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MEMORIA PER LA DAMIGÈLLA

LE GUAY D’OLIVA
PRIGIONIERA
alla bastiglia
E implicata nel Procejfo del Sig^ -

Cardinale Principe di Rohano^


della Sig, Contejfa Valois deU
la Motte ^
del Sig, Conte di
CagUoJlro I
e altri Accufati •

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Uale. è ^mai il fatto che


^
mi
fi cui le
leggi ,yehgono ora- a chiedermi
conto , quando ,1- Autorità, -ingan-:
nata me, ne,.;ha» già sLfe vera-
'

mente punita ella una' im-


prudenza? Un errore Un, de-
litto ? .
• . .
-
•. •; , •
. \

. Se io devo* giudicarne dalla fi-


tua'zione in cui mi trovo ,• dai
mali che .mi fi fanno foffrire . .
difgraziata eh’ lo fono arredata !

in virtù di un Ordine Sovrano,


fìrafeinata , rinchiufa in una Pri-
gione di Stato ; interrogata dal-
la voce minifteriale quindi col-
j
a .pi-
^
,

pita dalla mano della Gluftizia;


interrogata di nuovo mediante
r organo delle Leggi accufata
in un ProcelFo^ ftraordinario in
cui mi conviene difendere con-
tro il più potente degli accufa-
tori , contro dei coaccufati in-
ilruiti
,
e potenti , contro dei
teflinKDnj nemici ,
o fofpetti j
io
donna ,
io giovinetta ,
debole
^ ignorante, e timida , lenza co-
gnizione delle formalità-, fenza
efperienza delle materie giuridi- ’

che ; 'e db che è ancor più ter-


ribile per me fenza avere fotto
gli occhi nè ciò che gli Uomi-
ni perverfi avranno potuto dire'
a mio fvantaggio •
, ‘nè- ciò’ che io
fìelfa avrò prodotto per mia di-
fefa ; Difgtaziata ch’io fono ! • .

. . . Io 'ho dunque commefTo un


gran delitto ! 'Ho adunque oiTefo
a un tempo '
iftelTo', ^ è‘ la Maeftà
^ del
,

del Trono , e l’ intera 'focietà


con uno di quei misfatti che
fanno drizzare la fpada della Cjìu-
ftizia fin falla' tetìa dei Rei /

Se io ne giudico al contrario -

dal fatto che mi fon veduta for-


zata a dichiarare alla giuftizia ^
come pure all’ autorità; da què-
fìo fatto che è il fòlo in cui io
polla effere perfonalmente impli-
cata ; le io ne giudico' dalla na-
tura , e dalle circo fianze di que-
sto fatto ,
dalle mie intenzioni
dai miei motivi ,
dal mio cuore
che interrogo , ora' che tante di-
fgrazie accumulate fopra^ di me
hanno dilfipato tutte le illufionl
della mia età; ‘èlio mi rifponde
privo ugualmente di timori' , e
di rimorfi..ch’ io 'non fono col-
pevole;, che ne ho* la prova che ;

quella prova' andrà fortificandoli,


e acquiftafido -maggiore evidenza,
A 3 me-

^
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.

‘6
» mediante V efame del Proceffo
che mi ha fui principio cagio-
nato tanto fpavento finalmente
che ‘fe io ho commelfa una im-
prudenza 5
anzi un errore , V ho
già pur, troppo con fei efpiato
me fi più dura,
di ‘prigionia la'

colle amare lacrime che quello


errore , fe pure è tale , non cef-
fi ancora di. farmi fpargere; che
io .fono veramente degna della
pietà .di ogni anima fenfi bile che
ha provato la difgrazia , e im-
<

parato a compiangermi
Lungi daireffer rea di un de- •

litto , di un errore , e dì una


l'emplice imprudenza, la mia in-
nocenza medefima fervirà a fcuo.-
prirc: i colpevoli ; la Provviden-
za mi ha torfe' deftinato a fma-
fcherarli ,
a confonderli ,
licco-
me ha .permelfo fenza -
dubbio
che io foffi il cieco ifìrumento
dei

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del loro empj difègni Nelle mie.

deboli mani ella ha forfè rimef-


fo in quello momento il filo che
deve dirigere i -giudici per le
-llrade ,tortuofe di quello labe-
rinto dove il delitto li rin-

chiufo per fottrarfi ai loro occhi,


Io lo dimando a voi , o Uo-
mini del Mondo , chiunque voi
•fiete, che leggerete la mia Dr-
fefa non già per un interelfe per
me , ma per una curiofità paf-
/eggiera, e forfè ancora per cer-
care piuttoflo. del motivi dì di-
fonorarmi che per trovare delle
ragioni di altolvermi Io ve lo
:

dimando : quale farebbe fulla ter-


ra il Tribunale' in cui io non
otteneffi nella mia mìferia tutti
quei rindennizzamenti dovuti a
una Dpnna opprelTa o infelice ?

Mi è egli permelfo. di fperargli I

Secondo il .Sig. Cardinale di


A 4 Koha*

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8
Rohana , la Sig. Conteffa dèlia
Motte per rigettare fopra di lui
una truffa vile , ed indegna di
cui ella era colpevole ,
e di cui
è applicato , ha fal-
il il profitto
famente fuppofìo per mezzo di
una fìnta Donna di avergli pro-
curato un abboccamento con la
Regina nel Parco di Verfaglies;
e quefìa Donna che iL Pubbli-
co , e T ifteffo Sig. Cardinal di
Rohano accufano dì efferfi prc-
fìata a runa finzione sì orribile^
quella Donna fon io ,

.
Là Sig. della Motte ha fatto
comprare dal Sig. Cardinale pref-
fo i Sigg. Bokemer , e BaJ}ange$
giojellieri della Corona , una Col-
lana di diamanti del valore di
un millione ,
e feicento mila li-
re ,
che ella gli ha detto ,
e che
egli ha creduto effettivamente
dovere effere per la Regina,-.
.

La Slg. della Morte doj>l) ave.


re ugualmente fuppofto che Tiftef-
fa Regina glie ne avelfe dato
r ordine raccomandandole più il

profondo legreto 11 è appropriata


la Collana, l’ha fciolta , ne ha
venduta , e fatta vendere una
parte tanto in Francia che aldi
fuori ,
e li è riferbaio .
il refto
per il fuo ornamento perfonale :

ecco ciò che affé ri fc e il Signor


Cardinal di Rohano •
'
Si deve egli credere al con-
trario, alla Signora ótìh.' Morrei
Tutte quelle alTerzioni' del Sig.
Cardinale fono tante 'chimere,
tante Secondo lei,
menzogne.^.
ella non ha fuppofto alcuno ab- '

bocamento del Sig. Cardinale col-


lia Regina; non ha tlcevutd, nè

fuppofto alcun ordine colla Regi-


na per la compra della Collana.
Ù Sig.^ Cardinale l’ ha fatta in
A 3 fud
1

IO
fuo proprio nome , e per Tuo
conto facendo fupporré egli ftef-
fo in faccia ai due' Giojellieri
un ordine della Regina per que-
lla compra.. Egli lolo di concer-
to col Sig, Cdgliojìro ha difpoflo
della Collana j ne ha fatta, ven-
dere una parte per mezzo della
Sig. dellaMotte , e di fuo ma-
rito ;
e fe ha regalato loro
,
dei
diamanti , ciò è flato a titolo di
'
generofità , p di ricompenfa , fen- ,

2a far loro parte della maniera


' con cui egli ne avea .acqui fiata
la proprietà. ;i.

,
Quanto a me , la Sig. della
;

Motte non mi cono^ce^ Ella mi


ha, veduta appena due volte.
,
'
e
ciò. ha per infpirare a
fervito
lei dei fentiraenti di; odio, e di
difprc^zo per me . Io non era
una iDonna affai .degna di lèi *
Ella non avxehbe^faua.ia' confi-

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'

denza di. un delitto sì grave a


una Donna della mia condizio-
ne, ed ancor -meno me ne avreb-
be fatta complice quando av^effe
avuta la viltà di. commetterlo
.

Quella è , s’ io non .m’ ingan-


no , V idea generale di un Pro-
celle)- pur troppo celebre
che Af-
fa attualmente gli fguardi di tut-
ta la Trancia, anzi della intera
Europa ,

Io non ho mai avuto l’ onore


di conofeere il Sig. Cardinal di

Rohano lo non conofeo , non ho


.

mai conofeiuto , non ho mai ve-


'
duto nè il Sig. Conte di CagUo-
Gontefla di Ca-
ftrò , nè la Sig.
gliojìro fua moglie , nè il Sig.
Sohemer nè -il Sig. Bajfanges^
,

Non ho mai veduta quella ,


fa- ,

mofa Collana*'. '.Non ho mai fa-

puto che ella elilleire nelle ma-


ni di quelli. Gioiellieri . Non ho
A 6 *
mai

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,

una combinazione funcfta eh’ io


deplorerò fino alla fine dei mìei
giorni ,
il Signore., e
la. Signora

della Motte cercando in quella


grande Capitale fra il millioae
di abitanti che elfa contiene , un
ElTere credulo , ^e docile fenza
proiezione , fenza fortuna , fenza
appoggio , che elfi poteffero re-
,

golare al lor piacere , e che que^


fto poteffe fenza làperlo eleguire
il loro difegno
,
hanno finalmen-
te. trovato quell’ elfere nella mia
^perfona.
EiTi hanno, abufato della mia
gioventù , della mia inefperienza,
'

della mia femplicità . Effi mi


hanno abbagliato coll’ alto rango
che aveano affettato , colle idee
di grandezza che annunziavano
colle illuftri qualità di cui fi era-
no decorati ,
con una commilTio-
ne reale di cui la Sig, della Mot- '

te

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.

1
-t «

* 4 *
.
te fi
,
con del-
diceva ‘incaricata
le lettere che fembravano pro-
varla , e di cui io ignoravo la
falfità .• Poteva io liberarnii da
tante illufioni riunite per fedur- '

mi da tanti artifizj impiegati


,

per rovinarmi?
E' tempo finalmente di ditela '

verìtJi. Io ho pochi fatti da pre-


fentare alla Giuftlzia ,
ma quefti
fatti fono cosi importanti ,
cosi
decifiviche non hanno bifogno
di vani ornamenti una ftudiata :

Rettori ca
«
ad altro 'non fervireb-
he che- ' a' indebolirli , o a ren-
derli fofperti
Chiunque fi difende ha il di-
.Titto di venga afcol-
eligere che
tato fcnza :prevenzione , e che fia
fofpefo -il Giudizio 'fino al ter-
mine della Difefa Io non di- .
'

mando neppur queflo dai miei


lettori , -nè. dai miei proprj Giu-

'
dici.

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e

dici . In qualunque difpofizione


di fpirito li legga quefta Memo-
ria paco mi importa . Io non’ dé-
,

fidero che una cofa : che la mia .

