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La logica

Categorie

- Non classificabile nelle scienze, in quanto è qualcosa che precede qualsiasi scienza
poiché studia la forma del ben pensare e del ben parlare (quale forma essi devono
avere per essere considerati scientifici)
- trova la sua applicazione nel DISCORSO APOFANTICO di tipo “S è P” , enunciato
in cui si predica un qualcosa di un soggetto
- Nelle CATEGORIE si studiano i termini e le espressioni che hanno significato anche
presi singolarmente, si ottengono un numero ristretto di categorie che rappresentano
anche i GENERI SUPREMI DELL’ESSERE: sostanza, quantità, qualità, relazione.
il dove o luogo, il quando, il giacere, l’avere, l’agitare, il patire.
- sostanza prima e seconda

De Interpretatione

- Nel De Interpretatione vengono analizzati i termini connessi in una proposizione: le


proposizioni apofantiche vengono distinte in: AFFERMATIVE, NEGATIVE e
UNIVERSALE PARTICOLARE ( a, e, i, o: adfirmo e nego), quadrato proporzionale
ecc.ecc. Hanno solo valore formale, indipendentemente dalla verità e sono premessa
alla teoria del sillogismo.

Analitici I

- ANALITICI I: teoria del sillogismo “Un discorso in cui, posti alcuni elementi, risulta
per necessità, attraverso elementi stabiliti, alcunchè di differente da essi”, in altre
parole un ragionamento deduttivo che si compone di due premesse, da cui deriva
necessariamente una conclusione attraverso un termine medio che scompare.
- è composto da due premesse, una maggiore e l’altra minore, e la conclusione che
risulta necessaria e implicita nelle premesse
- c’è un termine comune alle due premesse che è il termine medio
- varie figure del sillogismo

Analitici II

- Un sillogismo risulta vero se le sue premesse sono vere cioè: prime, immediate,
anteriori alla conclusione, più note.
- PRINCIPI PRIMI, ASSIOMI: intuitivamente veri e indimostrabili comuni a tutte le
scienze: principio di non contraddizione, e del terzo escluso.
- PRINCIPI PROPRI: di ogni scienza, costituiscono le premesse generali che
riguardano un certo genere dell’essere
- come conoscere i principi? Non oggetto di dimostrazione perchè presupporrebbero
qualcosa di precedente, sono indimostrabili ANAPODITTICI
- ma come avviene l’apprensione dei principi? per induzione o per intuizione, mediante
l’intelletto.
- sillogismo dialettico: ha scopo argomentativo e non dimostrativo e sfrutta il metodo
aristotelico di partire da opinioni generalmente conosciute e condivise dai più sapienti
e seleziona conservando ciò che c’è di valido ed eliminando gli elementi
contraddittori
- procede da ciò che è più chiaro e primo per noi e per astrazione raggiunge ciò che è
più chiaro e conoscibile in assoluto

Classificazione delle scienze

- classifica le scienze, la loro dignità conoscitiva dipenda dal disinteresse del sapere,
massimo nella filosofia prima, minore nelle discipline pratiche: quindi abbiamo:
- le SCIENZE TEORETICHE: che hanno come fine la verità, riguardano la pura teoria.
e sono caratterizzati da una quasi assoluta regolarità. Hanno come oggetto ciò che è
e non può essere diversamente da come è. Metafisica, fisica e matematica la
compongono.
- conoscenze razionali pratiche: da praxis, l’agire, i comportamenti umani: non il
dominio del necessario, ma del possibile: ciò che può essere in un modo o nell’altro.
Hanno il loro principio e il loro termine nello stesso soggeto, non nella produzione di
qualche cosa. Hanno per oggetto l’agire morale che con l’esecuzione migliora o
poggera un soggetto. Sono ETICA, ECONOMIA e POLITICA
- DISCIPLINE POIETICHE E PRODUTTIVE: sempre il dominio del possibile, ma
hanno il principio in un soggetto, ma come fine la realizzazione di qualcosa. ARTI e
TECNICHE.

