Q^daicui angoli io-
pra la linea del piano ,cadinolclinee perpendicolari , legandolo ne
1 punti corrifpondenti R. S. Q^D. cprelè coni fili la larghezza
P. S e la fuacorrifpondente lunghezza P. 2. fiano traportate interfe-
candoletrale linee àfquadra nel punto 2. come fi vede da vna fola
banda parimente la larghezza P. 9. con la lunghezza P. 3. fi interfechi ne! punto
5. la P. 6. con la P. 7. nel punto 4. e finalmente la larghezza P. 4. con la lunghez-
za P. 3. fi interfèchino nel punto 3. e chiudendo i quattro punti, come 2.ej.Cfc
5 Jiaremo drfegnato il feorao il quadrato, come cercauamo di dilègnare .
LIBRO PRIMO.
Ter mettere in /cordo la figura Ottogona fuori di fiuadra. Rapitolo XI 111.
|ABBIAMO portele due figlienti operarioni , non perche in
effe fiano cofenuoue, e diuerfe dalie patiate , ma folo per
dare
occafione à chi òpera di ferii più familiare la nofìra redola, me-
diante ladiuerfità delle figure. Siano adunque come fi'vede
nelle feguentc figure mciTe in ordine, la linea del piano A la li-
nea deltaglio C. P. B. il punto delle lunghezze D. il punto
. delle larghezze L. c le linee à fquadra R. O. Z e dalli an
golidcUafiguraottogónafcgnau T. fiano tirate Iclinccpcr
pend.colan foprala li-
nea delpiano figandolancpunti , , e ,. 3. e 7. 4. e I.
filo D fighi la linea del tagho nepunt. 2. 3. 4- e 5. cilfilo àiqM diftefo il
L. drizzato adi
angoli dell ortangolo leghi la linea del taglio ne punti 1. 2.
3. 4. 5 6 7 * ofe
fa poi la lunghezza P 2. con la fua cornfpondente larghezz
a P. 4. e ìntcÀU^
doletralcinecafquadraalmodofolitojuremoilpunt
oted.poiprefalalun-h
. 2. conia larghezza P- 7. ina confondente, ci daranno il punto
2. cdi poi prefala
lunghezza P. 3. con la larghezza P. s. fi interfecheranno nel punto
3. ccónlamcdc-
lima ofleruationc ■mtcriccando ciafeuna lunghezza con
la fua corrifpoiKÌentc larghez-
za, noteremo tra lelince a fquadraj punti rimanenti 4. 5. 6. 7. £
trai quali tiran-
do fcambieuplmentelmccrcttc , fi chiuderà lafiguraottogona
noltra intentione, . 1 digradata, come era
Rapitolo XV I.
AVENDO difcorfofino à qui largamente intorno alle regole del mette-
re in fcorcio le fuperficie contenute coli da linee rette, come da circulari ,
&douendo pallat e con il ragionamento à i corpi fohdi , ed alle regole del
digradargli , ci è parlo prima che diamo mano dotitre apportare non pic-
ciola vtilità, il dichiarare prima con hreue difcoifo , e dimoftrare che le
feguenti operationi non faranno differenti dalle pallate , e perfuadetc chi
impara, che nonci è per hauere cola neflùnadi nuouo, che gli riabbia dai
apportare difficulcà, ogni volta, che hara intelo bene, e polltderà le cole
dette fino à qtii. Dunque è da fapere che il mettere in profpettiua cor-
pi fodi , come leale , cale, Chiefe , & limili editìtij non è altro che digra-
dare lamedefima,òdiuerfe fuperficie fopra differenti piani , dico differenti tra di loro per edere
l'vno pofto perficie;più,
non hardò meno
da temere alto dell'altro , tal che
, ne sbigottirli chiharàprefo
di efière bene inil modo
per nfeontrare del alcuna,
difficultà digradarema leper-
fu-
che molte volte le cofe fteftè, non per loro natura, ma per eflere fcritte difficilmente , & ofeura-
jnente da chi le tratta fogliono apparire difficili , noi per fuggire quefto errore con l'eflempio
innanzi, cerchereno E ADVlSHÌ^Vdi cfplicare il concetto
E farà ncftro piùmettere
noftra intentione chiaramente'.
in profpettiua il cubo A. B. C. D.
E. F. G. H. ogni volta, che haremo ritrouatooueli habbino da collocare nel di-
gradato gl'otto punti A. B. C. D. E. F. G. H. pofti agl'angoli del cubo , non è
dabbio alcuno che haremo confeguito l'intento perche tirando tra elfi fcambieuolmcn
te le linee rette, che lono i lati del cubo farà delcrirto il tutto . Mapertrouarc i quattro
punti B. C. H. G. che altro hauiamo noi à fare che digradare il quadra to B. C.
