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Norma Italiana
CEI 64-2
Data Pubblicazione Edizione
2001-03 Quarta
Classificazione Fascicolo
64-2 5964 C
Titolo
Impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione
Prescrizioni specifiche per la presenza di polveri infiammabili e
sostanze esplosive
Title
Electrical installations in locations with explosion hazard
Particular requirements due to the presence of ignitable dusts and
explosives
Copia concessa a TECNOSTUDIO di De Caro Felice in data 02/02/2016 da CEI-Comitato Elettrotecnico Italiano
NORMA TECNICA
COMITATO
ELETTROTECNICO CNR CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE • AEI ASSOCIAZIONE ELETTROTECNICA ED ELETTRONICA ITALIANA
ITALIANO Copia concessa a TECNOSTUDIO di De Caro Felice in data 02/02/2016 da CEI-Comitato Elettrotecnico Italiano
SOMMARIO
Questo fascicolo riguarda i Capitoli della Norma CEI 64-2 che trattano esclusi-
vamente la classificazione dei luoghi e dei relativi impianti elettrici pericolosi
per la presenza di polveri infiammabili e sostanze esplosive.
Esso si è reso necessario in seguito alla pubblicazione delle Norme CEI EN 60079-10
(CEI 31-30) e CEI EN 60079-14 (CEI 31-33) che hanno abrogato, rispettivamente dal
1° gennaio 1998 e dal 1° dicembre 1999, i Capitoli della presente norma riguardanti
la classificazione dei luoghi pericolosi per la presenza in qualunque stato fisico di so-
stanze che, sotto forma di vapori, gas o nebbie possono determinare con l’aria un’at-
mosfera pericolosa.
La presente norma rimarrà in vigore in attesa delle nuove CEI EN sullo stesso
argomento, attualmente in preparazione.
Questa Norma è considerata, nonostante le modifiche introdotte, ancora
la quarta edizione della Norma CEI 64-2 in quanto ne mantiene la struttu-
ra anche se il presente fascicolo si riferisce unicamente ai luoghi in cui il
pericolo di esplosione è dovuto alle polveri infiammabili e alle sostanze
esplosive.
Una più radicale modifica della struttura sarà effettuata in occasione di
una prossima edizione.
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DESCRITTORI
Luoghi pericolosi; Polveri infiammabili; Sostanze esplosive;
Europei
Internazionali
Legislativi
INFORMAZIONI EDITORIALI
Norma Italiana CEI 64-2 Pubblicazione Norma Tecnica Carattere Doc.
CDU
CAPITOLO
I GENERALITÀ 1
SEZIONE
1 OGGETTO E SCOPO DELLA NORMA 1
SEZIONE
2 LEGISLAZIONE 8
SEZIONE
3 DEFINIZIONI GENERALI 11
SEZIONE
4 SIGNIFICATO DELLE ABBREVIAZIONI 19
SEZIONE
5 DEFINIZIONE DEI VARI TIPI DI IMPIANTI A SICUREZZA 21
SEZIONE
6 PRESCRIZIONI PER LA PROGETTAZIONE E PER LA INSTALLAZIONE
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CAPITOLO
II LUOGHI DI CLASSE 0 (C0) 25
SEZIONE
1 GENERALITÀ 25
SEZIONE
2 PROCEDIMENTI PER LA DETERMINAZIONE DELLE ZONE AD DEI LUOGHI C0 25
SEZIONE
3 CENTRI DI PERICOLO DEI LUOGHI C0 25
SEZIONE
4 QUALIFICAZIONE DELLE ZONE DEI LUOGHI C0 28
SEZIONE
5 ESTENSIONE DELLE ZONE AD DEI LUOGHI C0 29
SEZIONE
6 SCELTA DEI TIPI DI IMPIANTI ELETTRICI A SICUREZZA DEI LUOGHI C0 29
CAPITOLO
III LUOGHI DI CLASSE 1 (C1) 31
CAPITOLO
IV LUOGHI DI CLASSE 2 (C2) 32
SEZIONE
1 GENERALITÀ 32
SEZIONE
2 PROCEDIMENTI PER LA DETERMINAZIONE DELLE ZONE AD DEI LUOGHI C2 33
4.2 Premessa ...................................................................................................................................................................................... 33
SEZIONE
3 CENTRI DI PERICOLO DEI LUOGHI C2 35
SEZIONE
4 CONDIZIONI AMBIENTALI DEI LUOGHI C2 36
SEZIONE
5 ESTENSIONE DELLE ZONE AD DEI LUOGHI C2 38
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SEZIONE
6 SCELTA DEI TIPI DI IMPIANTI ELETTRICI A SICUREZZA PER I LUOGHI C2 40
CAPITOLO
V LUOGHI DI CLASSE 3 (C3) 48
CAPITOLO
VI SCELTA E CARATTERISTICHE GENERALI DEGLI IMPIANTI ELETTRICI
A SICUREZZA 49
CAPITOLO
VII CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI ELETTRICI A SICUREZZA
A PROVA DI ESPLOSIONE (AD-PE) 61
CAPITOLO
VIII CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI ELETTRICI A SICUREZZA
A SOVRAPRESSIONE INTERNA (AD-SI) 62
CAPITOLO
IX CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI A SICUREZZA INTRINSECA (AD-I) 63
CAPITOLO
X CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI ELETTRICI A SICUREZZA
A TENUTA (AD-T) 64
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SEZIONE
1 GENERALITÀ 64
SEZIONE
2 CONDUTTURE 64
SEZIONE
3 COMPONENTI 65
CAPITOLO
XI CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI A SICUREZZA FUNZIONALE
CONTRO LE ESPLOSIONI (AD-FE) 67
CAPITOLO
XII CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI A SICUREZZA FUNZIONALE
A TENUTA (AD-FT) 68
SEZIONE
1 GENERALITÀ 68
SEZIONE
2 CONDUTTURE 68
SEZIONE
3 COMPONENTI 69
CAPITOLO
XIII IMPIANTO A SICUREZZA SPECIALE (AD-S) 70
CAPITOLO
XIV IMPIANTI DI TERRA 71
SEZIONE
1 GENERALITÀ 71
SEZIONE
2 CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI DI TERRA 74
CAPITOLO
XV LUOGHI CON IL CONTROLLO DI ESPLOSIVITÀ DELL'ATMOSFERA 77
CAPITOLO
XVI LUOGHI CON IL CONTROLLO DI TEMPERATURA 78
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PREMESSA
Questo fascicolo riguarda i Capitoli della Norma CEI 64-2 che trattano esclusiva-
mente la classificazione dei luoghi e dei relativi impianti elettrici pericolosi per la
presenza di polveri infiammabili e sostanze esplosive.
Esso si è reso necessario in seguito alla pubblicazione delle Norme CEI EN 60079-10
(CEI 31-30) e CEI EN 60079-14 (CEI 31-33) che hanno abrogato, rispettivamente dal
1° gennaio 1998 e dal 1° dicembre 1999, i Capitoli della presente norma riguardanti
la classificazione dei luoghi pericolosi per la presenza in qualunque stato fisico di so-
stanze che, sotto forma di vapori, gas o nebbie possono determinare con l’aria un’at-
mosfera pericolosa.
La presente norma rimarrà in vigore in attesa delle nuove CEI EN sullo stesso ar-
gomento, attualmente in preparazione.
Questa Norma è considerata, nonostante le modifiche introdotte, ancora
la quarta edizione della Norma CEI 64-2 in quanto ne mantiene la struttura
anche se il presente fascicolo si riferisce unicamente ai luoghi in cui il pe-
ricolo di esplosione è dovuto alle polveri infiammabili e alle sostanze
esplosive.
Una più radicale modifica della struttura sarà effettuata in occasione di
una prossima edizione.
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I GENERALITÀ
CAPITOLO
(1) Si fa tuttavia presente che, negli edifici in questione, possono esistere dei locali che, per la loro destinazione, sono da con-
siderare luoghi soggetti alla Norma (ad esempio: le Appendici A e B)
(2) Si ricorda che il DM 22.12.1958 Tabella A punti da 1 a 8 esclude dall'obbligo di impianti AD i luoghi in cui le sostanze in-
fiammabili sono usate solo come combustibile.
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c) Impianti elettrici di telecomunicazione, telemisura, telecontrollo.
La presente Norma si applica, con le precisazioni di cui in b) e d), anche agli
impianti oggetto del presente comma fuorché per quanto attiene alla forma-
zione, e tensione nominale dei cavi. È ammesso derogare dai criteri di ese-
cuzione, forniti nei Cap. VI, VII, VIII, X, XI, XII, XIII, purché siano rispettate
le prescrizioni specifiche di esecuzione, stabilite da Norme esistenti o di futu-
ra emissione, per gli impianti elettrici a sicurezza di telecomunicazione, tele-
misura, telecontrollo (1).
d) Impianti oggetto di altre Norme.
Negli impianti elettrici da installare in zone pericolose, per i quali esistano al-
tre Norme specifiche, queste devono essere applicate a integrazione o, even-
tualmente, a parziale modifica della presente Norma, purché non ne risultino
compromesse le misure di sicurezza che questa Norma prescrive per il parti-
colare pericolo di esplosione.
Per le batterie di accumulatori stazionari al piombo deve essere applicata la
vigente Norma CEI 21-6/3, con l'avvertenza che la zona compresa in un rag-
gio di 0,5 m dall'apertura degli accumulatori (sfogatoi), indicata nell’art. 1.1.4
della stessa Norma, deve essere considerata C1Z1 se le batterie sono del tipo
“aperto” e C1Z2 se la batterie sono del tipo “chiuso con valvola” e che le
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1.1.03a Premessa
La presente Norma, nei luoghi di classe 0, 1, 2, 3 , consente di conseguire una si-
curezza probabilistica, con grado di sicurezza equivalente almeno 3, nel preveni-
re ivi l'innesco di una esplosione da parte dell'impianto elettrico.
Nei suddetti luoghi la valutazione della coincidenza (spaziale e temporale) di
eventi che comportano esplosione è probabilistica, basata sul criterio di conside-
rare, ai fini della sicurezza, solo gli eventi di assenza di apprestamenti di difesa
che coincidono casualmente e non deterministicamente (ossia non associati tra
loro con una successione da causa ad effetto).
(1) Le prescrizioni di esecuzione riportate nei Cap. VI, VII, VIII, X, XI, XII, XIII si riferiscono agli impianti di energia; comunque
congiuntamente a quelle del Cap. IX possono essere di valido riferimento per gli impianti oggetto del presente comma. Per
questi, in mancanza di Norme CEI specifiche, si può far riferimento ad eventuali Pubblicazioni IEC, per quanto attinenti e ap-
plicabili.
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condizioni di volta in volta specificate nella Norma le soluzioni impiantistiche
della Norma CEI 64-2 hanno grado di sicurezza equivalente almeno 3.
Nota Quando un evento non è voluto, si debbono conoscere le cause che lo determinano e porre in
atto delle barriere contro il manifestarsi di dette cause (1).
Una barriera si considera con grado di sicurezza 1 se è idonea da sola a resistere alla sollecita-
zione normale derivante dalla presenza della causa (evento) posto a base del progetto (per
esempio: una custodia a tenuta è idonea se è in grado, nelle condizioni normali, di impedire il
contatto di una sostanza pericolosa con i componenti elettrici al suo interno). Una barriera
con tali caratteristiche si considera normale (grado di sicurezza 1).
Se si vuole conseguire un grado di sicurezza n si devono disporre in serie (2) n barriere normali,
indipendenti da cause comuni di inefficienza, in modo che solo la loro casuale contempora-
nea inefficienza consenta il manifestarsi dell'evento non voluto.
Talora le barriere possono essere dimensionate per sollecitazioni anormali ragionevolmente
prevedibili e quindi, in pratica, risultare sovradimensionate (barriere aumentate) per le solle-
citazioni normali, rispetto alle quali sono da considerarsi infallibili. Data la rara comparsa
delle sollecitazioni anormali, ne deriva un aumento operazionale del grado di sicurezza,
come se si avessero due barriere normali (cioè come se la barriera sovradimensionata conferis-
se un grado di sicurezza 2). Nella realtà queste due barriere normali convenzionali sono una
unica barriera e diventano inefficienti contemporaneamente (esempio tipico il modo di prote-
zione Ex e in cui la barriera aumentata riguarda le parti attive il cui danneggiamento è preve-
nuto sia dalle protezioni elettriche sia dai modi di protezione prescritti).
Una barriera si considera avere l'efficienza attesa:
se è una barriera normale utilizzata nell'ambito dei parametri normali di progetto;
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(1) Nella presente Norma l'evento non voluto, prevenuto dalla(e) barriera(e) al fine di concorrere alla prevenzione di un'esplo-
sione nell'ambiente considerato, può essere: sia la presenza di una sostanza pericolosa, sia la sua accumulazione, sia la sua
miscelazione con aria, sia il suo contatto con fenomeni elettrotermici innescanti, sia la formazione di tali fenomeni elettroter-
mici, sia l'esportazione all'esterno di una custodia della temperatura prodotta da un'esplosione verificatasi al suo interno.
(2) Nel caso di più barriere in serie, ragionevolmente indipendenti da cause comuni di inefficienza, la probabilità di contempo-
ranea casuale inefficienza delle barriere è data dal prodotto delle probabilità; perciò se la possibilità di inefficienza di una sin-
gola barriera è bassa, quella di due barriere è estremamente bassa e quella di n barriere è il prodotto di n fattori molto minori
di uno, ossia è una probabilità talmente bassa (di ordine n), da potersi considerare praticamente trascurabile.
(3) In molti casi, la conoscenza qualitativa dei fenomeni (specie in insiemi complessi) non è accompagnata da dati quantitativi
(per mancanza di dati tecnici o scientifici) e conseguentemente è necessario ricorrere ad una analisi operazionale.
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pendenti da cause comuni di inefficienza salvo l'eccezione operazionale ammessa per le
“barriere aumentate” in cui 2 barriere sono inefficienti contemporaneamente;
stabilire il numero di barriere indipendenti da cause comuni di inefficienza (ossia stabilire il
grado di sicurezza) tenendo presente che questo deve essere aumentato al crescere del “ri-
schio”, ossia con la gravità del danno derivabile dall'evento non voluto (1);
considerare che talora, per cause di forza maggiore (proprie o ambientali), una barriera
può essere inefficiente durante il tempo (ragionevolmente prevedibile) necessario per il suo
ripristino, in base alle regole di comportamento stabilite ricordando che nel caso di “bar-
riere aumentate” falliscono contemporaneamente 2 barriere;
nel caso di incertezza nella conoscenza (pratica o scientifica) di fattori che interessano la
sicurezza, stabilire margini tali da compensare convenzionalmente l'incertezza;
stabilire o constatare l'esistenza di regole di comportamento nel collaudo, nell'esercizio e
nella manutenzione, che assicurino comunque la costante efficienza del numero minimo
di barriere necessarie per ottenere, con le suddette regole, il grado di sicurezza 3.
