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Argomento della lezione

La lezione tratterà dell’italiano dei semicolti, secondo la definizione data da D’Achille e Bruni. Dopo avere
osservato le caratteristiche generali di questa varietà di italiano, si procederà con l’osservazione di due testi
diversi: la “lettera” scritta da Totò e Peppino De Filippo nel noto film del 1956 e un’analisi approfondita
dell’incipit dell’autobiografia di Vincenzo Rabito, “Terra Matta”. Inoltre, sarà obiettivo della lezione
conoscere più da vicino la vita dello scrittore siciliano.

Durata prevista
La durata prevista per la lezione corrisponderà ad un’ora e mezza, ma potrebbe facilmente prolungarsi sino
al raggiungimento delle due ore.

Classe
Data la complessità di certi argomenti, la lezione dovrà essere rivolta a studenti della secondaria di secondo
grado, frequentanti il secondo biennio o il quinto anno.

Obiettivi formativi e/o competenze attese


Primariamente, il discente impara a misurarsi con alcuni testi della letteratura semicolta, presumibilmente
a lui sconosciuti, a riconoscerne il valore e a saperne analizzare il particolare tipo di scrittura. D’altra parte,
l’argomento si presta alla presentazione di alcuni concetti fondamentali della linguistica e, più in
particolare, della dialettologia: “etimologie popolari”, “ipercorrettismi”, “malapropismi”, “accusativo
preposizionale”, “fenomeni di ridondanza” sono soltanto alcuni dei contenuti più specifici della lezione.

Le competenze attese saranno verificate nella parte finale della lezione, dedicata allo svolgimento di alcuni
esercizi. Il discente dovrà analizzare alcune frasi del testo originale di Rabito, individuarne le devianze dallo
standard e provare a ricostruirne il testo. Non dovrà, tuttavia, trattarsi di un arido lavoro di traduzione: il
lavoro di rielaborazione del testo sarà mirato alla comprensione dello stesso nella sua interezza e ad una
facilitazione nel compito di lettura.

Nello svolgimento dell’esercizio, inoltre, il discente dovrà sapere applicare attivamente le sue conoscenze
grammaticali nei diversi livelli di analisi (ortografia, sintassi, morfologia, lessico), sia nell’individuazione delle
devianze sia nel commento critico delle scelte da lui operate sul testo originale.

Riferimento esplicito agli obiettivi di apprendimento delle Indicazioni


nazionali
Come affermato dalle “Indicazioni nazionali riguardanti gli obiettivi specifici di apprendimento concernenti
le attività e gli insegnamenti compresi nei piani degli studi previsti per i percorsi liceali ”, la lingua italiana è
rappresentata come “bene culturale nazionale”: la letteratura semicolta è descritta nel suo valore
intrinseco, dal punto di vista storico, sociale, culturale e strettamente linguistico. Il discente, nel corso della
lezione, potrà maturare “coscienza critica della storicità della lingua italiana”: l’italiano dei semicolti, oggi,
si è forse estinto, o più semplicemente trasformato, ma è inevitabilmente momento importante della storia
italiana.

Inoltre, il discente è chiamato ad una “riflessione metalinguistica” basata sul ragionamento circa le funzioni
dei diversi livelli d’analisi (ortografico-interpuntivo, morfosintattico, lessicale-semantico, testuale). La
lezione, più in particolare il momento legato al commento critico, mira anche a potenziare la capacità di
“compiere alcune operazioni fondamentali”, quali “organizzare e motivare un ragionamento” e,
certamente, “interpretare in termini essenziali un fenomento storico e culturale”.
La lezione è preferibilmente rivolta a studenti del secondo biennio e quinto anno, poiché corrispondono agli
anni in cui “lo studente consolida e sviluppa le proprie conoscenze e competenze linguistiche”. Questo è un
chiaro obiettivo della lezione, che chiama il discente a relazionarsi con la presenza di diverse varietà sotto il
piano diastratico. Il discente è invitato, pertanto, a “riflettere sulla richezza e la flessibilità della lingua”. Le
Indicazioni Nazionali propongono, di seguito, un punto-chiave della lezione: “lo studente analizzerà i testi
letterari anche sotto il profilo linguistico, praticando la spiegazione letterale per rilevare le peculiarità del
lessico, della semantica e della sintassi”.