La fisica
- persegue la conoscenza per amore del sapere
- verte sulla regolarità propria della natura, ciò che accade PER LO PIÙ
- STUDIA I PRINCIPI E LE CAUSE PRIME DELLA NATURA E DEL MOVIMENTO
- ha come oggetto I CORPI NATURALI, che hanno in sé un principio interno di
mutamento
- anche i corpi inanimati sono per natura: hanno il loro luogo naturale al quale tendono
(acqua verso il basso, fuoco verso l’alto)
- ammette la presenza di una causa esterna: la natura è un principio interno che deve
essere promosso da qualcosa di esterno
- il divenire aristotelico ha una funzione prettamente finalistica

Libro I

- Non si può dimostrare l’origine e la causa della natura e del movimento: sono un
dato di fatto un’evidenza. Non ci si può interrogare sulla sua esistenza ma sulle
cause che lo producono
- si interroga mediante la sua metodologia, andando a vedere cosa era stato detto
precedentemente dai più sapienti
- Aristotele condanna quindi la dottrina parmenidea che negava il divenire.
- Dà più risalto alla tendenza di alcuni filosofi naturalisti a considerare i contrari come
principi del divenire.
- Tuttavia però non si puo intendere il divenire come un passaggio tra contrari, perchè i
contrari coe tali non mutano, ma è necessario una terza cosa che muta alla quale i
contrari si riferiscono come predicati.
- questo terzo principio è detto SOSTRATO che rimane invariato e funge da soggetto
ai contrari che sono suoi predicati
- il sostrato è materiale
- abbiamo quindi 3 principi del mutamento: un unico sostrato materiale o materia e due
contrari: il sostrato permane e acquisisce una forma che prima non aveva, senza il
soggetto non si può avere il mutamento. Passa da una condizione di PRIVAZIONE di
una forma a quella FORMA. Quindi il mutamento non viene dal niente ma da una
privazione di qualche forma.
- il divenire quindi è passaggio da mancanza a cio che deve essere secondo natura;
passaggio dall’essere in potenza (Dunamis) all’essere in atto (Eneregeia)

Le Cause

- i principi non sono sufficienti a spiegare perchè qualcosa di fatto si trasformi


- Aristotele individua 4 tipi di cause, ossia le condizioni che permettono di spiegare
l’esistenza e il divenire di una determinata cosa
- CAUSA MATERIALE: cio da cui si genera, il materiale di cui è fatta
- CAUSA FORMALE: la forma, l’intima natura intelligibile di un ente che fa sì che
quella cosa sia quel che è
- CAUSA EFFICIENTE: indica l’autore diretto e immediato del movimento, della
trasformazione e della quiete
- CAUSA FINALE: lo scopo di una determinata azione; ciò in vista di cui si svolge un
certo processo
- la causa finale è indicata da Aristotele come una delle più importanti, in quanto il fine
è sì il momento conclusivo, ma anche il realizzarsi della natura dell’ente,
realizzazione della sua forma

Tempo e Luogo

- il tempo e il luogo esistono in funzione del movimento e del cambiamento, la loro


esistenza non è possibile senza quella del cambiamento
- per Aristotele tutto ciò che si muove si trova in un luogo, solo le cose immobili Dio, le
intelligenze celesti, non necessitano di un luogo.
- la teoria dei luoghi naturali, ogni elemento naturale ha un luogo preciso al quale
tende, i corpi, formati da combinazioni di elementi naturali avranno sempre un luogo,
non esiste quindi il vuoto
Il primo motore

- essendo che tutto ciò che si muove richiede qualcosa che lo abbia messo in
movimento (QUidquid movetur ab alio (movetur)), ed escludendo per principio la
regressio ad infinitum, si ha la necessità di individuare un PRIMO MOTORE
- esso è immobile, unico ed eterno, immateriale
- genera un moto uniforme sempre identico che può essere solo un moto circolare
uniforme perchè è quello che meglio approssima l'immobilità del primo motore
- non agisce sulle cose ma sulle sfere in cui si struttura il cosmo. Il primo motore
trasmette un movimento alla circonferenza più esterna del cosmo, movimento che
viene trasmesso