(1) Nei luoghi con pericolo di atmosfera esplosiva generalmente si ammette, per convenzione, che la sicurezza sia assicurata
quando tale evento è prevenuto con un grado di sicurezza 3:
cioè con almeno 3 barriere normali (ciascuna con grado di sicurezza 1) in serie;
oppure con
2 barriere in serie di cui 1 normale ed 1 aumentata (grado di sicurezza 2).
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ovunque possibile il grado sia dei centri di pericolo sia del grado della si-
curezza equivalente contro la presenza di sostanze esplosive o di atmo-
sfera pericolosa;
3) riferiti all'impianto elettrico:
evitare che l'impianto elettrico sia sede di fenomeni termici, atti ad inne-
scare l'accensione di atmosfere pericolose o di sostanze esplosive.
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Nella presente Norma sono normalizzati 7 tipi di impianti a sicurezza, da realiz-
zare osservando i criteri generali del Cap. VI e secondo i criteri specifici dei Cap.
dal VII al XIII. I tipi normalizzati di impianti a sicurezza sono individuati me-
diante sigle, specificate nella Sez. 5 del presente Capitolo.
Per la scelta dei singoli tipi di impianti a sicurezza valgono le seguenti avvertenze.
1) Per la presente Norma l'espressione “impianto elettrico a sicurezza” equivale
a “impianto elettrico adeguato alla zona di impiego, secondo le indicazioni
della presente Norma”.
Pertanto, ciascun tipo di impianto considerato offre garanzie di sicurezza con-
tro il pericolo di esplosione solo se impiegato nelle zone AD per le quali è in-
dicato come idoneo o ridondante nella Tab. IV del Cap. VI; non offre invece,
tali garanzie se è indicato come vietato.
Così, ad esempio, in luoghi C0 non si devono impiegare impianti “a prova di
esplosione”, se non sono resi anche “a tenuta”, perché non è praticamente
possibile costruire custodie atte a resistere alla deflagrazione interna ad essi di
sostanze esplosive. In C0 si deve pertanto impedire il contatto delle sostanze
esplosive con parti elettriche in tensione e si devono quindi impiegare im-
pianti nei quali i componenti sono racchiusi in custodie dotate di requisiti tali
da impedire infiltrazioni pericolose delle sostanze esplosive, specie se in for-
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ma di polveri (impianti di tipo AD-SI dove ammesso (vedi Tab. IV) oppure
AD-T).
In luoghi C2 (che, per caratteristiche fisiche delle sostanze, sono analoghi a
luoghi C0, ma assai meno pericolosi) oltre agli impianti AD-SI e AD-T posso-
no essere usati, con sufficienti garanzie di sicurezza, anche impianti “a sicu-
rezza funzionale a tenuta” (AD-FT), nei quali quei componenti che non pro-
vocano archi o scintille nell'esercizio ordinario (es. i cavi) possono essere
privi di involucri protettivi che ne limitino il contatto con le polveri, purché
siano sufficientemente protetti contro le sollecitazioni meccaniche, termiche e
chimiche pericolose e contro il pericolo di superare le massime temperature
superficiali ammesse per le polveri presenti.
Per contro, nelle zone C1Z1 e C1Z2 non sono adatti impianti del tipo “a tenu-
ta” (AD-T) e si devono impiegare impianti dei seguenti tipi normalizzati: “a
prova di esplosione” (AD-PE), “a sovrapressione interna” (AD-SI), “a sicurez-
za intrinseca” (AD-I), “a sicurezza di tipo speciale” (AD-S), “a sicurezza fun-
zionale contro le esplosioni” (AD-FE), secondo le indicazioni del Cap. VI.
In luoghi C1 e contemporaneamente C2 (ad esempio: luogo in cui polveri in-
fiammabili sono trattate con solventi infiammabili), oppure in luoghi C1 e
contemporaneamente C0, le custodie “a prova di esplosione” devono essere
anche “a tenuta”, cioè rese tali (ad es. mediante opportune guarnizioni),
come previsto all'art. 5.4 della Norma CEI EN 50018 (31-1).
In zone C3Z2 è da ritenere che le precauzioni da prendere si riducano essen-
zialmente a premunirsi contro il solo pericolo che le sostanze vengano in
contatto con parti scintillanti per l'esistenza di condizioni che escludono la
formazione di miscele gassose in quantità o in concentrazioni tali da provoca-
re esplosioni vere e proprie; ciò si può ottenere semplicemente schermando
le costruzioni elettriche rispetto all'ambiente. In questo caso, quindi, un'ade-
guata garanzia di sicurezza si può conseguire anche semplicemente adottan-
do impianti AD-FT.
2) La corrispondenza, espressa nella Tab. IV del Cap. VI, fra i singoli tipi di zona
AD e gli impianti rispettivamente indicati come “idonei”, traduce la correla-
zione, tanto fra la gravosità delle condizioni determinate dalla probabilità di
presenza delle sostanze pericolose e i requisiti di sicurezza degli impianti
stessi, quanto fra le caratteristiche di comportamento delle sostanze pericolo-
se presenti nell'ambiente e le modalità protettive che caratterizzano i singoli
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tipi di impianto a sicurezza.
La correlazione è tale che, se in un luogo esistono zone con probabilità diver-
se di presenza di sostanze pericolose, impiegando in ciascuna zona AD im-
pianti indicati come “idonei” alla zona stessa si tende a conseguire nell'eser-
cizio un grado di sicurezza equivalente pressoché uniforme per tutta
l'estensione del luogo considerato.
Così, se un luogo comprende zone C1Z1 e C1Z2, nelle prime sono da preve-
dere concentrazioni pericolose di gas o vapori in condizioni di ordinario eser-
cizio mentre nelle seconde le suddette concentrazioni potranno verificarsi
solo eccezionalmente. Pertanto:
per le zone C1Z1 è idoneo, ad esempio, un impianto nel quale quei com-
ponenti che nel funzionamento normale possono produrre archi o scintil-
le o superare le massime temperature ammesse hanno modi di protezione
Ex d, Ex p, Ex i, mentre gli altri componenti, ove ammessi, sono di alta af-
fidabilità, perché con modo di protezione Ex e, con specifiche particolari-
tà di installazione;
per le zone C1Z2 è idoneo, ad esempio, un impianto nel quale quei com-
ponenti che nel funzionamento normale possono produrre archi o scintil-
le o superare le massime temperature ammesse hanno modi di protezione
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1.1.03f Appendici
Nelle Appendici attualmente vigenti si considerano alcuni casi particolari.
Tali casi particolari costituiscono esempi ai quali si possono rapportare altri casi
analoghi per i quali un'adeguata esperienza suggerisca la possibilità o l'opportu-
nità di rettifiche all'applicazione delle regole generali (ved. ad esempio 1.1.02b,
3.2.02), ma in ogni caso col rispetto del grado di sicurezza equivalente almeno 3.
2 LEGISLAZIONE
S E Z I O N E
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«Approvazione del regolamento speciale per l'impiego dei gas tossici».
2. — R.D. 18-6-1931 n. 773 (s. o. della G. U. del 26-6-1931):
«Testo Unico delle leggi di Pubblica Sicurezza».
3. — D.M. 31-7-1934 (G. U. n. 228 del 28-9-1934):
«Approvazione delle Norme di sicurezza per la lavorazione, l'immagazzi-
namento l'impiego e la vendita di olii minerali e per il trasporto degli olii
stessi».
4. — D.M. 12-5-1937 (G.U. n. 145 del 24-6-1937):
«Modificazione della Norma di sicurezza per l'immagazzinamento, l'im-
piego e la vendita degli olii minerali e per il trasporto degli olii stessi».
5. — R.D. 6-5-1940 n. 635 (s. o. della G. U. n. 149 del 26-6-1940) e successivi
aggiornamenti:
«Approvazione del Regolamento per l'esecuzione del testo unico delle
leggi di Pubblica Sicurezza».
6. — D.P.R. 27-4-1955 n. 547 (s. o. della G. U. n. 158 del 12-7-1955):
«Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro».
7. — D.P.R. 19-3-1956 n. 302 (s. o. della G. U. n. 105 del 30-4-1956):
«Norme di prevenzione degli infortuni sul lavoro integrative di quelle ge-
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17. — D.M. 27-3-1979 (G.U. n. 136 del 19-5-1979):
«Riconoscimento di efficacia di un nuovo sistema di sicurezza ai sensi
dell'art. 395 del decreto del Presidente della Repubblica 27-4-1955,
n. 547».
18. — D.M. 10-6-1980 (G.U. n. 184 del 7-7-1980):
«Riconoscimento di efficacia dei sistemi di sicurezza applicati agli impianti
frigoriferi industriali ad ammoniaca».
19. — D.M. 16-2-1982 (G.U. n. 98 del 9-4-1982):
«Modificazioni del decreto ministeriale 27 settembre 1965 concernente la
determinazione delle attività soggette alle visite di prevenzione incendi».
20. — D.P.R. 21-7-1982 n. 727 (G.U. n. 281 del 12-10-1982):
«Attuazione della direttiva (CEE) n. 76/117 relativa al materiale elettrico
destinato ad essere utilizzato in atmosfera esplosiva».
21. — D.P.R. 29-7-1982 n. 577 (G.U. n. 229 del 20-8-1982):
«Approvazione del regolamento concernente l'espletamento dei servizi di
prevenzione e di vigilanza antincendi».
22. — D.P.R. 21-7-1982 n. 675 (G.U. n. 264 del 24-9-1982); D.M. 5-10-1984 (G.U.
n. 288 del 18-10-1984):
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«Attuazione della direttiva (CEE) n. 196 del 1979 relativa al materiale elet-
trico destinato ad essere utilizzato in atmosfera, per il quale si applicano
taluni metodi di protezione».
23. — D.M. 1-3-1983 (G.U. n. 75 del 17-3-1983):
«Designazione dell'organismo italiano autorizzato a procedere all'esame
del materiale elettrico antideflagrante ed a rilasciare i relativi certificati;
pubblicazione dell'elenco comunitario degli organismi degli stati membri
che rilasciano certificati di conformità e di controllo, nonché dell'elenco
comunitario dei modelli dei certificati di conformità utilizzati da detti or-
ganismi, e del modello CEE del certificato di conformità».
24. — D.M. 24-11-1984 (s. o. della G.U. n. 12 del 15-1-1985); D.M. 8-6-1993
(G.U. n. 154 del 3-7-1993):
«Norme di sicurezza antincendio per il trasporto, la distribuzione, l'accu-
mulo e l'utilizzo del gas naturale con densità non superiore a 0,8».
25. — Legge 18-12-1984 n. 976 (G.U. n. 25 del 30-1-1985):
«Ratifica ed esecuzione della convenzione relativa ai trasporti ferroviari
internazionali ..... Appendice B- Regole uniformi concernenti il trasporto
ferroviario internazionale di merci (CIM) Annesso I(RID)».
26. — D.M. 1-2-1986 (G.U. n. 38 del 15-2-1986):
«Norme di sicurezza per la costruzione e l'esercizio delle autorimesse e si-
mili».
27. — D.M. 28-2-1986 (G.U. n. 68 del 22-3-1986):
«Approvazione di Tabelle UNI CIG di cui alla legge 6 DIC. 1971 n. 1083
sulla sicurezza di impiego del gas combustibile».
28. — D.M. 1-3-1989 (G.U. n. 76 del 1-4-1989):
«Recepimento della Direttiva 88/571/CEE sull’aggiornamento al progresso
tecnico dei modi di protezione del materiale elettrico antideflagrante»
29. — Legge 17-4-1989 n. 150 (G.U. n. 97 del 27-4-1989):
«Attuazione della direttiva 82/130/CEE e norme transitorie concernenti la
costruzione e la vendita di materiale elettrico destinato ad essere utilizza-
to in atmosfera esplosiva».
30. — D.M. 19-6-1990 (G.U. n. 153 del 3-7-1990):
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«Designazione del Centro elettrotecnico sperimentale italiano “Giacinto
Motta” di Milano quale organismo incaricato dell'esame del materiale e
del rilascio di certificati di conformità e di controllo per i materiali elettrici
destinati ad essere utilizzati nelle miniere grisutose e negli impianti mine-
rari in superficie che corrono il rischio di venire a contatto con il grisú».
N.B. Il D.M. è emesso come attuazione della legge di pos. 29.
31. — Legge 5-3-1990 n. 46 (G.U. n. 59 del 12-3-1990):
«Norme di sicurezza degli impianti»
32. — D.M. 8-4-1991 n. 228 (G.U. n. 178 del 31-7-1991):
«Recepimento per l’attuazione della Direttiva della Commissione
n. 88/35/CEE, per l’adeguamento al progresso tecnico degli allegati alla
legge 17 aprile 1989 n. 150, sul materiale elettrico destinato ad essere uti-
lizzato in atmosfera esplosiva».
33. — D.P.R. 6-12-1991 n. 447 (G.U. n. 38 del 15-2-1992):
«Regolamenti di attuazione della Legge 5 marzo 1990 n. 46 in materia di
sicurezza degli impianti».
34. — D.P.R. 18-4-1994 n. 392 (S.O.G.U. n. 141 del 18-6-1994):
«Regolamento recante disciplina del procedimento di riconoscimento del-
le imprese ai fini della installazione, ampliamento e trasformazione degli
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3 DEFINIZIONI GENERALI
S E Z I O N E
1.3.01 Ambiente
Parte di un luogo nella quale esistono condizioni (di ventilazione o ambientali)
univocamente definite dalla presente Norma, capaci di condizionare la dispersio-
ne o l'accumulo delle sostanze pericolose, od eventuali condizioni speciali, defi-
nite dalle Norme per gli impianti utilizzatori.
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Un sistema di estrazione può conseguire lo stesso risultato a condizione che l'aria
aspirata dall'esterno sia sufficientemente pura.
L'efficienza della ventilazione artificiale può essere qualificata con il suo grado di
sicurezza equivalente.
Nella norma non sono forniti in modo puntuale i parametri che influenzano la defini-
zione di ambiente a ventilazione impedita di luoghi C1 e C3.
A ventilazione impedita è un ambiente in cui, una volta formatasi un’atmosfera pericolo-
sa, questa permane per un certo periodo di tempo anche al mancare della emissione che
l’ha determinata.
In fenomeno è possibile o meno in dipendenza, ad esempio:
- del volume a disposizione per la diffusione del gas o del vapore;
- della posizione e dimensione delle aperture che mettono in comunicazione l’ambiente
considerato con altri ambienti limitrofi in cui il gas o vapore possa diffondere;
- dei movimenti dell’aria;
- della diffusività della sostanza pericolosa nell’atmosfera.
Per definire un ambiente a ventilazione impedita si può procedere come segue.
In base al grado del centro di pericolo ed alle condizioni di ventilazione si perviene alla
qualifica della zona pericolosa utilizzando i limiti probabilistici di cui alla Tabella di
3.2.01.b).
Se dal calcolo risulta che la probabilità di presenza dell’atmosfera esplosiva peggiora la
qualifica della zona che sarebbe determinata dallo stesso CP posto in ambiente natural-
mente ventilato, significa che la ventilazione è impedita (es. da C1CP2 anzichè zona
C1Z2 si determina una zona C1Z1 ovvero C1Z0).