Difefa Ila letta con attenzione


e fe ottengo foltanto quefìp pri-
mo atto .di giuftizia ,
ardifco lu-
lìngarmL di comparire pura , e
Innocente agli occhi dei due Tri-
bunali della Legge , c della Opi-
nione . '
^

Io‘ fono nata a. Parigi ^\\ ài


.di Settembre 1761. di una fami-
glia povera-, ma onefìa. >

La mia prima difgrazia fu di


.perdere troppo^ prefto una Madre
tenera vigilante la di cui pre-
fenza ,, e attenzione avrebbe al-
lontanato- da me \ pericoli infe-
parabili di una gioventù abban-
donata a fe -fteffa , -
:
^

, Colla fua buona condotta ,


e la
fua economi^, mia_ Madre- ei^a

ar-

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arrivata, a mettere infieme una'
fomma non indilFerente per ri

mia fiato, e che aveva a me de-


fìinata. Non
volendo ella tenere-^
cjuefta fomma m
caia fua , Tave-
va affidata a degli uomini che fe
ne erano incaricati con F obbli-
go di refiìtuirla '
alla prima ri-

chiefta'. Quelli amici divennero


dopo la fua morte dei depòfitarj
infreddi, e dei debitori di catti-
va ‘•fede . Io andai ad abitare in
cafa loro ;
ed effi fi erano inca-
ricati di alimentarmi ,
e vefiir-
mi Ufcii dopo qualche tempo
.

da quefia cafa di cui avevo tan-


fo motivo di lamentarci, e mal-
grado lo zelo di quelli che pren-
devano là 'difefa dei miei inte-
relE ,
mi vidi privata della mag-
gior parte del mio Patrimonio.’
Mi era fiato eletto un Tuto-
te per fenteitza de^ a o;' Ottobre
• '

1783^

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1783. fece irttimare i
miei debitori; ma dopo unalun-
ghiffima lite, fu obbligato di fa-
re una. tranfazione,, e contentar^
di 40Q0, lire. Quefta tranfazio-
ne è degli II. Giugno 1784,
, Mi permetta di non nomi-

nare qui le perfone , che hanno


avuto là bontà di^ proteggere la
mia gioventù . Io devo ad elle
quello contraffegno di^ rifpetto
nella fituazione in cui- fono .

,Nel tempo di cui ho parlato,


nel mefe di Giugno ,1784. ; io
abitavo un piccolo appartamento
nella lira da del Giorno , Quar-
tiere dette di S. Eujìacchio . Non
ero molto .lontana dal giardino
del Palazzo Reale , dove ero fo-
lita (are la mia paffeggiata . Vi
palfavo fpeflìffima due , 0 tre ore
del dopo pranzo con alcune don-
ne di mia conofcenza . e un ba m-
-1

i8
tino di circa 4. anni , che Io amo-
vo, e che i fuoi genitori mi con-
fidavano volentieri .‘Vi andavo
anche fola con quello bambino
*

quando non avevo altra compa-


gnia . .
'

*
Un giorno del dopo pranzo del
mefe di Luglio fbguente era a fe-
dere nel giardino fuddetto del Pa-
lazzo Reale , non avendo con me
'
che bambino , di cui ho par-
il

lato quando vedo paffare più


;
I

volte '.davanti a .me un giovine di


alta ftatura , che folo palfeggiava
|

in queir illciTo viale . Io non lo


•conofeevo : egli mi guarda , mi
.( -fiffa gli occhi
,
e mi accorgo an- :

cora che a mifura 'che a me li


accolla ,
rallenta- i palli ,
come per
potermi confìderare con più co-
modo
'

: quindi fi pone a federe


pochi' paftl lontano da me .

Fino allora la villa del giovi-


ne ,

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J
tie, le fue paffegglatC' 1 fuoi fguar-
di reiterati foplra di me non mi
aveariò fatta alcuna impreflìone:.
.

Ma quando fu affilo prelfo di me,


mi fendi internamente forzata ad .

occuparmi di lui r I fuoi occhi ’ ,

non ceffano dL efaminare tutta la -

mia perfona; egli' prende un aria


feria , e grave ; un ardente , e in-
quièta curioiità fembra: agitarlo:
par eh e egli mifuri - il mio per-
fonale ,
e tutte le parti di mia

figura . n
^ ’

Io paffèrò rapidamente fopra


quelle piccole circoftanze ,
di cui
un piu lungo dettaglio farebbe
inutile. .Balli' il dire che. incon-
trandoci cosi parecchi giorni di
feguito nell’ illelTo giardino , egli
finalmente’ m’ihdirizzb un giorno
la parola-, ed io fui una flolida
a rifpondergli . '•

Non' pretendo in fatti non ave-


re

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,

1
J

re aviito alcun torto : ne avrb or


:oraun più grandè t quello di ri-
cevere in cafà mia queft^Uomo^
che ha aperto fotto i miei pie-
. di Tabiflo terribile, in cui fono
adeifo precipitata .
*

L’aveva una fera lafciato nel


giardino ,
dopo avere al folito

parlato inficine ,
e me ne ritor^
flavo a cafa mi aveva fé-
: egli
guitata fenza che iome ne foffi
accorta . Lo vedo a un tratto
comparire nel mio appanamento: -

mi fi prefenta con tutto il poiTi-

bile^ rifpctto ,
e civiltà ,
e mi
prega di permettergli di •oenìn
a vedermi qualche volta , e farmi
la fua corte . 'Sono quelle le fue
parole
Non ebbi il coraggio di ricu-
ftrgli quefìa' permiffione ,
e fa-
bito che fu ottenuta ^
egli ven-
ne con molta alfiduità •' Bifogna
perù

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. .

il
pci^ eonfeffarlo non ho imai^z io
avuto luogo -di lamentarmi della
fuà condotta verfò di me giam- :

mai egli pafsb i limiti di una


innocente converfazione Sola-
mente- con
egli' ip’ interrogava
ardore fopra mia fortuna j.
la
s’ ihteréiraya. vivamente ^ mi dii

ce\^ egli , alla mia forte y e mi


faceva fperarc delie protezioni
potenti che voleva procurarmi \
e che potevano effermi utili . Se
mi diceva qualche cofa fuUe mie
deboli attrattive ,
fe gli fcappa-
va talvolta .qualche elogio di ciò'
che egli chiamava ^mìc gr-azie
mia òelhzzit'y ciò era a~ titolo di
femplice complimento, e' in vir-
tù' di' quella politezza di ufo, di
cui- ci li onora'-- fenza’ lincerità ,
come noi 'la - riceviamo fenza
pretensone -,

' Non -fi avrà pena a- credere-


r,

tutto queflo- ,- ed / io ‘.non. jdpvrbr


'

fere degli sforzi di^ eloquenza ; ;

per perluadcrlo.^ quando fi faprà


.

qhe egli era, molto* lontano /dall’


orcuparfi ^feriamente ..di eggetti
SI frivoli ;J
quando^ fi faprà che
.r oggetto delle . fue vifite
inolto divcrfò ;
finalmente che i
fjioi progetti (opra .
di me ,
ap-
punto per non avere alcun rap-
porto a un intrigo galante , era-
no anche più pdiofi, ed. iniqui*
I. Lfettori fono fenza dubbio
impazienti di faper^e^ chi folte,
quell’ Uomo . E’ tempo di nomi-
narlo: egli era ilSig. della Mot-
te ,
qualificandoli Come della
Motte y
annunziandoli come Ufi-
ziale di un rango diftinto,come
lufingato dalle „
più alte fperanze.
di avanzamento , come chiamato
alle prime cariche del .fuo fiato,
'

come circondato da illufiri prò- *

tct-

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tettòri del: favorì dei (jua.li egli
difpónjeva a fuq piacere .
Quella
è,
-
ridca che .V
mi aveva data dL ^

fe fina .^lia npftra prima conr*


verfazione. in cafa mia.
Alla fua nona vilìta , Te lo
non sbaglio, e nei primi giorni
del mefe di Agofto lo vidi en-
'trare una mattina nel mio ap- .

partamento con un’ aria di fod-^


,
-

disfazione -e di gioja che nòni


gli avevo ancora offervato, ^ T ,

Io ho, mi diffe egli, delle CQ-


'

fe le più importanti da^ dirvi ..

Io efco da una Cafa. dove una .

Dama di una grandiflìma diflin*


zione ha molto parlato di voi :
ve la condurrò quella fera.,, .Io
ignoro, chi pofTa elfere ,
li repli-
cai ,
mentre non ho T onore di
conofcere alcuna perfona della
.

Corte Egli 'fi ritira fenza* dir-


.

mi di più.

Digilized by Coogle
,
1

'^4
Io afpettavp la fera con gran-
de impazienza *: contavo le- ore
anzi i minuti’. Ardevo' di voglia
di vedere quella Dama di gran-
diffinia diftinzione che mi fi era
annunziata^ a un tempo iftelfo

^dn tanto miftero ,


e tanta im-
• ‘

portanza •

Venuta la fera il Sig; della


Motte ritorna e^ mi fa fapereche
fra pochi momenti io -vedrò la
perfona , di cui mi ha parlato '

la mattina j quindi fi ritira di


nuovo fenz’ altra fpiegazione.
'
Appena egli è ufcito , che ve-
do entrare effettivamente nella
mia camera una Donna ella era :

fola* e mi‘ fi prefenta coll* aria


,

là più affàbile e graziofa^ „ Voi


dovete, mi dilfe ella fbrridehdo,
eifere un poco' forprefa della
mia vifita, poiché non fono co-
nofciuta da voi „

' Digilized by Coogle


.

. Io rlfpofi ,
che a db che mi
fi era detto e fecondo tutte le
apparenze quejìa forprefa non po^
leva, fe
non ejfermi piacevole .
,
Quale era quella Donna, che
con un poca più di efperienza
non avelfe dovuto prenderla fino,
dal principio per un avventurie-
ra Ella era la moglie del mio
pretefo Protettore , V iftefla Sir-
gnora della Motte , che mi na-
feofe però il fuo nome, ficcomc
lo avea fatto liio marito
Prefento una fedia alla Dama:
ella la porta affatto vicina alla
mia e fiede : poi inchinandofi
,

verfo di me con un .aria piena


di mifìero,e di confidenza ,
get-
tandomi uno sguardo ,
'in cui
credo olTervare dell’ intereffe
,
e
quali dell’ amicizia , sguardo ac-
compagnato però da quella di-
gnità , propria di una Dama di
B un
1

i6
un rango fuperiore.^ clic vuol
fare alla fua protetta una confi-
denza ^importante ; ella mi "fa
con voce baffii lo ftrano difcor>-
fo , che fi è per leggere . Qual
difcorfo ! Bifogna dunque che io
ne renda conto? Bifogna dunque
che io lo feriva ? La legge lo
vuole , e la mia innocenza mi
ci obbliga. -

Qui foprattutto Io ho blfogno


di richiamare tutte le mie for-
ze , di armarmi di tutto il mio
coraggio, di ricordarmi , e far
ricordare a mici Giudici , che
la difefa e di diritto naturale
;
che io fono accufata ,
e carce-
rata .

Qui comincia dalla parte dei


miei '
fedirttori la profanazione
di un nome augufto A quefto ,

nome mi inchino , mi profiro :

io fento la mia anima oppreifa_



- dal
,

«lai pefo del ’nilò dolore e della


,
mia vergogna' ; amare lacrime'
fcorrònoV-dai ^ miei occhi ,
e in'
ginocchioni f sì in ginocchioni io^
vorrei .poter raccontare, i fatti,,
di cui mi refta.^parlare; ^
“ •'

*.

