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N O R M A I T A L I A N A CEI

Norma Italiana

CEI 64-2
Data Pubblicazione Edizione
2001-03 Quarta
Classificazione Fascicolo
64-2 5964 C
Titolo
Impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione
Prescrizioni specifiche per la presenza di polveri infiammabili e
sostanze esplosive

Title
Electrical installations in locations with explosion hazard
Particular requirements due to the presence of ignitable dusts and
explosives
Copia concessa a TECNOSTUDIO di De Caro Felice in data 02/02/2016 da CEI-Comitato Elettrotecnico Italiano

IMPIANTI E SICUREZZA DI ESERCIZIO

NORMA TECNICA

COMITATO
ELETTROTECNICO CNR CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE • AEI ASSOCIAZIONE ELETTROTECNICA ED ELETTRONICA ITALIANA
ITALIANO Copia concessa a TECNOSTUDIO di De Caro Felice in data 02/02/2016 da CEI-Comitato Elettrotecnico Italiano
SOMMARIO
Questo fascicolo riguarda i Capitoli della Norma CEI 64-2 che trattano esclusi-
vamente la classificazione dei luoghi e dei relativi impianti elettrici pericolosi
per la presenza di polveri infiammabili e sostanze esplosive.
Esso si è reso necessario in seguito alla pubblicazione delle Norme CEI EN 60079-10
(CEI 31-30) e CEI EN 60079-14 (CEI 31-33) che hanno abrogato, rispettivamente dal
1° gennaio 1998 e dal 1° dicembre 1999, i Capitoli della presente norma riguardanti
la classificazione dei luoghi pericolosi per la presenza in qualunque stato fisico di so-
stanze che, sotto forma di vapori, gas o nebbie possono determinare con l’aria un’at-
mosfera pericolosa.
La presente norma rimarrà in vigore in attesa delle nuove CEI EN sullo stesso
argomento, attualmente in preparazione.
Questa Norma è considerata, nonostante le modifiche introdotte, ancora
la quarta edizione della Norma CEI 64-2 in quanto ne mantiene la struttu-
ra anche se il presente fascicolo si riferisce unicamente ai luoghi in cui il
pericolo di esplosione è dovuto alle polveri infiammabili e alle sostanze
esplosive.
Una più radicale modifica della struttura sarà effettuata in occasione di
una prossima edizione.
Copia concessa a TECNOSTUDIO di De Caro Felice in data 02/02/2016 da CEI-Comitato Elettrotecnico Italiano

DESCRITTORI
Luoghi pericolosi; Polveri infiammabili; Sostanze esplosive;

COLLEGAMENTI/RELAZIONI TRA DOCUMENTI


Nazionali

Europei

Internazionali

Legislativi

INFORMAZIONI EDITORIALI
Norma Italiana CEI 64-2 Pubblicazione Norma Tecnica Carattere Doc.

Stato Edizione In vigore Data validità 2001-3-1 Ambito validità Nazionale


Varianti Nessuna
Ed. Prec. Fasc. 2960C:1998-08

Comitato Tecnico 31-Materiali antideflagranti


Approvata dal Presidente del CEI in Data 2001-1-18
in Data

Sottoposta a Chiusa in data

Gruppo Abb. 2 Sezioni Abb. A


ICS

CDU

© CEI - Milano 2001. Riproduzione vietata.


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INDICE GENERALE
Rif. Argomento Pag.

CAPITOLO
I GENERALITÀ 1

SEZIONE
1 OGGETTO E SCOPO DELLA NORMA 1

SEZIONE
2 LEGISLAZIONE 8

SEZIONE
3 DEFINIZIONI GENERALI 11

SEZIONE
4 SIGNIFICATO DELLE ABBREVIAZIONI 19

SEZIONE
5 DEFINIZIONE DEI VARI TIPI DI IMPIANTI A SICUREZZA 21

SEZIONE
6 PRESCRIZIONI PER LA PROGETTAZIONE E PER LA INSTALLAZIONE
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DI IMPIANTI ELETTRICI A SICUREZZA 23

CAPITOLO
II LUOGHI DI CLASSE 0 (C0) 25

SEZIONE
1 GENERALITÀ 25

SEZIONE
2 PROCEDIMENTI PER LA DETERMINAZIONE DELLE ZONE AD DEI LUOGHI C0 25

SEZIONE
3 CENTRI DI PERICOLO DEI LUOGHI C0 25

SEZIONE
4 QUALIFICAZIONE DELLE ZONE DEI LUOGHI C0 28

SEZIONE
5 ESTENSIONE DELLE ZONE AD DEI LUOGHI C0 29

SEZIONE
6 SCELTA DEI TIPI DI IMPIANTI ELETTRICI A SICUREZZA DEI LUOGHI C0 29

CAPITOLO
III LUOGHI DI CLASSE 1 (C1) 31

CAPITOLO
IV LUOGHI DI CLASSE 2 (C2) 32

SEZIONE
1 GENERALITÀ 32

SEZIONE
2 PROCEDIMENTI PER LA DETERMINAZIONE DELLE ZONE AD DEI LUOGHI C2 33
4.2 Premessa ...................................................................................................................................................................................... 33

SEZIONE
3 CENTRI DI PERICOLO DEI LUOGHI C2 35

SEZIONE
4 CONDIZIONI AMBIENTALI DEI LUOGHI C2 36

SEZIONE
5 ESTENSIONE DELLE ZONE AD DEI LUOGHI C2 38

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SEZIONE
6 SCELTA DEI TIPI DI IMPIANTI ELETTRICI A SICUREZZA PER I LUOGHI C2 40

CAPITOLO
V LUOGHI DI CLASSE 3 (C3) 48

CAPITOLO
VI SCELTA E CARATTERISTICHE GENERALI DEGLI IMPIANTI ELETTRICI
A SICUREZZA 49

CAPITOLO
VII CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI ELETTRICI A SICUREZZA
A PROVA DI ESPLOSIONE (AD-PE) 61

CAPITOLO
VIII CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI ELETTRICI A SICUREZZA
A SOVRAPRESSIONE INTERNA (AD-SI) 62

CAPITOLO
IX CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI A SICUREZZA INTRINSECA (AD-I) 63

CAPITOLO
X CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI ELETTRICI A SICUREZZA
A TENUTA (AD-T) 64
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SEZIONE
1 GENERALITÀ 64

SEZIONE
2 CONDUTTURE 64

SEZIONE
3 COMPONENTI 65

CAPITOLO
XI CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI A SICUREZZA FUNZIONALE
CONTRO LE ESPLOSIONI (AD-FE) 67

CAPITOLO
XII CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI A SICUREZZA FUNZIONALE
A TENUTA (AD-FT) 68

SEZIONE
1 GENERALITÀ 68

SEZIONE
2 CONDUTTURE 68

SEZIONE
3 COMPONENTI 69

CAPITOLO
XIII IMPIANTO A SICUREZZA SPECIALE (AD-S) 70

CAPITOLO
XIV IMPIANTI DI TERRA 71

SEZIONE
1 GENERALITÀ 71

SEZIONE
2 CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI DI TERRA 74

CAPITOLO
XV LUOGHI CON IL CONTROLLO DI ESPLOSIVITÀ DELL'ATMOSFERA 77

CAPITOLO
XVI LUOGHI CON IL CONTROLLO DI TEMPERATURA 78

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PREMESSA
Questo fascicolo riguarda i Capitoli della Norma CEI 64-2 che trattano esclusiva-
mente la classificazione dei luoghi e dei relativi impianti elettrici pericolosi per la
presenza di polveri infiammabili e sostanze esplosive.
Esso si è reso necessario in seguito alla pubblicazione delle Norme CEI EN 60079-10
(CEI 31-30) e CEI EN 60079-14 (CEI 31-33) che hanno abrogato, rispettivamente dal
1° gennaio 1998 e dal 1° dicembre 1999, i Capitoli della presente norma riguardanti
la classificazione dei luoghi pericolosi per la presenza in qualunque stato fisico di so-
stanze che, sotto forma di vapori, gas o nebbie possono determinare con l’aria un’at-
mosfera pericolosa.
La presente norma rimarrà in vigore in attesa delle nuove CEI EN sullo stesso ar-
gomento, attualmente in preparazione.
Questa Norma è considerata, nonostante le modifiche introdotte, ancora
la quarta edizione della Norma CEI 64-2 in quanto ne mantiene la struttura
anche se il presente fascicolo si riferisce unicamente ai luoghi in cui il pe-
ricolo di esplosione è dovuto alle polveri infiammabili e alle sostanze
esplosive.
Una più radicale modifica della struttura sarà effettuata in occasione di
una prossima edizione.
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I GENERALITÀ
CAPITOLO

1 OGGETTO E SCOPO DELLA NORMA


S E Z I O N E

1.1.01 Scopo della Norma


La presente Norma ha lo scopo di fornire i criteri da seguire:
 nella classificazione dei luoghi con pericolo di esplosione ivi inclusa la deter-
minazione del grado di sicurezza equivalente contro la presenza di atmosfera
esplosiva delle zone entro le quali devono essere eseguiti impianti elettrici a
sicurezza;
 nella scelta, progettazione ed esecuzione degli impianti elettrici fissi e mobili
per singole zone;
 nella individuazione di particolari ambienti a maggior rischio in caso di incen-
dio (CEI 64-8 Parte 7 - Sezione 751).
Nota La materia trattata dalla presente Norma mal si presta a prescrizioni precise; perciò il testo si
limita a stabilire concetti e disposizioni di carattere generale e a considerarne l'applicazione a
casi caratteristici.
Nessuna Norma, per quanto accuratamente studiata, può garantire in modo assoluto l'immu-
nità delle persone e delle cose dai pericoli dell'energia elettrica in presenza di sostanze che pos-
sono dar luogo ad esplosione.
L'applicazione delle disposizioni contenute nella presente Norma può diminuire le occasioni di
pericolo, ma non evitare che circostanze accidentali (eventualmente anche dovute ad eventi
catastrofici) o comportamenti umani anomali possano determinare situazioni pericolose per le
persone e per le cose.

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1.1.02 Campo di applicazione
La presente Norma si applica agli impianti elettrici nuovi e alla trasformazione ra-
dicale di quelli esistenti nei luoghi con pericolo di esplosione a causa della pre-
senza delle sostanze pericolose di cui in 1.3.07, con le limitazioni di cui al suc-
cessivo comma a) e le precisazioni di cui in b), c), d).
Nel caso in cui le trasformazioni non siano radicali possono essere applicate le
Norme CEI 64-2 valide al momento della costruzione iniziale. La presente Norma
integra ma non sostituisce le altre Norme impianti di carattere generale, quali ad
esempio le Norme CEI 11-1, 11-8, 11-17, 64-8. La presente Norma è applicabile
agli impianti di produzione, trasmissione e distribuzione dell'energia elettrica, con
gli adattamenti derivanti dalle caratteristiche specifiche di tali impianti. In partico-
lare, dove la presente Norma rinvia alle Norme sugli impianti utilizzatori (Norma
CEI 64-8 e altre del CT 64) si deve fare riferimento, invece, a quanto dicono le
Norme relative ai suddetti impianti (Norme CEI 11-1, 11-17 ed altre del CT 11).
a) La presente Norma non considera:
1) Impianti a mezzo dei quali l'energia elettrica opera una trasformazione
che costituisce l'essenza di un processo chimico, come, ad esempio: pro-
cessi di elettrolisi, processi all'arco elettrico; elettroforesi, cataforesi, ecc..
2) Impianti in luoghi in cui il pericolo dipende da sostanze infiammabili a
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comportamento speciale, che non hanno necessità d'innesco esterno per


infiammarsi, come, ad esempio: sodio metallico, potassio,fosforo bianco;
3) Impianti in atmosfere che, anche in circostanze solo accidentali, possono
essere fortemente arricchite di ossigeno;
4) Impianti destinati a funzionare solo in particolari situazioni transitorie di
esercizio degli impianti di lavorazione e deposito (come, ad esempio: mo-
difica, ampliamento, avviamento, manutenzione) durante le quali si pren-
dono provvedimenti atti a limitare le condizioni di pericolo (es. bonifica,
presidi particolari,..);
5) Impianti negli edifici a destinazione residenziale e similari (1),
6) Impianti di protezione dalle scariche atmosferiche (CEI 81-1), dalle ca-
riche elettrostatiche e impianti di protezione catodica (salvo particolarità
degli impianti di terra precisate nel Cap. XIV);
7) Impianti di bordo e di trazione di veicoli terrestri, natanti ed aerei;
8) Impianti elettrici nelle zone artificialmente non AD (1.3.25b) se messi fuo-
ri tensione nel caso di interruzione delle misure artificiali di neutralizza-
zione del pericolo di atmosfera pericolosa.
9) Impianti elettrici nelle miniere e nelle parti di loro installazioni di superfi-
cie soggette a pericolo per grisou e per polveri combustibili
(D.P.R.27-4-1955, n. 547, art. 2 pos.a)
b) Impianti elettrici ubicati in luoghi in cui si impiegano fiamme libere o esistono
organi non elettrici con superfici esterne a temperature pericolose.
Per gli impianti elettrici nei luoghi con presenza di sostanze pericolose in cui
si impiegano fiamme libere o nei quali esistono organi non elettrici con su-
perfici esterne a temperature pericolose, è ammesso, col rispetto del grado di
sicurezza equivalente almeno 3, che la loro classificazione venga fatta in ana-
logia ai criteri indicati nelle Appendici B, F, e J, anziché in conformità alle pre-
scrizioni dei Cap. III, IV, V, sempreché nella esecuzione degli impianti venga-
no seguite, ove applicabili, le prescrizioni formulate in dette Appendici (2).

(1) Si fa tuttavia presente che, negli edifici in questione, possono esistere dei locali che, per la loro destinazione, sono da con-
siderare luoghi soggetti alla Norma (ad esempio: le Appendici A e B)
(2) Si ricorda che il DM 22.12.1958 Tabella A punti da 1 a 8 esclude dall'obbligo di impianti AD i luoghi in cui le sostanze in-
fiammabili sono usate solo come combustibile.

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c) Impianti elettrici di telecomunicazione, telemisura, telecontrollo.
La presente Norma si applica, con le precisazioni di cui in b) e d), anche agli
impianti oggetto del presente comma fuorché per quanto attiene alla forma-
zione, e tensione nominale dei cavi. È ammesso derogare dai criteri di ese-
cuzione, forniti nei Cap. VI, VII, VIII, X, XI, XII, XIII, purché siano rispettate
le prescrizioni specifiche di esecuzione, stabilite da Norme esistenti o di futu-
ra emissione, per gli impianti elettrici a sicurezza di telecomunicazione, tele-
misura, telecontrollo (1).
d) Impianti oggetto di altre Norme.
Negli impianti elettrici da installare in zone pericolose, per i quali esistano al-
tre Norme specifiche, queste devono essere applicate a integrazione o, even-
tualmente, a parziale modifica della presente Norma, purché non ne risultino
compromesse le misure di sicurezza che questa Norma prescrive per il parti-
colare pericolo di esplosione.
Per le batterie di accumulatori stazionari al piombo deve essere applicata la
vigente Norma CEI 21-6/3, con l'avvertenza che la zona compresa in un rag-
gio di 0,5 m dall'apertura degli accumulatori (sfogatoi), indicata nell’art. 1.1.4
della stessa Norma, deve essere considerata C1Z1 se le batterie sono del tipo
“aperto” e C1Z2 se la batterie sono del tipo “chiuso con valvola” e che le
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eventuali zone a ventilazione impedita poste sotto il soffitto devono essere


considerate zone C1Z1. Per gli accumulatori stazionari non al piombo in
mancanza di Norme specifiche si applicano le stesse prescrizioni.
Le camere operatorie ed i locali nei quali le anestesie e analgesie generali
sono effettuate con sostanze atte a formare miscele esplosive sono oggetto
della Norma CEI 64-4.

1.1.03 Chiarimenti e avvertenze introduttive


Data la complessità della materia trattata dalla presente Norma, si premettono al-
cuni chiarimenti sui concetti posti a base della Norma stessa ed alcune avverten-
ze introduttive.

1.1.03a Premessa
La presente Norma, nei luoghi di classe 0, 1, 2, 3 , consente di conseguire una si-
curezza probabilistica, con grado di sicurezza equivalente almeno 3, nel preveni-
re ivi l'innesco di una esplosione da parte dell'impianto elettrico.
Nei suddetti luoghi la valutazione della coincidenza (spaziale e temporale) di
eventi che comportano esplosione è probabilistica, basata sul criterio di conside-
rare, ai fini della sicurezza, solo gli eventi di assenza di apprestamenti di difesa
che coincidono casualmente e non deterministicamente (ossia non associati tra
loro con una successione da causa ad effetto).

1.1.03b Grado di sicurezza equivalente


Il grado di sicurezza di un singolo apprestamento di difesa (barriera) indica il suo
livello di efficacia contro il manifestarsi di un evento non voluto. Il grado di sicu-
rezza equivalente di più barriere in serie, tra di loro indipendenti da cause comu-
ni di inefficienza, ne indica il livello di efficacia contro il manifestarsi dell'evento
non voluto ed è la somma dei gradi di sicurezza delle singole barriere. Con le

(1) Le prescrizioni di esecuzione riportate nei Cap. VI, VII, VIII, X, XI, XII, XIII si riferiscono agli impianti di energia; comunque
congiuntamente a quelle del Cap. IX possono essere di valido riferimento per gli impianti oggetto del presente comma. Per
questi, in mancanza di Norme CEI specifiche, si può far riferimento ad eventuali Pubblicazioni IEC, per quanto attinenti e ap-
plicabili.

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condizioni di volta in volta specificate nella Norma le soluzioni impiantistiche
della Norma CEI 64-2 hanno grado di sicurezza equivalente almeno 3.
Nota Quando un evento non è voluto, si debbono conoscere le cause che lo determinano e porre in
atto delle barriere contro il manifestarsi di dette cause (1).
Una barriera si considera con grado di sicurezza 1 se è idonea da sola a resistere alla sollecita-
zione normale derivante dalla presenza della causa (evento) posto a base del progetto (per
esempio: una custodia a tenuta è idonea se è in grado, nelle condizioni normali, di impedire il
contatto di una sostanza pericolosa con i componenti elettrici al suo interno). Una barriera
con tali caratteristiche si considera normale (grado di sicurezza 1).
Se si vuole conseguire un grado di sicurezza n si devono disporre in serie (2) n barriere normali,
indipendenti da cause comuni di inefficienza, in modo che solo la loro casuale contempora-
nea inefficienza consenta il manifestarsi dell'evento non voluto.
Talora le barriere possono essere dimensionate per sollecitazioni anormali ragionevolmente
prevedibili e quindi, in pratica, risultare sovradimensionate (barriere aumentate) per le solle-
citazioni normali, rispetto alle quali sono da considerarsi infallibili. Data la rara comparsa
delle sollecitazioni anormali, ne deriva un aumento operazionale del grado di sicurezza,
come se si avessero due barriere normali (cioè come se la barriera sovradimensionata conferis-
se un grado di sicurezza 2). Nella realtà queste due barriere normali convenzionali sono una
unica barriera e diventano inefficienti contemporaneamente (esempio tipico il modo di prote-
zione Ex e in cui la barriera aumentata riguarda le parti attive il cui danneggiamento è preve-
nuto sia dalle protezioni elettriche sia dai modi di protezione prescritti).
Una barriera si considera avere l'efficienza attesa:
 se è una barriera normale utilizzata nell'ambito dei parametri normali di progetto;
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 se è una barriera aumentata utilizzata normalmente nell'ambito dei parametri normali di


progetto e poco frequentemente soggetta a sollecitazioni anormali, purché queste siano ra-
gionevolmente prevedibili in sede di progetto.
La sicurezza impone un' opportuna ridondanza di barriere, perché ogni barriera può di-
venire (in un certo momento) inefficiente; quindi, per tutto il tempo necessario al suo ri-
pristino, deve esserci almeno un'altra barriera che la sostituisce.
Ai fini della presente Norma, per prevenire l'evento non voluto di esplosione, occorre:
 escludere l'assenza di barriere per colpa o dolo o per manutenzione trascurata;
 conoscere le cause che debbono coesistere perché in un dato luogo si manifesti l'evento non
voluto;
 conoscere quali barriere sono possibili ed efficaci contro le singole cause di eventi non vo-
luti di cui sopra (la tipologia delle barriere dipende dalla natura di tali cause);
 ricorrere, ove necessario (3) ad un' analisi operazionale per stabilire l'esistenza di un nu-
mero sufficiente di barriere (grado di sicurezza), ciascuna almeno normalmente affidabi-
le (ossia dimensionata per i parametri normali di progetto) e tutte ragionevolmente indi-

(1) Nella presente Norma l'evento non voluto, prevenuto dalla(e) barriera(e) al fine di concorrere alla prevenzione di un'esplo-
sione nell'ambiente considerato, può essere: sia la presenza di una sostanza pericolosa, sia la sua accumulazione, sia la sua
miscelazione con aria, sia il suo contatto con fenomeni elettrotermici innescanti, sia la formazione di tali fenomeni elettroter-
mici, sia l'esportazione all'esterno di una custodia della temperatura prodotta da un'esplosione verificatasi al suo interno.
(2) Nel caso di più barriere in serie, ragionevolmente indipendenti da cause comuni di inefficienza, la probabilità di contempo-
ranea casuale inefficienza delle barriere è data dal prodotto delle probabilità; perciò se la possibilità di inefficienza di una sin-
gola barriera è bassa, quella di due barriere è estremamente bassa e quella di n barriere è il prodotto di n fattori molto minori
di uno, ossia è una probabilità talmente bassa (di ordine n), da potersi considerare praticamente trascurabile.
(3) In molti casi, la conoscenza qualitativa dei fenomeni (specie in insiemi complessi) non è accompagnata da dati quantitativi
(per mancanza di dati tecnici o scientifici) e conseguentemente è necessario ricorrere ad una analisi operazionale.

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pendenti da cause comuni di inefficienza salvo l'eccezione operazionale ammessa per le
“barriere aumentate” in cui 2 barriere sono inefficienti contemporaneamente;
 stabilire il numero di barriere indipendenti da cause comuni di inefficienza (ossia stabilire il
grado di sicurezza) tenendo presente che questo deve essere aumentato al crescere del “ri-
schio”, ossia con la gravità del danno derivabile dall'evento non voluto (1);
 considerare che talora, per cause di forza maggiore (proprie o ambientali), una barriera
può essere inefficiente durante il tempo (ragionevolmente prevedibile) necessario per il suo
ripristino, in base alle regole di comportamento stabilite ricordando che nel caso di “bar-
riere aumentate” falliscono contemporaneamente 2 barriere;
 nel caso di incertezza nella conoscenza (pratica o scientifica) di fattori che interessano la
sicurezza, stabilire margini tali da compensare convenzionalmente l'incertezza;
 stabilire o constatare l'esistenza di regole di comportamento nel collaudo, nell'esercizio e
nella manutenzione, che assicurino comunque la costante efficienza del numero minimo
di barriere necessarie per ottenere, con le suddette regole, il grado di sicurezza 3.

1.1.03c Prevenzione dell'innesco di esplosioni


L'esplosione di sostanze esplosive o di una atmosfera pericolosa (per gas o vapo-
ri infiammabili o polveri infiammabili) può essere innescata a causa dell'impianto
elettrico quando coesista nello spazio e nel tempo un fenomeno termico idoneo
dell'impianto elettrico (scintilla o arco o temperatura superficiale oltre il massimo
ammesso).
Le particolarità da esaminare sono:
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1) riferite al luogo pericoloso:


 proprietà chimiche, stato fisico, quantità delle sostanze pericolose presenti;
 attitudine del sistema di contenimento delle sostanze pericolose ad evitar-
ne (o almeno limitarne) le immissioni nell'ambiente in cui è ubicato l'im-
pianto elettrico;
 caratteristiche ambientali, tali da condizionare la concentrazione (disper-
sione o accumulo) delle sostanze pericolose eventualmente immesse
nell'ambiente.
Le tre particolarità sopra elencate sono associate rispettivamente:
 alle sostanze pericolose e alla classe del luogo pericoloso;
 al grado dei centri di pericolo;
 ad alcune condizioni dell'ambiente specificate nella Norma;
2) riferite all'impianto elettrico:
 caratteristiche costruttive e funzionali dell'impianto elettrico.
I provvedimenti di prevenzione sono:
1) riferiti al luogo pericoloso e all'impianto elettrico:
 evitare, per quanto possibile, impianti elettrici dove è prevedibile la pre-
senza di sostanze esplosive o di atmosfera pericolosa;
2) riferiti al luogo pericoloso:
 impedire o almeno limitare la formazione di atmosfere pericolose o di ac-
cumuli di sostanze esplosive: questi provvedimenti sono associati ai cen-
tri di pericolo e/o alle condizioni ambientali e consistono nell'aumentare

(1) Nei luoghi con pericolo di atmosfera esplosiva generalmente si ammette, per convenzione, che la sicurezza sia assicurata
quando tale evento è prevenuto con un grado di sicurezza 3:
 cioè con almeno 3 barriere normali (ciascuna con grado di sicurezza 1) in serie;
oppure con
 2 barriere in serie di cui 1 normale ed 1 aumentata (grado di sicurezza 2).

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ovunque possibile il grado sia dei centri di pericolo sia del grado della si-
curezza equivalente contro la presenza di sostanze esplosive o di atmo-
sfera pericolosa;
3) riferiti all'impianto elettrico:
 evitare che l'impianto elettrico sia sede di fenomeni termici, atti ad inne-
scare l'accensione di atmosfere pericolose o di sostanze esplosive.

1.1.03d Qualifica ed estensione delle zone AD


Le zone AD (1.3.24) sono qualificate in base alla classe del luogo (1.3.06), al gra-
do del centro di pericolo (1.3.05, 1.3.12) e alle condizioni ambientali (1.3.01) e la
loro estensione è determinata mediante i criteri indicati neiCap. II, III, IV, V e nel-
le Appendici.
Nota La Norma definisce “zone AD” quegli spazi dei luoghi pericolosi, circostanti o prossimi ai centri
di pericolo, nei quali occorre applicare agli impianti elettrici le cautele prescritte dalla presente
Norma.
La Norma prevede l'assegnazione alle zone AD di “qualifiche”, le quali indicano sia il grado di
sicurezza equivalente esistente contro la presenza di atmosfera pericolosa sia la maggior o mi-
nore probabilità di tale presenza.
La Norma fornisce i criteri per individuare i centri di pericolo (CP): essi sono componenti o
parti dell'impianto di lavorazione e deposito contenenti le sostanze pericolose, da cui le dette
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sostanze possono essere emesse e riversate nell'ambiente.