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1.3.01h Ambiente interno di luoghi C0 e C2
Ambiente in cui la presenza di ostacoli all'intorno od all'interno favorisce l'accu-
mulo delle polveri, ostacolandone la dispersione e/o la neutralizzazione ad opera
di cause naturali.
1.3.02 Aperture
Si considerano aperture quelle che, in relazione alle dimensioni e differenze di
pressione, potrebbero consentire il trasferimento di un’atmosfera pericolosa.
Si considerano le seguenti qualifiche delle aperture in relazione alla loro efficacia
contro il trasferimento di un'atmosfera pericolosa. Tale efficacia per le aperture
A1, A2, A3 è ottenuta se i serramenti sono ordinariamente chiusi o aperti poco
frequentemente.
A0: aperture prive di serramenti oppure munite di serramenti non conformi
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1.3.04 Barriera (apprestamento di difesa)
Un apprestamento di difesa contro un evento non voluto può essere costituito,
sia da uno stato ambientale naturale, sia da un apprestamento artificiale di qual-
siasi tipo o natura (ad esempio: involucro o schermo protettivo, ventilazione na-
turale o artificiale, sovrapressione od aspirazione, drenaggio, asporto, inertizza-
zione, protezione elettrica, procedura operativa particolare, ecc.).
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Sono quelle dotate dei modi di protezione elencati all'art. 1.4.c), riguardo alle
quali si ricordano le seguenti definizioni:
a) costruzione elettrica (Norma CEI EN 50014 (31-8); art. 2.1)
Insieme di elementi che sono, in tutto o in parte, funzionalmente soggetti a
fenomeni elettrici. Sono comprese, fra le altre, le costruzioni destinate alla
produzione, trasporto, distribuzione, accumulo, misura, regolazione, trasfor-
mazione e consumo dell'energia elettrica, anche per telecomunicazioni.
b) componente (di un impianto elettrico) (Norma CEI 64-8; Parte 2 art. 27.1 e
27.3).
Ai fini degli impianti elettrici, è detto “componente” ogni costruzione elettrica
che fa parte dell'impianto elettrico. Tra essi rientrano,quindi, anche le costru-
zioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive.
Inoltre per la presente Norma tra i componenti sono compresi gli apparecchi
utilizzatori solo ai fini dei provvedimenti per evitare che siano causa di inne-
sco di esplosione.
c) componente Ex (Norma CEI EN 50014 (31-8) art. 3.23)
Parte di costruzione elettrica per atmosfere potenzialmente esplosive che non
può essere utilizzata da sola in tali atmosfere e che richiede una certificazione
aggiuntiva per ogni costruzione elettrica con cui essa è utilizzata.
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1.3.09 Distanza AD
Distanza di un punto al limite di una zona AD da un CP o da una apertura di un
ambiente considerato zona AD. In presenza di un ostacolo, la distanza AD viene
misurata lungo la linea di minimo percorso (filo teso) che evita l'ostacolo.
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1.3.11a Funzionamento normale se:
il funzionamento dell'impianto, nel suo insieme e nei singoli suoi componen-
ti, si svolge entro il campo delle prestazioni nominali e delle sollecitazioni
ammesse dalle relative Norme;
il superamento delle prestazioni nominali è prevenuto in esercizio dal corret-
to intervento dei dispositivi di protezione, dai sistemi di regolazione od anche
da interventi manuali;
nessuno dei suoi componenti è sede di guasti influenti sulla sicurezza che
l'impianto elettrico a sicurezza (1.3.14) deve fornire nell'esercizio;
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1.3.14 Impianto elettrico a sicurezza (impianto AD)
Impianto elettrico idoneo o ridondante per luoghi con pericolo di esplosione (1).
Per le definizioni dei vari tipi di impianti a sicurezza vedere la Sez. 5 del presente
Capitolo; per quanto riguarda i relativi criteri di scelta e caratteristiche generali
vedere il Cap. VI.
Nota Salvo quando esplicitamente indicato nella presente Norma, non è necessario che i componenti
dell'impianto elettrico “a sicurezza” vengano segregati in locali separati chiusi a chiave (2).
1.3.17 Lavaggio
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(1) Rientrano fra questi impianti anche quelli che, nel D.P.R. 27-4-1955, n. 547, sono denominati, a seconda dei casi, “antide-
flagranti” oppure “stagni o chiusi”.
(2) Questa avvertenza non si ritiene in contrasto con la prescrizione di cui all'articolo 340 del D.P.R. 27-4-1955 n. 547.
(3) Nel vocabolario elettrotecnico internazionale (CEI/ IEC 50 (426): 1990) detti “limiti inferiori e superiori di esplodibilità”
(426-02-09, 10).
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1.3.22 Temperatura di accensione (autoaccensione)
È la minima temperatura alla quale una sostanza, in miscela con aria nella con-
centrazione più facilmente infiammabile, può accendersi spontaneamente ed
alla quale la combustione può procedere anche senza apporto di calore
dall'esterno. In sede chimica detta di “autoaccensione” od anche, talora, di
“autoinfiammabilità”.
Per i valori e i metodi di misura relativi a sostanze infiammabili vedi Tab. I alla
fine del Cap. III.
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1.3.24b Zona AD primaria
Zona convenzionale utilizzata come base per la definizione delle zone AD.
Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2 F.1
(maggio 1994)
In una zona AD di classe 1 o di classe 3 è possibile realizzare, in una sua parte, un volu-
me artificalmente non AD per mezzo di un impianto di ventilazione localizzato se nel
volume considerato si realizzano le condizioni di cui all’art. 3.4.03 con impianto di ven-
tilazione dotato degli apprestamenti di difesa necessari per raggiungere il grado di sicu-
rezza equivalente almeno pari a tre.
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Z2 = zona AD con grado di sicurezza equivalente 2 (1.3.24a)
ZR = zona AD nei luoghi C0 e C1 con grado di sicurezza equivalen-
te pari a quella della zona C3Z2 (1.3.24a)
C0Z0, C0Z1, C0Z2, C0ZR = nei luoghi C0 rispettivamente zona AD di quali-
fica Z0, Z1, Z2, ZR (1.3.24a)
C1Z0, C1Z1, C1Z2, C1ZR = nei luoghi C1 rispettivamente zona AD di quali-
fica Z0, Z1, Z2, ZR (1.3.24a)
C2Z, = nei luoghi C2 zona AD di qualifica non precisata
C3Z, C3Z1, C3Z2 = nei luoghi C3 rispettivamente zona AD di grado non
precisato, qualifica Z1, Z2 (5.4.01, 1.3.24a)
C1Z1C = zona C1Z1 con controllo dell'atmosfera (15.1.01)
C1Z2C = zona C1Z2 con controllo dell'atmosfera (15.1.01)
C3Z1C = zona C3Z1 con controllo dell'atmosfera (15.1.01)
C3Z2C = zona C3Z2 con controllo dell'atmosfera (15.1.01)
b) Abbreviazioni relative agli impianti elettrici a sicurezza (1.3.14).
AD = a sicurezza (in generale) (1.3.14)
AD-A = a sicurezza approvato (1.5.09)
AD-F = a sicurezza funzionale (in generale) (1.5.05)
AD-FE = a sicurezza funzionale contro le esplosioni (1.5.06)
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D.M. = Decreto Ministeriale (data ed estremi di pubblicazione sulla
G.U.)
D.P.R. = Decreto del Presidente della Repubblica (data e numero)
G.U. = Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana
IEC = International Electrotechnical Commission (Commissione Elet-
trotecnica Internazionale)
P.S. = Pubblica Sicurezza
R.D. = Regio Decreto (data e numero)
s.o. = Supplemento Ordinario (della Gazzetta Ufficiale)
T.U. = Testo Unico
UNEL = Unificazione Elettrotecnica
CIM = Regole uniformi concernenti il contratto di trasporto ferrovia-
rio internazionale di merci
RID = Regolamento internazionale concernente il trasporto di merci
pericolose per ferrovia
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to in 1.5.06 o 1.5.07) in modo da ottenere un complesso che presenta un grado
di sicurezza uniforme in relazione ai rischi di innesco delle suddette sostanze
eventualmente presenti nell'ambiente di installazione.
AD-FE2.
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1.5.09 Impianto a sicurezza approvato (AD-A)
Questo impianto a sicurezza non è trattato nella presente Norma, in quanto è
realizzato con mezzi o sistemi diversi da quelli considerati nella presente Norma
e la cui idoneità è riconosciuta caso per caso dall'Autorità competente (1).
Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2 F.8
(ottobre 1995)
Le colonnine di distribuzione di carburanti, corrispondenti ai prototipi approvati dal
Ministero dell’Interno (Direzione Generale della Protezione Civile e dei Servizi Antincen-
di), sono da considerarsi apparecchi con impianto elettrico a sicurezza di tipo approvato,
AD-A .
in conformità alle indicazioni fornite dalla presente Norma nei Cap. II, III, IV, V,
XI, XIV, XV, XVI o nelle Appendici se applicabili:
a) le sostanze da cui dipende il pericolo ed i valori effettivi delle loro caratteri-
stiche significative;
b) la classe del luogo pericoloso ed i relativi centri di pericolo specificandone il
grado;
c) la qualifica ed estensione di ciascuna zona AD che fa parte del luogo suddet-
to a mezzo di disegni particolareggiati e Tabelle riepilogative;
d) le eventuali parti del luogo pericoloso per le quali valgono le avvertenze di
cui in 3.2.01 b), 3.2.02.2), 4.2.01 b), 4.2.02, i criteri contenuti nelle Appendici;
e) i dati necessari per la corretta scelta degli impianti elettrici a sicurezza even-
tualmente destinati ai locali di cui in 3.4.03 e 4.4.02 (ved. anche 6.1.02 e
6.1.03);
f) i dati, relativi alle condizioni di esercizio, eventualmente necessari per una
corretta scelta dei motori e delle protezioni elettriche in impianti AD-FE;
g) le parti metalliche per le quali la protezione contro le scariche atmosferiche o
contro l'accumulo di cariche elettrostatiche comporta appropriati provvedi-
menti di messa a terra, nonché le parti eventualmente dotate di un sistema di
protezione catodica a corrente impressa.
Inoltre il committente deve fornire:
i dati per determinare lo schema e la disposizione dei circuiti elettrici;
i dati necessari a definire le caratteristiche dei componenti dei circuiti, in con-
formità alle indicazioni delle vigenti Norme CEI relative ai singoli componenti.
(1) Ai sensi dell'art. 395 del D.P.R. 27-4-1955 n. 547 l'Autorità competente è il Ministero per il Lavoro e la Previdenza Sociale
che sentita la Commissione Consultiva Permanente, emette il Decreto di riconoscimento dell'efficienza dei sistemi protettivi
adottati. Per i distributori di carburante l'Autorità competente è il Ministero dell'Interno (D.G.S.A.), sentita la Commissione
Consultiva Permanente.
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b) tutti i dati relativi ai componenti dell'impianto elettrico a sicurezza che secon-
do le Norme CEI devono essere indicati nelle ordinazioni dei materiali;
c) la temperatura superficiale massima ammessa nel funzionamento normale per
i suddetti componenti, in relazione alle sostanze pericolose previste (per i
componenti a sicurezza idonei all'impiego in presenza di gas o vapori infiam-
mabili è sufficiente indicare la classe di temperatura).
(1) La dichiarazione di conformità dell'impianto elettrico alla presente Norma è da considerare corrispondente a tutti gli effetti
alla “dichiarazione di antideflagranza” da parte del costruttore, richiesta dall'art. 330 del D.P.R. 27-4-1955, n. 547.
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II LUOGHI DI CLASSE 0 (C0)
CAPITOLO
1 GENERALITÀ
S E Z I O N E
S E Z I O N E
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Sono altresì considerati C0CP1 le macchine e le apparecchiature destinate a lavo-
razioni di materie esplosive che comportino l'impiego di solventi organici infiam-
mabili (ad es. alcool, etere ecc.).
Nota Per i pericoli derivanti dall'emissione all'esterno di vapori di detti solventi valgono le indicazio-
ni del Cap. III.
Sono da considerare, ad esempio, C0CP1, se rispondenti alle suddette condizioni:
essiccatoi di esplosivi primari (azoturo di piombo, stifnato di piombo, fulmi-
nato di mercurio e innescanti in genere);
essiccatoi di esplosivi secondari (tritolo, tetrile, T4 o di scoppio in genere);
essiccatoi di esplosivi di lancio o propellenti in genere;
miscelatori di esplosivi primari e di miscele sensibili;
setacci per esplosivi primari e secondari;
setacci per polveri di lancio finemente suddivise (passanti attraverso una luce
netta per maglia di 0,5 mm);
miscelatori di esplosivi secondari ed impastatrici per la loro flemmatizzazione;
dosatori e presse per il caricamento di detonatori e capsule di ogni tipo;
caldaie di fusione od apparecchi per la formazione di scaglie o di cristalli sfu-
si di tritolo-pentrite, tritolo-T4 ecc., o per il caricamento allo stato fuso;
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riscaldatori per propellente in rotoli a doppia base per grani per razzi;
mescolatori per polveri in granuli a singola, doppia e tripla base;
mescolatori per polveri in bacchette a singola, doppia e tripla base;
estrusori continui monovite o bivite per polveri a singola, doppia, tripla base
e grani per razzi;
taglierine per ottenimento granuli o lamine o bacchette di polvere a singola,
doppia e tripla base;
mescolatori per gallette;
macchine per lo spezzettamento di blocchi di nitrocellulosa disidratata;
dosatori a volume o a peso di nitrocellulosa alcolica;
bilance pesatrici di polvere a singola, doppia e tripla base;
impianto per la disidratazione di nitroglicerina sottovuoto;
apparecchiature per la lavorazione meccanica degli esplosivi secondari;
apparecchiature per la lavorazione meccanica di propellenti;
apparecchiature di sconfezionamento teste di guerra per fusione totale o par-
ziale dell'esplosivo secondario;
mulini per la macinazione a secco di esplosivi secondari.
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macchine per la macinazione ad umido di esplosivi secondari;
attrezzature per l'imballaggio di colpi completi;
attrezzature per la finitura e l'assiematura di granate cariche e colpi completi;
apparecchiature per l'integrazione di razzi e missili;
attrezzature per l'integrazione di colpi con submunizioni;
attrezzature per lo sconfezionamento di teste di guerra e colpi completi;
attrezzature per le prove di traballamento e vibrazione di colpi completi;
laboratori balistici;
laboratori fisici per esplosivi e/o manufatti esplosivi;
apparecchi vari per la cristallizzazione da solventi di esplosivi solidi a tempe-
ratura ambiente;
macchine per la preparazione di micce a lenta combustione, a combustione
rapida e detonatori;
burloni per detonatori e capsule;
attrezzature per la preparazione di micce di ritardo per inneschi elettrici e altri
artifizi ritardanti e per il loro montaggio sugli artifizi;
attrezzature per la preparazione delle testine degli accenditori elettrici;
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depositi per esplosivi, colpi completi, razzi, missili, detonatori, capsule e mic-
ce imballati;
camere climatiche e/o termostatiche per colpi completi, razzi, missili, detona-
tori, capsule e giroscopi con propulsione a mezzo sostanze esplosive.