,9
Abbiate jiàucià -, mìa \càY-cù
ragazza y. in ciò che iò fono per^
dirvi , ,To fonò^ una IXonna^ di^ aU.
to rango' j e: della Corte ^

tempo iftelTo la -S ignorar


“Nel.
della Mòtte cava dalla fua< tafca^
un Portafoglio., P apre , e mi ,mo- .

ftra parecchie lettere ^ «he ella \

mi .dichiara effcre fiate fcrittc


dalla. Regina., ^
^

'^y'May Signora^ le rifpoii ioy


non -caplfco nulla di tutto^ quefioi
ciò è un ^ehimma per me

.
„ Mi. /piegherò : fappiate ca-\ '^

ra ragazza ,
che io igodo di tutta
la confidenza della Regina. Ella
me ne ha data una- prova ultima^'
i. B 2 menr

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mente^ : i/icdrkandómi 'di trovati
una perfona che poJfafare^quaU'
che co/fty che le /piegherà al*

lorche farà.. tempo,'» lo :ho gettato


gli occhi /opra di voi . «> Se voi
volete incaricarvene vi regalerà-
y

una fomma di 15. mila lire y. e


ciò^ che riceverete quindi dalla Re*
gina vorrà molto . più , di . Ber
ora to non pojfp nominarmi ,
ma.
voi faprete ben prejio chi io Jìa»
Se però voi non vi fidate alla
mìa '.parola y fe volete avere qual*
che ficurezza per le 15, mila lU

re ,
andiamo /abito da un Notaro,’
Anime {empiici, e onefte,.voi
fole invoco .in queftp puntò ; ar-
reftatevi un momento .dopo la
lettura' di quello difeorfo della
più audace ,
e della- più artifi-
ciofa Donna, che folfe giammai.’
Una ,
innocente accufata ,
e la più •

infelice delle cxeature’.ve.ne fup--


...... pii-

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plica. Mettetevi nel' miei piedi;
degnatevi riflettere 'fópr a ciò che
io dovei penfare ' dubitare ,
e
Credere nello fiato - In cui ero ^
nel mio veiitefimo terzo anno, e
colla minima cognizione di .cà-
bale sì raffinate . Che avrefte
voi detto ? Che avreflc voi fat*
tò?.La vittima era dcfiinata i :

miei feduttori non aveano 'potu-


to fare una' fcelta più propria'
•per compire i -loro^ perfidi prò?
' '

getti. -
;
^

Ma' continuiamò: bifogna ter-


ni irrare ’
qùefio ‘vcrgognofo rac^'
conto. Io più' non l’ interrompe-*,
rò che con i miei piahti.'
A quefie parole della Signora
della Motte ^ io ufcj fuori di me
fteffó , e mi girava la tefta
Avrei dato il mio fangue , avrei ’

Sacrificata tutta la mià vita per


a mia Sovrana

Non potevo

. . •

B ^
diin-\
,

30 . .
:dunq^u6.rkufare ;di accettare una
commilTiqne y qualuni^e foiFe , ,

^:he ;fupppnevo fin ,d’ allora eiler


fatta ia- nome, dell’ iftefTa Regina,
li ^
Rifpofi feuiplicemcnte alla Sig,
' delia Jarei trop^
otte „ Che
po poter far qualche
ono]rata'\^di ,
,

cofa^ che^ foffe grata aUa HegÌM .

per non .aver bifogno' di ejfere


'

Jiimolata da, alcuno inter effe ;

. ;La. Signora della Motte y


mi
Ebbene y ìl
xifpofe tolto ,,
Conte della Motte verrà pren*
dervi_ domani a fera con una car-
roxza y
. e vi condurrà ^a Verfa-
gli€s. yy Ciò detto, ella; mi la-
ficia tutta piena di gioja j
e di
fperanza
Il giorno dopo

,
il Signor deU

la Motte non manca di venire a


cafa n\ia ;pel dopo pranzo con
una, carrozza di vettura , con cui
noi partiamo; per portarci a Ver-
Jaglhe . M J^O

Digilized by Google
. ,

.Noi eravamo vicini al Cafìel,i


lo ,
allorché ddla la Signora
Motte che ci afpettava , ,ci 11.
,
prefenta accompagnata dalla, fua
Cameriera * Ordina al cocchiere,
di fermare ^ ci ' fa fcendere. di
carrozza ^
e dice al Sig. della,
Motte : conducetela a cafa mia^
. La Signora della Motte fpari- •4

fce Suo marito mi conduce col-


.

la Cameriera in un Albergo
piazza Delfina.
^ Il Sig. della Motte dopo aver^
mi là condotta fparifce egli pu-
re , la..CamCr
e ci lafcia fole
,
riera ed io.
PafTano due ore intiere fenza
che- io veda ritornare nè il ma-
rito , nè la moglie . Finalmente
ritornano : brillava la gioja fu .
i

loro volti . Efll mi annunziano


che la Regina a cui la Sig. del-
la Motte ha fatto fapere il mio
B 4 ahi-

Digitized by Gonfie
0 ^

Mrrivo ne ha rìjtnnio il ffiù gran


piacere , e attende colla maggior
impct%ienza il giorno di domani
per vedere come t affare farà ac*
caduto, '
^
la non potei aftenermi allora,
da un impulfo di curiolità , e
dimandai alla Sig,. della Motte „
Che mai è (ia,ejla cofa che voi vo^
Iste che io faccia ? Ella mi ri*

fpofe „ Ah \ la più- piccola cofa


del mondo voi lo faprete
:

Io feppi allora il nome , e lo


flato della Signora della Motte ;
Ella mi dille# che era la moglie
del Conte della Motte ,
che ella
I età della' famiglia dei Valoìs ;

che Corte era '•chiamata la


alla '

Cohtejfa di Valois , « che con


tal qualità le fcriveva la Regina,
r Era necelfario , che io pure
'

avelli un titolo • Il Sig, j e la

Siff. della Motte luì diedero fu-


:> bito

Digilized by Googlci
L
.
, /. .5 3 \ .

b'ito. quello ài Bdf^ohejpi d' Oliva,


Effi mi 'forzarono: ^ mio malgra- .

do ,
a ricevere' un titolo ,
a cui'
rjon pótevo troppo accomodarmi.
Ma una femplicé .ragazza
non flava bene accanto a- una-
Contejja' della Motte Valois\ on-
de tiri da quefto 'momento^ là Si-
gnora della M-àtte ini ha femprè*
prefentata' come Baronejfa d! Oli-
i'
va a tutti' fùoi, Ornici, alle con-
verfkzioni ,;*dove mi‘ conduceva.’
quantunque io perlonatmente non ;

*
abbia mai avuti la follìa di ufuN
jparé'
'

quefto titblo .
'

^ •

•'•Il refto della fera .fi pafsb in*


'

difcòrfi indifferenti. Io dòrmj in •

lina '^càmera che mi aflégnaròno


in .quell’ Albergo . Il giorno do-"
pb la SJgnora, venne
ella fìefla a pettinarmi é a ve-/
ftirmi • Mi fi diede un abito
bianco per "quanta io poìfo ri-'/ -


*
B 5 cor-‘

Digitized by Google
5+
ccriirnii fitto
_ all’ alo dei bam-
bini ,
ipecie di velìito ,
che lì

dliiingne fon:o il nome òÀCamu


czj:ia teiìa io avevo un crefti-
Do . La Signora delti Motte mi
confegna quindi una lettera , fcn-
za indirizzo , ma piegata fecon-
do la forma ordinarla. Ella non
mi dice , nè do che contenere
quefta lettera nè a chi fofle
indirizzata ,
nè da chi folle fcrit-
ta . Giammai il. Sìg. e la Sig^
della Motte non mi hanno par- -

lato di tutto ,que(lo Solamente .*

la Signora della Motte mi dilfe


yj. Io Vi condurrò qiiejì
a fera nel
,
parco y c voi darete quejla lettera
gran^ Signore y che voi tro^
verete./\.: - ^ '
'

^
. Verfo. la mèzza 'notte io efeo
dair alberga col- Sig. e' la Sig^
della Motte Avevo un mariti^ .

gUone bianco y.C. }X\A ,ureja fulli


'
^
’te-
c
.

DIgitized by Google
teda . Non .fb. /e io aveffi un
ventaglio, in mano. La lettera
però era' nella mia tafca.
Effi mi conducono al pare o •
:

là ricevo una rofa dalla manp


della S\^nor^ della Motte , che
'

mi parla cosi Voi darete que^


Jla. rofa infieme colla lettera al
pc^fonagg'io^^ che a voi fi ^prefen*
teràj e li direte folamentc Voi ,

fapete ciò die quello vuol dire


yy La Regina^ vi farà ella pure
per vedere come vi' porterete nel
voflra abboccamento . LI la vi par^ •

ler,dy e già di qui poco lontana


^ ]

or ^ora Jarà dietro 'a voi./ .


<
- . •.
*

, Quefte' ultime; parale mi fece* .

ro una tale' impreffiorie , che -ia^


fui fofprclà da |Unt tremito *uni-
verfale . Non potei alìenermi dal
dirlo al' Sig, j
la Sig.] dellc^ .

Motte Io feci loro otfervare ^


.

che ignprayo, , cpmé^ bifognaffe


; .
B 6 ' - pai-

Digitized by Google
parlare alla Regina ^ c dimandai

loro tutta confufa di quali ter- •

mini io dove® fervirmì. Se con-*


venifTe dire Regina , Madama j
Sovrana^ o Maejià* Il Sig. della
Motte mi rifpofe , vói direte
Tempre Vojìra Maefìa . . ^
;

L
Io non ho più bifogno , per .

quanto io credo , di dichiarare ^


che ben lontana dalT avere avuto
r onore di patlare alla Regina,
o che ella mi abbia fatto T ono-
re di parlarmi, non ebbi quello
^neppure di vederla. Ma nella*
fpecie d’incanto-, in cui mi a-’
veano gettata miei feduttori,^
i

ero perfiiafiflìma che farei, ve- ;;

' "
duta dalla 'Regina .
-

Noi andavamo pafTeggiando al-


Iprchè il Sigi' della Motte incon-
tra uii Uomo ,
à' ciai dice ? Ahf =

eccovi. Quelle dono le -fole- pa-’


role che jio fehtiffi dire dal" Sig.’-
c-
della

- DIgìtized by Google
. .

3f
della '^Motte a queft’ Uomo ,
che
10 perdei di vifla . Non' rendoi
conto del fatto' fe non per eC-
fere più efatta
Aggiungerò ancora ,
che nei
pranzi , a cui fui in feguito^
^

invitata dal Signor 'y c la Si»


gnor a della Motte riconobbi
,
11 Sig, di Villette
,
loro amico,
elfere V iftelfo Uomo ,
a cui il
Sig. della Morte '
2ivcv^ indiriz-'
zato quelle parole . „ Ah eccovi I


Io dimandò perdóno ai- miei-
•'

lettori di tutte quefté piccole cir-


-

'

còftanze : farebbero 'effe forfè


inutili in ogni altro affare ma^‘
fono qui importantiffime. '

- La
Signora della Motte mi fa •'

avvicinare ta- un boìchetto* , mi '

lafcia , ‘raccpmahdandorni di tiòn


''

muovermi di là è Và a trovare ì

quel Gran Signore Z Q\xi io do-'* '^'

*
vevo parlare , :
*

'
Efe.
^ I

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§8
Efeguifco^ r ordine della Si-
gnora delia Motte , e retto là
immobile • Il 'gran Signore inco-
gnito li prefenta d’avanti. a me,
e m’ indrizza la parola , facendo-
mi una profonda riverenza , men-
tre che la Sig* della Motte Ad,
in difparte qualche patto lontano
e moftra olferyarc la fcena.
Io non fapevo chl folfe que^
Ho gran Signore e checche ne,
dica^adeifo il Sig. Cardinale- Ro-^.
hano che pretende di elfere fla-
,

to egli fìelfo , io non ne sb nul-


la. Comunque fià , è certo che
nel perfonaggio che fi prefentb,
a me ^ non vidi alcuno che io
cqnofceffi., o che mi par^lfe di
conofcere . Si olfervi
. , , in oltre , '

Sig, e la' Sig^. della Mot*


il
fc erano troppo, fcaltid per. non ,
,

avere fcelto un, tempo proprio' a .

quella fcena, che bilpgnaya.fep-:


;
pCili-
pellire nelle tenebre le più pro-
fonde . Là notte era ofcuriffima ,
e io potevo appena diftinguere^
le perfone,e li oggetti ,
che mi.
•erano familiari .