H. G. e per trouare i punti rimanenti , quale altra regola ci farà neceflària , che quella che ci infe-
gnaàva difegnare
D. pofto più ilaltoquadrato dei quadrato A. F. B.E. G.Dì H.di C. niuna certo altezza
e quefta , è ben civero
vienechedatail quadrato
dal profilo A.di E.
detto1-'.
cubo, che altro non è , che il quadrato A. B. C. D. e fi vede in quella opcratione , che il met-
tere inprofpettiua il cubo , non importa altro che digradare il medelimo quadrato fopra duoi di-
uerfi piani , il limile vedremo , più particularmente in tutte le fequenti operationi , come dalle plan-
ce (le quali ci rappi -elencano tutte le diuerfità de piani difegnare nel piano dello )fi cauino i digra-
dati de piani , da i quali fi compone il corpo , dal profilo li pigliano le loro diuerfe altezze , e perche
à forte fi è fatta mentione dell'altezze , non habbiamo da tacere un'accidente , che fiiole apportare
marauiglia,
fpettiua,e quefto e talora difficultà,
è donde e dubbio della
polla procedere, che certezza
vedendo dell'arte à molti, lunghe;
noi lamedelima che fiefercirano nella pro-
2.1 (opra ìlmedelimo
piano , quanto più fi porrà lontano , tanto ci apparirà minore , e dileguata ancora nel digradato
tornerà minore la più lontana , che la più vicina, come fi vede in quello efèmpio , nel qualeè
irianifefto che fé l'occhio D. vedrà la lunghezza B. A. vicina gli parrà maggiore , che uedendo-
la porta più lontana , e tale ancora gli tornerà nel digradato , perche la più vicina gli verrà rapprefen-
cata dalla linea LO. e la più lontana dalla S. E. e manifefto che la linea f . O. e maggiore della
linea S. E. ma quefto accidente non fi fitrouando nelle altezze, ha dato come ho detto difficultà
à molti , perchefe bene il medefimo oggetto pofto da noi più lontano , con tutto che fia vero inquan-
cheto farà
all'altezza,
pofto lapiù quale ci appare
vicino, ciò è minore,
più ballò,non
comedi meno nel digradato
perefempio, non ci corna
lamedefima minoreA. diB.quello,
lunghezza uedu-
ta dall'occhio D. quando fira balla, nel vero gli apparirà maggiore , che quando farà porta più al-
ta, non di meno fé io la vorrò difegnare.in profpettiua tirando la linea del Caglio I. F. lalinea S. E
non
come verrà nelledileguata
dittanze minore
fopra vndella lineachelecolemedefimeuedutepiù
piano, I. O. ma eguale, non vale dunque l'argumento
da lontano nelle minori
appararono altezze,,
& nel digradato fi hanno à difegnare, non quali fono, ma quali apparirono, dunque le mcdefime
cofe porte più alte, apparendoci minorili hanno à dilegnare minori delle più balle, ma la cagione di
quefte diuerfità, credo che hormai fia fiata comprela, per che da alerò non deriua, le non che volen-
do porre . in profpettiua
tez eperò è necelìario l'altezza , la filinea
che ad eflà del taglio
olleruino viene paralella alla linea , fono
lemedelimeproportioni,che nella nel
qualeperfetto,
fono le co-
al-
me nella feconda figura appare, ma disegnando le lunghozze polle nel piano fuggetto , & la linea del
taglio uenendo perpendicolare fopra il piano fuggetto , &non equidi dante ad elio , e necefiario che
le proportioni del perfetto non fi mantenghino più , m a lì alcerino , & che le medelìmelunghezze po-
lle piùlontane, tornino nel digradato minori delle più vicine .
LIBRO PRIMO.
Ter difegnare in /corde vna /cala quadra, che fale da tutti i luti. Rapitolo XIX.