In base alla probabilità di tali emissioni, detti CP sono considerati di grado continuo (CP0),
oppure primo (CP1) oppure secondo (CP2); la Norma fornisce i criteri per stabilire il grado di
ciascun CP.
La Norma non prende in considerazione le situazioni che possono essere determinate da eventi
catastrofici e non considera quindi alcuni CP quali guasti e rotture del sistema di contenimen-
to delle sostanze pericolose, causate da tali eventi, dai quali le dette sostanze possono fuoriusci-
re riversandosi nell'ambiente.
La Norma stabilisce i criteri per individuare le specifiche caratteristiche dei vari ambienti di un
luogo pericoloso, in funzione delle condizioni che ciascuno di essi presenta, normalmente o
anche saltuariamente o periodicamente, in dipendenza di cause prevedibili.
La Norma fornisce i criteri per determinare l'estensione delle zone AD.
L'insieme delle regole convenzionali fornite permette, per luoghi C0, C1, C2, C3, la delimitazio-
ne delle singole zone AD, una volta definiti, oltre alla conformazione del luogo, all'ubicazione
dei centri di pericolo ed al loro grado, anche i seguenti dati:
 per luoghi C0: caratteristiche dei CP ed effettive condizioni di esercizio e procedure di
sicurezza;
 per luoghi C1: densità relativa all'aria dei gas o vapori infiammabili, qualifica della
zona AD e temperatura massima alla quale la sostanza può pervenire
quando è immessa nell'ambiente (se la stessa è liquida alla temperatura
ambiente);
 per luoghi C2: caratteristiche dell'ambiente (chiuso o aperto) e grado dei centri di peri-
colo (1.3.12);
 per luoghi C3: densità relativa all'aria dei gas o vapori infiammabili, condizioni di ven-
tilazione impedita (C3Z1) o non impedita (C3Z2) della zona AD e tem-
peratura massima alla quale la sostanza può pervenire quando è immes-
sa nell'ambiente (se la stessa è liquida alla temperatura ambiente).
In ognuno dei luoghi C1, C2, C3 è ammesso, sulla base di dati attendibili, procedere alla
rettifica dell'estensione e della qualifica delle zone AD determinate secondo le sopraccen-
nate regole convenzionali.

1.1.03e Impianti elettrici a sicurezza


Sono definiti in 1.5 e per la loro scelta vedasi il Cap. VI.
I criteri sui quali si fondano tali prescrizioni sono quelli di seguito illustrati.

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Nella presente Norma sono normalizzati 7 tipi di impianti a sicurezza, da realiz-
zare osservando i criteri generali del Cap. VI e secondo i criteri specifici dei Cap.
dal VII al XIII. I tipi normalizzati di impianti a sicurezza sono individuati me-
diante sigle, specificate nella Sez. 5 del presente Capitolo.
Per la scelta dei singoli tipi di impianti a sicurezza valgono le seguenti avvertenze.
1) Per la presente Norma l'espressione “impianto elettrico a sicurezza” equivale
a “impianto elettrico adeguato alla zona di impiego, secondo le indicazioni
della presente Norma”.
Pertanto, ciascun tipo di impianto considerato offre garanzie di sicurezza con-
tro il pericolo di esplosione solo se impiegato nelle zone AD per le quali è in-
dicato come idoneo o ridondante nella Tab. IV del Cap. VI; non offre invece,
tali garanzie se è indicato come vietato.
Così, ad esempio, in luoghi C0 non si devono impiegare impianti “a prova di
esplosione”, se non sono resi anche “a tenuta”, perché non è praticamente
possibile costruire custodie atte a resistere alla deflagrazione interna ad essi di
sostanze esplosive. In C0 si deve pertanto impedire il contatto delle sostanze
esplosive con parti elettriche in tensione e si devono quindi impiegare im-
pianti nei quali i componenti sono racchiusi in custodie dotate di requisiti tali
da impedire infiltrazioni pericolose delle sostanze esplosive, specie se in for-
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ma di polveri (impianti di tipo AD-SI dove ammesso (vedi Tab. IV) oppure
AD-T).
In luoghi C2 (che, per caratteristiche fisiche delle sostanze, sono analoghi a
luoghi C0, ma assai meno pericolosi) oltre agli impianti AD-SI e AD-T posso-
no essere usati, con sufficienti garanzie di sicurezza, anche impianti “a sicu-
rezza funzionale a tenuta” (AD-FT), nei quali quei componenti che non pro-
vocano archi o scintille nell'esercizio ordinario (es. i cavi) possono essere
privi di involucri protettivi che ne limitino il contatto con le polveri, purché
siano sufficientemente protetti contro le sollecitazioni meccaniche, termiche e
chimiche pericolose e contro il pericolo di superare le massime temperature
superficiali ammesse per le polveri presenti.
Per contro, nelle zone C1Z1 e C1Z2 non sono adatti impianti del tipo “a tenu-
ta” (AD-T) e si devono impiegare impianti dei seguenti tipi normalizzati: “a
prova di esplosione” (AD-PE), “a sovrapressione interna” (AD-SI), “a sicurez-
za intrinseca” (AD-I), “a sicurezza di tipo speciale” (AD-S), “a sicurezza fun-
zionale contro le esplosioni” (AD-FE), secondo le indicazioni del Cap. VI.
In luoghi C1 e contemporaneamente C2 (ad esempio: luogo in cui polveri in-
fiammabili sono trattate con solventi infiammabili), oppure in luoghi C1 e
contemporaneamente C0, le custodie “a prova di esplosione” devono essere
anche “a tenuta”, cioè rese tali (ad es. mediante opportune guarnizioni),
come previsto all'art. 5.4 della Norma CEI EN 50018 (31-1).
In zone C3Z2 è da ritenere che le precauzioni da prendere si riducano essen-
zialmente a premunirsi contro il solo pericolo che le sostanze vengano in
contatto con parti scintillanti per l'esistenza di condizioni che escludono la
formazione di miscele gassose in quantità o in concentrazioni tali da provoca-
re esplosioni vere e proprie; ciò si può ottenere semplicemente schermando
le costruzioni elettriche rispetto all'ambiente. In questo caso, quindi, un'ade-
guata garanzia di sicurezza si può conseguire anche semplicemente adottan-
do impianti AD-FT.
2) La corrispondenza, espressa nella Tab. IV del Cap. VI, fra i singoli tipi di zona
AD e gli impianti rispettivamente indicati come “idonei”, traduce la correla-
zione, tanto fra la gravosità delle condizioni determinate dalla probabilità di
presenza delle sostanze pericolose e i requisiti di sicurezza degli impianti
stessi, quanto fra le caratteristiche di comportamento delle sostanze pericolo-
se presenti nell'ambiente e le modalità protettive che caratterizzano i singoli

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tipi di impianto a sicurezza.
La correlazione è tale che, se in un luogo esistono zone con probabilità diver-
se di presenza di sostanze pericolose, impiegando in ciascuna zona AD im-
pianti indicati come “idonei” alla zona stessa si tende a conseguire nell'eser-
cizio un grado di sicurezza equivalente pressoché uniforme per tutta
l'estensione del luogo considerato.
Così, se un luogo comprende zone C1Z1 e C1Z2, nelle prime sono da preve-
dere concentrazioni pericolose di gas o vapori in condizioni di ordinario eser-
cizio mentre nelle seconde le suddette concentrazioni potranno verificarsi
solo eccezionalmente. Pertanto:
 per le zone C1Z1 è idoneo, ad esempio, un impianto nel quale quei com-
ponenti che nel funzionamento normale possono produrre archi o scintil-
le o superare le massime temperature ammesse hanno modi di protezione
Ex d, Ex p, Ex i, mentre gli altri componenti, ove ammessi, sono di alta af-
fidabilità, perché con modo di protezione Ex e, con specifiche particolari-
tà di installazione;
 per le zone C1Z2 è idoneo, ad esempio, un impianto nel quale quei com-
ponenti che nel funzionamento normale possono produrre archi o scintil-
le o superare le massime temperature ammesse hanno modi di protezione
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Ex d, Ex p, Ex i, Ex nC, Ex nR, mentre gli altri componenti sono di tipo Ex


e od Ex nA con specifiche particolarità di installazione.
3) In ogni zona AD avente qualifica ed estensione determinate in conformità alle
regole dei Cap. dal II al V è ammessa la coesistenza di impianti a sicurezza di
tipo diverso, sempreché gli impianti stessi siano idonei (o ridondanti) per la
zona AD considerata.
4) Per quanto riguarda i criteri di esecuzione dei singoli tipi di impianti a sicu-
rezza, la presente Norma integra le altre Norme impianti, fornendo prescrizio-
ni particolari aventi lo scopo specifico di evitare che l'impianto elettrico possa
divenire sorgente di innesco di esplosioni. Ciò vale ad esempio per le prescri-
zioni relative agli impianti di terra, oggetto del Cap. XIV, nel quale sono tra
l'altro considerati gli impianti di terra per il drenaggio delle cariche elettrosta-
tiche e gli impianti di terra di protezione delle strutture metalliche munite di
protezione catodica e viene inoltre ribadita la necessità del collegamento ad
un unico impianto di terra.
5) Si assume che gli apprestamenti di difesa (barriere) (1.1.03b), previsti dalla
presente Norma nella realizzazione di impianti elettrici a sicurezza in luoghi
con pericolo di esplosione, siano efficaci anche per gli ambienti a maggior ri-
schio in caso d'incendio contenuti nelle zone AD e pertanto non si applicano
ivi le prescrizioni specifiche per tali ambienti di cui alla Norma CEI 64-8.

1.1.03f Appendici
Nelle Appendici attualmente vigenti si considerano alcuni casi particolari.
Tali casi particolari costituiscono esempi ai quali si possono rapportare altri casi
analoghi per i quali un'adeguata esperienza suggerisca la possibilità o l'opportu-
nità di rettifiche all'applicazione delle regole generali (ved. ad esempio 1.1.02b,
3.2.02), ma in ogni caso col rispetto del grado di sicurezza equivalente almeno 3.

2 LEGISLAZIONE
S E Z I O N E

La presente Norma tiene in considerazione le seguenti disposizioni legislative.


1. — R.D. 9-1-1927 n. 147 (G.U. n. 49 del 1-3-1927):

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«Approvazione del regolamento speciale per l'impiego dei gas tossici».
2. — R.D. 18-6-1931 n. 773 (s. o. della G. U. del 26-6-1931):
«Testo Unico delle leggi di Pubblica Sicurezza».
3. — D.M. 31-7-1934 (G. U. n. 228 del 28-9-1934):
«Approvazione delle Norme di sicurezza per la lavorazione, l'immagazzi-
namento l'impiego e la vendita di olii minerali e per il trasporto degli olii
stessi».
4. — D.M. 12-5-1937 (G.U. n. 145 del 24-6-1937):
«Modificazione della Norma di sicurezza per l'immagazzinamento, l'im-
piego e la vendita degli olii minerali e per il trasporto degli olii stessi».
5. — R.D. 6-5-1940 n. 635 (s. o. della G. U. n. 149 del 26-6-1940) e successivi
aggiornamenti:
«Approvazione del Regolamento per l'esecuzione del testo unico delle
leggi di Pubblica Sicurezza».
6. — D.P.R. 27-4-1955 n. 547 (s. o. della G. U. n. 158 del 12-7-1955):
«Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro».
7. — D.P.R. 19-3-1956 n. 302 (s. o. della G. U. n. 105 del 30-4-1956):
«Norme di prevenzione degli infortuni sul lavoro integrative di quelle ge-
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nerali emanate con D.P.R. 27-4-1955 n. 547».


8. — D.P.R. 20-3-1956 n. 320 (s. o. della G. U. n. 109 del 5-5-1956):
«Norme per la prevenzione degli infortuni e l'igiene del lavoro in sotterra-
neo».
9. — D.M. 22-12-1958 (G. U. n. 23 del 29-1-1959):
«Luoghi di lavoro per i quali sono prescritte le particolari norme di cui
agli articoli 329 e 331 del D.P.R. 27-4-1955 n. 547».
10. — D.P.R. 26-5-1959 n. 689 (G. U. n. 212 del 4-9-1959):
«Determinazione delle Aziende e Lavorazione soggette, ai fini della pre-
venzione incendi, al controllo del Comando del Corpo dei Vigili del Fuo-
co».
11. — Legge 26-7-1965 n. 966 (G.U. n. 204 del 10-8-1965):
«Disciplina delle tariffe, delle modalità di pagamento e dei compensi al
personale del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco per i servizi a paga-
mento».
12. — Legge 13-7-1966 n. 615 (G.U. n. 201 del 13-8-1966):
«Provvedimenti contro l'inquinamento atmosferico».
13. — D.P.R. 22-12-1970 n. 1391 (s. o. della G.U. n. 59 del 8-3-1971):
«Regolamento per l'esecuzione della legge 13-7-1966, n. 615, recante
provvedimenti contro l'inquinamento atmosferico, limitatamente al setto-
re degli impianti termici».
14. — D.P.R. 12-1-1971 n. 208 (G.U. n. 109 del 3-5-1971); D.P.R. 16-1-1979 n. 28
(G.U. n. 39 del 8-2-1979); D.P.R. 17-11-1986 n. 1024 (G.U. n. 53 del
5-3-1987):
«Norme di sicurezza per gli impianti di distribuzione stradale di gas di pe-
trolio liquefatti per autotrazione».
15. — Legge 6-12-1971 n. 1083 (G.U. n. 320 del 20-12-1971):
«Norme per la sicurezza dell'impiego del gas combustibile».
16. — D.M. 10-5-1974 (G.U. n. 136 del 27-5-1974); D.M. 21-4-1993 (G.U. n. 43
del 3-5-1993); D.M. 8-4-1995 (G.U. n. 270 del 20-9-95):
«Approvazione di Tabelle UNI-CIG di cui alla legge 6 dicembre 1971, n.
1083, sulle norme per la sicurezza dell'impiego del gas combustibile».

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17. — D.M. 27-3-1979 (G.U. n. 136 del 19-5-1979):
«Riconoscimento di efficacia di un nuovo sistema di sicurezza ai sensi
dell'art. 395 del decreto del Presidente della Repubblica 27-4-1955,
n. 547».
18. — D.M. 10-6-1980 (G.U. n. 184 del 7-7-1980):
«Riconoscimento di efficacia dei sistemi di sicurezza applicati agli impianti
frigoriferi industriali ad ammoniaca».
19. — D.M. 16-2-1982 (G.U. n. 98 del 9-4-1982):
«Modificazioni del decreto ministeriale 27 settembre 1965 concernente la
determinazione delle attività soggette alle visite di prevenzione incendi».
20. — D.P.R. 21-7-1982 n. 727 (G.U. n. 281 del 12-10-1982):
«Attuazione della direttiva (CEE) n. 76/117 relativa al materiale elettrico
destinato ad essere utilizzato in atmosfera esplosiva».
21. — D.P.R. 29-7-1982 n. 577 (G.U. n. 229 del 20-8-1982):
«Approvazione del regolamento concernente l'espletamento dei servizi di
prevenzione e di vigilanza antincendi».
22. — D.P.R. 21-7-1982 n. 675 (G.U. n. 264 del 24-9-1982); D.M. 5-10-1984 (G.U.
n. 288 del 18-10-1984):
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«Attuazione della direttiva (CEE) n. 196 del 1979 relativa al materiale elet-
trico destinato ad essere utilizzato in atmosfera, per il quale si applicano
taluni metodi di protezione».
23. — D.M. 1-3-1983 (G.U. n. 75 del 17-3-1983):
«Designazione dell'organismo italiano autorizzato a procedere all'esame
del materiale elettrico antideflagrante ed a rilasciare i relativi certificati;
pubblicazione dell'elenco comunitario degli organismi degli stati membri
che rilasciano certificati di conformità e di controllo, nonché dell'elenco
comunitario dei modelli dei certificati di conformità utilizzati da detti or-
ganismi, e del modello CEE del certificato di conformità».
24. — D.M. 24-11-1984 (s. o. della G.U. n. 12 del 15-1-1985); D.M. 8-6-1993
(G.U. n. 154 del 3-7-1993):
«Norme di sicurezza antincendio per il trasporto, la distribuzione, l'accu-
mulo e l'utilizzo del gas naturale con densità non superiore a 0,8».
25. — Legge 18-12-1984 n. 976 (G.U. n. 25 del 30-1-1985):
«Ratifica ed esecuzione della convenzione relativa ai trasporti ferroviari
internazionali ..... Appendice B- Regole uniformi concernenti il trasporto
ferroviario internazionale di merci (CIM) Annesso I(RID)».
26. — D.M. 1-2-1986 (G.U. n. 38 del 15-2-1986):
«Norme di sicurezza per la costruzione e l'esercizio delle autorimesse e si-
mili».
27. — D.M. 28-2-1986 (G.U. n. 68 del 22-3-1986):
«Approvazione di Tabelle UNI CIG di cui alla legge 6 DIC. 1971 n. 1083
sulla sicurezza di impiego del gas combustibile».
28. — D.M. 1-3-1989 (G.U. n. 76 del 1-4-1989):
«Recepimento della Direttiva 88/571/CEE sull’aggiornamento al progresso
tecnico dei modi di protezione del materiale elettrico antideflagrante»
29. — Legge 17-4-1989 n. 150 (G.U. n. 97 del 27-4-1989):
«Attuazione della direttiva 82/130/CEE e norme transitorie concernenti la
costruzione e la vendita di materiale elettrico destinato ad essere utilizza-
to in atmosfera esplosiva».
30. — D.M. 19-6-1990 (G.U. n. 153 del 3-7-1990):

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«Designazione del Centro elettrotecnico sperimentale italiano “Giacinto
Motta” di Milano quale organismo incaricato dell'esame del materiale e
del rilascio di certificati di conformità e di controllo per i materiali elettrici
destinati ad essere utilizzati nelle miniere grisutose e negli impianti mine-
rari in superficie che corrono il rischio di venire a contatto con il grisú».
N.B. Il D.M. è emesso come attuazione della legge di pos. 29.
31. — Legge 5-3-1990 n. 46 (G.U. n. 59 del 12-3-1990):
«Norme di sicurezza degli impianti»
32. — D.M. 8-4-1991 n. 228 (G.U. n. 178 del 31-7-1991):
«Recepimento per l’attuazione della Direttiva della Commissione
n. 88/35/CEE, per l’adeguamento al progresso tecnico degli allegati alla
legge 17 aprile 1989 n. 150, sul materiale elettrico destinato ad essere uti-
lizzato in atmosfera esplosiva».
33. — D.P.R. 6-12-1991 n. 447 (G.U. n. 38 del 15-2-1992):
«Regolamenti di attuazione della Legge 5 marzo 1990 n. 46 in materia di
sicurezza degli impianti».
34. — D.P.R. 18-4-1994 n. 392 (S.O.G.U. n. 141 del 18-6-1994):
«Regolamento recante disciplina del procedimento di riconoscimento del-
le imprese ai fini della installazione, ampliamento e trasformazione degli
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impianti nel rispetto delle norme di sicurezza».


35. — D.Lgs. 19-9-1994 n. 626 (S.O.G.U. n. 265 del 12-11-1994) e D.Lgs.
19-3-1996 n. 242 (S.O.G.U. n. 104 del 6-5-1996):
«Attuazione delle direttive 89/391/CEE, 89/654/CEE, 89/655/CEE,
89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/394/CEE, 90/679/CEE riguar-
danti il miglioramento della sicurezza».
36. — D.M. 11-11-1994 (G.U. n. 279 del 29-11-1994):
«Attuazione delle direttive del Consiglio N. 90/487/CEE del 17 settembre
1990 e della commissione N. 94/26/CE del 15 giugno 1994, per l’adegua-
mento al progresso tecnico del materiale elettrico destinato ad essere uti-
lizzato in atmosfera esplosiva, per il quale si applicano taluni metodi di
protezione».
37. — D.M. 12-4-1996 (S.O.G.U. n. 103 del 4-5-1996):
«Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la proget-
tazione, la costruzione e l’esercizio degli impianti termici alimentati da
combustibili gassosi».

3 DEFINIZIONI GENERALI
S E Z I O N E

1.3.01 Ambiente
Parte di un luogo nella quale esistono condizioni (di ventilazione o ambientali)
univocamente definite dalla presente Norma, capaci di condizionare la dispersio-
ne o l'accumulo delle sostanze pericolose, od eventuali condizioni speciali, defi-
nite dalle Norme per gli impianti utilizzatori.

1.3.01a Ambiente a ventilazione artificiale di luoghi C1 e C3


Ambiente nel quale è introdotta con mezzi artificiali aria sufficientemente pura
così da evitare per diluizione in ogni punto la formazione di una miscela infiam-
mabile o esplosiva di gas o di vapori con l'atmosfera.

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Un sistema di estrazione può conseguire lo stesso risultato a condizione che l'aria
aspirata dall'esterno sia sufficientemente pura.
L'efficienza della ventilazione artificiale può essere qualificata con il suo grado di
sicurezza equivalente.

1.3.01b Ambiente a ventilazione naturale di luoghi C1 e C3


Ambiente nel quale non ci sono ostacoli al naturale movimento dell'aria ai fini
della diluizione di gas, di vapori o di nebbie che possono essere immessi
nell'atmosfera (ambiente a ventilazione naturale libera).

1.3.01c Ambiente a ventilazione limitata di luoghi C1


Ambiente nel quale esistono ostacoli che limitano ma non impediscono il movi-
mento dell'aria ai fini della diluizione di gas, di vapori o di nebbie.

1.3.01d Ambiente a ventilazione impedita di luoghi C1 e C3


Ambiente che può essere sede di accumuli permanenti di gas o di vapori per la
pratica assenza di movimenti dell'aria.
Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2
F.18 (gennaio 1997)
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Nella norma non sono forniti in modo puntuale i parametri che influenzano la defini-
zione di ambiente a ventilazione impedita di luoghi C1 e C3.
A ventilazione impedita è un ambiente in cui, una volta formatasi un’atmosfera pericolo-
sa, questa permane per un certo periodo di tempo anche al mancare della emissione che
l’ha determinata.
In fenomeno è possibile o meno in dipendenza, ad esempio:
- del volume a disposizione per la diffusione del gas o del vapore;
- della posizione e dimensione delle aperture che mettono in comunicazione l’ambiente
considerato con altri ambienti limitrofi in cui il gas o vapore possa diffondere;
- dei movimenti dell’aria;
- della diffusività della sostanza pericolosa nell’atmosfera.
Per definire un ambiente a ventilazione impedita si può procedere come segue.
In base al grado del centro di pericolo ed alle condizioni di ventilazione si perviene alla
qualifica della zona pericolosa utilizzando i limiti probabilistici di cui alla Tabella di
3.2.01.b).
Se dal calcolo risulta che la probabilità di presenza dell’atmosfera esplosiva peggiora la
qualifica della zona che sarebbe determinata dallo stesso CP posto in ambiente natural-
mente ventilato, significa che la ventilazione è impedita (es. da C1CP2 anzichè zona
C1Z2 si determina una zona C1Z1 ovvero C1Z0).

1.3.01e Ambiente pressurizzato


Ambiente nel quale la penetrazione di gas o di vapori o di nebbie o di polveri,
presenti nell'atmosfera ad esso circostante, è impedita mantenendo, all'interno
dell'ambiente stesso, una pressione di aria sufficientemente pura o di gas protet-
tivo, superiore a quella dell'atmosfera esterna.

1.3.01f Ambiente pressoventilato di luoghi C1 e C3


Ambiente nel quale sono realizzate contemporaneamente le condizioni indicate
in a) e in e).

1.3.01g Ambiente esterno di luoghi C0 e C2


Ambiente in cui non esistono ostacoli atti a favorire l'accumulo delle polveri e ad
ostacolarne la dispersione e/o neutralizzazione ad opera di cause naturali, come:
polveri inerti, turbolenze atmosferiche, ecc.

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1.3.01h Ambiente interno di luoghi C0 e C2
Ambiente in cui la presenza di ostacoli all'intorno od all'interno favorisce l'accu-
mulo delle polveri, ostacolandone la dispersione e/o la neutralizzazione ad opera
di cause naturali.

1.3.01i Ambiente bonificato di luoghi C2


Ambiente in cui la pericolosità viene eliminata mediante appositi provvedimenti
di asportazione o neutralizzazione delle polveri che vi sono immesse o preve-
nendo l'ingresso di polveri presenti negli ambienti comunicanti con esso, me-
diante sovrapressione.

1.3.02 Aperture
Si considerano aperture quelle che, in relazione alle dimensioni e differenze di
pressione, potrebbero consentire il trasferimento di un’atmosfera pericolosa.
Si considerano le seguenti qualifiche delle aperture in relazione alla loro efficacia
contro il trasferimento di un'atmosfera pericolosa. Tale efficacia per le aperture
A1, A2, A3 è ottenuta se i serramenti sono ordinariamente chiusi o aperti poco
frequentemente.
 A0: aperture prive di serramenti oppure munite di serramenti non conformi
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alle caratteristiche specificate per A1, A2, A3;


 A1: aperture munite di serramenti rispondenti alle seguenti caratteristiche:
 efficiente congegno di richiusura automatica;
 interstizio fra telaio e battente non superiore ad 1 mm oppure con
copri battuta;
Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI
64-2 F.19 (gennaio 1997)
In relazione alla sua efficacia contro il trasferimento di atmosfera pericolosa ed
ai fini della presente definizione, i requisiti richiesti per un’apertura di tipo A1
devono essere intesi per tutto il perimetro.
L’apertura deve avere un interstizio non superiore ad 1 mm su tutto il perimetro,
oppure avere un copribattuta che può interessare tutto il perimetro o solo una
parte di esso; in quest’ultimo caso, la parte non provvista di copribattuta deve
avere un interstizio non superiore ad 1 mm.
 A2: aperture con serramenti rispondenti alle caratteristiche di cui in A1 ed
inoltre provvisti di dispositivi di tenuta (ad es. guarnizioni) su tutto il pe-
rimetro;
oppure,
combinazione di due A1 in serie;
 A3: aperture con serramenti rispondenti alle caratteristiche di cui in A2 ed
inoltre apribili solo con mezzi speciali (anziché dotati di congegno di ri-
chiusura automatico) oppure occlusi stabilmente come ad es. nel passag-
gio di servizi (condutture, condotti....);
oppure,
combinazione di una A1 e una A2 in serie.

1.3.03 Atmosfera pericolosa (con pericolo di esplosione)


Ai fini della presente Norma si definisce “atmosfera pericolosa” un'atmosfera for-
mata o ragionevolmente suscettibile di formarsi (cfr. Norma CEI EN 50014 (31-8)
“atmosfera potenzialmente esplosiva”) dalla miscela con aria, alle condizioni
atmosferiche, di sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapori, nebbie o polve-
ri, in proporzioni tali che un fenomeno termico (temperatura eccessiva, arco elet-
trico o scintilla) possa provocarne l'esplosione.

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1.3.04 Barriera (apprestamento di difesa)
Un apprestamento di difesa contro un evento non voluto può essere costituito,
sia da uno stato ambientale naturale, sia da un apprestamento artificiale di qual-
siasi tipo o natura (ad esempio: involucro o schermo protettivo, ventilazione na-
turale o artificiale, sovrapressione od aspirazione, drenaggio, asporto, inertizza-
zione, protezione elettrica, procedura operativa particolare, ecc.).

1.3.05 Centro di pericolo (CP)


a) Componente o parte di impianto (elemento) di deposito o di lavorazione di
sostanze pericolose in corrispondenza del quale vi è (o vi può essere) emis-
sione di dette sostanze all'esterno del loro sistema di contenimento, con con-
seguente immissione nell'atmosfera dell'ambiente considerato; ovvero dove
dette sostanze sono esposte all'atmosfera dell'ambiente in mucchi senza con-
tenitori o dentro contenitori non considerati ermetici (come: vasche a cielo
aperto, serbatoi scoperti, nastri trasportatori non confinati, cumuli e simili).
Non si considerano CP gli elementi nei quali le suddette condizioni potrebbero
determinarsi soltanto in conseguenza di eventi catastrofici.
Nota Nelle figure i CP, per semplicità, sono rappresentati con un punto: le quote che in figura sono
riferite al CP puntiforme, devono essere riferite al limite esterno del CP reale.
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b) Un CP è disattivato quando il sistema cui è connesso non ne consente emis-


sioni significative di sostanze pericolose ed è isolato (sezionato) rispetto al
flusso delle sostanze stesse in modo da renderne trascurabile la portata.