Dal punto di vista strettamente letterario, lo studente avrà modo di “comprendere il valore intrinseco della
lettura”, acquisendo “un metodo specifico di lavoro, impadronendosi via via degli strumenti indispensabili
per l’interpretazione dei testi: l’analisi linguistica e stilistica”. Lo studente potrà confrontarsi con il
ricchissimo “percorso storico della letteratura italiana: coglie la dimensione storica intesa come riferimento
a un dato contesto”. Citando ancora le Indicazioni Nazionali, “la lettura di testi di valore letterario consente
allo studente un arricchimento anche linguistico, in particolare l’ampliamento del patrimonio lessicale e
semantico”. Infine, trattasi di compito specifico per discenti del secondo biennio e del quinto anno, sarà
osservata la natura “composita” del panorama letterario “che sappia dar conto delle strutture sociali”;
altresì, la lezione prevede che lo studente sia in grado di comprendere la relazione del sistema letterario
(generi, temi, stili, rapporto con il pubblico, nuovi mezzi espressivi) “con il corso degli eventi che hanno
modificato via via l’assetto sociale italiano”.

Prerequisiti
Il discente dovrà già padroneggiare le nozioni fondamentali della linguistica: principalmente, dovrà essere a
conoscenza della differenza tra i singoli livelli di analisi presi in considerazione (sintassi, morfologia, lessico,
ortografia…), delle caratteristiche fondamentali dell’italiano standard e dell’incidenza del fattore diastratico
sulle singole varietà di italiano. Le nozioni più tecniche saranno invece riprese e approfondite nel corso
della lezione.

Scansione temporale e descrizione della lezione


La lezione prevede l’utilizzo di un PowerPoint realizzato ad hoc, contenente file video e immagini nel chiaro
intento di catturare l’attenzione dei discenti. Descriviamo, a grandi linee, lo svolgimento delle singole fasi
della lezione:

0’ - 5’ – Si analizza la definizione, che Bruni e D’Achille danno dell’italiano dei semicolti, mettendo in luce il
rapporto con il dialetto di appartenenza e il fattore diastratico, in primis il basso grado di istruzione;

5’ – 10’ – Visione della scena della “lettera” di Totò e Peppino De Filippo. In questa fase iniziale, chiederemo
ai discenti di osservare soltanto qualche particolare sulla varietà adottata dai due attori e di carpirne già la
“distanza” dall’italiano standard.

10’ – 20’ – A partire dalle caratteristiche ortografiche, sintattiche e lessicali della scena della lettera,
individuiamo le particolarità più frequenti dell’italiano dei semicolti. In questo momento, è possibile
lasciare spazio alle prime domande e a eventuali curiosità: ricordiamo, infatti, che tale argomento non è
quasi mai previsto dai programmi curricolari degli insegnanti e potrebbe, anche piacevolmente, catturare
l’attenzione degli alunni. Di seguito, indaghiamo i contesti d’uso dell’italiano dei semicolti.

20’ – 30’ – Vincenzo Rabito e la sua autobiografia. Prima di approcciarci al testo dell’autore siciliano,
proviamo a raccontarne alcune delle vicende biografiche più rilevanti. A tal proposito, è molto interessante
la storia editoriale del libro; non manchiamo di ricordare che il libro è stato recensito da grandi autori come
Andrea Camilleri e che è stato premiato vincitore ad un concorso letterario nei primi anni 2000. In questo
preciso momento, il discente dovrà comprendere un fatto importante: l’italiano dei semicolti non è
letteratura di secondo piano; ha contenuti affascinanti e degni di una lettura attenta e approfondita.
Inoltre, costituisce repertorio storico, sociale, culturale e linguistico da preservare con grande cura.

30’ – 50’ – Si entra adesso nel “vivo” della lezione. L’analisi linguistica dell’incipit rabitiano avrà inizio con la
visione della primissima parte del film dedicato all’opera, intitolato “Terramatta” e diretto da Quatriglio e
Ottaviano. Nei primi 2:40, è raccolto parola per parola il testo dell’incipit. Stavolta, a differenza della scena
di Totò e De Filippo, invitiamo i discenti a prendere appunti su qualche forma in particolare e ad annotare le
devianze che hanno saputo percepire al primo ascolto. Presentiamo adesso il testo dell’incipit, diviso in due
parti. Il lavoro consterà adesso delle seguenti fasi: si legge il testo, si invitano i discenti a suggerire le
devianze percepite, si prende ascolto di eventuali dubbi e chiarimenti. La lezione dovrà essere, infatti,
particolarmente attiva e cooperativa. Alla fine di ciascuna parte, sottolineiamo (con l’uso del grassetto) le
devianze dallo standard.

50’ – 70’ – Osserviamo adesso le caratteristiche emergenti del testo rabitiano, a partire da quattro diversi
livelli di analisi: ortografico (con l’aspetto interpuntivo relegato alla fine per dovute ragioni), morfologico,
sintattico e lessicale-semantico. Ci serviamo di esempi tratti dall’autobiografia di Rabito, presenti già
nell’incipit ma non solo. Infine, proviamo ad incuriosire il discente raccontando della versione originale del
testo, contraddistinto da “quest’uso ipertrofico del punto e virgola”. Questo è il momento adatto per
parlare dell’uso della punteggiatura e dell’importanza che assume nel testo di Rabito. Presentare il testo
originale fin dall’inizio avrebbe confuso (e forse scoraggiato) il discente.