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c) negli ambienti esterni le zone adiacenti alle aperture A0 di ambienti qualificati
C0Z1.
2.5.01 Generalità
Per determinare l'estensione delle zone AD secondo il procedimento generale di
cui alla Sez. 2, si applicano le regole fornite nella presente Sezione e le indica-
zioni riportate nelle figure.
Nei casi illustrati nelle figure valgono le seguenti avvertenze:
ove esistono più centri di pericolo che determinano zone AD fra loro interfe-
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renti, la zona AD risultante è l'inviluppo delle zone AD stesse;
se sono presenti anche sostanze infiammabili o polveri infiammabili la esten-
sione della zona AD viene determinata tenendo conto congiuntamente dei
criteri dei luoghi C0, C1, C2;
se un ambiente, non contenente alcun C0CP (e, pertanto, di per se stesso “zo-
na non AD”) comunica, tramite un'apertura, con una C0Z, questa può esten-
dersi all'ambiente con estensione determinata dalle seguenti due condizioni:
1) tipo dell'ambiente considerato (1.3.01g, h);
2) qualifica dell'apertura (1.3.02).
Per la scelta dei tipi di impianti elettrici a sicurezza idonei alle zone AD di luoghi
di classe 0, si rimanda al Cap. VI.
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Figure Capitolo II
Dimensioni in metri
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III LUOGHI DI CLASSE 1 (C1)
CAPITOLO
Dal 1° gennaio 1998 questo Capitolo non è più in vigore in quanto sostituito dal-
la Norma CEI EN 60079-10 (CEI 31-30), prima edizione, Fascicolo 2895.
Una guida all’utilizzo ed esempi di applicazione della Norma CEI EN 60079-10
(CEI 31-30) sono dati nella Guida CEI 31-35, Fascicolo 5925, e nella Guida CEI
31-35/A, Fascicolo 5926.
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IV LUOGHI DI CLASSE 2 (C2)
CAPITOLO
1 GENERALITÀ
S E Z I O N E
4.1.01 Luoghi C2
Si considerano C2 i luoghi nei quali siano prevedibili pericoli di esplosioni di
polveri infiammabili eventualmente presenti nell'ambiente, all'esterno del loro re-
golare sistema di contenimento, dal quale potrebbero fuoriuscire sia durante il
funzionamento ordinario dell'impianto di deposito o di lavorazione, sia in caso di
funzionamento anormale di questo.
I cumuli (strati o mucchi) di queste polveri sono pericolosi e, se innescati, posso-
no formare atmosfere pericolose.
Nel caso di polveri che emettano gas infiammabili si applicano anche le prescri-
zioni per le sostanze infiammabili (Cap. III, V).
Nota La valutazione della prevedibilità del pericolo di esplosione di una polvere infiammabile dipen-
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(1) Tra le caratteristiche che individuano la “natura fisico-chimica” della polvere, ed es: composizione chimica, densità, granu-
lometria, temperatura di accensione, ecc., ecc.
(2) La miscelazione con sostanze neutralizzanti può essere ottenuta tanto con polveri inerti, quanto da umidificazione con acqua,
se ciò è tollerato dalla polvere in questione.
(3) Le condizioni ambientali sono costituite da: temperatura, pressione, turbolenza atmosferica, tenore di ossigeno, concentra-
zione della polvere in relazione al volume-ambiente, e simili.
(4) La Tab. II non ha valore impegnativo; essa risale alla prima stesura della Norma CEI 64-2 (1973) ed è stata tratta dai docu-
menti indicati nelle Note che la accompagnano; più recenti sperimentazioni possono fornire indicazioni diverse da quelle in
essa riportate.
Non si ritiene, tuttavia, di procedere ad un suo aggiornamento, in quanto non è compito della presente Norma fornire dati
impegnativi in tale materia.
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4.1.03 Caratteristiche delle polveri
Ai fini dell'individuazione del grado di protezione richiesto alle custodie dei com-
ponenti dell'impianto elettrico a sicurezza, nonché della massima temperatura su-
perficiale ammissibile per tutti i componenti elettrici, si deve tener conto delle se-
guenti caratteristiche delle polveri previste:
a) conducibilità elettrica
Convenzionalmente, le polveri infiammabili si considerano:
elettroconduttrici (E), se presentano resistività minore di 100 kΩ · cm, de-
terminano luoghi C2E;
non elettroconduttrici (NE), se la loro resistività non è inferiore a detto va-
lore, determinano luoghi C2NE.
Nota Le polveri infiammabili conduttrici, metalliche e non metalliche, possono favorire, a seconda
della loro conducibilità, scariche elettriche; inoltre quelle metalliche in genere, per il loro grado
di suddivisione, possono formare più facilmente sospensioni, fortemente esplosive, in aria e pe-
netrare più facilmente all'interno delle custodie di apparecchiature elettriche.
a) temperatura di accensione
Della temperatura di accensione delle polveri infiammabili si tiene conto in-
troducendo limiti alla temperatura max superficiale delle costruzioni elettri-
che (ved. 6.1.01 e, 6.1.01 f)
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b) granulometria
La granulometria della polvere, in concomitanza con la sua densità, è deter-
minante per la possibilità di formare la nube esplosiva e per la persistenza di
questa, prima che tutta la polvere si sia depositata; in linea di massima, si può
dire che si è in presenza di “polvere”, se la granulometria delle particelle è in-
feriore a 0,2 mm.
c) limiti di infiammabilità in aria
In generale, i limiti di infiammabilità della polvere hanno scarsa rilevanza ai
fini di stabilire se il pericolo sussiste o meno, se non in riferimento ad un vo-
lume convenzionale sperimentale connesso alla valutazione dell'entità di
un'eventuale esplosione, di cui a 4.1.01.
Nota Una polvere infiammabile, in sospensione nell'aria, può formare una nube, avente concentra-
zione compresa nell'intervallo di infiammabilità (e quindi esplodibile) anche in una parte li-
mitata dell'intero ambiente.
4.2 Premessa
Il presente Capitolo fornisce i criteri per individuare le zone AD dei luoghi C2
all'esterno del regolare sistema di contenimento delle polveri infiammabili; la
prevenzione del pericolo di esplosione all'interno di detto sistema di conteni-
mento fa parte della progettazione dell'impianto di lavorazione o deposito di cui
il sistema di contenimento delle polveri è parte intrinseca.
Come criterio generale le installazioni elettriche all'interno di detto sistema di
contenimento sono da evitare, ricorrendo, ovunque possibile, ad accorgimenti
sostitutivi; ove assolutamente indispensabile, le installazioni elettriche interne al
sistema devono essere studiate, caso per caso, dal progettista dell'impianto di la-
vorazione o di deposito, con la collaborazione del progettista dell'impianto elet-
trico, in modo da evitare che possano fornire l'innesco delle polveri infiammabili
contenute nel sistema stesso.
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4.2.01 Procedimento generale
a) Le zone AD dei luoghi C2 si determinano procedendo come segue:
si individuano i C2CP e se ne determina il grado secondo le regole della
Sez. 3 seguente;
si individuano le condizioni degli ambienti circostanti o prossimi ai C2CP,
conformemente alle indicazioni della seguente Sez. 4 ed alle definizioni
1.3.01.g) ed 1.3.01.h);
in base al grado dei C2CP, alle condizioni degli ambienti ed alla distribu-
zione, in questi, dei C2CP, si procede alla delimitazione delle zone AD pri-
marie, secondo le regole della seguente Sez. 5;
tenendo conto delle reali possibilità, in funzione degli ostacoli esistenti, di
diffusione e di deposito delle polveri infiammabili, si determina l'estensio-
ne delle zone AD.
b) Qualora si disponga di dati attendibili, rilevati anche da luoghi C2 con polveri
infiammabili di caratteristiche analoghe, ivi soggette a lavorazione o deposito
con modalità ed in condizioni ambientali non diverse da quelle previste nel
luogo considerato ed in quantitativi dello stesso ordine, tali dati possono es-
sere utilizzati per rettificare l'estensione delle zone AD, come sopra determi-
nata.
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I dati attendibili di cui sopra possono essere utilizzati anche per rettificare
l'estensione delle zone AD di luoghi C2 che abbiano in comune, col luogo
considerato, solo le modalità di lavorazione o di deposito delle polveri; però,
in tal caso, le previsioni circa l'entità delle eventuali emissioni di polveri e
della probabile diffusione e stratificazione di queste, in relazione alle caratte-
ristiche dell'ambiente ed al suo stato e ad ogni altro elemento che condiziona
l'estensione delle zone AD, devono essere rapportate, con criteri cautelativi,
ai corrispondenti elementi del luogo preso come riferimento.
I dati suddetti ed il metodo di rilievo di essi devono consentire una corretta
previsione dell'esistenza, nelle singole zone, di polveri infiammabili in quanti-
tativi ed in condizioni atti alla formazione di miscele con aria in concentrazio-
ni esplodibili tali da determinare esplosioni non trascurabili.
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3 CENTRI DI PERICOLO DEI LUOGHI C2
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ni previste nell'osservanza di 1.1.03.b) Nota - ultimo alinea.
Per non essere considerati C2CP, i collegamenti flangiati devono essere eseguiti me-
diante dispositivi aventi caratteristiche di non emissione, dimostrate sottoponendoli allo
scopo a prove in tutte le situazioni di esercizio ragionevolmente prevedibili, sia in fun-
zionamento normale (1.3.11a) che in funzionamento anormale (1.3.11c) e nel tempo
(durata).
4.3.03 Esclusioni
Non si considerano C2CP: le condutture in depressione con adeguata continuità
della sua efficienza e quelle prive di giunzioni a flangia e simili (le saldature ed i
manicotti non si considerano giunzioni), i sacchi ed i contenitori (di materiali ido-
nei) chiusi e rispondenti alla normativa per il trasporto su strada e/o ferrovia.
Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2 F.7
(ottobre 1995)
Non sono considerati C2CP, i contenitori di sostanze infiammabili allo stato di polveri
quando sono soddisfatte tutte le consizioni seguenti:
a) sono in materiali idonei e costruiti a regola d’arte nel rispetto di eventuali norme di co-
struzione e prova;
b) sono ermeticamente chiusi (sigillati) in fabbrica;
c) sono depositati e/o movimentati con modalità tali da considerare ragionevolmente
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non prevedibili cadute che possano provocare l’apertura del coperchio o il danneggia-
mento con fuoriuscita significativa di sostanze contenute;
d) è attuata in sito ogni ordinaria cautela contro la presenza di cumuli e vi è una co-
stante presenza dei mezzi per la loro neutralizzazione (durata complessiva di presen-
za dei cumuli, strati o mucchi inferiore a 1 h complessiva in 365 giorni).
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I provvedimenti di bonifica, per loro natura e/o per il modo con cui sono rea-
lizzati e mantenuti, devono poter essere considerati con grado di sicurezza
equivalente almeno 2 e quindi ragionevolmente non soggetti ad arresti inde-
siderati e continuamente in servizio durante tutto il tempo in cui la polvere
infiammabile può essere immessa nell'ambiente.
b) Asportazione continua delle polveri infiammabili.
Negli ambienti nei quali sono presenti C2CP1 (1), i provvedimenti di allonta-
namento delle polveri, in genere, sono efficaci soltanto se consistono in
dispositivi di captazione ed asporto installati nelle immediate vicinanze di cia-
scun C2CP1, in modo da impedire che la polvere si diffonda e si depositi
nell'ambiente. In questo caso, si considera “zona AD” un intorno del C2CP1
di raggio 1,5 m. Il resto dell'ambiente si considera “zona artificialmente non
AD” se soddisfatte le condizioni di cui in a).
Nota Costituiscono esempi di quanto sopra indicato gli impianti di aspirazione ed asporto polveri di-
rettamente accoppiati a macchinari, distributori od analoghe attrezzature di cui in 4.3.01, se
realizzati e mantenuti come sopra specificato. Impianti di aspirazione agenti genericamente
sull'ambiente, ma non accoppiati direttamente ai C2CP1, sono inefficaci contro le polveri dopo
che queste si sono depositate nell'ambiente. Pertanto, un impianto di ricambio forzato
dell'aria-ambiente, installato per proteggere le persone contro la polvere in sospensione
nell'aria, non è valido, ai fini della prevenzione delle esplosioni, se non è realizzato come sopra
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specificato.
In caso di prolungate o ripetute fermate dell'impianto di aspirazione ed
asporto polveri per un tempo complessivo sufficiente all'immissione nell'am-
biente di un quantitativo di polvere infiammabile significativo ai fini del peri-
colo di esplosione, l'impianto elettrico, se di tipo non idoneo a funzionare in
“zona AD”, deve essere messo fuori tensione e, prima di rimetterlo in tensio-
ne, dopo la rimessa in funzione dell'impianto di asporto polveri, si deve prov-
vedere, con sistema adeguato (anche manuale), alla rimozione della polvere
eventualmente depositata sulle superfici interne al locale ed all'interno delle
costruzioni elettriche, se queste non hanno grado di protezione almeno pari a
quello prescritto in “zona AD” con quel tipo di polvere.
Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2
F.5 (ottobre 1995)
Non si prevedono provvedimenti di asportazione continua delle polveri infiammabili
nei confronti dei C2CP2 (che per definizione possono emettere le polveri soltanto rara-
mente) e l’influenza di tali C2CP2 nella classificazione dell’ambiente può essere tra-
scurata in relazione ad una asportazione sistematica, anche manuale, delle polveri
in occasione della loro emissione.
Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2
F.12 (ottobre 1995)
Nell’ipotesi di presenza di C2CP1 con provvedimenti di asportazione continua delle
polveri e di C2CP2 non bonificati, come la nota a piè pagina(1) dell’articolo in oggetto
specifica, entrambi ubicati nel medesimo ambiente interno, quando sia prevista la bo-
nifica nel rispetto di 4.4.02.a) e l’asportazione continua come indicato in 4.4.02.b),
al di là della zona AD di raggio 1,5 m intorno ai C2CP1, I’ambiente può essere consi-
derato “zona artificialmente non AD”. Vedere al riguardo la Nota di commento, deri-
vata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2 F.5 (maggio 1994).
c) Sovrapressione interna.
Unicamente per i locali nei quali non sono presenti C2CP1, ma che si trovano
circondati da ambienti nei quali sono presenti C2CP1 o polveri infiammabili,
che potrebbero penetrare nel locale considerato attraverso aperture, l'ingres-
so delle polveri infiammabili può essere impedito mediante l'immissione di
(1) Non si prevedono provvedimenti di asportazione continua delle polveri infiammabili nei confronti dei C2CP2, in quanto que-
sti possono emettere le polveri soltanto raramente (4.3.02).
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aria pura, prelevata da zona naturalmente non AD, in quantità sufficiente a
determinare nel locale una sovrapressione di almeno 25 Pa (0,25 mbar) ri-
spetto a tutti gli ambienti circostanti; valgono le prescrizioni di cui in b) per
l'eventuale arresto dell'impianto di pressurizzazione.