1.3.06 Classe di un luogo pericoloso (C)


Per i luoghi pericolosi si distinguono le seguenti quattro classi:
 C0 (luoghi di classe 0): sono i luoghi contenenti sostanze esplosive;
 C1 (luoghi di classe 1): sono i luoghi contenenti sostanze infiammabili nelle
condizioni indicate in 3.1.01;
 C2 (luoghi di classe 2): sono i luoghi contenenti polveri infiammabili nelle
condizioni indicate in 4.1.01;
 C3 (luoghi di classe 3): sono i luoghi contenenti sostanze infiammabili in
quantità significative ai fini della formazione di una
atmosfera pericolosa ma non superiori ai minimi in-
dicati in 3.1.02.

1.3.07 Classificazione delle sostanze pericolose


Le sostanze pericolose si classificano, in relazione alla loro natura chimica ed allo
stato fisico in cui si presentano nell'ambiente considerato, come segue:
 sostanze esplosive: comprende le “materie esplosive” definite come tali dalla
vigente legislazione (1.2. pos. 4).
 sostanze infiammabili: comprende i gas e le sostanze la cui temperatura di
infiammabilità è inferiore o uguale a 40 °C o alla massima temperatura am-
biente del luogo considerato, ovvero alla temperatura alla quale le sostanze
stesse si trovano nel luogo considerato (per effetto di condizioni volute o non
volute, ma inevitabili, alle quali le sostanze siano sottoposte in detto luogo,
come ad esempio, sgocciolamento su di una superficie calda).
 polveri infiammabili: comprende le polveri di sostanze combustibili ed anche
di sostanze non combustibili ma che possono creare atmosfere pericolose se
polverizzate e miscelate all'aria.

1.3.08 Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive


(Norma CEI 31-1 e seguenti)

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Sono quelle dotate dei modi di protezione elencati all'art. 1.4.c), riguardo alle
quali si ricordano le seguenti definizioni:
a) costruzione elettrica (Norma CEI EN 50014 (31-8); art. 2.1)
Insieme di elementi che sono, in tutto o in parte, funzionalmente soggetti a
fenomeni elettrici. Sono comprese, fra le altre, le costruzioni destinate alla
produzione, trasporto, distribuzione, accumulo, misura, regolazione, trasfor-
mazione e consumo dell'energia elettrica, anche per telecomunicazioni.
b) componente (di un impianto elettrico) (Norma CEI 64-8; Parte 2 art. 27.1 e
27.3).
Ai fini degli impianti elettrici, è detto “componente” ogni costruzione elettrica
che fa parte dell'impianto elettrico. Tra essi rientrano,quindi, anche le costru-
zioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive.
Inoltre per la presente Norma tra i componenti sono compresi gli apparecchi
utilizzatori solo ai fini dei provvedimenti per evitare che siano causa di inne-
sco di esplosione.
c) componente Ex (Norma CEI EN 50014 (31-8) art. 3.23)
Parte di costruzione elettrica per atmosfere potenzialmente esplosive che non
può essere utilizzata da sola in tali atmosfere e che richiede una certificazione
aggiuntiva per ogni costruzione elettrica con cui essa è utilizzata.
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d) accessorio Ex (Tabella CEI-UNEL 95112)


Parte di impianto e/o di costruzione elettrica Ex le cui caratteristiche costrutti-
ve e modalità di prova sono tali che la sola conformità alle Tabelle CEI-UNEL
offre garanzie sufficienti a rendere superflua l'emissione del certificato di con-
formità.

1.3.09 Distanza AD
Distanza di un punto al limite di una zona AD da un CP o da una apertura di un
ambiente considerato zona AD. In presenza di un ostacolo, la distanza AD viene
misurata lungo la linea di minimo percorso (filo teso) che evita l'ostacolo.

1.3.10 Evento catastrofico


Ai fini della presente Norma si considerano eventi catastrofici quelli di cui, in ge-
nere non si possono prevedere, “a priori”, le conseguenze come, ad es: terremo-
ti, frane, crolli di fabbricati, inondazioni, incendi, esplosioni (comprese quelle
che potrebbero verificarsi all'interno del sistema di contenimento delle sostanze
pericolose) e simili.
Si considera trascurabile l'ipotesi che l'impianto elettrico sia causa di cedimenti di
struttura dei sistemi di contenimento delle sostanze pericolose per guasti in cir-
cuiti elettrici con elevata potenza di corto circuito se gli effetti pericolosi di detti
guasti sono correttamente prevenuti (6.1.01e, 6.1.01f).
Nota Nell'evento catastrofico il cedimento di strutture può determinare nei sistemi di contenimento
varchi imprevedibili, attraverso i quali le sostanze pericolose si possono riversare nell'ambiente.

1.3.11 Funzionamento di un impianto


Agli effetti della presente Norma il funzionamento di un impianto, sia di deposi-
to, sia di lavorazione, sia elettrico, con tutte le operazioni ad esso relative, si in-
tende:
Nota Per operazioni si intendono: manovre, regolazioni, interventi automatici di interruttori, valvo-
le, fusibili, ecc., sempreché entro i limiti delle rispettive prestazioni.

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1.3.11a Funzionamento normale se:
 il funzionamento dell'impianto, nel suo insieme e nei singoli suoi componen-
ti, si svolge entro il campo delle prestazioni nominali e delle sollecitazioni
ammesse dalle relative Norme;
 il superamento delle prestazioni nominali è prevenuto in esercizio dal corret-
to intervento dei dispositivi di protezione, dai sistemi di regolazione od anche
da interventi manuali;
 nessuno dei suoi componenti è sede di guasti influenti sulla sicurezza che
l'impianto elettrico a sicurezza (1.3.14) deve fornire nell'esercizio;

1.3.11b Funzionamento ordinario se:


pur comprendendo qualche scostamento rispetto al funzionamento normale rigo-
rosamente inteso (come: momentanei superamenti dei limiti delle prestazioni no-
minali o delle sollecitazioni ammesse), non è tale da influire sulla sicurezza
dell'impianto elettrico a sicurezza (1.3.14);

1.3.11c Funzionamento anormale se:


si svolge al di fuori del funzionamento ordinario, escludendo però le situazioni
causate da eventi catastrofici.
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1.3.12 Gradi dei centri di pericolo


Al fine di individuarne la pericolosità i CP si suddividono in tre gradi:
 grado continuo (CP0): si considerano CP0 i CP che emettono notevole quan-
tità di sostanze pericolose continuamente o frequentemente (questo grado si
utilizza nei luoghi C1).
 primo grado (CP1): si considerano CP1 i CP che possono emettere in quantità
significativa in modo discontinuo le sostanze pericolose durante il funziona-
mento ordinario dell'impianto di lavorazione o di deposito che le usa.
 secondo grado (CP2): si considerano CP2 i CP che possono emettere le so-
stanze pericolose in quantità significativa solo eccezionalmente, in occasione
di guasti o rotture o funzionamento anormale degli impianti che le contengo-
no; non si prendono in considerazione le rotture o i guasti determinati da
eventi catastrofici.
Nei Cap. II, III, IV, V, XV, XVI e nelle Appendici, i criteri per distinguere i gradi
dei centri di pericolo sono indicati con maggiori dettagli, in relazione all'entità e
probabilità delle emissioni od accumuli di sostanze pericolose.

1.3.13 Gradi di protezione (degli involucri o custodie)


Il grado di protezione è indicato da una sigla costituita dalle lettere IP e da un nu-
mero di 2 cifre, di cui la prima qualifica la protezione contro la penetrazione di
corpi solidi e la seconda contro la penetrazione dei liquidi, come precisato nella
Norma CEI 70-1 ed inoltre richiamato nella Norma CEI 64-8.

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1.3.14 Impianto elettrico a sicurezza (impianto AD)
Impianto elettrico idoneo o ridondante per luoghi con pericolo di esplosione (1).
Per le definizioni dei vari tipi di impianti a sicurezza vedere la Sez. 5 del presente
Capitolo; per quanto riguarda i relativi criteri di scelta e caratteristiche generali
vedere il Cap. VI.
Nota Salvo quando esplicitamente indicato nella presente Norma, non è necessario che i componenti
dell'impianto elettrico “a sicurezza” vengano segregati in locali separati chiusi a chiave (2).

1.3.15 Impianto di deposito


Per brevità, con la dizione “impianto di deposito” si intendono tutti quei sistemi
quali ad esempio serbatoi, vasche, sili in cui le sostanze pericolose sono deposi-
tate in attesa di lavorazione o di spedizione.

1.3.16 Impianto di lavorazione


Per brevità, con la dizione “impianto di lavorazione” si intendono tutti quei siste-
mi (impianti industriali o tecnologici) in cui si producono o si trattano o si mani-
polano o si utilizzano o si trasportano le sostanze pericolose.

1.3.17 Lavaggio
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Passaggio di gas protettivo (aria sufficientemente pura o gas inerte) all'interno di


una custodia o di un locale, prolungato per il tempo necessario ad asportare o
diluire al di sotto del 30% del limite inferiore di infiammabilità eventuali atmo-
sfere pericolose per gas o vapori.

1.3.18 Limiti di infiammabilità in aria


Sono i limiti estremi di concentrazione in aria (3) di una sostanza,determinati alla
pressione di 101,3 kPa (1013 mbar) ed alla temperatura di 20 °C, al di sotto (limi-
te inferiore) e al di sopra (limite superiore) dei quali la miscela non è infiamma-
bile.

1.3.19 Locali pressurizzati


Agli effetti della presente Norma si intendono tali i locali chiusi e pressurizzati se-
condo le prescrizioni di cui in 8.2 e i locali pressoventilati.

1.3.20 Luogo pericoloso (con pericolo di esplosione)


Luogo pericoloso è uno spazio di estensione non determinata circostante o pros-
simo a CP di impianti di lavorazione o di deposito di sostanze pericolose per il
quale devono essere determinate le zone AD in conformità alla Norma.
Nota Per la determinazione degli spazi entro i quali si applica la presente Norma vedere 1.3.24. Nel
seguito della presente Norma i luoghi pericolosi vengono spesso, più semplicemente, denomina-
ti “luoghi”.

1.3.21 Presa a spina di tipo interbloccato


Presa a spina dotata di un dispositivo (incorporato nella presa stessa) che non
consente l'introduzione o l'estrazione della spina sotto tensione. Il dispositivo di
blocco che condiziona tali manovre non si deve potere escludere senza aprire la
custodia della presa.

(1) Rientrano fra questi impianti anche quelli che, nel D.P.R. 27-4-1955, n. 547, sono denominati, a seconda dei casi, “antide-
flagranti” oppure “stagni o chiusi”.
(2) Questa avvertenza non si ritiene in contrasto con la prescrizione di cui all'articolo 340 del D.P.R. 27-4-1955 n. 547.
(3) Nel vocabolario elettrotecnico internazionale (CEI/ IEC 50 (426): 1990) detti “limiti inferiori e superiori di esplodibilità”
(426-02-09, 10).

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1.3.22 Temperatura di accensione (autoaccensione)
È la minima temperatura alla quale una sostanza, in miscela con aria nella con-
centrazione più facilmente infiammabile, può accendersi spontaneamente ed
alla quale la combustione può procedere anche senza apporto di calore
dall'esterno. In sede chimica detta di “autoaccensione” od anche, talora, di
“autoinfiammabilità”.
Per i valori e i metodi di misura relativi a sostanze infiammabili vedi Tab. I alla
fine del Cap. III.

1.3.23 Temperatura di infiammabilità


È la minima temperatura alla quale una sostanza emette, sopra la sua superficie
libera, gas o vapore in quantità sufficiente a formare con l'aria miscela avente
concentrazione compresa nei limiti di infiammabilità. In sede chimica, talora, det-
ta anche “temperatura di accensione”.
Per i valori e i metodi di misura relativi a sostanze infiammabili vedi Tab. I alla
fine del Cap. III.

1.3.24 Zona pericolosa o zona AD (Z)


Spazio di estensione determinata, in luogo pericoloso, entro il quale gli impianti
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elettrici devono essere eseguiti a sicurezza secondo le prescrizioni della presente


Norma.
Nota La Tab. III, alla fine del Cap. VI, riporta sinteticamente insieme ad altre utili indicazioni, i rife-
rimenti agli articoli della Norma stessa relativi alla determinazione della qualifica e della
estensione delle zone AD per i casi comuni.
In generale, in base a detti articoli, l'estensione della zona AD si ricava da quella della
zona AD primaria, deducendone gli spazi defilati da ostacoli fissi e continui; se gli ostaco-
li presentano aperture e limiti compresi entro la zona AD primaria, la zona AD si spinge
oltre l'ostacolo fisso fino alla distanza AD del CP che determina la zona AD primaria, sal-
vo le limitazioni indicate negli articoli riferiti specificatamente ai singoli casi.

1.3.24a Qualifica delle zone AD


La qualifica di un zona AD in luoghi C0, C1, C3 individua il grado di sicurezza
equivalente contro la presenza di sostanze esplosive o di atmosfera pericolosa
determinata dai CP e dalle condizioni dell'ambiente. La suddetta qualifica è preci-
sata con “ZONA” oppure “Z” seguiti da uno dei gradi (0,1,2) di sicurezza equiva-
lente contro la presenza di sostanze esplosive o di atmosfera pericolosa.
La Norma considera le qualifiche:
 Z0, Z1, Z2 per i luoghi C0 e C1.
 Z1, Z2 per i luoghi C3;
Nei luoghi C0 e C1 inoltre la Norma considera (2.4.04, 3.5.04) una zona di rispet-
to (ZR) che, come grado di sicurezza equivalente contro la presenza di sostanze
esplosive o di atmosfera pericolosa, corrisponde alla zona C3Z2 (ved. 1.1.03e 1)
ultimo comma).
La qualifica delle zone AD in luoghi C2 non è precisata.
Esistono quindi nella Norma i seguenti casi di zone AD:
 C0Z0, C0Z1, C0Z2, C0ZR;
 C1Z0, C1Z1, C1Z2, C1ZR;
 C2Z;
 C3Z1, C3Z2.

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1.3.24b Zona AD primaria
Zona convenzionale utilizzata come base per la definizione delle zone AD.

1.3.25 Zona non pericolosa (naturalmente od artificialmente)


1.3.25a Zona non AD (naturalmente)
Zona naturalmente e permanentemente non rispondente alle definizioni di cui in
1.3.24 e 1.3.25b.

1.3.25b Zona artificialmente non AD


Zona che naturalmente sarebbe pericolosa, ma nella quale sono artificialmente
realizzate misure di neutralizzazione del pericolo di esplosione atte ad evitare,
per gli impianti elettrici, la necessità della rispondenza alle caratteristiche degli
impianti AD definite dalla presente Norma.
L'efficienza delle misure di neutralizzazione artificiale può essere qualificata dal
suo grado di sicurezza equivalente.
Se dette misure di neutralizzazione sono soggette a interruzioni non trascurabili,
gli impianti elettrici, non idonei in assenza delle misure di neutralizzazione artifi-
ciale, devono essere messi fuori tensione.
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Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2 F.1
(maggio 1994)
In una zona AD di classe 1 o di classe 3 è possibile realizzare, in una sua parte, un volu-
me artificalmente non AD per mezzo di un impianto di ventilazione localizzato se nel
volume considerato si realizzano le condizioni di cui all’art. 3.4.03 con impianto di ven-
tilazione dotato degli apprestamenti di difesa necessari per raggiungere il grado di sicu-
rezza equivalente almeno pari a tre.

4 SIGNIFICATO DELLE ABBREVIAZIONI


S E Z I O N E

Il significato delle abbreviazioni più frequentemente usate nella presente Norma


è il seguente:
a) Abbreviazioni inerenti alla classificazione dei luoghi pericolosi ed alla qualifi-
ca delle zone AD.
A0, 1, 2, 3 = apertura di tipo rispettivamente 0, 1, 2, 3 (1.3.02)
C0 = luogo di classe 0 (1.3.06)
C1 = luogo di classe 1 (1.3.06)
C2 = luogo di classe 2 (1.3.06)
C3 = luogo di classe 3 (1.3.06)
C2E = luogo C2 con polveri infiammabili conduttrici (4.1.03a)
C2NE = luogo C2 con polveri infiammabili non conduttrici (4.1.03a)
CP = centro di pericolo (1.3.05)
CP0 = centro di pericolo di grado continuo (1.3.12)
CP1 = centro di pericolo di primo grado (1.3.12)
CP2 = centro di pericolo di secondo grado (1.3.12)
CPC = centro di pericolo controllato (15.2.03)
C0CP1,2 = CP di grado rispettivamente 1, 2 in luogo C0
C1CP1,2 = CP di grado rispettivamente 1, 2 in luogo C1
C2CP1,2 = CP di grado rispettivamente 1, 2 in luogo C2
C3CP1,2 = CP di grado rispettivamente 1, 2 in luogo C3
Z = zona pericolosa = zona AD (1.3.24, 1.3.24a)
Z0 = zona AD con grado di sicurezza equivalente 0 (1.3.24a)
Z1 = zona AD con grado di sicurezza equivalente 1 (1.3.24a)

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Z2 = zona AD con grado di sicurezza equivalente 2 (1.3.24a)
ZR = zona AD nei luoghi C0 e C1 con grado di sicurezza equivalen-
te pari a quella della zona C3Z2 (1.3.24a)
C0Z0, C0Z1, C0Z2, C0ZR = nei luoghi C0 rispettivamente zona AD di quali-
fica Z0, Z1, Z2, ZR (1.3.24a)
C1Z0, C1Z1, C1Z2, C1ZR = nei luoghi C1 rispettivamente zona AD di quali-
fica Z0, Z1, Z2, ZR (1.3.24a)
C2Z, = nei luoghi C2 zona AD di qualifica non precisata
C3Z, C3Z1, C3Z2 = nei luoghi C3 rispettivamente zona AD di grado non
precisato, qualifica Z1, Z2 (5.4.01, 1.3.24a)
C1Z1C = zona C1Z1 con controllo dell'atmosfera (15.1.01)
C1Z2C = zona C1Z2 con controllo dell'atmosfera (15.1.01)
C3Z1C = zona C3Z1 con controllo dell'atmosfera (15.1.01)
C3Z2C = zona C3Z2 con controllo dell'atmosfera (15.1.01)
b) Abbreviazioni relative agli impianti elettrici a sicurezza (1.3.14).
AD = a sicurezza (in generale) (1.3.14)
AD-A = a sicurezza approvato (1.5.09)
AD-F = a sicurezza funzionale (in generale) (1.5.05)
AD-FE = a sicurezza funzionale contro le esplosioni (1.5.06)
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AD-FE1 = AD-FE per C1Z1 (Cap. XI)


AD-FE2 = AD-FE per C1Z2 (Cap. XI)
AD-FT = a sicurezza funzionale a tenuta (1.5.07)
AD-I = a sicurezza intrinseca (1.5.03)
AD-PE = a sicurezza a prova di esplosione (1.5.01)
AD-S = a sicurezza speciale (1.5.08)
AD-SI = a sicurezza a sovrapressione interna (1.5.02)
AD-T = a sicurezza a tenuta (1.5.04)
c) Abbreviazioni relative a costruzioni elettriche idonee per atmosfere potenzial-
mente esplosive (1.3.08).
Ex d = a prova di esplosione “d” (CEI 31-1)
Ex e = a sicurezza aumentata “e” (CEI 31-7)
Ex i = a sicurezza intrinseca “i” (CEI 31-9 e 31-10)
Ex o = con immersione in olio “o” (CEI 31-5)
Ex p = a sovrapressione interna “p” (CEI 31-2)
Ex q = sotto sabbia “q” (CEI 31-6)
Ex n = (CEI 31-11 modo di protezione “n”)
Ex nA = modo di protezione “n” per costruzioni elettriche non scintil-
lanti ( CEI 31-11)
Ex nC = modo di protezione “n” per costruzioni elettriche aventi con-
tatti scintillanti adeguatamente protetti diversi dalle costruzioni
a respirazione limitata (CEI 31-11)
Ex nR = modo di protezione “n' per costruzioni elettriche in custodie a
respirazione limitata (CEI 31-11)
Ex m = modo di protezione con incapsulamento (CEI 31-13)
T1, T2, T3, T4, T5, T6 = classi di temperatura massima superficiale delle
costruzioni elettriche delgruppo II rispettivamente
450, 300, 200, 135, 100, 85 (°C) ( CEI 31-8)
d) Abbreviazioni relative a enti o provvedimenti legislativi.
ASTM = American Society Testing Materials (Società Americana per
Prove di Materiali)
CENELEC = Comitato Europeo di Normalizzazione Elettrotecnica
C.F.R. = Cooperative Fuel Research Committee (Comitato di Collabora-
zione per le Ricerche sugli olii Combustibili).

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D.M. = Decreto Ministeriale (data ed estremi di pubblicazione sulla
G.U.)
D.P.R. = Decreto del Presidente della Repubblica (data e numero)
G.U. = Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana
IEC = International Electrotechnical Commission (Commissione Elet-
trotecnica Internazionale)
P.S. = Pubblica Sicurezza
R.D. = Regio Decreto (data e numero)
s.o. = Supplemento Ordinario (della Gazzetta Ufficiale)
T.U. = Testo Unico
UNEL = Unificazione Elettrotecnica
CIM = Regole uniformi concernenti il contratto di trasporto ferrovia-
rio internazionale di merci
RID = Regolamento internazionale concernente il trasporto di merci
pericolose per ferrovia

5 DEFINIZIONE DEI VARI TIPI DI IMPIANTI A SICUREZZA


S E Z I O N E
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1.5.01 Impianto a sicurezza a prova di esplosione (AD-PE)


Un impianto elettrico si definisce AD-PE se tutti i suoi componenti elettrici sono
racchiusi entro custodie (Ex d) a prova di esplosione (Norma CEI 31-1) e loro ac-
cessori atti ad evitare l'innesco delle sostanze pericolose eventualmente presenti
al loro esterno ed installati in conformità ai Cap. VI, VII.

1.5.02 Impianto a sicurezza a sovrapressione interna (AD-SI)


Un impianto elettrico si definisce AD-SI contro la penetrazione nei suoi involucri
delle sostanze pericolose eventualmente presenti al loro esterno se l'impianto è
in locali pressurizzati o i suoi componenti elettrici sono protetti con modo di pro-
tezione “p” (Norma CEI 31-2) e soddisfano alle prescrizioni dei Cap. VI, VIII.

1.5.03 Impianto a sicurezza intrinseca (AD-I)


Un impianto elettrico si definisce AD-I se i suoi componenti rispondono al modo
di protezione “i” (CEI 31-9, 31-10) e sono installati in conformità ai Cap. VI, IX.

1.5.04 Impianto a sicurezza a tenuta (AD-T)


Un impianto elettrico si definisce AD-T rispetto alle sostanze pericolose previste,
se non determina, sia nel funzionamento normale, sia in occasione di guasti
aventi origine e sede nei circuiti elettrici, l'innesco di dette sostanze eventualmen-
te presenti nel luogo di installazione, in quanto:
 il contatto delle suddette sostanze con tutti i componenti elettrici è impedito
per effetto del grado di protezione degli involucri dei componenti stessi;
 le superfici esterne delle custodie protettive non superano le massime tempe-
rature ammesse in relazione alle sostanze pericolose previste;
 sono installati in conformità ai Cap. VI, X.

1.5.05 Impianto a sicurezza funzionale (AD-F)


Un impianto elettrico si definisce AD-F rispetto alle sostanze pericolose previste
quando ai singoli componenti sono applicati provvedimenti protettivi commisu-
rati alle rispettive caratteristiche di pericolosità (conformemente a quanto indica-

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to in 1.5.06 o 1.5.07) in modo da ottenere un complesso che presenta un grado
di sicurezza uniforme in relazione ai rischi di innesco delle suddette sostanze
eventualmente presenti nell'ambiente di installazione.

1.5.06 Impianto a sicurezza funzionale contro le esplosioni (AD-FE)


Impianto elettrico a sicurezza funzionale nel quale:
a) i componenti che nel funzionamento normale possono produrre archi o scin-
tille o superare le massime temperature ammesse in relazione alle sostanze
infiammabili previste ed alla qualifica della zona AD sono racchiusi entro cu-
stodie Ex atte a prevenire, nel suddetto funzionamento, l'innesco o la propa-
gazione dell'accensione all'atmosfera pericolosa eventualmente presente
all'esterno delle custodie protettive;
b) per gli altri componenti sono adottati provvedimenti tali da prevenire il verifi-
carsi, in relazione alla qualifica della zona AD, di condizioni di funzionamen-
to capaci di provocare l'innesco delle sostanze pericolose previste e sono
adottati provvedimenti tali da eliminare nel più breve tempo possibile gli
eventi non desiderati (tempestivo intervento delle protezioni elettriche).
Questo impianto deve soddisfare alle prescrizioni dei Cap. VI, XI.
Nel Cap. XI sono precisate le caratteristiche dei due tipi di impianti AD-FE1 e
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AD-FE2.

1.5.07 Impianto a sicurezza funzionale a tenuta (AD-FT)


Impianto elettrico a sicurezza funzionale nel quale:
a) i componenti che nel funzionamento normale possono produrre archi o scin-
tille o superare le massime temperature ammesse in relazione alle sostanze
pericolose previste, sono racchiusi entro custodie a tenuta con gradi di prote-
zione tali da impedire il contatto fra le sostanze pericolose e detti componenti
e da soddisfare agli altri requisiti di cui in 1.5.04;
b) per gli altri componenti sono adottati criteri di dimensionamento, protezioni
elettriche, protezioni contro le sollecitazioni dell'ambiente e modalità di in-
stallazione (Cap. XII), atti ad impedire che si verifichino guasti o condizioni di
funzionamento tali da provocare l'innesco delle sostanze pericolose eventual-
mente in contatto o in prossimità dei componenti stessi.
Questo impianto deve soddisfare alle prescrizioni dei Cap. VI, XII.

1.5.08 Impianto a sicurezza speciale (AD-S)


È un impianto elettrico in cui vengono adottate misure di sicurezza diverse (spe-
ciali) da quelle adottate negli impianti elettrici definiti nei precedenti articoli.
Questo impianto deve soddisfare alle prescrizioni dei Cap. VI, XIII.

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1.5.09 Impianto a sicurezza approvato (AD-A)
Questo impianto a sicurezza non è trattato nella presente Norma, in quanto è
realizzato con mezzi o sistemi diversi da quelli considerati nella presente Norma
e la cui idoneità è riconosciuta caso per caso dall'Autorità competente (1).
Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2 F.8
(ottobre 1995)
Le colonnine di distribuzione di carburanti, corrispondenti ai prototipi approvati dal
Ministero dell’Interno (Direzione Generale della Protezione Civile e dei Servizi Antincen-
di), sono da considerarsi apparecchi con impianto elettrico a sicurezza di tipo approvato,
AD-A .