Il cosmo

- viene analizzato da aristotele nella Fisica e completato ne Il Cielo


- il cielo è per Aristotele un corpo fisico, che si muove di moto circolare uniforme per
effetto del movimento del primo motore
- trascina i pianeti con se che sono incastonati come gemme
- le sfere celesti sono 55
- visto che sono divini sono incorruttibili quindi individua un 5 elemento che chiama
Etere (da aei sempre eterno) che è ingenerato, incorruttibile, inalterato, senza peso,
cristallino
- il cosmo è unico e finito, non si ammette l’infinito
- si divide in mondo sublunare e celeste, permane questa divisione platonica tra fisica
celeste e fisica terrestre: la terra e i corpi celesti non hanno stessa composizione
materiale né stesse leggi del movimento

La filosofia prima
- ha come oggetto la sapienza che è più nobile dell’esperienza perchè non è un dato
di fatto bensì la conoscenza dell cause e dei principi fondamentali
- è la conoscenza delle cause e dei principi primi dell’intera realtà
- Aristotele parte come sempre dagli èndoxa quindi le opinioni più autorevoli riguardo
cosa sia effettivamente la sapienza ne risulta che il sapiente deve conoscere e
insegnare quella scienza che viene ricercata senza finalità pratiche e che sia la più
alta in assoluto
- è per questo un scienza libera: è ricercata non in vista di un utile, ma fine a se
stessa. è come un uomo che non deve dipendere da nessuno quindi libero
- è superiore alle altre scienze in quanto le altre hanno come oggetto qualche cosa di
particolare mentre esa ha oggetto la realtà nella sua totalità
- lo scopo non è quello di creare un’enciclopedia bensi la ricerca delle cause, dei
principi e le proprietà più generali comuni a tutto ciò che è.
Assiomi- Il principio di non contraddizione

- il principio di non contraddizione è l’assioma fondamentale


- “È impossibile che la stessa cosa, ad un tempo, appartenga e non appartenga a una
medesima cosa, secondo lo stesso rispetto”
- in quanto assioma è indimostrabile ma è possibile confutare chi lo nega
- chiunque faccia un discorso volto a negare il principio di non contraddizione fa uso
proprio di quel principio che intende negare
- se infatti proferisce parola assegna alle sue parole dei significati e esclude che esse
possano significare allo stesso tempo anche l’opposto

Sostanza

- solo quelle che erano le sostanze primarie sono in senso pieno, in quanto non sono
in funzione di nient’altro
- non sono accidentali

Che cos’è la sostanza?

- ciò che non inerisce ad altro e non si predica di altro, il SOSTRATO di tutte le
possibile manifestazioni di una certa realtà
- ciò che ingrado di esistere separatamente, per sé
- qualcosa di determinato
- qualcosa di unitario, non una somma di parti
- qualcosa che non rimane allo stato di potenzialità irrealizzata, ma è ATTO
- quindi possono definirsi sostanza solo FORMA e SINOLO, il composto di materia e
forma che caratterizza l’essere di tutte le sostanza sensibili
- bisogna perciò definire una gerarchia tra sinolo e forma
- per noi può sembrare senza alcun dubbio il sinolo il più importante poiché
rappresenta la sostanza in senso pieno: composto indissociabile tra materia e forma
- tuttavia aristotelicamente parlando il sinolo materia-forma è posteriore, in quanto
composto, alla forma stessa. Il carattere sostanziale è quindi la forma che è la ragion
d’essere e il fondamento del sinolo stesso (la sua causa formale)

Polarità potenza-atto

- non dà una definizione precisa perchè sono concetti presenti in tutto cio che è
- si possono cogliere intuitivamente per analogia con esempi
- L’ATTO è L’ESISTENZA REALE DELLA COSA
- LA POTENZA è LA POTENZIALITà o la possibilità che un certa cosa ha di diventare
qualcos'altro
- si raggiunge quindi la perfezione la realizzazione di cio che è per natura
- non dipendono da n fattore esterno ma sono impliciti nella natura stesa della cosa
che passa naturalmente da potenza ad atto
- la materia è sempre essere in potenza, la forma è sempre essere in atto
- quindi si ha la PRIORITà DELL’ATTO SULLA POTENZA
Dalla metafisica alla Teologia

- esistono sostanze sovrasensibili?