Mi è impoffibile anepra di di-,


pingere lo flato, in cui mi tro-
vavo : io ero sì agitata , sì com-
ttioffa , così turbata ,
e per la,

ftrana feena tenuta, e per l’idea


che la Regina foffe prefente,
come me l’ avevano perfualb i
miei feduttori ; io .ero in ‘una
parola sì^ timida , cònfulà, .e fuo-

ri dij me 5 che non comprendo


ancora come poteffi fare folamen-
te la méta di ciò che mi fi era *
.

ordinato., , . . -
,
^
'
Préfento la f ofa-
j
t al gra^ Si*
gnor e incognito , e «
li Idicp ,, Voì^
fajjete ciòch^ jquefto vuol d/Vf
o qualche cofa di fiirrtté lò nòli,
pblTo fitférmàfe fé egli la pren--
- V. . dei-

Digitized by Google
.

delFe, b fe la lafcialTe cadere per


terra • Quanto alla lettera , effa
'

reftò ficuramente nella ’


mia ta-
fca eflendbmene ^dimenticata .
,*

Pronunziate appena da’ me le


fuddette parole, la Signora della
accorre ver fo di noi , e
dice fottovoce , ma con fretta,
prejìo prefio venite Ecco alme- .

no tutto ciò ’
chè mi ricordo
^

aver fentito:' '

*
Mi feparo'’ dall’ incognito ,
e
ini ritrovo 'alcuni- paffi più lon-
tano col Sig. delia Motte
^
men-
tre che' la fua moglie e l’ in-
cognito partono inliem e e Ipa-
'* ' ‘
rifcono;
. Allora mi torna aUa friente; la’

lettera dimèhtitata la cavo ‘di


tafca , ' e ' là ‘cpnfegno al 'Signore
dellaMotte > Io 'non ho più " fa- -
.

puto ciò; che la fua‘ hióglie , e'


lui poflàhb averne* fatta ,*'
If Sig.*

Digitizcxj by Googljj
4*
iellaAfoj/r mi riconduce all'aU
tergo , ragionando inlìeme e
,
afpettando il ritorno di Madama
della ' Motte ;

Ella arriva verfo le due ore


dopo la mezza nòtte e la pri-
,
ma cofa ,
che io faccio è di
,
confefTarle di eflermi dimenticai-
ta di confegnarc la lettera. Te-
mevo che la Signora della Mot-
te mi rimproverairé una tale di-

menticanza, ma al contrario ella


me ne dimoftra il più gran pia-
cere. Mi afficura che ella è fia-
ta fino allora Regina , e
colla ^

mi aflerifce che la Regina è .

Soddisfatti flì ma di ciò che io ho .

fatto per lei . .

Era tempo di andare al ripo-


fo •Vado nella mia camera , e
mi metto a letto nella ferma
perfuafione che la mia fortuna
è decifa, e che tutto ciò che
ho

Digitized by Coogle

ho fatto è innòccfìtlffimo . .

Ma il Sig, e la Sìg. della


Motte avcano paura fenza dub-.

bio di noti avermi ancora abba-f


ftanza ingannata : V incanta non

Sembra loro- aliai forte per con-;


vincermi, e fi immagina fra lo-
•ro nel reilo della, notte un nuo-^

vo: artifizio,. . .
^ ^

• giorno dopo , poco avanti


Il
pranzo , mi leggono una lettera
che dicono effere della' Regina #

Quefta lettera era fuppofìa indi-


rizzata. alla Sig. della Motte •
L* indirizzo era in fatti alla Sig*
di Vaìois . . Io non mi ricordo
precifamente dei' termini di que-
lla Lettera ,
ma fon ficura che
effa era appreffo a- poco del fe-
guente tenore „ lo fono contea-
tijjìma ^
.mia cara Contejfa yrdell(t
perfona che voi mi avete procura-
to . Ella ha efeguito a maraviglia

Digitized by Google^
la Jua' parte , é vi prego dirle
che fi ajficuri di una forte felice,
Letta appena quefta lettera la ,

SJg. della Motte la lacera dicen-


,
;

do jyQuefle non fon lettere da


confervarfi . Io erà^nfel cpbno
della gioja^ e non avevo efpref-
iìoni abbafìanza forti per dimo-
ftrare ai miei protettori, i fen-
.timenti di» riconofcenza , di cui
ero penetrata^. - ,

Noi Pranzammo- infieme , e


allegramente la fera fui ricon-
:

dotta a Parigi dal Sig. della


Motte in una carrozzza della
Corte . La Sig. della Motte ri-
mafe a Verfaglies . Alcuni gior-
ni dopo tornata ella a Parigi nil
fa una vifita , e mi obbliga di

andarla a vedere . Io glie lo pro-


metto tanto piu volentieri in
quanto defiderava di tenermela
amica,. Mi premeva troppo di
ve-

Digitized by Google
i 1 <

vedere il compimenro delle prcs*


melTe , che mi erano fiate fatte
dalla Sig. della Motte . •


Andai a farle vifita , e per
qualche tempo pranzai fpeffo à
cafa fua , e in buona compagnia
* *

tanto a Parigi nella firada


Gillep , tanto a Charon dove el*
la a,veva un campagna,
calino di-
-Nel corfo di quéfte prime vili*
te ,
ella mi diede in più volte
la fòmma di quattromila dugen-
to felTantotto lire • Ecco tutto
"ciò che ho» ricevuto da lei f
invece delle quindici mila lire *

che mi aveva prometfe , oltre i


•pretefi benefici della Regina ,•

Sulla fine di Agofto ,


a nei
primi di Settembre mutai
io
quartiere'., e ^dalla^ fìrada deb
Giorno andai ad abitare ‘nella
firada nuova di 5*.'
Agoftino^ La
Signora della Motte \vQnnQ sl far-'
mi vifita due volte ,
'
La noftra Relazione non fu di
lunga durata • Dopo le jquattro-
mila dugento fellantotto* lire da.
te , io non tardai troppo
ad of-
fervare nella Sig, della Motte
cangiamento riguardo alla fua
m
maniera di ricevermi La \ fua
accoglienza divenne frédda -, la
fua^ aria feria e grave . Ella
non
m’ invitava più alla fua tavola
non veniva più a cafa mia ed:
,
io trovavo lempre la 'fua
porta*
chiufà. Ella 'non avea più bifo.;
gno di me 5 avea compito il fuo
difegno , ed era riufcita , Che'
aveva ella da fare di una* ragaz*
za plebea j la* di cui preferiza
importuna non fervi va
-
che a
,
• umiliarla , e rammentarle le fue.
obbligazioni, le fue promeife, iì

fuoi intrighi ? .

Io ero molto lontana Scura-


mente dal prevedere le dilgrazie,
che

Digitized by God^Ic
.


che ini dovevano.'accaJére*. Non
mi fognavo neppure >che io fo&[
fe flata' riftromento della perfi-:

dia, e della cabala dei Sig.^


la Motte . Ma rimali disguftatai
all* eccello della loro accogliènza
infultante., e rifolvei di non ve-
derli mài, pià. - ;

i Non .voglio 'dillìmulare cofa


alcuna; voglio /confefTare^ tutti i-
miei torti v ;Le, folli speranze,;
che i miei ;feduttori mi- aveano:
fatto concepire di una migliore,
fortuna ,
e di: una forte felice y
foprattutto mettendo fono i miei
occhi bi falla lettera , che fem-
brava darmene la certezza ; que-
lle fperanzc
'

,
dico , mi aveano
refa meno economa, e più faci-,
lè a contrarre dei debiti , che io
credevo di elfere in cafo di fod-,
disfare . Avevo fino avuta la de-
bolezza di obbligarmi per delle
fom-

"Digitized hy Googlc
, A

fomme ,
di cui àveo fbrfe' rice^
vuto due terzi pòco a poco
mici creditori cominciarono ad
i

inquietarmi , ed io mi ritrovavo
nell’ impoflìbilità di pagare .•
Tale, era la miai fituazionc .

nel mese. di Luglio 1785. Non


mi era più poffibilè- di reftare.
a Parigi ^ Véndei tutti i miei
mobili coir idea di ritirarmi a
Tontaineblcaii , dove mi fi dice-
va ,
che potrei vivere con poca
fpesa . : ,
,

Nella cafa , in. cui io abitavo


era tornata ancora una Dama
Fiamminga j
prccifa mente, di Bru*\
. Ella mi configlia di an-i
dare a fìabilirmi nel fuo paese,
dove mi aflìcura-, che vivrei più
economicamente
' Quefia fu la mia ultima rifo-,
luzione . Non prefi la fuga ,
quan-
tunque venga .accufata' dal .
Sign.
- ' Cizr-

Digi'i?ed 1,/ Googl


,

Cardinal dì Roha/ia di avere aV-


bandonata' la mia Patria per il
timore di eflere arreftata come
complice del delitto del Sig, j e
delia Sig. della Motte . Nò , ÌO.
non preli la forza ; dimandai un
Pajfaporto al Governo , Si pre-
fero della mia perfona le Infor-
mazioni ordinarie in firn il cafo.
Il Vaffaporto mi fu accordato
ed io ufcii publicamente dalla
Capitale, vcrfo la fine del mefe
di Settembre 1785. , cioè a di-
re fei fettimane circa ,
dopo che
il Sig. Cardinal di ,
Rohano
e la
. Signora della Motte erano 'fiati
arre fiati ed andai addirittura a
Brujelles',
Vivevo colà tranquillamente^
ripofandomi fulla purità di mia
cofcienza non penfando più alle
vane promeffe della Sign. della
Motte ^ quando li 16. , o if. di
Ot-

Digitizc-:: by Gi»«
'

«I

Òttobré in 'mezzo della notte


‘vengo arre fiata dal; Sotto- Luogo-
tenente di- Polizia ài Brv/dles j \

tre Scabblni , un Cancelliere , e


cinque orfei sbirri’. Io domando

ki virtù di qual ordine vengo ar-‘


refiata, e voglio vedere que fi’ or-
dine. Mi dichiaro di nazione-
,

Franceféj e chiamo il mio Sovra-'


no, come il difenfore della mix
innocenza Oimè ^ . appunto il"
! .

mio Sovrano* era' quegli che mi -

cercava. -Io’ vengo -fitafcinatà ia


una carcere con tanta crudeltà ^ '

quanta ignominia.
In ca:ccre, io giungo a fape-
re per rhezzo di una' 'Gazzetta ,
di cui il mio cufiodc mi perrnet-,
te la lettura
,
che Io fono arre- ^

fiata per T affare', che riguarda


il Sig. Cardinal di Rollano^ eia
Signora della Motte . Refio più
forprcfa ,
che fpaventata’' nel Icn-
» G tir?