IA legnata lotto la linea del piano la metà della pianta R. la quale
altro non è che la larghezza di tutti li fcalini , e fopra vi fiano no-
tati Tua
i profili , che fono le altezze de medefimi fcalini , fiano
adunque coli gl'angoli della pianta , come quelli del profilo cor-
rifpondenti ad elfi , legnati con lettere A. B. C. R. E. F. c po-
rti fili
i à luogliloro , fiano fegnati con l'aiuto di elfi (opra la linea
del taglio al modo Iblito tutte le mifure delle larghezze , e lunghezze, e prefala lar-
ghezza P. 2. con la Tua cornlpondcn te lunghezza R O. ed intcrlècate inficine tra
le lince à fquadra , ci daranno da delira, e da finiftra i punti 2. 2. tra i quali fi ti-
rerà vna linea che farà il termine di lòtto del primo fcalino, e per trouarcla lua al-
tezza ritenghafi la mcdelìma larghezza P. 2. e prefala P. N. che raprefenta l'altez-
za dello fcalino I. R. inficine con la diftanza P. I. fiano le dette milure P. N. e
P. 2. intcrlècate da delira , c da finiftra , le quali ci daranno i punti 3. 3. c vo-
lendo lalunghezza del medefimo grado, prendali le milùrc P. 4. c P. A. le qua-
li intcrlècate ci daranno i punti 10. 10. prelè poi le mifure P. 3. e P. 5. e inter-
fccatc ci denotaranno i punti 4. 4. larghezza del fecondo grado , la cui altezza 5.
5. trotteremo interlecando la medefima larghezza P. 3- con la lunghezza P. T- c
la fua larghezza 9. 9. ci verrà terminata dalle milùrc P. 6. e P. D. interfecate
l'vna con l'altra , la larghezza 6. 6. del terzo fcalino troueremo interfecando le di-
ftanze P. 5. e P. V. & l'altezza incrociando la medefima P. 5. conia P. Z. eia
lunghezza 8. g. farà trouata intcrlècando P. 7. con P. L. tinnii poi trai punti
trouati, come fi vede ncll'efempio linee , e haremo la ficaia dileguata come fi defidc-
raua , e fe fi tireranno ancora le lince 3- 4- 5- (>■ e quelle piccoline da i punti 9.
jo. dritte à i punti 3- 5- ci rapprefenteranno le mifure de gradi , ò per dir meglio
delle pietre che compongono i gradi .
CAP XIX
c
D
LIBRO P RIMO.
XX.
Per digradare la[cala che file da due lande in profilo .
foito,
E S C R I V A S I fotto la linea del piano la metà della pianta , e G.
pra.lnio profilo X. che fonole altezze dedicai™, annett ,
endo
cnenella pianta lo fpanoO.ci rapprefentnlnpofò, ao
è quello
ipatio aito fopra gli fcalini, e i piani A. G, e" B. H. c C I e
P. K. fonole larghezze de gradi, i quali nel preferit
e efempio
porremo, che fieno quattro . Diflcndinii poi ifilià tutti el'an-
— ry- JT~- g° dclla pianta' cdcI Profilo> cnotinfileinterlccarioniloro fo-
pralahnea c taghocfpongh.nfilelineeafquadra.epe
r dare principio allWraul
kcatcdadeftraedafin.ftra.citerminerannoipunti
feSSSeIhHP' C^-^ndcntelìnghe 2, 2, per
zzaP izza\c1
la Rlarghe $to
della L
fola
conia 1. n. ne punti 3. 3- eia fi»a larghezza 4. 4- ci farà
terminata dalla interfccatio-
nedi R p. con la medehma R „. e la mede/ima R
9. internata co, P io ci
daraipunt, 5. e R io ^crociata con R ,. terminerai punti
fecatacon R 9. ì?ma 7 7, CR 9. mterfe 6. 6. eR s nte"
cata con R Spunti*. ,cf
terfecatacon R a darà 1 punti 9, 9- e P. mterfecato coi R 6.ipu
efinalmcme P interlecata con R 7. citerm nt ,0 o
toun quilelargl^^ ineràipuntin. ,i,c haremo ope£
gononel digradato notate coni punti 1. 2. 3. 4 5- troue
remoin quella manaa 3
dalla linea del taglio la larghezza R u c la lunghezza
R 5. ci daranno iiScc 1
lvnaconlaltraipunti, 5.e R 2,nterfecatocon R Spunti
zainterfecatacon R 3. lunghezza ci darai punti 3.3. \+ P. C ^
R i Inter fiia con ?"
dataipunti 2. 2. efinalmente R 5. mterfecato
con R ..ritemperi i punti U
LIBRO PRIMO
Per mettere infcorch U fcak fuori di Quadra , che [de tra, due muri. Capitolo XXI,
Per difipmre in Jcorcio la fcala, che fale da vna landa fuori di Quadra.
Capito/o XXII.
Pur iifcgnarc in feorcio due archi con la nifi* in me^KP- Capitolo X X Fi.
S S E N D O fpcditi dalla diuerfità delle /calce tempo di paflàre ad
altra materia, vtileà/àperla prima che fi ragioni delle crociere,
e qucfto /ara il digradare due archi , e prima con la vifta ih mezzo.