6 PRESCRIZIONI PER LA PROGETTAZIONE E PER LA INSTALLAZIONE


DI IMPIANTI ELETTRICI A SICUREZZA
S E Z I O N E

1.6.01 Dati a cura del committente


Il committente di un impianto elettrico da installare in luogo pericoloso deve pre-
cisare al progettista dell'impianto elettrico gli elementi sottoelencati, determinati
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in conformità alle indicazioni fornite dalla presente Norma nei Cap. II, III, IV, V,
XI, XIV, XV, XVI o nelle Appendici se applicabili:
a) le sostanze da cui dipende il pericolo ed i valori effettivi delle loro caratteri-
stiche significative;
b) la classe del luogo pericoloso ed i relativi centri di pericolo specificandone il
grado;
c) la qualifica ed estensione di ciascuna zona AD che fa parte del luogo suddet-
to a mezzo di disegni particolareggiati e Tabelle riepilogative;
d) le eventuali parti del luogo pericoloso per le quali valgono le avvertenze di
cui in 3.2.01 b), 3.2.02.2), 4.2.01 b), 4.2.02, i criteri contenuti nelle Appendici;
e) i dati necessari per la corretta scelta degli impianti elettrici a sicurezza even-
tualmente destinati ai locali di cui in 3.4.03 e 4.4.02 (ved. anche 6.1.02 e
6.1.03);
f) i dati, relativi alle condizioni di esercizio, eventualmente necessari per una
corretta scelta dei motori e delle protezioni elettriche in impianti AD-FE;
g) le parti metalliche per le quali la protezione contro le scariche atmosferiche o
contro l'accumulo di cariche elettrostatiche comporta appropriati provvedi-
menti di messa a terra, nonché le parti eventualmente dotate di un sistema di
protezione catodica a corrente impressa.
Inoltre il committente deve fornire:
 i dati per determinare lo schema e la disposizione dei circuiti elettrici;
 i dati necessari a definire le caratteristiche dei componenti dei circuiti, in con-
formità alle indicazioni delle vigenti Norme CEI relative ai singoli componenti.

1.6.02 Dati contrattuali


Nei documenti contrattuali della progettazione e installazione degli impianti elet-
trici a sicurezza, oltre ai dati di cui in 1.6.01, devono essere indicati:
a) i tipi di impianti a sicurezza che in base ai dati suddetti sono stati scelti dal
progettista dell'impianto elettrico;

(1) Ai sensi dell'art. 395 del D.P.R. 27-4-1955 n. 547 l'Autorità competente è il Ministero per il Lavoro e la Previdenza Sociale
che sentita la Commissione Consultiva Permanente, emette il Decreto di riconoscimento dell'efficienza dei sistemi protettivi
adottati. Per i distributori di carburante l'Autorità competente è il Ministero dell'Interno (D.G.S.A.), sentita la Commissione
Consultiva Permanente.

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b) tutti i dati relativi ai componenti dell'impianto elettrico a sicurezza che secon-
do le Norme CEI devono essere indicati nelle ordinazioni dei materiali;
c) la temperatura superficiale massima ammessa nel funzionamento normale per
i suddetti componenti, in relazione alle sostanze pericolose previste (per i
componenti a sicurezza idonei all'impiego in presenza di gas o vapori infiam-
mabili è sufficiente indicare la classe di temperatura).

1.6.03 Rispondenza alla Norma


La rispondenza di un impianto elettrico a sicurezza alla presente Norma implica:
1) per quanto riguarda la scelta dei tipi di impianto idonei per il luogo pericolo-
so cui è destinato:
 la specificazione, da parte del committente, di tutti i dati di cui in 1.6.01;
2) per quanto riguarda la progettazione e l'esecuzione dell'impianto:
 la scelta da parte del progettista dei tipi di impianto a sicurezza idonei per
le varie zone AD secondo le prescrizioni del Cap. VI o delle Appendici
alla presente Norma;
 la specificazione di tutti i dati di cui in 1.6.02;
 la costruzione da parte dell'installatore degli impianti a sicurezza prescelti
in conformità a tutte le prescrizioni relative contenute nella presente Nor-
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ma e disponendo i componenti dell'impianto in modo tale da sottrarli, per


quanto possibile, alle cause di deperimento ed all'effetto delle sollecita-
zioni dell'ambiente capaci di compromettere, anche accidentalmente, l'ef-
ficienza dei relativi modi di protezione;
 l'esecuzione delle verifiche e prove atte ad accertare la rispondenza
dell'impianto alla presente Norma (1).

(1) La dichiarazione di conformità dell'impianto elettrico alla presente Norma è da considerare corrispondente a tutti gli effetti
alla “dichiarazione di antideflagranza” da parte del costruttore, richiesta dall'art. 330 del D.P.R. 27-4-1955, n. 547.

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II LUOGHI DI CLASSE 0 (C0)
CAPITOLO

1 GENERALITÀ
S E Z I O N E

Si considerano C0 i luoghi ove esistono pericoli di esplosione in dipendenza del-


la presenza o sviluppo delle sostanze esplosive. Si considerano tali, per la pre-
sente Norma, solo le “materie esplosive” elencate nell'allegato A del Regolamento
per l'Esecuzione del T.U. delle Leggi di P.S. (R.D. 6-5-1940 n. 635, s.o. della G.U.
n. 149 del 26-6-1940) con le limitazioni aggiunte ed avvertenze di cui agli altri al-
legati al suddetto T.U. e successivi aggiornamenti pubblicati nella G.U.
Non sono inoltre da considerare luoghi di classe 0, i locali adibiti ad esercizi di
minuta vendita di sostanze esplosive quali definite nel Cap. VI dell'Allegato B del
T.U. di P.S.

2 PROCEDIMENTI PER LA DETERMINAZIONE DELLE ZONE AD DEI LUOGHI


C0
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S E Z I O N E

Le zone AD e la loro estensione nei luoghi C0 si determinano procedendo come


segue:
 si individuano i CP e se ne determina il grado secondo le regole della Sez. 3
seguente;
 sulla base del grado dei CP si perviene alla qualificazione delle zone AD con-
formemente alle regole della Sez. 4 seguente;
 in base alla distribuzione dei CP, secondo le regole della Sez. 5, si determina
l'estensione delle zone AD.

3 CENTRI DI PERICOLO DEI LUOGHI C0


S E Z I O N E

2.3.01 Centri di pericolo di primo grado (C0CP1)


Si considerano C0CP1 le macchine e le apparecchiature destinate alla produzione
e alla lavorazione delle sostanze esplosive di cui alla Sez. 1, allorché queste si
trovino nelle seguenti condizioni:
a) allo stato secco, in forma pulverulenta o in stato di aggregazione tale da dar
luogo alla possibile presenza di polveri nell'atmosfera;
b) allo stato liquido o allo stato fuso, con possibilità di dar luogo a sviluppo di
vapori nell'atmosfera;
c) allo stato pastoso o gelatinoso con possibilità, per il loro stato di aggrega-
zione o per la temperatura alla quale si trovano, di dar luogo a sviluppo di
vapori nell'atmosfera.
Nota Possono essere particolarmente pericolosi i prodotti della condensazione di detti vapori al con-
tatto con superfici fredde.

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Sono altresì considerati C0CP1 le macchine e le apparecchiature destinate a lavo-
razioni di materie esplosive che comportino l'impiego di solventi organici infiam-
mabili (ad es. alcool, etere ecc.).
Nota Per i pericoli derivanti dall'emissione all'esterno di vapori di detti solventi valgono le indicazio-
ni del Cap. III.
Sono da considerare, ad esempio, C0CP1, se rispondenti alle suddette condizioni:
 essiccatoi di esplosivi primari (azoturo di piombo, stifnato di piombo, fulmi-
nato di mercurio e innescanti in genere);
 essiccatoi di esplosivi secondari (tritolo, tetrile, T4 o di scoppio in genere);
 essiccatoi di esplosivi di lancio o propellenti in genere;
 miscelatori di esplosivi primari e di miscele sensibili;
 setacci per esplosivi primari e secondari;
 setacci per polveri di lancio finemente suddivise (passanti attraverso una luce
netta per maglia di 0,5 mm);
 miscelatori di esplosivi secondari ed impastatrici per la loro flemmatizzazione;
 dosatori e presse per il caricamento di detonatori e capsule di ogni tipo;
 caldaie di fusione od apparecchi per la formazione di scaglie o di cristalli sfu-
si di tritolo-pentrite, tritolo-T4 ecc., o per il caricamento allo stato fuso;
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 sondatori per il caricamento per fusione di esplosivi di scoppio;


 presse per la formazione di cariche compresse di esplosivi secondari;
 presse per la formazione blocchi da un impasto di polvere a singola, doppia
e tripla base;
 botti ternarie per polvere nera;
 presse per la granitura della polvere nera;
 mulini, botti di lisciaggio, setacci per la preparazione della polvere nera;
 miscelatori per la preparazione di miscele piriche;
 essiccatoi di miscele piriche;
 presse, mulini, setacci per la granulazione delle miscele piriche;
 dosatori e presse per il caricamento di miscele piriche;
 apparecchi per la preparazione di nitroesteri;
 lavatori, stabilizzatori, filtri, decantatori per nitroesteri;
 impastatrici per la formazione delle dinamiti plastiche gelatinate;
 mescolatori e molazze per la preparazione di dinamiti pulverulente;
 macchine di ogni tipo per l'incartucciamento di dinamiti;
 idroestrattori e presse per la disidratazione della nitrocellulosa con alcool;
 idroestrattori per galletta (miscela di nitrocellulosa nitroglicerina e additivi);
 impastatrici per nitrocellulosa e per miscela di nitrocellulosa con nitroesteri
usando per l'impasto adatti solventi;
 impastatrici per polveri propellenti (nitroguanidina, nitrocellulosa e nitroglice-
rina);
 essiccatoi della nitrocellulosa;
 essiccatoi di gallette (miscele di nitrocellulosa e nitroesteri con altri vari com-
ponenti attivi e inerti);
 bagni di rammollimento non in acqua, di gallette gelatinizzate;
 laminatoi di gallette;
 presse per la trafilatura a caldo di gallette gelatinizzate;
 essiccatoi per polveri contenenti nitroglicerina;

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 riscaldatori per propellente in rotoli a doppia base per grani per razzi;
 mescolatori per polveri in granuli a singola, doppia e tripla base;
 mescolatori per polveri in bacchette a singola, doppia e tripla base;
 estrusori continui monovite o bivite per polveri a singola, doppia, tripla base
e grani per razzi;
 taglierine per ottenimento granuli o lamine o bacchette di polvere a singola,
doppia e tripla base;
 mescolatori per gallette;
 macchine per lo spezzettamento di blocchi di nitrocellulosa disidratata;
 dosatori a volume o a peso di nitrocellulosa alcolica;
 bilance pesatrici di polvere a singola, doppia e tripla base;
 impianto per la disidratazione di nitroglicerina sottovuoto;
 apparecchiature per la lavorazione meccanica degli esplosivi secondari;
 apparecchiature per la lavorazione meccanica di propellenti;
 apparecchiature di sconfezionamento teste di guerra per fusione totale o par-
ziale dell'esplosivo secondario;
 mulini per la macinazione a secco di esplosivi secondari.
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2.3.02 Centri di pericolo di secondo grado (C0CP2)


Si considerano C0CP2 i depositi, le macchine, le apparecchiature e i posti di ma-
nipolazione per la produzione o la lavorazione o l'immagazzinamento delle so-
stanze esplosive di cui alla Sez. 1, purché queste ultime si trovino in una delle se-
guenti condizioni:
a) contenute in involucri di qualunque tipo, asportabili e non;
b) allo stato secco in forma di cariche compresse o ottenute per fusione o per
trafilazione o con altro metodo adatto;
c) negli stati sia pulverulento, sia granulare, sia cristallino, ecc. con contenuto di
umidità mantenuto in misura tale da impedire la emissione di polveri all'ester-
no del contenitore.
Sono da considerare ad esempio C0CP2 se rispondenti alle suddette condizioni:
 reattori per la preparazione dell'azoturo di piombo e stifnato di piombo;
 pressa per l'estrusione di polveri di lancio e propellenti in genere;
 tagliatrici per polveri di lancio e propellenti in genere;
 setacci per polveri di lancio di granitura tale da non passare attraverso un se-
taccio a maglie di luce 0,5 mm;
 attrezzature per l'imballaggio di cartucce di dinamiti;
 attrezzature per l'imballaggio di polveri di lancio e propellenti in genere;
 attrezzature per l'imballaggio di cartucce da caccia e da difesa;
 attrezzature per la misura, la cernita, l'imballaggio di artifizi, inneschi, detona-
tori e capsule;
 attrezzature per la finitura, marcatura, esami fisici non distruttivi di cariche in
grossi grani e propulsori;
 attrezzature per il caricamento automatico di cartucce da caccia e da difesa;
 dosatori a volume o a peso di polveri a singola, doppia e tripla base;
 macchine di finitura meccanica per grani per razzi a doppia base;
 macchine per la truciolatura di propellente a doppia base;
 nitratori di urotropina, pentaeritrite e altre sostanze solide a temperatura am-
biente;
 reattori per la produzione di TNT, tetrili e simili;

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 macchine per la macinazione ad umido di esplosivi secondari;
 attrezzature per l'imballaggio di colpi completi;
 attrezzature per la finitura e l'assiematura di granate cariche e colpi completi;
 apparecchiature per l'integrazione di razzi e missili;
 attrezzature per l'integrazione di colpi con submunizioni;
 attrezzature per lo sconfezionamento di teste di guerra e colpi completi;
 attrezzature per le prove di traballamento e vibrazione di colpi completi;
 laboratori balistici;
 laboratori fisici per esplosivi e/o manufatti esplosivi;
 apparecchi vari per la cristallizzazione da solventi di esplosivi solidi a tempe-
ratura ambiente;
 macchine per la preparazione di micce a lenta combustione, a combustione
rapida e detonatori;
 burloni per detonatori e capsule;
 attrezzature per la preparazione di micce di ritardo per inneschi elettrici e altri
artifizi ritardanti e per il loro montaggio sugli artifizi;
 attrezzature per la preparazione delle testine degli accenditori elettrici;
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 depositi per esplosivi, colpi completi, razzi, missili, detonatori, capsule e mic-
ce imballati;
 camere climatiche e/o termostatiche per colpi completi, razzi, missili, detona-
tori, capsule e giroscopi con propulsione a mezzo sostanze esplosive.

4 QUALIFICAZIONE DELLE ZONE DEI LUOGHI C0


S E Z I O N E

2.4.01 Zone C0Z0


Sono C0Z0 le zone interne ad apparecchi, serbatoi o canalizzazioni destinati alla
lavorazione di sostanze esplosive.

2.4.02 Zone C0Z1


Sono C0Z1 le zone nelle quali si ha presenza di sostanze esplosive di cui si può
avere nell'atmosfera la presenza di polveri o di vapori in condizioni di funziona-
mento ordinario.
Si ritengono tali:
a) le zone adiacenti ai C0CP1 salvo si verifichino le condizioni di cui in 2.4.03 a);
b) negli ambienti interni, quelli con aperture A0 su ambienti qualificati C0Z1 per
la presenza di C0CP1.

2.4.03 Zone C0Z2


Sono C0Z2 le zone nelle quali si ha presenza di sostanze esplosive di cui solo ec-
cezionalmente e per breve durata sono ragionevolmente prevedibili emissioni
nell'atmosfera di polveri o vapori delle stesse in condizioni di funzionamento or-
dinario dell'impianto.
Si ritengono tali:
a) le zone adiacenti ai C0CP1, quando sia assicurato nel funzionamento ordina-
rio, in dipendenza delle effettive condizioni di esercizio e procedure di sicu-
rezza, l'assenza di polveri o di vapori di sostanze esplosive nell'atmosfera;
b) le zone adiacenti a C0CP2;

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c) negli ambienti esterni le zone adiacenti alle aperture A0 di ambienti qualificati
C0Z1.

2.4.04 Zone C0ZR


Sono C0ZR le zone adiacenti alle aperture A0 di ambienti qualificati C0Z2.

2.4.05 Zone non AD


Si ritengono zone non AD anche quelle precisate al Cap. VI nella Tab. III nota e.

5 ESTENSIONE DELLE ZONE AD DEI LUOGHI C0


S E Z I O N E

2.5.01 Generalità
Per determinare l'estensione delle zone AD secondo il procedimento generale di
cui alla Sez. 2, si applicano le regole fornite nella presente Sezione e le indica-
zioni riportate nelle figure.
Nei casi illustrati nelle figure valgono le seguenti avvertenze:
ove esistono più centri di pericolo che determinano zone AD fra loro interfe-
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renti, la zona AD risultante è l'inviluppo delle zone AD stesse;
 se sono presenti anche sostanze infiammabili o polveri infiammabili la esten-
sione della zona AD viene determinata tenendo conto congiuntamente dei
criteri dei luoghi C0, C1, C2;
 se un ambiente, non contenente alcun C0CP (e, pertanto, di per se stesso “zo-
na non AD”) comunica, tramite un'apertura, con una C0Z, questa può esten-
dersi all'ambiente con estensione determinata dalle seguenti due condizioni:
1) tipo dell'ambiente considerato (1.3.01g, h);
2) qualifica dell'apertura (1.3.02).

2.5.02 Zone AD di C0CP situati in ambienti interni


a) C0Z1 in ambienti interni
 Le C0Z1 di cui in 2.4.02 si estendono a tutto l'ambiente considerato (Fig.
2.1, 2.2, 2.3).
b) C0Z2 in ambienti interni
 Le C0Z2 di cui in 2.4.03 a) e 2.4.03 b) si estendono a tutto l'ambiente con-
siderato (Fig. 2.4, 2.5).
c) C0Z2 in ambienti esterni
 Le C0Z2 di cui in 2.4.03 c) si estendono in verticale fino al suolo e fino a
1,5 m sopra l'apertura A0 ed in orizzontale per 3 m in tutte le direzioni
(Fig. 2.2 da ambiente A).
d) C0ZR in ambienti interni ed esterni
 Le C0ZR di cui in 2.4.04. si estendono in verticale fino al suolo e fino a 1,5
m sopra l'apertura A0 ed in orizzontale per 3 m in tutte le direzioni (Fig.
2.5 da ambiente A).

6 SCELTA DEI TIPI DI IMPIANTI ELETTRICI A SICUREZZA DEI LUOGHI C0


S E Z I O N E

Per la scelta dei tipi di impianti elettrici a sicurezza idonei alle zone AD di luoghi
di classe 0, si rimanda al Cap. VI.

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Figure Capitolo II
Dimensioni in metri

Fig. 2.1 (art. 2.5.02 a)

Fig. 2.2 (art. 2.5.02 a, c)


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Fig. 2.3 (art. 2.5.02 a)

Fig. 2.4 (art. 2.5.02 b)

Fig. 2.5 (art. 2.5.02 b, d)

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III LUOGHI DI CLASSE 1 (C1)
CAPITOLO

Dal 1° gennaio 1998 questo Capitolo non è più in vigore in quanto sostituito dal-
la Norma CEI EN 60079-10 (CEI 31-30), prima edizione, Fascicolo 2895.
Una guida all’utilizzo ed esempi di applicazione della Norma CEI EN 60079-10
(CEI 31-30) sono dati nella Guida CEI 31-35, Fascicolo 5925, e nella Guida CEI
31-35/A, Fascicolo 5926.
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IV LUOGHI DI CLASSE 2 (C2)
CAPITOLO

1 GENERALITÀ
S E Z I O N E

4.1.01 Luoghi C2
Si considerano C2 i luoghi nei quali siano prevedibili pericoli di esplosioni di
polveri infiammabili eventualmente presenti nell'ambiente, all'esterno del loro re-
golare sistema di contenimento, dal quale potrebbero fuoriuscire sia durante il
funzionamento ordinario dell'impianto di deposito o di lavorazione, sia in caso di
funzionamento anormale di questo.
I cumuli (strati o mucchi) di queste polveri sono pericolosi e, se innescati, posso-
no formare atmosfere pericolose.
Nel caso di polveri che emettano gas infiammabili si applicano anche le prescri-
zioni per le sostanze infiammabili (Cap. III, V).
Nota La valutazione della prevedibilità del pericolo di esplosione di una polvere infiammabile dipen-
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de da un complesso di fattori, assai numerosi ed eterogenei (come: natura fisico-chimica (1)


della polvere, sua eventuale miscelazione con sostanze neutralizzanti (2), condizioni ambien-
tali (3), ecc.) che, singolarmente od in combinazione tra loro, possono assumere entità tale da
determinare, o limitare, od annullare il pericolo stesso.
Pertanto, la valutazione della esistenza o meno e dell'entità del pericolo è lasciata alla compe-
tenza e responsabilità del progettista (4)dell'impianto di lavorazione o deposito e non può essere
attribuita al progettista dell'impianto elettrico. Analogamente, è demandata al progettista
dell'impianto di lavorazione o deposito la valutazione dell'entità dell'eventuale possibile esplo-
sione. Di massima si possono considerare “trascurabili” quelle esplosioni che, alle prove di la-
boratorio, producono pressioni inferiori a 666 Pa (5 mmHg), in quanto, generalmente, si ritie-
ne che pressioni di così piccola entità non producano danni alle persone ed eventualmente
danni minimi agli animali ed alle cose.

4.1.02 Sostanze atte a determinare luoghi C2


Si considerano luoghi C2 solamente quelli resi pericolosi da polveri che reagisco-
no con l'ossigeno dell'aria; sono pertanto escluse da questa classe quelle polveri
che, contenendo in sé anche il comburente, possono esplodere in assenza di os-
sigeno atmosferico.
L'accertamento, caso per caso, se le polveri considerate nell'impianto in progetto
presentano caratteristiche tali da fare classificare il luogo C2 spetta al progettista
o all'utente dell'impianto di lavorazione o deposito.

(1) Tra le caratteristiche che individuano la “natura fisico-chimica” della polvere, ed es: composizione chimica, densità, granu-
lometria, temperatura di accensione, ecc., ecc.
(2) La miscelazione con sostanze neutralizzanti può essere ottenuta tanto con polveri inerti, quanto da umidificazione con acqua,
se ciò è tollerato dalla polvere in questione.
(3) Le condizioni ambientali sono costituite da: temperatura, pressione, turbolenza atmosferica, tenore di ossigeno, concentra-
zione della polvere in relazione al volume-ambiente, e simili.
(4) La Tab. II non ha valore impegnativo; essa risale alla prima stesura della Norma CEI 64-2 (1973) ed è stata tratta dai docu-
menti indicati nelle Note che la accompagnano; più recenti sperimentazioni possono fornire indicazioni diverse da quelle in
essa riportate.
Non si ritiene, tuttavia, di procedere ad un suo aggiornamento, in quanto non è compito della presente Norma fornire dati
impegnativi in tale materia.

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4.1.03 Caratteristiche delle polveri
Ai fini dell'individuazione del grado di protezione richiesto alle custodie dei com-
ponenti dell'impianto elettrico a sicurezza, nonché della massima temperatura su-
perficiale ammissibile per tutti i componenti elettrici, si deve tener conto delle se-
guenti caratteristiche delle polveri previste:
a) conducibilità elettrica
Convenzionalmente, le polveri infiammabili si considerano:
 elettroconduttrici (E), se presentano resistività minore di 100 kΩ · cm, de-
terminano luoghi C2E;
 non elettroconduttrici (NE), se la loro resistività non è inferiore a detto va-
lore, determinano luoghi C2NE.
Nota Le polveri infiammabili conduttrici, metalliche e non metalliche, possono favorire, a seconda
della loro conducibilità, scariche elettriche; inoltre quelle metalliche in genere, per il loro grado
di suddivisione, possono formare più facilmente sospensioni, fortemente esplosive, in aria e pe-
netrare più facilmente all'interno delle custodie di apparecchiature elettriche.
a) temperatura di accensione
Della temperatura di accensione delle polveri infiammabili si tiene conto in-
troducendo limiti alla temperatura max superficiale delle costruzioni elettri-
che (ved. 6.1.01 e, 6.1.01 f)
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b) granulometria
La granulometria della polvere, in concomitanza con la sua densità, è deter-
minante per la possibilità di formare la nube esplosiva e per la persistenza di
questa, prima che tutta la polvere si sia depositata; in linea di massima, si può
dire che si è in presenza di “polvere”, se la granulometria delle particelle è in-
feriore a 0,2 mm.
c) limiti di infiammabilità in aria
In generale, i limiti di infiammabilità della polvere hanno scarsa rilevanza ai
fini di stabilire se il pericolo sussiste o meno, se non in riferimento ad un vo-
lume convenzionale sperimentale connesso alla valutazione dell'entità di
un'eventuale esplosione, di cui a 4.1.01.
Nota Una polvere infiammabile, in sospensione nell'aria, può formare una nube, avente concentra-
zione compresa nell'intervallo di infiammabilità (e quindi esplodibile) anche in una parte li-
mitata dell'intero ambiente.

2 PROCEDIMENTI PER LA DETERMINAZIONE DELLE ZONE AD DEI LUOGHI


C2
S E Z I O N E

4.2 Premessa
Il presente Capitolo fornisce i criteri per individuare le zone AD dei luoghi C2
all'esterno del regolare sistema di contenimento delle polveri infiammabili; la
prevenzione del pericolo di esplosione all'interno di detto sistema di conteni-
mento fa parte della progettazione dell'impianto di lavorazione o deposito di cui
il sistema di contenimento delle polveri è parte intrinseca.
Come criterio generale le installazioni elettriche all'interno di detto sistema di
contenimento sono da evitare, ricorrendo, ovunque possibile, ad accorgimenti
sostitutivi; ove assolutamente indispensabile, le installazioni elettriche interne al
sistema devono essere studiate, caso per caso, dal progettista dell'impianto di la-
vorazione o di deposito, con la collaborazione del progettista dell'impianto elet-
trico, in modo da evitare che possano fornire l'innesco delle polveri infiammabili
contenute nel sistema stesso.

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4.2.01 Procedimento generale
a) Le zone AD dei luoghi C2 si determinano procedendo come segue:
 si individuano i C2CP e se ne determina il grado secondo le regole della
Sez. 3 seguente;
 si individuano le condizioni degli ambienti circostanti o prossimi ai C2CP,
conformemente alle indicazioni della seguente Sez. 4 ed alle definizioni
1.3.01.g) ed 1.3.01.h);
 in base al grado dei C2CP, alle condizioni degli ambienti ed alla distribu-
zione, in questi, dei C2CP, si procede alla delimitazione delle zone AD pri-
marie, secondo le regole della seguente Sez. 5;
 tenendo conto delle reali possibilità, in funzione degli ostacoli esistenti, di
diffusione e di deposito delle polveri infiammabili, si determina l'estensio-
ne delle zone AD.
b) Qualora si disponga di dati attendibili, rilevati anche da luoghi C2 con polveri
infiammabili di caratteristiche analoghe, ivi soggette a lavorazione o deposito
con modalità ed in condizioni ambientali non diverse da quelle previste nel
luogo considerato ed in quantitativi dello stesso ordine, tali dati possono es-
sere utilizzati per rettificare l'estensione delle zone AD, come sopra determi-
nata.
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I dati attendibili di cui sopra possono essere utilizzati anche per rettificare
l'estensione delle zone AD di luoghi C2 che abbiano in comune, col luogo
considerato, solo le modalità di lavorazione o di deposito delle polveri; però,
in tal caso, le previsioni circa l'entità delle eventuali emissioni di polveri e
della probabile diffusione e stratificazione di queste, in relazione alle caratte-
ristiche dell'ambiente ed al suo stato e ad ogni altro elemento che condiziona
l'estensione delle zone AD, devono essere rapportate, con criteri cautelativi,
ai corrispondenti elementi del luogo preso come riferimento.
I dati suddetti ed il metodo di rilievo di essi devono consentire una corretta
previsione dell'esistenza, nelle singole zone, di polveri infiammabili in quanti-
tativi ed in condizioni atti alla formazione di miscele con aria in concentrazio-
ni esplodibili tali da determinare esplosioni non trascurabili.