9 Digitized by Google
5P
t^nil imfUcat^..,in.quefta affare
della, Cpllana ,|(^ pui- lion ho la^

niinima cognizione e quella nuo-!


va produce la calma nella mia

,

anima ; «iTendo innocente io, rì-


inali tranquilla^
Efco. dalla carcere,, fon confe-
gnata ai confini , e di là condot-
ta al Callello della MaJligUa , do-
ve io fono interrogata dal Luogo-
tenente di Polizia . Sulle mie de-
pófizioni 5ie nafce un Decreto dei. ,

1,5^. ,Genna]b ,i 7.86«^ ch^c


confer-
. ma il' miò ^rrefio ...


Ecco fa mia ilio ria. Io P fio

efpplia colla, veracità ,


col can-
dore", colla ‘fermezza. che con-
viene all’; innocenza . Tutti. que-
fli fatti -.liulin ripetuti... nei; miei
interrogatorj ,
nei, miei' confronti,
e‘ li ripeto adeflò nella mia •
di-
^
fefa ,
'

, . / ,
'
- .

To qui potrei pofarc^ la penna,



.
*
. .
' La

Digilized by Googlc
.

la‘ nila* difèfa ^ completa , c de-


- ci lì va . Io. potrei dire „ La mia
innocenza è già provata che ho
io' ,bifogno di occuparmi più lun-
gamente di un .accufa v di cut .

una parte., <juella , ehe riguarda-


r cfilienza, la compra, e la fpa-.
rizioue' della Collana .mi è allo-
lutamente .'fìraniera ; e V altra
quella che riguarda la fcénànot-P.
turna del mefe dlAgofto i784.-,.
non mi moftra -alla Giuflizia , {&.
non '.come ,l’ ifìromento di un per-
fido intrigp., a cui, è evidente-
mente impoffibile , che io abbia
avvita la minima parte
. Ma io ho letto nella mia pri-
gione' la Memoria Campata del-,
la Sig. ^ella Motte ^
. Ma
comprendo dai miei inter-
rogatorj ciò che 11 Sig. Cardinal .

di Rohano , e la* Signora della ^

Motte hanno detto di me ner «

loro. C 2 Bi-

Digitized by Google
1

Riguardo a queRi due oggetti, \

io credo dunque effer iieceffario


prefentare ancora alcuni fchiari-
menti . Io .apro la Memoria del-,
la Sig. d.ella Motte ,
e leggo que^
fie confeflìonini chiare , c pre-
- '
*cife.
Che ella ha venduto a \
Parigi delle portoni della Colla^
nascile fuo marito ne ha vendute
ip. Inghilterra djelle porzioni pià
'

.cònfiderabili »

Che il Sig, della Motte etvéva


'
contratti nel fuo Corpo ,
nel Cor-
po della Giandar merla ,
dei de^
^
biti che fi erano ancora accrefeiu-^
ti ^mediante le' fpefe MI fuo ma^
trimonio ,
e alcuni dei quali po^ *

tevano compromettere la fua libera


tk da un momento aW altro , e
glierii la pubblica confi derapi one
Che i signori della Motte fi
€^‘ano ritirati a VerfaglUa in un
albergo • ,, Che •
'

DigitlZf:': hy Googic
^
Che il S"!g. Cardinal Ji' Ro*
hano a cui la Sig, della Mette
y

raccontava là dolorofa ifiorìa di


fue difgrazie ^ le dijje nella prU
ma udienza , che le accordò Quan»
do tutto ciò lìa véro Rè vi
darà dei foccorfi .

Che fino da quejia prima udlen^
%a ,
egli glie ne offrì e che eU '
^
la li accetti.
Che fon paffute per le mani
^

dei Signori della Motte per tre^


cento trentacinque mila lire dì
diamanti.
Io- concludo '

da tutte quefte
confcffioni fpohtanee come da •

parecchie altre, che non ho qui


hi fogno di riportare concludo
,
con tutta k Francia coìV Euro^
^ ^
pa intiera che ha letto 'la Me-
,

moria della S\g, della Motte da


^
lei^ rattofcritta che e(Ta è uno
,
dei più forti documenti-, che la
C 3 . con-

Oigitized
/

5+ .

convince rea di tutto V Intrigo *

I Signori della 'Motte


tormentati dai .bifogni i più ur-
genti: la moglie ridotta .alU ele-

mofina , il marito tormentato dai

• debiti che compromettevano la


,

fua libertà tutti' due fra la du-


:

ra alternativa', della miferla ,


è
deir onore . Tutto ad un tratto
lìvedono effi vendere per più di
centomila feudi di diamanti; fi
vedono óftentare a Parigli ^un
lulTo infoiente, un fallo teanda-
lofo ,
che cagiona della. indigna-
zione , e della maraviglia : la
' Memoria della Sig. della Motte
ha potuto folo indicare la for-
gente , ed i mezzi di quello im-
'

provvifo cangiamento di fortuna,


Offervate adelfo qual fede .voi
potete predare alla Sig, della
Motte j offervate come ella fi
.
preparava anticipatamente a ne-
' gare

Digitized by Google

gare tutti i' fatti clié 'lmi' tì-


guarckuo , e fe ’quefta Donna si
fcakra debba meritare la’ voftra
credenza , allorché dicè aUa^fine
dcU* ifteffa 'Memoria •

-
Ua- fatto . di una affurdità
,,
incamprenllbile ,
e tale ,
'che
,,
la penna -ricufa per così dire
yy
di -fcriverlo che' la Sig»
della Motte ha procurata ’
al

iy 'Sig^.' Cardinal di Rohano ,


che»^

yy
ua- abboccamento :Colla Regi^.
na Dove .^ nel -Farcof

jif
di Rcrfàglres f'A ché ora? ri
a mezza nortev Ih qual
tempo ? ’ntt méfe ‘dì Lugrui
,
178-^. ‘epoca anteriore -air a Pr
-, fare della '.Collana •

Io non efamino » anzi -non-


debbo efaminare eia che fia ac-
caduto fra il Sig. Cardinal' de"
Rohano , e la Srgv dellct Motte *
Io non .ne so nulla, ,e non vd--
'
C 4 glio

Digilized by Google
^ ,
1

glio fapernc nulla . Torno a ri-


peterlo : io non^ho mai avuto
r onore di conofcere il Sig. Car^
dinal di Rohano , e checche c^li
ne dica , egli non' ha nè può
avere- alcun rimprovero da far-
mi onde converrà , che egli mi
,

rindennizzi delle confeguenzc del-


la fua accusa contro di me ^ >
'
« Che il Sig. Cardinal di Roha^
no fi difenda in, faccia alla Sig,
della Mottequanto alla sua cre-
,
dulità per l’influenza suppofta
di quefìa Donna ; che spieghi
c .sviluppi a suo vantaggio tuu
^
ti i suoi motivi dell^ iftelfa cre-
dulità , rapporto a quefto punto
importante , ciò neppure mi ri-
guarda .
Ma fi rifletta , che fe il Signor
Cardinal di Rohano ha potuto elfer
fedotto dalli artifizj della Sig. della
Motte egli. Uomo della piu alta*.
na-

DigitizDd by Google
.
'
.
èi .
^

nafclta, di una età già matura,



decorato di una gran carica alla
Corte , e dotato di un grande fpi-
rito; con più ragione io ho po-
tuto elTer fedotta dagl’ ifteffi ar-
tifizj, io femplicc plebea ,
io nel-
lamia prima gioventù , non aven-
do alcuna cognizione del mondo,
c per confeguenza eccefTivamentc
timida e credula . Onde per una
lingolarità bizzarra , e degna di
fellere ofTervata in quefì’ affare j
più il‘ Sig. Cardinal di Hohano
farà degli sforzi per perfiiadere,
che egli è flato ingannato dalla
Sig, deità Motte
dimoflrerà
egli fteffo che ella' mi ha in-
,

gannato : in confeguenza egli li


'

rende reo di una orribile ingiù-


flizia ; imputandomi di avere
fciente mente e di concerto colla
Sig. della Motte cooperato alU in-
trigo, di cui fi lamenta:. -

^ G5 II
.

5^ . '
.

Il Cardinal di Rohano tiOVk

dice che la Signora della Motte


gli abbia procurata un abbocca’^
mento colla Regina . Egli dice
precifamente il contraria , e rim-
provera alla Signora della Motte
di aver falfamente fuppofìo que-
llo abboccamento per rncz2Ó di una
finta perfona , che fecondo lui ^
fono io fenza fallo
Cib che io pollo dire , ciò che
anello per tutto ciò ^ che vi è
di più facro, -per il^ mio amore^
e il mio profondo, rifpetto per i
miei Sovrani, è che nella fcena
del fatto éì^V^rfagliex nel mefe
di Ago fio 1.784. , epoca anteriore
air affare della Collana ,
igno-^
ravo,.come ho fempre^dgnpmoj
e come ignoro anco adflfQ,qua7
le folTe il perfqnaggìo ^ che mi
li .
faceva rapprefentarCt '.quale
fofle il perfonaggip,*j;| 9UÌ,mi. lì

f
Digit<2ed by Google
j
^

faceva parlare ; , E**'imì>otebile'


che alcun telUm^riio' 4ica ilrcon5-'
trario * Non efifte* riòn pub
elicere nel ProCèiro^àlqjifù’ pfo'i
va contro di me. ••

- La, Signora delfà Motte' ydìcéR


pretende, nei fuoi interrogatotj di
conofcermi appena y di averrtii-vei
duta fole due volte , una- a Parli '

gl nel Giardino’ del Palazzo Rea-


le ^ dove pero non mùha'pàrfai
to ,
r altra a Verfàglissi , in càfa

^ '

fua dove, fuo- marito’ 'mi aveva,


condotta ^ e -•dove-; ella’ fi è degna-»*'
ta ricevermi ; che-, credendomi
amata da -fuo> màrit’o- ^cib era ‘

per lei una* ragioné- di pin per*-


-

odiar m i -, é. dÌfprifKzafmi' | che adl



'

ogni riguardo^ ^lla- 'U(5n ^ ha- potù-^


to nè coltivare lat mia ftmicizia^i
nè confidarmi- dei 'Segreti -^‘Co'sì
importanti , quanto quelli di cut'
'

fi tratta'.*. •••';
<
t-’i •

* C à I»

Digitized by Google
J^o ' itabilifco’ quattro! epoche di-
'fiinte di fatti ,
che. feguono
fi

neceffariamcnte , e che foiK) in^


Vincibilmente legati . li uni alli

altri . , .

primo^
le vifite del Sìg. e àeU
la Sig^ della Motte in cafa rnia,'
c le^propofizioni, che mi hanno,
fatte , e che io ho accettate an-
teriormente, al mio •
viaggio di.

Vtrfagllei
Secondo, il mio .viaggio da
Parigi a VerfagUe\ , e il mio ri-
torno da 5 2L Parigi col
.

Sig. dellt^ Motte .

, Terzo ,
la fcena notturna del
Parco di Vérfaglies col Sig, c la
Sig,. della Mott^^ il< Sig» di Vii*
-

lette ^ loro-amico^ e il gran Si*


gnor e incognito ^
.
Quarto, le yifite della Signo-,.
ra iella 'Motte In.cafa mia, eie
mie in cafa fua > pbfteriormente;
it
al mio; viaggio di Perfaglìes ^ e
il pagamento che. ella mi ha fat-
to di una porzione della fomma
"
promeirami .

