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Corso di Laurea: FILOLOGIA MODERNA

Insegnamento: PALEOGRAFIA
Lezione n°: 3
Titolo: Analisi della scrittura
Attività n°: 1

Facoltà di Lettere
Analisi della scrittura
Nello studio dei diversi tipi di scrittura, in una prospettiva rivolta all’analisi formale, il
paleografo deve tenere in considerazione alcuni aspetti generali che permettono di
interpretare la scrittura come un sistema grafico e che permettono di capire l’evoluzione
grafica da un sistema all’altro. Tali aspetti sono:
• La morfologia delle lettere, cioè la forma che esse hanno, come è tracciata dallo
strumento scrittorio sul supporto. Si osservi la lettera N nella Tav.1 (r. 1) e nella Tav. 2
(r. 2 della trascrizione): la forma della lettera è decisamente diversa. Ancora più
evidente è la differenza di morfologia della lettera A nelle due scritture.
• Il modulo delle lettere, cioè le dimensioni. L’altezza o la larghezza della lettera non
sono dati che possono essere assunti come valori assoluti, perché ovviamente sono
condizionati dal tipo di supporto: un grosso corale monumentale, destinato ad essere
esposto sul leggio dinnanzi al coro dei monaci, perché essi leggendovi possano cantare,
avrà dimensioni ovviamente molto diverse da un taccuino di sermoni, destinato a
seguire i viaggi del frate mendicante appeso alla sua bisaccia. Ciò comporta che anche
la grandezza delle lettera sia diversa. Pertanto le dimensioni rilevate (in decimi di
millimetri) vanno messe in relazione le une alle altre: si parlerà di rapporti modulari, per
esempio altezza /larghezza della lettera, oppure di rapporto tra aste / corpo della
lettera.
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Tel: 031/7942500-7942505 Fax: 031/7942501 - info@uniecampus.it
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Lezione n°: 3
Titolo: Analisi della scrittura
Attività n°: 1

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• Ductus della lettera: significa il numero, la successione e la direzione dei tratti


che costituiscono ogni singola lettera. Si veda la tav. 3: le piccole frecce numerate
illustrano il ductus delle lettere. L’elemento ductus è connesso con il concetto di
tempo: ad esempio la lettera L, nella tav. 3, è eseguita in 2 tratti e 2 tempi,
staccando pertanto la penna dal supporto (scrittura posata), ma la si potrebbe
anche eseguire in 2 tratti e un tempo solo, senza staccare la penna (scrittura
corsiva). In alcuni manuali il termine ductus è sostituito con tratteggio.
• Peso della lettera: per scrittura ‘pesante’ si intende una scrittura contrastata, in
cui c’è una forte differenza di spessore dei tratti, con la successione (sempre non
casuale, bensì ispirata a canoni estetici) tra tratti ampi e larghi e tratti sottili o di
frego. Per avere una tale scrittura va utilizzata una penna temperata larga, meglio
se sbiega (punta mozza). Una scrittura non pesante presenta tratti tutti dello stesso
spessore, ed è facilmente realizzabile con una penna a punta fine.

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Lezione n°: 3/S1
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Analisi della scrittura (continua)


• Angolo di scrittura. L’angolo di scrittura o ‘angolo dei grassi’ è l’angolo
formato dal tratto di maggior spessore e il rigo di scrittura.
Inizialmente i paleografi hanno inteso indicare con angolo di scrittura l’angolo
formato dalla punta della penna e il supporto. In realtà è impossibile, partendo
dalla scrittura, risalire alla posizione della penna rispetto al supporto, perché
troppe variabili condizionano quest’angolo: il modo in cui è temperata la penna (se
pari o sbiega), il modo in cui è tenuto i supporto (se dritto o obliquo, pensiamo per
esempio alle strane posizioni che assumono i mancini per scrivere) e il modo
stesso di tenere la penna in mano.
Ciò che la scrittura può indicare è semplicemente l’angolo formato dal suo tratto
di maggiore spessore con la linea sulla quale si svolge la scrittura. Nelle scritture
librarie canonizzate, dove ogni movimento è frutto di apprendimento e non è
lasciato spazio all’iniziativa personale, perché il copista si deve uniformare al
modello, l’angolo di scrittura è generalmente costante. In questo modo, in una
scrittura pesante, tutti i tratti di maggior spessore avranno la medesima
inclinazione, e questo è un aspetto che il paleografo è tenuto ad osservare.