L'impianto di pressurizzazione deve corrispondere alle prescrizioni della Sez.
2 del Cap. VIII e, nell'esercizio, si devono osservare le prescrizioni relative
alle zone AD di luoghi C2.
d) Altri provvedimenti di bonifica.
La bonifica dell'ambiente può essere ottenuta con altri provvedimenti compa-
tibili con le esigenze dell'impianto di lavorazione o deposito, come, ad esem-
pio, sistemi di neutralizzazione delle polveri (umidificazione, inertizzazione,
abbattimento, ecc.) in generale, con adeguata continuità della efficienza che
può essere qualificata con il suo grado di sicurezza equivalente; nel caso di si-
stemi soggetti ad interruzioni si applicano le prescrizioni indicate in b).
I provvedimenti qui considerati sono validi se realizzano una sicurezza non
inferiore a quella ottenibile coi sistemi di cui in b) ed in c).
Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2
F.12 (ottobre 1995)
I sistemi di trasporto (es. coclee, tubazioni flangiate) di polveri o di parti solide con
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polveri (es, cereali) mantenuti in depressione ed eseguiti nel rispetto dell’art. 4.4.02.
sono considerati “bonificati” anche tenuto conto che in caso di usura del sistema di
contenimento una certa quantità di sostanze combustibili può riversarsi nell’am-
biente. Si ricorda che l’usura è nella natura delle cose, ma ad essa si sopperisce con
una buona manutenzione. Un sistema di contenimento in depressione che non viene
riparato equivale ad un sistema con prolungate e ripetute fermate. Deve essere valuta-
ta la frequenza e la durata di emissione, per stabilire il “grado di sicurezza equiva-
lente” del sistema di bonifica che deve essere almeno 2 (ved. 1.1.03.b). Nei casi di fre-
quenti e prolungate emissioni si deve applicare quanto indicato nel secondo capoverso
(dopo la nota) di 4.4.02.b).
Per l’esecuzione degli impianti elettrici vedere la Tabella IV e l’art. 6.1.03.
4.5.01 Generalità
Per le zone AD dei luoghi C2 non sono precisate qualifiche.
Si espongono le regole per determinare l'estensione delle zone AD, secondo il
procedimento generale, di cui in 4.2.01 a).
L'estensione della zona AD primaria, determinata da un C2CP, è:
a) per C2CP1 (Fig. 4.1):
in orizzontale, rispetto alla verticale passante per C2CP1:
per 15 m in tutte le direzioni fino a 7,5 m dal suolo;
per 7,5 m in tutte le direzioni da oltre 7,5 m dal suolo fino a 7,5 m sopra il
C2CP1;
b) per C2CP2 (Fig. 4.2):
in verticale: dal suolo fino a 7,5 m sopra il C2CP2;
in orizzontale, rispetto alla verticale passante per il centro di pericolo: per
7,5 m in tutte le direzioni.
La zona AD primaria cosi' definita serve a determinare l'estensione delle zone AD
nei casi reali illustrati nelle figure successive, per le quali valgono le seguenti av-
vertenze:
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dove esistono più C2CP che determinano zone AD fra loro interferenti, la
zona AD risultante è l'inviluppo delle stesse zone AD;
le distanze AD, da considerarsi ai fini della determinazione delle C2Z, sono ri-
ferite alla verticale passante per il C2CP e corrispondono alla lunghezza del
raggio della zona AD primaria generata dallo stesso C2CP.
Se un ambiente, non contenente alcun C2CP (e, pertanto, di per se stesso “zona
non AD”) comunica, tramite un'apertura, con una C2Z, questa può estendersi
all'ambiente con estensione determinata dalle seguenti due condizioni:
1) tipo dell'ambiente considerato (1.3.01 g, h);
2) qualifica dell'apertura (1.3.02).
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Si espongono i criteri da seguire nel caso di un solo C2CP contenuto nel locale
(Fig. 4.6 e 4.7 locale A).
a) Locale C2Z per presenza di C2CP1 (Fig. 4.6 locale A).
I locali attigui (ambienti interni) senza C2CP sono:
C2Z per tutta la loro estensione, se comunicano col locale tramite A0 che
distano dal C2CP1 meno della distanza AD (Fig. 4.6 locali B e D);
zone non AD se:
1) l'apertura A0 del locale dista dal C2CP1 più della distanza AD (Fig. 4.6 lo-
cali C ed E);
2) comunicano col locale tramite A1 (Fig. 4.6 locale F).
Gli ambienti esterni (attigui al locale con C2CP1) senza C2CP sono:
C2Z in adiacenza delle A0, tramite le quali comunicano col locale, se que-
ste distano dal C2CP1 meno della distanza AD, e la C2Z si estende:
in verticale: dal suolo fino ad 1,5 m sopra l'A0;
in orizzontale: fino a 3 m in tutte le direzioni, dal contorno dell'A0 (Fig.
4.6 aperture 1 e 3);
zone non AD se l'A0 dista dal C2CP1 più della distanza AD (Fig. 4.6 aper-
tura 5).
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Per la scelta dei tipi di impianti elettrici a sicurezza ammessi nelle zone AD di
luoghi C2 si rimanda al Cap. VI.
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Figure Capitolo IV
Vista Vista
C2CP1 a meno di 7,5 m dal suolo C2CP1 a più di 7,5 m dal suolo
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Pianta
Vista
Pianta
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Fig. 4.3 (art. 4.5.02 a)
Dimensioni metri
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Sez. A-A
Pianta
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Fig. 4.4 (art. 4.5.02 a)
Dimensioni in metri
Pianta Pianta
a) b)
Pianta Pianta
a) b)
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Dimensioni in metri
Fig. 4.6 (art. 4.5.03 a)
SEZ. X - X
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PIANTA
SEZ. X - X
PIANTA
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Tab. II Caratteristiche significative di polveri infiammabili (5)
la combustione
10 Grafite – “ 70 non avviene
–
11 Magnesio atomizzato 30 “ 600 490 120
12 Magnesio laminato 20 “ 520 475 40
13 Magnesio stampato 20 “ 520 480 20
14 Manganese 210 “ 450 450 120
15 Nerofumo – “ 690 535 –
16 Rame – “ 700 – –
17 Stagno 190 “ 630 430 160
18 Titanio 45 “ 480 460 10
19 Torio 75 “ 270 – 5
20 Uranio 60 “ – – 45
21 Vanadio 220 “ 500 – 60
22 Zinco 480 “ 680 460 650
23 Zirconio 40 “ 360 305 15
24 Zolfo 35 NE 235 fonde a 119 °C 15
SOSTANZE ORGANICHE
fonde a circa
25 Acetilacetato sodico – – 520-575 100 °C
–
fonde dopo
26 Acido ftalico – – 650 evaporazione –
dell’acqua
fonde a
27 Anidride ftalica (grezza) 15 NE 605 < 130 °C
15
fonde a
28 Anidride maleica (grezza) – “ 500 < 53 °C
–
fonde, evapora
29 Antracene – “ 505 sublima
–
30 Caseina 45 “ 520 – 60
31 Dinitrocresolo 25 “ 440 fonde a 85 °C –
32 Esametilentetramina 15 “ 410 – 10
33 Naftalina – “ 575 fonde a 80 °C –
34 Pentaeritrite 30 – 450 – 10
35 p=Ossibenzaldeide 20 – 380 – 15
(segue Tabella)
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(seguito Tabella)
36 Sapone 45 NE 430 – 60
37 Stearato di alluminio 15 “ 400 – 15
RESINE RIEMPITIVI
E INGREDIENTI
PER DETTI
38 Acetato di cellulosa 25 NE 320 – 15
39 Acetato di cellulosa pressato 25 “ – – 10
40 Acetato di ponvinile – “ 520 – 120
41 Acetobutirrato di cellulosa 25 “ 370 – 30
42 Alcool allilico 35 “ 500 – 20
43 Alcool polivinicolo – “ 450 fonde –
44 Cera dura (cera Montana) – “ 400 fonde –
fonde a circa
45 Ceralacca 15 “ 370 100 °C
10
46 Colofonia – “ 325 fonde –
fonde a circa
47 Copale – “ 330 1150 °C
–
48 Cumorone-indene 15 NE 520 – 10
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49 Entilcellulosa 25 “ 320 – 10
50 Gamma sintetica 30 “ 320 – 30
51 Lignina 40 “ 450 – 20
52 Metilacrilato di metile 20 “ 440 – 15
53 Metilacrilato di metile (pressato) 20 “ – – 105
54 Poliacrilnitrile – “ 505 carbonizza –
55 Polietilene 25 “ 450 – 80
56 Polistirolo 20 “ 475 fonde 120
57 Polistirolo pressato 15 “ – – 40
58 Polivinil-butirrale 20 “ 390 – 10
59 Propionato di cellulosa 25 “ 460 – 60
60 Resine fenoliche 25 “ 460-575 fonde 10
61 Resine poliviniliche 40 “ 450 carbonizza 100
62 Urea 70 “ 450 – 80
63 Urea (pressata) 75 “ 450 – 80
PRODOTTI AGRICOLI “
64 Aglio disidratato 100 “ 360 – –
65 Alfalfa 100 “ 530 480 320
66 Amido 45 “ 470 carbonizza 40
67 Arachide 85 “ 570 – 370
60 Cacao – “ 460-540 245 237
69 Cipolle 30 “ 410 – –
80 Cotone 50 “ – – 25
71 Destrina – “ 400-430 – –
72 Pesce – “ 485 carbonizza –
73 Segala – “ 415-470 325 –
74 Sughero – “ 460-505 325 –
75 Grano 100 “ 470 220 60
76 Lattosio – “ 450 fonde –
77 Legno 40 “ 440-450 325 20
78 Scorza di limone 65 “ 490 – 45
79 Piselli 50 “ 560 – –
80 Riso 45 “ 490 – 80
(segue Tabella)
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(seguito Tabella)
81 Semi di trifoglio 60 “ 470 – 80
82 Soia 46 “ 560 – 100
83 Tabacco 60 “ 485 290 80
84 Zucchero 35 “ 350 – 30
VARIE “
85 Carbone bituminoso 35 E 610 – 40
86 Carbone pece di catrame 80 “ – – 80
(coke di petrolio)
87 Gomma grezza dura 25 NE 350 – 50
(1) Le sostenze in corsivo sono comprese nel D.M. 22-12-1958 (G.U. n. 23 del 29-1-1959). Alcune delle altre sono trattate dalle
Aziende e Lavorazioni di cui al D.P.R. 26-5-1959 n. 689 (G.U. n. 212 del 4-9-1959) e delle attività di cui D.M. 27-9-1965
(G.U. n. 278 dll’8-11-1965).
(2) I valori si intendono determinati alla pressione di 101,3 kPa e alla temperatura di 15 °C. Servono per l'applicazione caso per
caso dell'art. 4.2.02.
• I valori sono stati ricavati dalle seguenti fonti bibliografiche: Fire Codes - Vol. II. ediz. 1958.
• Berufsgenossenschaft der chemischen Industrie Nr. 4 - Richtlinien zur Verhütung von Gefahren durch elektrostatische
Aufladungen.
• Selle - Zehr, experimentaluntersuchungen von Staubverbrennungs - vorgänge und ihre Betrachtung von Reaktions
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V LUOGHI DI CLASSE 3 (C3)
CAPITOLO
Dal 1° gennaio 1998 questo Capitolo non è più in vigore in quanto sostituito dal-
la Norma CEI EN 60079-10 (CEI 31-30), prima edizione, Fascicolo 2895.
Una guida all’utilizzo ed esempi di applicazione della Norma CEI EN 60079-10
(CEI 31-30) sono dati nella Guida CEI 31-35, Fascicolo 5925, e nella Guida CEI
31-35/A, Fascicolo 5926.
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VI SCELTA E CARATTERISTICHE GENERALI DEGLI IMPIANTI ELETTRICI
A SICUREZZA
CAPITOLO
Dal 1° Dicembre 1999 questo Capitolo resta in vigore solo per gli impianti elettri-
ci nei luoghi di Classe 0 (luoghi con presenza o sviluppo di sostanze esplosive),
Capitolo 2 e per i luoghi di Classe 2 (luoghi con presenza di polveri infiammabi-
li), Capitolo 4, in attesa delle norme CEI EN specifiche.
6.1.01 Generalità
Classificato il luogo pericoloso e determinate le zone AD nell'ambito del luogo
stesso secondo le regole dei Cap. II, III, IV, V, la scelta degli impianti elettrici a si-
curezza, in relazione alla qualifica della zona AD in cui devono essere installati,
deve essere operata in conformità alla Tab. IV.
Nota La Tab. III, riportata alla fine del presente Capitolo, contiene una guida per individuare, nei
Cap. II, III, IV, V, le regole che consentono:
di definire la classe del luogo pericoloso in funzione delle caratteristiche delle sostanze pre-
viste;
di determinare, nei casi più comuni, la qualifica e l'estensione delle zone AD in funzione
della provenienza del pericolo e delle condizioni dell'ambiente.
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Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2 F.6
(maggio 1994)
Nei luoghi con presenza di sostanze infiammabili in cui il sistema di contenimento delle
stesse (impianto di lavorazione o deposito) è privo di centri di pericolo, è idoneo l’impianto
elettrico costruito secondo la normativa generale, ad esempio Norma CEI 64-8; peraltro, in
considerazione della presenza delle sostanze infiammabili, deve essere verificato se esi-
stono i presupposti per considerare detti luoghi in tutto o in parte ambienti a maggior ri-
schio in caso d’incendio (Norma CEI 64-8 Parte 7 Sezione 751).
I circuiti che, in caso di emergenza, possono causare pericolo rimanendo in ten-
sione devono essere comunque dotati di un comando di emergenza.
Per i circuiti che devono rimanere in servizio anche in caso di emergenza, in
quanto si prevede un pericolo maggiore se vengono aperti, debbono essere sta-
bilite misure sostitutive di sicurezza in luogo dell’apertura.
I comandi di emergenza (Parte 2 Capitolo 28 della Norma CEI 64-8) devono esse-
re ubicati dove necessario (1).
Per i casi particolari di installazioni elettriche destinate a luoghi C1 muniti di im-
pianti di ventilazione, o a luoghi C2 con provvedimenti di asportazione polveri,
si deve tener conto delle indicazioni degli articoli 6.1.02 e 6.1.03.
In zona Z0 e Z1 è vietato il ripristino automatico dei dispositivi di protezione.
I motori di compressori di gas infiammabili non devono avere in comune con i
compressori il sistema di lubrificazione e di olio di tenuta o i cuscinetti devono
essere esterni alla custodia del motore con completo isolamento fisico tra i cu-
scinetti e la custodia oppure deve essere accertata l'impossibilità che i gas infiam-
mabili possano pervenire nella custodia del motore tramite i lubrificanti e gli oli
di tenuta.
Nelle zone C1Z0, C1Z1, C1Z2, C3Z1 all'arresto dei motori si devono disattivare
contemporaneamente anche le loro refrigerazioni.
Valgono inoltre le seguenti avvertenze di carattere generale.
a) Coesistenza di impianti AD diversi.