4.2.02 Casi particolari


Le estensioni delle zone AD, ottenute col procedimento generale, possono essere
opportunamente ridotte, anche in mancanza dei dati attendibili di cui in 4.2.01
b), nei seguenti casi:
 i quantitativi di polveri infiammabili che possono essere emessi o che, co-
munque, sono in circolo nell'impianto di lavorazione o deposito, sono infe-
riori a quelli usualmente trattati nei processi industriali;
 i quantitativi di polveri infiammabili che possono essere presenti in un am-
biente interno sono limitati in relazione alla sua cubatura ed al relativo siste-
ma di asporto delle polveri.
Nota In questi casi è impossibile stabilire regole generali: il progettista dell'impianto di lavorazione o
deposito può, di volta in volta, trarre indicazioni orientative dai limiti di infiammabilità,
dall'entità dei quantitativi di polvere che possono essere immessi nell'ambiente fuori dal regola-
re sistema di contenimento, dalle condizioni di ventilazione che possono influire sulla diffusio-
ne delle polveri nell'ambiente, dagli ostacoli che possono favorirne il deposito in strati e dal si-
stema di asporto-polveri che è previsto di realizzarvi, tenendo conto della nota di 4.1.03d.

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3 CENTRI DI PERICOLO DEI LUOGHI C2
S E Z I O N E

4.3.01 Centri di pericolo di primo grado (C2CP1)


Le macchine, le apparecchiature, gli organi o loro parti destinati a impianti di la-
vorazione o deposito delle polveri infiammabili di cui in 4.1.02 sono considerati
C2CP1 se possono emettere all'esterno le suddette polveri:
 in condizioni di funzionamento ordinario;
 durante controlli, manovre o manutenzioni effettuati a impianto funzionante
almeno una volta in ciascun turno di lavoro.
Ad esempio se rispondenti ai criteri sopraesposti, sono C2CP1:
 le bocche di caricamento o di scarico aperte e le tramogge aperte;
 i nastri trasportatori aperti;
 i recipienti aperti;
 i sacchi, anche chiusi, se di materiale che lasci trapelare la polvere o soggetto
a rompersi facilmente;
 il macchinario per l'imballaggio;
 la base e la parte superiore delle macchine con elevatori;
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 i distributori di polveri infiammabili, esclusi i raccoglitori interamente chiusi


rispetto all'ambiente interessato;
 i macchinari aperti, atti a produrre polveri infiammabili (ad esempio: mulini,
polverizzatori, classificatori, crivelli).

4.3.02 Centri di pericolo di secondo grado (C2CP2)


Le macchine, le apparecchiature, gli organi e loro parti, destinati a impianti di la-
vorazione, o deposito di polveri di cui in 4.1.02, sono considerati C2CP2 se pos-
sono emettere all'esterno le suddette polveri solamente:
 a causa di funzionamento anormale degli organi di tenuta o di sicurezza (ad
esempio per un guasto);
 a causa di interventi degli organi di sicurezza per funzionamento anormale
dell'impianto di lavorazione o deposito;
 durante controlli, manovre o interventi manutentivi effettuati con frequenza
inferiore ad una volta per ciascun turno di lavoro.
Ad esempio, se rispondenti ai criteri sopraesposti, sono considerati C2CP2:
 le bocche di caricamento o di scarico chiuse e le tramogge chiuse;
 i trasportatori chiusi, in corrispondenza delle giunzioni a flangia;
 i recipienti chiusi;
 i sacchi chiusi che non consentano lo spandimento all'esterno della polvere e
fatti di materiale non facilmente soggetto a rotture;
 i macchinari atti a produrre polveri infiammabili, se ermeticamente chiusi;
 le flange delle tubazioni per il trasporto pneumatico delle polveri.
Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2
F.21 (gennaio 1997)
Le flange delle tubazioni per il trasporto pneumatico delle polveri devono essere conside-
rate C2CP2 solo se rispondono alle caratteristiche specificate nell’art. 1.3.05 e nel presente
articolo.
Esse sono dispositivi di giunzione a tenuta che possono non essere considerate C2CP se
sono dimensionate ed installate tenendo conto anche delle condizioni di funzionamento
anormale; inoltre, in dipendenza delle influenze esterne e delle condizioni di esercizio, i
componenti "usurabili" devono essere sostituiti nel rispetto delle indicazioni del costruttore
e comunque, con periodicità tale da assicurare nel tempo il mantenimento delle condizio-

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ni previste nell'osservanza di 1.1.03.b) Nota - ultimo alinea.
Per non essere considerati C2CP, i collegamenti flangiati devono essere eseguiti me-
diante dispositivi aventi caratteristiche di non emissione, dimostrate sottoponendoli allo
scopo a prove in tutte le situazioni di esercizio ragionevolmente prevedibili, sia in fun-
zionamento normale (1.3.11a) che in funzionamento anormale (1.3.11c) e nel tempo
(durata).

4.3.03 Esclusioni
Non si considerano C2CP: le condutture in depressione con adeguata continuità
della sua efficienza e quelle prive di giunzioni a flangia e simili (le saldature ed i
manicotti non si considerano giunzioni), i sacchi ed i contenitori (di materiali ido-
nei) chiusi e rispondenti alla normativa per il trasporto su strada e/o ferrovia.
Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2 F.7
(ottobre 1995)
Non sono considerati C2CP, i contenitori di sostanze infiammabili allo stato di polveri
quando sono soddisfatte tutte le consizioni seguenti:
a) sono in materiali idonei e costruiti a regola d’arte nel rispetto di eventuali norme di co-
struzione e prova;
b) sono ermeticamente chiusi (sigillati) in fabbrica;
c) sono depositati e/o movimentati con modalità tali da considerare ragionevolmente
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non prevedibili cadute che possano provocare l’apertura del coperchio o il danneggia-
mento con fuoriuscita significativa di sostanze contenute;
d) è attuata in sito ogni ordinaria cautela contro la presenza di cumuli e vi è una co-
stante presenza dei mezzi per la loro neutralizzazione (durata complessiva di presen-
za dei cumuli, strati o mucchi inferiore a 1 h complessiva in 365 giorni).

4 CONDIZIONI AMBIENTALI DEI LUOGHI C2


S E Z I O N E

4.4.01 Ambienti in condizioni naturali


Gli ambienti dei luoghi C2, non assoggettati a provvedimenti artificiali di asporto
o neutralizzazione delle polveri infiammabili, cioè lasciati nelle loro condizioni
naturali, vanno distinti in:
 ambiente esterno (1.3.01g);
 ambiente interno (1.3.01h);
Nota Negli ambienti esterni si considera che la naturale continua agitazione dell'aria abbia effetto
disperdente sulle polveri infiammabili emesse dai C2CP e che la presenza di notevoli quantita-
tivi di polveri inerti abbia sulle stesse effetto neutralizzante; di tale effetto favorevole alla ridu-
zione del pericolo si tiene conto nella Sez. 5.
Un ambiente coperto da una tettoia, ma lateralmente aperto per tutta la sua altezza e per al-
meno il 60% del suo perimetro, può essere considerato come “esterno”, purché non contenga al
suo interno ostacoli rilevanti, atti a provocare accumulazione delle polveri.

4.4.02 Ambiente bonificato


a) Generalità.
In generale, sono da considerare “zone artificialmente non AD” gli ambienti
nei quali le polveri infiammabili, che possono eventualmente esservi immes-
se, sono mantenute in concentrazione inferiore a 0,01 g/m3, mediante prov-
vedimenti di allontanamento, oppure sono neutralizzate, mediante altri prov-
vedimenti. Rientrano fra tali ambienti anche quelli nei quali le condizioni
sopra indicate sono realizzate per proteggere le persone contro la tossicità
delle polveri senza ricorrere a mezzi protettivi individuali.

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I provvedimenti di bonifica, per loro natura e/o per il modo con cui sono rea-
lizzati e mantenuti, devono poter essere considerati con grado di sicurezza
equivalente almeno 2 e quindi ragionevolmente non soggetti ad arresti inde-
siderati e continuamente in servizio durante tutto il tempo in cui la polvere
infiammabile può essere immessa nell'ambiente.
b) Asportazione continua delle polveri infiammabili.
Negli ambienti nei quali sono presenti C2CP1 (1), i provvedimenti di allonta-
namento delle polveri, in genere, sono efficaci soltanto se consistono in
dispositivi di captazione ed asporto installati nelle immediate vicinanze di cia-
scun C2CP1, in modo da impedire che la polvere si diffonda e si depositi
nell'ambiente. In questo caso, si considera “zona AD” un intorno del C2CP1
di raggio 1,5 m. Il resto dell'ambiente si considera “zona artificialmente non
AD” se soddisfatte le condizioni di cui in a).
Nota Costituiscono esempi di quanto sopra indicato gli impianti di aspirazione ed asporto polveri di-
rettamente accoppiati a macchinari, distributori od analoghe attrezzature di cui in 4.3.01, se
realizzati e mantenuti come sopra specificato. Impianti di aspirazione agenti genericamente
sull'ambiente, ma non accoppiati direttamente ai C2CP1, sono inefficaci contro le polveri dopo
che queste si sono depositate nell'ambiente. Pertanto, un impianto di ricambio forzato
dell'aria-ambiente, installato per proteggere le persone contro la polvere in sospensione
nell'aria, non è valido, ai fini della prevenzione delle esplosioni, se non è realizzato come sopra
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specificato.
In caso di prolungate o ripetute fermate dell'impianto di aspirazione ed
asporto polveri per un tempo complessivo sufficiente all'immissione nell'am-
biente di un quantitativo di polvere infiammabile significativo ai fini del peri-
colo di esplosione, l'impianto elettrico, se di tipo non idoneo a funzionare in
“zona AD”, deve essere messo fuori tensione e, prima di rimetterlo in tensio-
ne, dopo la rimessa in funzione dell'impianto di asporto polveri, si deve prov-
vedere, con sistema adeguato (anche manuale), alla rimozione della polvere
eventualmente depositata sulle superfici interne al locale ed all'interno delle
costruzioni elettriche, se queste non hanno grado di protezione almeno pari a
quello prescritto in “zona AD” con quel tipo di polvere.
Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2
F.5 (ottobre 1995)
Non si prevedono provvedimenti di asportazione continua delle polveri infiammabili
nei confronti dei C2CP2 (che per definizione possono emettere le polveri soltanto rara-
mente) e l’influenza di tali C2CP2 nella classificazione dell’ambiente può essere tra-
scurata in relazione ad una asportazione sistematica, anche manuale, delle polveri
in occasione della loro emissione.
Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2
F.12 (ottobre 1995)
Nell’ipotesi di presenza di C2CP1 con provvedimenti di asportazione continua delle
polveri e di C2CP2 non bonificati, come la nota a piè pagina(1) dell’articolo in oggetto
specifica, entrambi ubicati nel medesimo ambiente interno, quando sia prevista la bo-
nifica nel rispetto di 4.4.02.a) e l’asportazione continua come indicato in 4.4.02.b),
al di là della zona AD di raggio 1,5 m intorno ai C2CP1, I’ambiente può essere consi-
derato “zona artificialmente non AD”. Vedere al riguardo la Nota di commento, deri-
vata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2 F.5 (maggio 1994).
c) Sovrapressione interna.
Unicamente per i locali nei quali non sono presenti C2CP1, ma che si trovano
circondati da ambienti nei quali sono presenti C2CP1 o polveri infiammabili,
che potrebbero penetrare nel locale considerato attraverso aperture, l'ingres-
so delle polveri infiammabili può essere impedito mediante l'immissione di

(1) Non si prevedono provvedimenti di asportazione continua delle polveri infiammabili nei confronti dei C2CP2, in quanto que-
sti possono emettere le polveri soltanto raramente (4.3.02).

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aria pura, prelevata da zona naturalmente non AD, in quantità sufficiente a
determinare nel locale una sovrapressione di almeno 25 Pa (0,25 mbar) ri-
spetto a tutti gli ambienti circostanti; valgono le prescrizioni di cui in b) per
l'eventuale arresto dell'impianto di pressurizzazione.
L'impianto di pressurizzazione deve corrispondere alle prescrizioni della Sez.
2 del Cap. VIII e, nell'esercizio, si devono osservare le prescrizioni relative
alle zone AD di luoghi C2.
d) Altri provvedimenti di bonifica.
La bonifica dell'ambiente può essere ottenuta con altri provvedimenti compa-
tibili con le esigenze dell'impianto di lavorazione o deposito, come, ad esem-
pio, sistemi di neutralizzazione delle polveri (umidificazione, inertizzazione,
abbattimento, ecc.) in generale, con adeguata continuità della efficienza che
può essere qualificata con il suo grado di sicurezza equivalente; nel caso di si-
stemi soggetti ad interruzioni si applicano le prescrizioni indicate in b).
I provvedimenti qui considerati sono validi se realizzano una sicurezza non
inferiore a quella ottenibile coi sistemi di cui in b) ed in c).
Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2
F.12 (ottobre 1995)
I sistemi di trasporto (es. coclee, tubazioni flangiate) di polveri o di parti solide con
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polveri (es, cereali) mantenuti in depressione ed eseguiti nel rispetto dell’art. 4.4.02.
sono considerati “bonificati” anche tenuto conto che in caso di usura del sistema di
contenimento una certa quantità di sostanze combustibili può riversarsi nell’am-
biente. Si ricorda che l’usura è nella natura delle cose, ma ad essa si sopperisce con
una buona manutenzione. Un sistema di contenimento in depressione che non viene
riparato equivale ad un sistema con prolungate e ripetute fermate. Deve essere valuta-
ta la frequenza e la durata di emissione, per stabilire il “grado di sicurezza equiva-
lente” del sistema di bonifica che deve essere almeno 2 (ved. 1.1.03.b). Nei casi di fre-
quenti e prolungate emissioni si deve applicare quanto indicato nel secondo capoverso
(dopo la nota) di 4.4.02.b).
Per l’esecuzione degli impianti elettrici vedere la Tabella IV e l’art. 6.1.03.

5 ESTENSIONE DELLE ZONE AD DEI LUOGHI C2


S E Z I O N E

4.5.01 Generalità
Per le zone AD dei luoghi C2 non sono precisate qualifiche.
Si espongono le regole per determinare l'estensione delle zone AD, secondo il
procedimento generale, di cui in 4.2.01 a).
L'estensione della zona AD primaria, determinata da un C2CP, è:
a) per C2CP1 (Fig. 4.1):
in orizzontale, rispetto alla verticale passante per C2CP1:
 per 15 m in tutte le direzioni fino a 7,5 m dal suolo;
 per 7,5 m in tutte le direzioni da oltre 7,5 m dal suolo fino a 7,5 m sopra il
C2CP1;
b) per C2CP2 (Fig. 4.2):
 in verticale: dal suolo fino a 7,5 m sopra il C2CP2;
 in orizzontale, rispetto alla verticale passante per il centro di pericolo: per
7,5 m in tutte le direzioni.
La zona AD primaria cosi' definita serve a determinare l'estensione delle zone AD
nei casi reali illustrati nelle figure successive, per le quali valgono le seguenti av-
vertenze:

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 dove esistono più C2CP che determinano zone AD fra loro interferenti, la
zona AD risultante è l'inviluppo delle stesse zone AD;
 le distanze AD, da considerarsi ai fini della determinazione delle C2Z, sono ri-
ferite alla verticale passante per il C2CP e corrispondono alla lunghezza del
raggio della zona AD primaria generata dallo stesso C2CP.
Se un ambiente, non contenente alcun C2CP (e, pertanto, di per se stesso “zona
non AD”) comunica, tramite un'apertura, con una C2Z, questa può estendersi
all'ambiente con estensione determinata dalle seguenti due condizioni:
1) tipo dell'ambiente considerato (1.3.01 g, h);
2) qualifica dell'apertura (1.3.02).

4.5.02 C2Z di C2CP situati in ambienti esterni


All'esterno, la C2Z determinata da ciascun C2CP ha l'estensione della relativa
zona AD primaria, salve le limitazioni e deformazioni determinate da eventuali
ostacoli.
a) Se l'ostacolo non raggiunge il limite della zona AD:
 in altezza, la C2Z si estende oltre l'ostacolo (come se non ci fosse), anche
in senso orizzontale, sino al limite della zona AD (Fig. 4.3);
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 in senso orizzontale, la C2Z si estende oltre l'ostacolo sino alla distanza


AD dalla verticale passante per il C2CP, mantenendo l'altezza della zona
AD (Fig. 4.4).
b) Se l'ostacolo è costituito da un fabbricato con aperture A0 e queste aperture
distano (secondo il più breve cammino esterno al fabbricato) dalla verticale
passante per il C2CP, meno della distanza AD che compete al C2CP conside-
rato, attraverso tali aperture la C2Z penetra all'interno del fabbricato, spingen-
dosi:
 in verticale: dal suolo, fino ad 1,5 m sopra l'apertura;
 in orizzontale: fino alla distanza AD dalla verticale passante per il C2CP
(Fig. 4.5 a).
Se il fabbricato, nel quale è penetrata la C2Z generata dal C2CP esterno, presenta
altre aperture A0, non raggiungibili con cammino esterno pari alla lunghezza del-
la distanza AD ma raggiungibili dall'interno entro la distanza AD, la C2Z non tor-
na ad emergere all'esterno attraverso tali aperture (Fig. 4.5 b).
I criteri sopra esposti, in a) e b), valgono, tanto nei confronti dei C2CP1, quanto
nei confronti dei C2CP2, purchè si tenga conto della diversa distanza AD nei due
casi.

4.5.03 C2Z di C2CP situati in ambienti interni


I locali (ambienti interni), se contengono uno o più C2CP, sono C2Z per tutta la
loro estensione, indipendentemente dal numero e dal grado dei C2CP (Fig. 4.6 e
4.7 locale A).
I locali eventualmente comunicanti col locale contenente il/i C2CP, sia diretta-
mente, sia indirettamente, e a loro volta non contenenti C2CP, possono essere
resi C2Z, interamente oppure parzialmente, dalle polveri infiammabili provenien-
ti dal suddetto locale in dipendenza delle condizioni più oltre specificate.
Per individuare gli effetti che il/i C2CP, contenuti nel primo locale, inducono nei
locali attigui ad esso (privi di provvedimenti di bonifica e di C2CP al proprio in-
terno), occorre analizzare separatamente gli effetti prodotti da ciascun C2CP in
ogni singolo locale.

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Si espongono i criteri da seguire nel caso di un solo C2CP contenuto nel locale
(Fig. 4.6 e 4.7 locale A).
a) Locale C2Z per presenza di C2CP1 (Fig. 4.6 locale A).
I locali attigui (ambienti interni) senza C2CP sono:
 C2Z per tutta la loro estensione, se comunicano col locale tramite A0 che
distano dal C2CP1 meno della distanza AD (Fig. 4.6 locali B e D);
 zone non AD se:
1) l'apertura A0 del locale dista dal C2CP1 più della distanza AD (Fig. 4.6 lo-
cali C ed E);
2) comunicano col locale tramite A1 (Fig. 4.6 locale F).
Gli ambienti esterni (attigui al locale con C2CP1) senza C2CP sono:
 C2Z in adiacenza delle A0, tramite le quali comunicano col locale, se que-
ste distano dal C2CP1 meno della distanza AD, e la C2Z si estende:
 in verticale: dal suolo fino ad 1,5 m sopra l'A0;
 in orizzontale: fino a 3 m in tutte le direzioni, dal contorno dell'A0 (Fig.
4.6 aperture 1 e 3);
 zone non AD se l'A0 dista dal C2CP1 più della distanza AD (Fig. 4.6 aper-
tura 5).
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b) Locale C2Z per presenza di C2CP2 (Fig. 4.7 locale A).


I locali attigui (ambienti interni) senza C2CP sono:
 C2Z in adiacenza delle A0, tramite le quali comunicano col locale, se que-
ste distano dal C2CP2 meno della distanza AD, e la C2Z si estende:
 in verticale: dal suolo fino ad 1,5 m sopra l'A0;
 in orizzontale: fino a 3 m in tutte le direzioni, dal contorno dell'A0 (Fig.
4.7 locale B);
 zone non AD se:
1) l'A0 dista dal C2CP2 più della distanza AD (Fig. 4.7 locali C, D, E);
2) comunicano col locale tramite A1 (Fig. 4.7 locale F).
Gli ambienti esterni (attigui al locale con C2CP2) senza C2CP sono in ogni caso
zone non AD (Fig. 4.7 apertura 1).

6 SCELTA DEI TIPI DI IMPIANTI ELETTRICI A SICUREZZA PER I LUOGHI C2


S E Z I O N E

Per la scelta dei tipi di impianti elettrici a sicurezza ammessi nelle zone AD di
luoghi C2 si rimanda al Cap. VI.

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Figure Capitolo IV

Fig. 4.1 (art. 4.5.01 a)


Dimensioni in metri

Vista Vista
C2CP1 a meno di 7,5 m dal suolo C2CP1 a più di 7,5 m dal suolo
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Pianta

Fig. 4.2 (art. 4.5.01 b)


Dimensioni in metri

Vista

Pianta

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Fig. 4.3 (art. 4.5.02 a)
Dimensioni metri
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Sez. A-A

Pianta

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Fig. 4.4 (art. 4.5.02 a)
Dimensioni in metri

Sez. A-A Sez. A-A


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Pianta Pianta

a) b)

Fig. 4.5 (art. 4.5.02 b)


Dimensioni in metri

Sez. A-A Sez. A-A

Pianta Pianta

a) b)

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Dimensioni in metri
Fig. 4.6 (art. 4.5.03 a)

SEZ. X - X
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PIANTA

Fig. 4.7 (art.4.5.03 b)

SEZ. X - X

PIANTA

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Tab. II Caratteristiche significative di polveri infiammabili (5)

Elementi per la scelta dei componenti


Limiti degli impianti elettrici AD
inferiori (4.1.03 Cap. X e XII)
d’infiam- Temperatura di: (3) Energia
Polveri infiammabili (1)
mabilità minima
1.3.18(2)(3) Classificazione
(4)
ignizione della lenta
(5) d’accensio
[g/m ]3 nube combustione ne (2)
[°C] [°C] (millijoule)
SOSTANZE INORGANICHE
1 Alluminio atomizzato 40 E 700 320 50
2 Alluminio stampato 35 “ 645 585 20
3 Antimonio 420 “ 415 330 –
4 Cadmio – “ 570 250 –
5 Cromo – “ 900 – –
6 Ferro (ridoto con idrogeno) 120 “ 315 290 80
7 Ferro (ridotto con carbonio) 250 “ 425 390 320
8 Ferro (polvere per sabbiature) – “ 430 240 –
9 Fosforo (rosso) – “ 360 305 –
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la combustione
10 Grafite – “ 70 non avviene

11 Magnesio atomizzato 30 “ 600 490 120
12 Magnesio laminato 20 “ 520 475 40
13 Magnesio stampato 20 “ 520 480 20
14 Manganese 210 “ 450 450 120
15 Nerofumo – “ 690 535 –
16 Rame – “ 700 – –
17 Stagno 190 “ 630 430 160
18 Titanio 45 “ 480 460 10
19 Torio 75 “ 270 – 5
20 Uranio 60 “ – – 45
21 Vanadio 220 “ 500 – 60
22 Zinco 480 “ 680 460 650
23 Zirconio 40 “ 360 305 15
24 Zolfo 35 NE 235 fonde a 119 °C 15
SOSTANZE ORGANICHE
fonde a circa
25 Acetilacetato sodico – – 520-575 100 °C

fonde dopo
26 Acido ftalico – – 650 evaporazione –
dell’acqua
fonde a
27 Anidride ftalica (grezza) 15 NE 605 < 130 °C
15
fonde a
28 Anidride maleica (grezza) – “ 500 < 53 °C

fonde, evapora
29 Antracene – “ 505 sublima

30 Caseina 45 “ 520 – 60
31 Dinitrocresolo 25 “ 440 fonde a 85 °C –
32 Esametilentetramina 15 “ 410 – 10
33 Naftalina – “ 575 fonde a 80 °C –
34 Pentaeritrite 30 – 450 – 10
35 p=Ossibenzaldeide 20 – 380 – 15
(segue Tabella)

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(seguito Tabella)
36 Sapone 45 NE 430 – 60
37 Stearato di alluminio 15 “ 400 – 15
RESINE RIEMPITIVI
E INGREDIENTI
PER DETTI
38 Acetato di cellulosa 25 NE 320 – 15
39 Acetato di cellulosa pressato 25 “ – – 10
40 Acetato di ponvinile – “ 520 – 120
41 Acetobutirrato di cellulosa 25 “ 370 – 30
42 Alcool allilico 35 “ 500 – 20
43 Alcool polivinicolo – “ 450 fonde –
44 Cera dura (cera Montana) – “ 400 fonde –
fonde a circa
45 Ceralacca 15 “ 370 100 °C
10
46 Colofonia – “ 325 fonde –
fonde a circa
47 Copale – “ 330 1150 °C

48 Cumorone-indene 15 NE 520 – 10
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49 Entilcellulosa 25 “ 320 – 10
50 Gamma sintetica 30 “ 320 – 30
51 Lignina 40 “ 450 – 20
52 Metilacrilato di metile 20 “ 440 – 15
53 Metilacrilato di metile (pressato) 20 “ – – 105
54 Poliacrilnitrile – “ 505 carbonizza –
55 Polietilene 25 “ 450 – 80
56 Polistirolo 20 “ 475 fonde 120
57 Polistirolo pressato 15 “ – – 40
58 Polivinil-butirrale 20 “ 390 – 10
59 Propionato di cellulosa 25 “ 460 – 60
60 Resine fenoliche 25 “ 460-575 fonde 10
61 Resine poliviniliche 40 “ 450 carbonizza 100
62 Urea 70 “ 450 – 80
63 Urea (pressata) 75 “ 450 – 80
PRODOTTI AGRICOLI “
64 Aglio disidratato 100 “ 360 – –
65 Alfalfa 100 “ 530 480 320
66 Amido 45 “ 470 carbonizza 40
67 Arachide 85 “ 570 – 370
60 Cacao – “ 460-540 245 237
69 Cipolle 30 “ 410 – –
80 Cotone 50 “ – – 25
71 Destrina – “ 400-430 – –
72 Pesce – “ 485 carbonizza –
73 Segala – “ 415-470 325 –
74 Sughero – “ 460-505 325 –
75 Grano 100 “ 470 220 60
76 Lattosio – “ 450 fonde –
77 Legno 40 “ 440-450 325 20
78 Scorza di limone 65 “ 490 – 45
79 Piselli 50 “ 560 – –
80 Riso 45 “ 490 – 80
(segue Tabella)

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(seguito Tabella)
81 Semi di trifoglio 60 “ 470 – 80
82 Soia 46 “ 560 – 100
83 Tabacco 60 “ 485 290 80
84 Zucchero 35 “ 350 – 30
VARIE “
85 Carbone bituminoso 35 E 610 – 40
86 Carbone pece di catrame 80 “ – – 80
(coke di petrolio)
87 Gomma grezza dura 25 NE 350 – 50
(1) Le sostenze in corsivo sono comprese nel D.M. 22-12-1958 (G.U. n. 23 del 29-1-1959). Alcune delle altre sono trattate dalle
Aziende e Lavorazioni di cui al D.P.R. 26-5-1959 n. 689 (G.U. n. 212 del 4-9-1959) e delle attività di cui D.M. 27-9-1965
(G.U. n. 278 dll’8-11-1965).
(2) I valori si intendono determinati alla pressione di 101,3 kPa e alla temperatura di 15 °C. Servono per l'applicazione caso per
caso dell'art. 4.2.02.
• I valori sono stati ricavati dalle seguenti fonti bibliografiche: Fire Codes - Vol. II. ediz. 1958.
• Berufsgenossenschaft der chemischen Industrie Nr. 4 - Richtlinien zur Verhütung von Gefahren durch elektrostatische
Aufladungen.
• Selle - Zehr, experimentaluntersuchungen von Staubverbrennungs - vorgänge und ihre Betrachtung von Reaktions
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thermodynamischen Standpunkt (Bundesanstalt für Materialprüfung - Berlin - Dahlem) V.D.I.


