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PRINCIPIO DI NON CONTRADDIZIONE

•Attraverso la considerazione del principio di non-contraddizione,


assioma fondamentale della filosofia, Aristotele giunge a intendere
la sostanza come natura necessaria di un essere, ovvero come
ciò che un essere è e non può non essere.

Precedentemente abbiamo visto:

L'essere come categorie e che le categorie sono per il filosofo


quelle caratteristiche fondamentali e strutturali dell'essere che
lo rendono tale e che non può fare a meno di avere
La sostanza e la categoria suprema è l'oggetto proprio della
metafisica e per dimostrare ciò Aristotele utilizza il principio di non
contraddizione

Aristotele spiega con due frasi che vanno analizzate


•“E’ impossibile che la stessa cosa insieme inerisca e non inerisca, alla
medesima cosa e secondo il medesimo rispetto” (Metafisica IV, 3)
• “E’ impossibile che la stessa cosa sia e insieme non si sa”
(Metafisica IV, 4)

Da ciò possiamo capire che:


•Esprime l’impossibilità logica di affermare e negare nello stesso
tempo uno stesso predicato intorno allo stesso soggetto .
•Per es. non si può contemporaneamente affermare «l’uomo è un
animale ragionevole» e «l’uomo non è un animale ragionevole»
•Tale principio dichiara che ogni essere ha una natura determinata
che non si può negare ed è dunque necessaria perché non può
essere diversa da com’è.
•Aristotele identifica tale natura con la sostanza.
•Sostanza è, ad es. ,un determinato individuo cui si riferiscono
determinate proprietà logiche e fisiche.
LA SOSTANZA
•Anche la sostanza, come l’essere, si può intendere in modi diversi.
• In primo luogo, Aristotele intende per “sostanza” l’ente individuale
concreto e autonomo, il tóde ti, cioè il “questo qui”.

SINOLO DI MATERIA E FORMA

• Esso è un “sìnolo”, ovvero un’identità indissolubile, di materia e


forma.
• In secondo luogo, Aristotele chiama “sostanza” la forma o
l’essenza di un certo ente, che si distingue dalle sue proprietà
accidentali.
• Infine, talvolta Aristotele definisce “sostanza”, ma in senso
improprio, la materia di cui una cosa è composta.

LE QUATTRO CAUSE

•Al concetto di sostanza si connette la teoria aristotelica delle


quattro cause. Dopo aver chiarito che la scienza e la conoscenza
consiste nel rendersi conto del “perché” delle cose, Aristotele
riconosce a questo “perché” quattro diversi significati possibili:
- di causa materiale,
- di causa formale,
- di causa efficiente,
- di causa finale.
•Le quattro cause, tuttavia, non sono che articolazioni o
specificazioni della sostanza, che si qualifica pertanto come l’unica
vera causa dell’essere.

•CAUSA FORMALE , che è l’essenza di una cosa(la sua forma)


•CAUSA MATERIALE, che è ciò di cui una cosa è fatta (la sua materia)
•CAUSA EFFICIENTE, che è ciò che dà origine a qualcosa
•CAUSA FINALE, che è il fine verso cui tende una cosa
LE QUATTRO CAUSE: UN ESEMPIO
•In un cucciolo di leone la natura animale è –» causa formale
•La materia di cui è costituito il suo corpo è-» causa materiale
•I genitori che l’hanno generato sono -» causa efficiente
•La riproduzione della sua specie è –» causa finale

IL DIVENIRE

Alla dottrina delle cause è connessa quella del divenire:


•A partire dagli albori della filosofia greca quella del divenire è un
problema costante e di difficile soluzione.
•Aristotele, nella soluzione che fornisce, riprende Eraclito
sostenendo l’assunzione di base del panta rèi
•Tutto muta e il mutamento non è un passaggio dall’essere al non
essere, è il passaggio da un certo tipo di essere a un altro tipo.