. -t- .
^

-- Sembra che la Sig. iella MoU^


tc abbia prefa la ferma rifolu-1
zione di negare due di- quefti* -

fatti, cioè le fue viiite, é qtfeU


le. di fuo marito- in cafa mia,-
come pure le loro propolìzioni
avanti la sfcena del Parco , e la
scena iftelTa- del Parco .
Neghi pure quai^tó 'ella vuò-'

le ;
io -fpero che la vetità farà'
finalmente feoperta :
'
il tempo
deir incanto è ormai finito : ella
non farà piu illufione ad alcuno;;
Primierameòte io ho già in^
mio favore , la mia dilpofizione,'
i miei intetrogfttorj , lamia con-
feffione fatta* fotto il figlilo di
giuramento. Io- ho di più là di-
chiarazione
" ,
gV interrogatorj del*
'11 Sig,
Sìg. Cardinal di Rohano ,
che
facendo, futti i fuoi - sforzi pe'r

incolparijii per far credere ^ ’

che. fcientemente , e cpll’ idea di


a.ffa(cinarli li rocchi.^ io- mi fa •

p.re fiata ^ad* efeguire la fcena notr'


turna ^
nel . far co di Verjaglies^
non^. man(jana.di: fofteneré ,
e di
attefkre la yerità del fatxo.^ di:

quefla fcena.. ^ -.-r

i
{Mi fembrra ^
.che fimill atte*
fiati y replicati più .
vòlte folenr
nemente: fui medellma fatto fie-
'

no propri a difiruggere , o a ve-


rificar^ j-le -menzogne della Sig^
iellft Hotte J Tutto cib, ehe el-
la, dice , fdeye- effer j fofpetto , e
ipartTiiwirvh|le(,^ venendo^ icoiìtra-
detfo da «tutti Ur altri .0 Qual dif-’
^ereuaa - fg?. Tc>.ialJ^nJÌoni

della
4ig. rdf//à miei fat'ti^'

friniti ^a; flùélll del] Sig. Cardimi


il f i

^ t

D. >cir;v Goo-jlc
Il Sig. Cardinale arre-

fiato a Verfaglien li 15. Ago fio


1785. il di 18. delL^ft^lIo mefe^
cioè tre giorni dopo la Sig. del-
la Motte viene ella pure arre-
fiata a Bar-Sur^-Auhe * T ritta la
.

Capitale è fubicó ifiruita di que-'


fiidue arfefti , ed io ne afcolto
la nuova coll' illeffa indifferenza
del pubblico Fin d allora non
.

pub supporli ftlcuna comunicazio-


ne «polTibile tanto della Sig.'.
y
della > Motte^ col sig. Cardinale
di Rokano y.
quanto» del Sig, Car--
dinaie -di Rohar^ eoo me y corne
apcora del Sig. Cardinale di Rpha-^,
no, c della Sig.-della^ Motte eoa
chicc^beflìa . noto, in qual ma-
jiier.a i Prigionieri della^ Bafllr\

gUa vi fieno cufioditì^ tinchiufi^-


fepoltl fe io polfp .fenvìrmi^dt
,

que fio termine il folo proprio a»


j

dipingere la' mia .


'

tttSU

Digilized by Google
^4
tuale . E’ noto ancora che qU©-
fio terribile caftello è un vafto
deferto una prigione inacceffi-
,
bile in mezzo a Parigi j e alla
immenfa fua popolazione.
E qual è la mia condotta ah
lorchè fento Sig. Cardinale di
il

Kohanoj^ Signora della Mot^


la
te arrcliati , imprigionar t ? Qua-
le è il partito che io prendo in
circoftanze ‘
così terribili per
chiunque fi folfe conofeiuto reo
del minimo delitto ,
per chiun-
que avelie avuto fcicntemente
la minima relazione -coi delitti,
di cui i due ‘prigionieri fi tro-
vavano acculati ?

lo re fio tranquillamente in ca-


la mia refto a Parigi per lo
Ipazm di .fei fettimane fenza in-
quietarmi nè del Sig.- Cardinale,
di Rohano , che io non cono-
'

jfceva ^-nè della. S-ig,- -della Mot-


. i, .. fCj
,

di cui Ignoravo gV intrighi


tiè di me che dovevo ri-
fiefTa
guardarmi ^ c che mi riguardavo
infatti come ftraniert, alPuno,
»
air altra relativamente a ciò
che
era loro imputato .

Solamente dopo fei fettimane


IO parto per Bnifelles e le ra-*
,
gioni^ di quefta emigrazione le
ho già^ dette . L* eftremo. imha-
taazo , In cui mi trovavo riguar-
do ai miei affari domeftici
,
il
mio eccello di fiducia nelle fa-
fìofe promelle della Sig. della
Motte j
obbligazioni ^ e debiti
feonfidèratamente contratti me-
diante le falfe fperanze di una
migliore fortuna, le perfecuziont
dei miei creditori che aveano-
,
^bufato dei ^miei bifogni e del-
,
mia facilità ; ecco il motivo
di mia partenza . Io ho le
prò-
di tutto ciò che avanzo.
«
Noa
(6
^ Non ho fatta' una evafione'clan-
deftina : colla più- grande pubbli-
cità vendo i miei mobili, e par-
to, da Parigi :parto munita' del-
la .permilTione- ,
afficurata- della:

protezione del Governo , provata


in un Palfaporto ottenuto dopo
le informazioni le più efatte.
- Tre fcttimané dopo il mio ^

foggiorno a Brufclles:^ vengo ad


un .trattato arrecata in mezzo
alla notte , guardata a vifta,:ftra:*
fcinata in prigione ,
ricondotta
in Francia y^nnc\iì\i{x’z\Ì2L Bafti*
glia un affare che. quanto
. avevo letto nei fogli pubblici ì '

fembrava non riguardare t altri


che il Sig. Cardinale di Rohanoi
-

e la Signora ideila Motte , e in


cui avevo Tempre penfato di non
avere alcuna parte.
Come dunque avrei io potuto,
quando ancora ne avelli avuta la
>
‘ vo-

Digitized by Go(
^

volontà procurarmi’ la ‘minima


relazione tanto col Sig. Cardina-*
le ò\ Rohqno y qu^nt®, colle per-
fone di fua confidenza T
'

E come
avrei avuto quefta volontà ,
quan-
do non potevo du]t>itare'che V ifte^
fo Sig» Cardinale di Rohano do-
veva eflere uno dei miei Accu*
fatorij quando non potevo dubi-
tare fecondo il mio primo in-
1 terrogatorio che* egli aveva il
'
=

.
più grande intereffe a fofìenere^
I
c che fofìeneva in fatti, che-io
ero la cooperatrice delF intrigo,
per cui pretendeva cfTere fiato
ingannato , che io avevo con*-
tribuito a tendergli il laccio or-
,
ribile in cui allegava che li era
fatto cadere.
-
Se ciò non bada per provare
-

* 1 due fatti negati dalla Sig. del-


la Motte , che altro potrei addur- .

re in mio favore ? K. chi potrei


ri-

Digitized by Google
, .

^8 .
;
ricorrere ? Agli avvenimenti m-
comprcnfibill accaduti nell* origi-
ne di quell’ incomprenfibile af-

fare ?

Noi fiamo arrefttte e coftitui-
te prigioniere la Sig. della Mottéy
cd io ,
mentre che fi vedono
tranquillamente fuggire ,
e fpa-
rire la Cameriera della Sig. del-
la Mi)tte il Sfg. di Villette in-
timo amico di queft*ultima , c
r ifteifo Sig, della Motte . La' lo-
ro fuga non è ella una prova
della mia innocenza Non bada •*

ella per far pronunziare la mia


'
affeduzione ? Il Sig. Lenau è quel-

lo che ha dato al Sig. della Jvio?-

te la- Carrozza di vettura ,


che
mi ha condotta a Parigi e Vcr^

fagli e s I fuoi Libri debbono


farne fede ,
e F ifìefTo Sig. Le-
nau y c il Ilio cochiere poffono
deporre in mio favore
la
,

«9
In MfOL carrozia d€lla

Corte
il Sig» della Motte mL iha ricgn- k

dotta da VerfagUes a Parigi . Ciò.


è anche più racile a verificare ,'

Se la Sig. della Motte dive-*


imta più lineerà.,^ ^ùuttofìo for--
zatc ad eflerlo prende in fine
,
il partito di conlelfare il fatto*
della feena* notturna c tutù i
,

,
fuoi accelfor( , P affare , è termi-'
nato : ella è la fola rea ed al-
j
,

,
tro più non refia ^ che pronun-
- ziare ia fua condanna
1 •
Se al contrario- la. Sig. della*
5
Motte continua, a ;ncgarc , come
ella ha fatto* fin ora.^. c la leena »
j|

,
notturna , e tutti i fuoi accelforj,
j
bifogna almeno che ci dica* , e*
ci fp leghi chiaramente per qual
^

j
alr-raragione ella prcndelfc una'
.
carrozza di vettura che dovea
,
. condurmi da Parigi a Verfaglies .

con luo marito ; pear qual altra

Digitized by Google
jagione ptcndeffe . una carrozza
jpejp;. ricondurmi epn;
j deila Correi
fuo ;marÌtQ_-da:, KerJ^glies &iPari^
gì.. Finché ella. non. fapra che
riipondere a quelle dimande è

forza, che, fulBilano ie mie de--,


polizioni f fpecialmente allorché
'

tutto concorre, a provare la veri-,

tà delli .altri fatti . che, io le

oppongo ,5
fopratutto quando è

infatti? dimoilrato ^
che dopo il

dopo-
mio viaggio di Ferfaglìes ,

il ritorno della Sig^ deUa .iWo^r^

a Parigi ella mi ha fatto parec-


chie svilite che - sono «Hate
c ,

quelle iit larga copia da me re-


lìituite Che dal mese di Ago**
. .

Ho, 1784. 'fino a tutto il mese


di Settembre noi- ci fiamo
vedur

te quali giornalmente che ia


- ;
spes-
quello spazig di tempo ho
a
so pi^anzato a casa sua tanto
..

Parigi .xom&àn campagna ; final-

.* mea-

Digitized by Gt'Ogle
^
:

7 *^
niente ella* mi ha, pagato ia>
più volte la somma di qujtttfo-
mila dugen^o seffantottp iire iiir
.

vece delle quindici mila cfe mi.


a.veva promeife ^ ... . ^ ;

Donna vile.,. e superba., che^


veniftead accarezzarmi :allQrchè
dovevo servire ,d’ iftromento, aliar
\^i)ftra
;
che, mi disprez-;
pe;rfidia
zafìe allorché divenni inutile aL
'
voflri disegni , che mi odiate-,
ora , .che io vi confondo e vi, •

,
scuopro I scendete ^ scendete ^ dall’,
altezza del vohro Albero genea*-,
'

logico , donde voi credete pote^,


re abbattere le. leggio, imporre
ai loro Minlllri: , ed insultare .

tutti i voftri infelici -coaccusati,


Io sono una Donna plebea -;. ma
voi liete mia uguale , allorché»
noi fiamo condotte tutte due ai-
piedi», della^ giuflizia delli. Uomi-
ni; j.davapti la quale .U na$qit^j^,
^ « •

Digitized by Google
.

il rango \
li onori debbono spa-
rire , cóme d’-avanti V eterna Giu-
ftkia.' Le leggi mi autorizzano
a Interrogarvi, e vi ordinano di

rispondermi . Ascoltate , e rispon-


detemi. «

Alcuni giorni dopo il voftro'


ritorno da Verfa^lies voi venite
verfo mezza notte a trovarmi’
la
a cafa mia nella ftrada del Gior-
no , voi y e voftro marito in car-
rozza j e mi contate una fomma
di 400. lire ,
a conto db cib,
che mi avevate promefld Pri-
mo pagamento . * *

Un altro giorno ,
voi venite
a cafa mia ' full* imbrunire della
fera in carrozza, fola, col voftro
.lacchè, e mi pagate fette Luigi
in oro ,
cioè a dire 168. lire.
Secondo pagamento .