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• Supporto. Scrivere su un supporto morbido, quali il papiro, la pergamena e la carta,


comporta una tecnica molto diversa e porta a realizzazioni diverse rispetto alle incisioni
epigrafiche su pietra, ma anche alla scrittura, con uno stilo aguzzo, sulla cera delle
tavolette cerate.
Nella tav. 3 la colonna a destra esemplifica le realizzazioni eseguite in forma corsiva,
su di un supporto che rende difficoltoso tracciare i tratti orizzontali. Perciò la lettera E
viene eseguita con 1 primo tratto verticale ed un 2°, parallelo, che rappresenta i 3 tratti
orizzontali. Ugualmente la lettera F presenta un 2° tratto verticale parallelo al primo, ma
più breve, che rappresenta la fusione dei 2 tratti orizzontali.
In particolare si osservi come questo tipo di esecuzione porta all’alterazione della
morfologia di alcune lettere (il ductus cambia in diacronia, nel tempo, con la selezione di
varianti in un primo momento tutte coesistenti): la lettera B, ove venga eseguita (colonna
a destra) fondendo in un tempo solo i primi 2 tratti in un tratto curvo e raddrizzando i
tratti 3-4 in un tratto sinuoso verticale, arriva a presentarsi come una moderna D
minuscola, con un occhiello a sinistra dell’asta.

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Caratteri esterni della scrittura


Passiamo ora dall’analisi prettamente formale ai caratteri estrinseci della scrittura,
che il paleografo non deve mai tralasciare:
• Il tipo di testo scritto: un testo di diritto canonico non viene certo scritto a
sgraffio su tavolette cerate. Una lista di debiti e crediti avrà un aspetto ben diverso
da un brano evangelico.
• il tenore del testo: il fatto che ci troviamo di fronte ad un privilegio pontificio o
imperiale comporta un risultato ben diverso rispetto ad un documento privato
inerente la vendita di un mulo.
• l’assetto del testo: bisogna considerare la pagina, e, più in generale, il codice
nella sua interezza. Il testo può essere disposto sfruttando al massimo la pagina,
oppure con ampi margini, lasciando un interlinea amplissimo o viceversa assai
minuto. Il rapporto tra bianco e nero (ossia tra spazio scritto e spazio bianco) non è
mai casuale nel codice del Medioevo.

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Al paleografo vengono sottoposti documenti scritti e viene chiesto soprattutto di


leggere, datare e localizzare. In misura ovviamente minore questo è anche l’obiettivo del
corso, ma non si tratta di un’impresa facile. Vanno considerati moltissimi elementi e solo
dalla loro composizione armonica emergeranno le risposte. Pertanto è importante
abituarsi, di fronte ad una tavola o facsimile, a svolgere questo esercizio: considerare
tutti gli aspetti da noi sopra accennati e cercare di individuare i caratteri specifici del
nostro esempio.
Dare innanzitutto uno sguardo complessivo all’intera pagina, osservare se presenta
elementi decorativi e come è organizzata, per esempio a piena pagina o a due colonne;
se c’è un commento considerare dove e come è disposto: se inquadra il testo principale o
è disposto solo sul margine inferiore, oppure se è scritto nell’interlinea …
Considerare la scrittura, se maiuscola o minuscola. Osservare se vi sono scritture
distintive per le sezioni iniziali o finali del testo.
Non tutto il testo è scritto: molte parole sono abbreviate, a volte compaiono dei segni
speciali.

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Illustrazione ed esempi

Tav. 3
Esempio di morfologia e ductus nella
scrittura capitale di età romana.
Nella colonna di sinistra esecuzione
libraria.
Nella colonna di destra esecuzione corsiva
sulle tavolette cerate

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Tav. 4
Verifica i concetti illustrati
partendo da questo
manoscritto del sec. IX

Steffens tav. 47

http://www.icar.beniculturali.it
/biblio/pdf/Steffens/071_tav0
47.pdf

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