Ogni impianto elettrico a sicurezza può essere costituito anche da parti di
tipo diverso, purché tutte adatte per la zona AD specifica.
(1) Ciò anche in ossequio a disposizioni di legge (DPR 27-4-1955 n 547, art. 333; DM 8-3-85 Allegato A punto O.e).
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b) Coesistenza di zone AD di luoghi di classe diversa.
Nel caso di sovrapposizione di zone AD di luoghi di più classi si devono sce-
gliere, tra i tipi di impianti indicati in testa alle colonne della Tab. IV, quelli
che sono idonei o ridondanti per le suddette classi; oppure si devono integra-
re i requisiti di un impianto adatto per una delle classi con quelli degli im-
pianti adatti per le altre classi.
Nota Ad es. per una zona C1Z1 sovrapposta a una zona C0Z1, si può usare un impianto di tipo
AD-SI, oppure si può usare un impianto AD-PE nel quale le custodie Ex-d e i tubi protettivi delle
condutture con i relativi accessori abbiano grado di protezione IP 55 e gli altri requisiti preci-
sati nel Cap. X.
c) Impianti AD-A (1.5.09).
In tutte le zone AD qualunque sia la classe alla quale appartengono, sono
ammessi impianti approvati dall'Autorità competente.
d) Benestare dell'Autorità.
L'impianto elettrico a sicurezza deve essere sottoposto, ove richiesto, al bene-
stare dell'Autorità competente (1).
e) Massima temperatura superficiale.
Il dimensionamento degli apparecchi, delle condutture, delle macchine e del-
le loro custodie e le caratteristiche di intervento delle protezioni elettriche de-
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(1) Per es., per i luoghi C0, vedere quanto prescritto dal T.U. delle Leggi di P.S.-R.D. 18-6-1931 n. 773.
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A questo fine, se si impiegano cavi unipolari, devono essere presi adeguati
provvedimenti anche per quanto riguarda la posa in canalette metalliche. Nel
caso di posa in tubo valgono le prescrizioni della Norma CEI 11-17.
I limiti termici da rispettare sono:
1) Nei luoghi C0 sia nel funzionamento normale sia in occasione di guasti
aventi origine e sede nei circuiti elettrici:
a) Zone C0Z0 e C0Z1
+ 85 °C per sostanze esplosive la cui temperatura di accensione è
compresa tra 130 e 200 °C (1);
+100 °C per sostanze esplosive la cui temperatura di accensione è
superiore a 200 °C (2);
b) Zone C0Z2
+100 °C per tutte le sostanze esplosive indipendentemente dalla
temperatura di accensione (1), superabile nei casi in cui le apparec-
chiature stesse non abbiano alcuna influenza sulle sostanze esplo-
sive. (Possono essere considerati tali ad esempio corpi illuminanti
posizionati a soffitto).
2) Nei luoghi C1 e C3, sia nel funzionamento normale, sia in occasione di
guasti aventi origine e sede nei circuiti elettrici:
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(1) La temperatura di accensione delle sostanze esplosive è quella determinata con il metodo stabilito dal RID (1.4 d).
(2) La temperatura di accensione delle sostanze esplosive è quella determinata con il metodo stabilito dal RID (1.4 d).
(3) lI metodo IEC per determinare la minima temperatura di accensione delle polveri
in strato, è nel documento IEC 31H (CO) 3 Methods for determining the minimun ignition temperature of dusts-part 1: dust
layer on heated surface at a constant temperature,
in nube, è nel documento IEC 31H (CO) 4 Methods for determining the minimun ignition temperature of dusts-part 2: dust
cloud in a furnace at a constant temperature.
Tuttavia, per ora, si mantengono le prescrizioni delle precedenti edizioni della Norma CEI 64-2 in attesa delle pubblicazioni IEC nella serie
79 e di ulteriori decisioni IEC sull'uso dei valori sperimentali ottenibili coi suddetti metodi.
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1) solo nel componente sede del guasto in zone:
C0Z2;
C1Z1;
C2 con CP1;
2) in tutte le parti dell'impianto soggette alla corrente di guasto e nei motori
in occasione di avviamenti o sovraccarichi non frequenti in zone:
C0ZR
C1Z2, C1ZR;
C2 con CP2;
C3Z1, C3Z2.
g) Tipi di cavi
Nei sistemi di I categoria si devono impiegare cavi aventi tensione nominale
non inferiore a 450/750 V.
h) Condutture
Le condutture devono essere conformi alle prescrizioni delle Norme CEI
11-17 e 64-8 integrate dalle seguenti:
1) Non è ammesso l'impiego di conduttori PEN (sistema TN-C)
3) Per i cavi volanti e/o soggetti a movimenti nell'uso, particolare cura deve
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utilizzando cavi "non propaganti l'incendio" in conformità con la
Norma CEI 20-22; peraltro, qualora essi siano installati in quantità
tale da superare i limiti stabiliti dalla Norma CEI 20-22 per le pro-
ve, devono essere adottati provvedimenti integrativi analoghi a
quelli indicati in seguito;
adottando sbarramenti, barriere e/o altri provvedimenti come indi-
cato in 3.7.03 della Norma CEI 11-17.
c) Devono essere previste barriere tagliafiamma in tutti gli attraversamen-
ti di solai o pareti che delimitano il compartimento antincendio.
Le barriere tagliafiamma devono avere caratteristiche di resistenza al
fuoco almeno pari a quelle richieste per gli elementi costruttivi del so-
laio o parete in cui sono installate.
Nota La possibilità di propagazione dell'incendio da parte di condotti sbarre, deve essere valutata in
relazione ai materiali utilizzati per la loro costruzione o con prove specifiche.
5) Sezioni minime ammesse per i conduttori.
a) Nei circuiti di energia sono 1,5 mm2 Cu, 2,5 mm2 Al;
b) nei circuiti di comando e segnalazione, esclusi quelli degli impianti
AD-PE e dei circuiti Ex i, per i quali non si pongono limiti, sono:
per condutture fisse 0,75 mm2 Cu, 2,5 mm2 Al;
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7) Accessori
Per gli accessori (giunzioni, terminazioni) valgono le prescrizioni della
Norma 11-17 Cap. 5; inoltre, per i sistemi di categoria I, le prove della
Norma 20-33.
L'ingresso delle condutture nei componenti dell'impianto elettrico deve
avvenire nel rispetto dei vincoli di ingresso stabiliti per i tipi di impianti
elettrici a sicurezza adatti per la zona AD di impiego.
8) Allacciamento alle macchine:
Se i cavi sono intubati, si deve evitare che eventuali vibrazioni prodotte
dalla macchina vengano trasmesse ai tubi ed alle custodie in essi inserite;
a tale fine è consigliato l'allacciamento alla macchina mediante cavi pro-
tetti da tubi flessibili idonei alle sollecitazioni meccaniche e resistenti alle
corrosioni.
Se si impiegano cavi con guaina di materiale che può essere soggetta a in-
crinature (es.: cavi sottopiombo), si deve evitare che le vibrazioni della
macchina possano danneggiare la guaina stessa.
9) Controlli e prove
Per controlli e prove dopo posa (verifiche iniziali) vale la Norma CEI 64-8
Parte 6.
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i) Installazione di apparecchi
Le costruzioni elettriche sorrette dagli stessi tubi protettivi dei cavi di alimen-
tazione devono essere protette contro gli effetti causati dalle vibrazioni (allen-
tamenti nelle giunzioni, ecc.).
l) Protezione contro le scintille pericolose.
1) pericoli da parti attive.
Per prevenire la formazione di scintille capaci di accendere atmosfere
esplosive devono essere impediti tutti i contatti con parti attive di un siste-
ma elettrico diverse da quelle di circuiti Ex i. Pertanto non sono ammesse
parti attive nude esterne alle costruzioni elettriche.
Quando questa prescrizione non è soddisfatta nei componenti devono es-
sere prese altre precauzioni mediante protezione con isolamento adegua-
to o con involucro con idoneo grado di protezione.
2) pericoli da masse e masse estranee.
I principi di base da cui dipende la sicurezza sono:
la limitazione sia in valore sia in durata delle correnti di guasto a terra
nelle infrastrutture (impianti di terra, masse estranee) e negli involucri
(masse);
la prevenzione di tensioni elevate nei conduttori di protezione (PE).
Nei sistemi di qualunque valore di tensione in zona Z0 si deve curare par-
ticolarmente la limitazione della corrente di guasto a terra sia in valore sia
in durata e deve essere installata una protezione istantanea per guasto a
terra con corrente nominale di intervento non superiore a 0,5A, salvo che
per circuiti Ex i.
Nota Talora può essere necessario installare protezioni istantanee per guasto a terra in zone C0Z1,
C1Z1 ed in luoghi C2 con CP1.
Nei sistemi elettrici secondo il loro modo di collegamento a terra valgono
le seguenti prescrizioni che non si applicano nei sistemi a sicurezza intrin-
seca ai circuiti Ex i.
Nel sistema TN:
il sistema TN-C non è ammesso (vietato il “PEN” ossia le funzioni di
neutro e di protezione combinate in un solo conduttore);
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il sistema TN-S è ammesso (il conduttore di neutro “N” ed il condutto-
re di protezione “PE” sono separati);
il sistema TN-C-S è ammesso (le funzioni di neutro “N” e di protezione
sono in parte combinate in un solo conduttore e in parte separate)
purché la separazione sia attuata a monte della zona AD.
Il sistema TT (terre separate per il sistema e le masse) è ammesso.
Nel sistema IT (il sistema non è direttamente collegato a terra mentre le
masse sono collegate a terra) i circuiti in zona C1Z0 devono essere aperti
senza ritardo intenzionale per primo guasto a terra da un dispositivo di
controllo di isolamento o da un dispositivo a corrente differenziale nomi-
nale di intervento non superiore a 0,5 A e nelle zone C0Z1 e C1Z1 un di-
spositivo di controllo dell'isolamento deve segnalare il primo guasto a ter-
ra ed è consigliabile, entro breve tempo, l'apertura del circuito a terra.
Per gli impianti di terra si rimanda al Cap. XIV
3) pericoli per urti tra parti metalliche.
Nell'uso di apparecchi elettrici mobili e portatili devono essere presi prov-
vedimenti per prevenire i rischi derivanti da scintille per urto meccanico
sulla superficie esterna (come ad esempio dispositivi antiurto, guaine pro-
tettive, leghe antiscintilla).
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Il provvedimento deve essere preso in zone C0Z1, C1Z1, C2Z per C2CP1,
C3Z1.
Gli urti tra parti metalliche non sono ammessi in zone C0Z0 e C1Z0.
Le custodie in lega leggera interne alle zone AD devono essere realizzate
con leghe non contenenti, in massa, più del 6% di magnesio (CEI EN
50014 (31-8), art. 8.1).
4) pericoli da accumulo di cariche elettrostatiche.
Le custodie in materiale plastico interne alle zone C0Z0, C0Z1, C0Z2,
C1Z0, C1Z1, C1Z2, C2, C3Z1 devono essere realizzate in modo che sia
evitato ogni pericolo di accensione per scariche elettrostatiche nelle ordi-
narie condizioni di impiego, manutenzione e pulitura. Se il pericolo di ac-
censione non può essere evitato in sede di progettazione, una etichetta di
avvertimento deve indicare le misure di sicurezza necessarie in esercizio
(CEI EN 50014 (31-8) art. 7.3).
m) Protezioni contro le scariche atmosferiche.
Gli impianti AD devono essere protetti contro le sovratensioni di origine at-
mosferica secondo le prescrizioni del Cap. XIV e della Norma CEI 81-1.
n) Contrassegni.
Nelle zone AD sulle costruzioni elettriche devono essere presenti i contrasse-
gni che ne consentano un uso sicuro in relazione alla zona pericolosa.
Si ricorda che i contrassegni delle costruzioni elettriche per atmosfere poten-
zialmente esplosive (1.3.08) sono quelli stabiliti nelle loro Norme.
Se le costruzioni elettriche sono protette solo con il grado di protezione stabi-
lito dalla presente Norma i contrassegni devono essere posti sulla parte prin-
cipale della costruzione, in un punto visibile, in modo leggibile e duraturo te-
nendo conto di una possibile corrosione chimica e devono comprendere:
1) il nome del costruttore o il marchio di fabbrica;
2) il grado di protezione;
3) la temperatura massima superficiale della custodia, in funzionamento nor-
male in relazione alla temperatura ambiente, precisabile anche con la
classe di temperatura oppure con la classe di isolamento invece delle clas-
si di temperatura T3, T2, T1 (vedi e);
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4) la massima potenza della parte adottabile se influente sulla temperatura
massima superficiale della custodia (ad es. in apparecchi di illumina-
zione).
5) il contrassegno relativo alla temperatura massima superficiale può essere
sostituito da una documentazione (ad esempio: dichiarazione del costrut-
ture, catalogo, ecc.)
(1) Per locali con analizzatori di sostanze infiammabili protetti con ventilazione artificiale vedi il rapporto tecnico IEC 79-16:
1990.
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ridurre ad un valore inferiore al 30% del limite inferiore di infiammabilità la concentrazione
di gas o vapori pericolosi che possono essere immessi nel locale e per il quale è previsto, ad
esempio:
per ogni 100 h di funzionamento regolare, un disservizio od un arresto di durata non su-
periore ad 1h, la suddetta probabilità si riduce almeno a 10−4 e quindi (3.2.01 b) le condi-
zioni di pericolo divengono equivalenti a quelle di una zona C1Z2 (la ventilazione artifi-
ciale ha grado di sicurezza equivalente 1);
per ogni 10 000 h di funzionamento regolare, un disservizio od un arresto di durata non
superiore ad 1 h (il che è facilmente raggiungibile mediante 2 gruppi di ventilazione, uno
di riserva all'altro ed indipendenti da cause comuni di disservizio od arresto, ciascuno dei
quali con caratteristiche identiche all'impianto dell'esempio precedente (la ventilazione ar-
tificiale ha grado di sicurezza equivalente 2)), la suddetta probabilità si riduce almeno a
10−6 e quindi (3.2.01 b) le condizioni di pericolo (tenuto conto delle convenzionalità della
qualifica C1Z1 adottata in partenza) divengono equivalenti a quelle di una zona C1ZR.