- Aristotele dimostra l’esistenza di una sostanza soprasensibile
- divide le sostanze in tre generi:
- sostanza SENSIBILE e CORRUTTIBILE: se ne occupa la fisica
- sostanza SENSIBILE ETERNA, quindi i cieli di cui si occupa l’astronomia
- sostanza SOVRASENSIBILE, ETERNA e IMMOBILE: oggetto della teologia
- non è necessario provare l'esistenza di una sostanza sensibile in quanto è ammessa
da tutti
- si deve però dimostrare l’esistenza di una sostanza sovrasensibile che era ammessa
solo dai platonici
- il primo motore immobile di cui avevamo parlato
- rispetto alla fisica viene aggiunto che il primo motore, per poter causare un
movimento continuo deve necessariamente essere sempre in atto
- la sostanza sarà allora atto puro, senza materia o potenzialità
- Aristotele chiama questa sostanza DIO
- Dio è il motore immobile, pura forma, eterno, attuale e immutabile. Non è la causa
meccanica, ma la causa finale
- è “pensiero di pensiero”
- nella Metafisica la sapienza è quindi:
- scienza delle cause e dei principi primi
- scienza dell'essere in quanto tale
- scienza della sostanza
- scienza di dio e quindi TEOLOGIA

L’etica
- Etica Nicomachea, Eudemia, Magna Moralia
- il suo studio non è fine a sé stesso, non ha una finalità teoretica, ma pratica
- l'etica in qualche modo è subordinata alla politica, che è la filosofia che riguarda le
azioni umane, in quanto il vivere in comunità è la condizione necessaria per
l’esercizio della moralità. Non c’è moralità senza socialità. Non c’è politica se non c’è
morale
- agire per fare del bene, non inteso come poiesi: si sanno gia i mezzi buoni per
conseguire il bene che è un prodotto utile, ma la PRASSI, non si sa di volta in volta
cos’è il bene.
- per questo nella dimensione etica l’uomo si trova ogni volta esposto al pericolo, ogni
volta deve deliberare razionalmente in una situazione di incertezza
- l’etica quindi non è una scienza in senso proprio: non ha una struttura deduttiva p
dimostrativa
- trae i suoi principi dall’esperienza, razionalmente esaminata per ottenere conclusioni
PROBABILI
- ragiona quindi come PER LO PIÙ
- il BENE è il fine ultimo, verso cui tutto tende
- è quindi riconosciuta la struttura finalistica dell’agire umano
- beni come la ricchezza, l’onore il piacere, non sono beni ultimi ma sono solo mezzi
per conseguire altri beni
- c’è un bene che è tale in senso pieno, gli altri sono solo mezzi la FELICITÀ
- Questo bene è voluto esclusivamente per sé e non in funzione di altro, è quindi il
SOMMO BENE
- è il fine ultimo, e perfetto, che basta da solo a rendere bella e buona la vita
- è autosufficiente: non significa che consegue una vita solitaria, perché l’uomo è per
natura un animale politico, ma nel senso di perfettamente felice, in relazione con gli
altri
- non valore prescrittivo ma descrittivo

Che cos’è la felicità?

- bisogna quindi individuare l’attività propria dell’uomo che porta alla felicità
- non è la vita vegetativa (nutrirsi e crescere) perché comune a tutti i viventi
- non è quella sensitiva perché comune a tutti gli animali
- l’attività propria dell’uomo è l'ATTIVITÀ RAZIONALE
- in particolare della parte razionale dell’anima che si divide in: parte in grado di
comprendere e ubbidire e parte in grado di pensare
- la felicità per l’uomo è quindi una VITA ATTIVA SECONDO RAGIONE
- ma come per tutte le attività è vivere secondo ragione NEL MODO MIGLIORE
POSSIBILE, quindi SECONDO VIRTÙ (l'eccellenza in una certa attività)
- il bene proprio dell’uomo, la sua felicità è quindi UN'ATTIVITÀ DELL’ANIMA
SECONDO VIRTÙ

Che cos’è la virtù?