Un altro giorno vi prefentatc


alU mia porta fe:mpre ia carroz-
“ . za,

Digitized by Google
.


71 '

fea
5
t còl' Voftro. lacchè • Voi
ifiì dimandare. Io feendo-
fate
baffo per parlarvi nella vofira-* ’

carroz^ , vdove erano, due altre»


pcrfone iUPadre XofA , RelÌ-i
,

giofo Minimo,
c. un Ufiziale dt^
Grado, maggiore che io now
nomino qui per rifpetto, ma che,
ho perb nominato nei miei in-. *'

terrogator] V Io vi domandavo '

/
del denaro per un pagamento di,
400. lire , che io .^vevo fare
al -Sig. Gentil mio tappezziere
per dei mobili che mi avevi -, *

foriwti Alcuni giorni dopo , il-


.

Padre Loth viene a prendermi^


per andar con lui da quefto tap-
pezziere ,
e .
pagarlo delle 400,
lire. Terzo pagamento'. ;

Un Signor di
altro- giorno il

Villette voftro amico viene a


*
trovarmi in carrozza nel mio
nuovo appartàmento nella (brada

• ^

Digitized by Googl
7 +*'
m
'
'
. ,

di Sant*' Agoft Ino >e; cont^


io voftro nome lire . Quar-,*.

XQ pagamento
. Finalmente un altro giorno ìq
(I ellada voi preyenuta mando il-
mio fervitore a cafa yoftra per
riceyere tremila lire , die erano ,

tutto 'Ctb ., che voi mi dicefte .

•poter darmi', e quefìa. somma la.,


ricevei io tre. bigliétti di banco
di looo. lire r uno . (Quinto, ed
ultimo pagamento . Somma tota^.

le .come iorrhp 4268.


'
lir-e^ r- .....
^
.

^Ecco dufiqiw 4168. lire che


io provo elfermi
/ ,
fiate ^ pagate
dalla Sig. della- Motte 2. conto
dcllc^ 15. mila y. che mi .aveva
, .

persònaimante; pronieffe nd c5^


so., in cui e^eguiffi^ ciò che.^l-
la aveva ^avurp:* la sfrpntata^in^
di ordinarmi Falsamente : in ^no-
mc: delhi Regiaa^.,;, Può egli ^ffer^i
'
'

a •
^

vi una prova, piè - canvmoente^


« più forte , e, di tutti i fatti .

che io deponga cqntrO; la, Sig*H .

della Motte e. di tutti quelli


.

che provano la. mia innoc^^ ,

f Ciò non è, tutto , La Sig.„ ,


.

della Motte j, thè pretende sì ar-J


Togantemente j che una Donna; ,

della mia condizione non folfo.


' • • — *
mi

fatta per effere ammcffa jalla fua


converfazione ; la Sig. della JWor- :

te mi ammette s ciò non oilantc ‘

alla fua convcrfazionc. , mi^pre-i,


fenta ad. altre ancora, ella .viene
da per tutto oon me

, o vuole
.

che io vada da per tutto con^


iet ,r. V
.L’ ifleffo giorno che è «f- '.

fettuatd pagamento \de]^^ mio


il :

tappezziere la Sig. della Motte . .

mi-invita a pranzo a cafa ^a,-


a cui fi trovarono, il Padre
il Sig., di Villette.^ C-P ifteffo ufi-;
D -
'
zia.

Digilized by Goog[e
s .

7^
^iale di rango fuperiorc, che citi'

fervilo a tavola dal fuo lacchè /


C'che io non nomino Y ma che
ho nominato -come fopra
Duc o tre altre volte la SÌ4
gnora della Motte invita 9^
pranzo a, Pdrlgi colle iftèlfe ’trc
perfone ^ c di più un altro Ufi-‘
21 ale colla Croce di S. Luigi in
.
.

petto che io non nominò per


rifpettp, .ma che però ho nomi*
nato rieir interrogatorio . A ùnó;
di quefìi pranzi fi trovò inoltre^
un Sig. di Vaiai
,
che' veniva,
diceva egli , a ferfi riconofcerc
alla Corte. *

'

Dopo uno di qucfti pranzi la


Sigi della. Motte' mi condulTe al-
la Commedia Francefe ,
dove fi

rapprcfeniava il- Matrimonio' di


Figaro. Eravamo quattro in car-'
Tozza , la Sig. della re , F Ufi-
ziale di rango Supcrióre di coi^
^
: ‘
ho

Dlijit.Jodhy C^-i 'lìgie


no parlato di Villette ^
ed io .
'
vV

Un altra volta ancora il Sig.,
c la Sig. della .Mowc m- invitano
a "pranzo a Charon nella loro ca-
fe, di campagna Vi erano a ta-
.=

vola i iftefTo UfiiiMe di rango-


fuperiore ,
il Sig; "di Villette ,
il

I
Padre Lotky e altre-^ perfone ,

[
cui non mi ricordo i nomi ,
cc-
. cettuato il Sig. Bavefney che mi
)
fi dille eiiere- parente dei, Signori
'
! della 'Motti:.- .


.


Final-mente un altro giorno pev
'
r ultima volta- i Signori della
Motte rrC invitano- a pranzo neli'
iftefTa cafa di campagna, e colle
iftelleperfone, -aecettuato il Sig..
Bavefne , ma vi erano dì più
un Cavaliere di Malta che Ì0\
non nomino e il Sig. della Fri?—
fnaye colla fua Spofa, c una ra-
gazza y che abitava in cafa loro,
D 3 e i

Digitized by Google
7 ^' ,
c 1 due fratelli di'^quéff ultima,
che fono Americani Col loro pre*
cettoré , altre perfone, di cui
non mi ricordo i homi^
Dopo qucfto pranzo la Sig.
'
,

àtViZ' Motte mi conduce còlla fua .

carirozza a cenare a cafa ‘


i Si-

gnori' della Frefnaye coVa


TJfziale fupe'riorc r ifteffo Cai/.
di Malta\ il Sig. di Vili et ti .ec.
Tutte lc‘ volte ^ che la Sig.
della Motte è venuta a cafa mia
e flata offervata da tattq il vi-
cinato che può atte fìarc. della
'

"
verità .

Tutte le vòlte che io pran-


zavo in cafa< della Sig. della
te élla mi prefentava’ ’a-tutta la

converfazionc come Barònèlfa d’O-


ii .a,Ella mt dava ^quefto titolo,
di cui mi avevano decorato mio
malgrado il Sig; e la Sig. della
Motte’ > in occafione del mio
j

viaggio di Verjaglies*
La Sig, dèlia Matie. è quella '.

dunque che rni Ha ricercata, che


‘ha voluto flr ingere cpn me Fa mi- i

^clzia*, che mi- ha ricevuta, che


mi ha accarezzata* nelle fua '^caia
tanto di campagna, come di città,
che mi ha condotta, in tutte le
convcrfaziomi di fua conofcenza,
*c che mi ha pagato delle fomme-
per adempire in ^parte alle fue
'

pfomelfe „ - , . » .

V Bifogna dunque che


- '
ella di.
chiarì la caiifa ,
e. il principio di I

quella' amicizia dinante fìnez.*


,

ze ,
c dei pagamenti fattimi co.“
’me fopra • — ^ .
'

, Se ella' fi oftina a tacere ,


e
fe ^determinandofi a parlare non,
offre delle dichiarazioni fodisfai
facenti ,
e plaufibili che indi- ,
chino ,
e che provino _un altra
caufa ùn altro principio diverfo
da quello da me depofto ,
bifo-

D . .
.
gna
/

Digitized by Google
gna che ella fia.conciannata .eche
io fia alfoluta. » ; i .
- .

^
„ Uria Donna, mia pari , dkc
ella , non poteva accordare^ à voi
la fua confidenza : giammai*.- non
vi ho fatto parte dei miei fc- .
.

grcti , ,e mai^ non -vi avrei fatto


.parte, diim dclit^^ firn ile a quel-
lo, di cui vengo accufata,
- AhMo
credo^ . Non era così .

fciocca di confcffarloj e fpiegar-


oiii la qualità del perforiaggio che

A eleva farmi rapprefentare .. Io


'era fra le mani di troppo -abili
feduttori, perchè azzardalfero di
fare a me una limile confìdena^a^
a me fprovveduta di cognizioni,
€ di lumi ;
a. me ,
rardifeo dirlo,
vedere
•che, bafìa afcoltare un
momento per convincerli, ^ che
io fono incapace di dire una men-
zogna, c più incapace ancora di
foi'tcnerla , fé àveffi la disgrazia
di dirla. ^
Quan-

Digitiz^:' : . Goo^Ie
' Quando i- mieV' feduttori mi
avellerò 1 ale iato fofpettare il tra-
vcftimento, c la profanazione di
un nome augufto, di cui ora mi
fi acculale che io mi folli pre-
fiata alle loro inlimiazioni ' allo-
,

ra io avrei eommeiTo un atteri-'


tato
,
degno delle pene le più
feverc . -

Ma. nò
, la mia volontà non
VI ha contribuito Per reliflece .

non avevo bifogno nè di tante


.

cognizioni, nè^ di tanti lumi. Il ^

timore, il rifpetto, T onore , Tor-

ror del delitto ,


ballavano per
rendermi inficili bile alle più gran-/
di infin nazioni
. Io avrei, fremu-
to j
venuta di ghiaccio dair,
farei
orrore, avrei fuggito per fempre*
quelli indegni profanatori di un,
nome facro . . i

Rammentatevi il principio ,.
iL
progrelfo ,
e la fine '
di ,
queifla^
.

; D 5 ca-

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1

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cabala inaudita; efaminate la ma^
nicra infidiofa con 'cui è fiata

condotta; il .perfido 'artifizio con


cui è fiata
^
tramata ^ Primiera-
mente il folo* Sig. della Motff fi

prefenta ài mici occhi’* : folto

r apparenza della civiltà ,'c "dèli*

attacco più oneflo cgli-'s’ inKo-


duce in cala mia' fìngendo' "di
prendere interel fé alla mia' per-
fona, c ai mici affari domeflici:
egli cP viene per noVe giorni
confecutivi Solamente alla fua
.

nona, o decima vifita egli mi ‘

annunzia quella di una Dama,


della piu gran àìJtinTiione , e que-
fla Dama, che egli non nomina
è la fua moglie . Ella arriva in-
fatti , mi' propone di fare una
cola ,
che farà rfioltò grata dlh
Kcgina : mi moflra per provare
la- fua commiffione un Portafoglio^
pieno di lettere ,
che fuppone ef-
'
- ferie

. *

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ferie itate Indirizzate dalla Re-
’ .gina\ Io prcfto fede atutte.que-
fìc favole , V' mi lafcio condurre
a Verfaglies » La S^ig. della Mott^
fpinge r audacia , e 1’ impoftura
fino a dirmi , die la Regina è
' iftrùita, c .incantata' dèi mio àv-
rivo . L’ illufione ..giunge allora
alFultimo grado .''"Quindi V ab-
boccaménto del Parco, c v ,

. E che ho io fatto in quella


, .

fccna ^notturna ^ nulla y. che non


. fia innocente* per fe,fieflp* Salu-

tata Tifpettofamcnte da un uomo;


che io non conofco , li. prefcnto
. .un fiore .
,
che' mi fi era preferir-
to di darli fenza 'addurraéne. la
ragione; li- dico ‘due paròte,che
mi li erano fuggerite ^ e di cuL
non intendevo il lignificato

Nè il. fiore, nè le parole non
annunziavano V idea di un delit-
to : e, per formare un delitto. fon
D 6 ,
ne--

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T

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nccelTane due cofc mtènzione
ed. il fatto . . -

Io non avevo alcuna intenzio-


ne , poiché ignoravo quella dei
mici feduttqri , .