70’ – 90’ – In realtà, l’ultima fase potrebbe anche prolungarsi per più tempo, a seconda del numero di
esercizi preparati. Abbiamo predisposto, per la simulazione della lezione, ben quattro esercizi concernenti il
testo rabitiano, ma potremmo realizzarne tanti altri ancora. Stavolta, invitiamo un discente del gruppo
classe a leggere e rileggere il periodo in questione, chiedendogli poi di individuare le devianze dallo
standard (o comunque dalle varietà più accettabili), al fine di ricostruire il testo. Non dovrà infatti, conviene
ribadirlo, trattarsi di una traduzione o di una “correzione” del testo di Rabito. Si tratta di un lavoro di
revisione, rielaborazione e ricostruzione del testo finalizzata a facilitare il processo di lettura e atta a
stimolare il discente al commento critico, di natura linguistica, sul testo in questione.

Certamente, gli esercizi procedono per diversi livelli di difficoltà: i primi esercizi presenteranno devianze
facilmente individuabili; di grado in grado si procederà sino agli ultimi esercizi. Alla fine, il discente dovrà
confrontarsi con il testo originale: dovrà quindi ricostruirne la punteggiatura, individuando l’eventuale
presenza (nascosta) di frasi interrogative, esclamative e, ancora, di discorsi diretti.

Infine, è possibile procedere su due linee diverse. Entrambe prevedono l’assegnazione di una porzione di
testo più lunga, che possa stimolare il discente a conoscere qualcosa di più dell’opera di Rabito: è
necessario infatti non perdere di vista neppure l’aspetto letterario-artistico della creazione rabitiana.
Secondo la prima modalità, la revisione del testo (annesso al commento da elaborare sulle devianze della
lingua dell’opera e sulle scelte operate) potrà svolgersi individualmente come “compito per casa”,
consentendo riflessioni più approfondite e senza limiti di tempo. La seconda modalità, più interattiva,
prevede invece l’assegnazione della porzione di testo a singoli gruppi che, in classe, lavoreranno ciascuno
per lo svolgimento della consegna, presentando il proprio lavoro alla fine della lezione e discutendone
assieme (90’ – 120’). La scelta tra le due modalità dipenderà anche da fattori come la stanchezza dei
discenti e il loro più o meno alto grado di interesse dopo un’ora e mezza di lezione.

Bibliografia di riferimento
L’interesse verso la letteratura e la lingua dei semicolti inizia nel corso del primo anno della Triennale di
Lettere all’Università di Palermo. La Professoressa di Linguistica Italiana, Marina Castiglione, ha tenuto
diverse lezioni sull’italiano dei semicolti, presentando anche un’altra opera importante del panorama
siciliano, per certi aspetti simile a “Terramatta”: si tratta de “La Spartenza” di Bordonaro. Durante quel
primo anno, ho anche assistito ad una relazione della Professoressa Luisa Amenta a tema “Vincenzo Rabito
e la letteratura semicolta”.

A diversi anni di distanza, le lezioni di Didattica della Lingua Italiana hanno riacceso l’interesse sul tema di
questa lezione. Più in particolare, ho approfondito le mie conoscenze ricorrendo alla lettura di diversi testi:

- “L’Italiano Contemporaneo” di Paolo D’Achille, Il Mulino, 2010 – “L’italiano dei semicolti” (pp. 238-
41)
- L’articolo di Giuliana Fiorentino per la Treccani “«Veniamo con questa mia addirvi». Totò, Peppino e
la sociolinguistica”, 2020
- “Terra Matta” di Vincenzo Rabito a cura di Evelina Santangelo e Luca Ricci, Einaudi, 2007
- “Questa è la bella vita. L’incipit di Terra Matta” di Thomas Mazzucco, 2019
- “Un esempio di scrittura di semicolti: analisi di “Fontanazza” di Vincenzo Rabito” di Luisa Amenta,
Rivista Italiana di Dialettologia. Lingue dialetti società, CLUEB Bologna, 2004

Materiali
Oltre a libri e articoli già indicati nella bibliografia di riferimento, la realizzazione della lezione ha previsto
l’utilizzo di Microsoft PowerPoint 2010 per la creazione delle diapositive. I due video, “La Lettera” di Totò e
Peppino de Filippo e il film “Terramatta”, sono tratti dal portale YouTube. La copertina della lezione,
presente nella pagina n.1 del file Word, è stata realizzata con il programma Canva, disponibile online.

Manfredi Maria Tuttoilmondo

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