- virtù etiche: che si riferiscono al carattere (ethos) e alla componente desiderativa


dell’anima, hanno origine da un’abitudine
- virtù DIANOETICHE: che sono proprie del pensiero, e della vita contemplativa, si
riferiscono all’anima razionale in senso proprio, hanno origine da un insegnamento
- le virtù etiche, si realizzano con l’abitudine, con la ripetizione di qualcosa
- quindi non si nasce virtuosi ma lo si può diventare:
- non è l’uomo giusto che compie azioni giuste, ma qualunque uomo, se compie azioni
giuste, acquista la virtù è può conservala come habitus
- chi agisce in modo virtuoso deve essere sempre consapevole di quello che fa, deve
essere un’azione razionalmente deliberata

La virtù etica

- ma quale è il contenuto di tale virtù?


- Aristotele dice che il contenuto di un’azione virtuosa è il GIUSTO MEZZO, intermedio
fra eccesso e difetto
- la virtù etica dispone l’anima ad agire in modo consapevole scegliendo una misura
intermedia tra passioni e vizi (un estremo per eccesso e uno per difetto)
- il problema si pone nel calcolare tale posizione di medietà
- se si parla di azioni umane, relativamente a noi, non c’è una medietà unica,
matematica, compatibile con l’indagine morale, calcolabile in modo preciso
- è l’uomo SAGGIO che partendo da ciò che è più noto per noi, i due estremi viziosi,
riesce a determinare il termine medio, in relazione a circostanze e moventi concreti
- permane sempre però in una dimensione di incertezza

Volontà, deliberazione, scelta

- La VOLONTÀ riguarda il fine generale dell’azione, il bene verso il quale si tende


- La DELIBERAZIONE sono i mezzi per conseguire tale fine (si può deliberare solo su
quello che possiamo compiere, non ha senso deliberare sull impossibile o sul
necessario)
- il giudizio deliberato però deve tradursi in azione se no rimane un giudizio e basta
quindi abbiamo
- la SCELTA desiderio effettivo di realizzare quanto deliberato, un desiderio deliberato
- solo con la scelta si potrà vedere se la deliberazione era corretta
- è importante parlare anche del successo dell’azione perché dimostra la validità o
meno della deliberazione dove risiede l’agire secondo morale

La giustizia

- la giustizia (dikaiosyne) è la più importante delle virtù etiche, aristotele ne distingue


due forme
- DISTRIBUTIVA
- CORRETTIVA o commutativa
- la distributiva riguarda la distribuzione dei beni fra i cittadini all’interno della comunità
- è giusto per aristotele che onori e ricchezze, vantaggi e svantaggi, siano distribuiti
secondo il merito e secondo il valore delle persone. Si assegnano beni di uguale
valore a persone di uguale valore. deve essere mantenuta la proporzione A : B= C: D
- la giustizia correttiva riguarda invece i rapporti privatistici, dove le persone devono
essere considerate assolutamente uguali, indipendentemente dallo status sociale
- relazioni quindi governate da un'uguaglianza aritmetica di vantaggi e svantaggi
- superiore alla giustizia è l'EQUITÀ, che può correggere la rigidità della legge, e,
essendo universale si può adeguare alle situazioni che la legge non contempla,
permette l’interpretazione delle norme giuridiche secondo la legge, per l'applicabilità
concreta