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Tab. IIIa Guida alla classificazione dei luoghi e alla determinazione delle zone AD (art. 1.3.06, 1.3.24a)
(vedere le note dopo la Tabella IIIb)
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
SOSTANZE CLASSE DEL PROVENIENZA QUALIFICAZIONE DELLE ZONE AD
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PERICOLOSE LUOGO DEL art. 1.3.24.a
CONDIZIONI AMBIENTALI ESTENSIONE DELLE ZONE AD
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PERICOLOSO PERIOCOLO
art. 1.3.07 art. 1.3.06 Z0 Z1 Z2 ZR
VENTILAZIONE
SOSTANZE PESANTI SOSTANZE LEGGERE
NATURALE LIMITATA IMPEDITA art. 3.1.04.c art. 3.1.04.c
art. 1.3.01.b art. 1.3.01.c art. 1.3.01.d
X art.3.5.01.a art. 3.5.03.a1 art. 3.6.02.a & 3.6.03.e1 Fig. 3.5 art. 3.6.02.a & 3.6.06. e1 Fig. 3.17
da C1CP0 X art. 3.5.01.a art. 3.5.02.b1 art. 3.6.02.a & 3.6.03.b Fig. 3.14 art. 3.6.02.a & 3.6.06.b
art. 3.3.00
X art. 3.5.01.a,b,c,d art. 3.6.02.b,c Fig. 3.13.b art. 3.6.02.b,c
SOSTANZE C1
INFIAMMABILI art. 3.1.01 X art. 3.5.02.a art. 3.5.03.a1 art. 3.6.03.a,e1 Fig. 3.5 art. 3.6.06.a,e1 Fig. 3.17
(In qualunque stato da C1CP1 X art. 3.5.02.a art. 3.6.03.b Fig. 3.3, 3.6 art. 3.6.06.b Fig. 3.15, 3.18
fisico escluse le art. 3.3.01
polveri infiammabili) X art. 3.5.02.a,c,d art. 3.6.03c Fig. 3.4, 3.8, 3.10, 3.11 art. 3.6.06.c Fig. 3.16, 3.20, 3.21, 3.22
X art. 3.5.03.a3 art. 3.5.04.a1 art. 3.6.03.e4,i1 Fig.3.7, 3.10 art. 3.6.06.e4,i1 Fig. 3.19, 3.22
da C1CP2 X art. 3.5.03.b1 art. 3.6.03.f Fig. 3.8 art. 3.6.06.f Fig. 3.20
art. 3.3.02
X art. 3.5.02.c,d,g art. 3.6.03.c Fig. 3.8, 3.10, 3.11 art. 3.6.06.c Fig. 3.20, 3.21, 3.22
C3 da C3CP1&C3CP2 X X art. 5.4.02.2 art. 5.4.03.2a Fig. 5.1, 5.2 art. 5.4.03.2b Fig. 5.3, 5.4
art. 5.1.01 sez. 5.2 X art. 5.4.02.1 art. 5.4.03.1 Fig. 5.2 art. 5.4.03.1 Fig. 5.4
AMBIENTE
ESTERNO INTERNO
art. 1.3.01.g art. 1.3.01.h
da C0CP1 X art. 2.4.02 art. 2.5.02.a Fig. 2.1, 2.2, 2.3
SOSTANZE C0 art. 2.3.01
sez. 2.1
ESPLOSIVE (Ved. Nota e) da C0CP2 X art. 2.4.03 art. 2.5.02.b Fig. 2.4, 2.5
art. 2.3.02
da A0 su C0Z1 X art. 2.4.03.c art. 2.5.02.c Fig. 2.2
art. 2.5.02.a
da A0 su C0Z2 X art. 2.4.04 art. 2.5.02.d Fig. 2.5
art. 2.5.02.d
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da A0 su zona X art. 4.5.03.b Fig. 4.7
determinata da C2CP2
artt. 4.05.02.b & 4.5.03.b X art. 4.5.02.b Fig. 4.5
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Tab. IIIb Luoghi di classe 1 - Guida alla determinazione delle zone ad a valle di una apertura (art. 1.3.02)
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
CLASSE DEL PROVENIENZA CONDIZIONI DI TIPO QUALIFICAZIONE DELLE ZONE ESTENSIONE DELLE ZONE
LUOGO DEL VENTILAZIONE DI A VALLE DELL’APERTURA A VALLE DELL’APERTURA
PERICOLOSO PERICOLO DELL’AMBIENTE APERTURA Z0 Z1 Z2 ZR ZONA NON AD SOSTANZE PESANTI SOSTANZE LEGGERE
art. 1.3.06 VALLE DELL’APERTURA art. 3.1.04.c art. 3.1.04.c
NATURALE A0 art. 3.5.03.a2 art. 3.6.03.e2, 3 Fig. 3.4 art. 3.6.06.e2, 3 Fig. 3.16
art. 1.3.01.b A1 art. 3.5.05 Fig. 3.4 Fig. 3.16
A0 art. 3.5.02.b2 art. 3.6.03.b Fig. 3.4 art. 3.6.06.b Fig. 3.16
LIMITATA
A1 (1) art. 3.5.03.b3 art. 3.6.03.f Fig. 3.4 art. 3.6.06.f Fig. 3.16
C1Z0 art. 1.3.01.c A2 art. 3.5.05 Fig. 3.4 Fig. 3.16
art. 3.5.01 A0 art. 3.5.01.e art. 3.6.02.b Fig. 3.4 art. 3.6.02.b Fig. 3.16
IMPEDITA A1 (2) art. 3.5.02.f art. 3.6.03.c2 art. 3.6.06.c2
art. 1.3.01.d A2 (1) art. 3.5.03.c art. 3.6.03.g Fig. 3.4 art. 3.6.06.g Fig. 3.16
A3 art. 3.5.05 Fig. 3.4 Fig. 3.16
NATURALE A0 art. 3.5.03.a2 art. 3.6.03.e2, 3 Fig. 3.3, 3.4, 3.6 art. 3.6.06.e2, 3 Fig. 3.15, 3.18
art. 1.3.01.b A1 art. 3.5.05 Fig. 3.4 Fig. 3.16
A0 art. 3.5.02.b2 art. 3.6.03.b Fig. 3.4 art. 3.6.06.b Fig. 3.16
LIMITATA
C1Z1 A1 (1) art. 3.5.03.b3 art. 3.6.03.f Fig. 3.4 art. 3.6.06.f Fig. 3.16
art. 1.3.01.c
art. 3.5.02 A2 art. 3.5.05 Fig. 3.4 Fig. 3.16
C1
A0 art. 3.5.02.f art. 3.6.03.c2 Fig. 3.4 art. 3.6.06.c2 Fig. 3.16
IMPEDITA
art. 3.1.01 A1 (2) art. 3.5.02.f art. 3.6.03.c2 Fig. 3.4 art. 3.6.06.c2 Fig. 3.16
art. 1.3.01.d A2 art. 3.5.05 Fig. 3.4 Fig. 3.16
NATURALE A0 art. 3.5.04.a2 art. 3.6.03.l2 Fig. 3.8 art. 3.6.06.l2 Fig. 3.20
art. 1.3.01.b A1 art. 3.5.05 Fig. 3.4 Fig. 3.16
C1Z2 A0 art. 3.5.03.b2 art. 3.6.0.3f Fig. 3.9 art. 3.6.06.f Fig. 3.21
LIMITATA
art. 1.3.01.c A1 art. 3.5.05 Fig. 3.4 Fig. 3.16
art. 3.5.03
IMPEDITA A0 art. 3.5.02.f art. 3.6.03.c2 Fig. 3.4 art. 3.6.06.c2 Fig. 3.16
art. 1.3.01.d A1 (3) art. 3.5.05 Fig. 3.4 Fig. 3.16
NATURALE A0 art. 3.5.04.a2 art. 3.6.03.l2 art. 3.6.06.l2
art. 1.3.01.b A1 art. 3.5.05 Fig. 3.4 Fig. 3.16
C1ZR LIMITATA A0 art. 3.5.04.b art. 3.6.03.l Fig. 3.4 art. 3.6.06.l Fig. 3.16
art. 1.3.01.c A1 art. 3.5.05 Fig. 3.4 Fig. 3.16
art. 3.5.04
IMPEDITA A0 art. 3.5.02.f art. 3.6.03.c2 Fig. 3.4 art. 3.6.06.c2 Fig. 3.16
art. 1.3.01.d A1 art. 3.5.05 Fig. 3.4 Fig. 3.16
Note: a) Nel caso di sovrapressione rispetto all’ambiente di provenienza del pericolo:
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• il caso (1) diviene zona non AD
• il caso (2) diviene C1Z2
b) Nel caso di depressione rispetto all’ambiente di provenienza del pericolo i casi (1), (2), (3) devono essere valutati, ai fini della classificazione quando sia significativo il trasferimento di atmosfera pericolosa.
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Note alla Tabella III
Esclusioni: Nella Tabella non sono considerate:
la determinazione delle zone AD originate da liquidi infiammabili tenuti in
deposito in serbatoi considerati a pressione atmosferica o in vasche (3.6.05,
Fig. 3.13 e 3.14);
le deformazioni delle zone AD originate da pareti o schermi (3.6.03 m, 3.6.06
m, 4.5.02, 5.4.03.2);
le estensioni ridotte delle zone AD in luoghi C1 per sostanze dei Gruppi D ed
E (3.6.04);
i locali serviti da impianti artificiali di ventilazione artificiale o con provvedi-
menti per l'asportazione delle polveri (1.3.01, 3.4.03, 3.5.02 e, 3.5.03 d, 3.6.03
d, 3.6.03 h, 3.6.06 d, 3.6.06 h, 4.4.02).
Istruzioni per l'uso della Tabella.
Ogni voce riportata in Tabella è accompagnata dagli estremi dell'articolo o degli
articoli da consultare per inquadrare il caso in esame.
a) Noti la natura, lo stato fisico e (ove occorra) la quantità della sostanza perico-
losa (colonna 1), gli articoli richiamati nella colonna 2 “CLASSE DEL LUOGO”
permettono anzitutto di classificare il luogo stesso.
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b) Note le caratteristiche del CP, gli articoli richiamati nella colonna 3 “PROVE-
NIENZA DEL PERICOLO” consentono di determinare l'origine del pericolo.
c) Le condizioni dell'ambiente in cui è ubicato il CP è individuato dagli ostacoli
richiamati nella testata delle colonne sotto il titolo comune “CONDIZIONI
AMBIENTALI”.
d) Gli elementi di cui in b) e c) individuano un punto segnato con X a partire
dal quale, percorrendo la Tabella orizzontalmente verso destra, si perviene:
agli estremi dell'articolo o articoli da consultare per qualificare l'ambiente
circostante il CP: se il caso in esame rientra fra quelli previsti nell'articolo,
la qualifica si legge in testa alla colonna (7-8-9-10), colonna che contiene
gli estremi dell'articolo stesso;
per tutti i luoghi pericolosi: all'indicazione dell'articolo e delle eventuali fi-
gure che precisano l'estensione della zona AD corrispondente nelle co-
lonne 11 e 12.
e) Con l'aiuto delle Tab. IIIa (per luoghi C0, C2, C3) e IIIb (per luoghi C1), si
possono anche determinare le zone che, pur non contenendo CP si devono
considerare AD o non AD in quanto confinanti, attraverso aperture (A0, A1,
A2, A3).
Nei luoghi C0, C2, C3 solo le aperture di tipo A0 rendono l'ambiente a valle
zona AD; le aperture di tipo A1 (o anche A2, A3 ad abbondanza) rendono
l'ambiente a valle zona non AD se ivi non esistono rispettivamente C0CP,
C2CP, C3CP.
f) Esempio di applicazione:
Zone AD originate da una valvola di regolazione con tenuta a premistoppa,
inserita in un circuito di trasferimento benzina di una raffineria.
1) Per l'art. 3.1.01 il luogo è C1 e per l'art. 3.3.01 il centro di pericolo può es-
sere C1CP1.
2) Supposta la valvola in ambiente a ventilazione naturale limitata (1.3.01 c)
la posizione della X (colonna 5) rinvia all'art. 3.5.02 a che conferma che
l'ambiente a contatto del centro di pericolo è zona C1Z1 (colonna 8).
Detta zona, essendo originata da sostanza pesante, si estende secondo
quanto indicato in 3.6.03 b Fig. 3.3 (colonna 11).
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3) Se la zona C1Z1 comunica attraverso aperture con altro ambiente, la qua-
lifica ed estensione delle zone AD di quest'ultimo, in relazione al tipo di
apertura ed alle condizioni di ventilazione, si determina con la Tab. IIIb.
g) Gli articoli della Tab. IIIb nelle colonne da 5 a 11 si riferiscono esclusivamen-
te alle aperture (1.3.02). Tuttavia la Tab. IIIB per analogia può essere usata
per individuare la qualifica di zone C1Z adiacenti tra loro originate dallo stes-
so CP considerando equivalente ad una apertura A0 il confine tra le zone AD
e tra ambienti diversi di uno stesso luogo (es. fosse, sottotetti, ecc.).
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Tab. IV Scelta dei tipi di impianti elettrici a sicurezza in relazione al tipo di zona AD in cui devono essere installati
TIPI DI IMPIANTI ELETTRICI AD-F (1.5.05)
AD-PE AD-SI AD-I AD-T AD-S
A SICUREZZA AD-FE AD-FT
DESCRIZIONI: art. 1.5.01 1.5.02 1.5.03 1.5.04 1.5.06 1.5.07 1.5.08
CRITERI DI ESECUZIONE: Cap. VII VIII IX X XI XII XIII
GRADO DI PROTEZIONE CONDUTTORE (9) (11) MACCHINE STATICHE E APPARECCHI
GRADO DI PROTEZIONE PRESCRITTO (PER I SOLI
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CLASSE DEL LUOGO CATEGORIE NON IN RIEMPI- A CHIUSURA
PRESCRITTO AD-FE1 AD-FE2 COMPON. PERICOLOSI
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QUALIFICA Sez. 9.2 SOGGETTE IMMERSI
PERICOLOSO (PER TUTTI I COMPON.) NEL FUNZION. NORMALE) SOGGETTE MENTO DI ERMETICA O
ZONE AD NELL’USO IN OLIO
(1) A MOVIMENTI SABBIA IN RESINA
Ia Ib IP55 IP44 IP55 IP44 (13.2) (13.3) (13.4.02) (13.4.03) 13.4.04 & 05)
C0Z0
C0Z1
C0 (13) (5)
(Cap. II)
C0Z2
(13) (6) (6)
C0ZR
(13)
C1Z0
(3) (12)
C1 C0Z1
(8) (2) (7)
(Cap. III)
(4) C0Z2
C0ZR
IDONEO IL TIPO DI IMPIANTO ELETTRICO RIDONDANTI IL TIPO DI IMPIANTO ELETTRICO VIETATO IL TIPO DI IMPIANTO ELETTRICO
INDICATO IN TESTA ALLA COLONNA A SICUREZZA INDICATO IN TESTA A SICUREZZA INDICATO IN TESTA
E’ IL MINIMO ADATTO AL CASO ALLA COLONNA E’ ADATTO AL CASO ALLA COLONNA NON E’ AMMESSO
CON ABBONDANZA NEL CASO INDICATO
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Note alla Tabella IV
NB. - Impianti e singoli componenti possono corrispondere contemporaneamen-
te a più modi di protezione.
1) Si fa riferimento ai soli componenti che nel funzionamento normale possono
produrre archi, scintille o temperature superiori alle massime ammesse in re-
lazione alle sostanze pericolose previste: il grado di protezione prescritto per
gli altri componenti è precisato nel Cap. XII.
2) L'impiego è escluso in sistemi di categoria superiore alla I. È ridondante ri-
spetto a quanto idoneo (AD-FE1).
3) Per impiego in zone C1Z0, la pressurizzazione deve essere fatta con gas iner-
te e quindi non sono ammessi locali pressurizzati; inoltre deve essere rispetta-
to il grado di sicurezza equivalente almeno 3 (1.1.03 b) con particolarità at-
tualmente non esplicitate.