Dovevo .credere ,
c ho creduto
di aver fatta una cofa.innocentej;
’fopratutto quando il giorno dopo
la Sig. della Motte mi m'ofìra,,
e mi legge un altra lettera , di
cui ignoravo la fallita, come di
•quella delle precedenti ,
c che
conteneva li atte flati della piti,
..

grande foddisfazione della parte


della Regina. .

n Sig, Cardinal di Kohano\^


per difenderli dall* accufa inten-
tata cóntro di lui, pretende che
egli fteffo è venuto in traccia di
me nel Parco di Verfaglies : che
fon io quella, a cui egli ha fat-
ta una rifpettofa riverenza, per-,
. fuafo di vedere la Regina ;
fi-

nal-

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. .

nalmente ', che io à lui ho par-


%
^
lato
'
Potrei Hmitarmi a domandare
donde egli lo fappia ,. chi gliè;
-

r abbia detto , e -dove ne fia la-


prova 'ma non importa . Io tor-
:

no a ripeterlo . Non sb nulla di


tutto ciò, che allega ilSig.C^zr-
dinal di Rohano Io non avea'
mai conòfeiuto, nè veduto.il Sig»
'Cardinale. I Signori della Motte
me lo hanno mai nominato,
non
come neppure alcun altro ri-
guardo alla feena notturna
Acculi egli pure fe vuole , la
Sig. delh Motte di averlo ingan- ,

nato, di averlo acciecato fino 'al


fegno di farli credere , che in *

quella iftefla feena egli fi era :

prefentato alla Hegina , e ailei


aveva parlato , mentre che , fe-
>

condo lui, .io ero quella condot-


ta là dalla Sig. Motte per
'
farli

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8(5
farli quefta indegniiTinu burla;
Il Sig. Cardinal dì Rohano faccia •

pure tutti li sforzi poffibiii per


; acconfento
perfuaderlp ,
• ..
io -
vi ;

uia'non, venga . ad accufarmi di

elfere io ,fìata la . complice, della


Sig. della Motte , Io non vedo
'
qui. altra cpfa di; comune fra. il

.
Sig, Cerdìnale .di Rohano. C me,
• .cioè che malgrado V enorme di-

flanza,. che cl fepara n eli’ ordine


fociale ,
quello deplorabile atfare
è riguardo a lui., come riguardo
: a me un grande e troppo me-
,
niorabile efempio del pericolo di
quelli , .che fono troppo. facili a
far delle conofeenze-, .

^
. Ecco dunque
.
tutto il .mio de-
litto . Se conviene che io lia pu-
nita- j fe conviene che io fia la
vittima , fi fupponga. lìn altro

- nei miei piedi ^ e nelle -mie cir-

coflanze c ardifea dirmi .che


,
'
. non

. Digitized tìy
,

non avrebbe fatto ',e ‘creduto ciò,


che io per mia fatale disgrazia
ho realmente fatto e ^creduto : •

^
Io avevo tre teftimonj prezio-
fi
V che bi fognava interrogare ,
'
e che ho perduti^ : il Sig. della
Motte , la Cameriera* della- Sig.
della Motte ‘e il Sig. di Villette.
j
Il Sig. di Villette era nel Par*
^
"co a mezza notte nel momento
della feena . jlEgli è TUomo che
il Sig. della v’incontrò:
è P Uomo ,
a' cui il Sig. della
Motte diffe . 'Ah ì eccovi’ Ip i

V avevo riconofeiuta allorché al-


cuni giorni dopo rni ero trovata
con lui a Parigi in- cafa dei Si-
gnori della Af offe . Egli era'prc-
fentè alla feena : avea tutto ve-
duto, tutto afcoltato'. Era PaTtUi-
, p intimò confidente dei miei
c'o

feduttpri. Egli fapeva tutto.. Là


nep Parco fparifee
{ fi allontana
0 6
. '

S8
o fi nafconde^. Etóerte il MmL
fteró fi è data la pena- di farmi'-
correre ‘dietro* per uno fpazio di
circa 200 leghe- per arreftarmi,
e condurre me- prigioniera j beo-
'

chè innocente iftroincnto di que-


fio. intrigo fatale ,
e il Sig. di
Villette:^viOTi è ar re flato i-(i) .
'

La, Gameriera della Sig, della


Motte , ... . . io non parlo di
quella ,
che fi dice elle re attuai-'
mente alla Baftiglia , Qùefta è
entra al fervizio della Sig. della.
Motte dopo r epoca
. della feena
notturna .
,
chè
Io parlo di quella
aveva Motte in queft*
la Sig. della
epoca,. Ella .mi ha veduta» fino
dal- primo, momento del mio arri-
vo a VerfagUes , dove V incontrai
ifi compagnia della' fua padrona

.... .
•••.Ella

(i) Egli è arrecato a


Gine vra , e condotto alla BcijUgliru
.

' Ella ba vedùm fparlre fe Sig.’



della Motte, dall’ Alberga, -fubko
dopo avermi là condotta v Ella mi
ha veduto cenar® e dormire V ift'ef-
fe, fera nel medefimo Albergo*.

Nel giorno dopo ,, ella aveva affi-


mia Toelette , diretta,
ftito alla
e.preparata dalla Sig. della Motte. -

Ella mi avea veduto paflare la-


giornata: con i fuoi pa-
infieme
droni ,
ufeì con verfo la mez-
effi .

za notte , mi avea veduto pran-


zare con loro la mattina feguent-
'
re . c ripartire la fera per Parìr
gl col Sig. della Motte . Ebbene!
Il minifleVo li è data la pena di
far correre uno fpazio .di circa a
dugento leghe per arreftarmi , e
condurmi prigioniera e quella
Cameriera non è arreflata ?,
finalmente il Sig. della Motte.
egli era venuto a cafa
mia nove giorni di feguito per
tra-

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V

tramare la ^grand’ opera della fc-


duzione , progettata da
dalla- fua moglie. Egli. mi avea
condotta la cafa la fua moglie mol-
to più fcaltra di lui per 1’ efe-
cuzione di un-tal progetto Mi .

' avea condotta da Parigi a Verfo»


gliea ,
e ricondotta da Ver.fagUes a
Parigi tutìo veduto, tutto
»intefo nèl tempo del mio fog- .

giorno a VerfagUea . Anzi , che


dico i egli avea tutto fatto colla
fua moglie o ella 'avea tutto
^atto “di ^concerto con lùi V 'EgU
mi avea condotta* al Parco infic-
'*
me' con lei ,
ed avea oflervata
tutta la feena . Con Lui fio itii

ero ritroverà : a Lui avevo re-

flituita la- lettera mifteriofa. che


la mia confulione mi avea' fatU
dimenticare Il Sig; della Mott^
.

fi trova colla' fua moglie nella


loro cafa di Bar-Sur-Au6e allor-
ché

Digri.' 4 )y Googic
,

rfiè fi va ad amftafe là Sig,


"della Motte, Grifpettori di Po-
lizia vi arrivano fra le otto , e
le nove della, mattina • In .pre»
fenza .del Sig. iéìÌQ Motte i c
"
nel fuo proprio appartamento
fCome in quello della fua "^moglie
effi efaminano, e prendono tutti

i fogli . Vedono il Sig. della


Motte, che accompagna la fu^
j
moglie fino alla Carrozza Il ,

Sig. della Motte , che sà molto


bene , come la Sig. della Moite^
i motivi fegreti' di quello arre-
fto -prende toflo la fuga , Tutti
quelli fatti fono confelfati dalla
Sig. della Motte nella fua Me-
moria llampata'. Ebbene il Mi- ì

nittro-fa feorrere uno fpazio di


dugento leghe per arrefìarmi , e
ricondurmi prigioniera , e il Sig,
della Motte non è .arre fiato ?
^
'

Qiial gran lume quelle tre


'
.

per-

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perfone , il SIg. della Morìe
Cameriera , e il Sig, 'di Villette ^ *

- non. avrebbero dato 'fopra tutte*


.

le circoftan^e dell’ àfoe J quak.


atteftato farebbero eglino., ikti
, forzati di rendere della - purità
delle mìe intenzioni, dimia con-
dotta ,
e deir innocenza di una
feena y a cui io.m’ era pr.eftatai
.Ebbene ^ io torno a ripeterli,
quelle tre per fon e importanti noa
ibno arredate ^

E perchè dunque il Ivtlnlflero


non li è àfficurato di tutti tre ?
perchè non fono eglino venuti a
ìblfrire i rigori di una dura pri-
gionìa , che a me' li fa provare
da più di fei meli ? perchè non
fi fono forzati a venir come me

a rendere un conto efatto, e fe-


dele di tutto ciò che aveano pro-
gettato, veduto, fatto, o intefo?.
Mi fi tolgono dunque cosi i mez-
ù
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al di gluftlficàrmi? é perchè
ìion fono in mib potere ,
farò'
dunque condannata .* Dove
llamo’ ^

noi gran Dio A * quella idea bolv


le il mio fangùe dentro- le -vene,
e la mia animà inorridifee . Io
voglio parlare ,
e rcllo foffbgata.
da mici finghiozzi } io non pòf;
fo più produrre per mia difefa ,
che dei* fofpiri , dei gemiti , e*
'
delie lacrime .
*Cib, che non fi è finora efe- ’

guito ,
io dimando t)ra ^
“che 'fi
efeguifea .

Ho . tutto il diritto
di efigerlo non vedo ì tre-
: e fe
fuggitivi comparire davanti a me
nei confronti , e che in -confe-
guenza io non ottenga non fole
la' mia alfoluzione ma i- rinden-
nizzamenti, che reclamo, efcla-
mèro con' tutta 1’ amarezza del
mio cuore o Leggi r Leggi ‘del
: .

mio Faefe 1 augufte protettrici


del

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1

del Cittadino ,
'
che fiete voi ^
venute ? ^

Sarb io dunque ridotta a cre-


dere che in quello fecolo di lu-
me, che tanto li. vanta celle fuc
- grandi cognizioni j quando do-
vrebbe piuttofto arroffire de la.

fua .orribile corruzione', li uomi-


ni divenuti si illuminati fopra i
loro diritti,! loro doveri ^refpet-
tivi,
fono nel tempo ifteffo ar-
rivati a un ‘tal grado di depra-
/ vazione , e' di demenza, che non
fanno flabilir delle Leggi , pro-
prie a garantirle la falute ^ e la
Scurezza di_ tutti •
, Nò , nb ^ io non'polTo crede-
re a delli empi lìftemi , xhe de-
gradano. la ragione , ^e difonqra-
no la maeftà delle Leggi.
.Circondata da forti mura , che |

mi feparano dal redo delli uo- |

mini,rinchiufa.in mezzo adulte |

DIgitìzf '
Ca -- .

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