Le virtù dianoetiche

- scienza, intelletto e sapienza: sono le virtù dianoetiche per ragione teoretica, quindi
realtà necessarie, immutabili ed eterne
- arte e saggezza: sono le virtù dianoetiche della ragion pratica, che possono venire
attuate dall’uomo in modo volontario
- la scienza: ha per oggetto ciò che esiste necessariamente, la disposizione a svolgere
in modo corretto le dimostrazioni
- l’intelletto: è la disposizione razionale con la quale si colgono i principi fondamentali
- la sapienza: è la fusione di scienza e intelletto
- l’arte: è la disposizione a produrre oggetti
- la saggezza: ha un ruolo fondamentale in ambito morale; è ben distinta dalla
sapienza poiché è la disposizione razionale a deliberare sul bene e sul male, ed è
fondamentale per la realizzazione del giusto mezzo
- non ha carattere deduttivo perché verte su ciò che è possibile non necessario
- non è del tutto teoretica perché verte all’agire non al sapere
- costituisce la condizione fondamentale per l’esercizio della vita morale

La vita contemplativa

- la felicità perfetta consiste nella vita intellettuale e contemplativa


- la massima felicità quindi è quella conforme alla virtù più alta, cioè la sapienza
- La sapienza è del tutto fine a sé stesso, del tutto autosufficiente ciò rende il sapiente
l’uomo più felice e l’unico veramente libero
- il piacere non è inteso come il fine della vita. ma come qualcosa che l’accompagna, e
il piacere procurato dalla sapienza è il più stabile
- Aristotele afferma che la sapienza e l’intelletto sono la componente divina dell’uomo

La politica
- la vita morale trova la sua apoteosi nell’esercizio dell’attività politica
- l’uomo è per natura un animale politico: lo stabilirsi di rapporti di socialità e giustizia è
connaturato all’essere umano
- la politica è l’ambito nel quale l’uomo può realizzare la sua natura razionale
- la politica subordina a sé l'etica, il bene morale presuppone quindi il bene dello stato
- mentre platone aveva delineato uno stato ideale e puramente razionale (a tratti
utopico), la Politica è un vero e proprio trattato di scienza della politica, a partire dalle
costituzioni delle città greche
- non si limita ciò, non descrive e basta, ma è una costituzione migliore possibile nelle
circostanze più favorevoli

La genesi dello stato

- all'origine dello stato ci sono i rapporti comunitari


- la prima comunità (Koinonia) è la famiglia, formata almeno da tre persone: un uomo
libero, una donna e uno schiavo
- la famiglia è la comunità naturale originaria che permette di soddisfare dei bisogni
primari quotidiani
- economia è la gestione della casa
- crematistica è l'accumulazione di ricchezze
- tuttavia la famiglia da sola non riesce a soddisfare bisogni non primari quindi si forma
il villaggio che è l’unione di più famiglie
- queste due cellule possono soddisfare i bisogni generali: riproduzione, sussistenza e
utile più immediato
- nel villaggio non si può però avere la vita perfetta: le azioni sono dominate dal
bisogno quindi non permette la perfetta attuazione della capacità di discernere il
bene dal male
- occorrono quindi LEGGI e MAGISTRATURE
- nasce quindi la città, la polis definita come “associazione di uomini liberi”
- lo stato nasce in funzione finalistica
- è la forma compiuta e perfetta della natura sociale dell’essere umano
- l’uomo è per natura un animale politico, ma solo nello stato, nella polis questa
potenzialità può tradursi in atto
- sono l’esistenza di leggi e costituzioni pone le condizioni per vivere conformemente
al bene
- lo stato non è da considerare come la somma aritmetica di più villaggi ma come
qualcosa di ontologicamente superiore
- nella polis si ritrovano in forme più complesse e organizzate quei legami, rapporti
comunitari che erano presenti nelle cellule elementari
- analisi e critica delle costituzioni esistenti
- governo di uno: costituzione corretta monarchia che devia in tirannide
- governo di pochi: costituzione corretta aristocrazia che devia in oligarchia
- governo della maggioranza: costituzione corretta politeia che devia in democrazia
- aristotele non dice quale sia la perfetta, quello che importa è che il potere delle leggi
venga esercitato con giustizia e per il bene comune