Per spiegare il divenire della sostanza, cioè il cosiddetto


“movimento sostanziale” che consiste nella generazione e nella
corruzione degli enti, Aristotele elabora i concetti di «potenza»
e «atto»:
- la potenza è la possibilità della materia di assumere una
determinata forma,
- l’atto è la realizzazione di una tale capacità.
•Il punto di partenza del divenire sarà quindi la materia in
quanto “mancanza” di una forma determinata, mentre il punto
di arrivo sarà il raggiungimento di tale forma: in questo senso il
divenire non è il passaggio dal non-essere all’essere, ma dalla
potenza all’atto.
•La potenza è la possibilità della materia di prendere una
determinata forma
•L’atto (detto anche entelechia) è la realizzazione di tale
possibilità , dunque è la realizzazione della potenza
•La distinzione tra materia e forma è allora riportata da
Aristotele in questi due concetti dinamici: la potenza sta alla
materia come l’atto sta alla forma
•Il processo del divenire inizia dalla materia, intesa come
potenza pura, ossia come privazione di forma, mentre il punto
di arrivo è la realizzazione di tale forma.
Un esempio molto semplice può essere quello del pulcino;
dove l’uovo da cui è nato è potenza (ossia la possibilità che
quell'uovo,cioè la materia, diventi un pulcino) mentre il pulcino
è la realizzazione della materia.

Dio

La “dimostrazione” dell’esistenza di Dio,deriva proprio dalla


teoria del divenire.

•Aristotele descrive Dio come il “primo motore immobile”,


ovvero come la causa iniziale e immutabile di ogni divenire.
Tutto ciò che è in movimento, infatti, per Aristotele è
necessariamente mosso da altro, ma poiché non è possibile
risalire all’infinito da un movimento alla sua causa anch’essa in
movimento, occorre che vi sia un principio primo assolutamente
immobile, e questo è Dio.
A Dio Aristotele riferisce una serie di attributi:
•egli è atto puro,
•sostanza incorporea ed eterna
•e causa finale a cui ogni cosa nell’universo tende come a ciò
che è oggetto d’amore.
Dio, infine, in quanto entità perfetta a cui non manca nulla,
deve avere la forma di vita più alta, cioè quella del pensiero, e
tale pensiero non potrà avere come oggetto che la perfezione,
ovvero se stesso: in questo senso Dio sarà pensiero di
pensiero.
LA FISICA ARISTOTELICA

I movimenti
•La fisica, per Aristotele, è la scienza che studia l’essere in
movimento.
•Fisica del divenire della natura, la natura si trasforma
attraverso il movimento
Egli distingue quattro tipi fondamentali di movimento (o di
mutamento):
- il movimento sostanziale, cioè la generazione e la
corruzione(nascita e morte)
- il movimento qualitativo, cioè il mutamento e l’alterazione
(es.foglie che cambiano colore)
- il movimento quantitativo, cioè l’aumento o la
diminuzione(grande-piccolo)
- il movimento locale, cioè la traslazione, che è il movimento
fondamentale a cui tutti gli altri si riducono(spostamento nello spazio,
da un posto all’altro)

Il movimento di traslazione è di 3 specie: dall’alto verso il


centro del mondo,dal centro verso l’alto, intorno al centro o
circolare. Le prime due specie riguardano i movimenti naturali
dei corpi semplici,mentre il terzo è collegato al movimento
dell'etere.

L’UNIVERSO ARISTOTELICO

•Nell’universo descritto da Aristotele i movimenti non


avvengono mai per caso: tutto avviene in vista di uno scopo.
La natura, cioè, è organizzata finalisticamente, e i fini che
persegue le sono intrinseci. I corpi inanimati tendono a
raggiungere ciascuno il proprio luogo naturale, mentre i corpi
animati tendono a raggiungere il proprio stadio “adulto” e
compiuto.L’universo aristotelico è perfetto, finito ed eterno.

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