Defcriuafi dunque il profilo di c/fi M. /òpra la linea del piano nei
modo appreflò . Dc/cnuinfi due Pila/tri le cui bafe , c capitelli per
più facilità fianofenza membri, con li puri aggetti, e fiaui /òpra
pofto l'arco il qualcfeguita il viuo de pilaftri, defcriuafi poi fotto
a (uà pianta , della quale ballerà defcriuernela metà per c/Iere veduta in fàccia , e que-
lla fitrouerà tirando in lungo due linee corri/pondcntial viuo depila/tri negli e/tremi
de quali /àranno polli i due quadrati R. R. i quali ci rapprefcntanoilfddode pila/tri,
intorno à quali quadrati ne difegneremo due altri più larghi de primi quanto èia lar-
ghezza delli aggetti. Sia dunque de/critto il profilo M. eia pianta H. /canari con
numeri comenella figura fi vede, eperdare principio ali'operatione, polli i fili à luoghi
loro deferiuiamo le linee à /quadra , le quali ora perla ficarfità del luo^o fi metteranno
in vno altro foglio. Diftcndalì il filo D. al punto 3. inferiore del profilo, e prefa la di-
stanza tra P. e la fuainterfecationefopra la linea del raglio, fi ha da incrociare con le
due larghezze tratte dal filo L. diftefo à punti 3.3. della pianta , e ci darà interfecata da
de/Ira, e da finiftra i punti 3- 3- quefieduemedefime larghezze interfècatepureda de-
lira e, da finiftra con l'altezza prefà dal punto 3. più alto del profilo , ci daranno nel di-
gradapunti
to i 3. 3, fuperiori, che faranno le due larghezze delli aggetti 1 punti 1. 1. in-
feriori dello feorcio nafeono dalle due larghezze prefe col filo L. diftefò à punti 1. i.del-
Ia pianta, è interfecate con l'altezza prefa col filo D. drizzato al punto 1. inferiore del
profilo , d'altezza tolta dal punto 1. fuperiore del profilo incrociata con le due pure era
nominatelarghczze, ci da i punri 1. 1. fuperiori nello feorcio , e quelli quattro punti le-
gnati 1. 1. 1. 1. Ibno i termini de pilaftri . I punti che fi ueggono fegnati nello feorcio 2.2.
fermano dalla larghezza tolta dal punto 2. della pianta , e interfecata con le due al rezze
tratte dai punti 2. 2. del profiloja larghezza tolta dal punto 4. della pianta, e interfecata
con le due altezze tratte da i punti 4.4. del profilo , ci da nello feorcio i punti 4. 4. e br-
uendo trouato tutti quefti termini,defcriuiamo i due pilaftri più vicini alla vifta,e per di
fegnareil loro arco piglili nella linea Z.O.il punto i.alto al pari de punti 3 .e 3 . & fattolo
centro deferiuiamo /òpra elfo due mezzi cerchi corri/pondenti alla larghezza de uiui de
pilaftri , e quefti faranno la larghezza di detto arce, la cui groftèzza fi difegnerà intorno
al centro 2. alto quanto i punti 4. 4, fecondo lo interuallo delle groffezze de' pilaftri ,
feguendo poi pun talmente il medefimo ordinccauandole mifure dall'altra parte della
pianta, e del profilo , fi di/ègneranno gl'altri due pilaftri più lontani con il loro arco .
LIBRO PRIMO
Jjfoure in /conio due mbì come i pafati fuori difìu
Capitolo XXV il. ajr*:
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» t C h P,anra 1 Piombo '"«to al
ài fquadra^fSTpT,=. fa Profilo
Wddtg jo C P11H^iK
edXlin« ^' ^
1j pianta , el profilo con numeri tra fóro ™ ,r„ f P ^ uoghi loro , e contrafegnari
perche doue,L noi é^^S^I^^^éa f!?^0 & ' 8 che fi fa
fccarlidifopra.cdifQttóSidebitaDroDo^ Pr°h,° fi caueran"° con l'mrer-
ftro , che ^^^nSTSS^X^fi'l^ Pr,ffla Jnte»ri°ne nJ,feSnare 11 P'Ja-
Pianta X. & interfecfiifi foora e fo m U r P f , mmo,re lar8he«a P. i. tratta dalla
rponden7ead^,?toen?o ipu„H fe" MV"" 'a «Itaa P. ,; corr,-
eftremi termini del capitello , e della bafe fegnati » 7, fe^Wj 3' ^attro
4- c. faranno dati dall'altezze P. 4. elarSa P J',h 3' S ' due.tc,m»" Agnati 4.
tra i quali.tirando le linee , cornei vede, il 1 tto' viiaft,Ò Ar df ^P3*»modo,
incrociate l'altezze con ilmédefimo ordine „ ? *? Ù? ^£apm nelmeddimo
Q^ci daranno ilPllaloT cp^cZVZÌ Tu^Tg *«* piailra
Ter difegnare due archi , ò vero due forte firn a defira , $ l'altro a finiftra^ ". ■
Capitolo XXFlll.