• Patty, Industrial Hygiene and Toxicology.
(4) E = polveri infiammabili conduttrici (vedi 4.1.03 a)
NE = polveri infiammabili non conduttrici
(5) La “stazione sperimentale per i combustibili” viale De Gasperi, 3 San Donato Milanese (MI) ha competenza specifica per le
polveri infiammabili.

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V LUOGHI DI CLASSE 3 (C3)
CAPITOLO

Dal 1° gennaio 1998 questo Capitolo non è più in vigore in quanto sostituito dal-
la Norma CEI EN 60079-10 (CEI 31-30), prima edizione, Fascicolo 2895.
Una guida all’utilizzo ed esempi di applicazione della Norma CEI EN 60079-10
(CEI 31-30) sono dati nella Guida CEI 31-35, Fascicolo 5925, e nella Guida CEI
31-35/A, Fascicolo 5926.
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VI SCELTA E CARATTERISTICHE GENERALI DEGLI IMPIANTI ELETTRICI
A SICUREZZA
CAPITOLO

Dal 1° Dicembre 1999 questo Capitolo resta in vigore solo per gli impianti elettri-
ci nei luoghi di Classe 0 (luoghi con presenza o sviluppo di sostanze esplosive),
Capitolo 2 e per i luoghi di Classe 2 (luoghi con presenza di polveri infiammabi-
li), Capitolo 4, in attesa delle norme CEI EN specifiche.

6.1.01 Generalità
Classificato il luogo pericoloso e determinate le zone AD nell'ambito del luogo
stesso secondo le regole dei Cap. II, III, IV, V, la scelta degli impianti elettrici a si-
curezza, in relazione alla qualifica della zona AD in cui devono essere installati,
deve essere operata in conformità alla Tab. IV.
Nota La Tab. III, riportata alla fine del presente Capitolo, contiene una guida per individuare, nei
Cap. II, III, IV, V, le regole che consentono:
 di definire la classe del luogo pericoloso in funzione delle caratteristiche delle sostanze pre-
viste;
 di determinare, nei casi più comuni, la qualifica e l'estensione delle zone AD in funzione
della provenienza del pericolo e delle condizioni dell'ambiente.
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Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2 F.6
(maggio 1994)
Nei luoghi con presenza di sostanze infiammabili in cui il sistema di contenimento delle
stesse (impianto di lavorazione o deposito) è privo di centri di pericolo, è idoneo l’impianto
elettrico costruito secondo la normativa generale, ad esempio Norma CEI 64-8; peraltro, in
considerazione della presenza delle sostanze infiammabili, deve essere verificato se esi-
stono i presupposti per considerare detti luoghi in tutto o in parte ambienti a maggior ri-
schio in caso d’incendio (Norma CEI 64-8 Parte 7 Sezione 751).
I circuiti che, in caso di emergenza, possono causare pericolo rimanendo in ten-
sione devono essere comunque dotati di un comando di emergenza.
Per i circuiti che devono rimanere in servizio anche in caso di emergenza, in
quanto si prevede un pericolo maggiore se vengono aperti, debbono essere sta-
bilite misure sostitutive di sicurezza in luogo dell’apertura.
I comandi di emergenza (Parte 2 Capitolo 28 della Norma CEI 64-8) devono esse-
re ubicati dove necessario (1).
Per i casi particolari di installazioni elettriche destinate a luoghi C1 muniti di im-
pianti di ventilazione, o a luoghi C2 con provvedimenti di asportazione polveri,
si deve tener conto delle indicazioni degli articoli 6.1.02 e 6.1.03.
In zona Z0 e Z1 è vietato il ripristino automatico dei dispositivi di protezione.
I motori di compressori di gas infiammabili non devono avere in comune con i
compressori il sistema di lubrificazione e di olio di tenuta o i cuscinetti devono
essere esterni alla custodia del motore con completo isolamento fisico tra i cu-
scinetti e la custodia oppure deve essere accertata l'impossibilità che i gas infiam-
mabili possano pervenire nella custodia del motore tramite i lubrificanti e gli oli
di tenuta.
Nelle zone C1Z0, C1Z1, C1Z2, C3Z1 all'arresto dei motori si devono disattivare
contemporaneamente anche le loro refrigerazioni.
Valgono inoltre le seguenti avvertenze di carattere generale.
a) Coesistenza di impianti AD diversi.
Ogni impianto elettrico a sicurezza può essere costituito anche da parti di
tipo diverso, purché tutte adatte per la zona AD specifica.

(1) Ciò anche in ossequio a disposizioni di legge (DPR 27-4-1955 n 547, art. 333; DM 8-3-85 Allegato A punto O.e).

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b) Coesistenza di zone AD di luoghi di classe diversa.
Nel caso di sovrapposizione di zone AD di luoghi di più classi si devono sce-
gliere, tra i tipi di impianti indicati in testa alle colonne della Tab. IV, quelli
che sono idonei o ridondanti per le suddette classi; oppure si devono integra-
re i requisiti di un impianto adatto per una delle classi con quelli degli im-
pianti adatti per le altre classi.
Nota Ad es. per una zona C1Z1 sovrapposta a una zona C0Z1, si può usare un impianto di tipo
AD-SI, oppure si può usare un impianto AD-PE nel quale le custodie Ex-d e i tubi protettivi delle
condutture con i relativi accessori abbiano grado di protezione IP 55 e gli altri requisiti preci-
sati nel Cap. X.
c) Impianti AD-A (1.5.09).
In tutte le zone AD qualunque sia la classe alla quale appartengono, sono
ammessi impianti approvati dall'Autorità competente.
d) Benestare dell'Autorità.
L'impianto elettrico a sicurezza deve essere sottoposto, ove richiesto, al bene-
stare dell'Autorità competente (1).
e) Massima temperatura superficiale.
Il dimensionamento degli apparecchi, delle condutture, delle macchine e del-
le loro custodie e le caratteristiche di intervento delle protezioni elettriche de-
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vono essere tali da impedire che la massima temperatura superficiale (per


luoghi C1 C3 Norma CEI EN 50014 (31-8) art. 3.8) possa superare i limiti ter-
mici nei punti seguenti:
 sulle superfici esterne degli involucri;
a) rispondenti ai modi di protezioni Ex d, Ex p, Ex n (in cella chiusa, a
chiusura ermetica, a tenuta, a respirazione limitata);
b) col grado di protezione ammesso;
c) dei cavi;
 sulle superfici, sia esterne, sia interne nel caso dei modi di protezione Ex
e, Ex i ed Ex n (diversi da quelli di cui sopra).
Si considera che i limiti termici di cui alle:
 classi di temperatura T3, T2, T1 sono soddisfatti per le classi di isolamento
F, B, E, A;
 classi di temperatura T2, T1 sono soddisfatti per le classi di isolamento H,
F, B, E, A;
La massima temperatura superficiale può essere superata solamente nei casi e
nei limiti più oltre precisati in f).
Devono comunque essere rispettate le eventuali prescrizioni termiche più re-
strittive per il buon funzionamento elettrico e la sicurezza del personale.
Le macchine rotanti devono essere protette individualmente contro i sovrac-
carichi.
Le caratteristiche dei dispositivi di protezione devono soddisfare a quanto in-
dicato in targa.
La prescrizione di protezione individuale non si applica alle macchine che
possono funzionare permanentemente in corto circuito a rotore bloccato sen-
za che vengano superati i limiti di temperatura indicati in targa (classe di tem-
peratura).
In ogni caso i conduttori di potenza in corrente alternata devono essere di-
sposti in modo da evitare pericolosi riscaldamenti delle parti metalliche della
custodia per effetto induttivo.

(1) Per es., per i luoghi C0, vedere quanto prescritto dal T.U. delle Leggi di P.S.-R.D. 18-6-1931 n. 773.

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A questo fine, se si impiegano cavi unipolari, devono essere presi adeguati
provvedimenti anche per quanto riguarda la posa in canalette metalliche. Nel
caso di posa in tubo valgono le prescrizioni della Norma CEI 11-17.
I limiti termici da rispettare sono:
1) Nei luoghi C0 sia nel funzionamento normale sia in occasione di guasti
aventi origine e sede nei circuiti elettrici:
a) Zone C0Z0 e C0Z1
 + 85 °C per sostanze esplosive la cui temperatura di accensione è
compresa tra 130 e 200 °C (1);
 +100 °C per sostanze esplosive la cui temperatura di accensione è
superiore a 200 °C (2);
b) Zone C0Z2
 +100 °C per tutte le sostanze esplosive indipendentemente dalla
temperatura di accensione (1), superabile nei casi in cui le apparec-
chiature stesse non abbiano alcuna influenza sulle sostanze esplo-
sive. (Possono essere considerati tali ad esempio corpi illuminanti
posizionati a soffitto).
2) Nei luoghi C1 e C3, sia nel funzionamento normale, sia in occasione di
guasti aventi origine e sede nei circuiti elettrici:
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temperature massime superficiali di cui alla Norma CEI EN 50014 (31-8)


articoli 4 e 5 considerando il valore effettivo della temperatura di accen-
sione delle sostanze infiammabili previste;
3) Nei luoghi C2 (3):
a) nel funzionamento normale 165 °C per componenti non sovraccarica-
bili in esercizio e 120 °C. per componenti sovraccaricabili in esercizio
(motori, trasformatori, ecc. e relativi circuiti di alimentazione) che non
devono superare 165 °C in condizioni di sovraccarico;
b) in occasione di guasti aventi origine e sede nei circuiti elettrici :
80% della temperatura di ignizione della nube delle polveri infiamma-
bili previste (Tab. II Cap. IV).
Inoltre, in tutti i casi 1), 2), 3), per le custodie contenenti unicamente
giunzioni o derivazioni elettriche deve essere considerata la possibilità di
proiezione nell'ambiente di parti della custodia in occasione di corti cir-
cuiti monofasi o trifasi di potenza elevata interni alla custodia.
Nota In generale una particolare cura negli isolamenti e nel loro mantenimento nel tempo associata
ad una corretta progettazione, esecuzione e manutenzione dell'impianto elettrico è sufficiente
a prevenire l'evento di cui sopra.
f) Superamento transitorio della massima temperatura superficiale in deroga a
quanto detto in e).
La massima temperatura superficiale ammessa dalle sostanze infiammabili
(Norma CEI 31-8 art. 2.6), dalle polveri infiammabili e dalle sostanze esplosi-
ve può essere superata per breve tempo (intervento delle protezioni) nei casi
seguenti:

(1) La temperatura di accensione delle sostanze esplosive è quella determinata con il metodo stabilito dal RID (1.4 d).
(2) La temperatura di accensione delle sostanze esplosive è quella determinata con il metodo stabilito dal RID (1.4 d).
(3) lI metodo IEC per determinare la minima temperatura di accensione delle polveri
in strato, è nel documento IEC 31H (CO) 3 Methods for determining the minimun ignition temperature of dusts-part 1: dust
layer on heated surface at a constant temperature,
in nube, è nel documento IEC 31H (CO) 4 Methods for determining the minimun ignition temperature of dusts-part 2: dust
cloud in a furnace at a constant temperature.
Tuttavia, per ora, si mantengono le prescrizioni delle precedenti edizioni della Norma CEI 64-2 in attesa delle pubblicazioni IEC nella serie
79 e di ulteriori decisioni IEC sull'uso dei valori sperimentali ottenibili coi suddetti metodi.

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1) solo nel componente sede del guasto in zone:
 C0Z2;
 C1Z1;
 C2 con CP1;
2) in tutte le parti dell'impianto soggette alla corrente di guasto e nei motori
in occasione di avviamenti o sovraccarichi non frequenti in zone:
 C0ZR
 C1Z2, C1ZR;
 C2 con CP2;
 C3Z1, C3Z2.
g) Tipi di cavi
Nei sistemi di I categoria si devono impiegare cavi aventi tensione nominale
non inferiore a 450/750 V.
h) Condutture
Le condutture devono essere conformi alle prescrizioni delle Norme CEI
11-17 e 64-8 integrate dalle seguenti:
1) Non è ammesso l'impiego di conduttori PEN (sistema TN-C)
3) Per i cavi volanti e/o soggetti a movimenti nell'uso, particolare cura deve
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essere posta nel verificare che la temperatura dell'ambiente di funziona-


mento non sia inferiore a:
 + 5 °C per cavi con isolamento e/o guaina in PVC;
 − 25 °C per cavi con isolamento e/o guaina elastomerica.
Per condizioni ambientali più gravose si deve ricorrere a cavi specificamente
idonei.
4) Propagazione d'incendio
a) Non sono necessari provvedimenti integrativi contro la propagazione
dell'incendio per:
 le condutture realizzate mediante cavi interrati o contenuti in cana-
lizzazioni di qualunque tipo annegate in strutture non combustibi-
li, cunicoli, condotti o gallerie non affioranti, sigillate nei punti di
fuoriuscita in zona AD;
 le condutture realizzate mediante cavi contenuti in canalizzazioni
non combustibili chiuse con grado di protezione almeno IP 4X;
Nota Si considerano combustibili i materiali non appartenenti alla classe 0 di reazione al fuoco
(D.M. 26-6-1984 del Ministero dell'Interno - s.o. G.U. n. 234 del 25-8-84).
le condutture realizzate con cavi ad isolamento minerale, sprovvisti
all'esterno di guaina non metallica;
b) Per le condutture non realizzate in uno dei modi di cui in a) la propa-
gazione dell'incendio lungo le stesse deve essere evitato in uno dei
modi seguenti:
 utilizzando cavi "non propaganti la fiamma" in conformità con la
Norma CE I 20-35 quando:
 sono installati individualmente o sono distanziati tra loro non
meno di 250 mm nei tratti in cui seguono lo stesso percorso;
oppure,
 i cavi sono installati in tubi o canalette con grado di protezione
almeno IP 4X aventi i requisiti di non propagazione della fiam-
ma stabiliti dalle specifiche norme CEI di costruzione;

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 utilizzando cavi "non propaganti l'incendio" in conformità con la
Norma CEI 20-22; peraltro, qualora essi siano installati in quantità
tale da superare i limiti stabiliti dalla Norma CEI 20-22 per le pro-
ve, devono essere adottati provvedimenti integrativi analoghi a
quelli indicati in seguito;
 adottando sbarramenti, barriere e/o altri provvedimenti come indi-
cato in 3.7.03 della Norma CEI 11-17.
c) Devono essere previste barriere tagliafiamma in tutti gli attraversamen-
ti di solai o pareti che delimitano il compartimento antincendio.
Le barriere tagliafiamma devono avere caratteristiche di resistenza al
fuoco almeno pari a quelle richieste per gli elementi costruttivi del so-
laio o parete in cui sono installate.
Nota La possibilità di propagazione dell'incendio da parte di condotti sbarre, deve essere valutata in
relazione ai materiali utilizzati per la loro costruzione o con prove specifiche.
5) Sezioni minime ammesse per i conduttori.
a) Nei circuiti di energia sono 1,5 mm2 Cu, 2,5 mm2 Al;
b) nei circuiti di comando e segnalazione, esclusi quelli degli impianti
AD-PE e dei circuiti Ex i, per i quali non si pongono limiti, sono:
 per condutture fisse 0,75 mm2 Cu, 2,5 mm2 Al;
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 per condutture volanti e/o soggette a movimento nell'uso 1 mm2


Cu classe 5 o 6 (conduttori flessibili, CEI 20-29);
c) nei circuiti a basso livello di energia quali telecomunicazione, telemi-
sura e telecontrollo, esclusi quelli degli impianti AD-PE e dei circuiti
Ex i, per i quali non si pongono limiti, sono:
 per condutture fisse 0,5 mm2 Cu;
 per condutture volanti e/o soggette a movimento nell'uso 0,75
mm2 Cu.
6) Posa in opera delle condutture:
Le condutture in vista, situate fino a 2,5 m al di sopra del piano di lavoro,
devono essere ubicate o protette in modo da non essere soggette a dan-
neggiamenti conseguenti a sollecitazioni meccaniche. Al di sopra di tale
limite è ammessa la posa non protetta meccanicamente sempre che non si
prevedano possibilità di danneggiamenti conseguenti a sollecitazioni mec-
caniche anche a tali altezze.
Al di sotto di tale limite la posa non protetta meccanicamente è ammessa
solo nei luoghi in cui non è prevista alcuna attività lavorativa che possa
sottoporre i cavi a sollecitazioni meccaniche dannose, cioè in luoghi in
cui il danneggiamento è possibile solo intenzionalmente.
Si considerano sufficientemente protetti meccanicamente anche al di sotto
di detto limite in condizioni ordinarie i cavi armati, con guaina metallica e
quelli con conduttore concentrico di protezione.
Per posa in tubo quando si può escludere il danneggiamento dei cavi du-
rante l'infilaggio, possono essere utilizzati cavi senza rivestimento protetti-
vo; se il danneggiamento non può essere escluso, i cavi devono essere
muniti di guaina antiabrasiva.
Nota Si considerano antiabrasive le guaine realizzate con materiali elastomerici o termoplastici, le
cui proprietà meccaniche non siano inferiori a quelle prescritte dalla Norma CEI 20-11 per il
policloroprene di qualità Ky oppure EM2 oppure per il cloruro di polivinile di qualità Rz oppu-
re TM1.

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7) Accessori
Per gli accessori (giunzioni, terminazioni) valgono le prescrizioni della
Norma 11-17 Cap. 5; inoltre, per i sistemi di categoria I, le prove della
Norma 20-33.
L'ingresso delle condutture nei componenti dell'impianto elettrico deve
avvenire nel rispetto dei vincoli di ingresso stabiliti per i tipi di impianti
elettrici a sicurezza adatti per la zona AD di impiego.
8) Allacciamento alle macchine:
Se i cavi sono intubati, si deve evitare che eventuali vibrazioni prodotte
dalla macchina vengano trasmesse ai tubi ed alle custodie in essi inserite;
a tale fine è consigliato l'allacciamento alla macchina mediante cavi pro-
tetti da tubi flessibili idonei alle sollecitazioni meccaniche e resistenti alle
corrosioni.
Se si impiegano cavi con guaina di materiale che può essere soggetta a in-
crinature (es.: cavi sottopiombo), si deve evitare che le vibrazioni della
macchina possano danneggiare la guaina stessa.
9) Controlli e prove
Per controlli e prove dopo posa (verifiche iniziali) vale la Norma CEI 64-8
Parte 6.
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i) Installazione di apparecchi
Le costruzioni elettriche sorrette dagli stessi tubi protettivi dei cavi di alimen-
tazione devono essere protette contro gli effetti causati dalle vibrazioni (allen-
tamenti nelle giunzioni, ecc.).
l) Protezione contro le scintille pericolose.
1) pericoli da parti attive.
Per prevenire la formazione di scintille capaci di accendere atmosfere
esplosive devono essere impediti tutti i contatti con parti attive di un siste-
ma elettrico diverse da quelle di circuiti Ex i. Pertanto non sono ammesse
parti attive nude esterne alle costruzioni elettriche.
Quando questa prescrizione non è soddisfatta nei componenti devono es-
sere prese altre precauzioni mediante protezione con isolamento adegua-
to o con involucro con idoneo grado di protezione.
2) pericoli da masse e masse estranee.
I principi di base da cui dipende la sicurezza sono:
 la limitazione sia in valore sia in durata delle correnti di guasto a terra
nelle infrastrutture (impianti di terra, masse estranee) e negli involucri
(masse);
 la prevenzione di tensioni elevate nei conduttori di protezione (PE).
Nei sistemi di qualunque valore di tensione in zona Z0 si deve curare par-
ticolarmente la limitazione della corrente di guasto a terra sia in valore sia
in durata e deve essere installata una protezione istantanea per guasto a
terra con corrente nominale di intervento non superiore a 0,5A, salvo che
per circuiti Ex i.
Nota Talora può essere necessario installare protezioni istantanee per guasto a terra in zone C0Z1,
C1Z1 ed in luoghi C2 con CP1.
Nei sistemi elettrici secondo il loro modo di collegamento a terra valgono
le seguenti prescrizioni che non si applicano nei sistemi a sicurezza intrin-
seca ai circuiti Ex i.
Nel sistema TN:
 il sistema TN-C non è ammesso (vietato il “PEN” ossia le funzioni di
neutro e di protezione combinate in un solo conduttore);

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 il sistema TN-S è ammesso (il conduttore di neutro “N” ed il condutto-
re di protezione “PE” sono separati);
 il sistema TN-C-S è ammesso (le funzioni di neutro “N” e di protezione
sono in parte combinate in un solo conduttore e in parte separate)
purché la separazione sia attuata a monte della zona AD.
Il sistema TT (terre separate per il sistema e le masse) è ammesso.
Nel sistema IT (il sistema non è direttamente collegato a terra mentre le
masse sono collegate a terra) i circuiti in zona C1Z0 devono essere aperti
senza ritardo intenzionale per primo guasto a terra da un dispositivo di
controllo di isolamento o da un dispositivo a corrente differenziale nomi-
nale di intervento non superiore a 0,5 A e nelle zone C0Z1 e C1Z1 un di-
spositivo di controllo dell'isolamento deve segnalare il primo guasto a ter-
ra ed è consigliabile, entro breve tempo, l'apertura del circuito a terra.
Per gli impianti di terra si rimanda al Cap. XIV
3) pericoli per urti tra parti metalliche.
Nell'uso di apparecchi elettrici mobili e portatili devono essere presi prov-
vedimenti per prevenire i rischi derivanti da scintille per urto meccanico
sulla superficie esterna (come ad esempio dispositivi antiurto, guaine pro-
tettive, leghe antiscintilla).
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Il provvedimento deve essere preso in zone C0Z1, C1Z1, C2Z per C2CP1,
C3Z1.
Gli urti tra parti metalliche non sono ammessi in zone C0Z0 e C1Z0.
Le custodie in lega leggera interne alle zone AD devono essere realizzate
con leghe non contenenti, in massa, più del 6% di magnesio (CEI EN
50014 (31-8), art. 8.1).
4) pericoli da accumulo di cariche elettrostatiche.
Le custodie in materiale plastico interne alle zone C0Z0, C0Z1, C0Z2,
C1Z0, C1Z1, C1Z2, C2, C3Z1 devono essere realizzate in modo che sia
evitato ogni pericolo di accensione per scariche elettrostatiche nelle ordi-
narie condizioni di impiego, manutenzione e pulitura. Se il pericolo di ac-
censione non può essere evitato in sede di progettazione, una etichetta di
avvertimento deve indicare le misure di sicurezza necessarie in esercizio
(CEI EN 50014 (31-8) art. 7.3).
m) Protezioni contro le scariche atmosferiche.
Gli impianti AD devono essere protetti contro le sovratensioni di origine at-
mosferica secondo le prescrizioni del Cap. XIV e della Norma CEI 81-1.
n) Contrassegni.
Nelle zone AD sulle costruzioni elettriche devono essere presenti i contrasse-
gni che ne consentano un uso sicuro in relazione alla zona pericolosa.
Si ricorda che i contrassegni delle costruzioni elettriche per atmosfere poten-
zialmente esplosive (1.3.08) sono quelli stabiliti nelle loro Norme.
Se le costruzioni elettriche sono protette solo con il grado di protezione stabi-
lito dalla presente Norma i contrassegni devono essere posti sulla parte prin-
cipale della costruzione, in un punto visibile, in modo leggibile e duraturo te-
nendo conto di una possibile corrosione chimica e devono comprendere:
1) il nome del costruttore o il marchio di fabbrica;
2) il grado di protezione;
3) la temperatura massima superficiale della custodia, in funzionamento nor-
male in relazione alla temperatura ambiente, precisabile anche con la
classe di temperatura oppure con la classe di isolamento invece delle clas-
si di temperatura T3, T2, T1 (vedi e);

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4) la massima potenza della parte adottabile se influente sulla temperatura
massima superficiale della custodia (ad es. in apparecchi di illumina-
zione).
5) il contrassegno relativo alla temperatura massima superficiale può essere
sostituito da una documentazione (ad esempio: dichiarazione del costrut-
ture, catalogo, ecc.)

6.1.02 Impianti elettrici in luoghi C1 e C3 muniti di impianti di ventilazione (1)


Gli impianti elettrici da installare in un luogo C1 servito da un impianto di venti-
lazione con i requisiti di cui in 3.4.03 si distinguono come precisato ai commi a)
e b) seguenti e ne vanno scelti i tipi nel modo sotto indicato.
a) Impianti elettrici destinati a essere posti ed a permanere fuori tensione quan-
do non sussiste il regolare funzionamento dell'impianto di ventilazione con le
portate corrispondenti alle condizioni di cui in 3.4.03 a) per luoghi C1 ed in
analogia per luoghi C3.
 Se l'impianto di ventilazione è previsto come in 3.4.03 a 2) e se il ripristi-
no delle tensioni è operato dopo accertata l'assenza di situazioni di peri-
colo (vedi anche per quanto applicabile l'art. 8.2.02.a1), il locale si consi-
dera “zona artificialmente non AD”.
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 Se l'impianto di ventilazione non è previsto come in 3.4.03 a 2), si assegna


al locale la qualifica C1Z1 oppure C1Z2, C3Z1 oppure C3Z2 rispettiva-
mente a seconda che il locale, oltreché dai C1CP o C3CP neutralizzati dal
regolare funzionamento dell'impianto di ventilazione, sia interessato an-
che da altri C1CP1(3.5.02 e) o, in ambienti a ventilazione impedita, da altri
C3CP1 oppure solo da altri C1CP2 (3.5.03 d) o, in ambienti a ventilazione
non impedita, da altri C3CP e, conformemente alla qualifica così assegna-
ta, si opera quindi la scelta in base alla Tab. IV.
b) Impianti elettrici destinati a permanere in tensione anche quando non sussi-
ste il regolare funzionamento dell'impianto di ventilazione con le portate cor-
rispondenti alle condizioni di cui in 3.4.03 a) per luoghi C1 ed in analogia
per luoghi C3.
Ai fini della scelta del tipo di questi impianti:
1) si individuano le zone AD che si determinerebbero nel locale qualora
l'impianto di ventilazione non esistesse;
2) si opera la scelta, in base alla Tab. IV, conformemente alla qualifica ed alla
estensione delle zone AD individuate come in 1).
È ammesso derogare da quest'ultima prescrizione se sono attuati provve-
dimenti tali da assicurare una adeguata continuità dell'efficienza dell'im-
pianto di ventilazione (nel senso chiarito dall'esempio esposto nella nota
seguente) mentre gli impianti elettrici permangono sotto tensione e li-
mitando la durata di ogni periodo di inefficienza a non più di 5 ore conse-
cutive. In questo caso, per questi impianti elettrici, si possono adottare tipi
adatti a zone C1Z1, C1Z2, C1ZR, C3Z2 in luogo dei tipi adatti rispettiva-
mente a zone C1Z0, C1Z1, C1Z2, C3Z1 in relazione alla probabilità di at-
mosfera soggetta all'innesco per cause inerenti all'impianto elettrico, valu-
tate con le modalità chiarite negli esempi della nota seguente:
Nota Se, per esempio, in assenza di impianto di ventilazione, un locale è convenzionalmente quali-
ficabile C1Z1 ciò implica che, in tali condizioni, la probabilità di presenza di atmosfera esplo-
siva (3.2.01 b) è, al massimo, di 10−2, adottando un impianto di ventilazione che provvede a

(1) Per locali con analizzatori di sostanze infiammabili protetti con ventilazione artificiale vedi il rapporto tecnico IEC 79-16:
1990.