4) Nel caso di sostanze infiammabili che comportano pericolo di esplosione an-
che allo stato solido o liquido indipendentemente dalle miscelazione dei loro
vapori con l'aria, gli impianti elettrici devono avere inoltre grado di protezio-
ne non inferiore a quello ammesso negli impianti AD-T per i luoghi di classe
0, al fine di impedire la penetrazione delle sostanze pericolose allo stato soli-
do o liquido entro le custodie stesse.
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5) In alternativa ad IP55 può essere utilizzato IP6X eccetto gli alberi rotanti per
trasmissione di potenza che devono essere almeno IP55. In sede IEC SC31H
sono in studio custodie di nuova concezione specifiche per polveri infiamma-
bili in nube secondo due concezioni A (IP6X) e B (di origine USA con prove
specifiche). Per luoghi C0, la prescrizione è solo per sostanze esplosive in
polvere.
6) In alternativa ad IP44 può essere utilizzato IP5X eccetto gli alberi rotanti per
trasmissione di potenza che devono essere almeno IP 44. In sede IEC SC31H
sono in studio custodie di nuova concezione specifiche per polveri infiamma-
bili in strato secondo due concezioni A (IP5X) e B (di origine USA con prove
specifiche). Per luoghi C0, la prescrizione è solo per sostanze esplosive in
polvere.
7) Il modo di protezione Ex m (CEI 31-13) è idoneo anche per i luoghi C1Z1 e
C3Z1.
8) L'impianto è ridondante rispetto a quanto idoneo (AD-FE1) sia per le condut-
ture, sia per la protezione di parti non scintillanti.
9) Per le condutture in alternativa alle prescrizioni degli impianti AD-S possono
essere applicate quelle ammesse negli altri tipi di impianto AD.
10) In caso di arresto dell'impianto di pressurazione, prima di ridare tensione
all'impianto elettrico si deve provvedere ivi all'asporto della polvere infiam-
mabile eventualmente depositatasi durante l'assenza di sovrapressione.
11) Per cavi scaldanti vedi 13.4.06.
12) Deve essere rispettato il grado di sicurezza equivalente almeno 3 (1.1.03 b)
con particolarità attualmente non esplicitate.
13) Ammesso solo se con gradi di protezione precisati per gli impianti AD-T.
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VII CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI ELETTRICI A SICUREZZA
A PROVA DI ESPLOSIONE (AD-PE)
CAPITOLO
Dal 1° dicembre 1999 questo Capitolo non è più in vigore in quanto sostituito
dalla Norma CEI EN 60079-14 (CEI 31-33), prima edizione, Fascicolo 4139.
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VIII CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI ELETTRICI A SICUREZZA
A SOVRAPRESSIONE INTERNA (AD-SI)
CAPITOLO
Dal 1° dicembre 1999 questo Capitolo non è più in vigore in quanto sostituito
dalla Norma CEI EN 60079-14 (CEI 31-33), prima edizione, Fascicolo 4139.
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IX CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI A SICUREZZA INTRINSECA
(AD-I)
CAPITOLO
Dal 1° dicembre 1999 questo Capitolo non è più in vigore in quanto sostituito
dalla Norma CEI EN 60079-14 (CEI 31-33), prima edizione, Fascicolo 4139.
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X CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI ELETTRICI A SICUREZZA
A TENUTA (AD-T)
CAPITOLO
Dal 1° dicembre 1999 questo Capitolo resta in vigore solo per gli impianti elettrici
nei luoghi di Classe 0 (luoghi con presenza o sviluppo di sostanze esplosive), Ca-
pitolo 2 e per i luoghi di Classe 2 (luoghi con presenza di polveri infiammabili),
Capitolo 4, in attesa delle Norme CEI EN specifiche.
1 GENERALITÀ
S E Z I O N E
a) Negli impianti AD-T tutti i componenti elettrici devono essere muniti di custo-
die con gradi di protezione conformi ai valori indicati nella Tab. IV del Cap.
VI.
b) Per l'impiego degli impianti AD-T si fa riferimento alla Tab. IV ed alle prescri-
zioni del Cap. VI di cui il presente Capitolo è integrazione.
2 CONDUTTURE
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S E Z I O N E
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a) Nei percorsi in vista fino a un'altezza di 2,50 m sui piani di lavoro e nei tratti
comunque soggetti ad azioni esterne dannose (per es.: urti) i tubi protettivi
devono essere metallici, del tipo UNI 8863 o con caratteristiche di resistenza
equivalenti.
b) Negli altri percorsi è ammesso l'impiego di tubi rispondenti alle Norme CEI
23-25 e, se metallici, CEI 23-28.
c) I tubi ed i loro accessori devono essere protetti contro le ossidazioni e le cor-
rosioni, ad esempio, per il caso di tubi di acciaio, a mezzo zincatura o con al-
tro sistema adatto alle condizioni di installazione. I rivestimenti protettivi non
metallici (vernici, fasciature, guaine, ecc.) devono essere di tipo che non pro-
paga la fiamma (autoestinguente).
d) Ove sono richiesti, nei confronti dei cavi, gradi di protezione IP 44 o IP 55, si
ricorre in genere a tubi filettabili e le giunzioni fra tubo e tubo e fra tubi e cu-
stodie vengono rese stagne con l'interposizione di mastici o di canapa miniata
disposta secondo la filettatura.
e) Per facilitare l'infilaggio dei cavi e per la realizzazione delle curve devono es-
sere rispettate le prescrizioni di cui in 7.2.03 c).
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3 COMPONENTI
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tubi flessibili ad anima metallica aventi caratteristiche meccaniche equivalenti a
quelle dei tubi rigidi adottati (10.2.04) ed adeguatamente protetti dalle corrosioni;
per la protezione elettrica di questi ultimi collegamenti e dei circuiti che essi ali-
mentano si deve comprendere un dispositivo a corrente differenziale od altro di-
spositivo idoneo a rilevare con continuità lo stato d'isolamento dei cavi. I suddet-
ti dispositivi debbono interrompere l'alimentazione senza ritardo intenzionale
quando la corrente di dispersione raggiunge il valore di 0,5 A.
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XI CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI A SICUREZZA FUNZIONALE
CONTRO LE ESPLOSIONI (AD-FE)
CAPITOLO
Dal 1° dicembre 1999 questo Capitolo non è più in vigore in quanto sostituito
dalla Norma CEI EN 60079-14 (CEI 31-33), prima edizione, Fascicolo 4139.
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XII CRITERI DI ESECUZIONE DEGLI IMPIANTI A SICUREZZA FUNZIONALE
A TENUTA (AD-FT)
CAPITOLO
Dal 1° dicembre 1999 questo Capitolo resta in vigore solo per gli impianti elettrici
nei luoghi di Classe 0 (luoghi con presenza o sviluppo di sostanze esplosive), Ca-
pitolo 2 e per i luoghi di Classe 2 (luoghi con presenza di polveri infiammabili),
Capitolo 4, in attesa delle norme CEI EN specifiche.
1 GENERALITÀ
S E Z I O N E
12.1.01 Generalità
Per l'impiego degli impianti AD-FT si fa riferimento alla Tab. IV ed alle prescrizio-
ni del Cap. VI di cui il presente Capitolo è integrazione.
2 CONDUTTURE
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3 COMPONENTI
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XIII IMPIANTO A SICUREZZA SPECIALE (AD-S)
CAPITOLO
Dal 1° dicembre 1999 questo Capitolo non è più in vigore in quanto sostituito
dalla Norma CEI EN 60079-14 (CEI 31-33), prima edizione, Fascicolo 4139.
In presenza di impianti elettrici e relativi componenti non convenzionali, quali
quelli finora considerati in questo Capitolo, si devono comunque applicare i re-
quisiti essenziali di sicurezza della Direttiva 94/9/CE recepita in Italia con il DPR
23 marzo 1998, n. 126.
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XIV IMPIANTI DI TERRA
CAPITOLO
Dal 1° dicembre 1999 questo Capitolo resta in vigore solo per gli impianti elettrici
nei luoghi di Classe 0 (luoghi con presenza o sviluppo di sostanze esplosive), Ca-
pitolo 2 e per i luoghi di Classe 2 (luoghi con presenza di polveri infiammabili),
Capitolo 4, in attesa delle norme CEI EN specifiche.
1 GENERALITÀ
S E Z I O N E
14.1.02 Misure di protezione contro l'innesco di esplosioni per guasti elettrici verso
terra
Oltre al rispetto di quanto in 6.1.01 l, per evitare scintille pericolose, negli im-
pianti fissi, compresi quelli a bassissima tensione di sicurezza, devono essere rese
equipotenziali tutte le masse e le masse estranee.
Per le parti protette catodicamente a corrente impressa ved. l'art. 14.1.05.
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14.1.05a Aree con unico impianto di terra (aree concentrate)
Nelle aree con un unico impianto di terra (es. impianti di lavorazione o deposi-
to), le parti metalliche protette catodicamente con sistema a corrente impressa
che escono dal terreno entro le zone AD devono essere collegate con le masse e
le masse estranee non protette catodicamente poste fuori terra, a meno di isolarle
rispetto a tali masse per le massime tensioni che possono stabilirsi in caso di gua-
sto a terra e comunque per la massima tensione dell'alimentatore dell'impianto di
protezione catodica.
Le condotte e le strutture protette catodicamente con sistema a corrente impressa
uscenti o entranti in un'area con un unico impianto di terra devono essere prov-
viste di giunti isolanti preferibilmente posti all'esterno dell'area stessa (ved. Fig.
14.2).
Per gli impianti nei quali i giunti isolanti sono posti all'interno dell'area, le parti
della struttura entrante o uscente poste sul lato verso l'esterno dei giunti, devono:
essere isolate per la tensione totale di terra;
oppure,
essere poste entro involucri o dietro barriere tali da impedire il loro contatto
con masse o masse estranee poste sull'altro lato dei giunti stessi.
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Sono esclusi dalle prescrizioni di cui sopra le condotte e strutture di cui in b).
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per i sistemi TT è stato richiesto obbligatoriamente il collegamento equipotenziale princi-
pale.
In questi tipi di impianti si raccomanda, comunque, che l’accesso per operazioni che
comportino la possibilità di contatto contemporaneo tra masse e masse estranee collega-
te ad impianti di terra separati, avvenga solo da parte di personale autorizzato, munito
di mezzi protettivi (Norma CEl 11-27) e per il tempo strettamente necessario all’esecu-
zione delle operazioni.
Se invece l’alimentazione delle apparecchiature connesse metallicamente alla condotta
viene effettuata con altri sistemi di protezione previsti dalla Norma CEI 64-8, quali ad
esempio: SELV, PELV e separazione elettrica, per tali parti situate in zone pericolose, valgo-
no esclusivamente le cautele previste dall’ultimo capoverso dell’art. 14.1.05.b).
Per impianti nuovi si raccomanda di utilizzare quest’ultima soluzione
Fig. 14.1
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potenziali e insieme protetti catodicamente da un unico sistema di protezione ca-
todica e la corrente impressa non interessi le parti metalliche poste in dette zone,
in modo da escludere la possibilità di scintille tra parti a potenziali diversi.
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Se i giunti di tali tubazioni non assicurano la continuità metallica si devono pre-
vedere dei collegamenti equipotenziali (es. cavallotti metallici) (ved. 14.1.02).
Nota Date le modeste correnti in gioco (pochi milliampere) nella dispersione delle cariche elettrosta-
tiche, non sono imposte particolari limitazioni al valore della resistenza elettrica dei collega-
menti e del dispersore; è sufficiente che la continuità metallica sia permanentemente assicura-
ta, 106 Ω sono ritenuti sufficienti. In generale, nei giunti flangiati, i requisiti di cui sopra sono
soddisfatti dai bulloni o tiranti di serraggio.
Per le tubazioni di collegamento fra impianti terrestri e condutture a bordo di natanti ved.
14.2.04.
Nelle installazioni terrestri per carico e scarico di mezzi di trasporto di fluidi in-
fiammabili deve essere previsto il collegamento a terra e di equipotenzialità
dell'apparecchiatura di carico e scarico con il mezzo di trasporto.
I collegamenti fra i mezzi di trasporto e l'impianto di terra devono essere tali che
la chiusura del circuito di scarica verso terra avvenga in una costruzione elettrica
di tipo ammesso per C1Z1.
L'operazione di messa a terra deve precedere l'operazione di carico o scarico del
fluido.
Nota Per esempio si possono impiegare morsettoni a pinza ad impugnatura isolata (l'operatore che
esegue la manovra di messa a terra non deve poter provocare scariche tramite la propria perso-
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na), muniti di un interruttore Ex d che viene azionato dal morsetto stesso solo quando questo è
stato efficacemente connesso ad una struttura metallica del mezzo di trasporto e si riapre auto-
maticamente prima che il morsetto venga disinserito.
La messa a terra contro l'accumulo di cariche elettrostatiche deve essere realizza-
ta con collegamento all'unico impianto di terra di cui in 14.1.02 e 14.2.01.
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Nelle installazioni terrestri per carico o scarico di mezzi di trasporto di fluidi in-
fiammabili protette catodicamente, deve essere installato un giunto isolante posto
tra la parte fissa e la parte mobile del braccio di carico.
Le connessioni fra condotte metalliche di fluidi infiammabili che fanno parte di
impianti terrestri o sottomarini protetti catodicamente e analoghe condotte a bor-
do di natanti, devono essere realizzate interponendo un giunto o un elemento
isolante, disposto in modo da evitare la continuità elettrica durante le operazioni
di allacciamento e di scollegamento.
Nota Questo provvedimento, che è consigliabile in ogni caso, è inoltre suggerito dal fatto che un
eventuale collegamento equipotenziale fra natante e strutture metalliche a terra non risulta ge-
neralmente efficace per ridurre il pericolo di scintille all'atto dell'interruzione della connessio-
ne della condotta.
Il collegamento equipotenziale non può essere in pratica realizzato con resistenza così bassa
da ridurre adeguatamente, nella connessione della condotta, le correnti che la percorrerebbe-
ro in conseguenza di coppie galvaniche che si generano nel sistema natante-acqua-strutture a
terra.
Fig. 14.2 Condotte o strutture protette catodicamente con sistema a corrente impressa, entran-
te o uscente in un'area con un unico impianto di terra
Giunto isolante
Condotta o struttura
protetta catodicamente
a corrente impressa
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XV LUOGHI CON IL CONTROLLO DI ESPLOSIVITÀ DELL'ATMOSFERA
CAPITOLO
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XVI LUOGHI CON IL CONTROLLO DI TEMPERATURA
CAPITOLO
Fine Documento
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La presente Norma è stata compilata dal Comitato Elettrotecnico Italiano
e beneficia del riconoscimento di cui alla legge 1º Marzo 1968, n. 186.
Editore CEI, Comitato Elettrotecnico Italiano, Milano - Stampa in proprio
Autorizzazione del Tribunale di Milano N. 4093 del 24 luglio 1956
Responsabile: Ing. A. Alberici
31 – Materiali antideflagranti
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