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CAPXXVIII^
LIBRO PRIMO
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LIBRO PRIMO
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LIBRO PRIMO
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LIBRO PRIMO
Per mettere in fcorcìo la fdla, con la, vifta in me^p. Capitolo XX XV l'.
Per digradare in fcorcio vna palla, la eguale piegata in mezX" plr l altezza , (éf pojlainvno angt-
lo, i interiore , o elìeriore apparifca tonda. Capitolo X X X V i I I.
I
LIBRO PRIMO
Per dipanare in fiorcio un liuto con la 'uiHa fuori dif^uadraj . Capitolo XXX XII.
fer dipanare il finto della Scena talmente che vnifca con le cafe del palei.
Capitolo XX XX 111.
O N fia chi creda come forfè credano alcuni , che il punto fi pofTa
collocare talmente nella tela del fìnto, che le cafe figurate in efia
poffino apparire da tutte le vedute vnite , e continuate con gl'edifì-
ci) dirilieuo della Scena , perche quefto non fi può fare attelò che
ponendo l'occhio (blamente in vna certa linea detcrminata fi ve-
de vnire il nlicuo del palco , con il finto della tela.come meglio fi
intenderà qui appreflo . Sia il palco della profpcttiua B. O. e S.
S. i cui termini B. S. e O. S. vadano ad vnirfi nel punto Q^è manifefto che do-
uendo fi fabbricare edifitij fopra le linee B. S. e O. S. fi potrebbe arriuare fino al pun-
to Q^ma perche il palco B. S. e S. O. e affai peri recitanti, e fi può rifèrbare lo Ipa-
tio S. Q^S. per comodità dclli ftriom fi è giudicato , che egli fia ben fatto drizzalo
vna tela S. S. e in ella fingere con la pittura quelli edifitij , che fc fuflero materiali oc-
cupereb ero Ipatio
Io S. Q^S. c perche l'occhio reftì più facilmente ingannato dal
finto , fi è cercato di porre il pun to talmente nella tela , che faccia quello effetto , che-
farebbe il punto Q^e per confeguenza gl'edifìti) finti vnifchino con i veri , quafi che,
fufTero continuati fopra le linee S. Q^efèbeneilfare, chetale vnione trailfmto.eil
Vero apparifea da tutti 1 luoghi, è cofa del tutto imponibile, nondimeno fi può medi-
ante l'arte fìtuare talmente il detto punto, che pofto l'occhio in vna linea data, il finto
apparifea vnito col vero , e il modo è quefto . Prefuppongafi per efempio , che l'occhio
che ha da vedere la Scena, fi rilieui fopra il punto A. quanto è la linea A. E. per tro-
uare quanto habbiamo da porre alto il punto nella tela, facciati che la medefima pro-
portione , che la linea B. O. con la linea S. S. l'habbia ancora la linea A. E. con
vn'altra , e queft 'altra farà l'altezza del punto del finto fopra il piano del palco come A.
G Ponghiamoche B. O. fia venti libbre, e S. S. dodici, e A. E. 2. i. per la regola
del tre multiplichifì dodici per dua ? mezzo fà trenta , e quefto fi patta per uenti ne uie-
ne vno è mezzo , e tanto deue eflere l'altezza del punto fegnato nella tela P. fopra il pia-
no del palco S. G. S, e quefto ancora fi comprenderà nel profilo della Scena, doue,
A. G. Q;_è il piano del palco la tela viene fopra il punto G. eia linea A. E. è l'altez-
za data, la linea G. P. vieneadeflerel'altezzadclpuntodelfinto.e feci immaginere-
mo una linea tirata dal punto P. al punto E. e tirata pedo lungo in infinito dal pun-
to E. verfoil punto X. tutti quelli che haranno la vifta nella linea P. E. X. giudiche-
ranno ilrilieuo vnire con il fìnto , ma quelli che faranno con la vifta fuori di detta linea
conofeeranno l'inganno , e tanto più quanto fi allontaneranno da cfTa- .
V E N E T I A.
M D XCVI
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