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ridurre ad un valore inferiore al 30% del limite inferiore di infiammabilità la concentrazione
di gas o vapori pericolosi che possono essere immessi nel locale e per il quale è previsto, ad
esempio:
 per ogni 100 h di funzionamento regolare, un disservizio od un arresto di durata non su-
periore ad 1h, la suddetta probabilità si riduce almeno a 10−4 e quindi (3.2.01 b) le condi-
zioni di pericolo divengono equivalenti a quelle di una zona C1Z2 (la ventilazione artifi-
ciale ha grado di sicurezza equivalente 1);
 per ogni 10 000 h di funzionamento regolare, un disservizio od un arresto di durata non
superiore ad 1 h (il che è facilmente raggiungibile mediante 2 gruppi di ventilazione, uno
di riserva all'altro ed indipendenti da cause comuni di disservizio od arresto, ciascuno dei
quali con caratteristiche identiche all'impianto dell'esempio precedente (la ventilazione ar-
tificiale ha grado di sicurezza equivalente 2)), la suddetta probabilità si riduce almeno a
10−6 e quindi (3.2.01 b) le condizioni di pericolo (tenuto conto delle convenzionalità della
qualifica C1Z1 adottata in partenza) divengono equivalenti a quelle di una zona C1ZR.

6.1.03 Impianti elettrici in luoghi C2 con provvedimenti di asportazione polveri


infiammabili
Gli impianti elettrici, da installare in luoghi C2 con provvedimenti di asportazione
polveri nei quali sono realizzate tutte le condizioni di cui in 4.4.02, si distinguono
come precisato ai commi a) e b) seguenti e ne vanno scelti i tipi come sotto indi-
cato.
a) Impianti elettrici, nella zona artificialmente non AD, destinati a essere posti e
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a permanere fuori tensione quando non sussiste il regolare funzionamento


dell'impianto asportazione polveri con le portate corrispondenti ai requisiti di
cui in 4.4.02 a).
Questi impianti devono solo rispondere alle Norme generali ad eccezione dei
componenti che nel funzionamento ordinario possono produrre archi, scintil-
le o temperature pericolose, i quali devono anche avere il grado di prote-
zione stabilito nella Tab. IV.
Nota Sulle esigenze di pulizia da polveri delle costruzioni elettriche vedere 4.4.02 b.
b) Impianti elettrici destinati a permanere in tensione anche quando non sussiste
il regolare funzionamento dell'impianto di aspirazione polveri con le portate
corrispondenti ai requisiti di cui in 4.4.02 a).
La scelta del tipo di questi impianti si opera in conformità alle indicazioni del-
la Tab. IV per i luoghi C2, come in assenza di provvedimenti di asportazione
polveri.

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Tab. IIIa Guida alla classificazione dei luoghi e alla determinazione delle zone AD (art. 1.3.06, 1.3.24a)
(vedere le note dopo la Tabella IIIb)

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
SOSTANZE CLASSE DEL PROVENIENZA QUALIFICAZIONE DELLE ZONE AD

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PERICOLOSE LUOGO DEL art. 1.3.24.a
CONDIZIONI AMBIENTALI ESTENSIONE DELLE ZONE AD

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PERICOLOSO PERIOCOLO
art. 1.3.07 art. 1.3.06 Z0 Z1 Z2 ZR
VENTILAZIONE
SOSTANZE PESANTI SOSTANZE LEGGERE
NATURALE LIMITATA IMPEDITA art. 3.1.04.c art. 3.1.04.c
art. 1.3.01.b art. 1.3.01.c art. 1.3.01.d
X art.3.5.01.a art. 3.5.03.a1 art. 3.6.02.a & 3.6.03.e1 Fig. 3.5 art. 3.6.02.a & 3.6.06. e1 Fig. 3.17
da C1CP0 X art. 3.5.01.a art. 3.5.02.b1 art. 3.6.02.a & 3.6.03.b Fig. 3.14 art. 3.6.02.a & 3.6.06.b
art. 3.3.00
X art. 3.5.01.a,b,c,d art. 3.6.02.b,c Fig. 3.13.b art. 3.6.02.b,c
SOSTANZE C1
INFIAMMABILI art. 3.1.01 X art. 3.5.02.a art. 3.5.03.a1 art. 3.6.03.a,e1 Fig. 3.5 art. 3.6.06.a,e1 Fig. 3.17
(In qualunque stato da C1CP1 X art. 3.5.02.a art. 3.6.03.b Fig. 3.3, 3.6 art. 3.6.06.b Fig. 3.15, 3.18
fisico escluse le art. 3.3.01
polveri infiammabili) X art. 3.5.02.a,c,d art. 3.6.03c Fig. 3.4, 3.8, 3.10, 3.11 art. 3.6.06.c Fig. 3.16, 3.20, 3.21, 3.22
X art. 3.5.03.a3 art. 3.5.04.a1 art. 3.6.03.e4,i1 Fig.3.7, 3.10 art. 3.6.06.e4,i1 Fig. 3.19, 3.22
da C1CP2 X art. 3.5.03.b1 art. 3.6.03.f Fig. 3.8 art. 3.6.06.f Fig. 3.20
art. 3.3.02
X art. 3.5.02.c,d,g art. 3.6.03.c Fig. 3.8, 3.10, 3.11 art. 3.6.06.c Fig. 3.20, 3.21, 3.22
C3 da C3CP1&C3CP2 X X art. 5.4.02.2 art. 5.4.03.2a Fig. 5.1, 5.2 art. 5.4.03.2b Fig. 5.3, 5.4
art. 5.1.01 sez. 5.2 X art. 5.4.02.1 art. 5.4.03.1 Fig. 5.2 art. 5.4.03.1 Fig. 5.4
AMBIENTE
ESTERNO INTERNO
art. 1.3.01.g art. 1.3.01.h
da C0CP1 X art. 2.4.02 art. 2.5.02.a Fig. 2.1, 2.2, 2.3
SOSTANZE C0 art. 2.3.01
sez. 2.1
ESPLOSIVE (Ved. Nota e) da C0CP2 X art. 2.4.03 art. 2.5.02.b Fig. 2.4, 2.5
art. 2.3.02
da A0 su C0Z1 X art. 2.4.03.c art. 2.5.02.c Fig. 2.2
art. 2.5.02.a
da A0 su C0Z2 X art. 2.4.04 art. 2.5.02.d Fig. 2.5
art. 2.5.02.d

da C2CP1 X art. 4.5.01.a & 4.5.02.a Fig. 4.1, 4.3, 4.4

art. 4.3.01 X art. 4.5.03.a Fig. 4.6

da C2CP2 X art. 4.5.01.b & 4.5.02.a Fig. 4.2, 4.3, 4.4

art. 4.3.02 X art. 4.05.03.b Fig. 4.7


POLVERI C2 NON PRECISATA
art. 4.1.01
INFIAMMABILI (Ved. Nota e) X art. 4.5.01 art. 4.5.03.a Fig. 4.6
da A0 su zona
determinata da C2CP1
artt. 4.5.02.b & 4.5.03.a X art. 4.5.02.b Fig. 4.5

Copia concessa a TECNOSTUDIO di De Caro Felice in data 02/02/2016 da CEI-Comitato Elettrotecnico Italiano
da A0 su zona X art. 4.5.03.b Fig. 4.7
determinata da C2CP2
artt. 4.05.02.b & 4.5.03.b X art. 4.5.02.b Fig. 4.5
Copia concessa a TECNOSTUDIO di De Caro Felice in data 02/02/2016 da CEI-Comitato Elettrotecnico Italiano

Tab. IIIb Luoghi di classe 1 - Guida alla determinazione delle zone ad a valle di una apertura (art. 1.3.02)
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
CLASSE DEL PROVENIENZA CONDIZIONI DI TIPO QUALIFICAZIONE DELLE ZONE ESTENSIONE DELLE ZONE
LUOGO DEL VENTILAZIONE DI A VALLE DELL’APERTURA A VALLE DELL’APERTURA
PERICOLOSO PERICOLO DELL’AMBIENTE APERTURA Z0 Z1 Z2 ZR ZONA NON AD SOSTANZE PESANTI SOSTANZE LEGGERE
art. 1.3.06 VALLE DELL’APERTURA art. 3.1.04.c art. 3.1.04.c
NATURALE A0 art. 3.5.03.a2 art. 3.6.03.e2, 3 Fig. 3.4 art. 3.6.06.e2, 3 Fig. 3.16
art. 1.3.01.b A1 art. 3.5.05 Fig. 3.4 Fig. 3.16
A0 art. 3.5.02.b2 art. 3.6.03.b Fig. 3.4 art. 3.6.06.b Fig. 3.16
LIMITATA
A1 (1) art. 3.5.03.b3 art. 3.6.03.f Fig. 3.4 art. 3.6.06.f Fig. 3.16
C1Z0 art. 1.3.01.c A2 art. 3.5.05 Fig. 3.4 Fig. 3.16
art. 3.5.01 A0 art. 3.5.01.e art. 3.6.02.b Fig. 3.4 art. 3.6.02.b Fig. 3.16
IMPEDITA A1 (2) art. 3.5.02.f art. 3.6.03.c2 art. 3.6.06.c2
art. 1.3.01.d A2 (1) art. 3.5.03.c art. 3.6.03.g Fig. 3.4 art. 3.6.06.g Fig. 3.16
A3 art. 3.5.05 Fig. 3.4 Fig. 3.16
NATURALE A0 art. 3.5.03.a2 art. 3.6.03.e2, 3 Fig. 3.3, 3.4, 3.6 art. 3.6.06.e2, 3 Fig. 3.15, 3.18
art. 1.3.01.b A1 art. 3.5.05 Fig. 3.4 Fig. 3.16
A0 art. 3.5.02.b2 art. 3.6.03.b Fig. 3.4 art. 3.6.06.b Fig. 3.16
LIMITATA
C1Z1 A1 (1) art. 3.5.03.b3 art. 3.6.03.f Fig. 3.4 art. 3.6.06.f Fig. 3.16
art. 1.3.01.c
art. 3.5.02 A2 art. 3.5.05 Fig. 3.4 Fig. 3.16
C1
A0 art. 3.5.02.f art. 3.6.03.c2 Fig. 3.4 art. 3.6.06.c2 Fig. 3.16
IMPEDITA
art. 3.1.01 A1 (2) art. 3.5.02.f art. 3.6.03.c2 Fig. 3.4 art. 3.6.06.c2 Fig. 3.16
art. 1.3.01.d A2 art. 3.5.05 Fig. 3.4 Fig. 3.16
NATURALE A0 art. 3.5.04.a2 art. 3.6.03.l2 Fig. 3.8 art. 3.6.06.l2 Fig. 3.20
art. 1.3.01.b A1 art. 3.5.05 Fig. 3.4 Fig. 3.16
C1Z2 A0 art. 3.5.03.b2 art. 3.6.0.3f Fig. 3.9 art. 3.6.06.f Fig. 3.21
LIMITATA
art. 1.3.01.c A1 art. 3.5.05 Fig. 3.4 Fig. 3.16
art. 3.5.03
IMPEDITA A0 art. 3.5.02.f art. 3.6.03.c2 Fig. 3.4 art. 3.6.06.c2 Fig. 3.16
art. 1.3.01.d A1 (3) art. 3.5.05 Fig. 3.4 Fig. 3.16
NATURALE A0 art. 3.5.04.a2 art. 3.6.03.l2 art. 3.6.06.l2
art. 1.3.01.b A1 art. 3.5.05 Fig. 3.4 Fig. 3.16
C1ZR LIMITATA A0 art. 3.5.04.b art. 3.6.03.l Fig. 3.4 art. 3.6.06.l Fig. 3.16
art. 1.3.01.c A1 art. 3.5.05 Fig. 3.4 Fig. 3.16
art. 3.5.04
IMPEDITA A0 art. 3.5.02.f art. 3.6.03.c2 Fig. 3.4 art. 3.6.06.c2 Fig. 3.16
art. 1.3.01.d A1 art. 3.5.05 Fig. 3.4 Fig. 3.16
Note: a) Nel caso di sovrapressione rispetto all’ambiente di provenienza del pericolo:

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• il caso (1) diviene zona non AD
• il caso (2) diviene C1Z2
b) Nel caso di depressione rispetto all’ambiente di provenienza del pericolo i casi (1), (2), (3) devono essere valutati, ai fini della classificazione quando sia significativo il trasferimento di atmosfera pericolosa.

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Note alla Tabella III
Esclusioni: Nella Tabella non sono considerate:
 la determinazione delle zone AD originate da liquidi infiammabili tenuti in
deposito in serbatoi considerati a pressione atmosferica o in vasche (3.6.05,
Fig. 3.13 e 3.14);
 le deformazioni delle zone AD originate da pareti o schermi (3.6.03 m, 3.6.06
m, 4.5.02, 5.4.03.2);
 le estensioni ridotte delle zone AD in luoghi C1 per sostanze dei Gruppi D ed
E (3.6.04);
 i locali serviti da impianti artificiali di ventilazione artificiale o con provvedi-
menti per l'asportazione delle polveri (1.3.01, 3.4.03, 3.5.02 e, 3.5.03 d, 3.6.03
d, 3.6.03 h, 3.6.06 d, 3.6.06 h, 4.4.02).
Istruzioni per l'uso della Tabella.
Ogni voce riportata in Tabella è accompagnata dagli estremi dell'articolo o degli
articoli da consultare per inquadrare il caso in esame.
a) Noti la natura, lo stato fisico e (ove occorra) la quantità della sostanza perico-
losa (colonna 1), gli articoli richiamati nella colonna 2 “CLASSE DEL LUOGO”
permettono anzitutto di classificare il luogo stesso.
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b) Note le caratteristiche del CP, gli articoli richiamati nella colonna 3 “PROVE-
NIENZA DEL PERICOLO” consentono di determinare l'origine del pericolo.
c) Le condizioni dell'ambiente in cui è ubicato il CP è individuato dagli ostacoli
richiamati nella testata delle colonne sotto il titolo comune “CONDIZIONI
AMBIENTALI”.
d) Gli elementi di cui in b) e c) individuano un punto segnato con X a partire
dal quale, percorrendo la Tabella orizzontalmente verso destra, si perviene:
 agli estremi dell'articolo o articoli da consultare per qualificare l'ambiente
circostante il CP: se il caso in esame rientra fra quelli previsti nell'articolo,
la qualifica si legge in testa alla colonna (7-8-9-10), colonna che contiene
gli estremi dell'articolo stesso;
 per tutti i luoghi pericolosi: all'indicazione dell'articolo e delle eventuali fi-
gure che precisano l'estensione della zona AD corrispondente nelle co-
lonne 11 e 12.
e) Con l'aiuto delle Tab. IIIa (per luoghi C0, C2, C3) e IIIb (per luoghi C1), si
possono anche determinare le zone che, pur non contenendo CP si devono
considerare AD o non AD in quanto confinanti, attraverso aperture (A0, A1,
A2, A3).
Nei luoghi C0, C2, C3 solo le aperture di tipo A0 rendono l'ambiente a valle
zona AD; le aperture di tipo A1 (o anche A2, A3 ad abbondanza) rendono
l'ambiente a valle zona non AD se ivi non esistono rispettivamente C0CP,
C2CP, C3CP.
f) Esempio di applicazione:
Zone AD originate da una valvola di regolazione con tenuta a premistoppa,
inserita in un circuito di trasferimento benzina di una raffineria.
1) Per l'art. 3.1.01 il luogo è C1 e per l'art. 3.3.01 il centro di pericolo può es-
sere C1CP1.
2) Supposta la valvola in ambiente a ventilazione naturale limitata (1.3.01 c)
la posizione della X (colonna 5) rinvia all'art. 3.5.02 a che conferma che
l'ambiente a contatto del centro di pericolo è zona C1Z1 (colonna 8).
Detta zona, essendo originata da sostanza pesante, si estende secondo
quanto indicato in 3.6.03 b Fig. 3.3 (colonna 11).

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3) Se la zona C1Z1 comunica attraverso aperture con altro ambiente, la qua-
lifica ed estensione delle zone AD di quest'ultimo, in relazione al tipo di
apertura ed alle condizioni di ventilazione, si determina con la Tab. IIIb.
g) Gli articoli della Tab. IIIb nelle colonne da 5 a 11 si riferiscono esclusivamen-
te alle aperture (1.3.02). Tuttavia la Tab. IIIB per analogia può essere usata
per individuare la qualifica di zone C1Z adiacenti tra loro originate dallo stes-
so CP considerando equivalente ad una apertura A0 il confine tra le zone AD
e tra ambienti diversi di uno stesso luogo (es. fosse, sottotetti, ecc.).
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Tab. IV Scelta dei tipi di impianti elettrici a sicurezza in relazione al tipo di zona AD in cui devono essere installati
TIPI DI IMPIANTI ELETTRICI AD-F (1.5.05)
AD-PE AD-SI AD-I AD-T AD-S
A SICUREZZA AD-FE AD-FT
DESCRIZIONI: art. 1.5.01 1.5.02 1.5.03 1.5.04 1.5.06 1.5.07 1.5.08
CRITERI DI ESECUZIONE: Cap. VII VIII IX X XI XII XIII
GRADO DI PROTEZIONE CONDUTTORE (9) (11) MACCHINE STATICHE E APPARECCHI
GRADO DI PROTEZIONE PRESCRITTO (PER I SOLI

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CLASSE DEL LUOGO CATEGORIE NON IN RIEMPI- A CHIUSURA
PRESCRITTO AD-FE1 AD-FE2 COMPON. PERICOLOSI

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QUALIFICA Sez. 9.2 SOGGETTE IMMERSI
PERICOLOSO (PER TUTTI I COMPON.) NEL FUNZION. NORMALE) SOGGETTE MENTO DI ERMETICA O
ZONE AD NELL’USO IN OLIO
(1) A MOVIMENTI SABBIA IN RESINA
Ia Ib IP55 IP44 IP55 IP44 (13.2) (13.3) (13.4.02) (13.4.03) 13.4.04 & 05)

C0Z0

C0Z1
C0 (13) (5)
(Cap. II)
C0Z2
(13) (6) (6)
C0ZR
(13)
C1Z0
(3) (12)

C1 C0Z1
(8) (2) (7)
(Cap. III)
(4) C0Z2

C0ZR

C2 E (5) (10) (5) (5) (5) (5) (5)


(Cap. IV) NE
(6) (10) (6) (6) (6) (6) (6) (6)
C3Z1
C3 (8) (2) (7)
(Cap. V)
C3Z2

IDONEO IL TIPO DI IMPIANTO ELETTRICO RIDONDANTI IL TIPO DI IMPIANTO ELETTRICO VIETATO IL TIPO DI IMPIANTO ELETTRICO
INDICATO IN TESTA ALLA COLONNA A SICUREZZA INDICATO IN TESTA A SICUREZZA INDICATO IN TESTA
E’ IL MINIMO ADATTO AL CASO ALLA COLONNA E’ ADATTO AL CASO ALLA COLONNA NON E’ AMMESSO
CON ABBONDANZA NEL CASO INDICATO

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Note alla Tabella IV
NB. - Impianti e singoli componenti possono corrispondere contemporaneamen-
te a più modi di protezione.
1) Si fa riferimento ai soli componenti che nel funzionamento normale possono
produrre archi, scintille o temperature superiori alle massime ammesse in re-
lazione alle sostanze pericolose previste: il grado di protezione prescritto per
gli altri componenti è precisato nel Cap. XII.
2) L'impiego è escluso in sistemi di categoria superiore alla I. È ridondante ri-
spetto a quanto idoneo (AD-FE1).
3) Per impiego in zone C1Z0, la pressurizzazione deve essere fatta con gas iner-
te e quindi non sono ammessi locali pressurizzati; inoltre deve essere rispetta-
to il grado di sicurezza equivalente almeno 3 (1.1.03 b) con particolarità at-
tualmente non esplicitate.
4) Nel caso di sostanze infiammabili che comportano pericolo di esplosione an-
che allo stato solido o liquido indipendentemente dalle miscelazione dei loro
vapori con l'aria, gli impianti elettrici devono avere inoltre grado di protezio-
ne non inferiore a quello ammesso negli impianti AD-T per i luoghi di classe
0, al fine di impedire la penetrazione delle sostanze pericolose allo stato soli-
do o liquido entro le custodie stesse.
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5) In alternativa ad IP55 può essere utilizzato IP6X eccetto gli alberi rotanti per
trasmissione di potenza che devono essere almeno IP55. In sede IEC SC31H
sono in studio custodie di nuova concezione specifiche per polveri infiamma-
bili in nube secondo due concezioni A (IP6X) e B (di origine USA con prove
specifiche). Per luoghi C0, la prescrizione è solo per sostanze esplosive in
polvere.
6) In alternativa ad IP44 può essere utilizzato IP5X eccetto gli alberi rotanti per
trasmissione di potenza che devono essere almeno IP 44. In sede IEC SC31H
sono in studio custodie di nuova concezione specifiche per polveri infiamma-
bili in strato secondo due concezioni A (IP5X) e B (di origine USA con prove
specifiche). Per luoghi C0, la prescrizione è solo per sostanze esplosive in
polvere.
7) Il modo di protezione Ex m (CEI 31-13) è idoneo anche per i luoghi C1Z1 e
C3Z1.
8) L'impianto è ridondante rispetto a quanto idoneo (AD-FE1) sia per le condut-
ture, sia per la protezione di parti non scintillanti.
9) Per le condutture in alternativa alle prescrizioni degli impianti AD-S possono
essere applicate quelle ammesse negli altri tipi di impianto AD.
10) In caso di arresto dell'impianto di pressurazione, prima di ridare tensione
all'impianto elettrico si deve provvedere ivi all'asporto della polvere infiam-
mabile eventualmente depositatasi durante l'assenza di sovrapressione.
11) Per cavi scaldanti vedi 13.4.06.
12) Deve essere rispettato il grado di sicurezza equivalente almeno 3 (1.1.03 b)
con particolarità attualmente non esplicitate.
13) Ammesso solo se con gradi di protezione precisati per gli impianti AD-T.

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VII CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI ELETTRICI A SICUREZZA
A PROVA DI ESPLOSIONE (AD-PE)
CAPITOLO

Dal 1° dicembre 1999 questo Capitolo non è più in vigore in quanto sostituito
dalla Norma CEI EN 60079-14 (CEI 31-33), prima edizione, Fascicolo 4139.
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VIII CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI ELETTRICI A SICUREZZA
A SOVRAPRESSIONE INTERNA (AD-SI)
CAPITOLO

Dal 1° dicembre 1999 questo Capitolo non è più in vigore in quanto sostituito
dalla Norma CEI EN 60079-14 (CEI 31-33), prima edizione, Fascicolo 4139.
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IX CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI A SICUREZZA INTRINSECA
(AD-I)
CAPITOLO

Dal 1° dicembre 1999 questo Capitolo non è più in vigore in quanto sostituito
dalla Norma CEI EN 60079-14 (CEI 31-33), prima edizione, Fascicolo 4139.
Copia concessa a TECNOSTUDIO di De Caro Felice in data 02/02/2016 da CEI-Comitato Elettrotecnico Italiano

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X CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI ELETTRICI A SICUREZZA
A TENUTA (AD-T)
CAPITOLO

Dal 1° dicembre 1999 questo Capitolo resta in vigore solo per gli impianti elettrici
nei luoghi di Classe 0 (luoghi con presenza o sviluppo di sostanze esplosive), Ca-
pitolo 2 e per i luoghi di Classe 2 (luoghi con presenza di polveri infiammabili),
Capitolo 4, in attesa delle Norme CEI EN specifiche.

1 GENERALITÀ
S E Z I O N E

a) Negli impianti AD-T tutti i componenti elettrici devono essere muniti di custo-
die con gradi di protezione conformi ai valori indicati nella Tab. IV del Cap.
VI.
b) Per l'impiego degli impianti AD-T si fa riferimento alla Tab. IV ed alle prescri-
zioni del Cap. VI di cui il presente Capitolo è integrazione.

2 CONDUTTURE
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S E Z I O N E

10.2.01 Protezione dei circuiti


Negli impianti AD-T, utilizzati in luoghi C0 e C2 sui circuiti entranti nella zona AD
i dispositivi di protezione dalle sovracorrenti ove previsti devono essere posti a
monte della zona AD.

10.2.02 Accessori (giunzioni, derivazioni)


Le giunzioni e le derivazioni devono essere contenute in custodie rispondenti
alle prescrizioni di cui alla Sez. 1 oppure devono essere interrate a profondità
sufficiente e comunque non inferiore a quella prescritta dalle Norme per gli im-
pianti di produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica - Linee in cavo
- (CEI 11-17 art. 2.3.11 e). Nel caso di cavi con guaina metallica continua, le giun-
zioni, le derivazioni e le terminazioni devono essere eseguite con modalità ed ac-
cessori tali da evitare il pericolo di penetrazione di umidità nonostante l'even-
tuale interruzione della continuità della guaina.

10.2.03 Posa dei cavi


I cavi devono essere direttamente interrati secondo le prescrizioni fornite in
10.2.02 per le giunzioni interrate. Il piano di posa deve essere adeguatamente li-
vellato (ad es. con sufficiente strato di sabbia lavata) per evitare danni ai cavi
stessi nelle operazioni di stendimento. I cavi possono altresì essere posati in tubi
protettivi, in cunicoli o in canalette tali da assicurare, anche nei confronti dei cavi
e per tutto il percorso della conduttura, i gradi di protezione indicati alla Sez. 1.
Nel caso di posa in tubo valgono le prescrizioni dell'art. 2.3.06 delle Norme CEI 11-17.

10.2.04 Tubi e loro accessori


I tubi e i relativi accessori devono assicurare la protezione prescritta (Sez. 1); non
sono ammessi tubi a bordi avvicinati.