La psicologia
- la psicologia è una parte della fisica che studia l’anima
- è quindi la scienza degli esseri viventi che hanno la vita in potenza
- la novità rispetto alle dottrine precedenti è che l’anima e corpo son inseparabile, nè si
può avere l’anima senza un corpo, l’anima è quindi la forma del corpo, l’atto che
realizza ciò che è in potenza in ogni corpo organico
- anima non come un insieme di parti (Platone) me come un insieme di funzioni
- ci sono tre funzioni dell’anima: vegetativa, sensitiva e intellettiva
- le prime due sono per forza inseparabili dal corpo e muoiono con esso
- l’anima sensibile coglie le sensazioni
- aristotele di interroga, prima ascoltando gli endoxa (Empedocle aveva detto che il
simile conosce e si unisce al simile)
- aristotele spiega tutto con la solita polarità potenza atto: la sensazione è l’atto con cui
si realizza la potenzialità, quando senso e sensibile diventano tutt’uno
- come spiega l’errore: l’errore non può essere in questo processo di assimilazione
che è puramente meccanico, oggettivo, ma nell’interpretazione, astrazione che si dà
in seguito
- parla anche di un “sesto senso” non inteso come tale che chiama senso comune,
una funzione generica, comune ai cinque sensi che permette di cogliere proprietà
percepibili con più sensi simultaneamente
- il senso comune permette anche la consapevolezza: il sentire di sentire
- la conoscenza non avviene quindi per reminiscenza, ma perchè noi cogliamo per
prime le cose prime per noi quindi le sensazioni, con la fantasia possiamo ricordare
le sensazioni e quindi la fantasia sta alla base della memoria
- la visione di aristotele non ammette però sensismo o empirismo: la sensazione è un
passaggio fondamentale, il primo passaggio, ma poi serve, è necessaria l’astrazione
con il vous, l’intelletto (nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu).
- l’anima intellettiva viene poi divisa da Aristotele in due parti intelletto
potenziale/passivo/possibile (è analogo alla materia) ha la potenzialità di diventare
tutte le cose, di accogliere tutte le forme intelligibili delle cose (come nelle 7 note
musicali c’è la potenzialità di diventare qualunque musica)
- l’intelletto attivo, che effettivamente, come causa efficiente produce tutte le forme, è
solo atto
- in quanto tale è koriston quindi autosufficiente e quindi questo porta a pensare che
esso sia immortale e che sopravviva al corpo
- per quanto riguarda l’ultima potrebbe forse trattarsi di un genere di anima
incorruttibile, ma non è chiaro

La Poetica
- fa parte delle scienze poietiche: la produzione attraverso i discorsi (l’altra è la
RETORICA)
- originariamente doveva comprendere due parti una sulla TRAGEDIA, l’altra sulla
COMMEDIA, che però non ci è giunta
- la poesia è mimesis, quindi imitazione, intesa in modo differente rispetto a Platone,
che vedeva la poesia come una brutta copia, imitazione del reale
- superiore alla storia perché storia (historia) era considerata come la mera
descrizione dei fatti a cui si aveva assistito, quindi qualcosa di molto particolare,
mentre la poesia è un simbolo che ha valore universale e, come sappiamo, solo
dell’universale si può fare scienza
- la poesia è un’arte una tekne e come tutte le arti la sua bellezzza e il suo valore è in
relazione all’oggetto descritto che quindi deve essere sublime non sermo humilis
- per questo la poesia migliore è la tragedia che ha come effetto il piacere e la bellezza
- la tragedia è mimesis di un’azione seria, con un linguaggio poetico alto, che ha una
durata nel tempo ben preciso, in un solo luogo
- c’è quindi un'unità di tempo, luogo e azioni
- ha come effetto la catarsi, la purificazioni (delle passioni o dalle passioni?)
- non si ha una risposta definitiva, ma visto che si conosce sempre la trama e si sa che
una cosa del genere non può accadere a noi, riusciamo a immedesimarci ma con un
certo distacco, a compatire pietà e terrore, a condividerli ma con un distanziamento
dal dolore (io non sono te)
- la catarsi quindi porta alla crescita spirituale e di identità, alla purificazione critica di
chi ha distanziato e compatito

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