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a) Nei percorsi in vista fino a un'altezza di 2,50 m sui piani di lavoro e nei tratti
comunque soggetti ad azioni esterne dannose (per es.: urti) i tubi protettivi
devono essere metallici, del tipo UNI 8863 o con caratteristiche di resistenza
equivalenti.
b) Negli altri percorsi è ammesso l'impiego di tubi rispondenti alle Norme CEI
23-25 e, se metallici, CEI 23-28.
c) I tubi ed i loro accessori devono essere protetti contro le ossidazioni e le cor-
rosioni, ad esempio, per il caso di tubi di acciaio, a mezzo zincatura o con al-
tro sistema adatto alle condizioni di installazione. I rivestimenti protettivi non
metallici (vernici, fasciature, guaine, ecc.) devono essere di tipo che non pro-
paga la fiamma (autoestinguente).
d) Ove sono richiesti, nei confronti dei cavi, gradi di protezione IP 44 o IP 55, si
ricorre in genere a tubi filettabili e le giunzioni fra tubo e tubo e fra tubi e cu-
stodie vengono rese stagne con l'interposizione di mastici o di canapa miniata
disposta secondo la filettatura.
e) Per facilitare l'infilaggio dei cavi e per la realizzazione delle curve devono es-
sere rispettate le prescrizioni di cui in 7.2.03 c).
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3 COMPONENTI
S E Z I O N E

10.3.01 Macchine rotanti


Le macchine rotanti devono rispondere alla vigente Norma CEI 2-3. Le loro cu-
stodie devono avere, a seconda della zona AD di installazione, i gradi di
protezione prescritti alla Sez. 1 e devono rispondere alle limitazioni termiche di
cui in 6.1.01 e), f).

10.3.02 Pile e accumulatori elettrici


Le pile e gli accumulatori elettrici devono essere muniti di custodie rispondenti
alle prescrizioni di cui alla Sez. 1.
Non è ammesso l'impiego di accumulatori che, per il corretto funzionamento, ri-
chiedono aperture di ventilazione nelle relative custodie, tali da diminuire il gra-
do di protezione sotto il minimo prescritto.

10.3.03 Prese a spina


Nei luoghi C0 e C2 le prese a spina devono:
 essere di tipo interbloccato;
 presentare il grado di protezione prescritto alla Sez. 1 sia a spina inserita sia a
spina disinserita.

10.3.04 Apparecchi di illuminazione


Le lampade ed i relativi accessori devono essere contenuti in custodie risponden-
ti alle prescrizioni di cui alla Sez. 1. Le custodie devono essere costruite o instal-
late in modo che le parti trasparenti siano protette dalle eventuali sollecitazioni
meccaniche.

10.3.05 Apparecchi mobili e portatili


Tutti i componenti elettrici degli apparecchi mobili e portatili devono essere con-
tenuti in custodie aventi i requisiti di cui alla Sez. 1.
Le condutture soggette a movimento nell'uso, per apparecchi mobili e portatili
possono in alternativa a quanto previsto nel Cap. XIII - Sez. 3 essere posati entro

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tubi flessibili ad anima metallica aventi caratteristiche meccaniche equivalenti a
quelle dei tubi rigidi adottati (10.2.04) ed adeguatamente protetti dalle corrosioni;
per la protezione elettrica di questi ultimi collegamenti e dei circuiti che essi ali-
mentano si deve comprendere un dispositivo a corrente differenziale od altro di-
spositivo idoneo a rilevare con continuità lo stato d'isolamento dei cavi. I suddet-
ti dispositivi debbono interrompere l'alimentazione senza ritardo intenzionale
quando la corrente di dispersione raggiunge il valore di 0,5 A.
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XI CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI A SICUREZZA FUNZIONALE
CONTRO LE ESPLOSIONI (AD-FE)
CAPITOLO

Dal 1° dicembre 1999 questo Capitolo non è più in vigore in quanto sostituito
dalla Norma CEI EN 60079-14 (CEI 31-33), prima edizione, Fascicolo 4139.
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XII CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI A SICUREZZA FUNZIONALE
A TENUTA (AD-FT)
CAPITOLO

Dal 1° dicembre 1999 questo Capitolo resta in vigore solo per gli impianti elettrici
nei luoghi di Classe 0 (luoghi con presenza o sviluppo di sostanze esplosive), Ca-
pitolo 2 e per i luoghi di Classe 2 (luoghi con presenza di polveri infiammabili),
Capitolo 4, in attesa delle norme CEI EN specifiche.

1 GENERALITÀ
S E Z I O N E

12.1.01 Generalità
Per l'impiego degli impianti AD-FT si fa riferimento alla Tab. IV ed alle prescrizio-
ni del Cap. VI di cui il presente Capitolo è integrazione.

12.1.02 Modi di protezione


I componenti che nel funzionamento normale possono produrre archi o scintille
o superare le massime temperature ammesse in relazione alle sostanze pericolose
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previste, devono essere racchiusi in custodie aventi i gradi di protezione indicati


nella Tab. IV del Cap. VI, salve le deroghe di cui in 6.1.02 b), per impianti in am-
bienti artificialmente ventilati, e 6.1.03 a), con provvedimenti di asportazione pol-
veri infiammabili, ed in 12.3.01, per le macchine rotanti.

2 CONDUTTURE
S E Z I O N E

12.2.01 Protezione dei circuiti


Negli impianti AD-FT sui circuiti entranti nella zona stessa utilizzati in luoghi C0 e
C2 i dispositivi di protezione dalle sovracorrenti ove previsti devono essere posti
a monte della zona AD.

12.2.02 Accessori (giunzioni, derivazioni)


Le giunzioni e le derivazioni devono essere racchiuse in custodie aventi gradi di
protezione non inferiore a quelli di cui in 12.1.02, se presenti le condizioni ivi
precisate oppure devono essere interrate a profondità sufficiente e comunque
non inferiore a quella prescritta dalle norme per gli impianti di produzione, tra-
sporto e distribuzione di energia elettrica, linee in cavo (CEI 11-17 art. 2.3.11 e).
Nel caso di cavi con guaina metallica continua, le giunzioni, le derivazioni e le
terminazioni devono essere eseguite con modalità ed accessori tali da evitare il
pericolo di penetrazione di umidità nonostante l'eventuale interruzione della
continuità della guaina.
Non è richiesto alcun modo di protezione a sicurezza per le giunzioni (diritte o
di derivazione) realizzate mediante giunzione dei conduttori a mezzo di morsetti
volanti (connettori a compressione) senza l'uso di morsetti fissi e con ripristino
dell'isolamento mediante nastratura, guaina termorestringente e simili.

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3 COMPONENTI
S E Z I O N E

12.3.01 Macchine rotanti


Le macchine rotanti devono rispondere alla vigente Norma CEI 2-3.
Le parti che in funzionamento normale possono produrre scintille o presentare
temperature superficiali superiori ai limiti indicati in 6.1.01 e) devono essere rac-
chiuse in custodie rispondenti alle prescrizioni di cui in 12.1.02. Per le custodie
delle morsettiere vale quanto indicato in 12.2.02. Le altre parti elettricamente atti-
ve devono essere contenute in custodie con grado di protezione non inferiore a
IP 2X. Qualora si adottino custodie con tale grado di protezione (o comunque
con grado di protezione inferiore a quelli indicati in 12.1.02) le limitazioni termi-
che nel funzionamento ordinario devono essere rispettate anche sulle superfici
della macchina interne a dette custodie.

12.3.02 Pile e accumulatori elettrici


Le pile e gli accumulatori elettrici devono essere muniti di custodie rispondenti
alle prescrizioni di cui in 12.1.02. Non è ammesso l'impiego di accumulatori che,
per il corretto funzionamento, richiedono aperture di ventilazione nelle relative
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custodie, tali da diminuire il grado di protezione sotto il minimo prescritto.

12.3.03 Prese a spina


Nei luoghi C2 le prese a spina devono:
 essere di tipo interbloccato;
 presentare il grado di protezione prescritto in 12.1.02 sia a spina inserita sia a
spina disinserita.
L’interblocco può essere assente se la presa non è a portata di mano e destinata
ad utilizzatori fissi.

12.3.04 Apparecchi di illuminazione


Le lampade ed i relativi accessori devono essere contenuti in custodie risponden-
ti alle prescrizioni di cui in 12.1.02. Le custodie devono essere costruite o installa-
te in modo che le parti trasparenti siano protette dalle eventuali sollecitazioni
meccaniche.

12.3.05 Apparecchi mobili e portatili


Tutti i componenti elettrici degli apparecchi mobili e portatili devono essere con-
tenuti in custodie aventi i requisiti di cui in 12.1.02.
Le condutture soggette a movimento nell'uso, per apparecchi mobili e portatili,
possono, in alternativa a quanto previsto nel Cap. XIII (Sez. 3) essere posate en-
tro tubi flessibili aventi caratteristiche meccaniche equivalenti a quelle dei tubi ri-
gidi UNI 8863 ed adeguatamente protetti dalle corrosioni; per la protezione elet-
trica di questi ultimi collegamenti e dei circuiti che essi alimentano si deve
comprendere, un dispositivo a corrente differenziale o altro dispositivo idoneo a
rilevare con continuità lo stato di isolamento dei cavi.
I suddetti dispositivi debbono interrompere l'alimentazione senza ritardo inten-
zionale quando la corrente raggiunge il valore di 0,5 A.

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XIII IMPIANTO A SICUREZZA SPECIALE (AD-S)
CAPITOLO

Dal 1° dicembre 1999 questo Capitolo non è più in vigore in quanto sostituito
dalla Norma CEI EN 60079-14 (CEI 31-33), prima edizione, Fascicolo 4139.
In presenza di impianti elettrici e relativi componenti non convenzionali, quali
quelli finora considerati in questo Capitolo, si devono comunque applicare i re-
quisiti essenziali di sicurezza della Direttiva 94/9/CE recepita in Italia con il DPR
23 marzo 1998, n. 126.
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XIV IMPIANTI DI TERRA
CAPITOLO

Dal 1° dicembre 1999 questo Capitolo resta in vigore solo per gli impianti elettrici
nei luoghi di Classe 0 (luoghi con presenza o sviluppo di sostanze esplosive), Ca-
pitolo 2 e per i luoghi di Classe 2 (luoghi con presenza di polveri infiammabili),
Capitolo 4, in attesa delle norme CEI EN specifiche.

1 GENERALITÀ
S E Z I O N E

14.1.01 Prescrizioni generali


Nelle zone AD, ad integrazione delle prescrizioni relative agli impianti di terra
contenute nelle Norme CEI 64-8, 81-1 e 11-8, devono essere rispettate le seguenti
prescrizioni al fine di prevenire la formazione di archi, scintille o sovrariscalda-
menti capaci di provocare l'innesco delle sostanze pericolose previste.
Per la messa a terra degli impianti a sicurezza intrinseca (AD-I) si rimanda al Cap.
IX Sez. 6.
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14.1.02 Misure di protezione contro l'innesco di esplosioni per guasti elettrici verso
terra
Oltre al rispetto di quanto in 6.1.01 l, per evitare scintille pericolose, negli im-
pianti fissi, compresi quelli a bassissima tensione di sicurezza, devono essere rese
equipotenziali tutte le masse e le masse estranee.
Per le parti protette catodicamente a corrente impressa ved. l'art. 14.1.05.

14.1.03 Misure di protezione contro l'accumulo di cariche elettrostatiche


Devono essere collegate a terra e rese equipotenziali le masse, le masse estranee
e le altre parti metalliche degli impianti di lavorazione o deposito e i mezzi di
convogliamento, se possono essere sede di accumulo di cariche elettrostatiche.
Nota L'impiego di cinghie di trasmissione è sconsigliato; ove adottate, le cinghie devono avere con-
ducibilità sufficiente a non permettere l'accumulo di cariche elettrostatiche, oppure si devono
adottare opportuni dispositivi di convogliamento a terra delle cariche stesse.
La messa a terra delle masse e masse estranee non può eliminare completamente i rischi conse-
guenti all'accumulo di cariche elettrostatiche, e pertanto, è compito delle singole tecnologie im-
piantistiche adottare caso per caso i provvedimenti specifici, quali: umidificazione, ionizzazio-
ne dell'aria, impiego di sostanze antistatiche (1).

14.1.04 Messa a terra contro le scariche atmosferiche


Per la messa a terra contro le scariche atmosferiche, si applicano le Norme CEI di
cui in 14.1.01.

14.1.05 Misure di protezione in presenza di condotte o strutture protette catodicamente


con sistema a corrente impressa
Per limitare le differenze di potenziale in occasione di sovratensioni anormali, la
messa a terra e la connessione equipotenziale di condotte o strutture protette ca-
todicamente possono essere effettuate con sistemi compatibili con la protezione
catodica stessa (es. limitatori di tensione).

(1) Ved. art. 335 D.P.R. 547 del 27.4.1955.

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14.1.05a Aree con unico impianto di terra (aree concentrate)
Nelle aree con un unico impianto di terra (es. impianti di lavorazione o deposi-
to), le parti metalliche protette catodicamente con sistema a corrente impressa
che escono dal terreno entro le zone AD devono essere collegate con le masse e
le masse estranee non protette catodicamente poste fuori terra, a meno di isolarle
rispetto a tali masse per le massime tensioni che possono stabilirsi in caso di gua-
sto a terra e comunque per la massima tensione dell'alimentatore dell'impianto di
protezione catodica.
Le condotte e le strutture protette catodicamente con sistema a corrente impressa
uscenti o entranti in un'area con un unico impianto di terra devono essere prov-
viste di giunti isolanti preferibilmente posti all'esterno dell'area stessa (ved. Fig.
14.2).
Per gli impianti nei quali i giunti isolanti sono posti all'interno dell'area, le parti
della struttura entrante o uscente poste sul lato verso l'esterno dei giunti, devono:
 essere isolate per la tensione totale di terra;
oppure,
 essere poste entro involucri o dietro barriere tali da impedire il loro contatto
con masse o masse estranee poste sull'altro lato dei giunti stessi.
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Sono esclusi dalle prescrizioni di cui sopra le condotte e strutture di cui in b).

14.1.05b Condotte e strutture esterne alle aree di cui in a)


Nelle condotte e strutture interrate o subacquee installate all'esterno delle aree di
cui in a) (es. acquedotti, oleodotti, gasdotti), in deroga a 6.1.01 l1, le parti metal-
liche protette catodicamente con sistema a corrente impressa che fuoriescono in
zone C1Z2 o C1ZR, oppure in zone C3Z2 comprese le apparecchiature connesse
metallicamente alle stesse (es. valvole d'intercettazione, organi di manovra e re-
golazione, strumenti di misura) possono essere considerate efficacemente a terra
anche se non collegate intenzionalmente a terra o alle masse e masse estranee
non protette catodicamente, quando, in considerazione della loro estensione o
delle tecniche costruttive, hanno una resistenza verso terra adeguata alla prote-
zione contro i contatti indiretti. In ambienti a ventilazione limitata deve essere ap-
posto ad ogni ingresso un cartello con l'indicazione seguente o equivalente: “at-
tenzione prima di toccare le parti metalliche sotto tensione per protezione
catodica impressa accertare che l'atmosfera non è pericolosa”.
Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2
F.13 (ottobre 1995)
In una condotta interrata (gasdotto od oleodotto), le parti metalliche protette catodica-
mente con sistema a corrente impressa che fuoriescono in zone C1Z2 o C1ZR oppure C3Z2
(condotta interrata e apparecchiature metallicamente connesse quali ad esempio: valvole
d’intercettazione, organi di manovra e regolazione, strumenti di misura, attuatori elettri-
ci, trasmettitori elettronici di pressione e temperatura) possono essere considerate efficace-
mente a terra e protette contro i contatti indiretti quando si adotta l’alimentazione delle
apparecchiature con Sistema TT con interruzione automatica dell’alimentazione (Fig.
14.1), utilizzando un impianto di terra separato e privo di collegamenti equipotenziali
principali con masse e masse estranee collegate ad altri impianti di terra anche se contem-
poraneamente accessibili e la condotta interrata presenta una resistenza verso terra ade-
guata alla protezione contro i contatti indiretti (RA ≤ 50/Ia).
Poiché la realizzazione dei collegamenti equipotenziali principali tra la condotta inter-
rata (dispersore di fatto) e l’impianto di terra locale, così come previsto dalla Norma CEI
64-8 III edizione, è incompatibile con le necessità dell’impianto di protezione catodica,
nel sistema TT (Fig. 14.1) è possibile ritenere accettabili i rischi elettrici associati al con-
tatto contemporaneo tra masse della condotta interrata e masse e masse estranee
dell’impianto di terra locale non collegate equipotenzialmente ad un unico impianto di
terra, in quanto non si riscontrano, nel caso considerato, le condizioni per cui anche

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per i sistemi TT è stato richiesto obbligatoriamente il collegamento equipotenziale princi-
pale.
In questi tipi di impianti si raccomanda, comunque, che l’accesso per operazioni che
comportino la possibilità di contatto contemporaneo tra masse e masse estranee collega-
te ad impianti di terra separati, avvenga solo da parte di personale autorizzato, munito
di mezzi protettivi (Norma CEl 11-27) e per il tempo strettamente necessario all’esecu-
zione delle operazioni.
Se invece l’alimentazione delle apparecchiature connesse metallicamente alla condotta
viene effettuata con altri sistemi di protezione previsti dalla Norma CEI 64-8, quali ad
esempio: SELV, PELV e separazione elettrica, per tali parti situate in zone pericolose, valgo-
no esclusivamente le cautele previste dall’ultimo capoverso dell’art. 14.1.05.b).
Per impianti nuovi si raccomanda di utilizzare quest’ultima soluzione

Fig. 14.1
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14.1.06 Limiti d'impiego della protezione catodica


Nella presente Norma non sono trattate, ai fini della protezione catodica, le zone
AD all'interno dei contenitori di sostanze pericolose (es. serbatoi di stoccaggio).
Non è consentita la protezione catodica nelle zone C0Z1, C1Z0 esterne ai conte-
nitori di sostanze pericolose; inoltre, nelle zone C0Z2, C1Z1, C2Z, è consigliabile
ricorrere alla protezione catodica a corrente impressa solo se non si possono
adottare altri sistemi di protezione.
Tuttavia la protezione catodica, anche a corrente impressa, è consentita per strut-
ture connesse metallicamente ad altre, poste in zone C0Z2, C1Z0, C1Z1, C2Z,
quando tutte le masse, le masse estranee e il dispersore di terra siano resi equi-

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potenziali e insieme protetti catodicamente da un unico sistema di protezione ca-
todica e la corrente impressa non interessi le parti metalliche poste in dette zone,
in modo da escludere la possibilità di scintille tra parti a potenziali diversi.

2 CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI DI TERRA


S E Z I O N E

14.2.01 Impianti di terra di protezione contro i guasti elettrici verso terra


Si applicano le prescrizioni delle Norme CEI di cui in 14.1.01 e quanto qui di se-
guito indicato a loro integrazione o parziale modifica.

14.2.01a Dimensionamento termico


L'impianto di terra deve essere coordinato con i dispositivi di protezione allo sco-
po di impedire che lo stesso diventi sede di archi, scintille o temperature superfi-
ciali maggiori di quelle massime ammesse in relazione alle sostanze pericolose
previste. Sono soggetti a queste limitazioni termiche i componenti dell'impianto
di terra e in particolare i conduttori di terra, i conduttori di protezione e i condut-
tori equipotenziali, che si trovano all'interno di zone AD.
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Peraltro, la massima temperatura delle sostanze pericolose può essere superata


per breve tempo nei casi ammessi in 6.1.01 f). Devono essere particolarmente cu-
rate contro l'allentamento le giunzioni e i collegamenti.

14.2.01b Collettori di terra e punti di misura


I collettori di terra e i punti di misura per le verifiche sono installati preferibil-
mente fuori terra in posizione accessibile.
Gli elementi di dispersore a picchetto non sono generalmente provvisti di poz-
zetto d'ispezione.
Quando i collettori di terra e i punti di misura non possono essere installati fuori
terra, essi devono essere posti entro pozzetti chiusi, riempiti di sabbia soltanto in
presenza di sostanze pericolose con gas o vapori “pesanti”.
Nelle zone C1Z0 è consentita l'installazione di morsetti e collettori di terra e di
punti di misura, solo se morsetti e punti di misura sono installati entro custodie
con modo di protezione Ex d o Ex e.
Le masse di componenti installati nelle suddette zone AD devono essere collega-
te all'impianto di terra con due conduttori di protezione distinti, connessi separa-
tamente.
I due conduttori ed i collettori di terra devono essere particolarmente protetti
contro i danneggiamenti meccanici per tutto il percorso interno alle suddette
zone AD.

14.2.02 Impianti di terra di protezione contro l'accumulo di cariche elettrostatiche


Le masse e le masse estranee di cui in 14.1.03. e i dispositivi metallici di captazione
delle cariche elettrostatiche, devono essere messi a terra e deve essere assicurata la
continuità metallica di tutti i componenti (es. tetti galleggianti, agitatori).
Le tubazioni metalliche di impianti terrestri destinate al convogliamento di so-
stanze che possono dar luogo a formazione di cariche elettrostatiche devono es-
sere messe a terra alle estremità, anche se queste sono esterne alla zona AD.

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Se i giunti di tali tubazioni non assicurano la continuità metallica si devono pre-
vedere dei collegamenti equipotenziali (es. cavallotti metallici) (ved. 14.1.02).
Nota Date le modeste correnti in gioco (pochi milliampere) nella dispersione delle cariche elettrosta-
tiche, non sono imposte particolari limitazioni al valore della resistenza elettrica dei collega-
menti e del dispersore; è sufficiente che la continuità metallica sia permanentemente assicura-
ta, 106 Ω sono ritenuti sufficienti. In generale, nei giunti flangiati, i requisiti di cui sopra sono
soddisfatti dai bulloni o tiranti di serraggio.
Per le tubazioni di collegamento fra impianti terrestri e condutture a bordo di natanti ved.
14.2.04.
Nelle installazioni terrestri per carico e scarico di mezzi di trasporto di fluidi in-
fiammabili deve essere previsto il collegamento a terra e di equipotenzialità
dell'apparecchiatura di carico e scarico con il mezzo di trasporto.
I collegamenti fra i mezzi di trasporto e l'impianto di terra devono essere tali che
la chiusura del circuito di scarica verso terra avvenga in una costruzione elettrica
di tipo ammesso per C1Z1.
L'operazione di messa a terra deve precedere l'operazione di carico o scarico del
fluido.
Nota Per esempio si possono impiegare morsettoni a pinza ad impugnatura isolata (l'operatore che
esegue la manovra di messa a terra non deve poter provocare scariche tramite la propria perso-
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na), muniti di un interruttore Ex d che viene azionato dal morsetto stesso solo quando questo è
stato efficacemente connesso ad una struttura metallica del mezzo di trasporto e si riapre auto-
maticamente prima che il morsetto venga disinserito.
La messa a terra contro l'accumulo di cariche elettrostatiche deve essere realizza-
ta con collegamento all'unico impianto di terra di cui in 14.1.02 e 14.2.01.

14.2.03 Impianto di terra per la protezione contro le scariche atmosferiche


Si applicano le prescrizioni delle Norme CEI di cui in 14.1.01; inoltre, particolare
cura deve essere posta nel collegamento equipotenziale tra parti mobili e parti
fisse di strutture metalliche.
Nota Nei serbatoi a tetto galleggiante, in generale non è sufficiente un solo collegamento con condut-
tore flessibile.
Una soluzione adeguata è quella che prevede più collegamenti flessibili o striscianti uniforme-
mente distribuiti lungo la circonferenza del tetto.

14.2.04 Impianto di terra di strutture protette catodicamente con sistema a corrente


impressa ubicate in aree con un unico impianto di terra (14.1.05.a)
Non sono imposti limiti al valore della resistenza del dispersore.
Peraltro, se la messa a terra è realizzata con collegamento ad un dispersore desti-
nato alla messa a terra di protezione e funzionamento dell'impianto elettrico o di
protezione contro le scariche atmosferiche, l'efficienza di detto sistema deve es-
sere verificata almeno annualmente.
Nota La protezione catodica potrebbe determinare una riduzione nel tempo dell'efficienza del di-
spersore, in conseguenza della formazione di uno strato compatto di sali di notevole resistività
sulla superficie del dispersore stesso.
Differenze di potenziale tali da originare scintille pericolose possono manifestarsi
fra le parti di una stessa struttura protetta catodicamente a corrente impressa che
siano metallicamente separate, ciò anche se la separazione è operata dopo alcuni
giorni dall'interruzione della corrente impressa.
Per evitare scintillii, è necessario scomporre la struttura solo dopo aver applicato
cavallotti costituiti da conduttori di sezione non inferiore a 50 mm2 fra le parti da
separare.

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Nelle installazioni terrestri per carico o scarico di mezzi di trasporto di fluidi in-
fiammabili protette catodicamente, deve essere installato un giunto isolante posto
tra la parte fissa e la parte mobile del braccio di carico.
Le connessioni fra condotte metalliche di fluidi infiammabili che fanno parte di
impianti terrestri o sottomarini protetti catodicamente e analoghe condotte a bor-
do di natanti, devono essere realizzate interponendo un giunto o un elemento
isolante, disposto in modo da evitare la continuità elettrica durante le operazioni
di allacciamento e di scollegamento.
Nota Questo provvedimento, che è consigliabile in ogni caso, è inoltre suggerito dal fatto che un
eventuale collegamento equipotenziale fra natante e strutture metalliche a terra non risulta ge-
neralmente efficace per ridurre il pericolo di scintille all'atto dell'interruzione della connessio-
ne della condotta.
Il collegamento equipotenziale non può essere in pratica realizzato con resistenza così bassa
da ridurre adeguatamente, nella connessione della condotta, le correnti che la percorrerebbe-
ro in conseguenza di coppie galvaniche che si generano nel sistema natante-acqua-strutture a
terra.

14.2.05 Impianto di terra di strutture protette catodicamente con anodi galvanici


Per le strutture protette catodicamente con anodi galvanici, è consentito utilizzare
tali anodi come elementi di dispersore, anche in sostituzione totale degli elemen-
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ti intenzionali, purché siano adeguatamente dimensionati.

Figure Capitolo XIV

Fig. 14.2 Condotte o strutture protette catodicamente con sistema a corrente impressa, entran-
te o uscente in un'area con un unico impianto di terra

Area con unico impianto


di terra

Giunto isolante

Condotta o struttura
protetta catodicamente
a corrente impressa

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XV LUOGHI CON IL CONTROLLO DI ESPLOSIVITÀ DELL'ATMOSFERA
CAPITOLO

Questo Capitolo è sostituito dal Capitolo 4 della Guida CEI 31-35.


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XVI LUOGHI CON IL CONTROLLO DI TEMPERATURA
CAPITOLO

Questo Capitolo è sostituito dal Capitolo 5 della Guida CEI 31-35.


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La presente Norma è stata compilata dal Comitato Elettrotecnico Italiano
e beneficia del riconoscimento di cui alla legge 1º Marzo 1968, n. 186.
Editore CEI, Comitato Elettrotecnico Italiano, Milano - Stampa in proprio
Autorizzazione del Tribunale di Milano N. 4093 del 24 luglio 1956
Responsabile: Ing. A. Alberici

31 – Materiali antideflagranti
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data 02/02/2016 da e-mail: cei@ceiuni.it
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